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Jainismo

Ultimo Aggiornamento: 30/06/2007 10:07
04/05/2006 15:45
 
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Salve a tutti.
Da it.wikipedia.org/wiki/Jainismo#Dottrina

Dottrina
Il giainismo insegna che ogni singolo essere vivente è un’anima eterna e indipendente, responsabile dei propri atti. I giainisti ritengono che il loro credo insegni all’individuo come vivere, pensare e agire in modo tale da rispettare e onorare la naturale spirituale di ogni essere vivente, al meglio delle proprie capacità.

Dio è concepito come l’insieme dei tratti immutabili dell’anima pura, come signore fra le anime poiché rappresenta l’infinita conoscenza, percezione, coscienza e felicità (Ananta Gnana, Darshan, Chaitanya, e Sukh). L’universo stesso è eterno, non avendo né inizio né fine (per questo motivo, si ritiene che il giainismo sia una via religiosa che non include la concezione di un dio creatore). Le figure principali sono le Tirthankara. Il giainismo ha due principali varianti: il digambar e il shvetambar. I fedeli credono in principi quali l’ahimsa, l’ascetismo, il karma, il samsara e il jiva. Esistono molte scritture sacre redatte in un periodo di tempo molto lungo. Molti seguaci ritengono che il testo religioso principale sia il Tattvartha sutra, o Libro delle realtà, scritto 18 secoli fa dal monaco e intellettuale Umasvati.

Predicando un’assoluta non-violenza, il giainismo prevede una forma estrema di vegetarianesimo: la dieta del fedele esclude anche molti vegetali e persino l'acqua viene filtrata al fine di non ingerire involontariamente piccoli organismi. È fatto divieto di mangiare, bere e viaggiare dopo il tramonto ed è invece necessario alzarsi prima dell’alba.

Con i suoi 8-10 milioni di fedeli, il giainismo è una delle più piccole fra le maggiori religioni mondiali. Vi sono 6000 monache e 2500 monaci, molti dei quali fanno riferimento alla corrente shvetambar. Malgrado il numero esiguo rispetto al totale della popolazione, in India i gianisti si mettono in evidenza e molti di loro occupano posizioni importanti nel mondo degli affari e in quello della scienza. Godono anche di una certa importanza nella cultura indiana, avendo contribuito in modo significativo allo sviluppo della filosofia, dell’arte, dell’architettura, della scienza e della politica dell’intero paese (lo stesso Gandhi ne risentì in qualche modo). Fra i templi (derasar) più belli e importanti vi sono il Dilwara presso il monte Abu e il Bhagwan Adinath derasar, quest’ultimo di recente costruzione e situato nella città di Vataman.

Il giainismo è molto praticato nella regione del Punjab, specialmente nella città di Ludhiana. C’erano molti giainisti anche nella città di Lahore (la capitale storica del Punjab) che, con la divisione fra India e Pakistan nel 1947, hanno preferito emigrare nella sezione indiana della regione.

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Digambar e Shvetambar
Le due principali ramificazioni del gianismo ebbero origine 200 anni dopo la morte di Mahavira. Bhadrabahu, capo dei monaci, previde un periodo di carestia e condusse circa 12.000 fedeli nell’India meridionale. Venti anni più tardi, questi fecero ritorno e scoprirono che i giainisti che non vollero lasciare la loro terra avevano creato la setta shvetambar. Fu così che i seguaci di Bhadrabahu furono noti come digambara.

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La cosmologia
Secondo il credo giainista, l'universo non venne mai creato, né cesserà mai di esistere. È eterno ma non immodificabile, poiché passa attraverso una serie infinita di alternanze o oscillazioni. Ognuna di queste oscillazioni verso il basso o verso l'alto viene divisa in sei epoche del mondo (yugas). L'epoca attuale è la quinta di una di queste "oscillazioni", che è un movimento verso il basso. Queste epoche o "oscillazioni" sono note come "AARO" ovvero "Pehelo Aaro" o Prima Epoca, "Beejo Aaro" o Seconda Epoca, e cosi via. L'ultima è la "Chhatho Aaro" o Sesta Epoca. Tutte queste epoche hanno una durata fissa di migliaia di anni.

Quando questa raggiungerà il suo punto più basso, anche il giainismo stesso verrà perso nella sua interezza. Quindi, nel corso della prossima oscillazione verso l'alto, la religione Jaina verrà riscoperta e reintrodotta da dei nuovi capi chiamato Tirthankaras (letteralmente "creatori di passaggi" o "cercatori di guadi"), solo per essere persa nuovamente alla fine della prossima oscillazione verso il basso, e così via.

In ognuna di queste alternanze temporali incredibilmente lunghe, ci sono sempre ventiquattro Tirthankara. Nell'epoca attuale, il ventitreesimo Tirthankar fu Parshva, un asceta e insegnante, le cui date tradizionali di nascita e morte sono 877-777 AC, ovvero 250 anni prima della morte dell'ultimo Tirthankar, Lord Mahavira nel 527 AC. I giainisti lo considerano, come tutti gli altri Tirthankar, come un riformatore che invocò un ritorno a credenze e pratiche in linea con la filosofia eterna e universale sulla quale si dice sia basata la fede.

Il ventiquattresimo e ultimo Tirthankar di questa epoca è noto con il titolo di Mahavir, il Frande Eroe (599-527 AC). Anch'egli fu un insegnante asceta vagabondo che tentò di richiamare i giainiti alla pratica rigorosa della loro antica fede.

I giainiti credono che la realtà sia composta da due principi eterni, jiva e ajiva. Jiva consiste di un numero infinito di unità spirituali identiche; ajiva (ovvero, non-jiva) è la materia in tutte le sue forme e le condizioni in cui la materia esiste: tempo, spazio e movimento.

Jiva e ajiva sono eterni; sono sempre esistiti ed esisteranno per sempre. Il mondo intero è fatto da jiva intrappolati nell'ajiva; ci sono jivas nelle rocce, nelle piante, negli insetti, negli animali, negli esseri umani, negli spiriti, eccetera.

Qualsiasi contatto tra jiva e ajiva causa la sofferenza del primo. Quindi i giainisti credono che l'esistenza in questo mondo significhi inevitabilmente sofferenza. Né le riforme sociali né quelle dei singoli individui possono impedire la sofferenza. In ogni essere umano è intrappolato un jiva, e il jiva soffre a causa del contatto con l'ajiva. L'unico modo che ha il jiva per sfuggire alla sofferenza è fuggire completamente dalla condizione umana, dall'esistenza umana.

Karma e transmigrazione tengono il jiva intrappolato nell'ajiva. Ottenere la liberazione dalla condizione umana è difficile. I giainisti credono che il jiva continui a soffrire durante tutte le sue vite o reincarnazioni, che sono in numero indefinito. Essi credono che ogni azione che una persona compie, sia buona che cattiva, apra i canali dei sensi (vista, udito, tatto, gusto e olfatto), attraverso i quali il karma, una sostanza invisibile, filtra e aderisce al jiva, schiacciandolo e determinando le condizioni per la prossima reincarnazione.

Conseguenza delle azione cattive è un karma pesante, che schiaccia il jiva, costringendolo a entrare nella sua nuova vita ad un livello più basso nella scala dell'esistenza. D'altra parte, conseguenza delle buone azioni è un karma leggero, che permette al jiva di innalzarsi nella vita successiva ad un livello superiore, dove c'è meno sofferenza da sopportare. Comunque, le buone azioni da sole non possono mai portare alla liberazione.

La strada per il moksha (rilascio o liberazione) è il ritiro dal mondo. Il karma è il meccanismo di causa/efetto per virtù del quale tutte le azioni hanno delle conseguenze inevitabili. Il karma opera per mantenere il jiva incatenato in una serie di vite nelle quali il jiva soffre più o meno grandemente. Quindi la via per la fuga coinvolge la fuga lo sfuggire al karma, la distruzione di tutto il karma e l'evitare il nuovo karma.

Quindi, alla morte, senza essere gravati dal karma, il jiva si innalzerà, libero da tutto l'ajiva, libero dalla condizione umana, libero da future incarnazioni. Salirà fino alla cima dell'universo, in un luogo o stato chiamato Siddhashila, dove jiva, identico agli altri jiva puri, sperimenterà la sua vera natura in eterna immobilità, isolamento e noncoinvolgimento. Sarà totalmente libero. Il modo per eliminare il vecchio karma consiste nel ritirarsi il più possibile da tutti i coinvolgimenti del mondo, e chiudere i canali dei sensi e della mente per impedire alla materia karmica di entrare a aderire al jiva.

S. Vernon McCasland, Grace E. Cairns e David C. Yu descrivono la cosmologia giainista nel seguente modo:

"Nella tradizione giainista, il primo insegnante della religione, Rishabha, visse nel terzo periodo di Avasarpini, durante il quale metà delle cose del ciclo del mondo stanno peggiorando. Dal momento in cui si iniziò a trovare il male, si sentì la necessità di un insegnante chiamato un Tirthankara perché le persone potessero far fronte ai problemi della vita. Nel quarto periodo, i mali proliferarono così tanto che altri ventitre Tirthankara arrivarono al mondo per insegnare alle persone come combattere il male e raggiungere il mokasha. L'età contemporanea, parte del quinto periodo, è "interamente malvagia". Ora, gli uomini non vivono più di 125 anni, ma la sesta epoca sarà persino peggiore. 'La durata della vita dell'uomo sarà solo tra i sedici e i venti anni e la sua altezza sarà ridotta a quella di un nano. . . . Ma poi il lento movimento verso l'alto della seconda metà del ciclo del mondo, Utsarpini, comincerà. Ci sarà un pronto miglioramento finché, nella sesta era, i bisogni dell'uomo saranno soddisfatti da alberi desiderosi, e l'altezza dell'uomo sarà di sei miglia, e il male sarà per sempre sconosciuto.' Comunque, alla fine le cose degenereranno nuovamente, con una ripetizione di Avasarpini; Usarpini ritornerà ancora una volta, in un ciclo eterno, secondo la cosmologia giainista."(McCasland, Cairns, and Yu, Religions of the World, New York: Random House, 1969: pages 485-486)
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Credenze e pratiche
Da un lato, ci sono i monaci, che praticano un rigido ascetismo e si sforzano perché questa loro nascita sia l'ultima. Da un altro lato, ci sono le persone laiche, che perseguono pratiche meno rigorose, sforzandosi di ottenere fede razionale e di fare buoni anzioni in questa nascita. A causa delle rigorose etiche radicate nel Giainismo, il laicato deve scegliere una professione e uno stile di vita che non coinvolga violenza verso se stessi e verso gli altri esseri umani.

Nel loro sforzo per ottenere il più alto e più esaltato stato di beatificazione (Siddhatva), che è la liberazione permanente del jiva dal compelto coinvolgimento nell'esistenza mondana, i giainisti credono che nessuno spirito o essere divino possa assisterli in alcun modo. I gianisti pensano che gli dei non possano aiutare il jiva ad ottenere la liberazione. Questa deve essere raggiunta dagli individui attraverso i loro stessi sforzi. Infatti, neppure gli angeli possono raggiungere la loro liberazione finché non siano rincarnati come umani e intraprendono le difficili azioni di rimuovere i karma.

Il codice etico del Giainismo è considerato in modo molto serio. Riassunto nei Cinque Giuramenti, essi sono seguiti sia dalle persone laiche sia dai monaci. Questi sono:

Nonviolenza (ahinsa, o ahimsa)
Verità (satya)
Non-furto (asteya)
Castità (brahmacharya)
Non-possesso o Non-possessività (aparigrah)
Per le persone laiche, 'castità' significa confinare l'esperienza sessuale al rapporto matrimoniale. Per i monaci e le suore, ciò significa totale celibato. La Nonviolenza coinvolge l'essere rigorosamente vegetariani. Ci si aspetta che il Giainista segua i principi della non-violenza in tutti i suoi pensieri, parole e azioni. Esistono alcuni giainisti che indossano maschere su bocca e naso per evitare ogni possibilità di respirare minuscoli insetti.

Mahatma Gandhi fu profondamente influenzato dall'enfasi giainista su uno stile di vita pacifico, che non danneggia nessuno; uno stile di vita che è comune alla filosofia giainista e lo integrò nella sua personale filosofia.

I rituali giainisti per il matrimonio ed altri riti familiari sono distintamente e unicamente Indiani. I gianisti hanno edificato templi in cui sono venerate immagini dei loro Tirthankara . I rituali giainisti sono elaborati e includono offerte di oggetti simbolici, con lodi cantate ai Tirthankara.

I giainisti hanno pochi simboli fondamentali. Un simbolo giainista comprende una ruota sul palmo della mano. quello più sacro è una semplice svastica spoglia.

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Principi morali giainisti
Secondo la mitologia giainista, ciò fu fondato da Rishabh Dev, una minore deità nel Rig Veda. Conseguentemente fu allargato da una linea di altri 23 insegnanti. L'ultimo e il 24° era Vardhaman un contemporaneo vicino a Buddha. Vardhaman è chiamato anche Signor Mahavir dai giainisti e Indù allo stesso modo. Mahavir significa il grande coraggioso, che aveva conquistato paura, lussuria, ira, ecc.

Il Giainismo non fu mai in contrasto con l'Induismo per potere, e come l'Induismo, NON accetta convertiti maschi. Le donne possono essere accettate attraverso il matrimonio con un giainista. Una donna giainista che sposi un induista, può continuare ad essere trattata da giainista.

Il Giainismo sviluppò una filosofia coerente che potrebbe mantenere le proprie scuole contro quelle induiste e conseguentemente contro l'indagine della moderna filosofia occidentale.

I principi morali giainisti sono perciò intrecciati con la religione, almeno non posso determinare dove finiscono gli uni e dove inizia l'altra. In secondo luogo, c'è stata così tanta reciproca influenza tra i principi morali induisti e quelli giainisti che è difficile determinare dove gli uni siano stati influenzati dagli altri. Perciò ogni discussione sui principi morali senza la religione è difficile, ma ho tentato di segregarli.

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Teoria della servitù
Questa è in realtà una riaffermazione della Legge del Karma, che attraversa tutte le religioni e la filosofia Indiane. Sono diverse solo le interpretazioni dettagliate. Il giainismo tratta tutto come un oggetto costituito da essenze diverse. Anche il tempo e lo spazio sono essenze, così come la forza dell'anima e della vita. Gli oggetti animati contengono Jiva, una piccola forza, diversa dall'atma anima, che è perfetta in modo intrinseco. Ed ha infinite potenzialità all'interno. La servitù nella filosofia infiana significa le catene del ciclo nascita/morte/nascita. Il Karma, la totalità della vita passata di un'anima, ne determina lo status contemporaneo. Questa posizione è accettata da tutte le filosofie indiane. Il giainismo considera che l'anima con le sue passioni delle forze Karmiche, come l'organizzatore del corpo e della mente ed è la causa efficace. La sostanza è la causa materiale. La servitù è causata da passioni che sono ira, orgoglio, infatuazione, e avidità. [Le filosofie induiste riconoscono i piaceri sensuali sfrenati come un'altra sorgente di passione].

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Liberazione
La servitù, naturalmente, porta ai metodi per liberarsene. Le passioni, benché naturali, nascono dall'ignoranza della reale natura dell'anima e del mondo fisico. L'ignoranza può essere rimossa con l'attento studio degli insegnamenti dei maestri liberati. Fin qui non viene fatta menzione di alcuna religione (Se lo ritenete, potete ad esempio usare Mosè come maestro).

Una fede deve essere fondata nel maestro basandosi sulla sua etica, stato di liberazione, consistenza interna, e un certo livello minimo di ragione e logica. i Giainisti considerano i loro 24 Tirthankars come anime liberate che si qualificano come maestri efficienti (essi non contestano il diritto degli altri di accettare qualsiasi maestro e venire comunque liberati dalla servitù, ma in questo caso non saranno considerati gianinisti). Le tre gemme del giainismo sono la giusta fede, la giusta conoscenza e la giusta condotta. Queste sono state interpretate nel seguente modo:

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Buona condotta
La buona condotta viene definita, sinteticamente, come il fare ciò che è di beneficio agli altri e l'astenersi da ciò che danneggia. Per ottenere ciò si deve (1) Prestare i cinque grandi giuramenti (2) Praticare estrema attenzione nelle azioni quotidiane, al fine di evitare di recare danno a qualsiasi vita (3) Tenere a freno, pensieri, parole e azioni fisiche (4) Praticare dieci tipi di Dharma, e precisamente perdono, umiltà, chiarezza (ovvero assenza di inganno), sincerità, pulizia, autolimitazione, austerità, autosacrificio, distacco dai beni materiali (il che non significa impedirsi di goderne), celibato. (5) Meditatre sulla verità (6) Vincere tutti i dolori e i disagi che nascono da fame, sete, caldo, freddo, ecc. attraverso la fortezza (7) raggiungere equanimità, purezza, grazia assoluta e condotta perfetta. Tutto questo deve essere praticato secondo la propria capacità e volontà, che devono essere rafforzate.

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I cinque grandi giuramenti
Questi giuramenti sono comunemente accettati da tutte le religioni indiane. Il Buddhismo li racchiude nel Panch Sheela, ma i giainisti cercano di praticarli molto più rigorosamente degli altri.

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Molto interessante, non sapevo infatti che i giainisti avessero la svastica come simbolo sacro.

Sembra paradossale che una religione che fa della non violenza una delle sue fondamentali ideologie abbia un simbolo
che comunemente viene associato alla più brutale violenza.

[Modificato da (flash) 04/05/2006 18.25]

04/05/2006 18:37
 
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Re:

Scritto da: (flash) 04/05/2006 18.23
Molto interessante, non sapevo infatti che i giainisti avessero la svastica come simbolo sacro.

Sembra paradossale che una religione che fa della non violenza una delle sue fondamentali ideologie abbia un simbolo
che comunemente viene associato alla più brutale violenza.

[Modificato da (flash) 04/05/2006 18.25]




Caro (flash),il nazismo avvenne secoli dopo il Jainismo.Quindi la precedenza del simbolo va al Jainismo.
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04/05/2006 19:08
 
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Re: Re:

Scritto da: ShivaBhakta 04/05/2006 18.37


Caro (flash),il nazismo avvenne secoli dopo il Jainismo.Quindi la precedenza del simbolo va al Jainismo.



Pienamente d'accordo. Ma probabilmente Hitler e i suoi gerachi
sapevano ben poco del Jainismo.

[Modificato da 1x2x 30/03/2007 19.36]

05/05/2006 13:54
 
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Salve.Adesso posterò delle immagini relative al Jainismo.





La seguente foto è di un tempio jainista


La seguente è un'immagine di Mahavira.


[Modificato da ShivaBhakta 05/05/2006 14.51]

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07/05/2006 17:07
 
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La seguente preghiera è il Navkar Mantra,la preghiera più importante per i Jainisti.
Mi inchino dinanzi ad Arihanta
Mi inchino dinanzi a Siddha
Mi inchino dinanzi a Acharya
Mi inchino dinanzi a Upadhyaya
Mi inchino dinanzi ai Sadhu alle Sadhvi
Questi cinque inchini
Distruggono tutti i peccati
Tra tutto ciò che è di buon auspicio
Questo Navkar mantra è il migliore



Arihanta = distruttore di nemici (passioni come l'ira, l'avarizia, l'inganno, ecc.)

Siddha = l'anima liberata (coloro che hanno raggiunto il moksha, o liberazione)

Acharya = i capi spirituali

Upadhyaya = monaci (Sadhu) che hanno acquisito una conoscenza speciale delle sacre scritture

Sadhu e Sadhvi = monaci e monache

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Di seguito alcuni significativi versetti tratti dal SAMAN SUTTAM,il Canone della Spiritualità Jainista:
pubblicato nel maggio 2001 da Mondadori:

(147) E’ caratteristica essenziale di ogni uomo saggio che non uccida alcun Essere Vivente! Senza dubbio, un individuo dovrebbe comprendere semplicemente i due principi chiamati Non-violenza ed Eguaglianza verso qualsiasi Essere Vivente.

(14[SM=g27989] Tutti gli Esseri Viventi vogliono vivere e non morire; per questo le persone completamente prive di attaccamenti (Nirgranthas) proibiscono l’uccisione degli Esseri Viventi.

(149) In tutti i casi, sia consapevolmente che inconsapevolmente, un individuo non dovrebbe mai uccidere gli altri Esseri Viventi -mobili o immobili- di questo mondo, né permettere ad altri di ucciderli.

(150) Come il dolore non ti è gradevole, ugualmente non lo è per gli altri. Conoscendo questo principio di Eguaglianza, tratta sempre gli altri con Rispetto e Compassione.

(151) Uccidere un Essere Vivente è come uccidere sé stessi; mostrare compassione ad un Essere Vivente è come mostrarla a se stessi. Colui che desidera il proprio bene, dovrebbe evitare di causare qualsiasi tipo di danno ad un altro Essere Vivente!

(152) L’Essere Vivente che vorresti uccidere è uguale a te stesso; l’Essere Vivente che vuoi tenere sottomesso è uguale a te stesso.

(154) Anche la sola intenzione di uccidere causa la schiavitù del karma, sia che tu uccida sia che tu non uccida; dal punto di vista reale, la natura di chi manifesta l’intenzione di uccidere è schiava del karma.

(155) Sia il non astenersi dalla violenza, che l’intenzione di commetterla, è himsa (violenza).
Anche il comportamento non costantemente vigile a causa delle passioni, equivale a himsa.

(156) La persona saggia è quella che lotta sempre per sradicare i suoi karma e che non è attratta da himsa. Uno che si sforza fermamente di rimanere non-violento è, dal punto di vista reale, ‘uno che non causa uccisioni’.

(157) Secondo le Scritture l’individuo è sia violento che non-violento. Quando l’individuo è attento e vigile sulla propria condotta, è non-violento; quando si distrae, è violento.

(15[SM=g27989] Non esiste una montagna più alta del Meru; non esiste niente di più esteso del cielo; ugualmente, si sa che non esiste in questo mondo una religione più grande della Religione dell’Ahimsa!


Ayramgasutta è un'altra scrittura jainista.Vi è scritto:
tutti i santi..annunciano: non bisogna uccidere né maltrattare, né ingiuriare, né tormentare, né cacciare alcuna specie di esseri, né alcuna specie di creature ecco il puro precetto dei saggi che comprendono il mondo. Niente caccia, niente carne animale, niente violenza verso gli altri esseri, evitare di schiacciare insetti e le bestie che strisciano.

Cordiali saluti.

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12/04/2007 18:28
 
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Per ShivaBhakta
Caro ShivaBhakta,
mi è stato appena appena regalato un libro sul jainismo: Saman Suttam, il canone del jainismo, (a cura di) Sri Jinendra e Segarmal Jain, trad.it (a cura di) Claudia Pastorino e Claudio Lamparelli, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2001.
Volevo la tua opinione su questo libro, se lo hai avuto tra le mani

Ogni bene
Marcu
13/04/2007 14:51
 
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Re:


Scritto da: (flash) 04/05/2006 18.23
Molto interessante, non sapevo infatti che i giainisti avessero la svastica come simbolo sacro.

Sembra paradossale che una religione che fa della non violenza una delle sue fondamentali ideologie abbia un simbolo
che comunemente viene associato alla più brutale violenza.

[Modificato da (flash) 04/05/2006 18.25]






Anche i Maya, gli Incas e gli Aztechi, avevano la svastica, ma Loro come i giainisti, la svastica non è uguale a quella adotta da Hitler, guardale bene e poi se ne riparla.

[SM=g27987] [SM=g27987] [SM=g27987] [SM=g27987] [SM=g27987]


13/04/2007 18:50
 
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Re: Per ShivaBhakta

Scritto da: =Marcuccio= 12/04/2007 18.28
Caro ShivaBhakta,
mi è stato appena appena regalato un libro sul jainismo: Saman Suttam, il canone del jainismo, (a cura di) Sri Jinendra e Segarmal Jain, trad.it (a cura di) Claudia Pastorino e Claudio Lamparelli, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2001.
Volevo la tua opinione su questo libro, se lo hai avuto tra le mani

Ogni bene
Marcu



Marcuccio,io non ho mai avuto tra le mie mani tale libro.Ho copiato quei versi da www.claudiapastorino.it/jainismo.html

Ciao
Orlando.
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