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Yosef Kony - Esercito di Resistenza dei Signore

Ultimo Aggiornamento: 29/08/2006 14:13
29/08/2006 14:13
 
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Nord Uganda - Tremila bambini assoldati dai guerriglieri
Piccoli assassini in nome del Vangelo
Si fanno chiamare "Esercito di Resistenza dei Signore", recitano il rosario cento volte al giorno. ma, con la Bibbia in mano, massacrano e razziano i villaggi. Sono i piccoli combattenti di Yosef Kony, un invasato che rapisce i ragazzini e li costringe a combattere il governo "ateo" di Kampala, anche grazie all'appoggio del Sudan.
di Giulio Albanese

"Ho visto donne e bambini senza labbra e senza orecchi. È il loro gioco preferito. Le tirano via con il machete." Questo il commento di un volontario che opera nel nord Uganda e ha chiesto l'anonimato.
"Me lo consenta - aggiunge - sono dei veri e propri Lanzichenecchi!" Non stiamo parlando di un esercito di ventura d'altri tempi, ma di una formazione di guerriglieri ugandesi, l'Esercito di Resistenza del Signore (Lra) che ormai da anni sta dando filo da torcere al governo di Kampala. Il loro leader, Joseph Kony, vive nel bosco, al confine tra Sudan ed Uganda, ed è una sorta di primula rossa. Nessuno è riuscito a scovarlo. Nelle dichiarazioni, che rilascia attraverso il suo portavoce a Nairobi, dice di non sopportare la politica atea del presidente ugandese Yoweri Museveni. E per questo gli fa guerra. Ma la contraddizione è palese. I suoi uomini combattono con il rosario al collo, recitano l'Ave Maria cento volte al giorno, predicano l'avvento del Regno di Dio e dicono di conoscere a memoria i dieci comandamenti. Di fatto, però, sono i primi ad ammazzare senza pietà. Nelle loro fila ci sono anche ragazzi che combattono sotto l'effetto di narcotici.

Bambini guerrieri
La loro strategia consiste nel saccheggiare i centri abitati del nord Uganda, uccidere chiunque capiti loro a tiro e rapire i minori (prevalentemente dagli 8 ai 16 anni). "Sono proprio i ragazzi e le ragazze della mia età - racconta Lucy Okwete, 14 anni, originaria di Patongo - il loro bersaglio preferito. Io sono stata rapita nel novembre del 1986 dal mio villaggio natale e portata, due mesi dopo, in Sud Sudan, al campo di Jabulen, al 39° miglio sulla strada che da Juba porta a Nimule. È lì che i ribelli hanno la loro base." Lucy è tra le poche fortunate ad essere riuscita a sfuggire dalla ferocia dei guerriglieri e a riabbracciare i propri cari. "Tutti noi ragazzi - aggiunge - dovevamo combattere a fianco dell'esercito governativo di Khartoum contro i ribelli sud-sudanesi dell'Esercito di Liberazione Popolare del Sudan (Spla) e contro i governativi ugandesi. Chi, tra noi ragazzi, non ubbidiva prontamente agli ordini del capo veniva ucciso senza pietà. Ho visto con i miei occhi bambini di 9 anni fatti a pezzi con il machete solo perché piangendo chiedevano di rivedere i loro genitori. Due delle mie compagne, che sono tuttora nel campo, sono diventate donne di Kony. In tutto ha 88 mogli che tratta come schiave."

L'appoggio di Khartoum
Si tratta di un fenomeno difficile da decifrare che - a detta degli osservatori - ha una chiara valenza sincretistica in cui l'aspetto religioso è strumentale a logiche di potere a dir poco disumane.
Recentemente, Kony ha chiesto al governo di Kampala di cambiare costituzione. "Se Museveni vuole che l'Uganda si salvi - avrebbe detto - è bene che adotti il decalogo della Bibbia." Peccato che proprio lui sia il primo a violare sistematicamente il più importante: "non uccidere"!
Ma chi sta dietro all'Esercito di Resistenza del Signore? Kony non fa mistero: Khartoum. Insomma, è proprio il regime sudanese a foraggiare d'armi e munizioni i ribelli ugandesi. Anche se, a dire il vero, l'anno scorso, il presidente sudanese Omar El Beshir aveva dichiarato che il suo paese avrebbe espulso tutte quelle formazioni che dal Sudan operano contro i governi limitrofi. Un'affermazione di buona volontà che, comunque, non è mai stata messa in pratica. I distretti più colpiti dalla furia dei ribelli sono quelli di Kitgum, Gulu e Lira. Chi deve viaggiare lo può fare solo in convoglio, sotto scorta dei militari. Certamente il nord Uganda ha sempre rappresentato una spina nel fianco del leader ugandese. Le stesse popolazioni locali, Acholi e Lango non tollerano più le sopraffazioni "dei guerriglieri di Dio", come vengono soprannominati dalla stampa ugandese. In fondo a farne le spese è soprattutto la gente. Ma riuscire a stanarli non è facile. Conoscono però così bene il territorio che possono muoversi tempestivamente e con grande discrezione. L'esercito regolare ugandese, ha tentato invano in questi anni di arginare il fenomeno, ma senza esito.

L'inerzia di Kampala
Viene spontaneo chiedersi come mai un esercito così ben addestrato non riesca a far fronte ad un gruppo di circa 2000 ribelli, del quale il 70-80% sono ragazzini. Non pochi analisti di faccende africane sostengono che ci sono troppi elementi che evidenziano la "non volontà politica" di Kampala di porre fine a una guerriglia che si accanisce contro gente inerme. Gente - è bene precisarlo - che ha il solo torto di trovarsi in una zona di confine e quindi strategica. Museveni, d'altronde, quando visita il capoluogo del nord, Gulu, sostiene che non riesce a far fronte alla guerriglia addossando la colpa all'esercito impreparato, demotivato e stanco. Poi però, sulla stampa nazionale afferma tranquillamente che l'Uganda ha l'esercito più forte e potente dell'Africa.
Una cosa è certa. La condotta dei ribelli non ha nulla a che fare con il Vangelo. "La guerriglia - spiega Padre Elia Pampaloni, Superiore dei missionari comboniani d'Uganda - sta rendendo la vita impossibile a tutte le comunità cristiane del nord Uganda e la gente è al limite dell'esasperazione." Anche i missionari sono nel mirino dei seguaci di Kony. Tre mesi fa, padre Pinuccio Florils, parroco di Namokora, è stato sequestrato per alcune ore dai ribelli, quasi tutti ragazzi di 12 anni. Quando poi è tornato nella sua missione, l'ha trovata del tutto saccheggiata. Non sappiamo per quanti anni ancora questo macello andrà avanti. [SM=x511472]
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