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L’unità di Italia e la Massoneria

Mercoledì 12 Maggio 2010 21:29
Il Risorgimento è stato frutto di élite laiciste che puntavano a estirpare la fede cattolica dal comune sentimento nazionale
di Maurizio Moscone
L’unità di Italia è certamente un valore e forse pochi o nessuno rimpiange l’Italia pre-unitaria, divisa in tanti stati dominati da potenze straniere. Ciò non giustifica, tuttavia, il modo retorico ed ideologico con cui ancora oggi il Risorgimento viene presentato dai mass media e dalle autorità statuali. Secondo Gramsci il Risorgimento può essere compreso, nella sua complessità, all’interno di alcune idee-guida che ne evidenziano gli aspetti essenziali:
1) l’unità d’Italia è stata realizzata tramite “l’allargamento dello Stato piemontese e del patrimonio della dinastia” (1) e tale operazione è avvenuta manu militari, con una “conquista regia” (2).
2) L’intera epopea risorgimentale non è stata “un movimento nazionale dal basso” (3), essendo stata ideata e gestita da un’élite di liberal-massoni, che faceva parte della ricca borghesia e ha agito contro gli interessi del popolo italiano.
3) La Massoneria è stata l’ispiratrice e l’animatrice del Risorgimento, “l’unico partito reale ed efficiente che la classe borghese ha avuto per lungo tempo” (4).
Queste tesi di Gramsci sono suffragate da molti studi documentatissimi (5) e si resta perplessi di fronte alla falsificazione continua della storia da parte di coloro che hanno il dovere di informare correttamente i cittadini, senza mistificare la realtà per finalità ideologiche.
Perché si tace sul fatto che i maggiori protagonisti di questo periodo storico (Cavour, D’Azeglio, Crispi, Nigra, Garibaldi) erano massoni e che la Massoneria si considera l’artefice del Risorgimento e dell’istituzione del nuovo stato italiano anticlericale, che avrebbe dovuto sconfiggere il Papato?
Hiram, la rivista del Grande Oriente d’Italia, scrive in proposito: “Molti patrioti furono iniziati in logge estere (come Federico Confalonieri, iniziato in Inghilterra, e lo stesso Garibaldi, iniziato in America latina); molti Fratelli, infine, furono esuli politici in molte parti del mondo (Europa, America latina, Malta, ecc.) dove continuarono la loro attività massonica. […] Nel programma formulato nel 1861 dal risorto Grande Oriente di Torino venne inserito, tra i primi obiettivi da perseguire, il , mancando ancora ad essa l'acquisizione di Roma, del Veneto e della Venezia Giulia. Fu soprattutto Garibaldi a cercare di utilizzare tutti i canali massonici, nazionali e internazionali, per giungere il più presto possibile all'unificazione della penisola; anzi, egli sostenne con forza la necessità dell’unificazione dei vari corpi massonici italiani, quale premessa indispensabile per l’unificazione della nazione. In Italia operarono infatti, per vari anni dopo la creazione del Regno, dei Grandi Orienti a Torino, a Napoli e a Palermo, conseguenza della frantumazione esistente a livello politico. La lunga lotta contro il Papato e contro lo Stato temporale della Chiesa cattolica fece della presa di Roma del 1870 un episodio di grande significato e la Massoneria inglese fu la prima nel mondo ad inviare le sue felicitazioni alla Giunta del Grande Oriente che aveva allora sede a Firenze, tanto che questa apprese la notizia prima dello stesso Governo italiano. Il 20 settembre è stato considerato dalla Massoneria una data emblematica della vittoria della libertà sull’oppressione. Conseguenza diretta delle ripetute condanne papali contro i reggitori del nuovo Stato, gran parte dei quali erano Massoni, fu la grande estensione di sentimenti anticlericali all’interno della Massoneria italiana” (6).
Garibaldi fu iniziato alla Massoneria nel 1844 (7). Fu poi nominato “maestro” a Palermo nel 1860, “primo libero muratore d’Italia” nel 1861, “gran maestro del Supremo Consiglio Scozzese di Palermo” nel 1862, “gran maestro del Grande Oriente” a Firenze nel 1864 (8).
Secondo l’eroe dei due mondi la Massoneria avrebbe dovuto creare le premesse morali per realizzare l’unità politica degli Italiani. Così scriveva Garibaldi: “Io sono di parere che l’unità massonica trarrà a sé l’unità politica d’Italia […]. Io reputo i massoni eletta porzione del popolo italiano. Essi […] creino l’unità morale della Nazione. Noi non abbiamo ancora l’unità morale; che la Massoneria faccia questa, e quella sarà subito fatta” (9).
Queste idee di Garibaldi erano condivise da tutta la Massoneria, la quale voleva “liberare” l’Italia dal cattolicesimo e sostituirsi ad esso, come risulta chiaramente dalla lettura di riviste massoniche, pubblicate durante il periodo risorgimentale. È scritto nel Bollettino del Grande Oriente del 1865: “Le nazioni riconoscevano nell'Italia il diritto di esistere come nazione in quanto le affidavano l'altissimo ufficio di liberarle dal giogo di Roma cattolica. Non si tratta di forme di governo; non si tratta di maggior larghezza di libertà; si tratta appunto del fine che la massoneria si propone; al quale da secoli lavora, attraverso ogni genere di ostacoli e di pericoli” (10). Quattro anni dopo lo stesso Bollettino proclama: “La massoneria avrà la gioia di debellare l'idea terribile del papato, piantandovi sulla fossa il suo vessillo secolare - verità, amore” (11).
L’Italia, scrive Ernesto Galli della Loggia, “è l’unico Paese d’Europa (e non solo dell’area cattolica) la cui unità nazionale e la cui liberazione dal dominio straniero siano avvenute in aperto, feroce contrasto con la propria Chiesa nazionale. L’incompatibilità fra patria e religione, fra Stato e cristianesimo, è in un certo senso un elemento fondativo della nostra identità collettiva come Stato nazionale” (12).
[Modificato da mps_rh 09/09/2010 09:16]