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Solidarietà - Africa

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    benimussoo
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    00 16/09/2006 15:11
    Il potenziale elettrico
    AFRICA - Il potenziale elettrico dell’Africa centrale è enorme ma ancora scarsamente utilizzato

    Brazzaville (Agenzia Fides)- Il Pool energetico dell’Africa Centrale (PEAC), organismo incaricato di coordinare lo sviluppo energetico nell’Africa Centrale, non ha ancora ottenuto risultati di rilievo. Secondo quanto afferma Jonas Ibombo, ingegnere elettrico congolese, all’Agenzia cattolica DIA di Kinshasa, il PEAC non ha ancora realizzato nemmeno un programma di integrazione della rete elettrica regionale. La fornitura stabile e regolare di energia elettrica è un problema molto sentito dalla popolazione locale, perché permetterebbe di far funzionare con continuità strutture come ospedali e centri sanitari e contribuirebbe indirettamente alla lotta alla criminalità. I criminali infatti operano spesso con il favore dell’oscurità e strade ben illuminate possono accrescere il livello di sicurezza della popolazione locale.
    Il Pool energetico dell’Africa Centrale, che è stato creato il 12 aprile 2003 nella capitale della Repubblica del Congo, Brazzaville (dove ha la sua sede), è un organismo specializzato della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Centrale con i seguenti compiti: gestire la politica energetica regionale e promuovere il mercato dell’energia elettrica e dei servizi correlati. Accanto al PEAC vi sono altri quattro poli energetici africani che operano rispettivamente nell’Africa Australe (SAPP), in Africa settentrionale (COMELEC), in Africa occidentale (WAPP) e in Africa Orientale (EAPP).
    L’Africa centrale ha un potenziale elettrico notevole (vedi tabella), che non è però ben sfruttato per la mancanza di infrastrutture.
    Regioni Potenziale energetico (GWh) Produzione di elettricità (MW) Consumi (KWh)
    Nord Africa 41.000 (3,7%) 134.0000 (33,2%) 739
    Africa Occidentale 100.970 (9,2%) 38.033 (9,4%) 143
    Africa Centrale 653.361 (57,7%) 10.537 (2,6%) 109
    Africa Australe 151.535 (13,8%) 208.458 (51,7%) 1.617
    Africa Orientale 171.500 (15,6%) 12.281 (3,1%) 68

    La diga d’Inga nella Repubblica Centrale del Congo è la principale produttrice di elettricità della regione. L’energia di questa centrale non può ancora essere distribuita a tutta la regione perché manca un sistema di interconnessione delle reti elettriche dei diversi Paesi.
    Fanno parte del Pool energetico dell’Africa Centrale le società elettriche dei seguenti Stati: Camerun, Ciad, Repubblica del Congo, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Democratica del Congo, Sao Tomé e Principe. Burundi, Rwanda e Angola sono intenzionati ad aderirvi.
    Tra i progetti previsti dal Pool vi sono l’interconessione delle dighe di Inga (RDC), Cabinda (Angola) e Pointe Noire (Congo Brazzaville) e il miglioramento delle centrali idroelettriche degli Stati membri
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    00 13/11/2006 21:19
    AFRICA/RWANDA - Le Suore Salesiane dei Sacri Cuori inaugurano il progetto “Semi di Vita e di Speranza” per la formazione agricola e zootecnica dei giovani e l’inserimento sociale ed economico di giovani sordi e donne in difficoltà

    Kigali (Agenzia Fides)- Si inaugura lunedì 13 novembre, a Nyamata nel distretto di Bugesera in Rwanda, il progetto “Semi di Vita e di Speranza” finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana e promosso dalla Congregazione delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori fondata da san Filippo Smaldone, l'apostolo dei sordi, presente in Rwanda dall'anno 1987.
    Alla cerimonia prendono parte la Superiora generale delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori, Suor Maria Longo, la vicaria generale Suor Ines De Giorgi, la comunità religiosa e numerose autorità del posto.
    “Il progetto” - spiega Suor Maria Longo - è mirato al contenimento di una diffusa povertà mediante la formazione agricola e zootecnica dei giovani con l'obiettivo di far raggiungere l'autonomia alimentare a nuclei familiari svantaggiati”.
    “Inoltre - prosegue la Superiora generale - questo progetto ci permette di inserire, sia dal punto di vista lavorativo che sociale, ragazzi sordi e donne in difficoltà integrandoli in piccole cooperative agricole e di allevamento. È stata costruita una vera fattoria con animali piccoli e grandi, come pure preparato il terreno agricolo, perché un centinaio di persone possano apprendere, attraverso il lavoro, le tecniche moderne dell'agricoltura e della zootecnica”.
    “In questo modo la presenza delle Salesiane dei Sacri Cuori a Nyamata - aggiunge Suor Maria Longo - diviene una vera e propria missione rurale, che è anche caratterizzata da un'intensa attività di promozione umana con particolare attenzione ai minori a serio rischio di esclusione sociale e verso le donne in difficoltà

    «Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
    (P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



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    00 16/11/2006 13:31
    Sviluppo
    AFRICA
    AFRICA - Oleodotti, raffinerie, centrali elettriche: anche l’Africa ha fame di energia

    Roma (Agenzia Fides)- Energia dall’Africa per l’Africa grazie a nuovi progetti che coinvolgono sia l’occidente sia l’oriente del continente. Nella seconda metà del 2007 diverrà operativo un gasdotto tra Nigeria e Ghana. Il West African Gas Pipeline coinvolgerà anche Benin e Togo, estendendo il già esistente collegamento Escravos-Lagos fino al porto di Takoradi, nella parte occidentale del Ghana.
    La nuova conduttura inizialmente avrà una capacità di 30 milioni di piedi cubi (849.600 metri cubi) al giorno destinato ad estendersi fino a 200 milioni di piedi cubi (5.664.000 metri cubi) al giorno, dopo il completamento di una nuova stazione pompaggio nell’agosto 2007. Con la costruzione di ulteriori stazioni di pompaggio si potrebbe arrivare fino a 450 milioni di piedi cubi (12.744.000 metri cubi) al giorno.
    Il 60% dell’energia elettrica del Ghana è prodotta da centrali idroelettriche. Le scarse piogge degli ultimi mesi hanno però costretto le autorità a imporre un razionamento elettrico, che ha colpito il settore minerario, in particolare l’industria aurifera. La creazione del nuovo gasdotto permetterà di creare un’alternativa alla centrali idroelettriche e di potenziare il settore industriale del Paese. La Nigeria inoltre sta prendendo in considerazione il progetto di costruire un gasdotto attraversante il Sahara per portare il gas nigeriano in Europa. Si tratta di un progetto da 13 miliardi di dollari per la cui realizzazione si devono però superare diversi ostacoli politici, tecnici e relativi alla sicurezza.
    In Africa orientale, la Tanzania ha raggiunto un accordo con il Qatar per la costruzione di una raffineria e di un oleodotto lungo 1.200 km da Dar es Salaam a Mwanza. Se la conduttura avrà un buon ritorno economico si prevede di estenderla in futuro a Burundi, Rwanda e Uganda. I due impianti diverranno operativi nei prossimi 3 anni.
    Lo sfruttamento delle risorse energetiche africane diventa quindi sempre più intensa e coinvolge gli stessi Paesi africani in qualità non solo di fornitori ma anche di consumatori. Ma il modello di sviluppo basato sugli idrocarburi sta dimostrando tutti i suoi limiti, come messo in evidenza dal Segretario Generale dell’ONU, Kofi Annan, nel suo discorso alla Conferenza sui cambiamenti climatici in corso a Nairobi, in Kenya. I cambiamenti climatici provocati all’emissione di anidride carbonica sono “ormai una delle principali minacce alla Pace e alla sicurezza, alla pari di conflitti, povertà e proliferazione delle armi”, ha detto Annan. E l’Africa è la prima a farne le spese, con siccità e inondazioni che minacciano le zone più povere del continente (vedi Fides 8 novembre 2006).
    Mobilitando le sue risorse più preziosi, le menti e le energie di giovani ricercatori e imprenditori, l’Africa potrà aiutare il mondo a trovare alternative a un modello di sviluppo che è giunto ormai a un vicolo cieco.
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    00 17/11/2006 10:01
    AFRICA/KENYA
    AFRICA/KENYA - Migliaia di persone colpite dalle forti inondazioni. La Chiesa si mobilita in loro aiuto

    Nairobi (Agenzia Fides)- Si aggrava la situazione nelle province del Kenya colpite dalla forti piogge che hanno provocato gravi inondazioni nell’ultima settimana. Nella provincia costiera almeno 70mila persone hanno perso la loro abitazione mentre le acque hanno distrutto diverse strade e ponti.
    Michael Nyanje, coordinatore allo sviluppo dell’Arcidiocesi di Mombas ha detto all’Agenzia cattolica CISA di Nairobi che i ponti principali della regione sono stati letteralmente travolti dalle inondazioni.
    L’Arcidiocesi si sta coordinato con i sacerdoti delle aree più colpite per mettere a punto i soccorsi. Il governo ha inviato aiuti che sono stati distribuiti da elicotteri militari, mentre l’esercito è stato mobilitato per ricostruire i ponti distrutti.
    L’altra zona interessata dalle forti piogge è il nel nord del Kenya, zona generalmente arida, dove almeno 3mila persone hanno perso l’abitazione. Il dramma di queste persone è ancora più grave perché si tratta di popolazioni che erano state interessate dalla forte siccità dello scorso anno e che si trovavano già in un forte stato di necessità.
    Il Vicariato apostolico di Isiolo ha lanciato un appello al governo perché fornisca aiuto al Programma per le Operazioni di Emergenza gestiti insieme alla CAFOD, l’agenzia umanitaria della Chiesa cattolica. CAFOD è impegnata a fornire medicinali, acqua e assistenza sanitaria ai residenti dell’area per i prossimi 6 mesi. L’ente d’assistenza umanitario conduce inoltre un programma alimentare a beneficio di 3mila donne, bambine e anziani.
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    00 02/12/2006 11:12
    AFRICA/CONGO BRAZZAVILLE
    AFRICA/CONGO BRAZZAVILLE - “Rispettate la legge”: nuovo intervento dei Vescovi congolesi sul caso dei due difensori dei diritti umani che chiedevano trasparenza sui proventi del petrolio accusati di frode

    Brazzaville (Agenzia Fides)- I Vescovi locali esprimono “stupore e inquietudine” per la vicenda di due difensori dei diritti umani che si battevano per una maggiore trasparenza nella gestione delle risorse petrolifere della Repubblica del Congo/Brazzaville, arrestati con l’accusa di falso e abuso della buona fede. Si tratta di Brice Mackosso, Segretario permanente della Commissione “Giustizia e Pace” e di Christian Mounzeo, Presidente dell’associazione “Rencontre pour la Paix et les Droits de l’Homme”. Entrambi coordinavano la campagna “Pubblicate quanto pagate”. Si tratta di una campagna internazionale avviata nel 2002 per sollecitare le compagnie petrolifere a pubblicare quanto versano nelle casse dei Paesi dove operano in cambio del petrolio e del gas che estraggono.
    “Dall’inizio della vicenda, il 6 aprile 2006 e dalla prima udienza pubblica il 13 giugno 2006, la Conferenza dei Vescovi del Congo osserva con stupore e inquietudine le numerose irregolarità nello svolgimento della procedura” si afferma in una dichiarazione della Conferenza Episcopale del Congo giunta all’Agenzia Fides.
    La nuova presa di posizione dei Vescovi congolesi si aggiunge alla Dichiarazione del Consiglio Permanente della locale Conferenza Episcopale, il 10 aprile 2006 e a quelle delle Conferenze dei Vescovi della Francia e degli Stati Uniti, oltre che della Federazione protestante di Francia.
    La vicenda prende avvio il 7 aprile di quest’anno quando le autorità congolesi arrestano i due attivisti dei diritti dell’uomo a Pointe Noire (la “capitale” dell’industria petrolifera locale) con l’accusa di aver stornato i fondi di un’associazione. Il 28 aprile sono rimessi in libertà provvisoria ma il 13 novembre sono di nuovo fermati dalla polizia. Un giudice ha però riconosciuto l’illegalità del fermo di polizia e i due esponenti sono di nuovo liberi.
    Di fronte a questi fatti i Vescovi invitano le autorità “a rispettare le procedure giudiziarie che sono la garanzia di un processo giusto ed equo; ad assicurare in ogni circostanza l’integrità fisica e psichica di Brice Mackosso e di Christian Mounzeo; a prevenire ogni forma di rappresaglia nei loro confronti, individualmente o in associazione con altri difensori dei diritti dell’uomo
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    00 18/12/2006 13:41
    AFRICA/NIGER - L’ottimo raccolto di cereali del 2006 permette al Niger di superare la crisi alimentare. L’Angola intende potenziare il settore agricolo

    Niamey (Agenzia Fides)- Buone notizie sul fronte agricolo in Africa. Il Niger, che era stato colpito da una gravissima crisi alimentare (vedi Fides 21 settembre 2005), ha registrato quest’anno un raccolto record che ha permesso di ottenere un’eccedenza agricola di 457.237 tonnellate. Secondo le autorità locali l’eccellente risultato del 2006 è attribuibile alle abbondanti piogge e alla scarsa incidenza dei parassiti, come le locuste.
    Nel 2005, a fronte di un’eccedenza agricola di 21mila tonnellate di cereali, circa 2 milioni di persone si trovarono ad affrontare una gravissima penuria alimentare a causa delle siccità e delle locuste che avevano colpito diverse zone del Paese, alcune delle quali scarsamente collegate e difficilmente raggiungibili.
    Per soccorrere le popolazioni in difficoltà, il governo, le istituzioni umanitarie internazionali e organizzazioni non governative (tra le quali diverse cattoliche) avevano organizzato la distribuzione di aiuti alimentari sufficienti a sfamare almeno 3 milioni d persone.
    Secondo la rete di prevenzione delle crisi alimentari, quest’anno i Paesi dell’Africa occidentale e del Sahel hanno avuto un buon raccolto, sui 15 milioni di tonnellate di cereali.
    L’autosufficienza alimentare rimane un obiettivo prioritario dei governi africani. L’Angola, che ai tempi della colonizzazione portoghese aveva una fiorente agricoltura, ha deciso di potenziare il settore agricolo che è stato devastato da 27 anni di guerra civile. Vaste aree rurali dell’Angola sono ancora infestate da mine e da altri ordigni inesplosi (Unexploded Ordnance UXO, secondo il gergo tecnico), rendendo impossibile la ripresa della coltivazione di un territorio altrimenti molto fertile.
    Il governo di Luanda ha deciso di stanziare, nel 2007, 163 milioni di dollari per rilanciare la produzione agricola e creare nel settore primario 200mila nuovi posti di lavoro. Attualmente il settore agricolo rappresenta appena l’8,6% del Prodotto Interno Lordo angolano, contro il 57% del settore petrolifero. L’Angola, infatti, è il secondo produttore di petrolio africano e dal 1° gennaio diverrà membro dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC).
    Il nuovo programma governativo per rinvigorire l’agricoltura nazionale deriva anche dal minore raccolto cerealicolo di quest’anno rispetto a quello del 2005: 626mila tonnellate contro 881mila. La causa dello scarso rendimento di quest’anno deriva dalle piogge insufficienti che hanno riguardato 10 province angolane, ma soprattutto dalla mancanza di infrastrutture e dalle presenze di ordigni esplosivi in alcuni dei terreni più fertili del Paese. Finora sono state sminate più di 4mila aree in tutta l’Angola.
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    benimussoo
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    00 20/12/2006 19:01
    AFRICA/KENYA - Importante riconoscimento dell’UNESCO per l’unica radio cattolica del Kenya

    Nairobi (Agenzia Fides)- “È un grande onore per noi e un riconoscimento dell’impegno della nostra emittente per rompere il silenzio sull’AIDS”. Così p.Martin Wanyoike, vicedirettore di radio Waumini, commenta all’Agenzia cattolica CISA, l’importante riconoscimento ottenuto dall’unica radio cattolica del Kenya, per il suo impegno nella lotta contro la diffusione dell’AIDS. Due giornalisti della radio, Esther Kabugi e Anthony Wafula, hanno infatti ricevuto dall’UNESCO (l’ente per la cultura delle Nazioni Unite) il premio Nastro Rosso (Red Ribbon Award for Radio Excellence) durante le celebrazioni per la giornata mondiale dell’AIDS.
    I due giornalisti hanno ottenuto il primo e il secondo premio, prevalendo sugli altri aspiranti provenienti dall’Africa orientale e australe. Il primo premio è di 1.500 dollari, il secondo e il terzo sono rispettivamente di 750 e di 500 dollari.
    Esther Kabugi è stata premiata per aver contribuito a portare a conoscenza dell’opinione pubblica la situazione degli orfani causati dall’AIDS e dei bambini affetti dal virus HIV, mentre Anthony Wafula ha ricevuto il riconoscimento per le sue inchieste sull’incidenza dell’AIDS nel mondo del lavoro. Il lavoro dei due giornalisti si inserisce nel quadro della campagna informativa sul virus HIV e sull’AIDS che Radio Waumini sta conducendo da due anni con la collaborazione dell’ente caritativo cattolico CAFOD.
    Il Red Ribbon Media Award è stato istituito dall’UNESCO nel 2002 per offrire un riconoscimento all’impegno dei mass media nel contrasto alla diffusione della pandemia. Lo scopo è quello di incoraggiare la crescita di giornalisti di alto livello per offrire un’informazione di qualità con un’ottica nel campo sociale.
    Radio Waumini, promossa dalla Conferenza Episcopale del Kenya, trasmette dal 2003 in due lingue, inglese e kiswahili, e il suo segnale è diffuso in un raggio di 150 chilometri dalla capitale Nairob
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    00 07/01/2007 10:41
    AFRICA/SUDAN - Un sms solidale per un nuovo ospedale in Turalei, nel dopoguerra più difficile dell’Africa

    Roma (Agenzia Fides) - In Turalei, nel Sud Sudan, esiste un piccolo dispensario medico gestito tra non poche difficoltà dalle Missionarie di Madre Teresa di Calcutta aiutate dai medici volontari del Comitato Collaborazione Medica (CCM) Ong di Torino (http://www.ccm-italia.org/sudan.php).
    Il dispensario è tuttavia insufficiente per le necessità sanitarie dell'area e per questo motivo l’organizzazione umanitaria ARES onlus e il CCM si stanno occupando rispettivamente della progettazione e della costruzione di un ospedale nella zona, dell'allestimento e della gestione del servizio ospedaliero. Oltre a prevedere la ristrutturazione delle fatiscenti strutture esistenti, il progetto prevede la realizzazione di 1.100 mq di nuovi edifici, dei quali 450 mq sono in fase di ultimazione.
    L’ospedale è il solo in un'area remota e vastissima (l'ospedale funzionante più vicino si trova a 120 Km di distanza) con una popolazione in costante aumento per il ritorno dei profughi fuggiti nelle città durante la guerra civile ventennale e l'arrivo degli sfollati dal vicino Darfur. Il bacino d'utenza previsto per il nuovo è di 400.000 persone.
    Per il completamento dell'ospedale di Turalei, ARES onlus ha ottenuto il numero 48588 di SMS solidali del valore di un euro (che verrà interamente devoluto) attivo dal 15 dicembre 2006 al 15 gennaio 2007.
    La situazione sanitaria del paese è povera ovunque. La scarsità di cure sanitarie colpisce soprattutto i bambini e le donne che costituiscono la parte più vulnerabile della popolazione: il tasso di mortalità infantile sotto i 5 anni nel sud del Sudan è di 250 su mille, ma questa percentuale è notevolmente più alta tra i rifugiati. La mortalità materna è di 1700 casi su 100.000. Le cause di mortalità più frequenti tra i bambini sono malaria, diarrea e infezioni respiratorie.
    Il profilo epidemiologico del Sudan è tipico dei paesi dell'Africa sub-sahariana. Le principali cause di morbilità e mortalità sono malaria, morbillo, diarrea, infezioni respiratorie, tubercolosi, malattie tropicali. Inoltre il Sudan ospita circa l'80% dei casi mondiali del 'Verme di Guinea'. La Leishmaniosi e la malattia del sonno sono endemiche in diverse zone del paese e in passato sono state registrate più di 30 epidemie. La presenza di HIV/AIDS è ancora relativamente bassa ma in costante aumento: il tasso di positività serologica tra la popolazione si aggira intorno all'1-2%, ma i livelli sono molto più elevati (10%) nei cosiddetti gruppi a rischio. Il paese è particolarmente vulnerabile rispetto alle epidemie.
    Un altro tema rilevante è quello della sicurezza alimentare che si è deteriorata soprattutto nel Sudan meridionale: qui la carenza alimentare si è ripresentata nel 2003 con anticipo rispetto agli anni precedenti. In alcune aree la situazione è spesso aggravata dalla siccità che causa la morte del bestiame, unica fonte di sostentamento della popolazione

    «Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
    (P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



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    00 08/01/2007 21:34
    AFRICA/SUDAN - Nella notte di Natale sono iniziate le trasmissioni di Radio Bakhita 91 FM, la Voce della Chiesa, la prima radio della nascente rete di radio cattoliche che coprirà tutte le diocesi sudanesi

    Juba (Agenzia Fides)- La Chiesa cattolica nel Sudan del sud ha una nuova voce: una stazione radiofonica dedicata alla prima Santa del Paese, Josephine Bakhita. La sede di Radio Bakhita, 91 FM è collocata nella capitale della regione autonoma del sud Sudan, Juba. L’emittente ha iniziato le trasmissioni la vigilia di Natale con i canti natalizi ed i messaggi per la Natività dei leader della Chiesa cattolica e di quella anglicana.
    A mezzanotte, è stata trasmessa dalla cattedrale di Santa Teresa, in Kator, la Messa presieduta da Mons. Paulino Lukudo Loro, Arcivescovo di Juba, secondo quanto riferisce l’Agenzia CISA di Nairobi.
    L’arcivescovo Loro ha accolto con entusiasmo l’avvio delle emissioni di Radio Bakhita ed ha ringraziato i Comboniani per “il regalo di Natale alla Chiesa cattolica del sud Sudan”.
    Per il momento Radio Bakhita 91 FM, la Voce della Chiesa, trasmette un programma quotidiano di due ore. Dall’8 febbraio, festività di Santa Josephine Bakhita, inizieranno le trasmissioni regolari con programmi mattutini e serali.
    L’emittente è la “stazione madre” della rete radiofonica cattolica del Sudan. Il segnale copre un’estensione di oltre 30 chilometri da Juba ed ha un pubblico potenziale di più di 500mila ascoltatori. La rete radiofonica cattolica del Sudan è un’opera intrapresa congiuntamente dalle varie realtà Comboniane. La rete è stata fondata per celebrare la canonizzazione di Daniele Comboni ed è stata offerta alla Conferenza Episcopale del Sudan. Quando sarà terminata, la rete avrà otto stazioni radiofoniche, una in ogni diocesi nel Sudan del sud, più le montagne Nuba
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    00 13/01/2007 16:53
    AFRICA/UGANDA - “La verità è la prima vittima della guerra ed è il primo elemento da restaurare per riavere la pace”: la testimonianza di un missionario alla Settimana di preghiera per la pace nel Nord Uganda
    Kampala (Agenzia Fides)- “Ho portato la testimonianza di come sia vero che in ogni guerra la prima vittima è la verità. Anche nel conflitto nel nord Uganda tutti mentono: l’esercito come i ribelli” dice all’Agenzia Fides un missionario che opera nel Nord Uganda dove lunedì 8 gennaio è iniziata una settimana di preghiera per la pace.
    “La pace si costruisce sulla verità e sulla giustizia” afferma il missionario. “Come primo gesto concreto di riconciliazione ognuno deve ammettere le proprie colpe e le proprie responsabilità nello scatenare la violenza. È ora di smettere di dire il falso e attribuire la colpa solo all’altra parte. Esistono responsabilità che sono condivise dall’una e dall’altra parte”.
    “Nella mia riflessione di aiuto alla preghiera - prosegue il missionario - ho invitato a ricordare quali sono i valori delle nostre tribù ma anche quali sono le nostre debolezze che possono favorire la violenza e il non rispetto dell’altro. Ho infine ribadito che nessuno può dichiararsi innocente e dobbiamo smettere di accusarci a vicenda”.
    L’iniziativa della settimana di preghiera è stata avviata nel 2006 dalla Commissione “Giustizia e Pace” e dalla diocesi di Gulu, capoluogo dell’omonima regione settentrionale dell’Uganda, e si inserisce nel quadro delle attività della Giornata Mondiale della Pace, che si celebra il 1°gennaio. All’incontro partecipano anche più di 7mila pellegrini provenienti dal sud Sudan e dalla Repubblica Democratica del Congo. Questi 3 Paesi, dopo anni di guerra civile, stanno cercando di ritrovare la via della pace. “Oltre ai cattolici partecipano numerosi fedeli e leader di altre confessioni cristiane e della comunità islamica” precisa il missionario.
    Il Segretario esecutivo della Commissione “Giustizia e Pace”, Lam Cosmos, ha affermato che “la settimana di preghiera ha un’importanza fondamentale perché dona la speranza a migliaia di persone che vivono nella regione e che, durante gli ultimi 20 anni, sono stati colpiti dalla ribellione armata”.
    La ribellione dell’Esercito di Liberazione del Signore (LRA) è scoppiata nel 1986. Da allora buona parte della popolazione civile del Nord Uganda vive in campi profughi. Particolarmente presi di mira sono i bambini, che vengono rapiti durante i raid dei guerriglieri e costretti ad arruolarsi a forza nelle file del LRA.
    Di recente la guerriglia, che ha basi nel sud Sudan e nel nord della Repubblica Democratica del Congo, ha avviato colloqui di pace con il governo di Kampala, con la mediazione del governo del Sud Sudan (vedi Fides 28 e 30 agosto e 12 settembre 2006).

    «Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
    (P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



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