00 09/08/2006 21:26
Scritto da: M.Tamburino 09/08/2006 16.06
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> Se da un lato la pubblica gogna può diventare un atto
> di potere o strapotere ed anche una pubblica piazza
> nella quale umiliare un soggetto, e quindi cozzare
> contro gli inalienabili ed inviolabili diritti
> umani, dall'altro mi chiedo se accanto a quelli
> individuali esistano dei diritti collettivi o di
> una collettività e se questi siano altrettanto
> inalienabili ed inviolabili.


I fondamentali diritti umani sono i diritti propri DI OGNI ESSERE UMANO, svincolato da una qualunque appartenenza.
L'appartenenza non può privare il singolo essere umano dei suoi diritti fondamentali. Sono d'accordo con la risposta di Giainuso.
Una collettività non è un essere umano, ma è composta da esseri umani con esigenze comuni.
I fondamentali diritti umani non sono applicabili (in senso stretto) agli enti, proprio in quanto non sono persone fisiche, ma persone giuridiche.
Saranno i singoli individui che, associandosi, determineranno le regole associative, TENENDO PRESENTE CHE QUELLE REGOLE NON POTRANNO IN ALCUN MODO STRAVOLGERE IL SENSO E LA PORTATA DEI DIRITTI UMANI FONDAMENTALI IN CAPO AD OGNI SINGOLO.
Questa è la ragione per cui Giainuso giustamente sostiene che i diritti della collettività nn possono in alcun modo prevaricare ed annullare i diritti dei singoli.

I diritti umani fondamentali sono acquisiti dal singolo per nascita.I diritti/doveri delle associazioni derivano da accordi societari e possono valere, come le regole del gioco, solo all'interno delle associazioni.
La loro operatività deve essere rispettosa delle regole dello Stato, regole che, anche per il nostro paese, non possono prescindere da quelle universali dei diritti umani fondamentali.


> Ammesso che esistano (vera e tristemente attuale questa tua osservazione), secondo voi, esiste anche la po
> ssibilità di conciliare i diritti individuali con
> quelli collettivi? Ovvero quali modalità sono effettivamente
> percorribili per salvaguardare gli uni e gli altri?

I diritti collettivi devono essere SEMPRE CONCILIABILI CON QUELLI INDIVIDUALI, MENTRE CHE LE PRETESE COLLETTIVE POSSONO ESSERE SOLO ACCETTATE DA CHI STA A QUELLE REGOLE E LE CONDIVIDE, limitatamente al raggio d'azione di quella collettività. Un cittadino che accetta di fare il prete e di dedicarsi al celibato secondo le regole della sua comunità è libero di farlo, ma se un giorno decidesse di abbandonare, frapporgli un qualunque ostacolo sarebbe una violazione dei suoi diritti fondamentali. E' illegale la comunità che richiede impegni a vita, per la ragione che i diritti umani sono inalienabili per legge. Idem per il credente che aderisce ad un credo e poi decide di abbanonarlo...deve poterlo fare senza interferenza, perchè la collettività non può legalmente avere alcun potere su nessun credente, tantomeno il potere di emarginarlo, ostraccizarlo, come alcuni casi pratici di cui si sta largamente discutendo in questo forum.

Tanti saluti

IL Gabbiano