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Il Natale é nei Vangeli - Approfondimento

Ultimo Aggiornamento: 30/11/2010 18:27
15/10/2004 14:50
 
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quanti di voi attribuiscono al 25 Dicembre la nascita di Cristo?
Cristo è nato davvero il 25 Dicembre?
c'è qualcuno che possa dimostrarlo
[Modificato da Justee 25/12/2008 23:26]
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tvb, pd ...
MANGIA CARNE E VENERA SATANA

"...offendere e diffamare amministratori e moderatori del servizio ffz e Leo.it non è cosa saggia." (baciamo le mani)


A' da torna'
15/10/2004 17:14
 
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Re:

Scritto da: Jefe 15/10/2004 14.50
quanti di voi attribuiscono al 25 Dicembre la nascita di Cristo?
Cristo è nato davvero il 25 Dicembre?
c'è qualcuno che possa dimostrarlo?



Sei sei interessato a conoscere le ipotesi a riguardo posso suggerirti: www.christianismus.it/sezstorico/doc0039/index.html
Un sito di divulgazione scientifica del cristianesimo.

Se è la domanda è provocatoria e, ti sei già dato la risposta ritengo però sia poco utile il mio suggerimento.
Ciao!
15/10/2004 18:49
 
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Re:

Scritto da: Jefe 15/10/2004 14.50
quanti di voi attribuiscono al 25 Dicembre la nascita di Cristo?
Cristo è nato davvero il 25 Dicembre?
c'è qualcuno che possa dimostrarlo?




Suppongo che, fatto salvo qualche nostalgico, nessuno creda più che Cristo sia nato il 25 dicembre, data oramai ritenuta inattendibile anche dal Papa. I romani erono soliti festeggiare in quella data la nascita del "sole invitto" e poichè il cristianesimo sostituì, con Costantino, il culto degli dei romani, si pensò di rendere meno amaro questo passaggio celebrando la nascita del Cristo in corrispondenza di quel giorno.

Quando nacque dunque l'uomo chiamato poi "Cristo"? A rigor di logica, una risposta non è possibile, in particolare quella del tipo che risponda esattamente a questi tre quesiti: "Chi...dove...quando"?.
Ci sono incertezze circa l'anno, il mese e, peggio ancora, circa il giorno. Per l'anno si fa riferimento ad Erode il Grande, al censimento (c'è chi dice che ve ne sia stato uno e chi invece ostiene che ve ne siano stati due) ed in genere a tutti quei dati che ruotano intorno ai personaggi del'epoca, non ultimo il periodo di regno di Tiberio Cesare ed alla data di morte del Messia, in rapporto alla sua età dichiarata in un'occasione di "circa trent'anni" (in prossimità del suo battesimo). La sua nascita si collocherebbe perciò, con tutto il beneficio del dubbio, dall'anno 2 a.c. all'anno 7 a.c.

E' mai possibile che sia stata trascurata la data dell'uomo più famoso che abbia rivoluzionato il mondo?

Teologi e ricercatori si spezzano in quattro per dimostrare la stesura dei vangeli ad un tempo non più tardi del 50/60 d.c., perciò in un tempo in cui erano ancora viventi la madre del Cristo ed i suoi apostoli e discepoli. Possibile che nessuno abbia messo per iscritto con esattezza i suoi dati anagrafici?
Eppure la presenza di Maria l'avrebbe reso sicuramente possibile!
C'è persino molta incertezza sul luogo di nascita: Betlemme o Nazharet? Ci sono studiosi che dubitano della stessa esistenza di Nazharet sostenendo sia errato il titolo "nazzareno" con riferimento a Nazharet.

Com'è possibile che anche il luogo di nascita susciti seri dubbi? Non solo, ma anche il luogo dove crebbe?

Queste considerazioni ed altre hanno portato ultimamente alcuni studiosi a supporre che la stesura stessa dei Vangeli sia tardiva rispetto ai fatti accaduti, non avendo notizie certe di essi a prima del 140 d.c. Questo spiegherebbe la carenza di molte informazioni di elementare importanza.

Saluti

Chidoqua


09/12/2004 11:37
 
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Re: Il Natale il 25?

Scritto da: Jefe 15/10/2004 14.50
quanti di voi attribuiscono al 25 Dicembre la nascita di Cristo?
Cristo è nato davvero il 25 Dicembre?
c'è qualcuno che possa dimostrarlo?



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Carissimi amici permetto di inviarVi un caloroso Augurio di BUON NATALE E FELICE ANNO Per tale occasione vorrei rispondere al “post” di Jefe.
Il Natale non è solo una festa popolare, come non è solo una festa mondana; ci sono anche queste due particolarità, ma il Natale, per tutti i cristiani è il ricordo della nascita di Gesù Cristo (l'unto del Signore), preavvertito dai profeti (Isaia 11,1-10;3,1ss; Geremia 33,14-15; Michea 5,5,2-5)
Il mondo cattolico, e tutta la cristianità celebrano non una data, come erroneamente dicono i Testimoni di Geova (tdG), ma un evento preannunciato dai profeti dell’antico Israele.
Che la nascita di Gesù sia avvenuta a dicembre o a gennaio, oppure a maggio è di secondaria importanza, tanto è vero che non è scritta nemmeno nei vangeli.
Infatti, la Bibbia ci dice che Cristo è nato, quindi conoscere o no la data non cambierà una storica realtà. I sacri autori del Vangelo non si sono soffermati sui dati anagrafici, per quanto importanti fossero per la sua storicità, quanto loro premeva annunciare l'evento salvifico che ha determinato quella nascita.
Inoltre mi permetto di puntualizzare che: la Bibbia precisa il giorno, il mese e l'ora della morte di Cristo, mentre tralascia la data della nascita. Questo avviene perché la morte di Cristo capita in un momento particolare per il popolo d'Israele, cioè si stava celebrando la Pasqua Giudaica preceduta dalla settimana degli Azzimi (Luca 3,1ss; Matteo 3,1-12): una festa di grossa partecipazione, a conoscenza di molti, in quanto ricordava la liberazione dalla schiavitù e la presenza di Dio nella loro storia.
Mentre il giorno, e il mese della nascita di Gesù nessuno ne era a conoscenza, se non attraverso le parole dei Profeti, che già prima ne avevano annunciata la nascita: "E tu Betlemme di Efrata...da te uscirà colui che deve essere il dominatore di Israele” (Michea 5,2-5).

Ritornando alla data, le fonti storiche ci desumono che il tempo doveva essere climaticamente non rigido: <<…alcuni pastori vegliavano di notte facendo la guardia al gregge >>(Luca 1,[SM=g27989], ma tutto ciò rimane sempre una discussione puramente umana. Molti studiosi hanno dato per certo i giorni 25 o il 28 marzo. Si arrivò al 28 marzo sulla base del fatto che, secondo il racconto della Genesi (capitolo 1 versetti 16-19), Dio creò il sole il 4° giorno; essendo per profezia il Cristo designato come “il Sole di Giustizia” (Michea 3,20), lo stesso sole che riprende la sua ascesa dopo il solstizio invernale.
Alla luce di questo evento gli antichi posero in quella data (28 marzo) la nascita di Gesù.
Solo nella metà del IV° secolo si cominciò a convergere la data sul 25 dicembre, mentre in precedenza si celebrava in differenti giorni, a seconda del luogo, o delle diverse disposizioni delle chiese locali, tanto è vero che, sempre nel IV° sec. alcune chiese ricordavano sia il Natale che l’Epifania (dal greco Epiphaneia=Manifestazione) nello stesso giorno.
Concludendo:
Chiunque abbia un pò di equilibrio capisce che l'abusivismo materiale non potrà mai distruggere la bontà che il Natale ha nel trasmettere la Pace, e la Serenità tra gli uomini e Dio.
Cordialità Maula


Bibliografia
Giorgio Otranto “Il Natale cristiano” 1987,pg.85
[Modificato da Justee 25/12/2008 23:32]
"Quando vai in cerca del male nel genere umano, aspettando di trovarcelo, senza meno lo troverai".
(Abramo Lincon)
11/12/2004 12:57
 
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LA MOTIVAZIONE E' FASULLA

Scritto da: maulamc 09/12/2004 11.52
In alcune scuole non si celebra il Natale, ne si allestiscono presepi perché, secondo alcuni insegnanti (presumo anche cattolici) ciò sarebbe offensivo nei confronti degli studenti di altre religioni.
Cosa ne pensate?

Maula



La motivazione addotta sul perchè non si celebra il natale è alla base di tutto questo discutere.
Perchè non si celebra il Natale? Perchè "ciò sarebbe offensivo nei confronti degli studenti di altre religioni."

Una tale motivazione è falsa e deviante. Sollecita la fantasia di chiunque e disporsi in atteggiamento di solidarietà per i ragazzi che ne sono stati privati. E' un modo indiretto per accusare il diverso di intromissione nei fatti di casa propria e, dato che non si vuol apparire anticonformisti e controcorrente, si edulcherano (allo scopo di strapparne il consenso) le motivazioni facendo leva sulla sensibilità della gente, che mal digerisce che il "diverso" venga a dettare leggi in casa propria.
In questo stadio gli insegnanti proponenti diventano (meglio vengno fatti apparire) nemici della tradizione popolare, tendendo essi più a tener conto delle convinzioni altrui (pochi) che quelle dei propri correligionari. Non sono sufficientemente mascalzoni? Un tempo queste stesse motivazioni sarebbero state sufficienti a mandare al rogo gli insegnanti.
Pr ora l'hanno fatta franca, e speriamo anche per il futuro.

La vera motivazione è che la scuola è pubblica e non può occuparsi di tradizioni religiose. Ognuno osservi e celebri all'interno della propria comunità religiosa tutte le festività che ritiene opportune. Questo compito non può essere delegato allo Stato che, per chi non lo sappia, dev'essere il garante delle libertà di tutti.
Consentire ai cattolici la celebrazione del natale e l'addobbo del presepe a scuola, anno dopo anno, quasi come se fosse un diritto acquisito, è un illecito legale e non può essere accordato a cuor leggero. Sarebbe un atto che, a questo punto, potrebbe fomentare la discriminazione religiosa, invece che favorire la conciliazione. Non è questione di chi sia la maggioranza religiosa degli studenti, che frequenta una scuola, a determinare il diritto di addobbare il presepe o di celebrare il natale, ma è questione di DIRITTO, che non può essere previsto e concesso a favore di nessuna maggioranza.

Che poi una scuola voglia organizzarsi per la celebrazione ed un'altra non voglia farlo, o un'altra ancora intendesse essere neutrale e consentire a tutti qualche forma di celebrazione non dovrebbe derivare dalle leggi dello Stato, ma dal grado di autonomia di ogni scuola, fermo restando il diritto dei cittadini di protestare in caso di palese inadempienza ai principi costituzionali.
Chiedo: Quasl'è stata l'inadempienza dei contestati insegnanti?
Solo la gelosia, per non dire la voglia di discriminazione, ha potuto portare molti a formulare motivazioni (scappatoie) per fomentare l'odio nei confronti degli insegnanti, che hanno tutti la mia solidarietà.

Distintamente
Chidoqua
11/12/2004 19:29
 
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( presumo anche cattolici), ti sbagli a parer mio, credimi i cattolici nel loro quotidiano lottano silenziosamente senza recar nessun danno, ma, credo che con l'esempio quotidiano danno prova di umiltà ! Devi sapere che in una scuola convivono insegnanti che credono in molte realtà diverse, quando si riuniscono collegialmente decidono un percorso didattico unitario, oltre quello ministeriale che ha dei programmi precisi, quando si parla di assoluta assenza riguardo certi credi, vuol dire che la scuola ha una matrice di dotrina politica. Anche se le scuole pubbliche dovrebbero essere libere da certe idee politiche. Mi da la nausea che si strumentalizzi il natale il Presepio, i canti di natale, ma basta! Siamo in Italia abbiamo una cultura storica, abbiamo avuto il senno di essere tolleranti ma ora basta, anche perchè non produce che astio che non porta a nulla. Ci dimentichiamo che i protagonisti sono i bambini, e non gli adulti sempre pronti a dir la loro, ma voi, si dico a voi, vi siete mai chiesti o ascoltato un bambino cattolico, ebreo, musulmano, budista??? io si è credetimi loro la sanno lunga la storia,a loro piace condividere e rispettare, gioire e festeggiare, quindi basta con l'ipocresia di quelli che dicono no al presepio!!!

scusatemi ma non credo che questa continua polemica è riservata solo a chi vuole fare politica...i bambini sono individui liberi e tali vogliono rimanere senza condizionamenti!!!


con simpatia [SM=g27994]m1:
16/12/2004 13:42
 
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Re: IL NATALE, MA QUALE NATALE FESTEGGIAMO?

Scritto da: maulamc 09/12/2004 11.52
In alcune scuole non si celebra il Natale, ne si allestiscono presepi perché, secondo alcuni insegnanti (presumo anche cattolici) ciò sarebbe offensivo nei confronti degli studenti di altre religioni.
Cosa ne pensate?

Maula


Mi permetto di rispondere alla domanda da me posta, dando una mia valutazione sul tema tanto dibattuto in questi ultimi tempi, ma che, haimé!, non finirà di certo qui.

IL NATALE E’ STORIA E REALTÀ: MA QUALE NATALE FESTEGGIAMO

LAICITÀ O “IGNORANZA”?
Si parla tanto di Stato “laico”, e a quanto sembra alcuni dei suoi impiegati, di questo “laico” Stato, si sono dati da fare (spero senza riuscirvi) per far sì che si possa arrivare a cancellare dal Natale la figura di Gesù Cristo (sono forse ritornati all’auge i seguaci di Erode?). Questo modo di fare mi ricorda Maso Zedong che voleva (anche lui senza riuscirvi) di cancellare la millenaria storia cinese per trasformarla in “carta bianca”. Mi ricorda anche il laico Michele Serra che, a proposito dei fatti del presepe ci dice: <<Lo Stato per definizione è di tutti, e non può, in alcun modo, rappresentare il punto di vista di una sola confessione>>.

Alla luce di queste parole, e a quanto è detto in questo Forum, che è “un illecito legale” allestire un presepe in una scuola, mi viene giusto ricordare che le insegnanti sono tenute al rispetto reciproco e quindi (essendo pagate dai contribuenti d’ogni fede) sono tenute, non solo al rispetto dei musulmani, dei cinesi, degli indù ecc., ma anche dei molti cattolici che gravitano attorno alla scuola.

Levare ai molti cattolici, e perché no alle famiglie degli alunni, di rievocare insieme ai loro figli l’evento del Natale, che è gioia e pace, questa sì che è discriminazione, e non aiuta neanche la vera convivenza tra etnie diverse, dove ognuno può prendere dall’altro ciò che vi é di buono.

E se è vero che lo Stato deve dare la libertà ad ognuno di esprimersi, non vedo nelle parole delle insegnanti, o chi per loro, questa libertà. Se poi la vogliamo mettere sul piano giuridico, è proprio lo stato di Diritto che tutela la libertà di ognuno senza prevaricare l’altro. Ricordo anche a me stesso che IL PENSIERO LAICO NON CHIUDE, MA APRE.

Ritornando alla tanto evocata sulla “laicità” dello Stato, mi chiedo, e chiedo a coloro che mi leggono, perché lo Stato, nel rispetto delle proprie convinzioni laicali, non contesti alla radice (con atto Legislativo) la festa del Natale e mandi tutti gli alunni a scuola? Ciò sarebbe più serio e quindi credibile agli occhi di tutti.
Non ha fatto lo stessa cosa lo Stato di Cuba?

Ancora meglio sarebbe se lo Stato proponga di cancellare la Domenica, come il computo degli anni che, guarda caso, inizia proprio dalla nascita di Gesù Cristo (tutte le vecchie dittature, come del resto alcuni NMR, di questi ultimi tempi, hanno provato a proporre tale cancellazione, ma siamo ancora qui ad attendere che ciò avvenga).

Tanto che ci siamo, perché non distruggere tutte le canzoni, le raffigurazioni iconografiche e cinematografiche, ed essere così coerenti al proprio laicismo?
Ed infine, perché non cancellare il 25 aprile per non creare dispiacere ai molti turisti tedeschi che visitano le nostre città?

Credo che la parola “laicismo”, usata dalle insegnanti rientri nell’attuale cultura predominante, specialmente in quegli ambienti anti-cristiani, perché ciò che sta accadendo ne è la dimostrazione.
Come penso che gli insegnanti in questione dicono di non volere il presepe per non offendere i piccoli musulmani, mentre in realtà, si fanno scudo di questi bambini perché sono loro che non credono più al presepe.

Forse quel nome (Gesù), o il gesto di allestire un presepe, è così sovversivo e pericoloso da prevaricare la fede altrui? Vivendo in un mondo “impazzito” perché non mettere una taglia su chi allestisce il presepio?

Ora, che si eliminino i presepi, o che in una canzone si sostituisca il nome di Gesù con la parola “virtù”, tutto questo potrebbe anche favorire i fautori di questo progetto, ma risolverebbe qualcosa?

Perché, dico io, non metterebbe in un cantuccio coloro che credono al presepe ed al suo significato, ed attendere che anche la “favola” del Natale sia tolta ai bambini d’oggi, come ai bambini (oggi grandi) di ieri?

Duemila anni fa, e nel proseguo dei secoli, “qualcuno” cercò, inutilmente, di cancellare dalla storia la nascita di Cristo, ebbene, siamo ancora qui a parlare di Cristo, nel bene o nel male, come ci dice Paolo nella sua lettera ai Romani, ma resta che quel Gesù tanto bistrattato ancora interroga gli uomini di ogni fede, di ogni cultura, ed è fonte d’incontro e scontro per l’uomo d’oggi come quello di ieri.
Io penso che è nel cuore degli uomini che si deve lavorare molto.


I MUSULMANI ED ALTRE RELIGIOSITA’
Si parla di rispetto delle tradizioni. Di non ferire l’altro. Ma è tutto verò? Pensate veramente che un musulmano, un indù, un ebreo, si scandalizzi se in una scuola dello Stato in cui vive si allestisca un presepe?

Io ho avuto la gioia e la fortuna di partecipare a due chiusure del Ramadan, ebbene, pregando con gli amici musulmani, ho gustato e rafforzato la mia convinzione che Dio non guarda alle diversità (Romani 10,1-10), se ognuno prega con il cuore.
Come del resto i miei amici musulmani non si sono scandalizzati quando un giorno li ho ospitati nella mia casa, dove c’era il presepe.
Non ho coperto il presepe, né tanto meno li ho fatti entrare in altro luogo, perché se avessi questo li avrei emarginati e non fatti partecipi della mia tradizione.

Ora, che si eliminino, come ho detto, i presepi, o si sostituisca il nome di Gesù, con altra parola, non è segno di sensibilità verso i musulmani, gli indù, gli ebrei ecc., ma è sicuramente espressione estrema di quel laicismo che, pur di conservare il Natale consumistico, si cerchi di levare dalla mente e dalla storia la figura di Cristo.

Scrive Cristiano Gatti, dalle pagine de “Il Giornale”: <<Questa brava gente che circola in certe scuole, pretende di insegnarci la tolleranza azzerando i simboli del nostro Natale, anziché utilizzarli per farci conoscere meglio dai nostri graditi ospiti >>.
Ha ragione il giornalista, se dovessimo annullare le nostre tradizioni, la nostra storia, cosa abbiamo da dire agli altri di noi?

Se dovessimo cancellare la memoria dei nostri genitori, dei nostri nonni, cosa raccontiamo di noi, e di loro, ai nostri figli? Vivremo in un immenso vuoto.

E’ vero che dobbiamo rispettare chi viene da lontano, ma come i nostri ospiti sono orgogliosi del loro patrimonio ideale, e lo esibiscono (si alzano moschee, che di certo non danneggiano la nostra fede), così possono fare i cristiani nell’allestire il presepe per ricordare la nascita del loro Fondatore. Ciò non significa imporre la propria religione.

Ed allora, come noi cerchiamo di conoscere la loro religione, mi sembra normale che loro possano conoscere le nostre realtà. Senza che nessuno debba rinnegare nulla di sé.

Veniamo ora a leggere ciò che ci dice il mondo islamico.
Un musulmano illuminato come Magdi Allam sul Corriere della Sera nell’articolo “Fate il presepe, non offendete i ragazzi islamici”, del 2 dicembre 2004, ha sottolineato il relativismo culturale sotteso a queste posizioni e fatto notare che anche nel Corano ci sono versetti dedicati alla nascita del Dio dei cristiani «E quando gli angeli dissero a Maria: “O Maria, Dio t’annunzia la buona novella d’una Parola che viene da Lui, e il cui nome sarà il Messia, Gesù figlio di Maria, eminente in questo mondo e nell’altro e uno dei più vicini a Dio. Ed egli parlerà agli uomini dalla culla come un adulto, e sarà dei Buoni”», Sura III 45-46).

Commentando l’episodio, il non certo “moderato” Imam della moschea di viale Jenner di Milano ha detto: «Le tradizioni che esistono da duemila anni vanno tenute e rispettate. Queste maestre hanno peccato di troppo zelo ».

Vorrei chiudere rubando le parole di Boffi Emanuele: <<Quell’insegnante che ai suoi alunni musulmani che le chiedono cosa sia il Natale risponde che «ognuno crede a ciò in cui vuole credere», è irrispettosa, ancor prima delle fedi cristiana e musulmana, del suo stesso compito di insegnante: spiegare per far riconoscere i fatti. E se proprio non sa da dove partire, potrebbe introdurre i suoi piccoli al senso che la grande Hannah Arendt riconosceva quando sciveva: «Il miracolo che preserva il mondo, la sfera delle faccende umane, dalla sua normale, “naturale” rovina è in definitiva il fatto della natalità, in cui è ontologicamente radicata la facoltà di agire. È, in altre parole, la nascita di nuovi uomini e il nuovo inizio, l’azione di cui essi sono capaci in virtù dell’esser nati. Solo la piena esperienza di questa facoltà può conferire alle cose umane la fede e la speranza, le due essenziali caratteristiche dell’esperienza umana che l’antichità greca ignorò completamente. È questa fede e speranza nel mondo che trova la sua più gloriosa ed efficace espressione nelle poche parole con cui il Vangelo annunciò “la lieta novella” dell’avvento: “Un bambino è nato fra noi”».


CONCLUSIONE
Nelle pagine del vangelo di Luca, e precisamente nel capitolo 2, troviamo frequentemente la parola GIOIA. Quella GIOIA che ci introduce al Natale. Ebbene quella GIOIA Gesù l’ha regalata a chi vive nella semplicità (ricchi e poveri), perché in loro vi è GIOIA nel ricevere, e nel dare.

Per questo Gesù litigò con i sapienti, apparentemente virtuosi, perché volevano levare la GIOIA nei cuori dell’uomo. Ed allora si circondò di bambini, di ignoranti, di poveri, di ciechi, di zoppi, insomma, degli emarginati, cui ha donato la GIOIA di vivere degnamente e di condividere in Lui la Sua storia, ancora proibita da molti.

C’è ancora questa fede sulla terra? Si domandava Gesù negli ultimi tempi della sua missione. Anch’io mi faccio questa domanda, prima a me stesso, poi a coloro che si dichiarano cristiani e cattolici. Sono capace, siamo capaci, di testimoniare a fronte alta la nostra appartenenza a Cristo, e difendere la propria radice cristiana?

Senza testimonianza anche il presepe diventa solo archeologia, ed io che di presepi me ne intendo costruendoli ed allestendoli, non vorrei mai che essi siano segno di ostilità verso il mio simile.

Chiudo, e mi scuso per questo lungo cammino, con le parole del laico-liberale Piero Ostellino: <<Io non credente, difendo il presepe, perché una società che fugge dai propri valori e dalle proprie tradizioni è condannata all’implosione >>.

AUGURI A TUTTI VOI UN FELICE NATALE E ANNO NUOVO

Cordialità Maula
[Modificato da Justee 25/12/2008 23:34]
"Quando vai in cerca del male nel genere umano, aspettando di trovarcelo, senza meno lo troverai".
(Abramo Lincon)
16/12/2004 19:25
 
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Che cos'è il Natale?



Vi sono riti e feste, sussistenti ormai solo per consuetudine nel mondo moderno, che si possono paragonare a quei grandi massi che il movimento delle morene di antichi ghiacciai ha trasportato dalla vastità del mondo delle vette giù, fin verso le pianure.

Tali sono, ad esempio, le ricorrenze che come Natale ed anno nuovo rivestono oggi prevalentemente il carattere di una festa familiare borghese, mentre esse sono ritrovabili già nella preistoria e in molti popoli con un ben diverso sfondo, compenetrate da un significato cosmico e universale. Di solito, passa inosservato il fatto che la data del Natale non è convenzionale e dovuto solo ad una particolare tradizione religiosa, ma è determinata da una situazione astronomica precisa: è la data del solstizio d’inverno.

E proprio il significato che nelle origini ebbe questo solstizio andò a definire, attraverso un adeguato simbolismo, la festa corrispondente. Si tratta, tuttavia, di un significato che ebbe forte rilievo soprattutto in quei progenitori delle razze indoeuropee, la cui patria originaria si trovava nelle regioni settentrionali e nei quali, in ogni caso, non si era cancellato il ricordo delle ultime fasi del periodo glaciale. In una natura minacciata del gelo eterno l’esperienza del corso della luce del sole nell’anno doveva avere un’importanza particolare, e proprio il punto del solstizio d’inverno rivestiva un significato drammatico che lo distinguerà da tutti gli altri punti del corso annuale del sole. Infatti, nel solstizio d’inverno, il sole, essendo giunto nel suo punto più basso dell’eclittica, la luce sembra spegnersi, abbandonare le terre, scendere nell’abisso, mentre ecco che invece essa di nuovo si riprende, si rialza e risplende, quasi come in una rinascita. Un tale punto valse, perciò, nei primordi, come quello della nascita o della rinascita di una divinità solare.
Nel simbolismo primordiale il segno del sole come “Vita”, “Luce delle Terre”, è anche il segno dell’Uomo. E come nel suo corso annuale il sol e muore e rinasce, così anche l’Uomo ha il suo “anno”, muore e risorge. Questo stesso significato fu suggerito, nelle origini, dal solstizio d’inverno, a conferirgli il carattere di un “mistero”. In esso la forza solare discende nella “Terra”, nelle “Acque”, nel “Monte” (ciò in cui, nel punto più basso del suo corso, il sole sembra immergersi), per ritrovare nuova vita. Nel suo rialzarsi, il suo segno si confonde con quello de “l’Albero” che sorge (“l’Albero della Vita” la cui radice è nell’abisso), sia “dell’Uomo cosmico” con le “braccia alzate”, simbolo di resurrezione. Con ciò prende anche inizio un nuovo ciclo, “l’anno nuovo”, la “nuova luce”. Per questo, la data in questione sembra aver coinciso anche con quella dell’inizio dell’anno nuovo (del capodanno). È da notare che anche Roma antica conobbe un “natale solare”: proprio nella stessa data, ripresa successivamente dal cristianesimo, del 24-25 dicembre essa celebrò il Natalis Invicti, o Natalis Solis Invicti (natale del Sole invincibile).

In ciò si fece valere l’influenza dell’antica tradizione iranica, da tramite avendo fatto il mithracismo, la religione cara ai legionari romani, che per un certo periodo si disputò col cristianesimo il dominio spirituale dell’Occidente. E qui si hanno interessanti implicazioni, estendendosi fino ad una concezione mistica della vittoria e dell’imperium.

Come invincibile vale il sole, per il suo ricorrente trionfare sulle tenebre. E tale invincibilità, nell’antico Iran, fu trasferita ad una forza dall’alto, al cosiddetto “hvareno”. Proprio al sole e ad altre entità celesti, questo “hvareno” scenderebbe sui sovrani e sui capi, rendendoli parimenti invincibili e facendo si che i loro soggetti in essi vedessero uomini che erano più che semplici mortali. Ed anche questa particolare concezione prese piede nella Roma imperiale, tanto che sulle sue monete, spesso ci si riferisce al “sole invincibile”, e che gli attributi della forza mistica di vittoria sopra accennata si confusero non di rado con quelli dell’Imperatore.

Tornando al “natale solare” delle origini, si potrebbero rilevare particolari corrispondenze in ciò che ne è sopravvissuto come vestigia, nelle consuetudini della festa moderna. Fra l’altro un’eco offuscata è lo stesso uso popolare di accendere sul tradizionale albero delle luci nella notte di Natale. L’albero, come abbiamo visto, valeva infatti come un simbolo della resurrezione della Luce, di là della minaccia delle notte. Anche i doni che il Natale porta ai bambini costituiscono un’eco remota, un residuo morenico: l’idea primordiale era il dono di luce e di vita che il Sole nuovo, Il “Figlio”, dà agli uomini. Dono da intendersi sia in senso materiale che in senso spirituale.

[…] Avendo ricordato tutto ciò, sarà bene rilevare che batterebbe una strada sbagliata chi volesse veder qui una interpretazione degradante tale da trascurare il significato religioso e spirituale che ha il Natale da noi conosciuto, riportando all’eredità di una religione naturalistica e per ciò primitiva e superstiziosa. […] Una “religione naturalistica” vera e propria non è mai esistita se non nella incomprensione e nella fantasia di una certa scuola di storia delle religioni […] oppure è esistita in qualche tribù di selvaggi fra i più primitivi. L’uomo delle origini di una certa levatura non adorò mai i fenomeni e le forze della natura semplicemente come tali, egli li adorò solo in quanto e per quel tanto che essi valevano per lui come delle manifestazioni del sacro, del divino in genere. […] la natura per lui non era mai “naturale”. […] Essa presentava per lui i caratteri di un “simbolo sensibile del sovrasensibile”. […] Un mondo di una primordiale grandezza, non chiuso in una particolare credenza, che doveva offuscarsi quando quel che vi corrispose assunse un carattere puramente soggettivo e privato, sussistendo soltanto sotto le specie di feste convenute del calendario borghese che valgono soprattutto perché si t ratta di giorni in cui si è dispensati dal lavorare e che al massimo offrono occasioni di socievolezza e di divertimento nella “civiltà dei consumi”.


Julius Evola


e con questo mi presento in questo forum, sarò la vostra rovina
16/12/2004 19:58
 
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cerchiamo d'essere più realisti e meno parziali


Scritto da: maulamc 16/12/2004 13.42

Mi permetto di rispondere alla domanda da me posta, dando una mia valutazione sul tema tanto dibattuto in questi ultimi tempi, ma che, haimé!, non finirà di certo qui.


I MUSULMANI ED ALTRE RELIGIOSITA’
Si parla di rispetto delle tradizioni. Di non ferire l’altro. Ma è tutto verò? Pensate veramente che un musulmano, un indù, un ebreo, si scandalizzi se in una scuola dello Stato in cui vive si allestisca un presepe?...
Ora, che si eliminino, come ho detto, i presepi, o si sostituisca il nome di Gesù, con altra parola, non è segno di sensibilità verso i musulmani, gli indù, gli ebrei ecc., ma è sicuramente espressione estrema di quel laicismo che, pur di conservare il Natale consumistico, si cerchi di levare dalla mente e dalla storia la figura di Cristo.

Scrive Cristiano Gatti, dalle pagine de “Il Giornale”: <<Questa brava gente che circola in certe scuole, pretende di insegnarci la tolleranza azzerando i simboli del nostro Natale, anziché utilizzarli per farci conoscere meglio dai nostri graditi ospiti >>.
Ha ragione il giornalista, se dovessimo annullare le nostre tradizioni, la nostra storia, cosa abbiamo da dire agli altri di noi?

Se dovessimo cancellare la memoria dei nostri genitori, dei nostri nonni, cosa raccontiamo di noi, e di loro, ai nostri figli? Vivremo in un immenso vuoto.

E’ vero che dobbiamo rispettare chi viene da lontano, ma come i nostri ospiti sono orgogliosi del loro patrimonio ideale, e lo esibiscono (si alzano moschee, che di certo non danneggiano la nostra fede), così possono fare i cristiani nell’allestire il presepe per ricordare la nascita del loro Fondatore. Ciò non significa imporre la propria religione.

Ed allora, come noi cerchiamo di conoscere la loro religione, mi sembra normale che loro possano conoscere le nostre realtà. Senza che nessuno debba rinnegare nulla di sé.



Amico Maula, dimmi: chi ha detto il contrario?
Perchè aizzi contro i laici?
Hai letto quanto ho scritto:" Perchè non si celebra il Natale? Perchè "ciò sarebbe offensivo nei confronti degli studenti di altre religioni."
Una tale motivazione è falsa e deviante."?
Concorda o è discorde da quanto afferma Magdi ALLAM?

Circa le possibilità di celebrare il natale ed addobbare presepi ho detto: "La vera motivazione è che la scuola è pubblica e non può occuparsi di tradizioni religiose. Ognuno osservi e celebri all'interno della propria comunità religiosa tutte le festività che ritiene opportune. Questo compito non può essere delegato allo Stato che, per chi non lo sappia, dev'essere il garante delle libertà di tutti.
Tuttavia, così come lo Stato non ha imposto la presenza dei crocifissi nelle scuole e nemmeno la celebrazione del Natale,per i motivi appena esposti, ciò non toglie che (spero che tu l'abbia letto), e lo ribadisco: "Che poi una scuola voglia organizzarsi per la celebrazione ed un'altra non voglia farlo, o un'altra ancora intendesse essere neutrale e consentire a tutti qualche forma di celebrazione non dovrebbe derivare dalle leggi dello Stato"
La tua arringa perchè non ha tenuto conto di tutto ciò? O forse mirate a rendere obbligatoria la celebrazione del Natale, così come la presenza dei crocifissi a scuola? Per questo avete preso di mira gli insegnanti che si sono resi promotori di una diverso punto di vista?


Commentando l’episodio, il non certo “moderato” Imam della moschea di viale Jenner di Milano ha detto: «Le tradizioni che esistono da duemila anni vanno tenute e rispettate. Queste maestre hanno peccato di troppo zelo ».



Ovvio che, se per questo, non solo i mussulmani, ma tutto il mondo religioso si trova d'accordo con i cattolici, non foss'altro che per salvaguadare i loro stessi interessi ed il loro potere...altro che celebrazione del Natale. Come vedi, pure loro sono concordi nel mettere in "croce" le maestre. Fortunatamente, come dicevo, che non si accendono più i roghi per queste ragioni.
Vorrei chiudere rubando le parole di Boffi Emanuele: <<Quell’insegnante che ai suoi alunni musulmani che le chiedono cosa sia il Natale risponde che «ognuno crede a ciò in cui vuole credere», è irrispettosa, ancor prima delle fedi cristiana e musulmana, del suo stesso compito di insegnante: spiegare per far riconoscere i fatti... Solo la piena esperienza di questa facoltà può conferire alle cose umane la fede e la speranza, le due essenziali caratteristiche dell’esperienza umana che l’antichità greca ignorò completamente. È questa fede e speranza nel mondo che trova la sua più gloriosa ed efficace espressione nelle poche parole con cui il Vangelo annunciò “la lieta novella” dell’avvento: “Un bambino è nato fra noi”».

Trovo, mi spiace dirlo e contestarti, altrettanto irrispettosa l'opinione del detto Boffi Emanuele circa l'antichità greca,che, purtroppo per lui e molte correnti cristiane, è alla base, per chi non lo sapesse, di molte dottrine spacciate per cristiane.


Per questo Gesù litigò con i sapienti, apparentemente virtuosi, perché volevano levare la GIOIA nei cuori dell’uomo. Ed allora si circondò di bambini, di ignoranti, di poveri, di ciechi, di zoppi, insomma, degli emarginati, cui ha donato la GIOIA di vivere degnamente e di condividere in Lui la Sua storia, ancora proibita da molti.



Non commento per non aprire una'altra ferita sanguinante.


Chiudo, e mi scuso per questo lungo cammino, con le parole del laico-liberale Piero Ostellino: <<Io non credente, difendo il presepe, perché una società che fugge dai propri valori e dalle proprie tradizioni è condannata all’implosione >>.



Sono d'accordo, ma non ha nulla da spartire con il nostro contendere.

Tanti auguri anche a te.

Chidoqua
17/12/2004 13:36
 
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Re: cerchiamo d'essere più realisti e meno parziali

Scritto da: Chi.dove.quando 16/12/2004 19.58


Scritto da: maulamc 16/12/2004 13.42

Egregio Chidoqua,

non so cosa c'entri il Gris nella tua risposta al mio “post”, tanto è vero che non ne ho fatto menzione, né mi firmo con tale sigla. Il Gris é una entità, e la mia appartenenza mi porta spesso a dialogare con molti.
Ti ricordo che il sottoscritto si assume tutte le proprie responsabilità su quanto esprime in questo Forum, e quale esponente del Gris non mi sono mai permesso di intavolare una discussione mettendo in prima pagina l'etichetta Gris. Quindi spero di non leggere più il giudizio da te espresso, anche per rispetto di coloro che fanno parte di questa entità.

Quindi, se tu sei fautore del laicismo, spero di no, allora si che mi troverei a disagio in quanto saprai che per laicismo si intende quella forma di negazione a qualunque entità religiosa, mentre per laico intendiamo quella differenza tra Stato e Religione, un pò come il detto di Gesù: Dai a Cesare quel che é di Cesare e dai a Dio quel che é di Dio".
Perché dico questo? Perché dalle tue parole osservo una sofferenza all'altrui argomentazioni, con un’accentuazione a chi è cattolico e quindi cristiano.

Riguardo alla realtà di cui tutti ne parlano ampiamente (questione del presepe) non potevo certo nascondere il mio disappunto su quanto é successo, e al quale tutti i giornali ne hanno ampiamente parlato, laici e non.


TU DICI
La tua arringa perchè non ha tenuto conto di tutto ciò? O forse mirate a rendere obbligatoria la celebrazione del Natale, così come la presenza dei crocifissi a scuola? Per questo avete preso di mira gli insegnanti che si sono resi promotori di una diverso punto di vista?


Vorresti essere più esplicito quando dici al plurale “mirate”, a chi ti riferisci?
Non voglio fare una “crociata”, ne mettere al rogo nessuno, me ne guardo bene, ma se permetti il mio intervento è basato su quanto sta accadendo, se non altro per ribadire la propria professione di fede in Cristo e nel ricordo della Sua Venuta (Maranathan).

Quanto dico che “il pensiero Laico non chiude ma apre”, lo dico contro coloro che tentano di cancellare una entità cristiana già presente, e richiamare l’attenzione al fatto che quelle insegnanti, o chi per loro, se ne sono guardate bene dal come la pensano i diretti interessati: i bambini ed i loro genitori, e quindi, non prendendo in considerazione i “promotori di un diverso punto di vista” cioè: i cattolici, che vogliono il Natale nella sua integra tradizione laico-religiosa.
Ciò che hanno fatto è puro “laicismo”, come ho già espresso sopra.
Come ho già detto questo modo di fare è certamente forma di discriminazione. Come del resto ho voluto sottolineare che ciò non aiuta ad una vera convivenza tra diverse etnie, dove tutti abbiamo molto da imparare.
E la mia domanda iniziale: <<Quale Natale Festeggiamo?>> non è stata posta a caso, perché la stessa parola Natale, ci interrogherà sempre se non la sentiamo viva in noi. Negativamente sarebbe giusto eliminarla, non trovi?



TU DICI
Ovvio che, se per questo, non solo i mussulmani, ma tutto il mondo religioso si trova d'accordo con i cattolici, non foss'altro che per salvaguadare i loro stessi interessi ed il loro potere...altro che celebrazione del Natale. Come vedi, pure loro sono concordi nel mettere in "croce" le maestre.


Siamo alle solite riguardo alle varie forme di religione che non sono concordi con il proprio pensiero, esse sono solo manifestazione di “potere” e di “interessi”. Ma questo giudizio è arcaicamente superato, un giudizio utilizzato dai NMR alternativi operanti contro qualsiasi forma religiosa che non sia la propria.


TU DICI
Trovo, mi spiace dirlo e contestarti, altrettanto irrispettosa l'opinione del detto Boffi Emanuele circa l'antichità greca,che, purtroppo per lui e molte correnti cristiane, è alla base, per chi non lo sapesse, di molte dottrine spacciate per cristiane.


Puoi benissimo spiegarlo a Lui direttamente. Come vedo hai ampiamente ELUSO il concetto da Lui espresso andando a trovare altro che non riguardasse il suo pensiero. Tanto è vero che lo hai mutilato, con i tre puntini, dando, a chi lo legge, un significato diverso. Ciò non è corretto.

Chiudo ribadendo che nel mio intervento ho ricordato a me stesso ed ai cristiani di rispettare l’altrui entità, come del resto non dobbiamo cancellare la propria.
Prendo in prestito la frase di Cristiano Gatti, che in sintesi ci dice: <<di non cancellare i nostri simboli, ma utilizzarli per farci conoscere meglio dai nostri gentili ospiti>>.
Ciò a dire che nulla si distrugge, ma tutto si crea, credo che l’abbia detto qualcuno ma non ricordo chi.

Buon Natale / Maranathan
Maula
"Quando vai in cerca del male nel genere umano, aspettando di trovarcelo, senza meno lo troverai".
(Abramo Lincon)
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