00 10/03/2007 20:52
Non è questione di essere cattolici o meno, è questione di vivere in un paese dove questa è la maggioranza. Se le altre confessioni sul territorio conoscono meglio la Bibbia è perché gli aderenti per arrivare ad esse devono passare attraverso un esperienza di “impegno biblico”, devono cioè studiare i fondamenti della religione di turno per aderirvi. Avverrebbe la stessa situazione, alla rovescia, in un paese del norde Europa protestante, altrettanto secolarizzato, dove i giovani di Bibbia non sanno un tubo, ma chi in quel paese diventasse ccattolico lo farebbe perché è dovuto passare attraverso lo studio della Bibbia, che magari gli è stato proposto, per rendersi conto che voleva cambiare religione, e il suo fervore, il suo zelo, la sua conoscenza delle scritture ai suoi connazionali protestanti dovrebbe apparire folle.
Solo per i secoli passati si potrebbe dire che era vera una percentuale maggiore di conoscenza della Bibbia nei protestanti, a causa del forte peso della scrittura dato dalla riforma, anche il quel caso quando si era minoranza, e in perenne guerra col resto del mondo (a maggioranza cattolica) che ti circondava, dovevi conoscere meglio la Bibbia per poter dare ragione a te stesso e agli altri della scelta compiuta, motivo per cui gli eretici conoscono sempre meglio la Bibbia della media degli “ortodossi”, nati in una società loro e che considerano l’essere cattolici un accessorio normale dell’italianità al pari del mangiare la pizza, un qualcosa di scontato da indagare neppure. Non è dunque questione del fatto che i protestanti conoscano meglio la Bibbia, è questione che i protestanti in un paese cattolico conoscono meglio la Bibbia, perché diventa il fattore della loro differenza, del loro distinguersi, e non ciò che li rende uguali a tutti gli altri come è invece accade per la religione nei cattolici italiani. La colpa non è di nessuna Chiesa in particolare ma della società secolarizzata, infatti dopo la cresima non si ha più voglia di seguire il proprio cammino di formazione cristiana e dunque la catechesi degli adulti viene salutata con un “preferirei di no”.
C’è poi un altro fattore, questa volta colpa della Chiesa, un catechismo che fino a poco tempo fa era fatto su degli squallidi libricini, con pennarelli e figure da colorare, una predica prima della messa infarcita di tante buone intenzioni ma senza enunciare i fondamenti teologici di queste ultime. La CEI s’è accorta che così non poteva funzionare e da un paio d’anni a questa parte il catechismo è stato riformato, mettendo esponenzialmente di più la Bibbia al centro (e qui devo ringraziare il dialogo ecumenico con gli amici protestanti per averci insegnato a mettere la Parola al centro della vita). Speriamo che i frutti non tardino.
Io non sono imbarazzato per i miei correligionari, sono imbarazzato per la società secolarizzata che li ha cresciuti e che ha fatto sviluppare un simile disinteresse per la religione, cosa che non avviene in altri gruppi per le ragioni sovraesposte.
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)