00 16/11/2005 18:04
Caro Husband70,

Comprendo il tuo disappunto sul fatto che ad un argomento grave come la pedofilia, non sia stata data una più corposa e attiva partecipazione.

Capisco anche che forse il tuo intervento volevi farlo in un’altra sezione, ormai, chiusa con il lucchetto.

Di cose da dire ce n’erano ancora molte, ma così ha deciso l’Amministratore, che nel censurarmi, ha reso incomprensibili le frasi che ha salvato.

Mentre Seabiscuit, che ha usato parole come, psicolabile, codardo, ignorantone e paranoico nei confronti di un forista, va bene così.

Non accenni nulla sull’argomento pedofilia.
Ti limiti a dire, senza conoscere i miei sentimenti al riguardo, che l’argomento non mi sta a cuore. Sono un assente ingiustificato. Per usare una tua espressione: “che gliene frega a queste persone”.

Caro Husband, ho cercato di usare empatia, nei tuoi confronti, perché so che sei un galant’uomo. Si capisce dai tuoi interventi che ho letto e che in qualche modo mi hanno permesso di farmi questa idea di te.
Dico di più, non ho nessun motivo per credere che le persone con cui mi sto confrontando siano in mala fede. E’ vero, a volte le opinioni diverse ci portano a usare, a caldo, parole non proprio ortodosse, ma siamo fatti di carne e sangue.

Se non sono stato ancora censurato continuo.

Veniamo al discorso sulla pedofilia.
Un argomento, purtroppo, diventato frequente nelle cronache di tutti i giorni. Il numero crescente di bambini che subiscono violenze è diventato imbarazzante, in tutti gli ambienti.
Il bambino è una creatura innocente. Ho parecchi testi che trattano questo argomento, per essere preparato e competente nell’affrontarlo.
Ma per sensibilizzare la gravità di queste ignobili violenze vorrei citare un passaggio di uno dei più grandi scrittori della narrativa mondiale.
Non ci sono testi di neuropsichiatria infantile o trattati pedagogici sull’argomento che mi hanno toccato così profondamente come lo scritto che riporto.

Tratto da “i fratelli Karamàzov” di Fedor Dostoevskij, capitolo quinto “Pro e contro”, quarto sottotitolo “La rivolta”, pag. 336-337, edizione Mondatori:
(premetto che il dialogo si svolge fra due fratelli Karamàzov, uno ateo, Ivàn, e l’altro un novizio e prossimo prete, Alesa)

“Una bimbetta di cinque anni era odiata dal padre e dalla madre. Persone onoratissime, di ceto impiegatizio, istruite e bene educate”. (chi narra questo episodio è Ivan Fedorovic, che prima di continuare fa una considerazione). Vedi, ribadisco ancora una volta fermamente che vi è in molti uomini un’inclinazione particolare che è la passione di seviziare i bambini, soltanto i bambini. Verso tutti gli altri membri del genere umano questi stessi aguzzini hanno un atteggiamento benevolo gentile, come qualsiasi altro europeo civile ed educato, ma amano molto vedere soffrire i bambini, ed è così che concepiscono il loro amore per loro. E’ proprio l’aria indifesa di queste creature a sedurre i carnefici, l’angelica fiducia del piccino che non sa dove rifugiarsi né a chi rivolgersi, a eccitare il sangue immondo del suo aguzzino. Certo, in ogni uomo, si cela una belva, la belva dell’ira, della lussuria eccitata dalle grida della vittima; la belva che non ha più freno, che si è sciolta dalla catena; la belva delle malattie contratte nei piaceri dissoluti: podagra, mal di fegato, eccetera.
(torniamo al racconto) Quei genitori bene educati sottoponevano la loro povera bimba di cinque anni a ogni sorta di sevizie immaginabili. La battevano, la frustavano, la prendevano a calci; senza sapere neppure loro il perché, le riducevano il corpicino ad un solo livido; e infine giunsero al massimo grado di raffinatezza: la rinchiudevano tutta la notte nella latrina, al freddo, al gelo e poiché la notte non chiamava mai in tempo, come se un bimbo di cinque anni, che dorme il sonno profondo degli angeli, potesse a quell’età imparare a chiamare in tempo, le imbrattavano il viso con i suoi escrementi, costringendola a mangiarli, ed era la madre, la madre a costringerla! E questa madre poteva dormire, mentre si udivano i lamenti della povera piccina rinchiusa in quel fetido luogo! Capisci? Un piccolo essere che ancora non è in grado neppure di capire quel che gli fanno, rinchiuso in fetido posto al buio e al gelo, si batte il petto col suo minuscolo pugno e piange lacrime di sangue, lacrime miti inoffensive, invocando ‘il buon Dio’ perché l’aiuti. Capisci questa assurdità, amico mio, fratello mio, mio pio novizio del Signore? Riesci a capire tu a che scopo questa assurdità sia stata creata e a che serva? Dicono che l’uomo non potrebbe vivere senza di essa perché non conoscerebbe il bene e il male. Ma a che scopo questa diabolica differenza fra bene e il male se si paga così cara? Tutto il sapere del mondo non vale le lacrime di quella bambina che invoca il buon Dio!


Caro Husband, ti ringrazio della tua, gradita, “provocazione”.
Questo mi ha permesso di commentare un argomento orrendo come la pedofilia.
Ma data la natura estremamente delicata del tema, dove si rischia di toccare punti assai disgustosi, preferisco parlarne in sedi diverse.
Voglio, però, rassicurarti che, per quanto riguarda la mia persona, un tale argomento, non passa inosservato.
Il fatto che non sia intervenuto prima, non deve indurti a pensare quello che hai detto. O a mettere in discussione le personali riserve delle persone. Sia chiaro, non sono intervenuto perché mi sono sentito in colpa, per le cose che hai scritto.
Potevo anche non darti delle spiegazioni, non ero tenuto a farlo, ma ripeto, ho capito lo spirito del tuo invito.

Un Caro Saluto, Husband [SM=g28002]
Pino