Credo che non sia stata afferrata, tranne che da qualcuno, quella che è la vera radice del problema. Evidentemente quello di essere compreso non è un mio dono.
Lo Stato si trova in una situazione in cui ha avallato l'illegalità con la stipula di un Concordato con cui il diritto è stato completamente stravolto.
Otto per mille ben al di la di quanto competente per diritto, illegali esenzioni di ICI, sovvenzioni alla scuola privata che in massima parte è patrimonio cattolico e mi fermo qui sono macigni che pesano sullo stato di diritto e costringono lo stato
ad accettare situazioni anomale presenti nelle altre confessioni religiose.
Già le altre confessioni religiose si sentono di alzare la voce per la disciminazione rispetto alla religione cattolica, e in questo sono appoggiate da forze politiche anticattoliche.
Lo stato si trova perciò costretto, per ragioni prettamente politiche, a non intervenire sugli altri culti perchè diversamente dovrebbe intervenire anche sui grandi privilegi del cattolicesimo. E qui casca l'asino.
Se la prassi di una determinata confessione religiosa, che è l'argomento del thread, presenta delle discrepanze se confrontata con lo statuto della stessa cosa può fare uno stato così malridotto e asservito ai poteri religiosi?
Non può fare nulla e infatti non si muove e non si muoverà nulla. Uno stato che ha legittimato una colossale illegalità
ed un favoritismo abnorme non può guardare il fuscello nell'occhio delle religioni minori e ignorare la trave nel suo proprio occhio e in quello del cattolicesimo.
Ripeto, se non si rimuove il Concordato o perlomeno se non si riconducono ad una condizione di normalità e di legalità le sue
clausole, e non si abolisce il concetto della superiorità
del sacro sul laico, tutte le battaglie sono perse in partenza.
L'amore può condurre alla morte, ma la morte non può condurre all'amore.-
Autore: IO