00 14/04/2007 17:54
Io sono per una prospettiva non dualistica ma duale, dove, se l'anima è la forma del corpo, allora non è l'anima che sta dentro il corpo ma il corpo che sta "dentro", è strutturato dall'anima, come la materia dalla forma. Nego che l'anima sia un epifenomeno del cervello, semmai dico la mente rispetto al cervello è una proprietà emergente, cioè qualcosa in cui il tutto non è spiegabile dalla somma delle parti. Se metti insieme tutti i neuroni, non spieghi il pensiero, perché sai che il pensiero si basi sui neuroni. Penso cioè che quella parte mancante che fa sì che il tutto sia più della somma delle parti sia un principio divino immortale. L'uomo non è un' anima che si serve di un corpo come diceva Agostino seguendo Plotino, l'essere dell'uomo, qualora lo si inquadri nelle categorie della semplice presenza e non si tenti invece un'analisi fenomenologica o heideggeriana(l'essenza dell'esserci è la sua esistenza come aver da essere), l'uomo dicevo, se considerato dal punto di vista del dato, e ammettendo ex ipothesi che questo sia l'approccio giusto, è l’unità che viene dalla strutturazione/formazione che l’anima svolge sul corpo e che costituisce quell’unità sostanziale che noi siamo. Dunque non siamo anime, perché sono io come corpo che mi arrabbio, che amo, ecc.
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)