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La Verità della Bibbia

Ultimo Aggiornamento: 23/06/2006 16:06
05/09/2004 22:35
 
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Traduzioni della Bibbia
Con oltre 6 miliardi di copie secondo stime recenti, la Bibbia è il libro più diffuso nel mondo dall'avvento della stampa, tradotto integralmente o parzialmente in oltre 2000 idiomi, dalle lingue europee di più antica tradizione letteraria a quelle dei popoli tribali dell'Africa e dell'America latina, che in parecchi casi hanno conosciuto con la versione dei libri biblici il primo testo scritto. Se un elenco completo e attendibile delle singole traduzioni costituisce un lavoro alquanto problematico e ancora da realizzare, la tabella presenta, come indicazione comunque significativa della diffusione della Bibbia nel mondo, la data della sua prima versione limitatamente agli idiomi per i quali siano disponibili informazioni sufficientemente attendibili. Per quanto concerne le traduzioni più diffuse - indipendentemente dal primato cronologico - occorre segnalare, dopo la Bibbia tedesca di Lutero, apparsa in edizione definitiva nel 1545 e modello di riferimento per l'intero mondo protestante, la cosiddetta King James Version, completata nel 1611 e adottata dal protestantesimo di lingua inglese, che concepì il progetto di una diffusione capillare del libro sacro in tutto il mondo: la British and Foreign Bible Society fondata nel 1804 e affiancata da analoghe istituzioni confluite nell'Alleanza biblica universale, ha infatti come scopo la traduzione della Bibbia in ogni lingua e la distribuzione più ampia in edizioni maneggevoli. La prima traduzione italiana fondata sul testo originale ebraico e greco e ultimata nel 1641 dal protestante Giovanni Diodati fu proibita dalle autorità ecclesiastiche cattoliche, inclini a considerare la lettura della Bibbia in lingua moderna un pericolo per i fedeli, posti di fronte al testo sacro senza la mediazione del clero, ritenuta indispensabile. Solo dopo molte vicissitudini poté essere completata, nel 1778, la traduzione di monsignor Antonio Martini, condotta comunque sull'antica versione latina, la Vulgata, più che sui testi originali. Il mutato atteggiamento della Chiesa cattolica ha trovato espressione nei decreti del concilio Vaticano II, che, restituendo alla Scrittura il ruolo di fonte principale di ispirazione per i fedeli, ne auspicò la più ampia diffusione. Gli ultimi decenni sono stati così caratterizzati dall'attività degli studiosi cattolici che, oltre alla versione francese curata dalla celebre Scuola biblica di Gerusalemme e apparsa nel 1973 come Bible de Jérusalem, hanno ultimato, limitatamente al panorama italiano, la traduzione commissionata dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), in uso nella liturgia dal 1971 e attualmente in fase di revisione, e la Nuovissima versione dai testi originali, approntata fra il 1967 e il 1980 per iniziativa della Società San Paolo. La pubblicazione, nel 1985, di una versione della Bibbia in lingua corrente è il frutto della collaborazione fra traduttori cattolici e protestanti che hanno agito con il sostegno sia della gerarchia cattolica sia delle società bibliche, dato di per sé già sufficientemente indicativo circa il superamento delle secolari divergenze fra le diverse confessioni cristiane in materia di divulgazione del testo biblico.

«Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
(P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



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Re:

Scritto da: Justee 05/09/2004 22.35
Traduzioni della Bibbia
Con oltre 6 miliardi di copie secondo stime recenti, la Bibbia è il libro più diffuso nel mondo dall'avvento della stampa.



Mi dispiace contraddirti, ma il libro più diffuso è "Pinocchio" di Collodi.
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"Il Governo è la Sezione Intrattenimento del complesso militare-industriale"
-Frank Zappa
15/10/2004 09:14
 
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Libri
LIBRI e BIBLIOTECHE

Anche i romani avevano i libri e i luoghi in cui conservarli: le biblioteche.
La biblioteca era una grande sala nella quale i libri erano custoditi in scaffali o in appositi armadi.

I libri erano privilegio dei ricchi e la loro copiatura era affidata a schiavi, che scrivevano sotto dettatura, per far più copie dello stesso libro in una sola giornata. I libri, oltre ad essere fabbricati in casa, erano fabbricati in librerie. Queste biblioteche librarie non si trovano solo a Roma, ma anche nelle province, perché i libri erano molto diffusi. Uno stesso libro poteva avere varie edizioni, ovviamente a prezzi diversi: le più care erano soprattutto le opere rare o introvabili. Le meno care erano quelle che presentavano difetti, scritte su rotoli già utilizzati.

Le biblioteche si dividevano in pubbliche e private. Inizialmente erano solo private, sia perché i libri erano costosi, sia perché solo i ricchi erano istruiti (fino al I sec. a.C.). La prima sorta è la biblioteca privata che risale al 167a.C.; a questa se ne aggiunsero altre, di cui sono illustri esempi la biblioteca di Apellicone di Teo e la biblioteca di Mitridate III re del Ponto.

La sede principale di tutte queste era la villa nobiliare, ed una chiara descrizione della loro struttura ci è data dalla biblioteca di Villa dei Papiri ad Ercolano. In essa, i rotoli furono prevalentemente ritrovati in un locale con scaffali lungo le pareti, probabilmente un magazzino. La biblioteca vera e propria difatti, corrispondeva ad una parte della casa, che si sviluppava attorno al peristilio (ampio cortile interno, circondato da un portico a colonne).
Una volta che la villa romana ebbe mutato la sua struttura architettonica, anche le biblioteche cambiarono: non avevano più una sede fissa e i libri erano sistemati in ambienti diversi (alcuni solo per il proprietario della villa, altri anche per gli ospiti).

Le biblioteche pubbliche, invece, sorsero in seguito all'aumentare dei libri in circolazione e del pubblico dei lettori (fine I sec. a.C.).
La prima sorse a Roma nel 39 a.C. (ad opera di Asinio Pollione). Successivamente ne sorsero altre due sul colle Palatino, entrambe strettamente collegate al palazzo imperiale, tanto che la stessa biblioteca venne usata anche per le riunioni e per i ricevimenti politici.
Atre due famose biblioteche erano quelle sorte nel foro di Traiano (inizio II sec. a.C.); delle due, è giunta fino a noi solo quella occidentale: era costituita da una grande stanza, intorno alla quale c'era un rialzamento di tre gradini per accedere alle nicchie contenenti armadi per i libri e, sull'altro lato, la nicchia doveva contenere la statua della divinità. All'inizio del IV secolo d.C., si potevano contare a Roma ben 28 biblioteche.

Difficile è stato fin ora identificare con sicurezza, tra gli scavi delle città romane, una o più biblioteche. Il motivo non va ricercato solo nella mancanza di scavi estensivi, che abbiano cioè riportato alla luce grandi porzioni del terreno urbano, ma anche nel fatto che la biblioteca poteva far parte del foro o di un luogo di culto. L'esistenza comunque di biblioteche, oltre che a Roma, è documentata a Como, Taronto, Tivoli e Corinto. La più interessante è quella di Como, della quale si conoscono alcuni elementi decorativi e dove, probabilmente, le terme e la biblioteca facevano parte di uno stesso complesso architettonico.
Lo spazio per la conservazione dei libri, poteva essere ricavato all'interno di opere pubbliche e religiose, e i portici venivano usati per la lettura.

SUPPORTI SCRITTORII

IL PAPIRO E LE TAVOLETTE CERATE.

Nelle scuole si usavano due tipi di materiali: le tavolette di legno ricoperte di cera e i fogli di papiro o pergamena.
Il papiro è sempre stato considerato il materiale scrittorio per eccellenza. Si è diffuso presso i Greci dal VI secolo a.C., ma è stato introdotto a Roma più tardi. Lo stelo di papiro era tagliato in strisce, che venivano stese affiancate su un piano, per poi disporvi sopra un secondo strato di strisce. I due strati costituivano un foglio di carta.
Le tavolette cerate si presentavano in varie dimensioni, di forma rettangolare, imbiancate con il gesso e ricoperte di cera. La cera aveva un colore piuttosto scuro, per questo venivano chiamate "le tavolette tristi". Esse erano collegate tra loro per mezzo di una cordicina, fatta passare lungo dei fori esterni.



Statua con dittico in grembo.
Brescia. Museo di S. Giulia

Questa superficie scrittoria veniva utilizzata sia per operazioni quotidiane (esercitazioni degli scolari, appunti degli uomini d'affari) sia per gli atti giuridici e amministrativi. Sono state ritrovate a Pompei, Ercolano, in Nord Africa.

LA PERGAMENA.

Il merito di aver scoperto la pergamena, ottenuta dalla pelle di pecora opportunamente lavorata, fu attribuito a Pergamo, città dell'Asia Minore: di qui il suo nome. Rispetto al papiro, la pergamena aveva il vantaggio di poter ricevere l'inchiostro su entrambi i lati, si prestava ad essere meglio disegnata e si poteva più facilmente correggere. L'inchiostro, fatto con acqua, resina, nero di seppia e fuliggine, era conservato in calamai portatili con coperchio.


LIBRI DI TELA.

Erano destinati originariamente a custodire testi sacri e liturgici, poi per la registrazione delle imprese degli imperatori.



STRUMENTI E ACCESSORI SCRITTORII

Sulle tavolette di cera, le lettere venivano incise con lo stilus (stilo di legno o di metallo, appuntito da una parte e appiattito per cancellare dall'altra). Sulla pergamena o sul papiro si scriveva con il calamus, un bastoncino di canna con un'estremità appuntita da un temperino chiamato scalprum. I calamai, oltre che di canna, potevano essere fatti di metallo; si tenevano legati in un fascio, oppure messi in un astuccio detto theca calamaria o graphiaria. Il calamo veniva bagnato nel calamaio, atramentarium, contenente l'inchiostro nero, antramentum; a volte c'era anche un vasetto per l'inchiostro rosso, cinnabaris. I calamai, di solito, erano in terracotta, di varie forme, con un buco al centro per il calamo. Tutti i calamai, anche quelli fatti con materiali più preziosi, avevano un coperchietto perché l'inchiostro non uscisse.

La stanza in cui veniva prodotto l'inchiostro era messa in comunicazione da un condotto con una stufa, dove veniva bruciata la pece (residuo nero della distillazione del catrame). Il fumo passava nella stanza e si depositava sulle pareti, formando una strato di fuliggine che si raschiava e si faceva seccare al sole. Così si otteneva un inchiostro solido, che, per essere usato, si doveva diluire con acqua. L'inchiostro rosso era ottenuto invece da un minerale. Questo colore era usato per scrivere sull'oro e per far risaltare le lettere incise. Nei libri veniva usato per scrivere il titolo, le lettere iniziali, le prime righe e le note. Esistevano anche inchiostri simpatici a base di latte: per leggere le lettere, bastava coprire la pagina con polvere di carbone. Per cancellare gli errori di scrittura si usava una piccola spugna bagnata, chiamata spongia deletilis. A volte, gli scritti che non venivano graditi venivano fatti cancellare con la lingua degli autori.

Prima di procedere alla scrittura, si era soliti tracciare delle linee guida sulla carta e segnare i margini delle colonne con una rondella di piombo. Questa, insieme ad un compasso, serviva a squadrare il foglio, per prepararlo alla scrittura. La pietra pomice serviva a levigare gli orli del volumen, per evitare che si rompessero. I rotoli appartenenti ai più ricchi, avevano degli umbilici, cioè delle bacchette di legno o di osso, che venivano applicate alla fine del libro per facilitarne il riavvolgimento. Queste bacchette, a volte, erano ingrossate alle estremità colorate, alle quali venivano attaccati dei cartellini triangolari di identificazione, tituli, su cui veniva scritto il nome dell'autore e dell'opera contenuta nel rotolo. La carta che veniva usata per contenere un buon libro doveva essere di buona qualità, e subire un trattamento che ne consentisse la conservazione. Per questo i fogli, prima della scrittura, venivano spalmati con olio di cedro, per proteggerli dalla muffa, cosa che dava alle pagine un colore giallo.

EVOLUZIONE DEL LIBRO

IL VOLUMEN

Gli antichi classificavano i loro libri in base alla forma in cui si presentavano. Per questo è importante spiegare i termini con i quali venivano chiamati i vari scritti.
Il "volumen" era il libro più diffuso presso i romani. Questo vocabolo si riferisce all'azione della lettura, che avveniva srotolando e avvolgendo un rotolo, chiamato appunto volumen, fatto di papiro o di pergamena. Questi rotoli contenevano scritti di privati cittadini, opere letterarie, testi di carattere amministrativo e di uso scolastico.



Si veda la raffigurazione di un volumen in questo
particolare della Lipsanoteca del V-VI sec. d.C.
conservata a Brescia, Santa Giulia.

Il vocabolo volumen si riferisce anche alle parti di un'opera letteraria. Raramente il volumen conteneva una sola opera, salvo in caso di brevi lettere e testi. La lunghezza del rotolo raggiungeva al massimo 20 fogli, lunghi circa 12 metri. Dunque l'opera intera di un autore, era formata da più rotoli; questi, a loro volta, erano divisi in pentadi (cinque rotoli) e decadi (dieci rotoli). Il volumen veniva protetto dalla membrana, un foglio di pergamena che, incollato alla prima pagina del rotolo, lo avvolgeva tutto. La membrana era chiamata paenula o toga (entrambi questi termini si riferiscono al mantello usato appunto come copertura e riparo). Dopo fu introdotto l'uso del manuale, un contenitore d'abete dove venivano riposti i rotoli. Nel trasporto i rotoli erano legati tra loro e venivano messi i cassette chiamate scrinia (rettangolari) o capsae (cilindriche).

IL CODICE

Nel IV-V sec. d.C., il volumen viene sostituito dal codice. Esso consiste in un testo scritto su una pergamena o su un papiro. La forma più comune del codice era il QUATERNIO, composto da 4 fogli. Quando però bisognava inserire altri fogli, questo metodo veniva modificato, perché formavano fascicoli in più. Poi venivano tracciate le linee per la scrittura. I fascicoli venivano cuciti verticalmente, rilegati e incollati alle tavolette.



Evangelario in pergamena purpurea (sec.V).
Brescia, Civica Biblioteca Queriniana.


Il codice fu apprezzato per la maggior maneggevolezza e la capacità di contenere un testo più lungo rispetto al volumen ed infatti, alla fine dell'antichità, soppiantò completamente il volumen; per questo il codice, in poche parole, è l'antenato del libro moderno.

LA PUBBLICAZIONE

Dopo che lo scrittore aveva finito il suo libro, inizialmente le opere circolavano solo all'interno della casa, dove si correggeva il testo con l'aiuto di amici. Dopo la correzione si passava alla pubblicazione. Bisogna ricordarsi che, prima dell'invenzione della stampa (1460 circa), per diffondere un'opera, bisognava farla ricopiare a mano; a questo provvedevano i copisti. La copiatura era un lavoro lungo e faticoso e spesso produceva molti errori di trascrizione; alla fine del lavoro, i copisti segnavano il numero delle righe scritte e, in base a queste, venivano pagati.







«Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
(P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



15/10/2004 09:15
 
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Re: Re:

Scritto da: Squarepusher 15/10/2004 1.22


Mi dispiace contraddirti, ma il libro più diffuso è "Pinocchio" di Collodi.



Puoi citarmi la fonte ?
Grazie

«Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
(P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



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E' una notizia che so da sempre, ma potrei anche sbagliarmi.
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15/10/2004 11:28
 
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Re:

Scritto da: Squarepusher 15/10/2004 11.25
E' una notizia che so da sempre, ma potrei anche sbagliarmi.



Ciao , io ho fonti enciclopediche che dimonstarno queste cosa
ed io che mi sono messo nel dubbio e ti chiedevo
Ok

«Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
(P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



15/10/2004 12:15
 
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Re: Re:

Scritto da: Justee 15/10/2004 11.28
io ho fonti enciclopediche che dimonstarno queste cosa




No, figuriamoci. Se hai le prove, hai ragione tu. Magari Pinocchio è uno dei più diffusi, ma non IL più diffuso.
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15/10/2004 12:40
 
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spesso mi trovo a discutere con tanta gente su questo argomento, la bibbia ...
La bibba è un bellissimo racconto, è composto da un sistema di scrittura molto simile a quello delle fiabe per bambini, piccoli trafiletti, racconti brevi e incisivi, poche e essenziali informazioni, un linguaggio molto semplice e chiaro, più facilmente ritrovabile nei racconti dei cantastorie d'un tempo.

è indiscusso il fatto che un testo del genere possa essere letto e compreso da chiunque, ma è anche vero che la credibilità di un testo del genere non può essere presa sul serio. senza offesa per nessuno ma questo testo è stato scritto ipoteticamente più di 2000 anni fa, nel corso di due millenni è stato riscritto, riscritto, riscritto e chissà quante altre volte il testo originale è stato alterato da traduzioni sbagliate modificandone quindi il senso e i fatti in generale. (questo succede tutt'oggi nella traduzione di testi stranieri ... se avete letto dei libri in lingua originale e in Italiano lo saperete di certo)

forse è più credibile pernsare che nel corso degli anni il sistema clericale abbia studiato un metodo tale da poter arrivare nella testa della massa, compresi ceti più bassi, quelli più ignoranti.

tutto ciò spesso mi porta a pensare cosa rappresenta questo testo non per i fedeli, ma per l'istituzione clericale ... vorrei scavare nelle informazioni storiche per ricostruire una sorta di odissea di questo libro per capire e approfondire le mie curiosità ... chi ne sa qualcosa?

[Modificato da Jefe 15/10/2004 12.44]

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tvb, pd ...
MANGIA CARNE E VENERA SATANA

"...offendere e diffamare amministratori e moderatori del servizio ffz e Leo.it non è cosa saggia." (baciamo le mani)


A' da torna'
15/10/2004 13:09
 
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dai miei appunti...
provo a risponderti così...

Tutti sanno che la Bibbia è un libro religioso, sacro, speciale. Forse lo hanno preso in mano, ne hanno una copia in casa. La trattano con massimo rispetto. E... non la leggono. Diceva con ironia un grande biblista Paul Clodel: "Il rispetto dei cattolici per la Bibbia è enorme, e consiste soprattutto nel tenersene a rispettosa distanza".


Quando ho domandato ad un giovane perché pur avendo in casa la Bibbia, non ne aveva approfittato per conoscerla bene, mi rispose con tutta semplicità: " Ho provato, ma la sua lettura mi è risultata difficile, e a lungo andare noiosa. Mi sono scoraggiato, e ho lasciato perdere". È una risposta frequente. Tante famiglie hanno la Bibbia in casa, ma più come un oggetto religioso che come un libro vivo, interessante, da leggere e capire.

a) L’autore della Bibbia


La fede dei cristiani dice: Dio è il grande autore della Bibbia. Con questo non vogliamo dire che il Signore abbia avuto una comunicazione diretta con i cosiddetti autori ispirati, dettando loro le sue pagine come si detta una lettera ad una segretaria. Il suo influsso sugli scrittori della Bibbia si produsse dentro un insieme di fatti, il cui risultato fu che vennero messi per iscritto quei ricordi che contengono il messaggio rivolto da Dio a tutti gli uomini. Ma cerchiamo di chiarirci sul discorso:

Ispirazione, Rivelazione, Assistenza dello Spirito Santo


L’ispirazione è l’intervento divino su un profeta o uno scrittore sacro: lo Spirito Santo illumina la sua mente e spinge la sua volontà perché trasmetta, senza pericolo di errore, quelle verità che Dio vuole comunicare all’umanità.


È garante Dio stesso e perciò la trasmissione non può essere errata. Ma l’autore sacro non viene usato come un automa: mantiene invece la sua personalità, il suo stile, la sua cultura e i limiti della medesima, per cui sono possibili errori storici, geografici, astronomici e scientifici in genere.


Nel contenuto dell’ispirazione possono esserci nuove rivelazioni, sviluppo e conferma delle precedenti, esortazioni ad una vita migliore, regole di vita morale, norme di saggezza ed altri valori umani, che lo Spirito Santo ha voluto inculcare.


Ma non sono messaggio di Dio gli errori di meteorologia, astronomia, geografia, storia ecc.; i numeri poi spesso sono simbolici, o comunque inesatti perciò non sono attendibili. Se si fossero seguiti questi criteri non si sarebbe avuto l’increscioso caso Galileo; ma il terrore delle aberrazioni dei novatori di allora spingeva ad una interpretazione troppo letterale. Bisogna notare che Dio stesso ha accettato e approvato il testo redatto dall’autore umano, giudicandolo adatto alla mentalità e al grado di cultura dei destinatari del tempo. Perciò la Chiesa non si permette di mutare il testo sacro neppure in quei punti evidentemente superati dalla cultura odierna, raccomandando edizioni con note esplicative. E secondo la congenialità dell’autore si sono avuti diversi generi letterari: storico; esortativo; poetico; parabole, romanzi; ecc...


La Rivelazione è il discorso di Dio con L’umanità, col quale Egli svela le sue verità: la sua grandezza; la sua potenza; la sua maestà; ma soprattutto il suo amore infinito e il suo operato verso gli esseri umani che Egli considera suoi amici, anzi vuole divinizzarli come suoi figli, e suoi collaboratori fiduciari; a questo fine tende tutta la sua opera creatrice e redentrice conseguentemente ne deriva quale deve essere la risposta degli uomini, i loro comportamenti, il loro orientamento e le regole della loro vita.


Questo discorso Dio l’ha cominciato nel Paradiso terrestre con i primi uomini e l’ha portato sempre avanti attraverso i secoli, ma gli uomini hanno ascoltato poco e quel poco che hanno recepito l’hanno stravolto con tante aberrazioni.


Ecco perché a un cero punto Dio scelse un uomo di buona volontà, ardentemente desideroso di avere idee più chiare su Dio e le cose divine, e gli si comunico.


Abramo, anche noi lo chiamiamo nostro padre nella fede; un uomo dalla fede eroica, un uomo contro corrente: si sente estraneo alle deviazioni religiose del suo popolo ed emigra; dove va conserva una netta distinzione dall’errata religiosità dei popoli in mezzo ai quali si trova: Dio gli si confida e gli promette una discendenza ed una patria; nella sua vicenda ci sono molti momenti oscuri, che gli parla; perciò si fida di Dio anche quando tutto sembra contrario a tale fiducia.


Il suo figlio Isacco ed il nipote Giacobbe vivono degli stessi ideali e si dispongono a recepire l’ulteriore sviluppo del discorso di Dio: è l’origine del popolo d’Israele, che si sente privilegiato di questa eredità.


Questo popolo ebbe sempre un concetto di Dio nettamente più puro di tutti gli altri popoli dell’antichità: Dio Creatore e Signore del cielo e della terra, unico e supremo, degno d’immenso rispetto, benevolo verso gli uomini, dai quali però vuole fedeltà a Lui e onestà verso gli altri; questo popolo inoltre recepisce le promesse divine di una salvezza meravigliosa e le conserva fedelmente, anche se poi non la sa riconoscere in Cristo.


Questo patrimonio religioso però Dio non lo comunicò in maniera spettacolare e pubblica, se non eccezionalmente, come la proclamazione dei dieci Comandamenti sul Sinai. Preferì più volentieri la via della confidenza amorosa e volle la collaborazione umana per trasmettere alla Comunità umana le sue verità per mezzo di uomini: queste sono le persone ispirate.


L’assistenza dello Spirito Santo è la garanzia che Cristo ha assicurato alla sua Chiesa: l’assistenza per mantenere intatto ed approfondire il messaggio divino, per poterlo comprendere sempre meglio.


Nella Rivelazione e nell’Ispirazione l'iniziativa era Dio, qui il compito è dei Successori degli Apostoli (Papa e Vescovi uniti con lui) garantiti da Cristo: lo Spirito Santo si limita ad impedire errori di fede.


Riassumendo, possiamo dire che la Bibbia è la Parola di Dio in quanto ci trasmette tutto ciò che Dio ha voluto dirci, e nel modo in cui Egli ce l’ha voluto dire.


Agendo così, Dio rispetta la libertà e la spontaneità degli autori sacri che redassero la Bibbia.


In sostanza l’ispirazione divina della Bibbia rimane un mistero. La Bibbia è al tempo stesso tutta opera di uomini, e opera di Dio. Gli autori - ispirati dal grande autore, Dio - espressero ciò che Egli voleva dire, ma riflettendo la propria personalità e quella della propria epoca.



b) Come leggere la Bibbia


La Bibbia non è un’ opera uscita di getto dai suoi autori. Prima di essere fissata nello scritto, parecchi libri venivano raccontati e tramandati a viva voce, grazie alla straordinaria capacità di memoria degli antichi orientali. Questi racconti sono all’origine di alcune grandi "tradizioni" che hanno prodotto i primi cinque libri della Bibbia ( Genesi; Esodo; Levitico; Numeri; Deuteronomio che prendono il nome di Pentateuco):

la "Jahvista" dall’uso del nome JHWH (il Signore), dato a Dio;
la "Elohista" dal nome più generico Elhoim (Dio dei Padri);
la "Sacerdotale" (Pristercodex), così chiamata perché si interessa a ciò che favorisce il culto a Dio o lo ostacola
la "Deuteronomista", presente nel libro del Deuteronomio.

La conoscenza di queste "tradizioni" aiuta a cogliere i diversi modi con cui Dio ha parlato e ha rivelato se stesso all’uomo. Questa è una prima pista per iniziare la lettura della Bibbia.


C’è poi una seconda pista di lettura. È quella che segue il racconto degli avvenimenti che costituiscono il tessuto di tutta la Bibbia. Ecco allora il racconto della creazione, che dà origine al mondo e a una storia che si svolge tra la fedeltà di Dio e l’infedeltà dell’uomo (Adamo ed Eva).


Ecco lo snodarsi dei continui interventi di Dio lungo questa storia: l’elezione del popolo ebraico in Abramo; la sua liberazione dall’Egitto; il dono della terra promessa; la presenza dei personaggi decisivi della sua storia come i Giudici (Sansone), i Re (Davide), i Profeti (Isaia; Geremia) e i Sapienti (Giobbe; Qohèlet; Salmi).


Ecco anche l’affermarsi delle esigenze di Dio: la fedeltà all’Alleanza e ai Comandamenti, l’ascolto della sua Parola e l’impegno nel riconoscere Lui solo come vero ed unico Dio. Ma ecco anche le infedeltà dell’uomo e l’intervento punitivo di Dio: all’orizzonte della storia del popolo biblico va profilandosi l’esilio, che solo la bontà di Dio trasformerà in un nuovo punto di partenza del cammino che conduce all’incontro con Gesù, il Messia.


C’è, infine, una pista più facile e più suggestiva. È quella che già nelle "mani" di Dio, nella creazione, nella sua "destra" e nel suo "braccio", nell’esodo e nel suo "cuore", nell’esilio, vede delinearsi "il corpo" che questo Dio prenderà in Gesù di Nazareth. È questa la pista che noi cristiani percorriamo per una lettura unitaria di tutta la Bibbia.


La Bibbia è un libro divino, perché ci da notizie personali su Dio, i suoi piani sulla storia, e la sua opinione riguardo agli uomini e agli avvenimenti. In questo senso, è un libro molto unitario, di un solo autore (Dio).


Ma è anche un libro umano, che abbraccia duemila anni di dialogo religioso tra l’uomo e Dio, e affronta i problemi umani emersi lungo le diverse civiltà. In questo senso è un libro complicato, di tanti autori.

Di qui la difficoltà di leggere la Bibbia:

perché Dio si serve di uomini diversi, in tempi e situazioni diverse, e perciò il dialogo è ogni volta diverso;

e perché gli uomini intendono Dio secondo le loro mentalità, culture, tempi, e così lo esprimono negli scritti.


Tuttavia la Bibbia è il libro più letto del mondo. Non sappiamo esattamente il numero di esemplari finora diffusi, ma ogni anno la cifra aumenta di quasi duemilioni.

[Modificato da ariadipoesia 15/10/2004 13.17]

Angela_______ari@dipoesi@


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15/10/2004 13:37
 
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Scritto da: Jefe 15/10/2004 12.40
spesso mi trovo a discutere con tanta gente su questo argomento, la bibbia ...
La bibba è un bellissimo racconto, è composto da un sistema di scrittura molto simile a quello delle fiabe per bambini, piccoli trafiletti, racconti brevi e incisivi, poche e essenziali informazioni, un linguaggio molto semplice e chiaro, più facilmente ritrovabile nei racconti dei cantastorie d'un tempo.

Non sempre è così.


...è indiscusso il fatto che un testo del genere possa essere letto e compreso da chiunque...


Non sempre questo è vero.Altrimenti non si spiegherebbero la moltitudine di confessioni religiose che sono sorte attorno alla lettura e all'interpretazione delle Scritture.Il Testo Sacro spesso e volentieri si presenta redatto in maniera difficile e ambigua.



...ma è anche vero che la credibilità di un testo del genere non può essere presa sul serio. senza offesa per nessuno ma questo testo è stato scritto ipoteticamente più di 2000 anni fa...

2000 anni fa?!!!Forse ti riferisci al solo "Nuovo Testamento".



...nel corso di due millenni è stato riscritto, riscritto, riscritto e chissà quante altre volte il testo originale è stato alterato da traduzioni sbagliate ...

Mai letto "Restaurare la Rivelazione" di David Weiss Halivni?
Tratta della Scrittura divina e la risposta ebraica alla critica biblica.


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