00 07/10/2004 17:16
Ebraismo e cristianesimo.
Passiamo ad un altro argomento.
Com’è visto il cristianesimo dagli ebrei?
A parte il rifiuto del giudaismo farisaico-rabbinico nei confronti dei giudeo-cristiani, accusati di parteggiare per Roma per il loro rifiuto di combattere, (Cf. PETUCHOWSKI J.J., Verso una teologia ebraica del cristianesimo, in «Humanitas», a. 1989, n 2 ) c’è nel pensiero ebraico la convinzione che la Torah è offerta a tutti anche se in modo diverso. Il riferimento per i non ebrei è al patto con Noè (Gn 9,8-17). Questi riferimenti tuttavia non sono specifici nei confronti dei cristiani.
Qualche cenno a una teologia ebraica del cristianesimo è presente nel secolo XII in Mosè Maimonide e nel secolo XX in Franz Rosensweig. Il primo ritiene che gesù e Maometto siano stati precursori del regno messianico. Attraverso loro le parole del Dio vivente, riflesse nella Torah ebraica, sono state diffuse ai quattro angoli della terra. Le nazioni appresero così questo messaggio unitamente a nozioni erronee. Queste ultime saranno dissolte una volta che apparirà il vero Messia. Il secondo sviluppa invece l’affermazione del Vangelo di Giovanni «…nessuno viene al Padre se non per mezzo di me…» (14,6). E afferma che gli ebrei erano già presso l Padre fin dal Sinai, se non prima. Secondo l’autore, la funzione del cristianesimo è di portare tutti gli esseri umani in quella relazione con Dio già goduta dagli ebrei. Alla luce di questo tema, Franz Rosenzweig afferma che le speranze future dell’ebraismo e del cristianesimo sono identiche e che è evidente che ebrei si nasce, mentre cristiani si diventa. In questi due autori c’è chiaramente un tentativo di legittimare sul piano di Dio il cristianesimo, anche se rimangono aperti i problemi accennati nei confronti di Gesù, ossia il messianismo di Gesù, la contestazione da lui fatta alla Torah, il primato della tradizione ebraica. Il cristianesimo è per questi autori un grande avvenimento religioso, che però sarà perfetto solo quando accetterà dall’antico Israele i principi dell’alleanza con Noè, di cui l’ebraismo è custode. Il pensiero dei due autori citati è stato recentemente assunto in un documento di intellettuali ebrei degli Stati Uniti d’America dal titolo Dabru emet (Ditevi la verità), il quale ha raccolto in due mesi 216 firme di adesione. Nel documento si elencano otto brevi indicazioni circa il dialogo cristiano-ebraico:

1. ebrei e cristiani adorano le stesso Dio;
2. ebrei e cristiani riconoscono l’autorità dello stesso libro, la Bibbia
3. i cristiani possono rispettare la rivendicazione del popolo ebraico sulla terra d’Israele;
4. ebrei e cristiani accettano i principi della Torah;
5. il nazismo non fu un fenomeno cristiano;
6. le umanamente inconciliabili differenze tra ebrei e cristiani non saranno risolte fino a che Dio non redimerà il mondo intero, come promesso dalla Scrittura;
7. un nuovo rapporto tra ebrei e cristiani non indebolirà la patria dell’ebraismo;
8. ebrei e cristiani devono lavorare insieme per la giustizia e per la pace.

In particolare, per quanto riguarda i cristiani, nel documento si afferma circa il primo degli otto punti: « Sebbene il culto cristiano non sia una scelta religiosa percorribile per gli ebrei, come teologi ebrei ci rallegriamo che, attraverso il cristianesimo, centinaia di milioni di persone siano entrate in contatto con il Dio di Israele».
Possono sembrare indicazioni ovvie ma sicuramente rappresentano l’inizio di un dialogo basato su fondamenta comuni e che meritano sicuramente attenzione anche da parte dei cristiani.

[Modificato da Teo60 07/10/2004 17.18]