00 05/04/2005 14:23
L'apostolo Paolo in Atti 20,20 dice chiaramente:

"Non mi sono trattenuto dal dirvi alcuna delle cose profittevoli nè dall'insegnarvi pubblicamente è di casa in casa"

E ancora a Gerusalemme i primi cristiani perseguitati (Atti 5,42:

"e ogni giorno (non solo nel giorno del Signore o di Sabato) nel tempio e di casa in casa continuavano senza posa ad insegnare e a dichiarare la buona notizia"

In temopi sucessivi sarebbe ridicolo pansare ad una predicazione solo pubblica o solo nella comunità cristiane, nel primo caso non sarebeb stata permessa nelle epoche di persecuzione e nel secondo non avrebbe permesso l'eccezionale sviluppo del cristianesimo nei primi due secoli.

Lo storico Aube parla di "predicazione modesta fatta non puibblicamente, sulle piazze, ma in sordina nell'ombra del focolare domestico" (appunto di casa in casa).

Celso si lamenta che i cristiani non hanno propri maestri o scuole ma piuttosto hanno come maestri "tessitori, calzolai e manovali". Lo stesso Celso parla di predicatori itineranti che "percorrevano le città e le campagne".

Direi che dalle testimonianze si può ricavare che:

1. La predicazione era una spontanea iniziativa dei cristiani
2. Tutti i cristiani erano evangelizzatori (non solo una clssse clericale)
3. Tale predicazione non avveniva solo in luoghi o tempi particolari ma a seconda delle circostanze si predicava per le strade, nei mercati o di casa in casa in qualunque momento opportuno
4. Tale proclamazione capillare era ritenuta fastidiosa dai nemici del cristianesimo che cercavano di arginarla anche con intimidazioni o vera e propria persecuzione

Ciao