chi è il prossimo
Interessante la tua osservazione. Credo d'essere incappato anch'io nell'errore di aver considerato prossimo il malcapitato.
Sembra la domanda: "Di che colore è il cavallo bianco di Garibaldi?". Un'ovvietà...eppure ora mi rendo conto di aver individuato male da sempre il prossimo della parabola.
Dico, dunque, che per "prossimo" si intende colui che ci è vicino o ci sta vicino e si presta per noi, che ci tiene in considerazione ed all'occasione ci soccorre. Il prossimo della parabola è un prossimo eccezionale, soccorevole, disinteressato...come i tanti che oggi soccorrono, in un modo o nell'altro, i maremotati dell'Asia...spesso è vicino a noi ma non ne avvertiamo la presenza.
Vorrei citare una mia esperienza. Gli anni erano "gli anni di piombo". Percorrevo in auto la statale da Susa a Torino, detta anche "strada militare", lungo la Dora Riparia. Subito dopo un paese chiamato "Condove" incontro un giovane con la mano tesa per un passaggio. Mi fermo e lo faccio accomodare alla mia destra. Aveva circa 20 anni, barba non rasata da almeno una settimana, alto e bello, magro e scarno i viso. Mi dice che è diretto a Torino alla ricerca di un lavoro, che è scappato dalla Spagna di Franco e che è in viaggio da oltre una settimana. Sulle prime ebbi un certo timore, data la presenza in vallata di brigatisti rossi.
Ad un certo punto ci imbattiamo in un posto di blocco. Dopo i consueti accertamenti ci lasciano andare. Non nascondo che ebbi notevole timore per lo sconosciuto. Parlava poco e si metteva spesso le mani in testa, come se fosse stanco. Anch'io ero un giovanotto poco più che ventenne. MI disse delle notevoli difficoltà in Spagna e che non ne poteva più di quella vita, essendo la sua famiglia molto povera. Poichè ero diretto altrove, lo lasciai in prossimità di un paese chiamato "Avigliana", nelle prossimità di un cavalcavia che attraversava il fiume. Scese, mi ringraziò e lo salutai. Mentre mi avviai notai che il ragazzo barcollava e si teneva a stento in piedi. Lo richiamai e gli chiesi che cosa avesse e se si sentisse male. Mi disse: "NO...è solo che non mangio da sette giorni...grazie tante comunque". Lo feci risalire in macchina e lo accompagnai ad un ristorante. Si sedette al tavolo, mentre io mi recai dalla titolare del ristorante, una donna sulla cinquantina, vispa ed energica. Posso dire, per chi conoscesse quei posti, che il ristorante si trovava subito a destra, e credo che si trovi ancora, subito dopo il ponte della Dora Riparia, direzione Avigliana-Almese.
Alla donna dissi, dopo averle raccontato l'esperienza, che volevo pagare il pranzo per il giovanotto, in anticipo, perchè io avrei proseguito per la mia destinazione. Questa donna mi sorprese. Ordinò subito al cameriere di portare un piatto di pasta asciutta al ragazzo. Vidi passare un piatto stracolmo diretto al ragazzo. Chiesi alla signora di nuovo quanto facesse il conto. Lei si gira e con le lacrime agli occhi mi disse: "Senta signore, lei può andare, ma a questo giovanotto ci penso io...che non si dica che "zia (e non ricordo il nome)si sia dimenticata dell'ultima guerra e delle sue sofferenze. Lei mi ha offerto oggi un dono grandioso ed una meravigliosa occasione. La ringrazio...stia tranquillo che provvederò al giovanotto in tutto e per tutto...è mio ospite." Me ne andai commosso e quel ricordo è presente in me oggi come allora: una signora straordinaria.
Era il prossimo di quel ragazzo.
Con tanta simpatia ed assolutamente senza polemica
Chidoqua