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Chiese Americane - Avventisti

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    spinoza
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    00 19/01/2005 09:52
    Secondo voi ?
    che ruolo hanno le chiese americane nella politica del loro paese?
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    Great Cthulhu
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    00 19/01/2005 23:13
    Le chiese?
    Proprio non saprei. Ma la tradizioni cristiane hanno sicuramente un ruolo di rilievo nella mentalità di chi comanda e quindi nella sue scelte.
    [Arnold, ti aspetto...cvbn ]
    ROCK 'N' ROOOOOOOOOOOOOOOOLL
    k]Click sull'immagine!!!

    k] Lodio degli uomini passerà, i dittatori moriranno, e il potere che hanno sequestrato al popolo tornerà al popolo. E mentre gli uomini possono morire, la libertà non perirà mai. [Charles Chaplin]
    ROCK 'N' ROOOOOOOOOOOOOOOOLL
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    spinoza
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    00 20/01/2005 13:43
    Re:

    Scritto da: Great Cthulhu 19/01/2005 23.13
    Le chiese?
    Proprio non saprei. Ma la tradizioni cristiane hanno sicuramente un ruolo di rilievo nella mentalità di chi comanda e quindi nella sue scelte.
    [Arnold, ti aspetto...cvbn ]



    Si !
    Certo !
    La religione è l’arma segreta del presidente americano Bush
    Di religione metodista a quarant’anni era un uomo alcolizzato ,ma a seguito di un’illuminazione di fede cambiò vita
    Vive il suo mandato come una missione di fede
    Spesso parla di forze del bene contro le forze del male
    Le chiese evangeliche americane che contano più di 60 000 000 di fedeli, sono con lui ,perchèIl suo linguaggio religioso ha molto del loro credo
    Alla Casa Bianca tutti i giorni si prega e si legge la Bibbia
    Tutti i suoi più stretti collaboratori sono religiosi di spicco delle varie chiese
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    Justee
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    00 27/02/2005 10:45
    La componente avventista – che sottolinea l'imminenza della fine di questo mondo – percorre, trasversalmente, tutto il protestantesimo. Dai romanzi ai trattati di teologia, testi che annunciano la fine imminente diventano spesso best seller, specie nei paesi di lingua inglese. I loro lettori provengono da tutte le correnti del protestantesimo, in particolare da quelle evangelical. Esistono tuttavia anche denominazioni di tipo "avventista" che si sono costituite come Chiese o comunità separate. Esse affondano le loro radici nelle speculazioni sulla fine di questo mondo e sulla sua data possibile o probabile, ricavate soprattutto dal Libro di Daniele e dall'Apocalisse. I brani più spesso scrutati per il loro significato numerologico sono:

    - Apocalisse 11, 3, che menziona 1.260 "giorni" (interpretati come "anni" nelle speculazioni numerologiche sulla base di Numeri 14, 34 ed Ezechiele 4, 6), tempo della testimonianza di "due profeti vestiti di sacco", con cui sono fatti coincidere anche testi di Daniele dove di parla di "un tempo, più tempi e metà di un tempo";

    - Daniele 12, 11, che parla di un periodo di 1.290 "giorni" a partire dalla "abolizione del sacrificio";

    - Daniele 12, 12, che contiene un riferimento a 1.335 "giorni";

    - Apocalisse 11, 2, che si riferisce a quarantadue "mesi" (quindi 2.260 "giorni", cioè anni), durante i quali "i Gentili calpesteranno la Città Santa", periodo messo in relazione con i "tempi dei Gentili" di Luca 21, 24;

    - Daniele 8, 14, che menziona un periodo di 2.300 "giorni" tra la "desolazione" e la "purificazione" del santuario;

    - Daniele 4: il resoconto del sogno di Nabucodonosor (630-561 a.C.), in cui un albero gigantesco abbattuto resta a terra, prima di venire rialzato, per sette "tempi" (interpretati come "anni" di 360 "giorni" ciascuno, per un totale di 2.520 "giorni" simbolici, cioè 2.520 anni).

    Questi e altri brani offrono dei periodi (in anni) al termine dei quali si attendono avvenimenti straordinari. Naturalmente, per poter applicare profeticamente questi testi, è necessario reperire un termine da cui fare partire il calcolo, e anche su questo punto le interpretazioni dei testi biblici divergono.

    Movimenti di tipo lato sensu avventista si sono sviluppati nel mondo protestante (e occasionalmente – ma meno spesso – in quello cattolico) a partire, almeno, dalla Rivoluzione francese, un avvenimento dalla portata così straordinaria da essere spesso messo in relazione con le profezie bibliche. Il maggiore movimento avventista – il predecessore immediato delle attuali denominazioni di questa corrente – è tuttavia l'avventismo millerita, o millerismo, che prende il nome da un predicatore laico battista, William Miller (1782-1849). Nel 1834 Miller abbandona la sua attività di agricoltore per dedicarsi alla predicazione a tempo pieno. Sulla base dei diversi calcoli convergenti, egli ritiene che i 2.300 "giorni" (anni) di Daniele 8, 14 termineranno nel 1843. L'annuncio profetico di avvenimenti apocalittici per questa data suscita uno dei più spettacolari movimenti di risveglio dell'intera storia religiosa americana, coinvolgendo centinaia di migliaia (forse milioni) di persone, e raggiungendo dagli Stati Uniti anche l'Inghilterra, l'Europa continentale e persino l'India e l'Africa.

    Quando l'anno 1843 trascorre senza che nulla sia accaduto, Miller corregge i calcoli, fissando la fine del presente ordine di cose dapprima alla primavera del 1844, quindi – sotto l'influenza di Samuel Snow (1806-1870) – alla data esatta del 22 ottobre 1844. L'attesa della fine per quest'ultima data è stata spesso esagerata da storici forse troppo attenti alle frange più estreme, ma è certamente contrassegnata da notevole fervore. La storiografia religiosa statunitense parla di una "Grande Delusione" con riferimento all'alba del 23 ottobre 1844, quando il sole si leva senza che nulla di visibile sia accaduto.

    La sociologia contemporanea insegna che, "quando la profezia fallisce", difficilmente un movimento di disperde. Se qualcuno ammetterà di essersi semplicemente sbagliato (come fece, dopo il 1844, lo stesso Miller), i più cercheranno di razionalizzare la delusione (cosiddetta "sindrome di Festinger", dal nome del sociologo Leon Festinger [1919-1990] che per primo studiò il fenomeno nel 1956) convincendosi che si era attesa o la cosa giusta per la data sbagliata, o qualche cosa di sbagliato per la data giusta. Dopo la Grande Delusione la prima spiegazione – che incita a ricalcolare le date – si diffonde intorno a due gruppi milleriti, l'Unione della Vita e dell'Avvento fondata nel 1863 da George Storrs (1796-1879), e l'Associazione Cristiana Avventista. Queste due denominazioni si sono fuse nel 1964 nella Chiesa Cristiana Avventista, che ha una teologia di tipo battista e non è presente in Italia. L'Associazione Cristiana Avventista è oggi principalmente nota perché da una sua dissidenza è nato il movimento degli Studenti Biblici, che – particolarmente nel gruppo maggiore che ne è derivato, i Testimoni di Geova – ha adottato una teologia che esce decisamente dall'ambito protestante.

    Quanto alla seconda reazione – ritenere che per la data giusta (1844) si fosse attesa la cosa sbagliata –, la si ritrova nell'avventismo sabatista, il cui filone principale è stato organizzato nella Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno, alla cui origine si trova il ministero profetico di Ellen G. White (1827-1915). Nella sua storia, questa grande denominazione ha patito un certo numero di scismi, alcuni dei quali sono collegati al "Movimento di Riforma" sorto all'epoca della Prima guerra mondiale intorno alla questione del servizio militare. Tutte le denominazioni di questo filone sono sabatiste, cioè considerano "giorno del Signore" il sabato e non la domenica, secondo una dottrina di origine antica con cui i primi avventisti erano venuti in contatto tramite una minoranza battista, i Battisti del Settimo Giorno.

    La maggioranza delle denominazioni avventiste sono anche condizionaliste, cioè accettano la teoria dell'immortalità condizionata nell'anima, secondo cui al momento della morte l'anima entra in uno stato di "sonno" da cui si "risveglia" solo al giudizio finale, in cui l'immortalità è garantita alle sole anime dei giusti. Questa teoria ha una lunga serie di predecessori, ma è stata accolta dall'ambiente avventista soprattutto sulla base di un best seller teologico del 1842, I Sei Sermoni del già citato George Storrs.

    Per contro, non tutte le denominazioni avventiste sabatiste accettano il ministero profetico di Ellen G. White. Gilbert Cranmer (1814-1904) fonda nel 1860 una Chiesa di Dio (Settimo Giorno) che, pur essendo sabatista, non accetta il messaggio profetico di Ellen G. White. Adotta inoltre tutta una serie di pratiche "giudaizzanti", ispirate all'Antico Testamento, che costituiscono il segno distintivo delle numerose denominazioni che derivano, direttamente o indirettamente, dal ministero di Cranmer. Le Chiese di Dio (Settimo Giorno), la più antica delle quali – che ha oggi sede a Denver – è presente anche in Italia, hanno una complicata storia di scismi, da cui emerge nel 1937 come gruppo di dimensioni maggiori la Chiesa Radiofonica di Dio, poi denominata Chiesa di Dio Universale, fondata da Herbert W. Armstrong (1892-1986).

    L'intera famiglia delle Chiese avventiste ha mostrato, nella sua storia, una singolare capacità di riconquistare molti aspetti della teologia protestante classica, in parte rifiutati dai fondatori. Un processo di questo genere si è verificato tra gli Avventisti del Settimo Giorno, e anche nella Chiesa di Dio Universale (da non confondersi con la Chiesa Universale del Regno di Dio, che è invece una denominazione pentecostale) dopo la morte del fondatore Armstrong. Come spesso accade, il processo che ha ricondotto la Chiesa di Dio Universale nell'ambito del protestantesimo evangelico, con la rinuncia alle innovazioni dottrinali più controverse di Armstrong, ha provocato la nascita di un buon centinaio di scismi "armstrongiti", il più grande dei quali, la Chiesa di Dio Unita, è presente anche in Italia. L'altro principale gruppo "armstrongita", la Global Church of God, ha dovuto dichiarare fallimento nel settembre 1999 dopo un tentativo del suo consiglio di amministrazione, nel novembre 1998, di estromettere il fondatore, Roderick C. Meredith. Quest'ultimo ha fondato una Living Church of God, che ha ripreso missioni in Germania e in Francia e cerca di stabilire una presenza anche in Italia.

    «Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
    (P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



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    00 21/04/2005 09:54
    Speciale elezione nuovo pontefice
    Dichiarazione del presidente delle chiese avventiste italiane
    In seguito alla nomina del nuovo pontefice, il presidente uscente dell’Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del 7° Giorno, past. Lucio Altin, ha dichiarato quanto segue: “Il conclave ha fatto certamente una scelta importante con l’elezione del cardinale Joseph Ratzinger come nuovo papa. Una scelta nella direzione della conservazione dei ruoli e dei valori teologici tradizionali della chiesa cattolica che sembra indicare una volontà di continuare un dialogo, ma sempre da una prospettiva del proprio primato. Nel mondo protestante permangono notevoli perplessità circa il ruolo decisamente prioritario del papato che il prefetto dell’ex-Sant’Uffizio ha sostenuto in passato nel difficile dialogo con le altre denominazioni, che non sono state considerate come chiese sorelle. Ricordiamo, assieme al teologo Paolo Ricca, che l’espressione diffusissima “Santo Padre” venne applicata da Gesù (Giovanni 17:11) unicamente a Dio stesso, e quindi meriterebbe una seria riflessione, onde evitare una venerazione eccessiva biblicamente non condivisibile. Un futuro pieno di sfide quindi, interne ed esterne, che andranno affrontate trovando nuovi equilibri, correndo anche qualche rischio per amore della verità”.
    Dal notiziario evangelico Nev di mercoledì 20 c.m., riportiamo le reazioni del mondo protestante alla elezione a papa del cardinale Ratzinger.
    Joseph Ratzinger Papa
    di Paolo Ricca
    Joseph Ratzinger è dunque stato eletto papa. Evidentemente la Chiesa cattolica romana attraverso i suoi cardinali riuniti in conclave non ha voluto correre rischi. Neppure il rischio Martini, uomo della Bibbia, della collegialità e del dialogo con la modernità (a Milano, come è noto, istituì una ‘cattedra dei non credenti’). Tanto meno il conclave ha voluto correre il rischio che poteva comportare l’elezione di un papa latinoamericano, africano o asiatico: non tutti, ma qualche cardinale di quei continenti avrebbe effettivamente potuto aprire orizzonti nuovi sulle rive del Tevere e far circolare aria nuova nelle antiche stanze vaticane. Il conclave ha preferito andare sul sicuro. Non ha osato l’imprevisto, il diverso, il nuovo. Non si è aperto all’inedito, non si è esposto alla possibilità di qualche grossa (e bella) sorpresa.
    Joseph Ratzinger lo conosciamo. Per oltre vent’anni ha guidato con mano ferma la Congregazione per la Dottrina della fede (ex-Sant’Uffizio). E’ un teologo di razza (cattolica). Guardiano dell’ortodossia romana, ha cercato di mettere la sordina alla teologia latinoamericana della liberazione (processando il francescano Leonardo Boff e altri) e ha censurato una cauta apertura teologica nei confronti delle altre religioni (imponendo il silenzio al gesuita Jacques Dupuis, autore di un’opera intitolata Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso). Ha ovviamente affermato in modo massiccio (nel documento Dominus Jesus, ma anche in altri) la centralità e il primato della Chiesa cattolica romana (criticando persino l’espressione «chiese sorelle»: ma se non sono sorelle, che cosa sono?): solo la Chiesa di Roma possiede la pienezza della verità e dei mezzi di salvezza. E’ inutile dire che le conseguenze di questa convinzione sul piano ecumenico non sono rassicuranti. Nei confronti della modernità Ratzinger sembra coltivare un rapporto critico di giudizio più che di dialogo. E il suo giudizio sembra un po’ schematico, sommario, persino un po’ arcaico: la modernità di cui parla sembra essere, qualche volta, più quella di ieri che quella di oggi.
    Joseph Ratzinger è tedesco. Come protestanti, possiamo sperare che egli conosca il protestantesimo meglio dei suoi predecessori, che lo conoscevano solo (e male) per sentito dire. Certamente, Ratzinger lo conosce meglio, anche se sappiamo bene che non basta conoscere per capire.
    Joseph Ratzinger papa sarà diverso dal prefetto dell’ex-Sant’Uffizio? Noi speriamo che lo sia, almeno in parte. Le nuove responsabilità che ora incombono su di lui potranno mettere in luce doni e qualità rimaste sin qui latenti, semplicemente perché non hanno avuto occasione di manifestarsi. Se è improbabile che il nuovo papa cambi il papato, potrebbe darsi che il papato cambi il nuovo papa. Abbiamo comunque una piccola preghiera da rivolgere a Benedetto XVI: che introduca (se ritiene anche lui che sia opportuno farlo) un po’ di misura, di sobrietà e di moderazione in quella particolare forma di religiosità cattolica che riguarda, appunto, la figura del papa. Non pretendiamo certo che in Vaticano ci si ricordi che ‘Santo Padre’ (o ‘Padre Santo’) è esattamente il nome con il quale Gesù di Nazareth si rivolgeva in esclusiva a Dio (Giovanni 17,11): la comunità di Gesù dovrebbe – crediamo – seguire il suo Maestro anche su questo punto, che non ci sembra, francamente, un dettaglio. Ma sarebbe già molto se si riuscisse ancora ad arginare quel ‘culto della personalità’, che è stato una tipica e tragica malattia politica del Novecento (con le conseguenze nefaste che conosciamo), e che ora sembra dilagare anche in campo religioso, investendo in particolare il vescovo di Roma. C’è una misura, oltrepassata la quale, l’entusiasmo diventa venerazione, e la venerazione diventa culto. Occorre vigilare perché così non sia.
    (Chi desidera ricevere il dossier sull’incontro avvenuto tra il teologo valdese Paolo Ricca e il cardinale Joseph Ratzinger il 29 gennaio 1993, presso la Facoltà valdese di teologia, dal titolo “Ecumenismo: crisi o svolta? Dialogo tra Joseph Ratzinger e Paolo Ricca”, può richiederlo alla redazione di Nev tel.064825120/06483768, fax 064828728, e-mail: nev@fcei.it )
    Benedetto XVI/1: le aspettative degli evangelici italiani sul nuovo papa
    A pochi minuti dall’elezione del nuovo papa, il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), prof. Gianni Long, ha rilasciato la seguente dichiarazione.
    “Tra gli evangelici italiani l’elezione di Benedetto XVI suscita importanti aspettative. Ci auguriamo che egli voglia proseguire nello spirito conciliare della promozione del dialogo ecumenico affrontando alcuni nodi che ancora restano irrisolti: la divisione al tavolo della Cena del Signore, ad esempio, che tanta sofferenza produce all’interno delle famiglie interconfessionali e di quei cristiani che vivono una profonda vocazione ecumenica. D’altra parte ci auguriamo che il nuovo papa voglia proseguire nell’impegno che fu di Giovanni Paolo II per il dialogo tra le comunità di fede e la comune testimonianza per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato.
    Su questi temi, come evangelici italiani e come membri di chiese che hanno sottoscritto la Carta Ecumenica di Strasburgo, rinnoviamo il nostro impegno e confidiamo di poterlo condividere sempre più intensamente con la Chiesa cattolica.
    Del cardinale Ratzinger noi evangelici ricordiamo un incontro presso la Facoltà valdese di teologia svoltosi nel gennaio del 1993. In quella occasione, proprio parlando del papa affermò che l’ecumenismo è ‘innanzitutto un atteggiamento fondamentale, un modo di vivere il cristianesimo’. Al nuovo papa, quindi, il compito di dare corpo e anima a queste parole che egli stesso pronunciò rivolgendosi a noi evangelici italiani.”
    Benedetto XVI/2: dichiarazioni dei segretari generali di Kek e Cec
    Il pastore Keith Clements, segretario generale della Conferenza delle chiese europee (Kek), ha dichiarato che la Kek si unisce alle preghiere affinché il Signore conceda forza e sapienza al nuovo pontefice, “un uomo dotato di forte personalità e abilità intellettuale”, che dovrà “guidare la Chiesa cattolica in un futuro che pone molte sfide all’interno di tale chiesa, nelle relazioni con le altre chiese cristiane e nel mondo intero. Come cardinale Ratzinger, il nuovo papa è da tempo conosciuto nel mondo ecumenico, in Europa e non solo, come un forte portavoce della concezione tradizionale della Chiesa cattolica romana”. Ricordando che “non c’è alternativa al dialogo”, come affermato nella Carta Ecumenica delle chiese europee, Clements prosegue: “Cerchiamo uno stadio ulteriore del cammino ecumenico e nei giorni a venire accoglieremo con favore ogni segnale e ogni assicurazione da parte della Chiesa cattolica che possiamo camminare insieme su quella strada”.
    Il pastore Samuel Kobia, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha inviato una lettera al nuovo pontefice, nella quale descrive Benedetto XVI come un uomo “conosciuto per la sua integrità teologica e lealtà ecclesiale, per la sua semplicità evangelica e sensibilità pastorale”. Ricordando che questa elezione al seggio pontificio coincide con il quarantesimo anniversario del Concilio Vaticano II, “il grande inizio del cammino ecumenico moderno all’interno della Chiesa cattolica romana”, Kobia continua con queste parole: “Preghiamo il nostro comune Signore Gesù Cristo, perché il suo pontificato sia guidato dalla visione ecclesiologica del Concilio Vaticano II, una visione aperta a tutti i valori ecclesiali presenti tra i cristiani di tradizioni diverse, una visione che ha spinto, incoraggiato e rafforzato l’impegno dei fedeli cattolici nel cammino dell’incontro con le sorelle e i fratelli in Cristo e dell’esperienza della vera, anche se imperfetta, comunione con loro”.
    Benedetto XVI/3: dichiarazioni dei protestanti nel mondo
    Il pastore Setri Nyomi, segretario generale dell’Alleanza riformata mondiale (Arm), ha inviato al neo-eletto papa Benedetto XVI una lettera di congratulazioni in cui ricorda i dialoghi teologici avvenuti tra l’Arm e la Chiesa cattolica romana negli ultimi 35 anni, e fa appello ad un rinnovamento dell’incontro ecumenico: “Speriamo che nei prossimi anni la Chiesa cattolica romana, sotto la sua guida, e le chiese riformate possano cogliere i frutti spirituali di questo dialogo dedicato anche alla riconciliazione della memoria”. L’Arm invierà due suoi rappresentanti all’insediamento del nuovo papa.
    Una dichiarazione congiunta di Mark Hanson e Ishmael Noko, rispettivamente presidente e segretario generale della Federazione luterana mondiale (Flm), ha invitato i cristiani a unirsi nel pregare Dio perché benedica e guidi il nuovo papa, “poiché un pesante mantello di responsabilità si posa adesso sulle sue spalle”. La dichiarazione continua ricordando che “la storia ha mostrato in molti modi l’impatto del pontefice romano sugli eventi che riguardano sia la chiesa sia la società. Al giorno d’oggi troviamo urgenti soprattutto i processi di riconciliazione delle divisioni religiose, etniche ed economiche”. Su questi temi – affermano Hanson e Noko – le chiese sono chiamate ad affrontare la sfida comune di annunciare la grazia del Signore.
    L’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, capo della chiesa anglicana, ha ricordato che Joseph Ratzinger “è un teologo di grande rilievo, che ha scritto riflessioni profonde sulla natura di Dio e della Chiesa. La sua scelta del nome Benedetto fa pensare che egli voglia legare la propria visione della Chiesa allo spirito monastico di servizio e contemplazione”.
    Il vescovo luterano Wolfgang Huber, capo della Chiesa evangelica tedesca (Ekd), spera che l’ecumenismo possa essere portato avanti con questo nuovo papa, in particolare riguardo alla questione dell’ospitalità eucaristica, mentre il vescovo luterano di Friburgo, Ulrich Fischer, ha ammesso di non essere molto contento della nomina del nuovo papa, perché Ratzinger, quale capo della Congregazione per la dottrina della fede, “non ha dato nessuna opportunità al pensiero ecumenico”.
    Tra i battisti statunitensi, il nuovo papa è stato salutato con un atteggiamento misto di apprezzamento, per le posizioni etiche conservatrici, e di preoccupazione, per la chiusura verso il dialogo ecumenico. “Mentre apprezziamo la posizione morale del papato sulla vita e sul matrimonio – ha dichiarato Daniel Akin, presidente del Seminario teologico battista del sud-est, – sosteniamo con fermezza che il nostro sommo pastore è Gesù Cristo, attraverso il quale abbiamo diretto accesso al Dio vero e vivente”. James Leo Garrett, professore emerito del Seminario teologico battista del sud-ovest, si è così espresso: “Gli evangelici possono essere inclini a celebrare l’ortodossia di Ratzinger sulla trinità, la cristologia e l’impossibilità di salvezza al di fuori di Cristo, ma devono ricordare il ruolo di Ratzinger nella ‘Dominus Jesus’ del 2000, nella quale sosteneva che le chiese protestanti ed evangeliche ‘non sono chiese in senso proprio’.
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    Justee
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    00 16/01/2006 12:58
    Avventisti del settimo giorno
    Con circa cinque milioni di fedeli in tutto il mondo, gli avventisti del settimo giorno rappresentano il ramo principale dell'Avventismo, ossia di quei movimenti religiosi che credono che ci sono due avventi di Cristo e che la sua seconda venuta è imminente. La dottrina è riassunta nelle 36 tesi pubblicate nel 1957. Le prime 19 sono presentate come comuni a tutti i cristiani e si riferiscono alla Trinità, alla divinità di Gesù, al peccato originale e alla redenzione. Il secondo gruppo, di 12 tesi, comprende dottrine condivise con i protestanti, come il battesimo per immersione, il sabatismo, il pagamento della decima, la proibizione di alcol e tabacco. Le ultime cinque tesi sono quelle che definiscono la specificità degli avventisti del settimo giorno. In base a un calcolo numerologico si afferma che il 22 ottobre del 1844 Cristo è asceso alla parte superiore del santuario celeste, e che da quel giorno è iniziato un "giudizio investigativo", la grande inchiesta in cielo sulla vita di tutti gli uomini della storia: un processo nel quale Cristo intercede per i peccatori pentiti davanti al Padre. Un'altra tesi importante segnala lo scontro fra il "suggello di Dio" e il "marchio della Bestia": il suggello è la santificazione del sabato e il marchio è la sua diabolica sostituzione con la domenica. La Bestia responsabile della modifica è la Chiesa di Roma. Facile capire come mai il dialogo tra avventisti e cattolici sia particolarmente difficile.

    «Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
    (P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



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    loris2004
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    00 21/05/2006 12:32
    Fratelli
    Io che sono cristiano cattolico, considero gli avventisti miei fratelli in Gesù Cristo alla pari dei parrocchiani del mio paese. Ho conosciuto un'avventista molto aperta al dialogo ecumenico e questo prova che non sono una comunità chiusa. yhuj
    Lolo.
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    00 29/12/2006 09:47
    Sta cambiando la posizione della Chiesa Avventista sul servizio militare?
    Il numero di avventisti che svolgono il servizio militare continua a crescere nonostante la chiesa consigli ai membri di svolgere il servizio civile. In questa storia gli studiosi avventisti e i leader della chiesa si chiedono: gli avventisti hanno abbandonato la tradizionale posizione della chiesa contro le armi? Leggere la storia completa qui (in inglese):


    news.adventist.org/data/2006/08/1158929606/index.html.en


    «Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
    (P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



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    00 17/05/2007 19:38
    Il Sabato.. degli avventisiti
    «Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa’ tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al Signore Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città; poiché in sei giorni il Signore fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò il Signore ha benedetto il giorno del riposo e lo ha santificato» (Es 20:8-11).
    «Tra i comandamenti del decalogo è uno dei più controversi, del quale attualmente è difficile comprendere la portata e l’applicazione: il sabato va sperimentato oltre che compreso. Possiamo domandarci: non è un atto formale l’interruzione delle normali attività umane? Quale vantaggio ne ha il Signore? La risposta è semplice: è l’uomo che ne può trarre il maggior beneficio.
    Nella storia dell’umanità il giorno festivo ha attenuato la schiavitù dell’uomo e gli ha ricordato che esiste un “padrone” nel cielo, superiore a qualunque padrone terreno, che è dalla parte dei poveri e degli oppressi. E anche oggi il giorno festivo settimanale assolve una funzione importante. La nostra attenzione viene infatti continuamente sollecitata per proporci consumi, per imporci un attivismo frenetico, per insegnarci a divertirci spendendo. Tra questi stimoli rischiamo di dimenticare noi stessi. Il sabato biblico serve al credente per riscoprire se stesso e il suo rapporto con il Creatore.
    Non dobbiamo concepire il tempo come radicalmente diviso fra sacro e profano: tutto il tempo può essere dedicato alla gloria di Dio, anche quello utilizzato lavorando. Ma il Signore ci conosce e sa che solo fissando dei limiti possiamo regolare la nostra vita secondo un progetto equilibrato. Ecco che, paradossalmente, un divieto, invece di rappresentare un limite per la libertà e la dignità dell’uomo, tende ad esaltarne tutte le potenzialità. Il sabato non va vissuto come facevano i farisei, come un insopportabile codice di divieti. Gesù ha rovesciato questa concezione: “... Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Mc 2:27).
    Ma perché proprio il sabato e non la domenica o un altro giorno? La risposta è allo stesso tempo semplice e complessa. Il fatto che la domenica non abbia basi bibliche risulta evidente anche a una lettura superficiale del Nuovo Testamento. Perché allora proprio il sabato?
    Nel racconto biblico il sabato risale direttamente alla settimana creativa, è il settimo giorno durante il quale Dio “si riposò” dando un esempio all’uomo, offrendo un dono non a un popolo ma all’intera umanità.
    Gli avventisti credono che nessuna autorità terrena, neppure la chiesa, possa cambiare o eliminare un comandamento di Dio. Come sarebbero diversi, migliori, gli uomini se riuscissero un giorno su sette a ritrovare la propria dimensione più profonda, riscoprendo il loro Dio e Creatore!
    La chiesa avventista invita tutti a fare questa esperienza che, se capita nel suo giusto valore, può arricchire enormemente la vita di ognuno» (V. Fantoni e R. Vacca).
    In breve, il Creatore, dopo i sei giorni della creazione, si riposò il settimo giorno e istituì il sabato per tutti come memoriale della creazione. Il quarto comandamento dell’immutabile legge di Dio richiede l’osservanza di questo settimo giorno, il sabato, come giorno di riposo, di culto e di servizio in armonia con l’insegnamento e l’esempio di Gesù, Signore del sabato. Il sabato è un giorno di comunione con Dio e con il prossimo. Esso è un simbolo della nostra redenzione in Cristo, un segno della nostra santificazione, un’espressione della nostra fedeltà, un’anticipazione del nostro futuro eterno nel regno di Dio. Il sabato è il segno perpetuo scelto da Dio per rappresentare il suo patto eterno con il suo popolo. La lieta osservanza di questo tempo sacro, da tramonto a tramonto, è una celebrazione dell’opera creatrice e redentrice di Dio (cfr. Gn 2:1-3; Es 20 :8-11; Lc 4:16; Is 56:5,6; 58:13,14; Mt 12:1-12; Es 31:13-17; Ez 20:12,20; Dt 5:12-15; Eb 4:1-11; Lv 23:32; Mc 1:32).
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    Senior
    00 25/10/2007 20:42
    L’ipnosi è un trattamento escluso dalle istituzioni
    sanitarie avventiste
    Nav/Ann
    I dirigenti della Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno,
    una denominazione Protestante mondiale, durante una sessione
    amministrativa presso la loro sede centrale, il 16 ottobre
    scorso, hanno deciso che le istituzioni sanitarie della
    Chiesa Avventista, continueranno a ricorrere a quelle
    terapie mediche, supportate da prove empiriche, che non sono
    in contrasto con la Bibbia e gli scritti della pioniera
    della chiesa Ellen G. White.
    I 300 delegati hanno votato di integrare il documento guida
    del dipartimento Ministeri della Salute della Chiesa
    avventista mondiale, con un elenco di trattamenti e terapie
    ufficialmente
    “scoraggiate” dalla Chiesa avventista – fra questi l’ipnosi,
    la magneto terapia, e i rimedi fitoterapici non testati e
    l’uso del pendolo.
    Il dott. Peter Landless, vice direttore dei Ministeri della
    Salute della Chiesa avventista mondiale, nel aggiornare le
    linee guida, ha sottolineato il “ritorno” alla temperanza e
    al vivere sano.
    Prima del voto finale, molti delegati hanno chiesto
    spiegazioni sui cambiamenti apportati.
    Un delegato ha fatto notare che i principi curativi
    avventisti sono fondamentalmente basati sulla medicina
    occidentale e hanno la tendenza a sottovalutare il valore di
    medicine tradizionali, spesso più seguite e apprezzata nelle
    regioni asiatiche.
    Il dott. Allan Handysides, direttore del dipartimento
    Ministeri della Salute della Chiesa avventista mondiale, ha
    detto “noi non stiamo scegliendo la medicina occidentale, le
    medicine orientali o anche le medicine alternative. Noi
    vogliamo soltanto sottolineare che le cure seguite dalla
    chiesa devono essere giustificate da chiare prove .
    Egli ha proseguito dicendo che in linea di massima i
    regolamenti del Dipartimento dei Ministeri della Salute sono
    pensati per aiutare le istituzioni mediche avventiste a
    studiare i loro protocolli di trattamento terapeutico, che
    devono includere solo cure e terapie “razionali”. Ha anche
    aggiunto che certi trattamenti, che potrebbero essere
    considerati come “irrazionali”, bel lungi dall’essere
    nefasti, se risultato di aiuto e senza effetti secondari
    deleteri, potrebbero essere accettati per un uso privato.
    Circa le terapie fitoterapiche, il dott. Handyside ha
    ribadito che potranno essere introdotte nelle istituzioni
    mediche nelle pratica medica nella misura in cui si sarà in
    grado di dimostrarne l’efficacia..
    Thomas Zirkle, vice direttore del dipartimento della Salute
    ha aggiunto: “Nessuno può dire che l’erboristeria non ha
    nessuna efficacia, il problema è che non possiamo separare i
    risultati positivi da quelli negativi”. Siccome
    l’erboristeria oggi ha numerosi partigiani, i medici oggi
    nel prescrivere delle medicine chiedono ai pazienti se
    seguono altre cure che potrebbero interferire con alcune
    medicine quali anticoagulanti e altri medicinali.
    Il dott. Lendless ha tenuto a sottolineare l’attenzione che
    deve essere tenuta verso le cure con le erbe, ma non
    dobbiamo chiudere gli occhi alle nuove ricerche
    scientifiche. Nel 2004 l’Organizzazione Mondiale della
    Sanità ha pubblicato dei risultati che sottolineano
    l’importanza dell’uso di cure a base di erbe, soprattutto in
    quelle regioni del mondo con difficoltà economiche.
    Rispondendo a un delegato della regione Sud Pacifico, Martin
    W. Feldbush, direttore dei Cappellani, ha detto che la lista
    pubblicata è utile agli amministratori e dottori degli
    ospedali avventisti per organizzare corretti programmi di
    cura nelle nostre istituzioni mediche.

    anche gli avventisit hanno molte cose su cui stare attenti
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