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Solidarietà - Africa

Ultimo Aggiornamento: 16/01/2008 22:11
26/06/2006 17:09
 
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AFRICA/SUDAN - Istruzione di base per tutti: il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite costruisce venticinque nuove scuole nel sud Sudan

Juba (Agenzia Fides) - Il Programma Alimentare Mondiale (PAM) delle Nazioni Unite costruirà nel Sudan meridionale, regione dove i tassi di frequenza scolastica elementare sono tra i più bassi del mondo, venticinque nuove scuole, nell’ambito di un progetto del valore di 3,5 milioni di dollari.
Oltre 20 anni di guerra civile, terminata nel gennaio 2005, hanno distrutto gran parte delle infrastrutture di questa parte del paese. Si stima che solo il 20% dei bambini frequenti la scuola, e tra questi, solo il 35% sono bambine. Su una popolazione stimata di 7,5 milioni di persone, solo 500 ragazze, ogni anno, completano la scuola elementare nel sud Sudan.
Sono queste statistiche ad avere spinto il PAM ad inserire la costruzione di scuole nella lista dei vari progetti di recupero in Sudan, dove l’agenzia conta di sfamare, quest’anno, 6,1 milioni di persone con un’operazione d’emergenza.
Il progetto della costruzione di scuole è in linea con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e con la politica del Governo del sud del paese: entrambi indicano come obiettivo primario l’istruzione di base per tutti.
Ogni scuola costa, all’incirca, 140.000 dollari e può accogliere 405 studenti. In totale, le venticinque nuove scuole forniranno 225 aule alla regione.
Attraverso i Programmi di Alimentazione Scolastica, il PAM quest’anno ha raggiunto 124
nuove scuole e, attualmente, fornisce pasti a 130.000 studenti in 220 scuole del sud Sudan.

«Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
(P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



29/06/2006 11:57
 
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AFRICA/CONGO RD - Al Centro Ospedaliero Monkole assistenza medica, salute scolastica e formazione per la popolazione povera dei dintorni di Kinshasa

Monkole (Agenzia Fides) - Il Centro Ospedaliero Monkole, opera corporativa dell’Opus Dei, offre assistenza medica alla popolazione povera. Sorto nei dintorni di Kinshasa, dove non esistevano Centri sanitari e ospedali, il Centro è cresciuto man mano che si presentavano nuove necessità. La priorità del Centro sono le madri e i bambini. All’inizio i medici si occupavano di malattie legate alla malaria delle zone paludose. Nel 1997 ha preso il via il Centro di protezione materno-infantile, che comprende un reparto di maternità e una zona di ricovero con 26 letti. I bambini che più si ammalano appartengono alle famiglie povere, spesso arrivano in ospedale quando ormai non si può fare nulla per loro.
Il 70% dei pazienti è gente molto povera. Fin da quando è stato costruito, l’affluenza dei malati al Centro è stata sempre molto alta. Quando la gente sa che le medicine, la visita e le analisi costano poco, lì si reca subito.
Uno dei programmi di cui sono orgogliosi a Monkole è quello chiamato «Salute scolastica». Due squadre, formate da un medico e due infermiere, vanno di scuola in scuola, visitano gli alunni, danno formazione ai maestri e agli insegnanti su come migliorare l’igiene e la salute, fanno lezioni di educazione sanitaria agli alunni. A questo programma è stato aggiunto le cure ai bambini malati. Un alunno ogni tre è malato.
Un aspetto molto curato nel Centro riguarda la formazione. Nel 1997 è stata aperta una Scuola per Infermiere, le cui studentesse non solo possono fare pratica, ma si possono incontrare anche in una dozzina di ospedali della città, sia pubblici che diocesani o privati. Ogni anno esce dalla Scuola un gruppo di 50 infermiere diplomate. E’ stato creato anche un Centro di formazione per medici. Negli ultimi anni sono stati organizzati seminari e conferenze per i medici, ai quali hanno assistito anche studenti degli ultimi anni di medicina, a cura di professori universitari e specialisti che lavorano negli ospedali della città: biologi, chimici farmaceutici, ecc., sia congolesi che europei o americani. Inoltre, grazie a una sovvenzione del governo basco, Monkole è riuscita a formare il personale delle pulizie in sei ospedali pubblici.
La cura dei malati di Aids sarà la grande sfida dei prossimi anni. Grazie al fondo mondiale è stato possibile ristrutturare una casa e ricavare due studi per visite mediche e un day-hospital con sei letti per la cura di questi pazienti. Sia i medici che le infermiere, gli impiegati amministrativi o le incaricate della pulizia, sono tutti molto impegnati a migliorare l’assistenza ai malati.
In questi 15 anni di vita il Centro è diventato un punto di riferimento grazie ai suoi specialisti, ai suoi metodi, al suo modo di concepire la medicina. Ora dispone di 40 letti in ospedale, e l’intenzione è di portarli e 135 in un nuovo edificio, con una sala operatoria completa e tutti i servizi necessari per visite, diagnosi, laboratorio, day-hospital, medicina d’urgenza, ecc. Questo Centro è una grande speranza. Finora sono state 39.742 le visite ambulatoriali, 4.044 i pazienti ricoverati in ospedale, 235 le operazioni di alta chirurgia, 485 i parti, 3.841 gli esami radiologici, 1.816 le ecografie, 93 le tri-terapie VIH/Aids, 121 le trasfusioni

«Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
(P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



08/07/2006 12:10
 
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AFRICA/NIGERIA - Ventisei Stati africani contro la tratta di esseri umani e lo sfruttamento del lavoro minorile

Abuja (Agenzia Fides)- “È la prima volta che un così gran numero di Paesi, rappresentanti gli Stati di origine e di destinazione delle persone vittime del traffico, si riuniscono e si mettono d’accordo”. Così Mohammed Ibn Chambas, Segretario Esecutivo della Comunità Economica degli Stati dell’Africa dell’Ovest (CEDEAO), esprime la sua soddisfazione per il piano d’azione contro il traffico di esseri umani sottoscritto ieri, 6 luglio, da 26 Paesi africani, ad Abuja in Nigeria.
L’accordo, promosso dalla CEDEAO e dalla Comunità Economica degli Stati dell’Africa Centrale (CEEAC), prevede di migliorare il controllo e la gestione delle frontiere, di adottare una legislazione che punisce severamente la tratta degli esseri umani, di migliorare la distribuzione dei documenti d’identità ai cittadini degli Stati interessati, di creare programmi informativi a favore della popolazione e di avviare programmi di sviluppo.
I Paesi firmatari sono i seguenti: Angola, Burundi, Camerun, Repubblica Centrafricana, Gabon, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Guinea Equatoriale, Rwanda e Sao Tomé e Principe per la CEEAC. Bnin, Burkina Faso, Capo Verde, Costa d'Avorio, Gambia, Ghana, la Guinea, la Guinea Bissau, Liberia, Mali, Niger, Nigeria, le Senegal, Sierra Leone e Togo per la CEDEAO.
Nell’Africa centrale e in quella occidentale, il traffico degli esseri umani riguarda il 70% dei Paesi della regione, con il 26% dei bambini, circa 50 milioni costretti a lavorare. Uno dei Paesi più colpiti dal fenomeno della tratta di bambini costretti a lavori pesanti è la Nigeria. Molti dei piccoli provengono dal Benin, uno degli Stati più poveri dell’Africa, dove le famiglie sono costrette a vendere i propri figli per somme modeste. I bambini sono quindi inviati in Nigeria dove vanno a lavorare nelle piantagioni o come domestici.
Secondo un missionario francese, intervistato dall’Agenzia Fides, oltre 4mila bambini ogni anno sono inviati a lavorare fuori dal Benin, uno dei paesi più poveri dell’Africa. P. Claude, un missionario che da anni dirige un centro di accoglienza per i bambini di strada a Cotonou, capitale del Benin afferma: “Il paese è il crocevia del traffico dei minori nella regione. Anche dal vicino Togo i bambini fanno tappa qui per poi essere inviati in Costa d’Avorio e Nigeria, dove vengono sfruttati nelle piantagioni. Si tratta di una dei tanti traffici che fanno base nel nostro paese. Anche le rotte della droga e delle armi passano dal Benin”.
“Le famiglie più povere vendono i loro figli alle organizzazioni di trafficanti, in cambio di pochi spiccioli e della promessa di un lavoro decente per i propri figli. In realtà, i bambini una volta arrivati nella piantagione, sono costretti a lavorare senza compenso. Essi sono completamenti isolati dalla famiglia. Solo alcuni di loro, una volta cresciuti , riescono a fuggire e a tornare a casa. Ma la maggior parte dei bambini non rivedranno più la loro famiglia. È una vera e propria forma di schiavismo” conclude il missionario.
11/07/2006 15:37
 
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AFRICA/KENYA - L’emergenza siccità non è finita: ancora centinaia di migliaia di persone a rischio fame nelle regioni semiaride del Kenya. Il risanamento economico delle famiglia colpite richiede la sostanziale ricostruzione dei greggi

Nairobi (Agenzia Fides)- Permane l’emergenza alimentare nelle regioni semiaride del Kenya, dove milioni di persone rischiano di patire le conseguenze di una nuova carestia. A lanciare l’allarme è il Famine Early Warning Systems Network (FEWS NET), una rete mondiale per il controllo della siccità.
Secondo il FEWS NET, nonostante le piogge dell’aprile di quest’anno, la sicurezza alimentare non è garantita, soprattutto per quel che riguarda le condizioni delle popolazioni nomadi che vivono di pastorizia.
“Mentre sono migliorati alcuni indicatori ambientali della vita pastorale, come la disponibilità di acqua e pascoli, rimane preoccupante la sicurezza alimentare dei pastori” afferma un rapporto del FEWS NET, nel quale si sottolinea che “rimangono troppo alti i tassi di malnutrizione Moyale, Samburu, Turkana, Mandera e Marsabit, nel nord-ovest del Paese. Fino alla primavera del 2006, 2 milioni e mezzo di keniani, quasi il 10 per cento della popolazione, erano a rischio fame a causa della siccità che è durata fino alle piogge di aprile. Le regioni più colpite sono state quelle dell’est e soprattutto quelle del nord-est, al confine con Somalia, Etiopia e Sudan, che a loro volta dovevano far fronte a gravi problemi alimentari.
Secondo i dati del FEWS NET i tassi di malnutrizione acuta variano dal 18 % di Moyale al 30% del Distretto di Marsabit, ben oltre la soglia di emergenza del 15% stabilita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
I più colpiti sono i bambini e nei distretti interessati si segnalano diversi casi di diarrea infantile, causata dalla mancanza di acqua potabile. La carestia di novembre-marzo, inoltre, ha distrutto i greggi. La maggior parte dei pastori non ha i mezzi economici per ricomprare i capi animali morti a causa della siccità e devono ancora ricorrere agli aiuti alimentari delle organizzazioni umanitarie per nutrirsi. “Il risanamento economico delle famiglia colpite richiede la sostanziale ricostruzione dei greggi, un processo che durerà diverse stagioni favorevoli, che stanno diventando sempre più rare” afferma il rapporto di FEWS NET
Nell’est del Kenya, Peter Mbogo del Kamurugu Agricultural Initiative Project, promosso dalla Chiesa cattolica, afferma all’Agenzia cattolica CISA, che “stiamo ancora procedendo alla distribuzione di aiuti alimentari e la Chiesa cattolica in collaborazione con il Programma Alimentare Mondiale sta dando da mangiare a 70.382 persone attraverso il programma di emergenza”.
Anche la diocesi di Marsabit sta distribuendo aiuti alimentati così come quella di Kitui, dove vi sono 186mila persone che dipendono dagli aiuti alimentari. (L.M.)
14/07/2006 10:45
 
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Congo
AFRICA/CONGO RD - Anche i malati di Kinshasa beneficiano del programma di educazione civica ed elettorale della Chiesa cattolica. Dopo l’avvio della campagna elettorale, alcuni candidati preoccupati per i 5 milioni di schede elettorali in più del necessario

Kinshasa (Agenzia Fides)- Anche i malati di Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, beneficiano del programma di educazione civica ed elettorale della Chiesa cattolica, grazie all’opera di Suor Francine Buys, missionaria francescana di Maria.
Da un anno la religiosa svolge il suo apostolato nell’ospedale Ngaliema di Kinshasa. In vista delle elezioni, Suor Francine ha iniziato a distribuire i documenti e gli opuscoli preparati dal Coordinamento per la Riuscita della Transizione della Chiesa cattolica (CARTEC), non solo a beneficio dei ricoverati ma anche del personale medico e paramedico della struttura sanitaria.
La religiosa, in un’intervista all’Agenzia congolese DIA, afferma che i malati mostrano un grande interesse nei confronti delle pubblicazioni che mette a loro disposizione, perché sono sinceramente interessati a seguire e a partecipare al processo elettorale nel proprio Paese.
La religiosa, che svolge la sua opera missionaria nel Paese dal 1950, cura anche la formazione delle novizie, sollecitandole ad approfondire pure la conoscenza della Costituzione nazionale. Secondo Suor Francine, infatti, i congolesi non conoscono a sufficienza la Carta Costituzionale e le istituzione locali e nazionali.
Le elezioni presidenziali e politiche congolesi del 31 luglio segneranno una svolta nella storia della Repubblica Democratica del Congo, perché per la prima volta dopo 46 anni sono le prime consultazioni libere e democratiche. Con le elezioni finirà il lungo periodo di transizione iniziato nel 2002.
La campagna elettorale, ufficialmente avviata da alcuni giorni (vedi Fides 11 luglio 2006), registra però alcune tensioni.
Diverse persone sono rimaste gravemente ferite in violenti scontri scoppiati due giorni fa tra centinaia di dimostranti e la polizia a Kinshasa. I manifestanti erano scesi in piazza per chiedere la distruzione di milioni di schede elettorali di riserva stampate per le storiche elezioni presidenziali del 30 luglio, temendo che possano servire a organizzare brogli.
Circa 300 dimostranti stavano distribuendo dei volantini in favore di 19 candidati alle elezioni che la scorsa settimana avevano chiesto di posticipare le elezioni. I candidati vorrebbero la distruzione dei 5 milioni di schede elettorali in più per evitare che possano essere usate per falsificare il risultato delle elezioni. Secondo la commissione elettorale invece è necessario averle a disposizione nel caso in cui altre vadano distrutte per qualche incidente.

«Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
(P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



18/07/2006 11:07
 
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Egitto
Il Cairo (Agenzia Fides)- “A giugno dello scorso anno il nostro lavoro era, ormai da diversi mesi, in una fase di stallo. Contavamo di avviare un corso estivo di alfabetizzazione, ma le prospettive non sembravano buone” afferma p. Luciano Verdoscia, comboniano che opera da anni al Cairo a contatto con i ragazzi che vivono a Mansheya, il quartiere dei raccoglitori d’immondizia (chiamati “Zabbaleen”). Il programma avviato oltre 3 anni fa da p. Luciano si propone di aiutare lo sviluppo dei ragazzi offrendo loro un ambiente pulito e salubre in cui possano studiare e ricevere assistenza che migliori le opportunità di inserimento nel mondo del lavoro, e di mettere insieme persone di religione, cultura ed etnia differente per offrire loro aiuto e per promuovere la tolleranza e la pace (vedi Fides 24 ottobre 2005, 22 novembre 2005, 24 marzo 2006).
“Facendo oggi il punto della situazione, ci rendiamo conto che, nonostante ci siano ancora dei problemi, da allora abbiamo fatto molti passi avanti. Ad agosto dello scorso anno eravamo stati comunque in grado di dare inizio al corso estivo di alfabetizzazione e di avviare, agli inizi di ottobre, il corso regolare delle lezioni” ricorda il comunicato inviato all’Agenzia Fides. “Da allora, i rapporti instaurati, ai vari livelli, con gli uffici del Ministero dell’Istruzione sono di gran lunga migliorati. Alcuni funzionari si sono rivelati particolarmente disponibili a fornire, all’occasione, un appoggio sicuro per facilitare il nostro lavoro.
I bambini e le loro famiglie sono molto motivati. La frequenza è stata eccellente e la maggior parte dei ragazzi ha fatto notevoli progressi: lo abbiamo riscontrato sia dal miglioramento delle loro abilità espressive che dai risultati ottenuti a scuola. Molti dei bambini del quartiere dei raccoglitori di immondizia che erano stati con noi sin dai primi diciotto mesi del progetto, ma che non avevano potuto frequentare al momento del nostro trasferimento nell’altra scuola, hanno avuto la possibilità di tornare in aula grazie alla donazione di un autobus da parte di una multinazionale delle comunicazioni.
Al momento, nel nostro nuovo ufficio nel quartiere di Heliopolis, disponiamo di due aule, una delle quali è attrezzata per corsi di informatica e per l’insegnamento con l’ausilio del computer. Ciò significa, innanzitutto, che non abbiamo più bisogno della scuola per formare gli insegnanti ed inoltre che godiamo di piena autonomia sia sul tipo di insegnamento che sugli insegnanti di cui ci serviamo.
Le lezioni del corso ordinario sono terminate il 20 maggio e ricominceranno alla fine di settembre, all’inizio del nuovo anno scolastico. A partire da metà giugno daremo il via ad un nuovo programma estivo di alfabetizzazione. Inizialmente il progetto aveva previsto un programma di lezioni di quattro ore giornaliere. Le prime tre ore erano dedicate allo studio, mentre la quarta era destinata ad attività extracurriculari, come l’arte, il teatro, ed altre”.
21/07/2006 14:58
 
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MSF: la Abbott nega il nuovo farmaco anti Aids ai Paesi poveri
giovedì, 20 luglio, 2006
Malati di Aids in Africa - da MSF
La multinazionale farmaceutica Abbott continua a negare a troppi malati la nuova versione di un importantissimo farmaco contro l’AIDS: il lopinavir/ritonavir. A denunciare il comportamento dell’azienda è l’organizzazione internazionale di soccorso Medici Senza Frontiere (MSF).

Solo dopo lunghe e forti pressioni la Abbot ha iniziato a inviare la nuova versione del farmaco a un numero limitato di progetti di MSF in Africa al prezzo di 500 dollari per paziente per anno. Tuttavia, la casa farmaceutica rifiuta di venderlo a MSF per i suoi programmi in Tailandia e in Guatemala e continua a ritardarne la registrazione nei paesi in via di sviluppo. Il risultato è che la nuova versione del lopinavir/ritonavir non è né disponibile né accessibile per la grande maggioranza dei pazienti che ne hanno bisogno.

La nuova versione del lopinavir/ritonavir, un farmaco anti AIDS di seconda linea raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, presenta dei vantaggi molto importanti rispetto alla precedente versione: un numero inferiore di pillole da assumere, stoccaggio senza refrigerazione e nessuna restrizione dietetica. Tutti elementi di grande importanza, soprattutto nei Paesi più poveri. Ma, fintanto che questo farmaco non è registrato, è impossibile ottenerlo, a qualunque prezzo. In Cina non si trova nemmeno la vecchia versione poiché, sebbene il farmaco sia registrato, la Abbott ha deciso di non venderlo nel paese.

"Qui in Tailandia, dove la temperatura supera i 30 gradi per la maggior parte dell’anno, la nuova versione, che non ha bisogno di essere conservata in frigorifero, presenta un evidente vantaggio", spiega il dottor David Wilson di MSF in Tailandia. "Invece, la Abbott afferma che possiamo arrangiarci con la vecchia versione che non è più nemmeno presente sul mercato americano. Si tratta chiaramente di un prodotto di seconda scelta che è comunque venduto a un prezzo che qui pochi possono permettersi. Limitando il prezzo di 500 dollari solo ai paesi più poveri, la Abbott adotta una politica che esclude in maniera deliberata le persone colpite dall’HIV / AIDS negli altri paesi in via di sviluppo".

Nei paesi in via di sviluppo esiste un crescente bisogno di terapie di seconda linea per quei pazienti che per anni hanno assunto i farmaci di prima linea e che hanno sviluppato intolleranze o resistenze. È inquietante constatare che i programmi nazionali di trattamento dell’HIV/AIDS e le organizzazioni di soccorso non avranno la possibilità di acquistare questo nuovo medicinale, che è nettamente più caro di quello di prima linea. In Tailandia, la Abbott fa pagare almeno 2.800 dollari per la vecchia versione del lopinavir/ritonavir: curare una persona che ha bisogno di passare a un trattamento di seconda linea costerà dieci volte di più.

"Questo è l’esempio classico di come i monopoli danneggino i pazienti", afferma il dottor Tido von Schoen-Angerer della Campagna per l’Accesso ai Farmaci Essenziali di MSF. "Abbiamo bisogno della concorrenza dei generici per questi nuovi farmaci essenziali, poiché è il solo modo di rendere i prezzi accessibili e disponibili su larga scala. Non dovrebbe essere un amministratore delegato a Chicago a decidere chi ha diritto a farmaci salva-vita".

Sono stato in Africa lo scorso anno. Ad Usokami (piccolo villaggio Tanzaniano) è in fase di sperimentazione il progetto DREAM, della comunità di Sant'Egidio. Un progetto che riguarda la diffusione di un farmaco che eviti la trasmissione dell'HIV dalla madre al bambino: procedura che nel mondo "avanzato" è già presente ed è ormai pratica comune e consolidata, ma che in Africa, in molte zone povere, non sanno neanche cos'è. Curano tutto col Bactrim : dal raffreddore alla malaria, all'Aids. Questi nuovi farmaci abbaterebbero il tasso di mortalità dei bambini dovuto all'Aids e non sarebbe poco. Anzi... L'età media in queste zone è di 15 anni (stime ufficiali del governo tanzaniane e che personalmente ho riscontrato)...Riflettiamo, gente...
Kamwene
27/07/2006 15:08
 
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AFRICA/CONGO R.D. - Appello urgente per gli aiuti alimentari a migliaia di persone in fuga nella zona orientale del Congo: le riserve di cibo si stanno esaurendo, aumentano i casi di malnutrizione

Bunia (Agenzia Fides) - Le violenze che continuano a verificarsi nella zona orientale della Repubblica Democratica del Congo obbligano decine di migliaia di persone a fuggire nuovamente dalle loro case. Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (PAM) ha lanciato l'allarme avvertendo che le proprie riserve di cibo si stanno esaurendo e ha rivolto un appello urgente ai donatori internazionali affinché sostengano il suo impegno ad assistere questo paese martoriato. La situazione desta particolare preoccupazione a Gety, provincia dell’Ituri, dove circa 38.000 sfollati hanno trovato rifugio. Il 14 luglio il PAM ha distribuito razioni per due settimane, prelevandole dai propri depositi a Bunia, destinate a 30.000 persone a Gety, ma servono urgentemente altre risorse in quanto le riserve alimentari del PAM a Bunia sono quasi terminate.
"Stiamo affrontando le conseguenze del più ampio spostamento di persone avvenuto nella regione negli ultimi due anni, quando si verificarono pesanti combattimenti" ha detto Felix Bamezon, Direttore del PAM nella Repubblica Democratica del Congo. La situazione umanitaria nella nazione, che domenica prossima è chiamata alle urne, è drammatica: le persone vivono in condizioni altamente precarie e i bambini sono quelli che soffrono di più. Le organizzazioni non-governative che gestiscono i centri nutrizionali a
Bunia parlano già di una crescita nel numero di bambini malnutriti registrati dall'inizio di luglio. Nella sola Gety, nei giorni scorsi, si sono avuti oltre 200 casi di gravissima malnutrizione. La situazione di insicurezza dovuta agli attacchi delle milizie, influisce anche sulle attività umanitarie in quanto le strade non sono percorribili e gli operatori umanitari sono costretti a limitare gli spostamenti e le operazioni di assistenza.
A Katanga, nel sud-est, migliaia di persone sono ritornate a casa da Sampwe, dove si erano rifugiate. Pur desiderosi di cominciare una nuova
vita e di ricostruire le proprie case, rimangono dipendenti dall'assistenza alimentare e dalle forniture di sementi e di attrezzi agricoli, nei mesi cruciali che precedono il prossimo raccolto di febbraio. Il popolo congolese si trova ad una svolta cruciale alla vigiliadelle prime elezioni libere e democratiche. Purtroppo, ogni giorno, in
diverse zone, la gente è vessata, in casa e nei campi, da gruppi armati
alla ricerca di cibo o denaro. Le donne sono regolarmente vittime di stupro.
30/08/2006 14:30
 
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La credenza
AFRICA/SUDAFRICA - “La credenza che gli antenati siano dotati di poteri soprannaturali rasenta l’idolatria” affermano i Vescovi dell’Africa Australe

Città del Capo (Agenzia Fides)- “Constatiamo, con una certa preoccupazione, che diversi cristiani africani, che vivono momenti difficili, si rivolgono alle pratiche della religione tradizionale” affermano i Vescovi dell’Africa australe in un lettera pastorale su fede cristiana e culto ancestrale, pubblicata recentemente. I Vescovi in particolare si riferiscono alla pratiche che prevedono “l’intervento degli spiriti degli antenati, di spiriti-medium, la consultazione di indovini, la magia e altro”.
“Quello che è ancora più preoccupante” si afferma nel documento “è il fatto che alcuni sacerdoti e religiosi (oltre a laici professionisti: insegnanti, medici, infermieri,..) cerchino di diventare indovini e guaritori”.
Per questo motivo i Vescovi hanno deciso di diffondere la lettera pastorale per spiegare ancora una volta l’insegnamento della Chiesa cattolica e mettere in evidenza gli elementi culturali che contraddicono il messaggio del Vangelo.
In primo luogo, il documento riafferma il significato del sacerdozio cattolico: “I sacerdoti agiscono nella persona di Cristo e non nelle persone degli spiriti dei loro antenati. Essi ricevono autorità e potere dalla Chiesa e non attraverso un rituale per diventare un indovino - guaritore. L’affermazione di agire attraverso una doppia fonte di potere e autorità confonde i cristiani e indebolisce l’immagine del sacerdote perché l’una contraddice l’altra”.
Sono soprattutto le persone in difficoltà e in particolare gli ammalati a ricorrere alle pratiche della religione ancestrale. Per questo i Vescovi notano che “le credenze religiose indigene attribuiscono il potere di guarigione agli spiriti degli antenati. In questo contesto, il sacramento degli ammalati impallidisce fino a diventare insignificante agli occhi dei sofferenti perché la fede un Gesù Cristo non riveste alcun ruolo. Questa pratica e queste credenze contraddicono così l’insegnamento della Chiesa sulla guarigione”. I Vescovi ricordano invece che “il Signore ha sempre dimostrato grande attenzione e cura per il benessere corporale e spirituale dei malati. Questo è dimostrato dal Vangelo e soprattutto dal sacramento dell’unzione degli infermi”.
Per quel che riguarda il culto degli antenati, la lettera pastorale della Conferenza Episcopale dell’Africa Australe, ricorda che “la credenza che gli antenati siano dotati di poteri soprannaturali rasenta l’idolatria. È Dio e Dio soltanto che è onnipotente, mentre gli antenati sono sue creature. Essi possono aiutarci solo intercedendo per noi. Quando ci rivolgiamo agli antenati o Santi, dobbiamo usare la frase “prega per noi” e non “fai questo per noi”. Il primo comandamento proibisce di onorare altri dei al di fuori del Signore, che ha rivelato se stesso al suo popolo”.
“Ogni forma di divinazione deve essere respinta” prosegue il documento. “Consultare oroscopi, astrologi, lettura della mano, ricorrere ai medium, sono pratiche che nascondono il desiderio di potere sul tempo, la storia e, in ultimo, sugli esseri umani. Un corretto comportamento cristiano consiste, invece, nel rimettersi nelle mani della Provvidenza”.
I Vescovi si soffermano inoltre nel mettere i guardia i fedeli su magia, simonia, medicine magiche, e concludono la loro riflessione ricordando il significato cristiano della vita dopo la morte e l’importanza della preghiera per i propri defunti che sono ancora in Purgatorio
05/09/2006 17:20
 
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Aids
AFRICA
AFRICA/SUDAFRICA - “Maggiore attenzione alla cura anche psicologica e spirituale degli orfani dell’AIDS” sottolineano i Vescovi dell’Africa Australe

Città del Capo (Agenzia Fides) - I Vescovi dell’Africa Australe, durante la loro Assemblea Plenaria di agosto, hanno espresso preoccupazione per la situazione degli orfani provocati dall’AIDS. “Non è solo una questione di fondi” affermano i Vescovi. “Gli orfani hanno bisogno non solo di cibo ma anche di attenzione psicologica e pastorale, un processo di cura che comprende l’intera persona.” C’è bisogno di operatori formati in psicologia e in scienze sociali. “Si fa un gran parlare soprattutto a livello politico, ma non c’è molta azione” denunciano i Vescovi. La Chiesa cattolica ha avviato un progetto per fornire farmaci antiretrovirali alle persone affette dal virus HIV, e per offrire un aiuto spirituale e pastorale ai malati. Questi sforzi hanno ricevuto un riconoscimento internazionale. Infatti l’ufficio AIDS della Conferenza Episcopale dell’Africa Australe (SACBC) è oggetto di uno studio delle Nazioni Unite sull’AIDS.
La SACBC è convinta che solo una corretta educazione possa portare ad un’efficace prevenzione e lamenta che le istituzioni pubbliche scelgono la facile strada della distribuzione dei preservativi invece di fornire una reale educazione alla sessualità e alla prevenzione.
Nel corso della Plenaria, i Vescovi hanno approvato una Lettera pastorale per spiegare l’impossibilità di conciliare la fede cattolica con il culto degli antenati secondo la religione tradizionale africana, di cui Fides ha pubblicato ampi stralci
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