Ciao Tamburino,
Come vedi tra una vacanza e l'altra non manco di tornare sulla spinosa questione dell' ego eimi
La tesi di Roth (la trovi nel suo sito) che identificherebbe l'espressione
ena-na come un riferimento al nome divino si basa sul fatto che mentre in aramaico (come ha correttamente riportato l'amico Yohanan) "io sono" si indica semplicenente con
ena (che altro non è che il pronome personale "io") in Giovanni è usata l'espressione
ena-na dove il pronome personale è ripetuto per due volte (sarebbe
ena ena, ma come eclitica è usata la forma abbreviata
na).
In realtà in aramaico il pronome personale può essere usato anche come
copula (vedi Syriac Grammar di T. Robinsons) e dunque lessicalmente avrebbe sempre il significato di "io sono" ma, secondo Roth, questa forma sarebbe specificamente correlata con EHYEH ASHER EHYEH di Esodo 3:14 in quanto nella traduzione siriaca di quel versetto (secondo Roth, io non ho controllato) in quel versetto non viene usata la forma semplice
ena ma quella ripetuta
ena-na (tesi di per se molto simile a quella dei sostenitori di "ego eimi" come riferimento diretto a "ego eimi ho on"). Roth basarebbe la sua tesi sul fatto che
ena-na nelle versioni siriache verrebbe usato esclusivamente in riferimento all'autoidentificazione di Dio (in Esodo 3,14) e poi da Cristo in Giovanni (ma non in Giovanni 8:58 dove "ego eimi" viene reso con la forma corrispondente a "io ero").
In realtà questa mi pare un tesi un pò tirata per i capelli, infatti
non è vero che ena-na sia usata esclusivamente a proposito di Dio ma anche per altre persone, per esempio in Genesi 45:3,4 quando Giuseppe palesa la sua identità ai fratelli ("Io sono [
ena-na] Giuseppe vostro fratello") ed in altre frasi nei vangeli, per esempio in Luca 1,19 (l’angelo gli disse: “Io sono [
ena-na] Gabriele") e in Giovanni 9:19 (L’uomo diceva: “Sono io” [
ena-na]). Come "ego eimi" dunque anche "ena-na" non sarebbe nulla di più che
una forma di autoidentificazione che non identifica necessariamente "Geova" (o un essere "divino") ma semplicemente la persona a cui si fa riferimento.
Inoltre, per pensare alla validità di questa ipotesi, ci sarebbe anche da presupporre che Cristo parlasse aramaico e citasse dalla versione in aramaico di Esodo ovvero che il vangelo di Giovanni fosse stato originariamente redatto in aramaico, ma entrambe queste tesi sono poco attendibili, per esempio Flusser ritiene che al tempo di Gesù in Giudea fosse parlato non l'aramaico ma l'ebraico e ancora più dubbia e la tesi che il vangelo di Giovanni fosse stato scritto originariamente in aramaico e poi tradotto in greco.
Per altro per Roth questi passi non avrebbero comunque un senso trinitario, secondo la sua tesi Cristo voleva solo dire che come Figlio di Dio in lui dimorava una manifestazione della natura divina di YHWH.
Ciao
[Modificato da barnabino 25/07/2005 1.07]