00 17/12/2020 20:30
Nel 150esimo anniversario della proclamazione di San Giuseppe come Patrono della Chiesa universale
Lo scorso 8 dicembre, per celebrare il 150esimo anniversario dell'insignimento di San Giuseppe del titolo di Patrono della Chiesa cattolica, voluto dal Beato Pio IX, con il decreto "Quemadmodum Deus", firmato l'8 dicembre 1870, il papa Francesco, con la Lettera apostolica "Patris corde-Con cuore di Padre", con cui ha preso in esame la straordinaria figura dello Sposo di Maria e padre putativo di Gesù, ha indetto l'Anno di San Giuseppe, fino all'8 dicembre 2021.
E ieri, nel calendario ambrosiano, prima delle "ferie prenatalizie", è stato commemorato l'annuncio a san Giuseppe, a cui, nel rito romano, è dedicata la lettura del Vangelo di domani (Matteo, 1,18-24). Come scrive Laura Invernizzi, nel commento alle letture di questa settimana nel Rito Ambrosiano, sul numero di "Credere" di questa settimana in edicola, Giuseppe è una persona che non si accontenta di giudicare secondo le apparenze, e in base all'emozione che esse suscitano, ma riflette, per cercare-in un vero e proprio processo di discernimento-la volontà di Dio. Quando la sua promessa sposa si scopre incinta, è molto combattuto, perchè non sa che cosa sia accaduto. Tradotto letteralmente, il testo greco afferma che "Maria fu trovata ad avere nel ventre qualcosa dallo Spirito Santo". Quest'ultima informazione, però, non è evidente ai personaggi: è solo il lettore a sapere subito con certezza che Maria è incinta per opera dello Spirito. Giuseppe non lo sa e, inizialmente pensando di essere stato tradito, vuol sciogliere la relazione. Nel medesimo tempo, però, egli è anche attento alle conseguenze della sua scelta: se la cosa fosse resa pubblica, Maria rischierebbe la morte. Con i dati che ha a disposizione, non riesce ad andare oltre a un umano compromesso: sciogliere segretamente il suo legame. Nel sogno Dio si fa incontro alla sua ricerca. Nella Bibbia il sogno spesso è rivelazione, forse perchè quando si dorme si molla la presa e i dati possono ricomporsi in scenari differenti. E così Giuseppe alla fine, prendendo con sè la sua sposa e quanto in lei si trova ma sfugge al suo controllo, accoglie nella sua vita Gesù, recependo e ascoltando il Messaggio del Signore: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perchè quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo". Come scrive a sua volta don Maurizio Mirilli, nel commento alle letture della settimana nel Rito Romano, sempre sul numero di questa settimana del settimanale diretto da don Antonio Rizzolo, di Giuseppe non possiamo che apprezzare immensamente la sua grande fede, in forza della quale lui si fidò di questo messaggio del Signore e portò avanti la sua storia con Maria, senza ripudiarla. Lui credette nell'onestà di Maria e al fatto di non essere stato tradito. E, al di là della questione più strettamente morale, ciò che è segnatamente ammirevole tanto in Giuseppe è la sua fiducia nel progetto di Dio che l'angelo gli annunciò con questa frase: "Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Questo progetto avrebbe potuto spaventare Giuseppe più del possibile tradimento di Maria. Superata la questione morale, Giuseppe dovette subire la grande difficoltà di accettare la volontà di Dio per la sua vita. La sua famiglia sarebbe stata particolare e avrebbe dovuto affrontare cose ben superiori alle sue forze. Insomma accettare di essere il padre putativo di Gesù gli avrebbe complicato decisamente la vita e avrebbe avuto buone ragioni per rifiutarsi di esserlo. Giuseppe non sposò solo Maria, ma anche il progetto di Dio, e fidandosi lo fece suo. Mise davanti ai suoi interessi personali la volontà di Dio, non prevalse in lui la ricerca del bene personale ma quella del bene comune, non cercò solo la sua salvezza ma quella di tutti. Dovremmo imparare da Giuseppe a fidarci di Dio e a collaborare perchè Gesù, colui che salva dai peccati, possa arrivare a tutti.