Più di uno scrittore di fantascienza in passato, si divertì ad ipotizzare creature cosmiche "figlie dei primordi" al di là di ogni comprensione umana... fra le tante mi colpì in particolare un'idea, quella che alcune stelle giganti potessero essere vive e perfino intelligenti, con i loro sofisticati cicli di fusione dell'idrogeno alla stregua del metabolismo di una vera creatura vivente.
E' solo un esempio, seppur estremo, per immaginare che un giorno si possa incontrare degli esseri infinitamente più longevi, più "potenti" e più saggi di noi.
Le conseguenze sulla scienza, sulla filosofia, sull'arte, su tutto il pensiero umano sarebbero incalcolabili... ma quelle sulla fede? Scarse. Una creatura come questa, al pari di tutti i figli dell'Universo, sottostarebbe alle leggi della fisica, anche se chissà, magari le concepirebbe in un modo tanto profondo da essere al di fuori della nostra portata.
Del resto qualsiasi entità tanto potente da convertire la materia e l'energia con il proprio respiro, dubito che si interesserebbe a dei microbi come noi, ammesso che comprendesse la nostra esistenza e la ritenesse degna di attenzione.
Sono le stesse stelle che ci hanno creato, espellendo i propri rifiuti pesanti nello spazio; ed è una di esse che ci sostenta ogni giorno della nostra vita, sorgendo per noi e rendendo possibile ai parassiti chiamati "piante" di rubare qualche fotone per sintetizzare zuccheri, e ai parassiti chiamati "animali" di mangiare le piante per derubarle del tesoro che hanno prodotto...
Ma dal punto di vista di una razza stellare, la Terra sarebbe soltanto una pallina di sterco spaziale: un residuo pesante di carbonio, silicio e ferro inutilizzabile ai fini di ricavarne un po' di calore atomico.
Un semidio-stella non farebbe per me più di quanto non farebbe per me un dio-trinità da sacre scritture. Anche se il primo, essendo tangibile, mi risulterebbe senza dubbio molto più affascinante.
[Modificato da Rainboy 11/10/2007 19:28]