Mercoledì 30 gennaio 2008
LO STERMINIO DEI TESTIMONI DI GEOVA
Il Giorno della Memoria e i “triangoli viola”
di DANIELE MUCCIO*
“Quando i nazisti sono venuti a prelevare i comunisti, non ho detto niente, non ero comunista.
Quando i nazisti sono venuti a prelevare i socialisti, non ho detto niente, non ero socialista.
Quando i nazisti sono venuti a prelevare i sindacalisti, non ho detto niente, non ero sindacalista.
Quando i nazisti sono venuti a prelevare gli ebrei, non ho detto niente, non ero ebreo.
Poi sono venuti a prelevare me, ma non rimaneva più nessuno per dire qualcosa”.
Così scrive Martin Niemoller, sopravvissuto a un campo di concentramento nazista.
Gli eventi che si verificarono in Germania e nei Paesi vicini negli anni 1933-45 sono fra i più studiati ma forse fra i meno compresi della storia. E’ quasi impossibile capire quale terrore Adolf Hitler ed i nazisti seminarono fra le popolazioni europee. In quello che viene definito l’Olocausto, milioni di ebrei vennero sistematicamente perseguitati e assassinati dal regime di Hitler. In totale furono uccisi sei milioni di ebrei e cinque milioni di altri.
La cosiddetta "burocrazia dello sterminio nazista” ha tentato di annullare l’esistenza di milioni di individui nei 13 anni forse più tragici della storia europea contemporanea. Lo ha fatto letteralmente provocandone la morte fisica, ma di tutti gli internati si è tentato comunque di annullare l’individualità e la dignità. Bambini e adulti hanno sofferto pene indicibili. La burocrazia dello sterminio non aveva a che fare tanto con esseri umani, quanto con categorie. E queste nei campi si distinguevano per i triangoli e le stelle di vari colori.
Il periodo nazista suscita pesanti interrogativi sulla natura morale dell’uomo. Anche se alcuni preferirebbero archiviare o addirittura riscrivere questo capitolo spaventoso della storia, tutti dovremmo interrogarci sulle radici di simili eventi.
Oggi, mentre in molti Paesi cresce l’ostilità verso il “diverso”, l’immigrato o verso uno specifico gruppo etnico e un gran numero di rifugiati mette alla prova le risorse dei Paesi più ricchi, tutti noi dovremmo imparare a vedere oltre i confini della propria identità e ad essere più tolleranti verso il prossimo.
Ognuno di noi adulto o giovane che sia potrebbe trovarsi prima o poi di fronte a dilemmi come questi: Quando è giusto seguire gli altri e quando invece è giusto difendere le proprie convinzioni? E’ possibile rispettare le proprie convinzioni di fronte a gravi minacce? La coscienza e lo spirito umanitario vanno mai anteposti alle leggi nazionali? In questo contesto può essere istruttivo riflettere sulla straordinaria resistenza di coloro che durante il regime nazista vennero identificati come i “triangolo viola”.
Nel 1933 i testimoni di Geova erano un piccolo, pacifico gruppo di cristiani che in Europa e in Italia si stava sviluppando rapidamente e in Germania contava circa 25.000 membri. Quando i nazisti andarono al potere, i testimoni di Geova vennero quasi subito presi di mira come nemici dello Stato. Migliaia di loro soffrirono nelle prigioni e nei campi di internamento nazisti.
Prima della guerra, dal cinque al dieci per cento circa dei detenuti nei campi di concentramento erano testimoni di Geova. Vi erano testimoni di Geova in quasi tutte le prigioni all’esterno dei campi. Complessivamente, oltre 6.000 testimoni di Geova tedeschi e di altri Paesi europei, inclusi alcuni italiani, furono internati nelle prigioni e nei campi di concentramento nazisti.
Più di 2.000 persero la vita, un piccolo numero in paragone con gli 11 milioni di vittime del regime nazista. Secondo statistiche recenti, circa 250 testimoni di Geova furono condannati a morte, principalmente per obiezione di coscienza.
Comunque, i testimoni di Geova furono l’unico gruppo religioso che assunse una posizione coerente e organizzata di opposizione al regime nazista come obiettori di coscienza e continuarono a diffondere i valori cristiani. Nei campi di concentramento i testimoni di Geova erano l’unico gruppo religioso che costituiva una categoria di internati a sé stante. Per questo, a partire dal 1937 gli appartenenti al gruppo furono contrassegnati da un triangolo viola.
L’aspetto più peculiare della loro reclusione era che ogni Testimone avrebbe potuto essere rilasciato dalla prigione o dal campo se solo avesse firmato una ’Dichiarazione’ di abiura. Pochissimi la firmarono. Date le continue pressioni a cui era sottoposto, giorno dopo giorno il singolo Testimone si trovava a dover prendere delle decisioni personali. Perfino i bambini dovevano fare scelte difficili, essendo sottoposti a pressioni perché entrassero nella Gioventù hitleriana, facessero il saluto nazista e accettassero l’indottrinamento del partito.
I testimoni di Geova non erano degli eroi né aspiravano al martirio. Non agivano per motivi politici né cercavano di rovesciare il regime. Volevano semplicemente rispettare le proprie convinzioni cristiane, ma hanno scritto pagine di storia di una straordinaria resistenza.
Sono passati più di 50 anni dalla liberazione dai campi di concentramento. Non è mai troppo tardi per ricordare uomini e donne che, per ragioni religiose, erano entrati in quel mondo terrificante fin dal suo inizio. Molti di loro persero tanto: averi, salute, ma soprattutto familiari, amici o la loro stessa vita. Come tanti altri, però, seppero conservare una propria dignità in mezzo a quegli orrori. E, soprattutto, non persero ciò a cui forse tenevano di più: la propria fede religiosa, per la quale tanto erano stati disposti a soffrire.
*Testimoni di Geova
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Fonte: "Libertà" di Piacenza, edizione cartacea del 30 gennaio 2008, pg 37.
Per Rasima:
Ok.Buona vacanza!!!
ciao
bds
[Modificato da ballodasola 01/02/2008 22:28]