00 18/07/2007 21:29
Una voce autorevole del Governo dice.....

Dal numero di Luglio-agosto ’07 di Vita&Salute

Come un chiodo
Il Ministro Giovanna Melandri in un’esclusiva intervista per Vita&Salute

Il «Manifesto» per arginare il fenomeno l’anoressia del Ministro per le politiche giovanili.
La moda veicolo di un’immagine distorta del corpo femminile

di Massimo Ilari

Ministro Melandri, che rilevanza hanno i disturbi alimentari fra i giovani?
«La mia attenzione al fenomeno dei disturbi del comportamento alimentare tra i più giovani si è attivata sin dalle prime settimane di vita del nuovo Ministero per le politiche giovanili. I dati segnalano una vera e propria epidemia sociale: 3 milioni di italiani soffrono di un disturbo del comportamento alimentare e 9 su 10 sono donne, con un’età di insorgenza della patologia che generalmente va dai 14 ai 25 anni. L’anoressia è la prima causa di morte psichiatrica nel nostro paese e, secondo i risultati di un’indagine condotta pochi mesi fa dalla Società italiana di pediatria, il 64 per cento delle ragazzine italiane vorrebbe essere più magra e più del 30 per cento si sottopone a una “dieta fai da te”. A questi numeri si sono aggiunte le riflessioni degli specialisti (psichiatri, psicoterapeuti e nutrizionisti) che unanimemente hanno ravvisato nei modelli socioculturali e nell’eccessiva diffusione del “mito della magrezza” uno dei fattori che contribuiscono al diffondersi di queste malattie. Dunque, come Ministro per le politiche giovanili ho pensato che potesse essere utile promuovere un’iniziativa per affiancare il lavoro sul versante sanitario del Ministro della salute, Livia Turco, con azioni sul fronte sociale dei disturbi del comportamento alimentare.
Dopo le mie prime iniziative pubbliche su questo tema sono, poi, arrivate anche le lettere delle ragazze e delle famiglie, insieme alle prime telefonate e visite degli esperti (psichiatri, psicoterapeuti, nutrizionisti) che si sono generosamente messi a disposizione del Ministero per aiutarci a comprendere pienamente le caratteristiche del fenomeno e che ci hanno incoraggiato a intraprendere la nostra iniziativa.
Il libro Come un chiodo racconta questo percorso. Raccoglie le conoscenze che abbiamo acquisito e precisa alcune scelte che abbiamo fatto in Italia, a differenza di altri paesi; scelte che talvolta l’approssimazione mediatica ha frainteso o equivocato. Per esempio, l’aver preferito un Manifesto di autoregolamentazione a una legge e di non aver utilizzato il valore dell’Indice di massa corporea come unico valore discriminante per poter sfilare o non sfilare».
Diverse indagini evidenziano che l’anoressia è molto elevata nella categoria professionale delle modelle e tra le ragazze che prendono parte ai concorsi di bellezza. È vero?
«Direi proprio di sì. E la conferma arriva da una ricerca Edit-Dca del 2005, Gruppo interdisciplinare per lo studio e la terapia dei disturbi alimentari, sul comportamento alimentare. L’indagine è stata condotta su un campione di 42 modelle professioniste, italiane e straniere, e di 47 ragazze partecipanti a concorsi di bellezza, di età compresa tra i 13 e i 35 anni. Lo studio, non ancora pubblicato, ma il Gruppo ci ha fornito ampie anticipazioni, mostra che sul campione totale preso in esame ben il 55 per cento dei soggetti soffre di una magrezza psicologica e che la categoria professionale in oggetto è più esposta di altre all’insorgere di disturbi del comportamento alimentare rispetto al resto della popolazione. Un quadro, questo, certamente preoccupante e che ha reso necessario l’avvio a livello istituzionale e governativo, in vari paesi del mondo, di campagne di sensibilizzazione, prevenzione e con! trasto. È proprio a partire dalla drammaticità del fenomeno che parte la sfida che abbiamo voluto lanciare con il gesto simbolico e concreto del Manifesto nazionale di autoregolamentazione della moda italiana contro l’anoressia».
È un j’accuse al mondo della moda?
«Assolutamente no, e questo finalmente gli operatori l’hanno capito. Sono convinta che le istituzioni abbiano dato un primissimo segnale di impegno sul fronte del contrasto all’anoressia e alla bulimia, malattie spesso avvolte da un velo di vergogna, di silenzio. Sono convinta anche che sia arrivato un bel segnale di disponibilità e responsabilità sociale da parte delle imprese del mondo della moda, protagoniste del sistema economico nazionale e internazionale. Insieme alle due principali istituzioni della moda nazionale, Camera Nazionale della Moda italiana e Alta Roma, siamo riusciti ad attivare un’inedita sensibilità popolare impostata sulla necessità di contrastare i modelli culturali della magrezza estrema, diversificando i modelli della bellezza per suggerire alle donne un rapporto più sano e più libero con l’idea della propria immagine corporea. Siamo pienamente consapevoli di aver f! atto solo una “piccola cosa”, di aver provato ad agire solo su uno dei fattori (quello socioculturale) che contribuiscono alla diffusione di anoressia e bulimia. Sappiamo bene che per prevenire e curare queste malattie, è indispensabile per esempio moltiplicare i centri pubblici e convenzionati di cura, senza dimenticare la grande sfida educativa che coinvolge anche la scuola e la famiglia. Strade che abbiamo intenzione di percorrere insieme al Ministero della salute e della pubblica istruzione per un’azione ad ampio raggio e di lungo termine».

Come riconoscerla
- L'anoressia, detta anche anoressia nervosa (AN), è un disturbo del comportamento alimentare dalle origini molto antiche. La prima descrizione clinica dell'anoressia nervosa risale infatti al 1689, quando viene pubblicato a opera del medico britannico Richard Morton il primo resoconto di due pazienti (un maschio di 16 anni e una femmina di 1[SM=g27989] che rifiutavano di alimentarsi in assenza di cause organiche di malattia.
- Magrezza estrema, non costituzionale, rifiuto di mantenere il peso al di sopra di una soglia minima di peso ritenuta normale (il peso del soggetto deve essere sotto l'85 per cento del peso previsto in base all'età e all’altezza e/o all'indice di massa corporea inferiore a 17,5).
- È presente il rifiuto di mantenere il proprio peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l’età e la statura. Un esempio? Perdita di peso che porta a mantenere il valore al di sotto dell’85 per cento rispetto a quanto previsto. E anora, incapacità di raggiungere il peso previsto durante il periodo della crescita in altezza: il peso resta sempre al di sotto dell’85 per cento rispetto a quanto previsto.
- Terrore di acquistare peso o di diventare grassi, anche se si è sottopeso.
- Alterazione del modo in cui si vive il proprio peso o la forma del corpo sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravità della condizione di sottopeso che si vive in quel momento.
- Spesso non è facile accorgersene, i soggetti affetti da anoressia nervosa sono bugiardi con se stessi e con gli altri e fanno di tutto per nascondere la loro malattia.
- Nelle donne dopo il menarca, menorrea, cioè assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi. La donna è ritenuta amenorroica se i suoi cicli si manifestano solo a seguito di somministrazione di ormoni, per esempio estrogeni.
- Vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi.
- Non è indispensabile presentare tutti i parametri elencati, in alcuni casi ne basta anche uno solo per diagnosticare la patologia.