00 13/10/2004 15:39
Re:

Scritto da: Topsy 03/10/2004 2.22
E' una domanda che mi sono chiesta spesso da agnostica.
Per i credenti, ebrei e cristiani, deve costituire davvero una gran bella impresa intendersi realmente tra loro!

Quali principi fondamentali li dividono?
Quali li uniscono?
In quali mezzi di salvezza ripongono fede?

Carissima Topsy, rispondo a queste domande con la mia riflessione che qui trascrivo:
Nessuno può non accorgersi che tra il cristianesimo e l’ebraismo vi sono divergenze profonde che li dividono, anche se entrambi vengono dallo stesso ramo: Abramo e la Parola di Dio data ai Profeti.
Lo stesso Giovanni Paolo II° ne testimonia questa realtà nel discorso da lui tenuto il 13 Aprile 1989 nella Sinagoga di Roma: << A nessuno sfugge che la divergenza fondamentale fin dalle origini è l'adesione di noi Cristiani alla persona e all'insegnamento di Gesù di Nazareth, figlio del vostro popolo, dal quale sono nati anche Maria Vergine, gli Apostoli, "fondamento e colonne della Chiesa", e la maggioranza dei membri della prima comunità cristiana>>.
Certo non si può, né si deve, dimenticare che le circostanze storiche del passato furono ben diverse da quelle che sono venute faticosamente maturando nei secoli; e
alla comune accettazione di una legittima pluralità sul piano sociale, civile e religioso si è pervenuti con grandi difficoltà.
Tanto è vero che, e la storia recente ci insegna, saranno proprio due principali esponenti del mondo cattolico (Jacques Maritain) e del mondo ebraico (il professore ebreo Jules Isaac) che si pronunceranno per una più larga veduta e per una interreligiosità delle due religioni.
Fu proprio Jules Isaac, come ci riferiscono le cronache di quel tempo che, all'annuncio del Concilio, compì un passo decisivo, chiedendo udienza al Papa presentandogli un memoriale: cinque anni dopo la Chiesa Cattolica offriva al mondo, tra i documenti conciliari, il Documento Conciliare“Nostra Aetate” che apriva la strada al dialogo e alla collaborazione fraterna con il popolo ebraico.
Da questo nasceranno dei precisi cambiamenti, storico-religiosi, che si possono inquadrare in tre punti:

Il primo: è che la Chiesa di Cristo scopre il suo "legame" con l'Ebraismo "scrutandone il suo proprio mistero" (cfr. Nostra Aetate p.4). La religione ebraica non ci è "estrinseca", ma in un certo qual modo, è "intrinseca" alla nostra religione, avendo verso di essa dei rapporti che non si hanno con nessun'altra religione. Essi sono “i nostri fratelli prediletti”, come dirà Giovanni Paolo II° nel Suo intervento alla Sinagoga e, in un certo modo, si potrebbe dire i nostri "fratelli maggiori".

Il secondo punto: rilevato dal Concilio è che agli Ebrei, come popolo, non può essere imputata alcuna colpa collettiva, per ciò "che è stato fatto nella passione di Gesù" (cfr. Nostra Aetate, ib.), sia agli Ebrei di quel tempo, che a quelli venuti dopo, così anche per quelli del nostro tempo. È quindi inconsistente ogni pretesa giustificazione teologica di misure discriminatorie o, peggio ancora, persecutorie. Il Signore giudicherà ciascuno "secondo le proprie opere", gli Ebrei come i Cristiani (cfr. Rm 2,6).

Il terzo punto: è la conseguenza del secondo; la Chiesa, come ogni cristiano non può dire che gli Ebrei sono "reprobi o maledetti", come se ciò fosse insegnato, o potesse venire dedotto dalle Sacre Scritture (cfr. Nostra Aetate, ib.). Anzi, proprio il Concilio, attraverso il Documento "Nostra Aetate", come la Costituzione dogmatica "Lumen Gentium " (n. 6), e la citazione di San Paolo nella lettera ai Romani (capitolo 28 s), annuncia che gli Ebrei "rimangono carissimi a Dio", che li ha chiamati con una "vocazione irrevocabile"»


Alla luce di quanto si è detto, la Chiesa cattolica attraverso il proprio Concilio insegna a stimare il grande patrimonio spirituale comune fra ebrei e cristiani, compiendo un passo teologico decisivo, scavalcando di colpo secoli di polemiche.
Ovviamente non tutto è compiuto, molto c’é ancora da fare. Ma certamente il grande processo di avvicinamento con i “fratelli” di Abramo, si è di certo incamminato su di un binario che porta entrambi a lavorare per il bene dell’umanità (trovo giusta l’analisi finale nel post di Teo60: «Sebbene il culto cristiano non sia una scelta religiosa percorribile per gli ebrei, come teologi ebrei ci rallegriamo che, attraverso il cristianesimo, centinaia di milioni di persone siano entrate in contatto con il Dio di Israele».
In una omelia presentata davanti a molti fedeli, nella Basilica di San Pietro, il francescano padre Raniero Cantalamessa, ebbe a dire: << L’antisemitismo non nasce da fedeltà alle Scritture cristiane, ma da infedeltà ad esse. In questo senso, la situazione nuova che si è creata nel dialogo tra ebrei e cristiani si rivela utile per capire meglio le stesse nostre Scritture. È anch’essa un segno dei tempi >>. Come a dire, spero di farmi capire, che tutto ciò che riguardava la profezia degli antichi profeti, si è compiuta nelle stesse Scritture ebraiche, le quali hanno dato ai sacri scrittori del Nuovo Testamento la certezza che ciò che hanno udito, ciò che hanno veduto, ciò che hanno toccato, era scritto già nei libri antichi e si è rivelata nella figura di Gesù Cristo (cfr. 1Giovanni 1 ss.).
C’è un testo che gli Ebrei recitavano - e recitano tuttora - durante il Seder pasquale. Melitone di Sardi, noto biblista, lo ha fatto suo e lo ha introdotto nella liturgia cristiana, per accomunare, attraverso le parole, sia gli ebrei che i cristiani, il testo recita così: <<Egli ci ha fatti passare: dalla schiavitù alla libertà, dalla tristezza alla gioia, dal lutto alla festa, dalle tenebre alla luce, dalla servitù alla redenzione>>
(Pesachim X,5; cfr Melitone sulla Pasqua,68; sch 123,pp.96-9[SM=g27989].

Riguardo alla domanda: <<in quali mezzi ambedue le religioni ripongono la propria fede? >>, si risponde: gli ebrei e i cristiani la ripongono nella Parola di Dio, e in Dio. Quella stessa Parola che per i cristiani si è rivelata e si é manifestata nella persona di Cristo, attraverso la sua morte e Risurrezione.

Per adesso mi fermo qui, lasciando ad altro intervento il proseguo delle risposte alle Tue domande, di cui mi prometto di farlo a tempo debito…
Con cordialità

Maula


BIBLIOGRAFIA
Documenti e Storia del Concilio Vaticano II°, “Nostra Aetate” cap.4, ed. Vaticano, 1989
"Nostra Aetate: una pietra miliare" Pier Francesco Fumagalli
Omelia del predicatore della casa pontificia il 10-4-1998, Padre Raniero Cantalamessa nella basilica di San Pietro in Roma





"Quando vai in cerca del male nel genere umano, aspettando di trovarcelo, senza meno lo troverai".
(Abramo Lincon)