Scritto da: Seabiscuit 15/03/2005 9.53 In questa discussione che ha come titolo “peccato e perdono” abbiamo parlato più del peccato che del perdono. Vorrei parlare anche del altra faccia della medaglia. La disassociazione si tende a farla vedere quasi sempre “solo” come una punizione verso il peccatore, ma ce ben altro dietro che spesso non viene considerato. Ad esempio il fatto che si cerca attraverso la disassociazione di salvaguardare e proteggere il restante gruppo di fedeli. Secondo me è un obbligo che ha chi pasce il gregge verso la congregazione e un DIRITTO che hanno gli associati che ne fanno parte. Un diritto si. Perché facendo parte di una qualsiasi comunità bisogna anche potersi sentire sicuri. Poter essere sicuri che non c’è una fonte che mini la mia spiritualità ne quella dei miei figli. 2 Timoteo 2:17: “la parola di costoro infatti si propagherà come una cancrena…” Entrando a far parte di una qualsiasi comunità, HO IL DIRITTO di non ammalarmi di cancrena! Chi pasce il gregge HA L’OBBLIGO di curare e salvaguardare in ogni aspetto chi fa parte del gregge. Ora chiedo alla persona che giudica negativamente la disassociazione. La giudichi così perché ne risenti personalmente, perché non accetti questa disciplina, perché guardi solo un lato della medaglia o la giudicheresti anche così se invece di stare dalla parte di chi viene disciplinato saresti dalla parte che si sta tentanto di proteggere da una persona che tramite i suoi modi di fare potrebbe farti del male spiritualmente parlando? Vogliamo parlare anche di questa faccia della medaglia? Con simpatia m1: Seabiscuit
Che te ne fai della faccia luccicante della medaglia, se l'altra faccia, per il suo contenuto, la deturpa?
Cancrena? Al di là del fatto che il paragone non calza, ma, ammesso che calzi, che ti pare d'una persona costretta a portare la stampella per un arto andato in cancrena e rimosso?
Come la vedi una comunità con una metaforica stampella? Ebbene, le religioni che attuano la scomunica sono come persone con la stampella: zoppicano. Non offrono una buona immagine di sè.
Le motivazioni che inducono le comunità ad attuare la pratica della scomunica hanno soprattutto a che vedere con la preservazione del potere, che deriva loro da specifiche interpretazioni dei testi sacri, più che con l'interesse e l'incolumità fisica e psicologica dei fedeli.
L'appartenenza ad una comunità o meno non è ciò che induce a vedere bene o male una pratica. Tu puoi essere cattolico ed aborrire la pratica della lapidazione.
Centinaia di migliaia di persone non mussulmane si sono mosse per salvare la vita ad Amina ed Safira, se fosse stato per i loro fratelli e sorelle in fede a quest'ora giacerebbero a parecchie decine di centimetri sotto terra con la testa frantumata dalle pietre...con la compiacenza collettiva che quella fosse volontà del Dio che consuma ed annienta. Avrebbe dovuto esserci una mobilitazione internazionale anche per consentire a Milingo di tenere stretta a sè la moglie, mentre invece ha dovuto soggiacere alle minacce della scomunica e mollare la moglie. Queste sono le altre facce della medaglia.
Tu invece vorresti azzittire chi soffre e subisce ricatti e far apparire che poi non è cosa così grave.
La scomunica è, in sè, provvedimento abnorme e contrario ai fondamentali diritti umani, indipendentemente da chi la pratica. Che tu tratti bene 9 figli su dieci non è cosa che ti onora se ne emargini uno e lo bandisci.
Scritto da: bruttus 19/03/2005 12.30 Allora se la mettiamo cosi ti do perfettamente ragione. Ma qui non stiamo dicendo se la wts puo o non puo farlo lo sappiamo perfettamente tutti che lo puo fare. Ma non dite che è scritturale però. Non dite che Dio ha disassociato o scomunicato qualcuno.
Scritto da: bruttus 19/03/2005 12.58 Su un punto siamo daccordo almeno. quindi è meglio che lasciamo a Dio l'onere di giudicare e semmai condannare qualcuno.