“L’inferno, signora, è non amare più “(George Bernanos)
E’ mio parere che questa teoria dell’inferno vuoto sia non solo antiscritturale ma anche contro la logica. Il paradiso che cos’è se non la comunione con Dio? E che cos’è l’inferno se non l’assenza di Dio? A questo punto vi chiedo: Dio può infrangere la volontà degli uomini e non rispettare le loro scelte? Si dice spesso che Dio non manda all’inferno nessuno ma è l’uomo a mandarsi all’inferno da solo con le sue scelte. Se una persona muore atea e negando Dio allora Egli si limita a ratificare la sua decisione anche post-mortem, sarà in assenza di Dio come era in vita. Io trovo che sarebbe ingiusto verso la libertà umana che un ateo convinto dopo la morte si ritrovi nella comunione perfetta con l’Altissimo, poiché Dio non avrebbe rispettato la sua scelta. Quanto al dilemma: “Perché a causa di colpe finite sono condannato ad una pena infinita?” penso che sia un falso problema. L’eternità dell’inferno non è un tempo infinito ma l’assenza di tempo, e la pena dell’inferno non è fuoco e fiamme(le quali sono solo simbolo di sofferenza), bensì la lontananza da Dio.
Dio non odia i dannanti, né potrebbe farlo, il peccato che fa sì che loro stessi non accedano alla visione di Dio è l’orgoglio ateo. Che ci sia qualcuno all’inferno è testimoniato da Cristo stesso: “Quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!” (Mt 7,14) Senza dubbio qui, in puro stile orientale, Gesù usa un’iperbole dai toni accesi, ma sebbene enfatizzata la frase non può voler dire il contrario di quel che c’è scritto.
Ad maiora
[Modificato da Polymetis 27/12/2005 13.00]
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)