00 31/01/2006 19:07
“Il principio che la morte porta all'assoluzione dal peccato”

E dove l’avresti letto? Non in Rm 6 spero, visto che in quel passo la morte è un’immagine per parlare del battesimo, ossia morire alla vecchia vita e rinascere in spirito. Il battesimo infatti lava il peccato originale

“in base al sacrificio espiatorio di Cristo”

Mi spieghi perché il sacrificio espiatorio di Cristo dovrebbe cancellare i peccati di una persona quando muore? Non vedo il nesso. Il sacrificio di Gesù ci ha riscattato dal peccato originale e non certo dai nostri peccati quotidiani.
Non solo non è scritto da nessuna parte che la morte assolva dal peccato, rendendo di fatto inutile una vita virtuosa su questa terra, ma è scritto l’esatto contrario. Io leggo che dopo la morte appariremo immediatamente dinnanzi al tribunale di Dio per rendere conto delle nostre azioni: “E’ stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio” (Eb 9,27)
Al contrario tra i TdG c’è la convinzione che Hitler, completamente assolto dalla morte che cancella ogni peccato, risusciterà nella terra paradisiaca, e, se non ci comporterà bene, mille anni dopo sarà nuovamente distrutto. Tutto ciò contraddice l’insegnamento paolino secondo cui una sola volta si muore, dopo di che si viene giudicati.

“La Bibbia indica che i morti “non sono consci di nulla” e che la morte è uno stato di completa inattività. (Ec 9:5, 10; Sl 146:4) Quelli”

Come sempre siete maestri nel confondere l’antropologia veterotestamentaria con quella neotestamentaria, quasi che il continuo riferimento a “pianto e stridor di denti” non dimostrasse un cambiamento di rotta.

Ad maiora
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)