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Messa per i Defunti

Ultimo Aggiornamento: 20/02/2007 22:01
24/01/2006 21:07
 
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Si può può chiedere ad un sacerdote di offrire una Messa per vari motivi: in rendimento di grazie, per le intenzioni di un'altra persona o, più comunemente, per l'anima di un defunto. L'usanza di offrire una Messa per il riposo delle anime dei fedeli defunti è collegata alla nostra fede nell'esistenza del purgatorio. Noi crediamo che se una persona muore credendo in Dio ma con dei peccati veniali, Dio nella sua divina misericordia purificherà quella anima affinché consegua la santità e la purezza necessarie per entrare in Paradiso. Le anime dei defunti, fatta eccezione per quelle condannate all'inferno, continuano a partecipare alla comunione della Chiesa qui sulla terra.

Il Concilio Vaticano II ha affermato: "Questa veneranda fede dei nostri padri nella comunione di vita che esiste con i fratelli che sono nella gloria celeste o che dopo la morte stanno ancora purificandosi, questo sacrosanto Concilio la riceve con grande pietà..." (Lumen Gentium N°51). Quindi, così come noi ora preghiamo gli uni per gli altri e portiamo i pesi gli uni degli altri, i fedeli sulla terra possono offrire preghiere e sacrifici per aiutare le anime dei defunti nella loro purificazione e non c'è preghiera migliore del Santo Sacrificio della Messa.

Papa Leone XIII nella sua enciclica "Mirae caritatis" (1902) elaborò meravigliosamente questo punto sottolineando la relazione fra la comunione dei santi e la Messa: "La grazia dell'amore reciproco tra i viventi, rafforzata e accresciuta dal sacramento dell'Eucarestia, si riversa, specialmente in virtù del sacrificio della Messa, su tutti coloro che appartengono alla comunione di santi. Poiché la comunione dei santi consiste nella condivisione di aiuto, espiazione, preghiere e benefici tra i fedeli, quelli già presso la casa del Padre, quelli che si trovano nel fuoco purificatore e quelli che ancora compiono il loro pellegrinaggio qui sulla terra. Tutti questi formano una città, il cui capo è Cristo e il cui principio vitale è l'amore. La fede insegna che sebbene l'augusto sacrificio possa essere offerto solo a Dio, può tuttavia essere celebrato in onore dei santi che ora regnano in cielo con Dio, per ottenere la loro intercessione a nostro favore, ed anche, secondo la tradizione apostolica, per lavare le macchie di quei fratelli morti nel Signore, ma non ancora perfettamente purificati."

La Santa Messa trascende il tempo e lo spazio, unendo i fedeli in cielo, sulla terra e in purgatorio in una santa comunione, e la Santa Eucarestia aumenta la nostra unione con Cristo, cancella i peccati veniali e ci preserva da futuri peccati mortali (Catechismo n° 1391-1396).

Nell'enciclica "Ecclesia de Eucharistia," il nostro amato Santo Padre Giovanni Paolo II ha scritto: "Nella celebrazione del Sacrificio eucaristico la Chiesa eleva la sua supplica a Dio Padre di misericordia, perché doni ai suoi figli la pienezza dello Spirito Santo così che diventino in Cristo un solo corpo e un solo spirito.91 Nel presentare questa preghiera al Padre della luce, da cui discende « ogni buon regalo e ogni dono perfetto » (Gc 1,17), la Chiesa crede nella sua efficacia, poiché prega in unione con Cristo capo e sposo, il quale fa sua la supplica della sposa unendola a quella del suo sacrificio redentore."

Questa pratica non è nuova. Il Catechismo afferma; "Fin dai primi tempi la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico, affinché purificati possano giungere alla visione beatifica di Dio."(n°1031).

Iscrizioni scoperte sulle tombe delle catacombe romane hanno permesso di datare questa pratica già al secondo secolo D.C. : ad esempio l'epitaffio sulla tomba di Abercius (180), vescovo della Frigia, chiede preghiere per la sua anima. Tertulliano (200) testimoniò nella sua opera De Monogamia l'usanza di osservare l'anniversario del coniuge defunto con sacrifici e preghiere, cioé con la Messa.

Inoltre il Canone di Ippolito (235) menziona esplicitamente l'offerta di preghiere per i defunti durante la Messa. S. Cirillo di Gerusalemme (386), in una delle sue numerose catechesi, spiegava come nella Messa siano ricordati sia i vivi che i morti e come il Sacrificio Eucaristico di Nostro Signore sia a beneficio dei peccatori, vivi e morti. S. Ambrogio (397) predicava: "Li abbiamo amati durante la vita; non abbandoniamoli nella morte, finché non li abbiamo condotti con le nostre preghiere alla Casa del Signore." S. Giovanni Crisostomo (407) dichiarava: "Commemoriamoli e aiutiamoli. Se i figli di Giobbe furono purificati per il sacrificio del loro padre, perché dovremmo dubitare che le nostre offerte per i defunti portino loro sollievo? Non esitiamo ad aiutare coloro che sono morti e a pregare per loro." S. Agostino (430) ricordò gli ultimi desideri di sua madre. S. Monica nelle sue Confessioni. "Ti chiedo solo una cosa, che tu mi ricordi all'altare del Signore ovunque tu sia."

In realtà questa pratica così diffusa già tra i primi cristiani può essere fatta risalire addirittura all'Antico Testamento. Giuda Maccabeo offrì preghiere e sacrifici per i soldati giudei che erano morti indossando amuleti pagani, cosa che era vietata dalla Legge. "Giuda Maccabeo fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato" (2Mac 12,46).

«Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
(P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



31/01/2006 11:38
 
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Rispondo al quesito di Dana: cosa ne pensano le altre religioni?

Ovviamente risponderò di cosa ne pensa la mia. Perciò nel mio caso rispondo che non ne penso nulla, se non che nella Bibbia ( che per me è l’unica fonte della rivelazione divina) non esiste alcun accenno all’esistenza del purgatorio.

In quanto ai peccati di coloro che sono morti mi sembra più che sufficiente ciò che è dichiarato nella scrittura di Romani 6:7: “Poiché colui che è morto è stato assolto dal peccato”.

Il termine assolto viene dal termine greco dedikàiotai che significa appunto assolto o giustificato.

Se è stato assolto da Dio ( in base ovviamente alla morte di Cristo come sacrificio espiatorio ) dal momento che l'assoluzione di Dio, confermata dalla sua Parola, è definitiva
ed è la più completa che ci sia, ogni ulteriore atto o sacrificio offerto dagli uomini non può aggiungere altro.

Sandra.




[Modificato da sandraN 31/01/2006 11.42]

31/01/2006 11:45
 
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"In quanto ai peccati di coloro che sono morti mi sembra più che sufficiente ciò che è dichiarato nella scrittura di Romani 6:7: “Poiché colui che è morto è stato assolto dal peccato”.

Leggi il contesto amica mia, si parla della simbolica "morte alla vecchia vita" che avviene nel battesimo.

"O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.
Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione.
Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato." (Rm 6, 2-7)
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31/01/2006 12:03
 
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Mia riaggancio a quanto scritto da Sandra..

Romani 6:23
perché il salario del peccato è la morte

[Modificato da =innuendo80= 31/01/2006 12.06]

31/01/2006 12:05
 
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Romani 5:12
PERCIÒ, siccome per un uomo il peccato è entrato nel mondo, e per il peccato la morte; ed in questo modo la morte è trapassata in tutti gli uomini, perchè tutti hanno peccato;
31/01/2006 12:13
 
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Il principio che la morte porta all'assoluzione dal peccato in base al sacrificio espiatorio di Cristo è un principio assoluto e assolutamente valido indipendentemente dal contesto in cui è inserito.

Negarlo equivale a negare il completo valore espiatorio del sacrificio di Cristo per sovrapporre ulteriori e non richieste forme di giustificazione, assoluzione ed espiazione.

Sandra.
31/01/2006 15:17
 
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Grazie Sandra per aver accolto la mia domanda!

Mi piacerebbe capire di più, cioè quando uno muore, nella tua religione cosa succede? Scusami la curiosità, eseguite quale rito?, perdonami se ti chiedo di capire meglio? Ciao Dana [SM=x511460]

[Modificato da benimussoo 31/01/2006 15.18]

31/01/2006 18:28
 
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E' ovvio dire che la morte è il peggior evento che possa succedere a qualunque essere umano vivente, non solo per la persona stessa ma anche per i suoi cari.

La vita è un meraviglioso dono di Dio che ci permette di esprimere i nostri sentimenti, i nostri pensieri, la nostra creatività.

La vita ci permette di godere la stupende creazione di Dio e rivolgergli la nostra adorazione, ammirazione e riconoscenza.

La vita ci permette di inoltre di godere della compagnia delle nostre persone più care, dei nostri più stretti familiari, dei nostri amici e anche di occasionali conoscenti, di condividere emozioni e sensazioni.

La vita permette ad un uomo e a una donna di innamorarsi, di guardarsi negli occhi e sentirsi come elevati al cielo. Io amo la vita cara Dana.

Cosa succede allora quando si muore? Innanzitutto un grandissimo senso di vuoto e di dolore nelle persone più care, un vuoto incolmabile. Io l'ho provato quando ho perso a distanza di pochi mesi l'uno dall'altro i miei nonni materni col quale avevo un legame di grandissima intensità, tanto più che vivevano in casa con noi.

Pur essendo un carattere forte ( così dicono, ma non è poi proprio vero ) mi vengono le lacrime agli occhi quando nella mia mente risuona la loro voce che mi rivolgono frasi di profondissimo affetto.

Essendo TdG fin dagli anni cinquanta ci fu un funerale alla quale parteciparono nostri fratelli in fede provenienti da zone anche non vicine. E non solo fratelli in fede, c'erano anche persone di altra fede che li ricordavano con molto affetto.

Io ero straziata dal dolore, ma la nostra Sala del Regno in cui si celebrarono le esequie e furono fatti i due discorsi commemorativi non riuscì a contenere tutti i presenti e le mie lacrime alla fine della mesta cerimonia si mescolarono con le lacrime delle tante persone che mi abbracciavano in segno di partecipazione e cordoglio.

Cos'è dunque la morte dal nostro punto di vista biblico e religioso?

In Deuteronomio 30:15 è scritto “Vedi, realmente oggi pongo davanti a te la vita e il bene, e la morte e il male”. La morte è messa perciò in contrapposizione della vita e del bene. La morte è l'esatto contrario della vita comportando la fine di tutte le funzioni vitali.

Per il senso di vuoto negli altri e di annientamento della persona che muore giustamente l'apostolo Paolo la definisce nemica dell'uomo ( 1 Corinti 15:26 "Come ultimo nemico, sarà ridotta a nulla la morte" ).

Qual'è la condizione dei morti? Il Dizionario biblico Perspicacia dice:

La Bibbia indica che i morti “non sono consci di nulla” e che la morte è uno stato di completa inattività. (Ec 9:5, 10; Sl 146:4) Quelli che muoiono finiscono “nella polvere della morte” (Sl 22:15), divenendo “impotenti nella morte”. (Pr 2:18; Isa 26:14) Nella morte non c’è menzione di Dio né lode a lui. (Sl 6:5; Isa 38:18, 19) Sia nelle Scritture Ebraiche che nelle Scritture Greche la morte è paragonata al sonno, un ottimo paragone non solo a motivo dello stato di incoscienza dei morti, ma anche a motivo della speranza di un risveglio mediante la risurrezione. (Sl 13:3; Gv 11:11-14) Il risuscitato Gesù è definito “primizia di quelli che si sono addormentati nella morte”. — 1Co 15:20, 21.

E' questa è la mia speranza riguardo ai miei cari nonnini morti che ora dormono nel loro più lungo riposo: quella di poterli riabbracciare nella risurrezione promessa da Cristo Gesù in Giovanni 5:28-29

Non vi meravigliate di questo, perché l’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce e ne verranno fuori, quelli che hanno fatto cose buone a una risurrezione di vita, quelli che hanno praticato cose vili a una risurrezione di giudizio.

E senza questa speranza sarebbe bel futile vivere questa breve parabola che in un attimo di eternità ci porterebbe ineluttabilmente dalla nascita alla morte nella breve parentesi di una vita breve e piena di avversità. ( Giobbe 14:1-2 )

Sandra.



31/01/2006 19:07
 
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“Il principio che la morte porta all'assoluzione dal peccato”

E dove l’avresti letto? Non in Rm 6 spero, visto che in quel passo la morte è un’immagine per parlare del battesimo, ossia morire alla vecchia vita e rinascere in spirito. Il battesimo infatti lava il peccato originale

“in base al sacrificio espiatorio di Cristo”

Mi spieghi perché il sacrificio espiatorio di Cristo dovrebbe cancellare i peccati di una persona quando muore? Non vedo il nesso. Il sacrificio di Gesù ci ha riscattato dal peccato originale e non certo dai nostri peccati quotidiani.
Non solo non è scritto da nessuna parte che la morte assolva dal peccato, rendendo di fatto inutile una vita virtuosa su questa terra, ma è scritto l’esatto contrario. Io leggo che dopo la morte appariremo immediatamente dinnanzi al tribunale di Dio per rendere conto delle nostre azioni: “E’ stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio” (Eb 9,27)
Al contrario tra i TdG c’è la convinzione che Hitler, completamente assolto dalla morte che cancella ogni peccato, risusciterà nella terra paradisiaca, e, se non ci comporterà bene, mille anni dopo sarà nuovamente distrutto. Tutto ciò contraddice l’insegnamento paolino secondo cui una sola volta si muore, dopo di che si viene giudicati.

“La Bibbia indica che i morti “non sono consci di nulla” e che la morte è uno stato di completa inattività. (Ec 9:5, 10; Sl 146:4) Quelli”

Come sempre siete maestri nel confondere l’antropologia veterotestamentaria con quella neotestamentaria, quasi che il continuo riferimento a “pianto e stridor di denti” non dimostrasse un cambiamento di rotta.

Ad maiora
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Sotto questi aspetti il credo delle diverse fedi cristiane hanno punti di vista diversi. Anche fra le diverse denominazioni evangeliche mi sembra non ci sia identità di vedute.

Per quanto riguarda il passo di Ebrei 9:27, 28 che dice: “Come è stabilito per gli uomini di morire una volta sola, e dopo ciò il giudizio, così anche Cristo essendo stato offerto una volta per togliere i peccati di molti” ci sono diverse interpretazioni
sul giudizio che segue la morte.

Una interpretazione non priva di fondamento è che il peccato cui si riferisce Paolo è quello originale che determina il giudizio di morte in contrapposizione all'atto di espiazione di Cristo che porta al togliere il peccato dal mondo. Il contesto sembrerebbe confermarlo.

Stesso discorso, che lascia la porta aperta a diverse interpretazioni è quello relativo al tribunale di Dio. A quale tribunale si riferisce? Gesù menzionò il giudizio della Gheenna, ma non indicò che tutti erano sottoposti a tale giudizio ma indirizzò tale invettiva agli "scribi e farisei ipocriti".

Ciò non esclude un giudizio negativo che abbracci un più ampio insieme di persone. Ma secondo quale criterio? Francamente non credo di avere elementi sufficienti per pronunciarmi.

Solo per fare un esempio ( che non è neppure un piccolo esempio ) a quale giudizio verranno sottoposti i miliardi di uomini che non sanno neppure che esiste un battesimo perchè vivono in culture religiose diverse da quella occidentale? Si applicherà anche a loro il giudizio della Gheenna? Sinceramente ho dei forti dubbi in proposito.

Io penso che non sia il caso di esprimersi categoricamente su questi temi.

Comunque, indipendentemente da quando e come si dovrà rendere conto a Dio, è più che giusto che il cristiano che si voglia identificare per tale si attenga ai comandamenti del Dio in cui
professa di credere.
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