00 10/07/2010 10:57
Re:
momi76., 09/07/2010 18.00:

Buogiorno avrei bisogno di un chiarimento:
sono separata e attualmente impegnata da qualche anno (non convivo) mi è stato chiesto di leggere la preghiera dei fedeli ad un matrimonio ora siccome so che i separati non possono leggere le letture mi domandavo se fosse la stessa cosa per la preghiera dei fedeli...anche se mi sembrerebbe strano non fosse consentivo in quanto la preghiera dei fedeli comunque contiene preghiere fatte al Signore e non mi risulta che sia impedito ai separati di pregare per loro e per qualcun altro.
Qualcuno mi sa dare qualche delucidazione,
Saluti
Monica



Ciao Monica , e benvenuta in questo forum .. ci sono esperti più di me percui lascio a loro le risposte , la cosa che posso dire è che se non sei in un luogo di culto puoi fare le preghiere che meglio ritieni di fare , all'interno di una Chiesa la cosa si complica



Domenica scorsa a San Giovanni Bosco L’Arcivescovo ha incontrato i separati, i divorziati e risposati della diocesi. (da pag.: “Bologna sette” di Avvenire del 29 aprile)

Il grande abbraccio

“La Chiesa non vi considera degli scomunicati. Nessuno di voi è fuori dalla comunione ecclesiale. Ciascuno di voi partecipa alla comunione delle cose sante”

“La Chiesa desidera tenervi tra le sue braccia per evitare che l’abbandoniate e che vi sentiate abbandonati”. Con queste parole l’Arcivescovo ha concluso domenica scorsa il suo incontro con i separati, divorziati e risposati della diocesi. Un incontro che il Cardinale ha fortemente voluto e che si è svolto, lontano dalle telecamere e dai taccuini, nella parrocchia di San Giovanni Bosco. L’appuntamento inizia in Chiesa. Canti che parlano il linguaggio della speranza, preghiere dei fedeli lette da bambini ( “ perché le nostre mamme e i nostri papà siano consapevoli che pur non essendo più insieme sono sempre genitori” ) e da adulti ( “ Signore aiutaci a trasformare il nostro dolore in comprensione e sostegno per tutti quelli che soffrono” ) che non nascondono nulla di una situazione dolorosa e drammatica e nello stesso tempo la affidano a chi solo può. Poi ci si trasferisce nel vicino oratorio. Ci sono monsignor Massimo Cassani, vicario episcopale per la famiglia e la vita e don Maurizio Mattarelli, responsabile diocesano dei gruppi di preghiera dei separati ( che una volta al mese, da ormai due anni, si ritrovano nella parrocchia di Chiesa Nuova). L’introduzione è affidata a una testimonianza, che scatta una fotografia dolorosa e senza reticenze della separazione, “un naufragio che colpisce tutti i componenti della famiglia con ferite che dureranno tutta la vita”. Sottolinea la situazione dei figli ( “ al centro di feroci battaglie e destinati in qualche caso a diventare orfani di genitori viventi” ). Non nasconde la fatica del rapporto con la comunità ecclesiale ( “ che a volte ci allontana facendoci sentire come i lebbrosi del terzo millennio aggiungendo un dramma a un altro dramma” ). Poi tocca al Cardinale.“ Il rapporto tra la Chiesa e i separati non è facile” dice in premessa. “In alcuni casi è deteriorato, compromesso o addirittura spezzato. Il fatto che abbiamo desiderato questo incontro indica la volontà di ricostruire questo rapporto sulla base di due pilastri: la verità e l’amore”. Prima di tutto l’Arcivescovo libera il campo da quello che la Chiesa non dice dei separati. “La Chiesa” scandisce il Cardinale “ non considera i separati degli scomunicati. Nessuno di voi è fuori dalla comunione ecclesiale. Ciascuno di voi partecipa alla comunione delle cose sante”. È vero, aggiunge, “che il separato risposato o convivente non può accedere all’Eucarestia. Ma questa impossibilità non è un giudizio sulla persona”. Esclusi dall’Eucarestia! I separati possono partecipare alla vita della Chiesa praticando uno stile di vita cristiano caratterizzato, come ricorda la “Sacramentum Caritatis” da “Messa festiva, ascolto della Parola di Dio, adorazione eucaristica, preghiera, vita comunitaria, opere di penitenza, impegno verso i figli”. Uno stile caratterizzato da alcuni livelli che il Cardinale ha richiamato. La preghiera in famiglia “che ha come contenuto la vita stessa della famiglia e tutto ciò che gioiosamente o dolorosamente la scandisce”. La partecipazione alla vita delle parrocchie ( “collaborate alle opere di carità” ).L’impegno educativo ( << ricordatevi che il salmo parla anche di voi: ”Una generazione narra all’altra le opere del Signore” >>). A pomeriggio inoltrato arrivano le conclusioni. “ Non lasciatevi irretire dalla prospettiva del tutto o niente” afferma il Cardinale. “Scegliete una guida spirituale tra chi è fedele alla dottrina cristiana e ha la capacità di potervi dare un aiuto concreto ( diffidate di chi dice che la risposta al vostro bisogno sta nei libri) “.Infine il capitolo spinoso dell’impossibilità di accesso all’Eucarestia per divorziati risposati, battezzati uniti in matrimonio civile, conviventi di fatto. “Questa“ dice l’Arcivescovo “non è il frutto di una proibizione della Chiesa. Se così fosse potrebbe essere cambiata. Non è quindi una questione disciplinare ma dottrinale. Chi vi dice che la Chiesa potrà cambiare una realtà posta direttamente da Gesù ( ovvero la connessione tra il vincolo coniugale e l’unione tra Cristo e la sua Chiesa) vi inganna. In realtà non accedendo all’Eucarestia i divorziati e i risposati testimoniano l’indissolubilità del matrimonio”. Ma che senso ha partecipare alla celebrazione senza poter accedere all’Eucarestia? “Cristo abbraccia in modo particolare i separati e comunica con loro. Nessuno è escluso dall’abbraccio”. C’è poi un’altra possibilità: “la comunione di desiderio che a certe condizioni dona la stessa grazia della partecipazione al sacramento”. Infine le domande dove si intrecciano commozione, gratitudine, difficoltà. E una proposta. Si potrebbe aggiungere alla fine del Rosario una litania per i separati? “È un’ottima idea” conclude l’Arcivescovo. “La scriverò”. E viene in mente l’immagine della Madonna del Mantello all’ombra del quale la domenica ci sono anche i separati.