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Chiesa Cattolica e libertà di culto...

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    00 29/08/2006 19:44

    Chi è credente è consapevole che la sua stessa vita la deve al suo Creatore. Avendo tutto ricevuto tutto gli deve.

    Per cui non è sui suoi personali diritti ma sui doveri verso il Creatore ad essere incentrata l'umana esistenza.



    Perfetto! Ma allora perché richiedere il riconoscimento dallo Stato laico che invece incentra i suoi principi sui diritti fondamentali degli esseri umani? Nessuno obbliga il credente a farlo!


    L'uomo non si è autocreato e non ha alcuna prerogativa di autostabilirsi i limiti dove i diritti prevalgano sui doveri e in particolare sul dovere di osservare i precetti divini.



    Parole Sante! Ma visto che, mancando il telefono rosso col Creatore, il credente interpreta le scritture secondo il suo personale punto di vista, i precetti divini in realtà non sono divini ma UMANI e RELATIVIZZABILI. Perciò in tal caso come regolare contrasti di credo fra credenti che credono in modo diverso?


    Chi non crede in questi principi e crede in principi diversi
    non può imporli al credente.



    Non hai capito il problema. Qui non è in discussione la facoltà del credente di credere come desidera, ma il suo riconoscimento giuridico di fronte allo Stato. Essendo che Gesù ha detto di non mischiarsi con la politica, perché allora le religioni organizzate desiderano a tutti i costi il riconoscimento da una legge che è diversa dalla legge di Dio?


    Pertanto la società laica ed avulsa dai principi di fede non può imporre i suoi punti di vista ai credenti che osservano la superiore legge di Dio.



    Nessuno impone niente! Si parla di riconoscimenti e diritti garantiti costituzionalmente e implicanti determinate regole e principi laici.


    In ogni caso la Costituzione tutela il credo religioso sia del cattolicesimo, che da' le sue radici alla cultura europea, sia di tutte le altre fedi di origine cristiana e non cristiana.

    Ogni laica interferenza nel trascendente è anche costituzionalmente illeggittima.



    Peccato che non è quello che è stato fatto dal governo laico. Lo Stato non interferisce con il credo religioso ma decide solamente a chi concedere il riconoscimento o no. La religione in questione è in linea coi principi costituzionali relativi ai diritti fondamentali degli esseri umani? Bene, riconoscimento concesso! Non lo è perché il suo credo è diverso da tali principi? Allora niente riconoscimento.
    Questa cosa non dovrebbe dar fastidio ai credenti, in quanto la sua fede in Dio non centra con ciò che lo Stato riconosce ma con il suo seguire i precetti derivanti dalla sua ortodossia. Anzi, non ottenere il riconoscimento dovrebbe far piacere al credente, poiché così non si mischia con la politica seguendo un principio ben esposto dallo stesso figlio di Dio!
    La verità non è qualcosa di statico ma è basata su una conoscenza progressiva, in grado di mettere in discussione anche i precedenti concetti raggiunti usando il modello del metodo scientifico
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    spirito!libero
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    00 29/08/2006 19:53
    “L'uomo non si è autocreato e non ha alcuna prerogativa di autostabilirsi i limiti dove i diritti prevalgano sui doveri e in particolare sul dovere di osservare i precetti divini”

    Bene allora aboliamo i diritti civili degli individui in toto. Io che non sono credente dunque, domani posso venire a casa tua e portarmi via tutto, mi dai l’indirizzo ?

    Non vi è alcun nesso logico tra il fatto che l’uomo non si e' autocreato(?) e il fatto che non ha la prerogativa di stabilire i propri stessi diritti e doveri. Secondo te solo chi si autocrea (?) può decidere per se stesso ?

    “Chi non crede in questi principi e crede in principi diversi non può imporli al credente”

    La società, caro Flash, esiste principalmente in tre sistemi: dittatura, anarchia, democrazia. Scarterei le prime due, sei d’accordo ? Quindi in democrazia il consenso dei più è ciò che stabilisce quali siano le regole di civile convivenza. Tra queste regole, vi è anche il rispetto per le minoranze democratiche e per le credenze religiose. Ma i riti e le usanze di queste ultime, sono e devono essere SOTTOMESSE alle leggi laiche condivise, nel senso che in caso di conflitto tra legge della società (stato) e leggi religiose, queste ultime devono essere abbandonate.

    “Pertanto la società laica ed avulsa dai principi di fede non può imporre i suoi punti di vista ai credenti che osservano la superiore legge di Dio”

    E secondo quale principio tu sostieni questo ? E’ esattamente il contrario, poiché le leggi degli stati democratici si fondano su principi condivisi dai più, mentre le leggi religiose sono per loro natura condivise solo dai credenti di quella specifica fede.

    “In ogni caso la Costituzione tutela il credo religioso sia del cattolicesimo, che da' le sue radici alla cultura europea, sia di tutte le altre fedi di origine cristiana e non cristiana”

    Anche questo è un diritto che viene sancito dall’uomo civile, laico e democratico e non deriva di certo da alcun comandamento religioso, bensì dal pensiero di uomini “illuminati” che hanno tracciato la strada che fortunatamente oggi la società cerca di seguire, la via della laicità nel rispetto delle singole religioni.

    “Ogni laica interferenza nel trascendente è anche costituzionalmente illegittima”

    Sempre che il “trascendente” non entri in conflitto con la società laica. La differenza tra la società laica e quella religiosa è che alla prima appartengono TUTTI, credenti compresi, mentre alla seconda appartengono solo i fedeli del medesimo culto.

    Saluti
    Andrea

    [Modificato da spirito!libero 29/08/2006 19.57]

  • il.gabbiano
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    00 29/08/2006 23:06
    I diritti umani fondamentali.



    "Acquistiamo il diritto di criticare severamente una persona solo quando siamo riusciti a convincerla del nostro affetto e della lealtà del nostro giudizio, e quando siamo sicuri di non rimanere assolutamente irritati se il nostro giudizio non viene accettato o rispettato. In altre parole, per poter criticare, si dovrebbe avere un'amorevole capacità, una chiara intuizione e un'assoluta tolleranza ...
    Dato che non penseremo mai nello stesso modo e vedremo la verità per frammenti e da diversi angoli di visuale, la regola della nostra condotta è la tolleranza reciproca. La coscienza non è la stessa per tutti. Quindi, mentre essa rappresenta una buona guida per la condotta individuale, I'imposizione di questa condotta a tutti sarebbe un'insopportaibile interferenza nella libertà di coscienza di ognuno" (Mohandas Karamchand Gandhi)


    "La tolleranza dovrebbe essere una fase di passaggio. Dovrebbe portare al rispetto. Tollerare è offendere" (Wolfgang Goethe)

    Dai vangeli:
    "...se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero."

    "...conoscerete la verità e la verità vi farà liberi."

    "...Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù." (CEI-il grassetto è mio)
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    spirito!libero
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    00 29/08/2006 23:41
    Quando a suo tempo dibattemmo sull’opportunità di escludere un docente dall’università cattolica perché esprimeva idee e concetti, oltre che di fede, anche laici, mi fu replicato che in una istituzione di proprietà cattolica, dove si è pagati per divulgare le idee cattoliche è giusto essere licenziati se non si adempie a questo incarico. La questione è da analizzare alla base, ovvero può una istituzione che offre un servizio pubblico pretendere tutto ciò ? Ossia un insegnamento "guidato" e a senso unico ?
    Ecco la risposto di Bertolini sulla questione prendendo spunto proprio dal caso Vallauri, buona lettura.

    Fonte:
    lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/990500c.htm


    Una questione di libertà
    Mi sembra ovvio che qualsiasi opinione sull'infallibilità del papa o sull'inferno riguardi unicamente il popolo dei credenti; come d'altra credo legittimo che qualsiasi associazione volontaria (nel caso la Chiesa Cattolica), nel rispetto dei diritti di libertà e dignità riconosciuti a ciascun cittadino, possa assumere sanzioni interne nei confronti di chi esprime opinioni contrastanti rispetto ai propri statuti e regolamenti. Il caso Lombardi Vallauri rientra in questa fattispecie? La risposta dipende dal quesito se l'università cattolica è una istituzione pubblica o privata? Se si assume un punto di vista che invece di guardare agli assetti proprietari, intenda riflettere sulla funzione, non credo possano sussistere molti dubbi che l'università cattolica e istituzioni similari (quale che sia la loro ascendenza ideologica), svolgano una funzione pubblica.
    L'Università cattolica non ha solo il compito di formare dei buoni credenti e di sviluppare la ricerca scientifica all'interno delle tematiche religiose, ma è anche, e forse ancora di più, parte del sistema formativo pubblico; infatti i titoli di studio che rilascia non sono solo attestazioni di una frequenza più o meno profittevole, ma hanno un valore ben preciso (e non direttamente legato all'aspetto religioso), tale e quale quello di qualsiasi altra istituzione pubblica. Ora credo che sia unanime il riconoscimento che il sistema formativo pubblico debba garantire il pluralismo culturale. Tuttavia, ad evitare equivoci, è necessario chiarire che esiste una differenza fondamentale fra pluralismo delle istituzioni e pluralismo nelle istituzioni. E' diverso infatti intendere il pluralismo a) come libertà delle singole istituzioni di organizzarsi ciascuna secondo il proprio orientamento ideologico (non necessariamente di tipo religioso) o b) che all'interno delle singole istituzioni, "laicamente" orientate, tutti gli orientamenti, ideologici o confessionali, possano coesistere. In un certo senso è la stessa differenza che sussiste tra libertà positiva e libertà negativa; come la libertà negativa non pregiudica affatto l'esercizio della libertà positiva (ma non c'è simmetria) cosi l'adozione dell'opzione b) non impedisce affatto che organizzazioni cattoliche, mussulmane, marxiste, massoniche ecc. organizzino strutture formative, o di altro tipo (ovviamente nel rispetto della legislazione) secondo il proprio orientamento culturale. Uunica limitazione è che a queste strutture non può essere riconosciuto di svolgere una funzione pubblica. Ammettere il contrario, significherebbe un ritorno al prìncipio cuius rex eius religio, cosa che a molti - almeno a leggere le cronache politiche a molti non dispiacerebbe.
    Uargomento prìncipale dei fautori di una parità ad usum delphini è che la conoscenza impartita dall'istituzione scolastica può essere neutrale rispetto all'ideologia e alle credenze del gestore dell'istituzione, salvo poì ribadire il diritto dei genitori ad educare i propri fìgli secondo i propri principi (e di nuovo con il principio cuius ecc.). Ora, anche se con qualche difficoltà è possibile ipotizzare un complesso di discipline in cui le conoscenze standard non siano condizionate da particolari principi o religiosi o sociali o politici, non è invece possibile astrarre dalle condizioni al contorno in cui avviene l'attività didattica, ossia quell'insieme di comportamenti a cui debbono conformarsi sia i discenti che i docenti. Se scopo dell'istruzione pubblica, indipendentemente dalla titolarità dell'istituzione, è, come credo, quella di formare prima di tutto dei cittadini, che sceglieranno poi di essere dei buoni cattolici o dei buoni mussulmani o nessuna di queste e altre credenze allora non è concepibile istituzioni che pretendano di svolgere una funzione pubblica e contestualmente esigano che al proprio interno sia obbligatorio l'uso del chador o la frequentazione quotidiana della messa o più semplicemente l'adesione ad una qualsiasi forma di pensiero unico.
    Rimane un'osservazione che non è possibile trascurare: non esiste una istituzione che sia completamente neutrale rispetto a qualsiasi principio; se non altro il principio di essere neutrale rispetto a qualsiasi principio. Ma esiste una sostanziale differenza fra una concezione ideale che ammette e propugna il pluralismo ed una concezione che afferma in modo esplicito una visione monoculturale.
    Per finire, credo che il caso Vallauri meriti una ulteriore valutazione, quasi di tipo sociologico; da un po' di tempo l'autorità ecclesiastica cerca di accreditarsi come magistero morale rivolto non ai soli credenti, ma come espressione di una concezione etica universale. Ci si potrebbe chiedere come mai, nonostante episodi come quello dì cui è stato vittima il professar Vallauri, questo accreditamento possa avere una discreta apertura nel cosiddetto mondo "laico". L'etica laica e quella di ispirazione religiosa hanno scopi radicalmente dìversi: la prima ha lo scopo di definire norme che rendano possibile la convivenza civile, mentre l'altra vuole realizzare un uomo che sia buono secondo le norme della morale cattolica. Anche questa è una differenza significativa perché quest'ultimo obiettivo può contrastare con la libertà lasciata da chi persegue il primo.

    Di Vittorio Bertolini


    A conclusione di ciò pare evidente che le pretese dei “dirigenti” dell’università cattolica contrastino con l’interesse comune e dello stato, poiché l’istituzione rilascia titoli identici a quelli rilasciati da strutture di proprietà pubblica, non garantendo però la medesima pluralità di insegnamento.

    Saluti
    Andrea
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    00 30/08/2006 00:13
    Questa argomentazione fu tirata fuori anche per il caso Severino, e già allora dissi che faceva acqua. L’autore sembra ipotizzare che per avere una buona formazione occorra per forza sentir parlare male della Chiesa, e che per essere istruiti occorra avere due professori atei e due cattolici.
    Quando i professori si fanno assumere firmano un preciso contratto in cui dicono a che condizioni sono assunti, e non c’è un deficit di informazione solo perché non si sente la propaganda anticlericale, ciò è dimostrato dal fatto che agli esami (quando c’erano le commissioni esterne che spero tornino presto) gli studenti di scuole cattoliche andavano in media come gli altri se non meglio. Quell’articolo parte dalla premessa che per avere una buona formazione si debba avere il pluralismo. Un concetto interessante, anche perché io fino al liceo non ho mai avuto un solo professore credente eppure non credo che mi abbiano tirato su meglio o peggio di come avrebbero fatto in una istituzione cattolica, per la banale ragione che affinché un corso prepari a svolgere il lavoro per cui si studia non ha rilevanza la fede del docente ma se rispetta o meno il programma ministeriale. Non si capisce poi perché ce l’abbia con le scuole che vogliono che i ragazzi vadano a messa o le ragazze abbiano lo chador, il punto è se rispettino il programma ministeriale non se facciano qualcosa in più. Non esiste qualcosa insegnato dalla Chiesa che possa impedire di essere ottimi cittadini o essere delle vette d’eccellenza in tutti i campi, sia delle scienze sia del ramo umanistico. Se mi dicessero cioè che qualcuno si laureerà ad un università protestante dove ai corsi di biologia si insegna il creazionismo allora sì anche avrei delle perplessità che poi costui possa insegnare a mio figlio, ma conoscete forse qualcosa dell’insegnamento cattolico che impedisca di essere ai vertici della scienza in qualunque campo?

    Ad maiora
    ---------------------
    Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
    Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
    Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
    (Κ. Καβάφης)
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    spirito!libero
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    00 30/08/2006 00:34
    "ma conoscete forse qualcosa dell’insegnamento cattolico che impedisca di essere ai vertici della scienza in qualunque campo?"

    Si, in filosofia del diritto. Proprio la motivazione principale che ha fatto espellere Vallauri.

    Egli si è limitato ad osservare, e non poteva fare altrimenti essendo un docente di filosofia del diritto, che, cito testualmente da una intervista al professore: "il peccato originale è contrario al principio della responsabilità personale, cioè a un principio cardine del diritto; e che una pena eterna è, da un lato, sproporzionata a qualunque delitto uno possa avere compiuto e, dall'altro, inadatta alla rieducazione del condannato, due caratteristiche che la rendono giuridicamente inammissibile"

    Ora uno studente che venga privato di tali paragoni anche sulla dottrina cattolica, è senz'altro meno preparato di uno studente che invece riceva anche questi insegnamenti.

    Ma questo è solo un esempio ed è illuminante sul comportamento di censura attuato all'interno degli atenei, quando i principi delle materie insegnate, confrontati con la dottrina cattolica, ne evidenziano le contraddizioni. Come si può dichiarare che gli insegnamenti di un sistema ideologicamente "controllato" siano uguali a quelli di un sistema ideologicamente libero ?


    saluti
    Andrea

    [Modificato da spirito!libero 30/08/2006 0.35]

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    00 30/08/2006 02:36
    Lo stato laico non ha concesso proprio nulla e non concede proprio nulla di più di quando non deve doverosamente prendere atto.

    L'assemblea costituente era a maggioranza cattolica e rappresentava un popolo che in maggioranza era credente.

    La Democrazia Cristiana, il partito cattolico, era eletta al
    governo del paese dalla maggioranza dei cittadini.

    E anche adesso che la DC si è sciolta lamaggioranza dei voti si distribuisce in un arco di partiti che da AN fino alla Margherita si riconosce nei valori della religione cattolica.

    In democrazia il consenso dei più è ciò che stabilisce le regole? Benissimo, è ciò che è successo. E in una società che prevalentemente è composta da credenti sono le leggi religiose che devono prevalere su quelle dell'homo laicus.

    La religione non mendica alcun riconoscimento, semmai sono i politici che hanno bisogno della legittimazione della Chiesa e del suo Capo perchè diversamente non sarebbero accreditati agli occhi della maggioranza credente.

    Il Capo dello Stato, benchè di estrazione laica, dopo essere eletto è stato lui a rendere omaggio al Pontefice e non il contrario.

    Lo stato italiano si fonda sui valori cristiani accettati dallamaggioranza dei cittadini e non su quelli della agnostica laicità di una minoranza ed è a questa che è richiesto il dovuto riconoscimento. Le leggi e la Costituzione devono rispecchiare questo dato di fatto.

    Saluti cordiali.



    [Modificato da (flash) 30/08/2006 2.40]

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    spirito!libero
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    00 30/08/2006 09:16
    “Lo stato laico non ha concesso proprio nulla e non concede proprio nulla di più di quando non deve doverosamente prendere atto. “

    O ma davvero ? Vallo a spiegare a chi abita negli stati totalitari specie comunisti.

    “popolo che in maggioranza era credente”

    Appunto era.

    “La Democrazia Cristiana, il partito cattolico, era eletta al
    governo del paese dalla maggioranza dei cittadini”

    Questo cosa c’entra con la laicità odierna dello stato ? Se poi la vuoi mettere in politica, che comunque non c’entra nulla con il mio discorso che era incentrato sui "principi” dello stato, oggi i partiti di ispirazione cattolica sono in minoranza non solo in Italia, ma soprattutto in Europa. Un esempio emblematico è stato il rifiuto da parte degli organi europei di accetare Buttiglione quale candidato italiano (non ricordo per quale carica), poiché quet’ultimo era, a parer loro, troppo influenzato dalla CCR.

    “In democrazia il consenso dei più è ciò che stabilisce le regole? Benissimo, è ciò che è successo. E in una società che prevalentemente è composta da credenti sono le leggi religiose che devono prevalere su quelle dell'homo laicus”

    Per te i battezzati sono credenti ? Fai parte di quella scihera di persone che leggendo che ci sono un miliardo di cattolici crede che tutti siano realmetne credenti ? Non vorrei disilluderti ma di cattolici veri sia in Italia che nel mondo ce ne sono molti meno rispetto ai battezzati. In Italia, che ti piaccio o meno, siamo in uno stato LAICO e non in una teocrazia, rassegnati o cambia paese.

    “La religione non mendica alcun riconoscimento, semmai sono i politici che hanno bisogno della legittimazione della Chiesa e del suo Capo perchè diversamente non sarebbero accreditati agli occhi della maggioranza credente”

    Questa è davvero bella. Adesso è lo stato che deve essere riconosciuto dalla Chiesa e non viceversa. Ti sei perso qualche secolo di storia ?

    “Il Capo dello Stato, benchè di estrazione laica, dopo essere eletto è stato lui a rendere omaggio al Pontefice e non il contrario.”

    Questa si chiama politica estera.

    “Lo stato italiano si fonda sui valori cristiani[..]Le leggi e la Costituzione devono rispecchiare questo dato di fatto.


    No, una lettura alla costituzione ti aiuterebbe. Anzi ti riporto gli articoli del fondamento della Repubblica democratica italiana:

    Art. 1.
    L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
    La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

    Art. 2.
    La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
    Art. 3.
    Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
    Art. 7.
    Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.

    Comunque, in parte hai ragione, erchè le ingerenze del vaticano nella politica italiana ci sono ancora e sono dure a morire purtroppo. Ma sono fiducioso che prima o poi questa situazione anomala, tutta italiana, verrà sistemata, almeno lo spero.

    Saluti
    Andrea

    [Modificato da spirito!libero 30/08/2006 9.19]

    [Modificato da spirito!libero 30/08/2006 9.27]

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    00 30/08/2006 11:08
    Hai volutamente eluso e saltato uno dei passaggi del mio intervento:


    E anche adesso che la DC si è sciolta lamaggioranza dei voti si distribuisce in un arco di partiti che da AN fino alla Margherita si riconosce nei valori della religione cattolica.



    Pertanto il mio era ( che si riferiva al momento della stesura della Costituzione ) e che tu hai rimarcato, si buon ben dire
    che rispecchia anche la situazione attuale così come è.

    Non vedo poi cosa c'entrino mgli stati totalitari come quelli comunisti. Io mi riferisco allo stato italiano e alla legislazione italiana.

    Anche il riferimento a Buttiglione non c'entra con il mio intervento. Il nome di questo parlamentare proposto dal governo italiano, rispecchia i sentimenti politici e religiosi della maggioranza degli italiani.

    Noi siamo uno stato sovrano e non siamo succubi di altri stati europei acattolici o addirittura scristianizzati.

    E non possono certo imporci le loro legislazioni in materia religiosa, la nostra legislazione deve corrispondere alla sensibilità e ai sentimenti religiosi della maggioranza dei cittadini italiani e non di quella dei danesi, degli svedesi o dei norvegesi.

    Tanti cordiali saluti.

    [Modificato da (flash) 30/08/2006 11.10]

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    spirito!libero
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    00 30/08/2006 11:44
    "E non possono certo imporci le loro legislazioni in materia religiosa, la nostra legislazione deve corrispondere alla sensibilità e ai sentimenti religiosi della maggioranza dei cittadini italiani e non di quella dei danesi, degli svedesi o dei norvegesi"

    La maggioranza dei cittadini ha deciso che lo stato sia LAICO. Quindi tu puoi credere ciò che vuoi, ma lo stato è laico e lo ribadiscono tutti gli esponenti policiti, cattolici e non cattolici. Inoltre tutti sostengono che la Chiesa non deve influenzare le scelte politiche e che le leggi dello stato vengono PRIMA dei precetti religiosi, o mi vuoi dire che in Italia i precetti religiosi sono superiori giuridicamente alle leggi dello stato ?

    Ti chiedo inoltre, se un domani ci fosse una maggioranza islamica, lo stato dovrebbe inserire nel proprio ordinamento la Sharia ?

    Scusa se te lo dico, ma il tuo atteggiamento mi sembra molto simile a quello degli islamici che chiedono ai propri governanti di istituire la Sharia.


    saluti
    Andrea

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