00 30/03/2008 21:53
Conversioni dall’Islam al cristianesimo anche nell’Albenganese


Albenga. Dopo che, durante la veglia pasquale di sabato scorso, il Santo Padre ha accolto nella grande famiglia cristiana il giornalista Magdi Allam, vicedirettore del “Corriere della Sera”, che ha abiurato alla propria religione d’origine, l’Islam, cresce in tutt’Italia la curiosità attorno a questi fenomeni che indicano il passaggio tra una religione all’altra.
Al di là degli allarmismi provocati soprattutto da cellule fondamentaliste, che tuttavia non rappresentano la maggioranza del mondo islamico, è interessante però conoscere lo stato delle conversioni con conseguente passaggio tra le due religioni monoteiste nel ponente savonese. Mentre pochi sono i casi di passaggio dal cristianesimo all’Islam, soprattutto casi di italiani unitisi in matrimonio con giovani musulmane pur se l’indiano Zahoor Ahmad Zargar, presidente delle Comunità musulmane in Liguria, tende ad enfatizzarne il numero, un po’ maggiore è la somma dei musulmani fattisi negli anni cristiani. Questi nella totalità hanno abbracciato la religione cattolica.
Ad Albenga e dintorni sono una quindicina all’anno le abiure della fede di Maometto. Come rimarca però Mons. Oliveri, il pastore ingauno famoso per la sua inclinazione al dialogo con il mondo dell’immigrazione, si tratta di persone adulte da anni abitanti nella piana ingauna per motivi di lavoro. Un buon numero tra di esse è costituito da albanesi, altri sono magrebini. Nella quasi totalità però sono uomini che già al loro paese erano abbastanza freddi nei confronti della religione e che una volta in Italia, grazie all’opera di molti volontari cattolici che si sono presi cura della loro pena legata allo status di emigrati, hanno deciso di aderire alla fede in Cristo e, con l’aiuto di un sacerdote amico, sono giunti sino a chiedere il Battesimo.
Per gli albanesi poi il tutto è stato più facile ancora, essendo nella povera nazione d’oltre Adriatico la pratica religiosa, anche quella islamica, una scoperta recente, considerato che sino a quindici anni fa a Tirana vigeva l’ateismo di Stato. Pochi sono i casi di rifiuto dell’Islam per la presenza in famiglia di un caro fondamentalista, come invece è stato per Allam la cui madre in materia religiosa esprimeva una tale rigidità alla lunga risultata insopportabile dal figlio. Bisogna però, ricordano i vescovi Oliveri e Lupi a Savona, essere molto cauti nei confronti di queste conversioni, sincerarsi che esse non siano dettate da mere ragioni opportunistiche, la voglia di integrarsi prima nella società italiana, ma siano profondamente meditate e sincere.
Il cattolico poi non deve dimenticare che primo scopo della Chiesa non è quello di “aprire” ai musulmani ma quello di superare le divisioni tra i Cristiani tendendo all’unità tra cattolici, ortodossi e protestanti e che il primo pericolo per la sua esistenza non è oggi rappresentato dalla presenza di immigrati islamici in Italia, bensì dalla costante disaffezione di molti giovani italiani verso le sue pratiche.