Non è un giornale, ma su fb ho trovato questo.
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DAI BURDÉL! IL NUOVO CESENA ALL’ASSALTO DELLA SERIE B
✍ Articolo a cura di Pino Caligiuri
#DAIBURDEL è il curioso hastag ufficiale del Cesena FC, come riporta il suo sito. Burdél, lo spiega il poeta romagnolo Paolo Gambi, viene usato come sinonimo di “ragazzo” e deriva dal tardo latino “burdus” che significa mulo, bastardo. Qui la lingua romagnola ci racconta già lo spirito di chi la parla. Ogni occasione è buona per esprimere il faceto, la voglia di mettere tutto in ridere, anche le cose importanti. In questo caso chiamare ironicamente “bastardi” i propri tifosi è un invito a fare gruppo, a sentirsi a casa tra accoglienza, empatia e voglia di vivere.
Perché il romagnolo si sente a parte. Regione, se non nazione, con una propria lingua, ma anche con un’ironia profonda che solo chi vive la Romagna può comprendere. Me lo hanno descritto i volontari andati a spalare il fango dopo l’alluvione di maggio. Hanno trovato un popolo provato, stanco ma voglioso di lottare per ricostruire la propria vita. Soprattutto nei momenti di pausa dal lavoro si trovava il modo di divertirsi, conoscersi e stare insieme. Ci si salutava sempre con un arrivederci a tavola quando il peggio sarebbe passato. Il Cesena FC è Romagna, come sostengono i tifosi, il cui inno racchiude molti dei simboli di questo territorio. C’è il Sangiovese, la piadina, il valzer, il Passator Cortese, la montagna ma soprattutto il mare, con cui i romagnoli hanno un rapporto speciale. Perché anche se Cesena città non è sul mare, un piccolo tratto di costa, tra Zadina e S.Mauro a Mare, è nella provincia e garantisce ai cesenati il diritto di sentire come proprio l’Adriatico. Alla fine non importa, perché chi è romagnolo ha il mare dentro.
Anche sull’inno c’è da intendersi. Ogni squadra ha il suo inno ufficiale ma al termine in ogni partita, casalinga o in trasferta, il pubblico tutto intona “Romagna mia” a ritmo di valzer. Canzone scritta nel 1954 da Secondo Casadei, della dinastia di musicisti cantastorie di Romagna, e diventata presto il cordone ombelicale tra il romagnolo e sua terra, indipendentemente da dove lo porta il destino. E ancora oggi accade di vedere un erede Casadei, con la chitarra intrattenere i tifosi nel pre-partita. Ecco perché il Cesena è una squadra diversa dalle altre e una storia legata alla propria gente in maniera indissolubile, rapporto che ricorda quello tra il Barça e la Catalogna.
Il Cesena di oggi è risorto cinque anni fa dalle ceneri della società originale, ed è finanziariamente solido da quando, col campionato 2019/20 passa nelle mani di JRL Investment Partners. In questa stagione sportiva punta a raccogliere finalmente i frutti di tanto lavoro, dopo la cocente delusione dello scorso anno, dove mancò per 2 punti la testa del girone. Stagione 2022/23 incrinata da qualche iniziale errore del tecnico Toscano, che per volontà sua o altrui, decise di scegliere in porta il figlio del presidente, prima di tornare sui suoi passi e mettere Andrea Tozzo tra i pali. Nonostante un ruolino di marcia impressionante da dicembre in poi – 15 vinte, 6 pareggiate e una persa – e le 18 reti di Simone Corazza, la stagione è terminata ai rigori nella semifinale playoff contro il Lecco.
Confermato Toscano in panchina, e affidata la maglia numero “1” all’ottimo Matteo Pisseri, quest’anno si è ripartiti da una squadra forte e ambiziosa. Attualmente guida il campionato di serie C/B, a +2 sulla sorpresa Torres, ma a ben +12 sulle terze Pescara&Perugia, come sempre, con un occhio al presente e uno al futuro. Già perché la coppia che ha segnato 16 dei 38 gol del Cesena – miglior attacco – è composta da un 20enne, Cristian Shpendi e da Simone Corazza che di anni ne fa 32. Così come anche due dei centrali difensivi, Giuseppe Prestia e Simone Pieraccini che di anni ne hanno rispettivamente 30 e 19. Età media molto bassa, con molti ragazzi che arrivano dal settore giovanile, che ha ripreso a lavorare con successo. Il Cesena può infatti contare su 21 squadre, con il coinvolgimento di quasi 600 ragazzi. Questo dato richiama lo spirito originario del club, votato alla valorizzazione di giovani calciatori. È presente anche una Sezione Femminile con la prima squadra impegnata nella nostra Serie B.
Ma i pregi non si limitano a questo. Nei giorni scorsi, il presidente della Lega Pro, Matteo Marani ha avuto modo di elogiare anche lo stadio, additandolo a esempio per tutte le squadre professionistiche. Lo stadio ha preso il nome dello sponsor principale, Orogel Stadio Dino Manuzzi unendo innovazione e tradizione. Ha una capienza di oltre 20mila posti a sedere, interamente coperto, ben tenuto e all’avanguardia. In continuo miglioramento, tanto che, nel 2019, è stato scelto per ospitare alcuni incontri degli Europei Under 21 svoltisi in Italia. Non solo la media delle presenze nelle partite casalinghe raggiunge i quasi 10.000 spettatori, la seconda più alta di C, dopo quella del Catania, ma Cesena vanta anche un seguito di affezionati da trasferta, pronti a portare la Romagna in ogni stadio.
Questo legame profondo, che lega città e club, è scritto nella sua storia. Una strada fatta di grandi soddisfazioni e di altrettanta amarezza, in alcuni passaggi chiave di questo club, nato nel 1940 tra i tavolini del Caffè Forti. La squadra fu istituita il 21 aprile 1940. Il Conte Rognoni fu il suo primo Presidente, Arnaldo Pantani allenatore-giocatore e Renato Piraccini direttore sportivo. I colori, il bianco e il nero sono presi dal vessillo neroargentato della Città. Il cavalluccio marino appare per la prima volta nel 1949/50 e sarà a intermittenza su maglie e stemma fino alla Serie A 1990/91: da allora è il simbolo stabile della società. Altro passaggio epocale fu la costruzione, nel 1957 dell’attuale stadio "la Fiorita", dal quartiere in cui è stato costruito. Nel 1964, con il Cesena in C, avviene un passaggio di consegne tra il Conte Rognoni e l’imprenditore cesenate Dino Manuzzi, che avviò un'accorta gestione economica e una politica di valorizzazione dei giovani.
Manuzzi ebbe il merito di trasformare il Cesena in una società modello – tale è stata per moltissimi anni – e di creare una società che si identificava con il territorio in cui è nata: la Romagna. Nel 1972/73 il Cesena raggiunge la massima serie guidata da Gigi Radice ed è una grande festa per tutta la città. A guidarla alla prima storica salvezza fu un allenatore visionario per i tempi, Eugenio Bersellini. L’annata 1975/76 rimane impressa nella memoria dei tifosi bianconeri, perché il Cesena porta a termine la migliore stagione di sempre. Conclude il campionato di Serie A al 6° posto conquistando la qualificazione alla successiva Coppa UEFA. Verrà eliminato al 1° turno dal Magdeburgo (DDR), non prima però di entusiasmare i tifosi cesenati. Sconfitti in Germania per 3-0, nel ritorno rischiano i bianconeri infatti la rimonta storica andando sul 2-0, per poi vincere per 3-1. Eliminati, ma con orgoglio.
Spesso, toccare le stelle con un dito può costar caro, e in quella stagione il Cesena scivola in B ed è anche la fine della presidenza Manuzzi: la società passa al nipote, Edmeo Lugaresi. A Manuzzi rimane l’eterna gratitudine dei sostenitori del Cesena. Per questo, dopo la sua morte, lo stadio prenderà il suo nome. Lugaresi riporta il Cesena in Serie A nel campionato 1980/81, con una squadra guidata dal giovane Osvaldo Bagnoli. Altro record per i bianconeri in quella stagione: 14 vittorie casalinghe e record di spettatori per una partita casalinga; 35.991 per Cesena-Milan. Lugaresi vuole fare le cose in grande per amore del Cesena e per rincorrere la notorietà dello zio Manuzzi. Per il campionato 1981/82 allestisce la squadra acquistando anche giocatori di valore che affida a G.B. Fabbri. Walter Schachner, centravanti della nazionale Austriaca, Verza e Storgato dalla Juventus, Filippi dall'Atalanta e Antonio Genzano. La squadra stenta e sarà Renato Lucchi a portare la salvezza. Seguono anni tra salite e discese, tra A e B. Da segnalare la stagione 1989/90, quando il Cesena centra la salvezza dopo una rimonta insperata sotto la guida di un allenatore poi consacratosi lontano dalla Romagna: Marcello Lippi.
Dopo la retrocessione del 1990/91 termina la presidenza di Edmeo e inizia quella del figlio Giorgio Lugnanesi. Sono gli anni di Fabrizio Castori allenatore con il quale il Cesena si toglie qualche soddisfazione: alza la Coppa Italia Serie C 2003-04 e conquista la promozione in B. Il 21 dicembre 2007 terminano 27 anni di era Lugaresi durata 27 anni: Giorgio cede la maggioranza assoluta delle quote societarie a Igor Campedelli, giovane imprenditore edile locale. Nel 2009/10, diciannove anni dopo l’ultima volta, il Cesena riconquista la serie A contro il Piacenza, in una sfida promozione risolta da un giovane Marco Parolo, ma dopo soli due anni retrocede nuovamente in B. L’anno 2014/15 sarà l’ultimo in serie A, dove arriva trascinata da giovani giocatori di talento come Marilungo, Djuric, Belingheri e Gagliardini affidati alle mani esperte di Bisoli. Poi la difficile situazione finanziaria ha la meglio sul calcio. Il 24 luglio 2018, dopo 78 anni, viene dichiarato il fallimento dell'A.C. Cesena.
La storia che ha visto tra i protagonisti nomi importanti del calcio Italiano, non può certo finire così. Fra gli allenatori, ricordiamo Arrigo Sacchi mentre fra i giocatori che hanno indossato la casacca bianconera: Emanuele Giaccherini; Dario Hübner, recordman di reti dei romagnoli; Sebastiano Rossi; Adriano Piraccini; Luigi Turci; Emiliano Salvetti; Maurizio Ciaramitaro; Ferreira Pinto; Marco Bernacci; Ruggiero Rizzitelli; Alessandro Bianchi; Massimo Agostini. Tanti altri li dimentico sicuramente, sotto c'è lo spazio per colmare questa mia innocente lacuna.
Fortunatamente la storia del calcio a Cesena continua. Come detto il Cesena FC è ufficialmente risorto dalle ceneri del fallimento. Il 2 agosto 2018 si riparte da una nuova proprietà – la Holding CFC SpA – ed è ancora la città che corre in aiuto del club. La Holding è composta da 28 imprenditori, che rilevano la proprietà con l’impegno di portare avanti la gloriosa tradizione puntando ancora una volta sulla sostenibilità e il legame con il territorio. Nel 2018/19 ha ripreso il suo cammino in Serie D con la denominazione RC Cesena, rilevando i diritti della Romagna Centro, tornando rapidamente tra le squadre professionistiche a fine stagione. Raggiunto il suo obiettivo, a dicembre 2021 la società cede il 100% della proprietà alla JRL Investment Partners LLC, tutt’ora proprietaria del club. Il resto è storia recente.
Dove potrà arrivare questa squadra? Ancora non si può sapere. La speranza è di rivederla nella nostra serie A. Questo pubblico, questo stadio, questo territorio di recente ferito e che sta rinascendo pian piano, lo meriterebbe.