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Lo sapevate...Islam

Ultimo Aggiornamento: 19/12/2012 21:16
27/12/2007 19:25
 
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Bhutto, condannata dagli islamici
Garanzia per Bush,ostacolo per Al Qaeda
Era la “cauzione democratica” del presidente Pervez Musharraf, il suo passaporto per gli Stati Uniti. Per questo e per le sue critiche alla crescente islamizzazione del Paese Benazir Bhutto, così preziosa all’attuale governo pakistano, era stata condannata a morte. In un'intervista ad Aki-Adnkronos International, il 26 ottobre, l'ex premier aveva denunciato protezioni altolocate di cui godrebbe a Islamabad il fondatore di Al Qaeda, Bin Laden.


Della leggenda fanno parte ormai il suo essere donna, l'unica a guidare un paese islamico nei tempi moderni, bella e ricca, figlia di un martire della sua patria. Nella realtà, la Bhutto era stata un'abile e a volte cinica governante.

Di lei si ricorderanno le aperte critiche contro il regime militare al potere prima del generale Muhammad Zia-ul-Haq e poi di Pervez Musharraf e contro l'islamizzazione insidiosa della società. Durante il suo secondo mandato governativo, mantiene una politica di fermezza nei confronti dell'india ma sostiene anche i ribelli islamici del Cachemir e l'ascesa al potere dei talebani in Afghanistan.

In politica interna, il suo rilancio dell'economia è un fiasco. E così, dopo tre anni a capo del secondo esecutivo, viene di nuovo destituita per cattiva gesione. E poi condannata assieme al marito per corruzione.

Dopo otto anni di esilio, nel 2007 in Pakistan si crea una situazione favorevole al suo ritorno: la crisi dovuta all'instabilità politica e al conflitto con gli islamici. Musharraf ha bisogno del sostegno degli Stati Uniti per un nuovo mandato. Bush impone una democratizzazione del paese che solo la Bhutto può compiere. Lei, che ha studiato ad Oxford, sa parlare con gli stranieri e sa sa esattamente ciò che i media occidentali vogliono sentire, è la cauzione democratica di Musharraf. Il 5 ottobre il generale firma un decreto di amnistia e lei ottiene quelle che voleva: tornare in patria per "salvare la democrazia".

Ma è consapevole che il suo rientro, già anticipato da minacce di morte, non sarà privo di ostacoli. Così, il 18 ottobre il convoglio che la segue viene preso di mira da un attentato in cui lei resta miracolosamente illesa, ma 140 seguaci del suo partito PPP restano uccisi. In un'intervista del 26 ottobre all'agenzia stampa Aki-Adnkronos, lei stessa lancia delle accuse ben circostanziate contro chi stava dientro la sanguinosa azione di Karachi: il capo dell'internazionale del terrore Al Qaeda. "Nel 1989 Osama bin Laden lascio' il Pakistan per andare in Arabia Saudita: ma qualcuno gli chiese di tornare. Dobbiamo sapere chi c'è dietro questa continuità: è una battaglia in cui girano molti soldi, grazie al traffico di droga e di armi, e ci sono molti nomi che devono venire alla luce" dichiara. Poi dichiara di aver fatto i nomi delle persone in questione in una lettera spedita al presidente Musharraf invitandolo ad aprire un'inchiesta nei loro confronti. Con una successiva lettera, l'ex premier aveva chiesto formalmente l'assistenza di Stati Uniti e Gran Bretagna nelle indagini sull'attacco terroristico al suo convoglio.

L'obiettivo dell'attentato, aggiunse ad Aki l'ex premier, "era quello di impedire i raduni politici dei partiti dell'opposizione: le forze che vogliono trarre profitto dall'esplosione non vogliono che le forze moderate si mobilitino nelle strade. Sono le stesse che dal 1992 al 1996 hanno destabilizzato il mio governo: sono anti-democratiche e non vogliono che in questo paese si affermi una cultura politica".

La Bhutto poi riteneva che, nei confronti dei gruppi islamici più radicali, si dovesse aprire il dialogo solo dopo la consegna delle armi da parte dei miliziani.

"So di essere un simbolo di ciò che i sedicenti jihadisti, talebani e Al Qaeda temono maggiormente” scriveva nella sua autobiografia: “Sono una donna, dirigente politica, che lotta per portare la modernità, la comunicazione, l’istruzione e la tecnologia in Pakistan”.

Il presidente americano George W. Bush vedeva in lei la possibilità, in un tandem moderato con Musharraf, di affrontare l'ondata islamista e soprattutto di mantenere l'arma nazionale atomica al riparo dalle tentazioni. Ora, con la sua morte, tutte queste speranze sono state spazzate via in un soffio.

Elisabetta Carli

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