00 30/06/2005 11:06
“puri di cuore sono felici specialmente perché “vedranno Dio”. Questo non significa necessariamente vedere in senso letterale con gli occhi umani, perché ‘nessun uomo può vedere Dio e vivere’.”

Quando la Bibbia dice “nessun uomo può vedere Dio E VIVERE” sta parlando di esseri umani terreni, infatti nella seconda parte del versetto si dice che alla visione di Dio segue la morte. Gesù invece nel passo delle beatitudini parla della visione di Dio in paradiso o forse da risorti, ma fa lo stesso.

“La parola greca usata da Matteo per ‘vedere’ significa anche “vedere con la mente, percepire, conoscere”. Riflettendo perfettamente la personalità di Dio,”

Paranoia ermeneutica. Non c’è alcun motivo per non intenderlo in senso letterale, semplicemente la lettura del versetto così com’è non combacia con l’ interpretazione precostituita della WTS e dunque DEVE essere stravolto con ogni genere di allegoria. Per decidere se un passo è letterale o simbolico si deve guardare il contesto, e non decidere a priori in base ad un’ideologia. In che contesto siamo? In un discorso escatologico, quindi sulla fine del tempo. Inoltre nell’orecchio del lettore greco il verbo scelto da Matteo richiama proprio alla vista concreta. Si tratta di opsomai, da orao politematico. E’ la radice op- seguita dal sigma che è caratteristica del futuro e da -omai che è la desinenza. Dall’incontro tra op e sigma deriva la lettera psi, anche se per voi nella traslitterazione ho semplicemente accostato una pi ad una sigma. Op- di opsomai è proprio la radice di tutte le cose che riguardano gli occhi. Infatti “occhio” si dice ophtalmos, dove quell’ oph- inziale è dato da op- che si aspira diventando oph-.
C’è da fare poi un discorso a parte, perché i geni di Booklyn per ricavare i significati di opsomai hanno cercato sotto orao nei mille dizionari che scartabellano ogni volta sperando di trovare qualche appiglio. Sotto il profilo delle convenzioni hanno ragione, ma sul piano semantico è un’operazione da non fare. Infatti se chiedere ad un grecista qual è il futuro di orao vi risponderà che è opsomai, il problema è che orao non ha alcun futuro di per sé. Si dice che è un verbo politematico, infatti se dobbiamo formare il futuro non usiamo il tema del presente, bensì prendiamo un altro verbo che vuol dire anch’esso vedere e per convenzione è futuro di orao. Lo stesso dicasi per l’aoristo di orao, che si scrive eidon. Non è più la stessa radice or- del presente, né la radice op- del futuro, questa volta è id-eid-oid a seconda che la vocale abbia un grado apofonico zero, medio, o forte. Vi ho fatto questo discorso glottologico per spiegarvi che se orao può voler dire “conoscere”, non è detto che lo voglia dire anche “opsomai”, giacché, in realtà, non sono lo stesso verbo. Inoltre vi assicuro che quando orao significa “vedere con la mente, percepire, conoscere” il contesto è lapalissiano. Se cercate infatti sul dizionario i significati alternativi che suggerisce la WTS vedrete che nel 99% dei casi il dizionario non fa esempi con orao ma con i derivati dalla radice id- come eidon (aor.) od oida (perf.). Anche in quest’ultimo caso però il significato “conoscere, sapere”, è solo quello di un perfetto risultativo. Oida significa “sapere” perché “ho visto”, quindi “so”.
Ma torniamo al vostro orao per tuffarci nella sua essenza, non come i dizionario dipendenti per cui le parole greche sono solo un flatus vocis. La radice indoeuropea del verbo è *sw/or-, la cui nozione fondamentale è appunto “conservare, sorvegliare, osservare, proteggere”. Per questo è un verbo di “vista”, perché a livello etimologico rimanda al fare la guardia a qualcosa.

“Gesù poté dire: “Chi ha visto me ha visto anche il Padre”. (Giov. 14:7-9)”

Infatti io sono convinto che sia così. Non per essere modalisti ovviamente, ma in quanto le persone della Trinità sono distinte ma NON SEPARATE. Il Figlio è l’ “impronta delle sostanza del Padre”, come dice Paolo, quindi rifulge della gloria di Dio Padre.

Ciao

[Modificato da Polymetis 30/06/2005 13.06]

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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)