00 25/03/2008 18:27
Re:
Justee, 18/06/2006 19.13:



Descrizione
Per la prima volta Magdi Allam racconta se stesso, musulmano laico nato e cresciuto nell'Egitto di Nasser ed emigrato in Italia nel 1972: "Partendo dal mio vissuto posso testimoniare che soltanto quarant'anni fa la situazione in Medio Oriente era radicalmente diversa. La società e le istituzioni erano laiche. La cultura dell'odio e della morte, che l'Occidente oggi associa ai musulmani, non è nel Dna dell'islam". Allam, in questo libro, ha deciso di togliersi tutti i "sassolini", denunciando apertamente sia gli integralisti che l'hanno condannato come "nemico dell'islam", sia i loro complici occidentali che alimentano uno scenario di scontro e di odio. Uuna testimonianza forte, sofferta, estrema.


Pesaro, 25 marzo 2008 - La storia del loro incontro era già scritta nel nome di lui: Magdi, che in egiziano significa ‘la mia gloria’. Un legame che dalla parola scritta si fa spirituale, fino a diventare 'fratellanza'. Suor Gloria Riva (nella foto) è tra le persone che hanno accompagnato Magdi Allam nel viaggio verso la conversione al cattolicesimo. Doveva essere la madrina al battesimo, celebrato da Benedetto XVI nella basilica di San Pietro.



"Ma il Vaticano ha deciso diversamente, io ero accanto a lui ed è stato un momento bellissimo, l’approdo di un lungo cammino. Un percorso sofferto — racconta la religiosa, che vive in un monastero di clausura in Carpegna, nel cuore dell’Appennino tra Marche, Toscana e Romagna — che in parte ho condiviso. Ci siamo conosciuti due anni fa, attraverso don Gabriele Mangiarotti, artefice dell’incontro tra il giornalista e monsignor Luigi Negri. Lui rimase colpito da un mio libro, iniziammo a sentirci prima per telefono, poi mi invitò a casa sua, alle porte di Roma".



E lì che suor Gloria conosce la moglie del giornalista, i suoi tormenti, il desiderio di convertirsi. "Un giorno ci ha preso in disparte: ‘voglio essere di Cristo’. In quell’ora trascorsa con lui tutto si è fermato. Voleva rendere pubblica la sua adesione al cattolicesimo, ben sapendo a quali rischi andava incontro ma preoccupandosi per il Santo Padre: ‘Il pericolo c’è, ma per il Papa. Dovete pregare per il Papa". Protetto dalla scorta Allam si arrampica per quattro volte al monastero di Carpegna per incontrare suor Gloria.



"Tra noi è nato un legame profondo fatto di reciproca stima e confidenza — racconta la religiosa — Non parliamo soltanto di fede, ma di cultura e di bellezza. Anche lui mi consiglia, è un uomo saggio, che ha la consapevolezza di quanto costi questa scelta, ma vive come il compimento di un destino. E’ come se io e don Gabriele facessimo parte di una squadra messa insieme dalla Provvidenza".



Accanto a lui hanno affrontato anche la parte più perigliosa e toccante del cammino. "Non ho potuto neppure abbracciarlo prima della cerimonia. La situazione era molto tesa, c’era grande allerta in Vaticano. Magdi è arrivato con l’auto blindata, io ero già nella basilica, seduta accanto a sua moglie. La commozione è stata forte per me e don Gabriele: essere nel cuore della Chiesa con un amico che diventa fratello, non come spettatori occasionali ma protagonisti di un’avventura".



Poi, a notte fonda, l’incontro in famiglia. "Abbiamo parlato per ore. Lui era felicissimo ma anche consapevole di dare così la sua vita a Cristo. Voleva che rimanessi per il pranzo di Pasqua, ma sono tornata al monastero". Le minacce lanciate all’apostata, per suor Gloria erano nel conto. "Mi sarei aspettata di peggio. Purtroppo sono soltanto gli islamici più violenti a fare notizia".