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Il Cattolico deve.....

Ultimo Aggiornamento: 06/07/2014 15:02
27/10/2005 09:07
 
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che brutta cosa il verbo Dovere...impone un obbligo, una costrizione, una cosa fatta anche se non va di farla, preferisco il verbo scegliere, scelgo di fare del bene, scelgo di amare il mio prossimo, scelgo di rispondere bene ai genitori ecc ecc. Le nostre sono scelte, non sono obblighi.
Mio pensiero ovviamente :-)
27/10/2005 14:47
 
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mi trovo daccordo......
io credo in Dio e credo che sia grazie a lui
che ci sia data la possibbilita' di scegliere
correttamente o sbagliare,l'importante e' essere
in buona fede,quindi qual'e' il comportamento piu' corretto
se non quello suggerito dalla nostra coscienza?
04/11/2005 17:26
 
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Re: elimol

Scritto da: elimol 27/10/2005 9.07
che brutta cosa il verbo Dovere...impone un obbligo, una costrizione, una cosa fatta anche se non va di farla, preferisco il verbo scegliere, scelgo di fare del bene, scelgo di amare il mio prossimo, scelgo di rispondere bene ai genitori ecc ecc. Le nostre sono scelte, non sono obblighi.
Mio pensiero ovviamente :-)



Si parla di DOVERE MORALE, mica legalistico... poi e' ovvio che tutto deve essere fatto per amore.

Ma e' scontato, il cristiano per definizione segue Cristo, verso un Dio che e' Amore.

08/11/2005 12:56
 
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non entro nel merito
volevo con questa mio post dare una idea , la questione del verbo può essere usata a modo , o come si vuole in piena libertà , la questione è dottrinale , se IO , mi reputo Cattolica , devo essere Cattolica
La Chiesa grazie a Dio non però la Ghestapo , essa lascia il libero arbitrio , tu puoi essere un Cattolico , puoi essere , un Laico , puoi essere ateo , puoi essere agnostico , ma ti chiama sempre figlio di Dio
Però qui viene il bello , per essere fedele alla Chiesa Cattolica ed essere un esemplare a modello devo rispettare il Magistero e seguiro il magistero nel bello e nel brutto perchè si rischia di fare la religione a proprio uso e costume uyti
09/11/2005 10:59
 
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Ecco io la vedo in un altro modo.
Io scelgo di rimanere della religione cristiana, scelgo di rispettare (o almeno cercare di rispettare) i 10 comandamenti, scelgo di fare del bene al prossimo (o almeno ai limiti delle mie possibilità), non è un dovere, nessuno me lo impone, mia libera scelta, proprio perchè c'è il libero arbitrio è una mia scelta :-)
10/11/2005 18:40
 
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io credo
io penso che i ragionamenti sin qui posti non rendano giustizia al post iniziale , secondo il modo di vedere è che il fedele non può dire io sono Cristiano ma non appartengo a nessuna Chiesa , è necessario riconoscersi in una Chiesa perchè si rischia di essere un pesce fuori dall'acqua [SM=g28004]
12/11/2005 17:06
 
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Per cattolico intendiamo un cristiano, cioè qualcuno che già mette Gesù Cristo al primo posto nella sua vita...inoltre è cattolico, nel senso che vede nella Chiesa la colonna e sostegno della verità.

Il cristiano di per se, amando Gesù Cristo sta già facendo quello che deve fare...perchè viene di conseguenza...

"Se uno mi ama, ascolta le mie parole", ci ha detto Gesù Cristo...

Il cristiano allora ami Gesù Cristo, sempre ed in ogni occasione se lo tenga di fronte a se...

Oltre a questo il cattolico, grazie all'insegnamento della Chiesa, colonna e sostegno della verità...
Può rendersi strumento ancora più efficace per il bene del prossimo.

Il cattolico è consapevole (dovrebbe) del fatto che pregare per i defunti, ad esempio, è utile a coloro che sono in purgatorio...
E che siamo tutti in comunione...loro pregano ed intercedono per noi, noi preghiamo ed intercediamo per loro.
Unito a questo non si può passare alla leggera su doni quali quello dell'indulgenza...

Non si può trascurare il valore del sacrificio, come ad esempio quello del digiuno o anche di un semplice sacrificio.

Il cristiano poi, non solo il cattolico, non può non diffondere l'amore che ha in se stesso e non può reprimerlo...
Lo deve comunicare agli altri anche a costo di fare la figura del credulone, dell'invasato, ecc...
E, ve lo assicuro, ciò da i suoi effetti.

Ci sono tanti aspetti da analizzare, ma tutto gira attorno all'amore per Gesù Cristo che è la radice di tutto.
E' il fuoco che incendia.

Poi gli insegnamenti ci aiutano a capire come riuscire a mettere in pratica la carità nella maniera più efficace.

Scusate se intervengo solo adesso ma ho dovuto rifletterci su per un po' di tempo.
Non è semplice dire quello che "dovrebbe" fare un cristiano cattolico.
E poi non è tanto questione di dovere, quanto, come ho detto e come penso personalmente, di capire come esprimere e come far fruttare questo dono che è l'amore per Gesù Cristo che è in nostro Signore ed il nostro Dio.

In soldoni, non è sufficiente amare...bisogna imparare come si può riuscire a "realizzare" tale amore nella maniera più efficace possibile.

Ciao
Mauri

fdetr
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Diceva Rabbi Yeudà in nome di Rav:"Dodici ore ci sono nel giorno: nelle prime tre il Santo, benedetto sia, si dedica alla Torà; nelle seconde tre giudica tutto il mondo e, quando vede che questo meriterebbe la distruzione, si alza dal trono del Giudizio e si siede su quello della Misericordia...(b'Avodà zarà 3b)
21/11/2005 10:57
 
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Re:

Per cattolico intendiamo un cristiano, cioè qualcuno che già mette Gesù Cristo al primo posto nella sua vita...inoltre è cattolico, nel senso che vede nella Chiesa la colonna e sostegno della verità.


per essere piu precisi direi il Magistero , perchè senza Magistero la Chiesa e nulla

Il cristiano di per se, amando Gesù Cristo sta già facendo quello che deve fare...perchè viene di conseguenza...


sicuramente

Il cristiano allora ami Gesù Cristo, sempre ed in ogni occasione se lo tenga di fronte a se...


sicuramente

Oltre a questo il cattolico, grazie all'insegnamento della Chiesa, colonna e sostegno della verità...
Può rendersi strumento ancora più efficace per il bene del prossimo.


infatti Mauri , però deve essere chiaro che l'insegnamento comporta dei doveri , "CI SONO DEI DOVERI" eucarestia , preghiere ,sacramenti ... ecc.ecc...

Il cattolico è consapevole (dovrebbe) del fatto che pregare per i defunti, ad esempio, è utile a coloro che sono in purgatorio...
E che siamo tutti in comunione...loro pregano ed intercedono per noi, noi preghiamo ed intercediamo per loro.
Unito a questo non si può passare alla leggera su doni quali quello dell'indulgenza...


scusa o anticipato vedi sopra , però aggiungerei , anche studio e preparazione attraverso la Bibbia trovando i motivi percui si fa questo o quello

Il cristiano poi, non solo il cattolico, non può non diffondere l'amore che ha in se stesso e non può reprimerlo...
Lo deve comunicare agli altri anche a costo di fare la figura del credulone, dell'invasato, ecc...
E, ve lo assicuro, ciò da i suoi effetti.


niente di piu veritiero

Ci sono tanti aspetti da analizzare, ma tutto gira attorno all'amore per Gesù Cristo che è la radice di tutto.
E' il fuoco che incendia.


ecco tutti i singoli aspetti perchè non li approfondiamo questa sezione serve anche da Catechesi per Noi Cattolici

E poi non è tanto questione di dovere, quanto, come ho detto e come penso personalmente, di capire come esprimere e come far fruttare questo dono che è l'amore per Gesù Cristo che è in nostro Signore ed il nostro Dio.


non sono daccordo Mauri scusami , si deve , come ho detto pochi post sopra , il Cattolico ha dei doveri , che vanno espletati , se no ci allontaniamo da ciò che insegna il magistero e questo non va bene come dice il Santo Padre perchè si crea la religione a nostro uso e consumo

In soldoni, non è sufficiente amare...bisogna imparare come si può riuscire a "realizzare" tale amore nella maniera più efficace possibile.
Ciao
Mauri




con Affetto Stella 345
12/01/2006 17:42
 
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Di chiiii stai parlando, Daaaaana? ftrytry

Comunque, visto che Dana è ... come dire ... un tantino approssimativa (è più viscerale e meno cerebrale come noi maschietti) riporto a beneficio di tutti la "bibliografia" così maldestramente riportata dalla nostra moderatamoderatrice:

Livia: «Santo Padre, prima del giorno della mia Prima Comunione mi sono confessata. Mi sono poi confessata altre volte. Ma volevo chiederti: devo confessarmi tutte le volte che faccio la Comunione? Anche quando ho fatto gli stessi peccati? Perché mi accorgo che sono sempre quelli».
Direi due cose: la prima, naturalmente, è che non devi confessarti sempre prima della Comunione, se non hai fatto peccati così gravi che sarebbe necessario confessarsi. Quindi, non è necessario confessarsi prima di ogni Comunione eucaristica. Questo è il primo punto. Necessario è soltanto nel caso che hai commesso un peccato realmente grave, che hai offeso profondamente Gesù, così che l’amicizia è distrutta e devi ricominciare di nuovo. Solo in questo caso, quando si è in peccato "mortale", cioè grave, è necessario confessarsi prima della Comunione. Questo è il primo punto. Il secondo: anche se, come ho detto, non è necessario confessarsi prima di ogni Comunione, è molto utile confessarsi con una certa regolarità. È vero, di solito, i nostri peccati sono sempre gli stessi, ma facciamo pulizia delle nostre abitazioni, delle nostre camere, almeno ogni settimana, anche se la sporcizia è sempre la stessa. Per vivere nel pulito, per ricominciare; altrimenti, forse la sporcizia non si vede, ma si accumula. Una cosa simile vale anche per l'anima, per me stesso, se non mi confesso mai, l'anima rimane trascurata e, alla fine, sono sempre contento di me e non capisco più che devo anche lavorare per essere migliore, che devo andare avanti. E questa pulizia dell'anima, che Gesù ci dà nel Sacramento della Confessione, ci aiuta ad avere una coscienza più svelta, più aperta e così anche di maturare spiritualmente e come persona umana. Quindi due cose: confessarsi è necessario soltanto in caso di un peccato grave, ma è molto utile confessarsi regolarmente per coltivare la pulizia, la bellezza dell'anima e maturare man mano nella vita.

17/01/2006 13:28
 
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approfondimento
Confessione (teologia) Nelle teologie ebraica e cristiana, ammissione davanti a Dio dei peccati commessi per ottenerne l'assoluzione. La necessità della confessione è menzionata spesso nella Bibbia, specialmente nelle esortazioni dei profeti. Nell'ebraismo lo Yom Kippur rappresenta il giorno di digiuno, confessione e preghiera per il perdono. Nella tradizione cristiana la confessione ha assunto due forme: la confessione privata dei peccati a un sacerdote (confessione auricolare) e la confessione pubblica di un individuo davanti all'assemblea. Nell'insegnamento cattolico e di numerose Chiese orientali la confessione è considerata parte essenziale del sacramento della penitenza.

Benché l'anglicanesimo abbia complessivamente mantenuto la dottrina cattolica della confessione e vi sia stata una reviviscenza della pratica della confessione auricolare nel XIX secolo, molti anglicani preferiscono la confessione e l'assoluzione generale (pubblica) della cerimonia eucaristica. La confessione pubblica è anche parte del culto luterano e viene praticata da alcune Chiese pentecostali e fondamentaliste (vedi Fondamentalismo).

Il "sigillo della confessione" (sygillum confessionis) si riferisce al divieto per il confessore, l'interprete o il vicino che oda la confessione di divulgarne i contenuti. Questo uso di segretezza risale al IV-V secolo, ma è stato reso canonicamente vincolante dal IV concilio lateranense nel 1215. Il termine designa anche una professione pubblica e collettiva di fede, come ad esempio la luterana confessione di Augusta del 1530.

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