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Shintoismo

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2007 13:20
27/05/2007 18:24
 
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LO SHINTOISMO


Amaterasu

Lo Shintoismo o Scintoismo, o semplicemente Shinto, è una religione nativa del Giappone e nel passato è stato la sua religione di Stato. Prevede l'adorazione dei kami, un termine che si può tradurre come divinità, spiriti naturali o semplicemente presenze spirituali. Alcuni kami sono locali e possono essere considerati come gli spiriti guardiani di un luogo particolare, ma altri possono rappresentare uno specifico oggetto o un evento naturale, come per esempio Amaterasu, la dea del Sole. La parola Shinto nacque dall'unione dei due kanji: shin che significa "divinità", "essere di luce" e to contrazione di Tao ("via" o "sentiero" in senso filosofico). Quindi, Shinto significa letteralmente "la via degli esseri di luce", "la via degli dèi.

Dopo la seconda guerra mondiale lo Shintoismo perse la sua condizione di religione di stato; alcune pratiche ed insegnamenti shintoisti che durante la guerra erano considerati di grande preminenza ora non sono più insegnati o praticati mentre altri rimangono grandemente diffusi come pratiche quotidiane senza però assumere particolari connotazioni religiose, come l'Omikuji (una forma di divinazione).

Lo Shinto si presenta in due forme:
->Da un lato è un insieme di pratiche ,credenze e atteggiamenti religiosi strutturati (non così rigidamente come nelle religioni occidentali)e ben radicati nelle varie comunità locali.

->D'altro canto è una religione perfettamente definita ed organizzata a livello di corte imperiale e di stato.
Questi due aspetti fondamentali dello Shinto ,intimamente legati, riflettono la caratteristica peculiare del carattere giapponese.
Carattere double-face che si manifesta a tutti i livelli,nelle strutture sociali ed in quelle politiche come negli atteggiamenti psicologici :fedeltà alla stirpe, alla famiglia e fedeltà all' imperatore, alle istituzioni, allo stato.
Si tratta in definitiva di un sistema di valori e atteggiamenti comuni che tiene unita la società giapponese.

Comune a tutte le religioni del Giappone è
-la ricerca del sacro nella natura
-Il rispetto per gli antenati all'interno di forti organizzazioni famigliari e di clan,
-I culti e le feste locali,
-L'unità fra religione e nazione.

Storia

Periodo preistorico
Le origini dello Shintoismo si sono perse nel tempo, ma pare che si sia originato alla fine dell'ultimo Periodo Jomon. Esistono diverse teorie riguardo gli antenati del popolo giapponese odierno, la più accettata è quella che li indica come discendenti di popolazioni dell'Asia Centrale e dell'Indonesia.

Più probabilmente dopo l'arrivo dei primi antenati del popolo giapponese, ogni tribù e area aveva la sua propria collezione di divinità e rituali senza alcuna relazione tra un culto locale e l'altro. In seguito all'ascesa degli antenati dell'odierna famiglia imperiale giapponese andò probabilmente a crearsi un pantheon stabile, anche se mai definitivamente, in quanto anche oggi le divinità sono innumerevoli, proprio perché considerate manifestazione della natura stessa, sacra in ogni sua forma.

Relazioni con il Buddhismo
L'introduzione della scrittura nel V secolo e del Buddhismo nel VI secolo ebbero un profondo impatto nello sviluppo di un sistema unificato di credenze shintoiste. Nel giro di un breve periodo di tempo all'inizio del periodo Nara, il Kojiki (Memorie degli eventi antichi, 712) ed il Nihonshoki (Annali del Giappone, 720 circa) furono scritti compilando miti e leggende esistenti in un resoconto unificato (vedi la voce sulla mitologia giapponese). Questi resoconti avevano un duplice scopo: innanzitutto favorire l'introduzione di temi taoisti, confuciani e buddhisti nella narrativa, mirati a impressionare i cinesi dimostrando che la cultura giapponese non era inferiore alla loro; in secondo luogo queste narrazioni erano volte a legittimare la casa imperiale, facendola discendere dalla dea del sole Amaterasu. La maggior parte del territorio del Giappone moderno era sotto un controllo frammentario da parte della famiglia imperiale, e gruppi etnici rivali confinanti (inclusi forse gli antenati degli Ainu) continuavano ad essere ostili. Le antologie mitologiche, insieme ad altre antologie di poesie come il Manyoshu, contribuirono a rafforzare la centralità della famiglia imperiale sostenendo e divinizzando il suo mandato governativo.

Con l'introduzione del Buddhismo e la sua rapida adozione a corte, divenne necessario spiegare l'apparente differenza tra il credo nativo giapponese e gli insegnamenti buddhisti. In effetti lo Shintoismo non ebbe un nome fino a che non divenne necessario distinguerlo dal Buddhismo. Quest'ultimo non penetrò spazzando via la precedente fede giapponese, ma al contrario contribuì alla sua consolidazione. Esso legittimò infatti tutti gli dèi giapponesi, considerandoli come entità sovrannaturali intrappolate nel ciclo delle rinascite. Questa spiegazione venne più tardi sfidata dalla corrente Kukai che considerava i kami come incarnazioni speciali del Buddha stesso. Per esempio collegò la dea del Sole, e antenata della famiglia imperiale, Amaterasu, a Dainichi Nyorai, una manifestazione del Buddha, il cui nome significa letteralmente "Grande Buddha Solare". Secondo questo punto di vista i kami erano semplicemente Buddha con un altro nome. Parallelamente alla teologia anche i due sistemi di valori andarono progressivamente a supportarsi e a scambiarsi elementi: c'è infatti una forte compatibilità tra gli insegnamenti naturalistici dello Shintoismo e quelli compassionevoli del Buddhismo.

La coesistenza e amalgama di Buddhismo e Shintoismo dai punti di vista dello Shinbutsu Shugo e del sincretismo ebbe larga diffusione fino alla fine del Periodo Edo. A quell'epoca nacque un rinnovato interesse negli studi giapponesi (Kokugaku), forse come risultato della politica del paese chiuso. Nel XVIII secolo con vari studiosi giapponesi, in particolare Motoori Norinaga (1730 - 1801), ci furono vari tentativi di separare lo Shintoismo dalle influenze straniere. I tentativi non ebbero grande successo, sin dall'epoca del Nihonshoki, quando parti della teologia e del creazionismo shintoista vennero prese esplicitamente in prestito dalla dottrina cinese (per esempio le divinità procreatrici Izanami e Izanagi furono comparate alle energie del Tao, Yin e Yang). Questi tentativi prepararono comunque il terreno per l'introduzione dello Shintoismo di Stato, in seguito alla Restaurazione Meiji, con il quale Shintoismo e Buddhismo furono ufficialmente separati.


Shintoismo di Stato
In seguito alla Restaurazione Meiji lo Shintoismo venne proclamato religione ufficiale del Giappone e nel 1868 la sua combinazione con il Buddhismo venne resa illegale. In questo periodo molti studiosi del Kokugaku iniziarono a vedere lo Shintoismo come mezzo attraverso cui unificare il Paese ed aumentarne la devozione all'imperatore, per velocizzare il più possibile il processo di modernizzazione. Lo shock psicologico delle navi nere e il conseguente collasso dello shogunato convinsero molti che solo una nazione unita avrebbe potuto resistere alla colonizzazione dei popoli stranieri. In conseguenza di ciò lo Shintoismo venne utilizzato come strumento per promuovere l'adorazione dell'imperatore (e quindi della propria nazione) e venne esportato nei territori conquistati come l'Hokkaido e la Corea.

Nel 1871 venne istituito un Ministero delle divinità e i templi shintoisti vennero divisi in dodici livelli con sede centrale al tempio di Ise (dedicato ad Amaterasu e perciò simboleggiante la legittimità della famiglia imperiale). Negli anni seguenti il Ministero delle divinità venne rimpiazzato da una nuova istituzione, il Ministero della religione, incaricato di guidare l'istruzione allo shushin (letteralmente "sentiero morale"). Questo fu uno dei maggiori capovolgimenti dall'epoca del Periodo Edo. I preti iniziarono ad essere eletti ufficialmente, retribuiti ed incaricati dallo Stato di istruire i giovani attraverso una forma di teologia shintoista basata sulla storia mitologica della casata imperiale e dello Stato giapponese.

Con il passare del tempo lo Shintoismo venne utilizzato sempre più per enfatizzare i sentimenti nazionalisti popolari. Nel 1890 venne promulgato il Kyoiku Chokugo (Rescritto imperiale sull’educazione) che richiese agli studenti di recitare ritualmente il giuramento di offrire sé stessi coraggiosamente allo Stato, così come di proteggere la famiglia imperiale. La pratica dell'adorazione dell'Imperatore venne ulteriormente diffusa dalla distribuzione di ritratti imperiali come oggetti di venerazione esoterica. Questo utilizzo dello Shintoismo diede al patriottismo giapponese una tinta di misticismo speciale e di introversione culturale, che divenne sempre più pronunciata con il passare del tempo.

Questo processo continuò a consolidarsi durante il periodo Showa prima di arrestarsi bruscamente nell'agosto 1945, con la separazione tra Stato e Chiesa shintoista. Ironicamente, l'invasione dell'Occidente così temuta all'inizio dell'epoca Meiji era infine arrivata, in parte a causa della radicalizzazione del Giappone permessa dalla sua compattezza religiosa.

La riforma moderna
L'era dello Shintoismo di Stato si chiuse bruscamente con la fine della seconda guerra mondiale. Poco dopo la fine del conflitto l'imperatore annunciò pubblicamente la rinuncia al suo stato di divinità terrena e smentì la discendenza della famiglia imperiale dalla dea Amaterasu. In conseguenza ai risultati della guerra molti giapponesi conclusero che la causa della sconfitta fosse stata la hybris dell'Impero. La brama di territori stranieri accecò i loro leader esaltando l'importanza della loro patria. Nel periodo successivo alla guerra comparvero numerose Shinshukyo (nuove sette religiose), molte delle quali ostensivamente basate sullo Shintoismo.

Successivamente alla guerra lo Shintoismo insistette con meno importanza sulla mitologia e il mandato divino della famiglia imperiale. Invece i templi tendettero a focalizzarsi su attività sociali, volte ad aiutare le persone ordinarie nel migliorare le proprie condizioni o sé stessi, mantenendo buone relazioni con gli antenati e gli dèi. Successivamente alla guerra la pratica generale dei rituali shintoisti non è decrementata. La spiegazione normalmente data per questa anomalia è che in seguito alla dismissione dello Shintoismo di Stato, la religione è ritornata alla sua posizione tradizionale, culturalmente radicata, piuttosto che imposta. In ogni caso lo Shintoismo ed i suoi valori continuano ad essere una componente fondamentale della vita e della mentalità giapponese.




La fede shintoista

Nello shintoismo non esiste un concetto di Dio come unico creatore del mondo visibile ed invisibile.
Il Giapponese antico non conosce una divisione tra esistenza spirituale e materiale.
La Realtà è una unità totale ed inseparabile, ed è spirituale. Secondo la teoria denominata HONJISUIJAKU (=tracce evidenti della Sostanza Originaria) la Verità Originaria ha lasciato tracce diverse nel mondo:le figure di ogni religione appartengono anche a tutte le altre.

Non c'è un Dio unico e perfetto perchè non ci sono Kami perfetti:
il primo tentativo di alcuni kami di creare il Giappone, falli'; Amaterasu, la dea Centrale ,Ohmikami, ha sbagliato a giudicare il fratello; Kuebiko, un kami potentissimo, conosce perfettamente tutto cio' che avviene nel mondo, ma non ha gambe per muoversi.

Nella mentalità giapponese non esiste un concetto di DIO=VERITA=UNICA che è base di ogni giudizio assoluto.

La Verità è per i giapponesi qualcosa di relativo.

Nel caso di conflitti gravi per il giapponese non c'è chi ha assolutamente ragione e chi ha assolutamente torto: tutti hanno sia ragioni che torti e devono essere elogiati o puniti entrambi.Questa mentalità fa si' che le persone possano vivere bene insieme ed in armonia anche se non condividono le stesse verità fondamentali.

Il mito-rivelazione dice che il Giappone, tutti gli esseri giapponesi e i Giapponesi stessi sono stati creati da Izanami e Izanaghi (personificazioni degli opposti Yin e Yang ,forze dello lo Spirito Universale : fratello e sorella e marito e moglie ) .
Dunque i Giapponesi portano in se stessi la natura divina dei Kami.


Lo Shintoismo è una religione cosmica. Con questa definizione si intende affermare che si tratta di una religione che vede tutto il cosmo, ovvero tutto ciò che esiste, come pura manifestazione del divino, è dunque una religione dai caratteri panteistici. Nella religione shintoista ogni cosa è sacra poiché la materia stessa che costituisce tutte le cose che esistono ha un fondamento divino. In primo luogo dunque la principale forma di entità divina è l'esistenza stessa, la natura, qualunque essa sia. Procedendo su questo piano, e affermando le forti basi animistiche su cui si basa, si può dire che lo Shintoismo insegna che ogni cosa è detentrice di una forza divina, una divinità, uno spirito che la presiede e ne forgia l'esistenza.


Energia cosmica
Nella cosmologia shintoista tutto l'esistente è pervaso da un'energia primordiale, che alimenta e compone tutta la materia e tutte le sue manifestazioni, è il Musubi. Questa forza mistica è paragonabile al Tao del Taoismo, un'energia cosmica che dà origine al tutto e causa l'evoluzione del tutto, attraverso l'eterno ciclo dell'esistenza. Esso è il legame intimo che c'è tra tutte le cose, l'elemento comune a tutto ciò che fa parte del cosmo. Il Matsubi è inoltre la forza armonica e universale che lega indissolubilmente il mondo fisico umano al mondo spirituale degli dèi, i kami.

Il Tomoe, simbolo della trinità shintoista.
Come la maggior parte delle tradizioni orientali, anche lo Shintoismo è una religione ciclica. Nello Shintoismo l'esistenza, in tutte le sue forme, si origina innanzitutto dall'esprimersi del principio cosmico in una dualità, due forze polarmente opposte, il principio negativo In e il principio positivo Yo, corrispondente al rapporto di Yin e Yang della cosmologia taoista. Dall'avvicendarsi di queste due forze primordiali e opposte scaturisce tutta l'esistenza, sia essa fisica e materiale sia spirituale. I kami, come gli uomini, hanno origine dallo scontro eterno tra queste due polarità.

Nella versione mitologica della cosmologia, le due divinità primordiali Izanami e Izanagi, corrispondono ai due principi In e Yo.

Tomoe

Trinità shintoista
Parlando di trinità shintoista una cosa assolutamente erronea è pensare ad un concetto trinitario analogo a quello del Cristianesimo. Si può dire che la trinità shintoista non sia altro che il frutto del rapporto cosmico tra i due poli primordiali dell'energia. Di questa triade fanno parte i suddetti In e Yo (i due poli), corrispondenti ai principi taoisti Yin e Yang, e una terza parte, chiamata in cinese Yuan. Questa terza parte rappresenta ciò che nasce dall'interazione dei due principi primordiali, simboleggia i fenomeni e le manifestazioni prodotti dall'eterna interdipendenza di essi. Rappresenta, più sinteticamente, la terza fase della cosmologia shintoista, seguente a quella della bipolarità, ovvero la manifestazione dell'energia cosmica. Questa manifestazione finale che scaturisce dall'interazione eterna delle due forze primordiali è la natura dell'universo, la sua esistenza stessa, la sua vita, il suo continuo progredire in cicli eterni, nonché la sua molteplicità, sia essa spirituale, manifesta attraverso gli dèi del cosmo, i kami, sia essa fisica, ossia corrispondente al livello esistenziale umano.

Le divinità: i Kami e la mitologia

«Tutto ciò che c'è di maestoso e solenne, che possiede le qualità dell'eccellenza e della virtù ed ispira un sentimento di meraviglia, è considerato kami»
(Motoori Norinaga)

I kami, termine tradotto in genere con "dèi", "divinità", sono le entità spiritiche che popolano tutto l'universo, sono gli spiriti della natura, e si esprimono attraverso essa. Per il fedele shintoista una cascata, la Luna o semplicemente una roccia, possono essere considerati come espressione dei kami ed elementi mistici in grado di porre in contatto con la sfera divina. Anche semplici forze, ovvero i cicli che regolano l'universo, come la fertilità o la crescita, possono essere visti come manifestazione delle impercettibili forze divine che popolano la natura.

I kami sono stati definiti anche con il termine li, ovvero "intelligenze innate", oppure "principi". Questa miriade di definizioni sta ad indicare la complessità nel dare una spiegazione al concetto stesso di divinità shintoiste. Spesso è utilizzato anche il termine cinese shen ("esseri di luce", "divinità"), forma più originale di shin, la radice della parola Shinto (etimologia completa spiegata nell'introduzione).

I kami non sono dunque divinità trascendenti; sebbene siano impalpabili, popolano lo stesso universo in cui si trova l'uomo, si trovano solo ad un livello esistenziale superiore. Nel tempo l'immagine dei kami è andata a caratterizzarsi, tanto che è comune trovarli rappresentati in forma antropomorfa, e circondati da ampi corollari mitologici; tuttavia il messaggio essenziale è rimasto invariato, le raffigurazioni sono solo delle maschere, volte a rendere concepibili all'uomo concetti così complessi. É molto frequente, infatti, in particolare nello Shintoismo moderno, l'utilizzo di uno specchio per rappresentare le divinità. Questa è la migliore raffigurazione che possa far comprendere all'uomo moderno un concetto così profondo. Lo specchio sta infatti ad indicare che ogni cosa riflessa da esso è incarnazione e manifestazione degli dèi. In alternativa, come raffigurazione, vengono anche utilizzate composizioni geometriche di carta o di stoffa.

I kami sono collettivamente chiamati Yaoyorozu no Kami (letteralmente "otto milioni di kami"). Il nome arcano Yaoyorozu ("otto milioni") non è il numero esatto, ma piuttosto un modo simbolico di indicare l'infinito in un'epoca in cui questo concetto non esisteva. Il kami più importante, e certamente il più invocato e venerato è la dea del Sole Amaterasu. Il tempio principale a lei dedicato è situato a Ise e ad esso sono affiliati numerosi templi minori.

Il kami principale più venerato nello shintoismo è Amaterasu-o-mi-kami , generalmente abbreviato in Amaterasu ,la dea del Sole (divinità da cui discendono tutte le cose) considerata la mitica antenata diretta della famiglia imperiale giapponese.

Il mito più famoso di Amaterasu
In principio gli dèi popolavano il Giappone.
La dea del sole, Amaterasu, sposa l' imperatore del Giappone, e nascono i giapponesi.
Un giorno Susanoo , dio del mare e fratello di Amaterasu , si lancia con un puledro attraverso il tetto del laboratorio di tessitura della sorella, distruggendolo. Amaterasu si ritira in una grotta e il mondo sprofonda nella oscurità. Approfittando delle tenebre i malvagi compiono cattive azioni ed il mondo sprofonda nel Kaos.
Omohikane, divinità del pensiero combinato ,escogita un piano per farla tornare a dare luce e ordine al mondo.
Gli dèi cercano tutti di incuriosire Amaterasu con suoni e richiami. Essi suonano il tamburo per chiamare Amaterasu. Amaterasu esce dalla grotta quando sente gli dèi ridere della danza- spogliarello di Ama no Uzume, la Femmina Terribile del Cielo. Tajikawawo, la divinità maschile della Forza-nelle-Mani sposta la porta della caverna, impaziente di accogliere nel mondo Amaterasu. La prende poi per mano e la conduce fuori. Finalmente torna a splendere il sole! Per impedire ad Amaterasu di rientrare nella grotta gli dèi la cingono di corde: shimenawa.


Kami particolari
Nella classificazione kami possono essere inclusi anche altri tipi di spiriti, ed entità:

Dosojin
I dosojin o sai no kami o ancora dorokujin, sono le divinità delle strade e dei sentieri, ovviamente più in senso metaforico che in senso lato, quindi strade è da intendere anche come i sentieri della vita, le direzioni e le scelte che la caratterizzano. I luoghi in cui si dice siano soliti manifestarsi sono contrassegnati da pietre o sculture, poste ai lati delle strade, oppure agli incroci o in prossimità dei ponti. In qualità di divinità patrone dei confini, i dosojin si dice proteggano dagli spiriti maligni e da catastrofi o incidenti stradali. Le pietre di segnalazione dai luoghi in cui presenziano rappresentano solitamente piccoli esseri antropomorfi, o in alternativa possono essere semplici pietre con inscrizioni. In alcuni paesi si ritiene che i dosojin siano manifestazioni del kami della fertilità, in altri casi del kami patrono dei bambini. I popolari festival del fuoco del Giappone, che si tengono il 15 gennaio di ogni anno, sono conosciuti con il nome di festival dei dosojin. L'usanza prevede che in questa giornata vengano bruciati tutti gli ornamenti, i talismani e altre decorazioni utilizzate nei templi durante la festa del Nuovo Anno. Le decorazioni, solitamente di bambù e carta, vengono gettate nel fuoco per propiziare salute e ricchezza per l'anno appena iniziato. Questa tradizione legata al fuoco ha molti nomi, tra cui Sai no Kami, Sagicho e Dondo Yaki. La tradizione vuole che dal crepitio delle fiamme si riesca ad interpretare se l'anno sarà ricco e prospero. L'origine delle pietre dosojin si è persa nelle nebbie del tempo. Tradizioni simili si possono comunque riscontrare nel mondo buddhista (nello stesso Giappone i dosojin in stile buddhista sono detti jizo), la tradizione stessa delle pietre di segnalazione di spiriti nei pressi delle strade è rintracciabile ad esempio in India, dove il Buddhismo nacque all'incirca nel 500 avanti Cristo. Il Buddhismo fu introdotto in Giappone solo nel VI secolo dopo Cristo, e con esso probabilmente la tradizione dei dosojin.


Statue dosojin

Ujigami
Gli ujigami ("kami con un nome") sono kami particolari, che si ritiene siano protettori di una specifica località o un singolo paese e in molti casi si tratta degli spiriti dei fondatori del paese stesso. I membri della comunità che venera un ujigami sono solitamente chiamati ujiko (anche se questo nome spesso sta ad indicare il gruppo di persone addette alla manutenzione dei templi di provincia). Queste caratteristiche rendono il culto degli ujigami molto simile a quello dei santi cristiani.

Mizuko
I bambini che muoiono in età infantile senza essere stati aggiunti alle liste di un tempio (vedi la sezione culto templare), divengono mizuko (letteralmente "bambino d'acqua") e si ritiene che causino problemi e pestilenze. I mizuko vengono spesso adorati in templi specifici con lo scopo di placare la loro rabbia e tristezza. Questi templi sono diventati più popolari nel Giappone moderno con l'aumento degli aborti.


Tempio con statue mizuko

Spiriti ancestrali
Lo Shintoismo insegna che ogni essere vivente possiede una propria anima, chiamata reikon che, con la morte assume uno status simile a quello dei kami. Coloro che muoiono senza problemi e in felicità divengono spiriti ancestrali, festeggiati nel giorno di Obon. Essi possono essere pertanto venerati come tenjin ("spiriti celesti"), e può essere loro richiesta protezione sulla famiglia e sulle vicende ed attività familiari; un'usanza molto simile, dunque, a quella di molte altre grandi religioni. Per persone molto eminenti e sagge può essere edificato anche un tempio, pratica comune se il defunto era particolarmente popolare.

Yurei
Gli yurei sono i fantasmi. Mentre le anime felici diventano spiriti ancestrali, chi muore infelice o di morte violenta si sostiene divenga un fantasma, uno degli stati spirituali più vicini a quello umano sia per lo Shintoismo che per il Buddhismo. Il termine yurei significa letteralmente "fantasmi tormentati", perché questi spiriti tenderebbero a causare problemi.

Fantasma yurei

Spiriti zoomorfi
La maggior parte dei templi shintoisti, presenta ai lati dell'ingresso due statue raffiguranti creature dall'aspetto di cani-leoni, sono i cosiddetti komainu, raffiguranti gli spiriti guardiani del tempio che tengono lontane le entità maligne. I templi dedicati ad Inari fanno eccezione, sono infatti tipicamente guardianati da volpi chiamate tanuki (non vanno confuse con le kitsune), termine che effettivamente significa proprio "volpe", e uccelli antropomorfi chiamati tengu. Ovviamente nel tempo sono nate molte varianti, si possono trovare ad esempio anche spiriti dall'aspetto di scimmie. Ad ogni modo tutti questi spiriti sono collettivamente chiamati Henge, che significa "muta-forma", poiché si crede che possano assumere sembianze umane. La tradizione di questi spiriti guardiani è rintracciabile anche nelle tradizioni buddhiste e taoiste. Vi sono centinaia di leggende che narrano di incontri tra umani e queste creature magiche, considerate a volte benefiche e a volte malefiche. Fanno parte di questa categoria anche i due kami zoomorfi più comuni, il kappa e il drago.

Forze della natura
Anche alcune forze ed elementi della natura, sono considerate manifestazioni della matrice divina di tutto l'universo. Queste forze possono includere quelle rappresentate dai vulcani, come ad esempio il Monte Fuji, caratterizzato dalla sua dea protettrice. Oltre ad essi ogni luogo particolare, come ad esempio una scogliera, una cascata, un lago, vengono visti dai fedeli shintoisti come luoghi di intenso potere spirituale.

Yokai
Il termine è solitamente tradotto con demoni. É una categoria non molto definita, che a volte può sconfinare nelle altre. Generalmente si tratta di esseri che abitano una dimensione molto vicina a quella umana. Si dice che la maggior parte di essi eviti l'incontro con gli uomini, anche se esistono eccezioni. Gli yokai sono generalmente associati al fuoco e all'estate, poiché verrebbero attirati dal calore. Sono rappresentati, di solito, con aspetto grottesco e terrificante.
Inutile non dire che la credenza in queste manifestazioni spirituali abbia fortemente influenzato la moderna industria degli Anime, i cartoni animati giapponesi. In essi si possono riscontrare centinaia di personaggi e spiriti ostensivamente ispirati ai kami e agli spiritelli della religione shintoista.


Yokai vari

Ningyokuyo: consolazione dell'anima delle bambole
Un rito tradizionale molto suggestivo e particolare consiste nel bruciare cataste di bambole e si svolge in alcuni templi per lo più buddisti,come ad esempio lo Hokyoji.
Si tratta di una sorta di rito funebre per le vecchie bambole, per evitare che esse divengano "pericolose".
Una leggenda in Giappone dice che parte dell'anima rimane nelle bambole e qualche volta vi si aggiunge uno spirito infernale.
Si dice che le vecchie bambole in questo stato siano soggette alla crescita dei capelli e che spesso piangano lacrime di sangue.


Catasta di bambole in attesa di essere bruciate per il rito Ningyokuyo


Il culto

Culto templare
Nello Shintoismo moderno il cuore del culto è sicuramente il tempio (jinja), in cui si celebrano numerose cerimonie e pratiche. Non c'è un giorno preciso della settimana in cui si svolgono le cerimonie, i templi sono infatti costantemente aperti e disponibili per i fedeli, che possono recarvisi per pregare gli dèi e fare offerte in qualsiasi momento desiderino. Gli spazi sacri tendono ad essere particolarmente affollati soprattutto nei giorni in cui cadono i matsuri, ovvero i festival nazionali. Il tipo di preghiera con cui il fedele cerca un contatto con i kami non segue regole specifiche, ognuno può infatti avere un approccio totalmente personale alla venerazione. Generalmente, nei giorni non festivi, ci si reca al tempio chiedendo agli dèi protezione costante sulla famiglia, fortuna per superare esami scolastici, e ovviamente molto altro.

La venerazione corrisponde sempre ad un contatto con il mondo naturale, che rende i templi oasi di pace all'interno delle caotiche città. Il culto templare sottolinea l'appartenenza dell'uomo all'universo di cui è parte. I riti aiutano il fedele a comprendere la via che deve intraprendere nella vita, gli offrono forza e sostegno per superare le difficoltà e supportano la sua visione spirituale del mondo, tra sacralità e purezza. L'estetica del tempio, sostanzialmente, è un elemento fondamentale per la preghiera e la venerazione, è un tutt'uno con esse. il tempio è infatti considerato un edificio mistico, un luogo in cui è possibile trovare un contatto e respirare la sacralità del mondo, che il luogo sacro in un certo senso canalizza.

I rituali collettivi sono organizzati dai sacerdoti. Questi rituali sono molto precisi e dettagliati, rappresentano infatti l'equilibrio del mondo, e con un tale significato vanno rispettati nella loro interezza. Il modello rituale divenne comune a tutti i templi nel corso del XIX secolo. Oggi, la Jinja Honcho, nella sua costante opera di modernizzazione dello Shintoismo, sta introducendo nuovi modelli rituali, più adatti all'era moderna.

Culto domestico
La venerazione non deve essere un atto esclusivamente pubblico, è infatti spesso praticata anche tra le mura domestiche. É comune allestire degli altarini, chiamati kamidana (letteralmente "mensola dei kami"), su cui comunemente viene posizionato uno specchio, l'oggetto che meglio consente di dare una rappresentazione dei kami. É possibile inoltre aggiungervi oggetti sacri come ad esempio amuleti, acquistabili presso i templi. L'altare è utilizzato per offrire preghiere e incenso alle divinità, oltre ad una serie di elementi tradizionali tra cui: il sale, l'acqua e il riso.

Luoghi naturali
In alternativa a templi ed altari domestici, un luogo considerato sacro, a volte addirittura di più degli edifici costruiti dall'uomo, è la natura stessa. Montagne, laghi, isole, scogliere, spiagge, foreste, prati; in quanto questi ambienti incontaminati sono la massima espressione del divino, rappresentano una delle vie per giungere alla contemplazione del sacro e alla percezione della dimensione divina dell'universo.




Il tempio principale: Ise
Il santuario di Ise è un jinja consacrato alla dea Amaterasu Omikami, situato nella città di Ise nella prefettura di Mie nel Giappone.

Ufficialmente conosciuto semplicemente come Jingu (il Santuario), è in effetti un enorme complesso costituito da oltre un centinaio di santuari autonomi, suddivisi in due zone principali. Geku o "Santuario esterno" è collocato nella città di Yamada e dedicato alla divinità Toyouke no Omikami, mentre Naiku o "Santuario interno" è situato nella città di Uji a dedicato alla dea Amaterasu Omikami. I due complessi sono situati a sei chilometri di distanza e sono congiunti da una via di pellegrinaggio che passa attraverso il vecchio distretto di Furuichi. La Grande Sacerdotessa del santuario di Ise è legata tradizionalmente alla famiglia imperiale giapponese.

In accordo con la cronologia, i santuari furono originariamente costruiti nel 4 a.C., ma molti storici ne collocano la costruzione secoli dopo, nel 690, anno in cui nella maggior parte delle ipotesi il Grande Santuario raggiunse la sua forma attuale. Il complesso è menzionato negli annali del Kojiki e del Nihonshoki (datati rispettivamente 712 e 720). I santuari del complesso vengono smantellati e ricostruiti sempre identici una volta ogni vent'anni, con spese esorbitanti. Gli edifici attuali, costruiti nel 1993, sono la sessantunesima ricostruzione, la prossima è in programma per il 2013.

Il santuario di Ise ha anche un tesoro nazionale tra i suoi possedimenti, il Sacro Specchio raffigurante Amaterasu, che rende il santuario il più importante sito sacro dello Shintoismo. L'accesso all'area dove è custodito lo Specchio è strettamente limitato, i laici e tantomeno i turisti, non possono vedere altro se non i tetti degli edifici centrali, nascosti dietro tre alte recinzioni di legno.

La regione circostante i santuari è il Parco Nazionali Ise-Shima e contiene numerosi altri siti sacri e storici come il Meoto Iwa, e il Saiku (il sito della residenza imperiale nel periodo Heian).


Santuario centrale di Amaterasu


Testi sacri

La fonte principale della religione giapponese è costituita da credenze e pratiche popolari indigene tramandate oralmente e da raccolte scritte di storie popolari redatte da cronisti di professione chiamati Kataribe.
Nel VII secolo davanti all'avanzata del buddhismo la classe dominante del giappone promosse una raccolta scritta dei miti e delle tradizioni del popolo . La tradizione venne riordinata in una apparente organicita' e venne collegata con una teogonia fantasiosa e con una genealogia imperiale di origine divina.

Cio' che conosciamo della tradizione scintoista si trova dunque nella letteratura e nei documenti scritti per volontà imperiale.
Insieme alle credenze ed alle tradizioni giapponesi sono confluiti nello scintoismo elementi tratti dai sistemi di insegnamento confuciano e buddhista e da un limitato influsso cristiano.

Le scritture principali volute dall'impero e considerate rivelate sono:
Kokiji =registro delle cose antiche(scritto in giapponese verso il 712 d.c.,307 anni dopo l'introduzione della scrittura cinese,dopo la scomparsa del buddhismo,da un nobile della corte imperiale , Futono Yasumaro,su incarico della imperatrice Gemmyo)
Fudoki =costumi regionali (scritto nel 713 dalle varie autorità delle provincie)
Nikong o nihon-shoki=cronache del giappone (scritto in cinese verso il 720 d.c. Dal principe Toneri figlio di Gemmyo)
Queste scritture sono fortemente influenzate dalle tradizioni cinesi.
Norito =le preghiere rituali (raccolta poetica di 27 discorsi a carattere magico incantatorio e religioso dalle tradizioni dei clan Nakatomi e Imibe)
Kogoshui= resti raccolti di vecchie storie (scritto verso l'807 d.c. riconduce la casta sacerdotale ad una origine divina)
Scritture più recenti, considerate non rivelate sono :
Yengishiki= istituti del periodo di Yengi
Collezione delle 10,000 foglie = manuale di preghiere rituali del 927.


Simbologia

Torii
Il torii è per antonomasia il simbolo universalmente riconosciuto dello Shintoismo. Rappresenta i portali che danno accesso ai templi o ad una qualsiasi zona naturale considerata sacra. Il torii è un simbolo di misticismo. Esso rappresenta l'eterna interazione, poiché immedesimazione, del mondo umano con il mondo divino. Attraversare un torii significa rivitalizzare i sensi spirituali e rinnovare di continuo la partecipazione alla vita, all'universo intero e alla propria esistenza soggettiva.

L'origine di questo simbolo è pressoché sconosciuta, alcuni la ricollegano al mito in cui Amaterasu si nascose in una caverna per sfuggire a Susanoo, altri ne vedono l'origine analizzando l'etimologia della parola. Torii è infatti composto da tori, che significa uccello con l'aggiunta di una i finale. Secondo questa spiegazione i primi torii erano volti ad ospitare gli uccelli, considerati particolarmente importanti dalla religione shintoista poiché simboleggianti il contatto tra la Terra e il cielo, metafore rispettivamente del mondo umano e di quello divino.


Torii sull’acqua

Corda sacra
La corda sacra, in giapponese detta shimenawa, a volte abbreviato in shime, è una composizione che appare molto spesso nei templi shintoisti e nei luoghi sacri. Ad esempio viene frequentemente appesa all'asta orizzontale dei torii per incrementarne il significato sacro, oppure la si può trovare legata al tronco di un albero, o attorno ad una roccia, poiché considerati espressione delle potenze spirituali.

Lo shimenawa consiste in una treccia di paglia di riso, alla quale vengono appese strisce di carta, i cosiddetti gohei, che come già detto precedentemente sono, dopo lo specchio, l'elemento più utilizzato per raffigurare le divinità. La parola shimenawa è composta da tre kanji di cui l'ultimo è nawa (che letteralmente vuol dire "corda"), mentre gli altri due corrispondono approssimativamente ai termini "scrosciare" (sosogu) e "serie", "gruppo", "raccolta" (ren). La parola shimekazari indica invece l'insieme di decorazioni realizzato con più shimenawa (kazari significa appunto decorazione).


Esempi di shimenawa

Il gatto della fortuna
«Nel Diciassettesimo secolo, in un tempio di Tokyo, viveva un monaco poverissimo, costretto a dividere il suo cibo con un gatto Tama. Un giorno, durante una tempesta, un ricco signore si fermò sotto un albero del tempio per ripararsi dalla pioggia. Mentre aspettava la fine della tempesta, vide un gatto, che con la zampa, lo invitava a seguirlo verso il tempio. L'uomo si alzò per seguire il gatto e proprio in quel momento un fulmine colpì la pianta. Da quel giorno l'uomo divenne amico del monaco e del gatto, che non dovettero più vivere in povertà. Quando il gatto Tama morì fu seppellito nel tempio di Goutokuji.»

Questa è sicuramente la più popolare delle leggende che avvolgono la figura del Maneki Neko, il gatto della fortuna. In ognuna di queste leggende ci sono comunque dettagli similari, in particolare il salvataggio di qualcuno da parte di questo gatto. Da leggenda popolare il Maneki Neko è ben presto diventato uno dei simboli più popolari del Giappone, e seppur di origine buddhista, le sue raffigurazioni sono usate come amuleto anche nella religione shintoista. È molto frequente, in Giappone, imbattersi in queste raffigurazioni feliniformi in qualsiasi tipo di ambiente, case, ristoranti, alberghi, centri commerciali.

Si crede che questo amuleto abbia poteri mistici e capacità di protezione nei confronti dell'ambiente in cui si trova, portando salute, fortuna e denaro. La figura del Maneki Neko risalirebbe al XIV o XVII secolo, e avrebbe avuto origine ad Osaka, anche se tradizioni precedenti potrebbero risalire addirittura a millenni fa, quando i primi gatti furono importati in Giappone attraverso la Cina dai coltivatori di bachi da seta.

Data l'antica origine della credenza nel Maneki Neko, ne esistono migliaia di tipologie diverse, modellate nelle forme più originali ed utilizzando i materiali più vari; solo l'impostazione è sempre la stessa: un gatto seduto con una campanella allacciata al collo e una zampa sollevata in segno di saluto. Interessante è la posizione delle zampe, infatti sebbene le rappresentazioni con la zampa sinistra sollevata siano più comuni di quelle con la zampa destra alzata, la ragione esatta della differenza non è chiara. Alcuni ritengono che la zampa sinistra sollevata significhi denaro e fortuna, mentre la destra significhi salute. Altri sostengono che la sinistra propizi gli affari e la destra la famiglia.

Il gatto è anche rappresentato in una vasta gamma di colori, ognuno dei quali ha un suo significato. Quello più comune è il bianco, che significa già di per sé buona fortuna. Il business di questi amuleti ha une forte importanza nel Giappone moderno, ed esistono laboratori di artisti specializzati nella produzione delle statuette.


Maneki neko



27/05/2007 18:29
 
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IL NEOSHINTOISMO



Lo shintoismo tradizionale delle Sette è formato dai gruppi di credenti che hanno dato vita a pratiche religiose individuali prima del 1868 e dopo il 1882,essendo il periodo 1868-1882 il periodo dello Shintoismo di Stato.

Tali sette sono : Kurozumikyo, Shinto Shuseiha, Izumo Oyashirokyo, Fusokyo, Jikkokyo, Shinshukyo,Shinto Taiseikyo, Ontakekyo, Shintotaikyo, Misogikyo, Shinrikyo, Konkokyo, e Tenrikyo.

Ogni gruppo ha un suo fondatore ed una sua dottrina.
Spesso sono organizzati intorno alla venerazione di una particolare divinità.

Esiste in Giappone anche un neoscintoismo formato da gruppi i che tendono ad includere nello shintoismo tradizionale aspetti e riti del Buddhismo e del Confucianesimo e di altre religioni popolari, per esempio la Ying-Yang-school.Tra questi hanno particolare rilevanza oggi le Sette della fede guaritrice.

Esse comprendono gruppi fondati dal predicatore Bunjiro che predicò la fede in un unico Dio, l’amore universale e la fratellanza fra tutti gli uomini e da Maekawa Miki , che predico' la natura spirituale della infermità e indico' come rimedi i rituali di purificazione. Queste due sette contano insieme intorno ai 7 milioni di aderenti.

La pratica shinto è soprattutto individuale ,ma le feste sono molto importanti,soprattutto quelle legate a particolari santuari del Giappone.Sono molte le feste importanti ,per esempio quella di Gion a Kyoto,il Capodanno al tempio di Fujimi Inari.

L'11 Febbraio 1947 a Nishinomiya venne fondato il movimento religioso Shinreikyo.

Questo movimento si caratterizza con molte guarigioni miracolose documentate e comprovate da medici.Questi miracoli dimostrano, secondo il fondatore Kyososama, al secolo Kanichi Otsuka (1891-?), che la potenza divina puo’ salvare le persone nei tre stadi della esistenza: il passato, il presente ed il futuro.

Se la persona vive secondo la via divina; la verità, certamente otterrà felicità e prosperità eterna.

Tale insegnamento viene sostenuto da fatti miracolosi ed il Movimento viene anche chiamato “La sorgente dei miracoli” o anche “La religione fondata su prove attuali di salvezza.

Il fondatore sostiene di avere da sempre sperimentato una unione innata con il principio fondamentale dell’universo ( per noi Occidentali il Logos o Verbo).

Tale unione gli dona la forza della potenza divina attraverso cui avvengono guarigioni e miracoli. Kyososama si è sempre battuto per la rinascita dello spirito giapponese.

Tenrikyo
Fondata da Tenri Onomikoto oggi conta almeno 40000 aderenti.Il centro del culto è la città di Tenry non lontano da Nara nel Giappone centrale. La città venne fondata dai fedeli ed è considerata l'ombelico del mondo.

Chiesa reimei
Reimei significa alba. E' una assemblea di seguaci degli insegnamenti di Mochichi Odaka .
Questo religioso, sulla base di una rivelazione privata, esortava la gente a pentirsi e convertirsi alla fede in Dio prima che Egli venga e giudichi il Mondo.«La civiltà che conosciamo è transitoria.Essa scomparirà con l’avvento della NEW AGE »M.Odaka scrisse su questo Nuovo Mondo come di un mondo in cui materia e spirito sono in perfetto equilibrio e armonia.
Gli uomini sono liberi per sempre dal male e dalla miseria e vivono la civiltà della Verità, divinità e bellezza.
Il Rito principale e il Johrei ,la purificazione dello spirito,dono di salvezza e di cuore contrito.


Entrata della chiesa reimei a Kyoto

Fonti: corsodireligione.it – wikipedia – fonti varie
12/06/2007 09:12
 
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Re:

Questo movimento si caratterizza con molte guarigioni miracolose documentate e comprovate da medici.Questi miracoli dimostrano, secondo il fondatore Kyososama, al secolo Kanichi Otsuka (1891-?), che la potenza divina puo’ salvare le persone nei tre stadi della esistenza: il passato, il presente ed il futuro.

Se la persona vive secondo la via divina; la verità, certamente otterrà felicità e prosperità eterna.

Tale insegnamento viene sostenuto da fatti miracolosi ed il Movimento viene anche chiamato “La sorgente dei miracoli” o anche “La religione fondata su prove attuali di salvezza.



Stavo riflettendo su questo trafiletto , mi rendo conto di quante cose in comune ci sono con altre religioni , questo potrebbe significare come dice il fondatore chi vive la sua religiosità completa vive anche di miracoli [SM=g27987]
12/06/2007 13:20
 
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Hai riflettutto sul trafiletto che ha fatto riflettere anche me [SM=g27985] però purtroppo non in senso molto positivo, almeno non totalmente, poichè i miracoli non sempre vengono dalla stessa direzione, come Mosè tramuta il bastone in serpe così lo fanno
anche i maghi del faraone, quindi è sempre bene vagliare ogni cosa.
Ciò che comunque più mi rende perplesso non sono tanto i miracoli quanto l'affermazione che la religiosità completa la si ha con essi, idea che ha permeato molto pentecostalesimo e carismaticismo dei nostri giorni, ed è a parer mio una deviazione biblica.
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