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Miti e Fatti Ebrei - Palestina

Ultimo Aggiornamento: 05/08/2014 10:40
04/10/2007 00:43
 
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Israele ed il Libano, di Mitchell G. Bard

Miti da confutare

01. "Israele non puo' sostenere che la sua invasione del Libano del
1982, lanciata contro un'OLP male equipaggiata, sia stata una guerra
difensiva".
02. "L'OLP non era una vera minaccia per Israele. Quando Israele
attacco', l'OLP stava osservando un accordo di cessate il fuoco gia' da
un anno".
03. "L'OLP trattava i Libanesi con dignita' e rispetto".
04. "L'invasione israeliana del Libano ha provocato 10.000 morti e
600.000 senzatetto nel Libano meridionale".
05. "L'OLP era disposta a lasciare Beirut nell'estate del 1982 per
proteggere la popolazione civile da ulteriori attacchi, ma Israele rese
questo impossibile".
06. "Israele fu responsabile per il massacro di migliaia di profughi
palestinesi innocenti a Sabra e Shatila".
07. "Le invasioni del Libano del 1978 e del 1982 e la prosecuzione
dell'occupazione del territorio libanese sono la prova delle intenzioni
aggressive d'Israele".
08. "Israele non ha ancora soddisfatto la richiesta dell'ONU di
ritirarsi completamente dal Libano a causa dell'occupazione illegale
delle fattorie di Shebaa".
09. "Israele ha lanciato un attacco non provocato alle forze di pace ONU
in Libano".
10. "La Siria e' stata una forza di stabilita' e bonta' nel Libano. Ne
ha sempre rispettato sovranita' ed indipendenza".
11. "La Siria ha fatto tutto quel che poteva per impedire ai terroristi
libanesi di mettere a repentaglio la pace nella regione".
12. "La Siria e' intervenuta in Libano solo perche' le fu chiesto dalla
Lega Araba".
13. "Israele rifiuta di rilasciare i prigionieri che cattura, mentre i
Siriani ed i Libanesi rilasciano immediatamente i soldati che
catturano".
14. "Il rapimento da parte d'Israele dello Sceicco Abdul Karim Obeid nel
1989 ha prolungato la crisi degli ostaggi. Ed ha pure provocato la morte
del Tenente Colonnello William Higgins, un ostaggio che sarebbe stato
poi ucciso dai suoi carcerieri per rappresaglia".
15. "Gli attacchi israeliani contro il Libano dimostrano l'aggressivita'
israeliana e la sua determinazione ad occupare il territorio libanese".



I Miti in dettaglio
01. MITO

"Israele non puo' sostenere che la sua invasione del Libano del 1982,
lanciata contro un'OLP male equipaggiata, sia stata una guerra
difensiva".

01. FATTI

Nel Giugno 1982, quando Tzaha"l entro' in Libano, l'OLP aveva reso
intollerabile la vita nell'Israele settentrionale con i suoi ripetuti
bombardamenti delle citta' israeliane.
In decine di luoghi del Libano era accampata una forza di 15-18.000
membri dell'OLP. Circa 5-6.000 erano mercenari stranieri, che venivano
da paesi come Libia, Iraq, India, Sri Lanka, Ciad e Mozambico [1].
Israele scopri' in Libano abbastanza armi leggere e di altro tipo da
equipaggiare cinque brigate [2]. L'OLP aveva un arsenale che comprendeva
mortai, razzi Katyusha, ed una vasta rete di postazioni antiaeree. L'OLP
aveva inoltre portato nella regione centinaia di carri armati T-34 [3].
La Siria, che permise che il Libano divenisse un rifugio per l'OLP ed
altri gruppi terroristici, porto' missili terra-aria in quel paese,
creando un ulteriore pericolo per Israele.

Gli attacchi israeliani e le incursioni dei commando non erano riuscite
a frenare la crescita di quest'esercito dell'OLP. Israele non aveva la
pazienza di attendere ulteriori attacchi letali contro la sua
popolazione civile prima di agire contro i terroristi.

02. MITO

"L'OLP non era una vera minaccia per Israele. Quando Israele attacco',
l'OLP stava osservando un accordo di cessate il fuoco gia' da un anno".

02. FATTI

L'OLP aveva ripetutamente violato l'accordo del cessate il fuoco del
Lugio 1981. Nei successivi 11 mesi, secondo le accuse Israeliane, l'OLP
organizzo' 270 attacchi terroristici in Israele, in Cisgiordania ed a
Gaza, e lungo i confini libanese e giordano. Negli attacchi morirono
ventinove israeliani e piu' di 300 furono feriti [4]. La situazione in
Galilea divenne intollerabile dacche' la frequenza degli attacchi
costringeva migliaia di residenti a lasciare le loro case od a
trascorrere molto tempo nei rifugi. In questo periodo, Israele lancio'
attacchi di rappresaglia contro le basi dell'OLP in Libano.
Dopo che Israele ebbe lanciato un attacco siffatto il 4-5 Giugno 1982,
l'OLP rispose con un massiccio attacco di artiglieria e di mortai contro
la popolazione israeliana della Galilea. Il 6 Giugno, Tzaha"l entro' in
Libano per cacciar via i terroristi.

L'ex-Segretario di Stato Henry Kissinger difese l'operazione israeliana
"Nessuno stato sovrano puo' tollerare indefinitamente l'accumularsi ai
suoi confini di una forza militare che lo vuol distruggere e che
persegue i suoi obbietivi con bombardamenti ed attacchi periodici" [5].

"In Libano, e' chiaro che sia noi che Israele cerchiamo la fine della
violenza li', ed un Libano sovrano ed indipendente", disse il Presidente
Reagan il 21 Giugno 1982, "Noi siamo d'accordo che Israele non deve
subire violenza dal nord".

Dei documenti rinvenuti da Tzaha"l in Libano durante l'operazione
mostravano che i gruppi terroristici avevano preparato dei piani
dettagliati per bombardare le citta' nell'Israele settentrionale.
Seguono le traduzioni di due documenti trovati al Quartier Generale
dell'OLP a Sidone. Entrambi recano la data del Luglio 1981:

Nome del bersaglio bombardato: Kiryat Semona
Numero di salve: 17 colpi in due parti, ogni parte dal 120 mm.
Unita' incaricata: L'Artiglieria delle Forze Unite del Sud.

Destinatario: El-Haj Ismail.
Saluti per la Rivoluzione!
Il Consiglio Supremo Militare ha deciso di concentrarsi sulla
distruzione di Kiryat Shemona, Metullah, Dan, Shear Yashuv, e Nahariya
ed il suo vicinato.
Kiryat Shemona: verra' distribuita tra tutti i plotoni e bombardata con
proiettili "Grad" migliorati.
Metullah: verra' bombardata con mortai da 160 mm (Fronte di Liberazione
della Palestina - As-Saiqa)
Nahariya ed il suo vicinato verranno bombardati con cannoni da 130 mm -
1mo Battaglione d'Artiglieria
Dan e Shear Yashuv: saranno responsabilita' del settore orientale.
Rivoluzione fino alla vittoria! [6]

03. MITO

"L'OLP trattava i Libanesi con dignita' e rispetto".

03. FATTI

Per i residenti arabi del Libano meridionale, il controllo dell'OLP fu
un incubo. Dopo che l'OLP fu espulsa dalla Giordania da Re Hussein nel
1970, molti dei suoi quadri si recarono in Libano. L'OLP s'impossesso'
di intere aree del paese, in cui brutalizzava la popolazione ed usurpava
l'autorita' del governo libanese.

Il 14 Ottobre 1976 l'Ambasciatore libanese Edward Ghorra disse
all'Assemblea generale dell'ONU che l'OLP stava portando il suo paese
alla rovina: "Elementi palestinesi appartenenti a varie (...)
organizzazioni hanno fatto ricorso al rapimento di Libanesi (e talvolta
di stranieri) facendoli prigionieri, interrogandoli, torturandoli e
talvolta uccidendoli" (New York Times, 15 Ottobre 1976).

I giornalisti Rowland Evans e Robert Novak, che non si sono fatti la
fama di filoisraeliani, dichiararono dopo aver visitato il Libano
meridionale e Beirut che i fatti "sembrano sostenere l'affermazione
israeliana che l'OLP e' stata permeata di malfattori ed avventurieri"
(Washington Post, 25 Giugno 1982).

I giornalisti parlarono ad un dottore la cui fattoria era stata
espropriata senza indennizzo dall'OLP, e trasformata in un deposito
militare. "Ci chiedete ora che ne pensiamo degli Israeliani", disse, "al
confronto dell'inferno che abbiamo passato in Libano, gli Israeliani
sono fratelli". Altri Libanesi - sia cristiani che mussulmani - hanno
detto le stesse cose.

Innumerevoli Libanesi hanno riferito resoconti orripilanti di stupri,
mutilazioni ed omicidi compiuti dalle forze dell'OLP. L'OLP "uccideva la
gente e gettava i loro cadaveri nei cortili. Alcuni di loro erano
mutilati ed i loro arti amputati. Non uscivamo per paura di fare la loro
fine", dissero due donne arabe di Sidone. "Non osavamo andare alla
spiaggia perche' ci molestavano armi in pugno". Le donne parlarono di un
incidente, che avvenne poco prima dell'invasione israeliana, in cui
degli uomini dell'OLP stuprarono ed uccisero una donna, gettandone il
corpo vicino ad una famosa statua. In un giornale locale e' stata
pubblicata una foto del corpo mutilato della vittima [7].

Il Dottor Khalil Torbey, un noto chirurgo libanese, disse ad un
giornalista americano che egli era "chiamato di frequente nel cuore
della notte per curare vittime delle torture dell'OLP. Ho trattato
uomini i cui testicoli erano stati amputati durante le torture. Le
vittime, il piu' delle volte erano (...) Mussulmani. Io ho visto degli
uomini, uomini vivi, trascinati per le strade da auto in corsa a cui
erano legati per i piedi" [8].

Il corrispondente del New York Times David Shipler visito' Damour, un
villaggio cristiano presso Beirut, che era stato occupato dall'OLP fin
dal 1976, quando Palestinesi e Libanesi di sinistra saccheggiarono la
citta' e massacrarono centinaia dei suoi abitanti. L'OLP, scrisse
Shipler, aveva trasformato la citta' in una base militare, "usando le
sue chiese come fortilizi ed arsenali". (New York Times, 21 Giugno
1982).

Quando Tzaha"l scaccio' l'OLP da Damour nel Giugno 1982, il Primo
Ministro Menachem Begin annunzio' che i residenti cristiani della citta'
potevano tornare a casa e ricostruirla. Gli abitanti trovarono al loro
ritorno le loro vecchie case insozzate da slogan nazionalisti
palestinesi dipinti con la bomboletta spray, da materiale
propagandistico di Al Fatah, e da poster di Yasir Arafat. Essi dissero a
Shipler quanto felici erano che Israele li avesse liberati.

"Fuori da Damour, mi sentivo un uomo morto. Ma tornando qui, sono molto
felice", disse Walid Azzi, anni 27, la cui casa era stata distrutta.
"Gli Israeliani sono nostri amici, e spero che stiano con noi per un
po'" [9].

04. MITO

"L'invasione israeliana del Libano ha provocato 10.000 morti e
600.000 senzatetto nel Libano meridionale".

04. FATTI

"E' chiaro a chiunque abbia viaggiato nel Libano meridionale, come hanno
fatto molti giornalisti e soccorritori, che le cifre originali di 10.000
morti e 600.000 senza tetto (....) erano esagerazioni estreme", scrisse
il giornalista del New York Times David Shipler, un acuto critico dello
sforzo bellico israeliano [10].

La cifra di 600.000 senzatetto nacque a meta' del Giugno 1982
all'interno della Mezzaluna Rossa palestinese, comandata dal fratello di
Yasir Arafat Fathi. Francesco Noseda del Comitato Internazionale della
Croce Rossa, che aveva in origine usato la cifra falsa, la disconobbe in
futuro. Il Washington Post riferi' poi che Noseda aveva portato la cifra
vera dei senzatetto a circa 200.000. Ma Noseda aggiunse che il numero
era assai diminuito dacche' i combattimenti in quella zona erano
cessati. In un'intervista, Noseda nego' che il suo ufficio fosse
responsabile per la cifra di 10.000 morti [11].

Certo, ci sarebbero stati zero morti e nessun senzatetto se l'OLP non
avesse usato il Libano meridionale come base da cui minacciare Israele.

05. MITO

"L'OLP era disposta a lasciare Beirut nell'estate del 1982 per
proteggere la popolazione civile da ulteriori attacchi, ma Israele rese
questo impossibile".

05. FATTI

Per oltre un mese l'OLP si e' dimostrata intransigente, nel tentativo di
trarre una vittoria politica dalla sua sconfitta militare. Arafat si
dichiaro' "in linea di principio" disponibile a lasciare Beirut, ma poi
si rifiuto' di recarsi in qualsiasi paese. Arafat tento' inoltre di
spingere gli Americani a riconoscere l'OLP. Per tutta la durata
dell'assedio, l'OLP si nascondeva dietro civili innocenti, calcolando
che se Israele avesse attaccato, sarebbe stata condannata
internazionalmente. Infatti ...

A meta' Giugno, le truppe israeliane avevano circondato 6.000-9.000
terroristi che si erano appostati in mezzo alla popolazione civile di
Beirut Ovest. Per prevenire vittime civili, Israele acconsenti' ad un
cessate il fuoco che consentisse ad un diplomatico americano,
l'Ambasciatore Philip Habib, di mediare un pacifico ritiro dell'OLP dal
Libano. Come gesto di buona volonta', Israele acconsenti' a permettere
alle forze dell'OLP di lasciare Beirut con le loro armi individuali
[12]. Ma l'OLP continuava a rilanciare.

Per settimane l'OLP parlava di ritiro, ma a condizioni che lo rendevano
impossibile. L'OLP adotto' una strategia di violazioni controllate del
cessate il fuoco, allo scopo di causare perdite ad Israele e di
provocare ritorsioni israeliane sufficienti da far incolpare Tzaha"l per
aver turbato i negoziati ed aver nuociuto ai civili.

"Gli Israeliani bombardavano degli edifici che da fuori sembravano
innocui, dove pero' il loro spionaggio diceva che erano nascosti gli
uffici dell'OLP", scrisse l'analista del Medio Oriente Joshua Muravchik.
"Il loro spionaggio raccontava inoltre loro dell'enorme rete di
santebarbare sotterranee che sarebbe stata poi scoperta dall'Esercito
libanese. Senza dubbio Israele getto' delle bombe nella speranza di
penetrare in quelle santebarbare e far esplodere le munizioni. L'OLP
aveva artiglieria campale ed antiaerea semovente, che sparava agli
Israeliani e poi fuggiva" [13]. Gli Israeliani reagivano e talvolta
sbagliavano mira, colpendo involontariamente bersagli civili.

Spesse volte, i media hanno erroneamente riferito che Israele stava
colpendo bersagli civili in aree dove non ce n'era di militari vicino.
Una notte di Luglio, dei proiettili israeliani colpirono sette
ambasciate a Beirut. L'NBC trasmise un dispaccio che sembrava dar
credito alle affermazioni dell'OLP secondo cui essa non aveva postazioni
militari nella zona. Come osservo' Muravchik, Israele "presto divulgo'
delle foto aeree che mostravano che l'area delle ambasciate era un favo
di carri armati, mortai, mitragliatrici pesanti e postazioni antiaeree"
[14].

06. MITO

"Israele fu responsabile per il massacro di migliaia di profughi
palestinesi innocenti a Sabra e Shatila".

06. FATTI

Fu la milizia libanese cristiana falangista la responsabile dei massacri
che avvennero nei due campi profughi il 16-17 Settembre 1982. Le truppe
israeliane consentirono ai Falangisti di entrare a Sabra e Shatila per
sradicare le cellule terroristiche che si credeva che vi fossero. Si era
stimato che potessero esserci fino a 200 uomini armati nei campi, che
facevano uso degli innumerevoli bunker costruiti dall'OLP nel corso
degli anni, bunker zeppi di munizioni [15].

Quando i soldati israeliani ordinarono ai Falangisti di uscire, essi
trovarono centinaia di morti (le stime variano dai 460 secondo la
Polizia libanese ai 700-800 calcolati dallo spionaggio Israeliano).
Secondo i Libanesi, i morti comprendevano 35 donne e bambini. Il resto
erano uomini: Palestinesi, Libanesi, Pakistani, Iraniani, Siriani ed
Algerini. Le uccisioni coronarono i 95.000 morti stimati della guerra
civile libanese 1975-1982 [16].

Gli assassinii furono perpetrati per vendicare gli assassinii del
Presidente libanese Bashir Gemayel e di 25 dei suoi seguaci, uccisi
qualche giorno prima da una bomba [17].

Israele aveva consentito ai Falangisti di entrare nei campi come parte
di un piano per trasferire l'autorita' ai Libanesi, ed accetto' la
responsabilita' di quella decisione. La Commissione d'Inchiesta Kahan
formata dal governo israeliano in risposta all'indignazione ed al dolore
del pubblico, riscontro' che Israele era indirettamente responsabile per
non aver previsto la possibilita' che i Falangisti ricorressero alla
violenza. Israele segui' le raccomandazioni della commissione, tra cui
la destituzione del Ministro della Difesa Ariel Sharon e del Generale
Raful Eitan, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito.

La Commissione Kahan, dichiaro' l'ex-Segretario di Stato Henry
Kissinger, fu "un gran tributo alla democrazia israeliana (...) ci sono
pochissimi governi nel mondo di cui si possa immaginare che facciano una
simile indagine pubblica su un episodio tanto difficile e vergognoso"
[18].

Ironicamente, mentre 300.000 Israeliani manifestavano in Israele per
protestare contro gli omicidi, nel mondo arabo di reazioni ce ne furono
poche o nulle. Al di fuori del Medio Oriente, proruppe una fortissima
protesta internazionale contro Israele. I Falangisti invece, che avevano
perpetrato il crimine, furono risparmiati dalla condanna.

Di contro, poche voci si levarono nel Maggio 1985, quando dei miliziani
mussulmani attaccarono i campi profughi palestinesi di Shatila e Burj-el
Barajneh. Secondo i funzionari ONU, 635 furono i morti e 2.500 i feriti.
In un conflitto durato due anni tra la milizia sciita di Amal,
appoggiata dai Siriani, e l'OLP, piu' di 2.000 persone, tra cui molti
civili, si dice siano stati uccisi. Nessuno ha protestato contro l'OLP
od i Siriani ed i loro alleati per il massacro. Le reazioni
internazionali sono state inoltre mute nell'Ottobre 1990, quando le
forze siriane travolsero le aree controllate dai Cristiani in Libano.
Nella battaglia di otto ore, 700 Cristiani persero la vita - la peggiore
battaglia della Guerra Civile libanese [19].

07. MITO

"Le invasioni del Libano del 1978 e del 1982 e la prosecuzione
dell'occupazione del territorio libanese sono la prova delle intenzioni
aggressive d'Israele".

07. FATTI

Israele ha da molto tempo cercato un confine settentrionale pacifico. Ma
l'essere il Libano un rifugio per i gruppi terroristici lo ha reso
impossibile. Nel Marzo 1978, dei terroristi dell'OLP s'infiltrarono in
Israele. Dopo aver assassinato un turista americano che passeggiava vicino
alla spiaggia, dirottarono un autobus civile. Quando i soldati israeliani
intercettarono l'autobus, i terroristi aprirono il fuoco. In totale, 34
ostaggi morirono nell'attacco. Come ritorsione, le forze israeliane
attraversarono il Libano e travolsero le basi terroristiche della parte
meridionale del paese, allontanando i terroristi dal confine. Tzaha"l si
ritiro' dopo due mesi, consentendo alle forze ONU di entrare. Ma le truppe
dell'ONU non riuscirono ad impedire ai terroristi di infiltrarsi nuovamente
e di introdurre nuove armi piu' pericolose. Fu quest'escalation che condusse
all'invasione israeliana del 1982.

Gerusalemme ha ripetutamente sottolineato che Israele non desiderava un solo
pollice del territorio libanese. Il ritiro israeliano del 1985 lo ha
confermato. La piccola forza israeliana di soli mille effettivi, disposta su
una striscia di territorio che si estendeva per otto miglia (11 chilometri),
proteggeva le citta' ed i villaggi dell'Israele del Nord dagli attacchi.
Inoltre Israele ripete' piu' volte che si sarebbe completamente ritirato dal
Libano in cambio di una situazione di stabile sicurezza sul suo confine
settentrionale.

Israele ha ritirato tutte le sue truppe dal Libano meridionale il 24 Maggio
2000, terminando cosi' una presenza militare di 22 anni. Tutti gli avamposti
di Tzaha"l e dell'Esercito del Libano del Sud furono evacuati. Il ritiro
israeliano fu concluso in coordinamento con lo'ONU, e fu l'adempimento delle
obbligazioni israeliane secondo la Risoluzione 425/1978 del Consiglio di
Sicurezza.
Israele spero' che il governo libanese disponesse poi il suo esercito lungo
il confine meridionale per disarmare i terroristi e mantenere l'ordine, ma
questo non e' accaduto, ad onta delle critiche dagli USA, dall'ONU e da
Israele [20]. Percio' gli Hezbollah continuano ad essere a briglia sciolta
ed a minacciare il confine settentrionale d'Israele.

08. MITO

"Israele non ha ancora soddisfatto la richiesta dell'ONU di ritirarsi
completamente dal Libano a causa dell'occupazione illegale delle fattorie di
Shebaa".

08. FATTI

Ad onta del verdetto dell'ONU secondo cui Israele ha completato il suo ritiro
dal Libano meridionale [21], Hizballah ed il Governo libanese insistono che
Israele possiede tuttora un territorio sul versante orientale del Monte Dov,
un appezzamento di cento miglia quadrate [259 chilometri quadri - Liang]
chiamato "fattorie di Shebaa". Questa rivendicazione da' il pretesto ad
Hizballah di continuare le sue attivita' antiisraeliane. Percio' dopo aver
catturato tre soldati israeliani in quel luogo, esso annunzio' di averli
catturati sul suolo libanese.

"Loro non ce lo dicono e noi non lo sappiamo" - cosi' disse il Ministro della
Difesa libanese Khalil Hrawi degli sforzi di Hizbollah di liberare le Fattorie
di Shebaa da Israele. "La resistenza puo' compiere azioni che un governo non
puo' compiere. Il nostro governo non vuole apparire come se facesse qualcosa
di illecito ... da un punto verso nord siamo noi ad imporre le regole, ma da
un punto verso sud, non c'e' presenza alcuna delle forze armate, ed Hizballah
coordina le sue azioni con se stesso" [22].
Israele, che ha costruito una serie di posti d'osservazione su delle alture
strategiche sul luogo, sostiene che la terra fu presa dalla Siria. I Siriani
hanno sostenuto la rivendicazione di Hizballah. Secondo il Washington Post, la
controversia giova ad ognuna delle parti arabe. "Per la Siria, questo
significa che Hizballah puo' essere ancora usato per sbilanciare Israele; per
il Libano, questo da' modo di premere su questioni come il ritorno dei
prigionieri libanesi ancora nelle carceri israeliane. Per Hezbollah, e' una
ragione per tenere la sua milizia armata ed attiva, fornendo un nuovo
obbiettivo bell'e pronto ad un movimento di resistenza che altrimenti non
avrebbe piu' nulla a cui resistere" [23].

09. MITO

"Israele ha lanciato un attacco non provocato alle forze di pace ONU in
Libano".

09. FATTI

Nell'Aprile 1995 Tzaha"l inizio l'"Operazione Furore" per bloccare i
bombardamenti di Hizballah contro la frontiera settentrionale israeliana.
Durante l'operazione, l'artiglieria israeliana colpi' per errore una base ONU
a Kafr Kana, uccidendo quasi cento civili. Dopodiche' fu creata una
"Macchinazione Congiunta di Controllo", comprendente rappresentanti americani,
francesi, siriani e libanesi, per prevenire attacchi non provocati contro la
popolazione civile e l'uso di civili come scudi per attivita' terroristiche.

10. MITO

"La Siria e' stata una forza di stabilita' e bonta' nel Libano. Ne ha sempre
rispettato sovranita' ed indipendenza".

10. FATTI

Damasco ha una storia lunga e sanguinosa di interventi in Libano, e non ha mai
nascosto la sua speranza di fare del suo piu' debole vicino una parte della
Siria. Dalla creazione del Libano contemporaneo nel 1920, "la maggior parte
dei Siriani non ha mai accettato il Libano moderno come uno stato sovrano ed
indipendente" [24]. Lo scoppio della guerra civile libanese nel 1975 diede a
Damasco l'opportunita' di realizzare il suo credo che il Libano e la Siria
sono una cosa sola.

Nel 1976, la Siria intervenne nella guerra civile libanese in pro dei
Cristiani libanesi. Nel 1978, Damasco volto' gabbana, e sosteneva una
coalizione di sinistra ed anticristiana di Palestinesi, Drusi e Mussulmani.
Alla fine, le truppe siriane occuparono due terzi del Libano. Il
posizionamento di batterie di missili terra-aria in Libano, e la sua politica
di consentire all'OLP ed ad altri gruppi terroristici di attaccare da li'
Israele, contribui' ad innescare la guerra del Libano del 1982 [25].

Nella prima settimana dell'"Operazione Pace in Galilea", nel Giugno 1982, le
truppe siriane si scontrarono con le forze israeliane. Gli Israeliani
distrussero o danneggiarono 18 delle 19 batterie di missili, ed in un giorno
solo abbatterono 29 caccia MIG siriani senza perdere un solo aereo. Siria ed
Israele evitarono attentamente gli scontri per il resto della guerra.

Cionondimeno, la Siria trovo' altri modi di nuocere ad Israele. Nel 1982,
degli agenti siriani uccisero il presidente eletto Bashir Gemayel, che voleva
la pace con Israele. Due anni dopo, la Siria obbligo' il Presidente Amin
Gemayel, fratello di Bashir, a denunciare un trattato di pace che aveva
firmato l'anno prima con Israele [26].

Le attivita' siriane non erano dirette solo contro Israele, ma anche contro
l'Occidente. Nell'Aprile del 1983, i terroristi degli Hizballah, che agivano
da territorio controllato dalla Siria, bombardarono l'ambasciata americana a
Beirut, uccidendo 49 persone e ferendone 120. Sei mesi dopo, dei terroristi
Hizballah guidarono due camion carichi di esplosivi dentro le caserme dei
Marines e dei Francesi a Beirut, uccidendo 241 Americani e 56 Francesi.

Nel 1985 gli agenti di Hizballah cominciarono a rapire degli Occidentali dalle
strade di Beirut e di altre citta' libanesi. Fin dall'inizio fu chiaro che i
Siriani ed i loro complici iraniani potevano ordinare in ogni momento il
rilascio degli ostaggi occidentali. Per esempio, quando un Francese fu rapito
nell'Agosto 1991, i Siriani chiesero che egli fosse liberato. Ed in pochi
giorni lo fu. Gran parte degli ostaggi erano tenuti nella Valle della Bekaa o
nei sobborghi di Beirut. Ambo le aree sono controllate dalla Siria.

Dal 1985 al 1988, i miliziani sciiti di Amal, strettamente allineati alla
Siria, uccisero centinaia di civili palestinesi in attacchi ai campi profughi.

Nell'Ottobre 1990, mentre l'attenzione dell'Occidente era concentrata sul
Kuwait, le truppe siriane fecero un'incursione nella roccaforte di Beirut
dell'insorto cristiano Generale Michel Aoun. A parte le morti in battaglia,
furono massacrate circa 700 persone [27]. Con questa guerra lampo Damasco
spazzo' via l'ultima minaccia alla sua egemonia in Libano.

Il 22 Maggio 1991, il Presidente libanese Elias Hrawi viaggio' a Damasco per
firmare un "Trattato di fratellanza, cooperazione e coordinamento" col
Presidente siriano Hafez Assad. L'accordo afferma che la Siria assicurera' la
"sovranita' ed indipendenza" del Libano, anche se Damasco ha il permesso di
tenere il suo esercito d'occupazione in quel paese.

Un accenno alle vere intenzioni della Siria e' venuto dal Ministro della
Difesa Mustafa Tlas diverse settimane prima della firma del trattato. Tlas
previde che l'unita' tra i due paesi si sarebbe ottenuta "presto, od almeno
nella nostra generazione" (al-Hayat, 9 Maggio 1991).

Oltre ad approvare attivita' terroristiche in Libano, la Siria e' pesantemente
coinvolta nel traffico di stupefacenti nella Valle della Bekaa. Il
Dipartimento di Stato USA ha ripetutamente criticato la Siria per non aver
adottato dei controlli contro gli stupefacenti e per non aver cooperato con
gli sforzi americani di bloccare i flussi di droga [28].

11. MITO

"La Siria ha fatto tutto quel che poteva per impedire ai terroristi libanesi
di mettere a repentaglio la pace nella regione".


11. FATTI

Hizballah riceve finanziamenti ed armi dall'Iran, normalmente attraverso
Damasco. Hizballah - che all'inizio si era limitato a lanciare attacchi verso
l'Israele settentrionale con razzi Katyusha ed a tendere imboscate ai soldati
israeliani nella zona di sicurezza - ha negli ultimi anni elevato il livello
degli attacchi contro i civili israeliani.

L'esercito libanese, sostenuto dai Siriani, deve ancora agire contro Hizballah
od altre organizzazioni terroristiche, come il Fronte Popolare per la
Liberazione della Palestina (FPLP), il Comando Generale del Fronte Popolare
per la Liberazione della Palestina (CG-FPLP), che hanno delle basi nell'area
controllata dalla Siria della Valle della Bekaa, nel Libano orientale.

Infatti, la Siria ha dato a queste organizzazioni sostegno illimitato. Ad una
domanda sul suo sostegno ad organizzazioni terroristiche come Hizballah, Assad
rispondeva che essi erano a dire il vero "patrioti e militanti che combattono
per la liberta' e l'indipendenza del loro paese (...) non si puo' dare del
terrorista a queste persone" [29].

Gli analisti credono che la Siria usi questi terroristi come surrogati per
mantenere un certo livello di violenza contro Israele e premere sugli
Israeliani per negoziare sulle Alture del Golan.

12. MITO

"La Siria e' intervenuta in Libano solo perche' le era stato chiesto dalla
Lega Araba".

12. FATTI

La Siria porto' il suo esercito in Libano prima di ricevere l'approvazione
della Lega Araba. Damasco intervenne nell'Aprile 1976 dopo che il Signore
della Guerra Druso Libanese Kemal Jumblatt respinse la richiesta del
Presidente siriano Hafez Assad di un cessate il fuoco nella guerra. Il rifiuto
di Jumblatt di frenare gli attacchi delle sue forze contro i Cristiani
libanesi diede ad Assad il pretesto che gli serviva per intervenire.

Nel Giugno 1976, il Segretariato della Lega Araba convoco' un incontro a cui
la Siria, la Libia, l'Arabia Saudita ed il Sudan acconsentirono ad inviare
delle truppe per "far rispettare la pace". Assad invio' ulteriori truppe nel
paese, mentre gli altri inviarono solo contingenti simbolici [30]. In breve,
l'"avallo" della Lega Araba non era altro che la presa datto del fatto
compiuto.

13. MITO

"Israele rifiuta di rilasciare i prigionieri che cattura, mentre i Siriani ed
i Libanesi rilasciano immediatamente i soldati che catturano".

13. FATTI

Il Libano e la Siria maltrattano abitualmente i soldati israeliani che
catturano. E' difficile per Israele ottenere una qualsivoglia informazione sui
suoi soldati, ed i Libanesi ed i Siriani hanno abitualmente negato alla Croce
Rossa il permesso di visitare i prigionieri di guerra. Inoltre, anche i corpi
degli Israeliani che sono stati uccisi sono tenuti in ostaggio nel tentativo
di usarli come merce di scambio. Per esempio, nel Settembre 1991 Israele
rilascio' quasi cento prigionieri libanesi sciiti, in cambio dei resti di
quattro soldati israeliani uccisi in Libano.

Il pilota Ron Arad si e' schiantato nel 1986 e fu catturato da terroristi
sciiti. Israele si e' offerto di rilasciare centinaia di prigionieri libanesi
in cambio di informazioni su Arad, ma Hizballah si e' rifiutata di collaborare
ed Arad e' stato considerato fin da allora "disperso in missione".
Il 7 Ottobre 2000 tre soldati israeliani - il sergente Adi Avitan, il Sergente
maggiore Benyamin Avraham ed il Sergente Maggiore Omar Sawaid furono rapiti da
Hizballah. Essi furono catturati mentre pattugliavano la parte meridionale
(quella israeliana) del confine israelo-libanese. Il 16 Ottobre il Segretario
Generale di Hizballah annuncio' che la sua organizzazione stava trattenendo un
cittadino israeliano, Elhanan Tenenboim, che lo si e' ritenuto catturato
durante un viaggio d'affari in Europa.

Dal momento del loro rapimento, i quattro Israeliani sono stati tenuti in
isolamento da Hizballah in un luogo ignoto. I sequestratori hanno negato al
Comitato Internazionale della Croce Rosse e ad altri il permesso di visitarli
per informarsi del loro stato di salute e delle condizioni della loro
detenzione.

14. MITO

"Il rapimento da parte d'Israele dello Sceicco Abdul Karim Obeid nel 1989 ha
prolungato la crisi degli ostaggi. Ed ha pure provocato la morte del Tenente
Colonnello William Higgins, un ostaggio che sarebbe stato poi ucciso dai suoi
carcerieri per rappresaglia".

14. FATTI

Il Tenente Colonnello William Higgins, un Marine che faceva parte della Forza
di Pace ONU in Libano, fu catturato ed ucciso dal gruppo terrorista sciita
libanese Hizballah. Colpevoli erano anche l'Iran e la Siria, dei paesi che
danno ricetto ai terroristi.

"Dobbiamo stare attenti a ricordare che non sono stati gli USA a causare
l'omicidio. Non e' stato Israele", disse l'Ambasciatore Paul Bremer, gia' capo
dell'Ufficio Antiterrorismo del Dipartimento di Stato. "E' stato un gruppo di
assassini nel Libano meridionale" [31].

La cattura dello Sceicco Obeid, che e' ritenuto responsabile del rapimento di
diversi soldati israeliani, non dev'essere messa a confronto con il rapimento
di civili innocenti da parte di terroristi, nonche' di un membro delle Forze
di Pace ONU. Visto che l'Occidente non mostra di preoccuparsi granche' degli
ostaggi israeliani, trattenere Obeid puo' essere l'unico modo per Israele per
riavere i suoi prigionieri di guerra.

15. MITO

"Gli attacchi israeliani contro il Libano dimostrano l'aggressivita'
israeliana e la sua determinazione ad occupare il territorio libanese".

15. FATTI

Le Nazioni Unite hanno verificato che Israele ha adempiuto alla sua
obbligazione di ritirarsi dal Libano; pero' Hizballah, armato di una vasta
gamma di armi, e piazzatosi lungo il confine internazionale, ha ripetutamente
attaccato dei bersagli israeliani, teso imboscate e rapito dei soldati, e
molestato gli abitanti ebraici dei villaggi nell'Israele settentrionale con lo
scopo di provocare un'escalation nelle ostilita'.

Israele ha ripetutamente richiesto, col sostegno dell'ONU e delle Nazioni
Unite, che il Libano disponesse il suo esercito nel Sud e disarmasse i
guerriglieri. Dacche' la Siria davvero controlla il Libano, Israele ritiene
ambo i governi responsabili del non aver impedito le provocazioni di
Hizballah. La loro mancanza ha obbligato Israele a ricorrere a misure
preventive e di rappresaglia per proteggere i suoi cittadini ed i suoi
soldati.
Note:[1] Jillian Becker, The PLO, (London: Weidenfeld and Nicolson, 1984),pp. 202, 279.[2] Jerusalem Post, (28 Giugno 1982).
[3] Raphael Israeli. Ed., PLO in Lebanon, (London: Weidenfeld andNicolson, 1983), p. 7.[4] Becker, p. 205.[5] Washington Post, (16 Giugno 1982).[6] Israeli, pp. 26-28.[7] Intervista alla TV israeliana, (23 Luglio 1982).[8] Los Angeles Herald-Examiner, (13 Luglio 1982), citato in Becker, p.153.[9] New York Times, (21 Giugno 1982).[10] New York Times, (14 Luglio 1982).[11] Washington Post, (25 Giugno 1982).[12] New York Times, (3 Luglio 1982).[13] Joshua Muravchik, "Misreporting Lebanon," Policy Review, (Winter1983), p. 60.[14] Muravchik, p. 60.[15] Zeev Schiff and Ehud Yaari, Israel's Lebanon War, (NY: Simon andSchuster, 1984), p. 70.[16 Becker, p. 212.[17] Schiff and Yaari, p. 257.[18] Washington Post, (8 Febbraio 1983).
[19] New York Times, (19 Ottobre 1990).[20] Washington Post, (30 Gennaio 2001).[21] Il Consiglio di Sicurezza approva la Conclusione del SegretarioGenerale sul Ritiro Israeliano dal Libano alla data del 16 Giugno,Comunicato Stampa ONU, (18 Giugno 2000).[22] Washington Post, (30 Gennaio 2001).[23] Washington Post, (30 Gennaio 2001).[24] Daniel Pipes, Damascus Courts The West, (DC: The WashingtonInstitute for Near East Policy, 1991), p. 26.[25] Becker, pp. 204-205.[26] Patrick Seale, Asad, (Berkeley: University of California Press,1988), p. 417.[27] Pipes, p. 27.[28] Rapporto del Dipartimento di Stato USA sulle pratiche dei DirittiUmani per il 1999; Rapporto sulle Strategie Internazionali di Controllodegli Stupefacenti, 1999.[29] Al-Baath, (18 Febbraio 1992); Washington Post, (31 Luglio 1991).[30] Becker, p. 131.[31] Near East Report, (7 Agosto 1989).

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04/10/2007 00:46
 
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Le Guerre del Golfo, di Mitchell G. Bard

Miti da confutare

14.a. "La Guerra del Golfo del 1991 fu combattuta per Israele"
14.b. "Il basso profilo d'Israele nella Guerra del Golfo mostra che
esso non ha importanza strategica per gli USA"
14.c. "Israele ha guadagnato dalla Guerra del Golfo senza pagare alcun
prezzo"
14.d. "Israele non ha fatto nulla per proteggere i Palestinesi dagli
attacchi degli Scud"
14.e. "L'Iraq non è mai stato una minaccia per Israele"
14.f. "Saddam Hussein non ha mai avuto interesse ad acquisire armi
nucleari"
14.g. "L'OLP è stata neutrale durante la Guerra del Golfo"
14.h. "La Guerra del Golfo ha dimostrato che gli stati arabi hanno
bisogno di più armi americane"
14.i. "L'Iraq ha smesso di essere una minaccia per Israele dopo la
Guerra del Golfo del 1991"
14.j. "Gli Ebrei americani hanno indotto gli Stati Uniti ad entrare in
guerra contro l'Iraq nel 2003 per aiutare Israele"

I miti in dettaglio

14.a. MITO

"La Guerra del Golfo del 1991 fu combattuta per Israele"

14.a. FATTI

Prima dell'annuncio dell'Operazione Tempesta nel Deserto del
Presidente
George Bush, i critici d'Israele sostenevano che lo Stato Ebraico ed i
suoi sostenitori stavano spingendo Washington ad iniziare una guerra
contro l'Iraq per eliminarne la minaccia militare. Il Presidente Bush
chiarì comunque la posizione americana nel suo discorso del 2 Agosto
1990, affermando che gli Stati Uniti hanno "da lungo tempo interessi
vitali" nel Golfo Persico. Inoltre, la "spudorata aggressione" iraqena
violava la Carta dell'ONU. Il Presidente si mostrò preoccupato per le
altre piccole nazioni dell'area, così come per i cittadini americani
che
vivevano o lavoravano nella regione. "Ritengo responsabilità
fondamentale della mia Presidenza proteggere i Cittadini americani"
[1]

Durante la Crisi del Golfo, il Presidente ed altri ufficiali superiori
dell'Amministrazione chiarirono che degli interessi americani -
specialmente le forniture di petrolio - erano minacciate
dall'invasione
iraqena del Kuwait.

La maggior parte degli Americani era d'accordo con la decisione del
Presidente di andare alla guerra. Per esempio, il sondaggio del
Washington Post/ABC News del 16 Gennaio 1991 mostrò che il 76% degli
Americani approvava l'entrata in guerra degli Stati Uniti contro
l'Iraq
ed il 22% disapprovava [2]

È vero che Israele ritenne l'Iraq una seria minaccia alla sua
sicurezza
dacché esso guidava il "fronte del rifiuto". Le preoccupazioni
d'Israele
si dimostrarono giustificate dopo l'inizio della guerra e l'Iraq
lanciò
39 missili Scud contro i suoi centri abitati.

Israele non ha mai chiesto ai soldati americani di combattere le sue
battaglie. Sebbene le forze israeliane fossero in grado di partecipare
alla Guerra del Golfo, esse non lo fecero perché questo avevano
chiesto
loro gli Stati Uniti. Anche dopo la provocazione degli attacchi con i
missili Scud, Israele acconsentì a non rispondere, come chiedevano gli
USA.

14.b. MITO

"Il basso profilo d'Israele nella Guerra del Golfo mostra che esso non
ha importanza strategica per gli USA"

14.b. FATTI

Nessuno si aspettava che Israele giocasse mai un ruolo importante
nelle
ostilità nel Golfo. I funzionari americani sapevano che gli Arabi non
avrebbero mai permesso ad Israele di aiutarli a difenderli; essi
sapevano inoltre che le truppe americane avrebbero dovuto intervenire
perché gli Stati del Golfo non sarebbero stati in grado di difendersi
da
sé.

L'atteggiamento israeliano rifletteva una decisione politica
deliberata
in risposta alle richieste americane. Comunque, Israele contribuì alla
vittoria della campagna americana per respingere l'aggressione
iraqena.
Per esempio:

- Le Forze di Difesa Israeliane erano l'unica forza militare della
regione che potesse farcela contro l'esercito iraqeno. Questo, che
Saddam Hussein aveva ben capito, fu un deterrente contro ulteriori
aggressioni iraqene.

- Ammonendo che avrebbe risposto militarmente se delle truppe iraqene
fossero entrate in Giordania, Israele di fatto garantì l'integrità
territoriale del vicino contro l'aggressione iraqena.

- Gli Stati Uniti trassero benefici dall'uso dei missili israeliani
Have
Nap installati sui bombardieri B52. E la Marina usò intanto degli
aerei
senza pilota israeliani Pioneer per compiere ricognizioni nel Golfo.

- Israele fornì degli apparecchi sminatori che furono usati per aprire
varchi per le forze alleate nei campi minati iraqeni.

- Dei ponti mobili portati in volo da Israele in Arabia Saudita furono
usati dai Marines americani.

- Le raccomandazioni israeliane, basate da misurazioni delle
prestazioni
del sistema, portarono a diverse modifiche software che resero il
Patriot un sistema antimissile più efficace.

- Le Industrie Aeronautiche Israeliane svilupparono serbatoi
supplementari conformati che accrebbero l'autonomia degli F15. Essi
furono usati nel Golfo.

- La General Dynamics, un'industria militare americana, ha
implementato
diverse modifiche israeliane per migliorare tutta la flotta degli F16,
tra cui miglioramenti strutturali, modifiche software, carrelli
d'atterraggio di maggior portata, miglioramenti alla radio e modifiche
all'avionica.

- Un sistema di puntamento di produzione israeliana fu usato per
migliorare le capacità di combattimento notturno dell'elicottero
Cobra.

- Israele fornì la custodia dell'eccellente missile Tomahawk.

- Gli occhiali per la visione notturna usati dalle forze americane
erano
stati forniti da Israele.

- Un sistema di allarme per le basse quote prodotto e sviluppato in
Israele fu utilizzato negli elicotteri Blackhawk.

- Israele fornì ulteriore equipaggiamento alle forze americane, tra
cui
uniformi antiproiettile, maschere antigas e sacchi di sabbia.

- Israele offrì agli Stati Uniti l'uso delle basi e degli ospedali
militari. Le navi americane usarono l'arsenale del porto di Haifa per
la
manutenzione e l'appoggio mentre si recavano nel Golfo.

- Israele aveva distrutto il reattore nucleare iraqeno nel 1981.
Pertanto, le truppe americane non dovettero affrontare un Iraq con
l'arma atomica.

- Anche tenendo un basso profilo, la collaborazione israeliana fu
estremamente utile: nel corso degli anni i servizi segreti militari
israeliani si erano molto più concentrati sull'Iraq di quelli
americani.
Così gli Israeliani poterono fornire a Washington dettagliate
informazioni segrete sulle attività militari iraqene. Il Segretario
alla
Difesa Richard Cheney disse ad esempio, che gli Stati Uniti hanno
usato
le informazioni israeliane sull'Iraq occidentale mentre cercavano
lanciamissili Scud [3].

14.c. MITO

"Israele ha guadagnato dalla Guerra del Golfo senza pagare alcun
prezzo"

14.c. FATTI

È vero che Israele ha guadagnato dalla distruzione della potenza
militare iraqena da parte della coalizione guidata dagli Stati Uniti,
ma
i costi sono stati enormi. Anche prima dello scoppio delle ostilità,
Israele ebbe da aumentare il bilancio della difesa per mantenere le
sue
forze ad un livello d'allarme superiore. Gli attacchi missilistici
iraqeni giustificarono la precauzione israeliana di tenere la sua
aviazione in volo 24 ore al dì. La guerra impose di accrescere il
bilancio della difesa di oltre 500 milioni di Dollari. Altri 100
milioni
di aumento furono necessari per la difesa civile.

I danni provocati dai 39 missili Scud iraqeni che caddero a Tel Aviv
ed
Haifa furono notevoli. Circa 3.300 appartamenti ed altri edifici
furono
coinvolti nell'area metropolitana di Tel Aviv. Circa 1.150 persone che
furono evacuate dovettero essere ospitate in una dozzina di alberghi
al
costo di 20.000 Dollari a notte.

Oltre ai costi diretti della preparazione bellica e dei danni
materiali,
l'economia israeliana fu inoltre danneggiata dall'impossibilità di
molti
Israeliani di lavorare in quelle condizioni di emergenza. L'economia
funzionò a non più del 75% della sua capacità durante la guerra,
producendo una perdita netta per il paese di 3,2 miliardi di Dollari
[4].

Il costo più elevato fu in vite umane. In totale 74 persone morirono
in
conseguenza degli attacchi degli Scud. Due perché direttamente
colpite,
quattro perché soffocate dalle maschere antigas, il resto per attacco
di
cuore [5].

Una commissione ONU che trattava le richieste di risarcimento all'Iraq
che risalivano alla Guerra del Golfo del 1991 approvò un indennizzo di
oltre 31 milioni di dollari da pagarsi ad imprese e persone
israeliane.
La decisione del 1999 derivò da una decisione del Consiglio di
Sicurezza
del 1992 che chiedeva che l'Iraq risarcisse le vittime della Guerra
del
Golfo [6]. Nel 2001, la Commissione per i Risarcimenti delle Nazioni
Unite attribuì 74 milioni di Dollari ad Israele per i costi sostenuti
a
causa degli attacchi con i missili Scud Iraqeni durante la Guerra del
Golfo. La Commissione respinse gran parte del miliardo di Dollari che
Israele aveva chiesto [7].

14.d. MITO

"Israele non ha fatto nulla per proteggere i Palestinesi dagli
attacchi
degli Scud"

14.d. FATTI

Il Los Angeles Times comprese il dilemma israeliano nel distribuire le
maschere antigas alla sua popolazione:

"La distribuzione delle maschere antigas in tutto Israele fu calcolata
secondo le stime (basate in parte sulle stesse minacce prebelliche di
Saddam Hussein) su dove fosse la più grave minaccia per la
popolazione.
Priorità fu data alla zona costiera tra Tel Aviv ed Haifa, con la sua
elevata densità di popolazione, soprattutto ebraica, nonché a
Gerusalemme, la seconda città del paese. Le aree urbane minori ebbero
priorità appena inferiore, seguite dalle aree rurali dell'Israele
vero e
proprio, ed infine dai territori occupati. L'esperienza ha mostrato la
validità di questa gradazione. Quelli che rischiano di più a causa
delle
armi proibite dell'Iraq sono i cittadini d'Israele, non i Palestinesi
della Cisgiordania, che sono sostenitori di Saddam" [8].
La grande maggioranza dei Palestinesi non fece mistero del loro
appoggio
all'Iraq, e molti li si vide sui tetti delle case giubilanti quando
gli
Scud piovevano sulle città israeliane [9]. A causa del loro sostegno
per
Saddam Hussein, e l'asserita preoccupazione del dittatore iraqeno per
i
Palestinesi, Israele non riteneva probabile che i Territori venissero
attaccati.

In seguito i tribunali israeliani ordinarono ai militari di
distribuire
le maschere antigas a tutti i residenti dei Territori. Lo si fece,
sebbene la guerra terminasse prima che tutti i Palestinesi le avessero
ricevute. Nessun Palestinese si è fatto male a causa degli attacchi
degli Scud.

14.e. MITO

"L'Iraq non è mai stato una minaccia per Israele"

14.e. FATTI

Sin dall'ascesa al potere, il Presidente dell'Iraq Saddam Hussein è
stato un capo del Fronte del Rifiuto ed uno dei più bellicosi nemici
d'israele. Il 2 Aprile 1990 la retorica di Saddam divenne più
minacciosa: "Giuro a D%o che il nostro fuoco divorerà mezzo Israele se
tenta di far qualsiasi cosa all'iraq". Saddam disse che il suo
potenziale bellico chimico era paragonabile solo a quello americano e
sovietico, e che egli avrebbe annichilito chiunque minacciasse l'Iraq
con la bomba atomica usando il "doppio composto" [10].

Diversi giorni dopo, Saddam disse che la guerra con Israele non
sarebbe
terminata finché tutto il territorio in mano d'Israele non fosse stato
rimesso in mani arabe. Egli aggiunse che l'Iraq poteva lanciare armi
chimiche su Israele da diversi luoghi differenti [11]. Il capo iraqeno
fece inoltre l'allarmante rivelazione che i suoi comandanti avevano
facoltà di lanciare attacchi contro Israele senza consultare il
comando
supremo se Israele avesse attaccato l'Iraq. Il capo dell'aviazione
iraqena avrebbe detto in seguito che egli aveva l'ordine di colpire
Israele se lo Stato ebraico avesse iniziato un'incursione contro
l'Iraq
o contro un qualsiasi altro paese arabo [12].

Il 18 Giugno 1990, Saddam disse ad un incontro della Conferenza
Islamica
a Baghdad: "Colpiremo [gli Israeliani] con tutte le armi in nostro
possesso se loro attaccano l'Iraq o gli Arabi". Egli dichiarò che "la
Palestina è stata rubata", ed esortò il mondo arabo a "ricuperare i
diritti usurpati in Palestina ed a liberare Gerusalemme dalla
cattività
sionista" [13].

La minaccia di Saddam venne sulla scia di rivelazioni che la Gran
Bretagna e gli Stati Uniti sventarono un tentativo di contrabbandare
in
Iraq dei detonatori nucleari "krytron" di fabbricazione americana
[14].
Il servizio segreto britannico MI6 aveva preparato una valutazione
segreta tre anni prima che affermava che Hussei aveva ordinato uno
sforzo a tutto campo per sviluppare armi nucleari [15]. Dopo che
Saddam
ebbe usato armi chimiche contro la sua stessa popolazione curda ad
Halabja nel 1988, poche persone dubitarono che egli fosse disposto ad
usare armi nucleari contro gli Ebrei in Israele se ne avesse avuto la
possibilità.

I timori israeliani furono accresciuti da notizie nella stampa araba,
che a partire dal Gennaio 1990 riferivano che la Giordania e l'Iraq
avevano formato "battaglioni militari congiunti" traendoli da varie
unità terrestri, navali ed aeree. "Questi battaglioni serviranno come
forze d'emergenza per affrontare ogni sfida straniera o minaccia ad
uno
dei due paesi", disse un giornale [16]. Inoltre, si diceva che i due
paesi avevano formato uno squadrone aereo congiunto [17]. Questo
doveva
essere il primo passo verso un corpo militare arabo unificato, rivelò
il
giornalista giordano Mu'nis al-Razzaz. "Se non ci affrettiamo a
formare
una forza militare araba unificata, non saremo in grado di reggere il
confronto con le ambizioni sioniste sostenute dall'aiuto americano",
egli disse [18]. Data la storia delle alleanze arabe che si formavano
come preludio alla pianificazione di un attacco, Israele trovò
preoccupanti questi sviluppi.

Nell'Aprile 1990, i doganieri britannici trovarono dei tubi da
caricarsi
su una nave di nazionalità iraqena che furono ritenuti parte di un
gigantesco cannone che avrebbe consentito a Baghdad di scagliare
missili
ad ogiva nucleare o chimica in Israele od in Iran [19]. L'Iraq negò
che
stava costruendo un "supercannone", ma dopo la guerra si seppe che
l'Iraq un'arma simile l'aveva costruita [20].

L'Iraq emerse dalla guerra con l'Iran con una delle forze militari più
grandi e meglio equipaggiate del mondo. Infatti l'Iraq aveva un
milione
di soldati temprati in battaglia, più di 700 aerei da combattimento,
6.000 carri armati, missili balistici ed armi chimiche. Sebbene gli
USA
ed i loro alleati avessero vinto rapidamente, le dimensioni
dell'arsenale di Hussein divennero evidenti solo dopo la fine della
guerra, quando gli investigatori ONU scoprirono le prove di un ambio
programma di costruzione di armi chimiche e nucleari [21].

L'Iraq fu anche base di diversi gruppi terroristici che minacciavano
Israele, come l'OLP ed il Consiglio Rivoluzionari Fatah di Abu Nidal.

Dopo l'invasione iraqena del Kuwait, Saddam Hussein continuò a
minacciare di colpire Israele se il suo paese fosse stato attaccato.
Se
gli USA agiscono contro l'Iraq, disse nel Dicembre 1990, "allora Tel
Aviv riceverà il prossimo attacco, vi partecipi o no Israele" [22]. Ad
una conferenza stampa, dopo il suo incontro del 9 Gennaio 1991 col
Segretario di Stato James Baker, al Ministro degli Esteri iraqeno
Tariq
Aziz fu chiesto se, qualora fosse iniziata la guerra, l'Iraq avrebbe
attaccato Israele. Egli replicò bruscamente: "Sì. Certamente. Sì"
[23].

Ed alla fine Saddam attuò la sua minaccia.

14.f. MITO

"Saddam Hussein non ha mai avuto interesse ad acquisire armi nucleari"

14.f. FATTI

Nel 1981, Israele si convinse che l'Iraq stava per diventar capace di
produrre armi nucleare. Per prevenire la costruzione di un'arma che
loro ritennero che sarebbe stata indubbiamente diretta contro di
loro, gli Israeliani lanciarono il loro attacco a sorpresa che
distrusse il centro atomico Osirak. All'epoca Israele fu ampiamente
criticato. Il 19 Giugno, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU condannò
il raid all'unanimità. I critici minimizzarono l'importanza del
programma nucleare iraqeno, sostenendo che poiché Baghdad aveva
firmato il Trattato di Non-Proliferazione Nucleare e consentiva
ispezioni alle sue strutture, le paure israeliane erano infondate.

Fu solo dopo l'invasione iraqena del Kuwait che i funzionari USA
cominciarono ad ammettere pubblicamente che Baghdad stava sviluppando
armi nucleari e che era ben più vicina a raggiungere lo scopo di quel
che si pensava. Nuovamente, molti critici ribatterono che
l'Amministrazione stava solo cercando una giustificazione per una
guerra con l'Iraq.

Mesi dopo, dopo che le forze alleate avevano annunziato la distruzione
degli impianti nucleari iraqeni, gli ispettori ONU scoprirono che il
programma di Saddam per lo sviluppo di armi atomiche era ben più ampio
perfino di quel che ritenevano gli Israeliani. Gli analisti avevano
ritenuto l'Iraq incapace di arricchire l'uranio per le bombe, ma i
ricercatori di Saddam usarono diversi metodi (perfino uno ritenuto
obsoleto) che si ritenne avrebbero permesso all'Iraq di costruire
almeno una bomba.

14.g. MITO

"L'OLP è stata neutrale durante la Guerra del Golfo"

14.g. FATTI

L'OLP, la Libia e l'Iraq sono stati i soli membri ad opporsi ad una
risoluzione della Lega Araba che richiedeva il ritiro iraqeno dal
Kuwait. I capi dell'Intifada inviarono un telegramma di
congratulazioni
a Saddam Hussein, descrivendo l'invasione del Kuwait il primo passo
verso la "liberazione della Palestina" [24].

Il capo dell'OLP Yasser Arafat giocò un ruolo cruciale nel sabotare
una
conferenza al vertice araba che si sarebbe dovuta convocare in Arabia
Saudita per trattare dell'invasione. Secondo il New York Times, Arafat
"deviò l'attenzione dal summit proposto e contribuì al suo naufragio"
apparendo in Egitto con un "piano di pace" escogitato dal dittatore
libico Muammar Qaddafi [25].

Secondo il testimone oculare Ibrahim Nafei, direttore di Al-Ahram,
Arafat fece molto per "annacquare" qualsiasi risoluzione anti-Iraq
all'incontro della Lega Araba dell'Agosto 1990 al Cairo.
Arafat "andava
di delegazione in delegazione, mano nella mano con Tariq Aziz, il
Ministro degli Esteri iraqeno, che minacciava apertamente alcuni
delegati del Golfo e di altri paesi arabi che l'Iraq li avrebbe
rovesciati", scrisse Nafei [26].

Ad Amman, in Giordania, un funzionario dell'OLP avvertì che dei
combattenti palestinesi erano arrivati in Yeme. "Noi ci aspettiamo che
intraprendano azioni suicide contro i soldati americani in Arabia
Saudita se gli Americani attaccano l'Iraq", dichiarò. "Ci sono più di
50.000 combattenti palestinesi" sia in Kuwait che in Iraq, egli disse,
che "difenderanno gli interessi dell'Iraq" [27]. Abul Abbas, un membro
del Comitato Esecutivo dell'OLP, minacciò che "qualsiasi bersaglio
americano diverrà vulnerabile" se gli Stati Uniti attaccano l'Iraq
[28].

A Jenin, il 12 Agosto, 1.000 Palestinesi marciarono gridando: "Saddam,
eroe, attacca Israele con armi chimiche" [29].

Secondo alcune fonti, l'OLP giocò un ruolo attivo nel facilitare la
conquista iraqena del Kuwait. La pianificazione logistica
dell'invasione
iraqena fu almeno in parte basata sullo spionaggio dei funzionari e
dei
sostenitori OLP in Kuwait. Nel London Independent fu citato un
diplomatico arabo, che avrebbe detto che, arrivando in Kuwait, i
funzionari iraqeni "andarono dritti alle loro case, li prelevarono ed
ordinarono loro di andare al lavoro". L'Ambasciata Iraqena aveva
compilato la sua lista di personale kuwaitiano chiave, disse il
diplomatico, "ma chi li ha aiutati? Chi erano i tecnici esperti che
lavoravano insieme con i Kuwaitiani e sapevano tutto questo?", si
chiese, e rispose: "I Palestinesi" [30].

I capi del movimento per la pace d'Israele espressero il loro disgusto
per le azioni dell'OLP. Uno avrebbe avuto bisogno della maschera
antigas
per sopportare il "fetore velenoso e repellente" dell'atteggiamento
dell'OLP verso Saddam Hussein, disse Yossi Sarid [31]. Un altro
attivista, Yaron Londo, scrisse in una lettera aperta ai Palestinesi
nei

Territori: "Questa settimana mi avete dimostrato che per molti anni
sono
stato un gran cretino. Quando mi chiederete un'altra volta il mio
aiuto
per i vostri 'legittimi diritti', scoprirete che le vostre strida di
incoraggiamento a Saddam mi hanno turato le orecchie" [32].

Quando gli USA iniziarono ad ammassare truppe in Arabia Saudita,
Arafat
lo definì una "nuova crociata" che "preconizza i più gravi pericoli e
disastri per la nostra nazione araba ed islamica". Egli palesò inoltre
la sua posizione sul conflitto: "Noi possiamo solo essere nella
trincea
ostile al Sionismo ed ai suoi alleati imperialisti che ora stanno
mobilitando i loro carri armati, aerei e tutta la loro macchina da
guerra avanzata e sofisticata contro la nostra nazione araba" [33].

Una volta iniziata la guerra, il Comitato Esecutivo dell'OLP riaffermò
il suo sostegno all'Iraq: "Il popolo palestinese sta saldo a fianco
dell'Iraq". Il giorno dopo Arafat inviò a Saddam un messaggio
salutando
la lotta dell'Iraq contro "la dittatura americana" e descrivendo
l'Iraq
come "il difensore della nazione araba, dei Mussulmani e degli uomini
liberi ovunque" [34].

L'entusiasmo di Arafat per Hussein non fu smorzato dal risultato della
guerra. "Gradire approfittare dell'occasione per nuovamente esprimere
a
Sua Eccellenza il grande orgoglio che sono per noi i legami di
fraternità ed il comune destino che ci unisce", disse nel Novembre
1991.
"Lavoriamo insieme finché non giungereme alla vittoria e non
riprenderemo la Gerusalemme liberata" [35].

14.h. MITO

"La Guerra del Golfo ha dimostrato che gli stati arabi hanno bisogno
di
più armi americane"

14.h. FATTI

L'Iraq aveva uno degli eserciti più imponenti e potenti del mondo
prima
dell'invasione del Kuwait. Nessuno degli Stati del Golfo avrebbe
potuto
affrontare gli Iraqeni senza il diretto intervento americano. Il
Kuwait
è una nazioncina, che aveva ricevuto armi per 5 miliardi di Dollari,
ma
non aveva comunque alcuna possibilità di fermare l'Iraq.
Allo stesso modo, gli Stati Uniti avevano venduto all'Arabia Saudita
più
di 40 miliardi di Dollari di armi ed aiuti militari nel decennio
precedente, eppure nemmeno lei avrebbe potuto impedire un'invasione
iraqena. Fu l'aver capito questo che convinse infine Re Fahd a
consentire ai soldati americani di insediarsi nel suo paese. Nessun
mucchio di ferramenta militare avrebbe potuto rimediare ai ridotti
ranghi degli eserciti permanenti in quegli stati.

Inoltre, la rapidità con cui l'Iraq travolse il Kuwait rammentò che le
armi USA potevano facilmente cadere in mano nemica. Per esempio,
l'Iraq
catturò in Iraq 150 missili antiaerei di fabbricazione americana HAWK
e
dei veicoli corazzati.

14.i. MITO

"L'Iraq ha smesso di essere una minaccia per Israele dopo la Guerra
del
Golfo del 1991"

14.i. FATTI

Non è che l'Iraq confini con Israele, ma sin dal 1948 è stato uno dei
più tenaci nemici d'Israele. L'Iraq fece d'Israele uno dei bersagli
principali durante la Guerra del Golfo. Mentre buona parte
dell'arsenale
iraqeno non convenzionale è stato distrutto, l'Iraq rimane tuttora una
minaccia a lungo termine alla sicurezza israeliana. Rivelazioni
recenti
che l'Iraq aveva testate biologiche all'antrace ed al botulino pronte
all'uso nel 1990, ed era prossimo a compiere il suo programma per
acquisire capacità nucleari, sottolineano quanto prossimi fossero al
disastro Israele e la coalizione alleata. Di buona parte dell'arsenale
batteriologico di Baghdad non si hanno notizie.

Saddam sta ancora chiaramente provando a riarmare l'Iraq. Buona parte
dell'arsenale chimico, degli impianti nucleari e centinaia di missili
balistici mobili è sopravvissuto al conflitto intatto e l'Iraq
continua
a resistere agli sforzi ONU di distruggerli. Sebbene l'Iraq fosse
stato
obbligato a distruggere molti dei suoi residui missili Scud, una volta
rimosse le sanzioni, Baghdad potrebbe riprodurre un'arma nucleare in
tre-cinque anni, ed accumulare i suoi mortali agenti chimici in meno
di
due anni.

Gli ispettori ONU agli armamenti furono espulsi dall'Iraq nel 1998 e,
dopo due anni, l'Iraq lanciò una serie di missili balistici a corto
raggio in prove di perfezionamento di un nuovo sistema che potrebbe
essere usato per costruire missili con gittata superiore [36].

I complessi militari ed i centri di ricerca missilistici in cui il
missile, detto As-Samoud [il Saldo - Liang], viene sviluppato furono
pesantemente bombardati nel Dicembre 1998 dagli aerei alleati durante
l'Operazione Volpe del Deserto. Il Pentagono, allora, ritenne che la
nuova attività missilistica di Saddam Hussein fosse messa fuori gioco
per almeno un anno o due. Ma il primo lancio di missili seguì a soli
sei
mesi di distanza.

Nel Gennaio 2001, un disertore iraqeno disse al Sunday Telegraph di
Londra che l'Iraq aveva ottenuto due bombe nucleari perfettamente
funzionanti e stava adoperandosi a costruirne ancora.
Quest'affermazione
è stata smentita, ma numerosi studi hanno riferito che Saddam Hussein
può essere a pochi mesi come a pochi anni dalla produzione di armi
nucleari, e che l'ostacolo principale è stato il procurarsi il
materiale
fissile necessario [37]. Nessuno mette in dubbio che Hussein desideri
avere armi di distruzione di massa.

Nel Febbraio 2003, il Segretario di Stato Colin Powell diede un'ampia
presentazione al Consiglio di Sicurezza dell'ONU in cui documentò come
l'Iraq avesse nascosto le sue armi, ingannato gli ispettori, ed avesse
continuato a perseguire un programma per sviluppare armi di
distruzione
di massa in violazione diretta delle risoluzioni ONU. Sebbene egli non
avesse fornito la prova che l'Iraq avesse armi nucleari, egli fornì la
prova che esso possiede armi chimiche e biologiche, ed ha continuato
il
suo lavoro di sviluppo di armi nucleari [38].

Intanto, ad onta dell'assenso Iraniano alla Risoluzione ONU 687, che
gli
vieta di consentire a qualsiasi organizzazione terroristica di agire
nel
suo territorio, Baghdad tiene tuttora dei contatti con, ed offre
rifugio
a, diversi gruppi e persone coinvolte nel terrorismo. Hussein ha
inoltre
promesso pubblicamente di pagare 25.000 Dollari alle famiglie dei
terroristi palestinesi.

14.j. MITO

"Gli Ebrei americani hanno indotto gli Stati Uniti ad entrare in
guerra
contro l'Iraq nel 2003 per aiutare Israele"

14.j. FATTI

Uno degli argomenti più assurdi usati dagli oppositori della guerra
guidata dagli Stati Uniti contro l'Iraq nel 2003 fu che gli Ebrei
americani erano in qualche modo responsabili per aver persuaso il
Presidente George W. Bush ad iniziare la campagna militare - in pro
d'Israele. La verità è che il Presidente Bush decise che l'Iraq era
una
minaccia per gli Stati Uniti perché possedeva armi di distruzione di
massa e stava perseguendo una capacità nucleare che avrebbe potuto
essere usata direttamente contro gli Americani, od avrebbe potuto
essere
ceduta a dei terroristi che l'avrebbero usata contro dei bersagli
americani. La rimozione di Saddam Hussein aveva inoltre l'obiettivo di
eliminare uno dei principali sponsor del terrorismo.

La guerra in Iraq ha liberato il popolo iraqeno da uno dei regimi più
oppressivi del mondo. Perfino nel mondo arabo, dove molte persone
obiettarono all'azione militare americana, nessun capo arabo è
intervenuto in difesa di Saddam Hussein.

È vero che Israele ci guadagnerà dall'eliminazione di un regime che
lanciò contro di lui 39 missili nel 1991, pagava i Palestinesi per
incoraggiarli ad attaccare gli Israeliani, e guidava una coalizione di
stati arabi impegnati a distruggere Israele. È pure vero, comunque,
che
molti stati arabi hanno guadagnato dalla rimozione di Saddam Hussein,
specialmente l'Arabia Saudita ed il Kuwait. Questo è il motivo per cui
queste nazioni consentirono alle forze alleate di usare i loro paesi
come basi operative.

Per quanto riguarda il ruolo degli Ebrei americani, è bene ricordare
che
gli Ebrei sono meno del 3% della popolazione americana, e non si può
dire che siano stati i più sonori sostenitori della guerra. Al
contrario, la comunità ebraica aveva divisioni simili a quelle del
paese
tutto e la maggior parte delle organizzazioni ebraiche ha evitato di
proposito di prendere posizione sulla guerra. Inoltre, i sondaggi
d'opinione mostravano che una maggioranza significativa di tutti gli
americani sosteneva la politica del Presidente verso l'Iraq.

Alcuni critici hanno suggerito che dei funzionari ebrei di rango
dell'Amministrazione Bush hanno spinto verso la guerra. A dire il
vero,
solo una manciata di funzionari dell'Amministrazione è ebrea, e
nessuno
dei principali consiglieri del Presidente - il Segretario della
Difesa,
il Segretario di Stato, il Vicepresidente, od il Consigliere per la
Sicurezza Nazionale - è ebreo.

Il suggerimento che gli Ebrei americani siano più leali ad Israele che
agli Stati Uniti, o che essi abbiano un'indebita influenza dulla
politica medioorientale americana, è un esempio di antisemitismo.
Sfortunatamente, alcuni critici della guerra all'Iraq hanno scelto
l'antica tattica di incolpare gli Ebrei di una politica che
disapprovavano anziché confutarla nel merito.
[Note]
[01] Washington Post, (3 Agosto 1990).
[02] Washington Post, (17 Gennaio 1991).
[03] UPI, (8 Marzo 1991).
[04] Near East Report, (4 Febbraio 1991).
[05] Jerusalem Post, (17 Gennaio 1992).
[06] Jewish Telegraphic Agency, (14 Aprile 1999).
[07] Jewish Telegraphic Agency, (21 Giugno 2001).
[08] Los Angeles Times, (28 Gennaio 1991).
[09] New York Post, (4 Febbraio 1991).
[10] Reuters, (2 Aprile 1990).
[11] Reuters, (18 Aprile 1990).
[12] UPI, (22 Aprile 1990).
[13] Baghdad Domestic Service, (18 Giugno 1990).
[14] Washington Post, (29 Marzo 1990).
[15] Washington Times, (3 Aprile 1990).
[16] Al-Ittihad, (26 Gennaio 1990).
[17] Radio Monte Carlo, (17 Febbraio 1990).
[18] Al-Dustur, (18 Febbraio 1990).
[19] Reuters, (17 Aprile 1990).
[20] Washington Post, (14 Agosto 1991).
[21] Washington Post, (8 Agosto 1991).
[22] Reuters, (26 Dicembre 1990).
[23] Trascrizione di una conferenza stampa del 9 Gennaio 1991.
[24] Mideast Mirror, (6 Agosto 1990).
[25] New York Times, (5 Agosto 1990).
[26] Al-Ahram, (12 Agosto 1990).
[27] UPI, (10 Agosto 1990).
[28] Reuters, (4 Settembre 1990).
[29] Associated Press, (12 Agosto 1990).
[30] Jerusalem Post, (8 Agosto 1990).
[31] Ha'aretz, (17 Agosto 1990).
[32] Yediot Aharonot, (Augosto 1990).
[33] Sawt al-Sha'b, (4 Settembre 1990).
[34] Agenzia France-Presse, (26 Febbraio 1991).
[35] Baghdad Republic of Iraq Radio Network, (16 Novembre 1991).
[36] New York Times, (1 Luglio 2000).
[37] Jerusalem Post, (29 Gennaio 2001).
[38] Segretario di Stato USA Colin Powell, discorso al Consiglio di Sicurezza dell'ONU (5 Febbraio 2003).
04/10/2007 01:01
 
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Le Nazioni Unite

Miti da confutare

15.a. "Le Nazioni Unite hanno da molto tempo giocato un ruolo
costruttivo negli affari medioorientali. La sua tradizione di
imparzialità ed equilibrio la rende un forum ideale per comporre la
controversia arabo-israeliana".

15.b. "I Palestinesi non hanno voce all'ONU".

15.c. "Israele gode dei medesimi diritti di tutti gli altri membri delle
Nazioni Unite".

15.d. "Le Nazioni Unite e le istituzioni ad esse affiliate criticano le
politiche israeliane, ma non attaccano mai gli Ebrei e non si impegnano
mai in retorica antisemita".

15.e. "L'abrogazione del 1991 della risoluzione che diffamava il
Sionismo prova che l'ONU non ha più preconcetti contro Israele".

15.f. "Anche se l'Assemblea Generale è prevenuta, il Consiglio di
Sicurezza è sempre stato equilibrato nel suo modo di trattare il Medio
Oriente".

15.g. "Gli Stati Uniti hanno sempre sostenuto Israele all'ONU e si può
sempre contare su di loro perché diano il veto ad ogni risoluzione
critica.

15.h. "Gli alleati arabi dell'America d'abitudine sostengono le
posizioni USA all'ONU".

15.i. "Israele, non implementando le risoluzioni ONU, viola il diritto
internazionale".

[I Miti in dettaglio]

15.a. [Mito]

"Le Nazioni Unite hanno da molto tempo giocato un ruolo costruttivo
negli affari medioorientali. La sua tradizione di imparzialità ed
equilibrio la rende un forum ideale per comporre la controversia
arabo-israeliana".

15.a. [Fatti]

A partire dalla metà degli anni '70 Arabi, Sovietici e Paesi del Terzo
Mondo formarono insieme una lobby filopalestinese alle Nazioni Unite.
Questo era vero soprattutto nell'Assemblea Generale, in cui questi paesi
(quasi tutti dittature od autocrazie) frequentemente votavano insieme
per l'approvazione di risoluzioni che attaccavano Israele e sostenevano
l'OLP.

Nel 1974, ad esempio, l'Assemblea Generale invitò Yasser Arafat a
parlarle. Arafat lo fece, con la fondina di un'arma al fianco. Nel suo
discorso, Arafat parlò di portare un'arma da fuoco ed un ramo d'ulivo
(l'arma l'aveva lasciata fuori prima di entrare nella sala). Un anno
dopo, su istigazione dei Paesi arabi e del Blocco sovietico, l'Assemblea
approvò la Risoluzione 3379, che diffamava il Sionismo dichiarandolo una
forma di razzismo.

L'Ambasciatore USA Daniel Moynihan dichiarò la risoluzione un "atto
osceno". L'Ambasciatore d'Israele Chaim Herzog disse ai suoi colleghi
delegati, che la risoluzione era "basata sull'odio, la falsità e
l'arroganza". Hitler, egli dichiarò, si sarebbe sentito a casa sua
ascoltando il dibattito ONU sulla misura [1].

Il 16 Dicembre 1991 l'Assemblea Generale votò 111-25 (con 13 astensioni
e 17 delegazioni assenti o non votanti) per abrogare la Risoluzione
3379. Nessun Paese arabo votò per l'abrogazione. L'OLP denunziò il voto
ed il ruolo degli USA.

Come notò Herzog, l'organizzazione ha assunto una prospettiva su Israele
degna di Alice nel Paese delle Meraviglie. "Nel Palazzo di Vetro ...
[Alice] non avrebbe che da indossare una Stella di Davide per udire ad
ogni curva un imperioso 'Tagliatele la testa!'". Herzog notò che l'OLP
aveva citato una risoluzione ONU del 1974 che condannava Israele come
giustificazione per aver fatto esplodere una bomba a Gerusalemme [2].

Il votare in blocco consentì inoltre la creazione nel 1975 del filo-OLP
"Commissione sui Diritti Inalienabili del Popolo Palestinese". La
commissione divenne, di fatto, parte dell'apparato propagandistico
dell'OLP, che stampava francobolli, organizzava conferenze, preparava
film e bozze di risoluzione a sostegno dei "diritti" palestinesi.

Nel 1976 la commissione raccomandò "la piena implementazione dei diritti
inalienabili del popolo palestinese, compreso il loro ritorno nella
parte israeliana della Palestina". Esso raccomandò inoltre che il 29
Novembre - il giorno in cui l'ONU votò per la spartizione della
Palestina nel 1947 - fosse dichiarato "Giornata Internazionale di
Solidarietà con il Popolo Palestinese". Da allora, lo si è visto all'ONU
con discorsi, film e mostre antiisraeliane. Ad onta delle obiezioni
degli Stati Uniti, fu creata come parte della Segreteria dell'ONU
un'unità speciale sulla Palestina.

Israele è l'oggetto di più commissioni d'inchiesta, rappresentanti
speciali e commissari inquirenti di ogni altro stato dell'ONU. Il
rappresentante speciale del Direttore Generale dell'UNESCo ha visitato
Israele 51 volte in 27 anni di attività. Una "Missione Speciale" è stata
inviata dal Direttore Generale dell'ILO-OIL [Organizzazione Generale del
Lavoro - Liang] in Israele e nei Terrritori ogni anno per tutti i
trascorsi 17 anni.

La Commissione sui Diritti Umani adotta abitualmente risoluzioni
sproporzionate contro Israele. Di tutte le condanne di quest'ente, il
26% si riferisce al solo Israele, mentre stati canaglia come la Siria e
la Libia non sono mai criticati [3].

Gli USA hanno reagito con vigore agli sforzi di politizzare l'ONU. Nel
1977 gli USA si ritirarono dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro
per due anni a causa delle sue posizioni anti-israeliane. Nel 1984 gli
USA lasciarono l'UNESCO, in parte a causa del suo pregiudizio
antiisraeliano, ma annunziò nel Settembre 2002 che sarebbero tornati
nell'organizzazione. Dal 1982-1989, i Paesi arabi cercarono di negare ad Israele un seggio nell'Assemblea Generale o posero condizioni speciali per la partecipazione israeliana. Solo una decisa campagna lobbistica americana impedì loro di riuscirvi. Nel 2001, gli USA si unirono ad Israele nel boicottare la Conferenza Mondiale ONU contro il Razzismo,quando fu chiaro che essa era divenuta poco più di un happening anti-israeliano.

Mentre il processo di pace arabo-israeliano che fu varato a Madrid nel 1991 è strutturato sulla base del negoziato diretto tra le parti, l'ONU lo sabota sempre. Gli accordi di Oslo si basano sull'idea di colloqui bilaterali per risolvere le controversie tra gli Israeliani ed i Palestinesi. L'Assemblea Generale comunque adotta abitualmente delle risoluzioni che tentano di imporre soluzioni su problemi critici come Gerusalemme, le Alture del Golan e gli insediamenti. Ironicamente, le Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU 242 e 338 proponevano i negoziati bilaterali che sono sempre sabotate dalle risoluzioni dell'Assemblea Generale.

Pertanto, la sua storia mostra che finora l'ONU non ha giocato un ruolo utile per risolvere il conflitto arabo-israeliano.

Quel che accade nel Consiglio di Sicurezza "assomiglia ben più ad una rapina che ad una discussione politica o ad uno sforzo di risolvere problemi" - L'ex-Ambasciatore all'ONU Jeane Kirkpatrick

[4].

15.b. [Mito]

"I Palestinesi non hanno voce all'ONU".

15.b. [Fatti]

A parte il sostegno che i Palestinesi ricevono dal mondo arabo ed
islamico, e da parte della maggioranza degli altri membri dell'ONU, ai Palestinesi è stato fornito un trattamento speciale all'ONU sin dal 1975. Quell'anno l'Assemblea Generale insignì l'OLP della condizione di rappresentante permanente, ed essa aprì un ufficio a Manhattan.
Nel 1988 la condizione dell'OLP migliorò quando l'Assemblea Generale designò l'OLP "Palestina". Dieci anni dopo, l'Assemblea Generale votò per dare ai Palestinesi una condizione unica, come membro senza diritto di voto dell'Assemblea di 185 membri. Il voto a favore fu travolgente, 124 a favore, 4 contro, 10 astenuti. I paesi contrari erano Israele, gli Stati Uniti, la Micronesia e le Isole Marshall.

I rappresentanti palestinesi ora possono sollevare nell'Assemblea
Generale la questione del processo di pace, appoggiare bozze di
risoluzione sulla Pace nel Medio Oriente ed hanno diritto di replica.
Essi non hanno ancora il diritto di voto e non possono proporre
candidature per commissioni ONU come il Consiglio di Sicurezza. Gli Arabi avevano inizialmente chiesto potrei più ampi, come il diritto di sedere insieme con altri stati indipendenti e di presentare risoluzioni.

Essi accettarono il compromesso dopo che gli Europei ebbero detto agli Arabi che essi avrebbero sostenuto la risoluzione se fossero stati soppressi i punti politicamente più controversi. Eppure, la loro condizione dà ai Palestinesi privilegi procedurali superiori a quelli di altri gruppi che sono all'ONU come osservatori come la Svizzera od il Vaticano.

15.C. [Mito]

"Israele gode dei medesimi diritti di tutti gli altri membri delle
Nazioni Unite".

15.C. [Fatti]

Una svolta nella cinquantennale esclusione dagli organismi delle Nazioni Unite ci fu il 30 Maggio 2000, quando Israele accettò l'invito a diventare membro temporaneo del gruppo regionale Europa Occidentale ed Altri (WEOG). Sebbene solo temporaneo, questo passo storico potrebbe finalmente terminare le discriminazioni dell'ONU contro Israele ed aprire la porta alla partecipazione israeliana al Consiglio di Sicurezza.

Israele è stato l'unico stato dell'ONU escluso da un gruppo regionale.
Geograficamente, esso appartiene al Gruppo Asia; però i Paesi arabi hanno impedito che ne facesse parte. Se non appartiene ad un gruppo regionale, Israele non può sedersi nel Consiglio di Sicurezza od in altri organismi chiave dell'ONU.

Il WEOG è l'unico gruppo regionale che non è puramente geografico, ma semmai geopolitico, ovvero un gruppo di stati il cui denominatore comune è la democrazia occidentale. Il WEOG ha 27 membri: tutti gli stati dell'Europa Occidentale, e gli "altri" sono l'Australia, il Canada, la Nuova Zelanda e gli Stati Uniti.

L'appartenenza d'Israele al WEOG ha forti limiti. Ogni quattro anni egli deve rinnovare la domanda d'adesione, dacché la sua condizione è solo temporanea. Non è stato permesso ad Israele di presentare candidature per seggi vacanti in alcun organismo ONU per due anni, e non può competere per i principali organismi ONU (come il Consiglio Economico e Sociale) per un periodo più lungo. Inoltre, per i primi due anni, non è stato concesso ai rappresentanti israeliani di concorrere per posizioni
nel Consiglio dell'ONU.

Oltre a queste limitazioni, ad Israele è permesso partecipare solo alle attività WEOG nell'ufficio di New York dell'ONU. Israele è escluso dalle discussioni e dalle consultazioni del WEOG negli uffici ONU di Ginevra, Nairobi, Roma e Vienna; pertanto Israele non può partecipare alle discussioni ONU sui diritti umani, sul razzismo e su diverse altre questioni trattate in quegli uffici.

Nel Febbraio 2003 Israele è stato eletto al Gruppo di Lavoro sul Disarmo dell'Assemblea Generale dell'ONU, il suo primo posto in una commissione dal 1961 (dopo il 1961 l'ONU ha diviso i suoi membri in gruppi regionali e così fu che Israele fu isolato). Un rappresentante israeliano fu eletto come uno dei tre vicepresidenti e ricevette dei voti dall'Iran e da diversi Paesi arabi. D'altronde, nello stesso mese un candidato israeliano non fu eletto alla Commissione ONU sui diritti dei bambini.
L'anno precedente dei candidati israeliani non ebbero voti sufficienti per essere eletti alla Commissione ONU sui Diritti Umani, alla Commissione ONU sull'Eliminazione della Discriminazione Contro le Donne,
e la Commissione ONU sulla Discriminazione Razziale [4a].

Per il futuro, Israele spera ancora di riuscire ad aderire al gruppo
Asia.

15.d. [Mito]

"Le Nazioni Unite e le istituzioni ad esse affiliate criticano le
politiche israeliane, ma non attaccano mai gli Ebrei e non si impegnano mai in retorica antisemita".

15.d. [Fatti]

L'ONU ha virtualmente condannato ogni forma immaginabile di razzismo. Ha fondato dei programmi per combattere il razzismo in ogni sfaccettatura - compresa la xenofobia - ma ha sempre rifiutato di fare lo stesso contro l'antisemitismo. Fu soltanto il 24 Novembre 1998, più di 50 anni dopo la fondazione dell'ONU, che la parola "antisemitismo" fu citata per la prima volta in una risoluzione ONU, verso la fine della GA Res.
A/53/623, "Eliminazione del Razzismo e della Discriminazione Razziale"
[5].

Sin dai primi anni '70, la stessa ONU è stata impregnata di sentimenti antisemitici ed antisionistici. Gli esempi che seguono mostrano quanto è divenuta orribile l'atmosfera:

"Come? Non sono gli Ebrei che sfruttano il popolo americano e cercano di disonorarlo?" - Il rappresentante libico all'ONU Ali Treiki [6].

"Il Talmud dice che se un Ebreo non beve ogni anno il sangue di un
non-Ebreo, egli sarà condannato in eterno" - Il delegato saudita Marouf al-Dawalibi, davanti alla conferenza del 1984 sulla tolleranza religiosa della Commissione ONU sui Diritti Umani [7]. Un simile commento fu fatto dall'ambasciatore siriano ad un incontro del 1991; egli sosteneva che gli Ebrei uccidevano bambini cristiani per usare il loro sangue per fare le azzime [8].

L'11 Marzo 1997 il rappresentante palestinese alla Commissione ONU sui Diritti Umani ha sostenuto che il governo israeliano aveva inoculato il virus dell'AIDS a 300 fanciulli palestinesi. Ad onta degli sforzi d'Israele, degli Stati Uniti e di altri,quest'"accusa del sangue" resta nei verbali ONU [9].

15.e. [Mito]

"L'abrogazione del 1991 della risoluzione che diffamava il Sionismo prova che l'ONU non ha più preconcetti contro Israele".

15.e. [Fatti]

Il voto non ha segnalato la fine dei preconcetti dell'ONU contro
Israele. Lo stesso mese l'Assemblea Generale approvò quattro nuove
risoluzioni unilaterali sul Medio Oriente. Il 9 Dicembre 1991 la
gestione dell'Intifada da Israele fu condannata 150 a 2. L'11 si votò 104 a 2 una risoluzione che chiedeva una conferenza di pace sotto l'egida dell'ONU a cui avrebbe dovuto partecipare l'ONU, e si votò 142 a 2 per condannare il comportamento d'Israele verso i Palestinesi nei Territori. Il 16 Dicembre - lo stesso giorno in cui fu abrogata la risoluzione contro il Sionismo - l'ONU votò 152 a 1, con l'astensione americana, per chiedere ad Israele di abrogare una risoluzione della Knesset che dichiarava Gerusalemme la sua capitale, e per chiedere il ritiro d'Israele dai "Territori Occupati", compresa Gerusalemme, e per denunciare 'amministrazione israeliana delle Alture del Golan. Un'altra risoluzione esprimeva sostegno all'autodeterminazione palestinese e per il diritto al ritorno dei profughi palestinesi.

Il voto abrogativo fu guastato dal fatto che 13 dei 19 paesi arabi -
compresi quelli che stavano trattando con Israele, la Siria, il Libano e la Giordania - votarono per mantenere la risoluzione, così come l'Arabia Saudita. Sei, compreso l'Egitto, che organizzò una lobby contro l'abrogazione, erano assenti.

Gli Arabi "votarono un'altra volta per impugnare addirittura il diritto ad esistere dello Stato ebraico", osservò il New York Times, "Che pure adesso la maggior parte degli stati arabi si aggrappino ad una dottrina meschina e maligna rovina quello che altrimenti sarebbe un seppur tardivo trionfo del buon senso e della buona coscienza" [10].

C'è abbondanza di giustificazioni per le conclusioni della Professoressa Anna Bayefsky dell'Università di York, Canada, che così ha scritto del sistema dei Diritti Umani dell'ONU: "Esso è lo strumento di chi vuol fare d'Israele l'archetipo del violatore dei diritti umani nel mondo d'oggi. È un terreno di coltura dell'antisemitismo. È il rifugio di chi professa il relativismo morale. In una parola, è uno scandalo" [11].

15.f. [Mito]

"Anche se l'Assemblea Generale è prevenuta, il Consiglio di Sicurezza è sempre stato equilibrato nel suo modo di trattare il Medio Oriente".

15.f. [Fatti]

Un'attenta analisi delle azioni del Consiglio di Sicurezza sul Medio Oriente mostra che esso è stato appena appena migliore dell'Assemblea Generale nel modo con cui tratta Israele.
I candidati al Consiglio di Sicurezza sono proposti dai blocchi
regionali, e questo significa che nel Medio Oriente sono abitualmente inclusi la Lega Araba ed i suoi alleati. Israele, che è entrato nell'ONU nel 1949, non è mai stato eletto al Consiglio di Sicurezza, mentre almeno 16 membri della Lega Araba lo sono stati. La Siria, una nazione della lista americana dei paesi che sponsorizzano il terrorismo, ha iniziato un mandato di due anni al Consiglio di Sicurezza nel 2002, ed è stata presidentessa dell'organo nel Giugno 2002.

Abbondano i dibattiti su Israele, ed il Consiglio di Sicurezza ha
ripetutamente condannato lo stato ebraico, ma mai una volta che abbia adottato una risoluzione critica dell'OLP o degli attacchi arabi ad Israele. Sono rare le sessioni speciali di emergenza dell'Assemblea Generale. Nessuna di queste sessioni è stata mai convocata a proposito dell'occupazione cinese del Tibet, dell'occupazione indonesiana di Timor Est, dell'occupazione siriana del Libano, dei massacri in Ruanda, le sparizioni nello Zaire o gli orrori della Bosnia. Per quasi due decenni
queste sessioni sono state convocate soprattutto per condannare Israele.

15.g. [Mito]

"Gli Stati Uniti hanno sempre sostenuto Israele all'ONU e si può sempre contare su di loro perché diano il veto ad ogni risoluzione critica.

15.g. [Fatti]

Molti pensano che si possa sempre contare sugli Stati Uniti perché
sostengano Israele ponendo il veto al Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
Ma i verbali mostrano invece che gli USA si sono spesso opposti ad
Israele nel Consiglio.

Per esempio, nel 1990 Washington votò una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che condannava la gestione israeliana dei tumulti del Monte del Tempio avvenuti nello stesso meso. Mentre elencava distintamente "gli atti di violenza commessi dalle forze di sicurezza israeliane", la risoluzione non dava menzione alcuna della violenza araba che li precedè.

Nel Dicembre 1990, gli USA continuarono condannando Israele per aver espulso quattro capi di Hamas, un gruppo terrorista islamico. La deportazione fu la risposta a numerosi crimini commessi da Hamas contro Arabi ed Ebrei, il più recente dei quali era stato l'assassinio di tre civili israeliani in uno stabilimento di Giaffa diversi giorni prima. La risoluzione non diceva una parola di Hamas e dei suoi crimini. Essa descriveva Gerusalemme "territorio occupato", dichiarava che i Palestinesi dovessero essere "protetti" da Israele, e chiedeva ai firmatari della Convenzione di Ginevra di garantirne il rispetto da parte d'Israele. Fu la prima volta che il Consiglio di Sicurezza invocò
la Convenzione contro un paese membro.

Nel Gennaio 1992, gli Americani appoggiarono una risoluzione unilaterale che condannava Israele per aver espulso 12 Palestinesi, membri di gruppi terroristici responsabili di aver perpetrato violenza contro sia gli Ebrei che gli Arabi. La risoluzione, che descriveva Gerusalemme "territorio occupato", non fece menzione degli eventi che innescarono l'espulsione - l'uccisione di quattro civili ebrei da parte di radicali
palestinesi a partire da Ottobre.

Nel 1996 gli USA continuarono con una condanna d'Israele ispirata dai Sauditi per l'apertura di un tunnel "nei paraggi" della moschea di Al-Aqsa. Di fatto, il tunnel, che consente ai visitatori di vedere in tutta la lunghezza l'interno del Muro Occidentale del Monte del Tempio, non si avvicina mai alla Moschea. Israele fu incolpato per aver reagito
ai violenti attacchi di Palestinesi che protestarono contro l'apertura del tunnel.

Gli Stiati Uniti non lanciarono il loro primo veto fino al 1972, su una lagnanza siro-libanese contro Israele. Dal 1967 al 1972 gli USA votarono a favore o si astennero su 24 risoluzioni, perlopiù critiche d'Israele.
Dal 1973 al 2000 il Consiglio di Sicurezza adottò circa 100 risoluzioni sul Medio Oriente, anch'esse perlopiù critiche d'Israele. Gli USA vietarono in tutto 35 risoluzioni, e pertanto appoggiarono le critiche d'Israele da parte del Consiglio con il loro voto di approvazione od astensione circa due terzi delle volte [12].

Nel Luglio 2002, gli Stati Uniti cambiarono politica ed annunziarono che avrebbero vietato qualsiasi risoluzione del Consiglio di Sicurezza sul Medio Oriente che non condannasse il terrorismo palestinese e non nominasse Hamas, la Jihad islamica e la Brigata Martiri di Al-Aqsa come i gruppi responsabili degli attacchi. Gli USA dissero inoltre che le risoluzioni debbono rimarcare che ogni ritiro israeliano è collegato alla situazione della sicurezza, e che ad ambo le parti si deve chiedere
di ricercare una soluzione negoziata (Washington Post, 26 Luglio 2002).
Gli Arabi possono ancora aggirare gli Stati Uniti portando le questioni all'Assemblea Generale, dove le risoluzioni non vincolanti sono approvate a maggioranza, ed è garantito il sostegno per praticamente tutte le risoluzioni anti-israeliane.

15.h. [Mito]

"Gli alleati arabi dell'America d'abitudine sostengono le
posizioni USA all'ONU".

15.h. [Fatti]

Nel 2001 l'Arabia Saudita ed il Kuwait votarono insieme con gli Stati Uniti solo su due risoluzioni considerate importanti dal Dipartimento di Stato. Gli altri paesi arabi, compresi la Giordania e l'Egitto, non hanno votato insieme con gli Stati Uniti in neppure una questione.
L'anno prima, i Paesi arabi votarono contro gli Stati Uniti su più del 70% dei voti importanti. Di contro, Israele è sempre stato il migliore alleato degli USA all'ONU. Israele ha votato con gli USA il 100% delle volte nel 2001, superando il livello di sostegno dei principali alleati degli USA come Gran Bretagna, Francia e Canada [13].

"L'ONU ha l'immagine di un'organizzazione mondiale basata sui principi universali della giustizia e dell'uguaglianza. Però, quando si viene al dunque, non è altro che il comitato esecutivo delle dittature del Terzo Mondo" - L'ex-Ambasciatore all'ONU Jeane Kirkpatrick [14].

15.i. [Mito]

"Israele, non implementando le risoluzioni ONU, viola il diritto
internazionale".

15.i. [Fatti]

Le risoluzioni dell'ONU sono documenti emessi da organi politici e vanno interpretati alla luce della costituzione di tali organi. Essi rappresentano le opinioni politiche di coloro che li sostengono anziché incarnare particolari principi o norme giuridiche. Le risoluzioni possono avere forza morale e politica quando si percepiscono come l'espressione del consenso della comunità internazionale, o le opinioni di nazioni avanzate, potenti e rispettate.
La Carta dell'ONU (Articoli 10 e 14) dà nel caso specifico facoltà
all'Assemblea Generale di emettere solo "raccomandazioni" non
vincolanti. Le risoluzioni dell'Assemblea sono ritenute vincolanti
soltanto a proposito di questioni di bilancio e procedura interna.

La legalità delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza è più ambigua.
Non è chiaro se tutte le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza siano vincolanti o solo quelle adottate ai sensi del Capitolo 7 della Carta dell'ONU [15]. Secondo l'Articolo 25 della Carta, gli stati membri dell'ONU sono obbligati da applicare "le decisioni del Consiglio di Sicurezza ai sensi della presente Carta", ma non è chiaro quali tipi di risoluzione siano coperti dal termine "decisioni". In ogni caso, sarebbe difficile dimostrare che Israele ha mai violato la lettera di una qualsiasi risoluzione del Consiglio di Sicurezza ed il Consiglio non ha mai sanzionato Israele per inadempimento.
[Note]
[1] Chaim Herzog, Who Stands Accused?, (NY: Random House, 1978), pp.4-5.
[2] Herzog, p. 130.
[3] La Missione Israeliana all'ONU.
[4] New York Times , New York Times (31 Marzo 1983).
[4a] Anne Bayefsky, "Israel second-class status at the UN", National
Post (18 Febbraio 2003).
[5] Israel and the UN - An Uneasy Relationship", la Missione Israeliana
all'ONU.
[6] Discorso all'ONU dell'8 Dicembre 1983, citato in Harris Schoenberg,
Mandate for Terror, (NY: Shapolsky, 1989), p. 296.
[7] Discorso al Seminario ONU sulla tolleranza religiosa e la libertà,
emesso il 5 Dicembre 1984, citato in Anti-Defamation League, News, (7Febbraio 1985).
[8] Morris Abram, "Israel Under Attack: Anti-Semitism in the UnitedNations," The Earth Times, (16-31 Dicembre 1997).
[9] Ibid.
[10] New York Times (17 Dicembre 1991).
[11] Morris B. Abram, "Anti-Semitism in the United Nations," UN Watch,(Febbraio 1998).
[12] Dipartimento di Stato USA.
[13] Voting Practices at the United Nations - 2001, Dipartimento diStato USA.
[14] Jerusalem Post (5 Settembre 2001).
[15] Bruno Simma, ed., The Charter of the United Nations: A Commentary,
(NY: Oxford University Press, 1994), pp. 237-241; 407-418.


04/10/2007 12:59
 
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I Profughi

Miti da confutare

16.a. "Un milione di Palestinesi è stato espulso da Israele tra il 1947
ed il 1949".

16.b. "Gli Ebrei chiarirono fin dall'inizio che non avevano alcuna
intenzione di vivere in pace con i loro vicini arabi".

16.c. "Gli Ebrei hanno creato il problema dei profughi espellendo i
Palestinesi".

16.d. "L'invasione araba ha fatto poco danno agli Arabi palestinesi".

16.e. "I capi arabi non hanno mai incoraggiato i Palestinesi a fuggire".

16.f. "Gli Arabi palestinesi sono dovuti fuggire per non essere
massacrati come era accaduto ai pacifici abitanti di Deir Yassin".

16.g. "Israele si è rifiutato di consentire ai Palestinesi di tornare
alle loro case in modo che gli Ebrei potessero rubare i loro beni".

16.h. "Le risoluzioni dell'ONU chiedono ad Israele di rimpatriare tutti
i profughi palestinesi".

16.i. "Israele ha bloccato i negoziati della Commissione di
Conciliazione sulla Palestina".

16.j. "I Palestinesi che volevano tornare a casa non erano un pericolo
per la sicurezza d'Israele".

16.k. "I profughi palestinesi sono stati ignorati da un mondo
noncurante".

16.l. "I Paesi arabi hanno fornito gran parte dei fondi per l'aiuto ai
profughi palestinesi".

16.m. "I Paesi arabi hanno sempre dato il benvenuto ai Palestinesi ed
hanno fatto del loro meglio per risistemarli".

16.n. "Milioni di Palestinesi sono confinati in squallidi campi
profughi".

16.o. "Israele ha costretto i profughi palestinesi a rimanere nei campi
della Striscia di Gaza".

16.p. "I profughi sono sempre stati rimpatriati, soltanto ai Palestinesi
è stato impedito di tornare a casa".

16.q. "Se i profughi palestinesi fossero stati rimpatriati, il conflitto
arabo-israeliano sarebbe potuto terminare".

16.r. "Israele ha espulso altri Palestinesi nel 1967".

16.s. "L'UNRWA è un'organizzazione puramente umanitaria che non ha
responsabilità alcuna per il terrore e l'istigazione che nascono nei
campi profughi".

[I Miti in dettaglio]

16.a. [Mito]

"Un milione di Palestinesi è stato espulso da Israele tra il 1947
ed il 1949".

16.a. [Fatti]

I Palestinesi lasciarono le loro case nel 1947-1949 per diverse ragioni.
Migliaia di ricchi Arabi partirono prevedendo una guerra, altre migliaia
risposero agli appelli dei capi arabi di levarsi dal percorso delle
armate d'invasione, una manciata fu espulsa, ma la maggior parte è
semplicemente fuggita per non trovarsi nel bel mezzo di una battaglia.

Molti Arabi sostengono che da 800.000 ad 1.000.000 di Palestinesi sono
diventati profughi nel 1947-1949. L'ultimo censimento fu compiuto dai
Britannici nel 1945. Esso rinvenne circa 1.200.000 residenti permanenti
arabi in _tutta_ la Palestina. Un censimento del 1949 compiuto dal
Governo d'Israele contò 160.000 Arabi viventi nel paese dopo la guerra.
Nel 1947 viveva un totale di 809.100 Arabi nel medesimo territorio [1].
Questo significa che non più di 650.000 Arabi palestinesi sarebbero
potuti diventare profughi. Un rapporto del Mediatore ONU sulla Palestina
totalizzò una cifra ancora minore - 472.000, e calcolò che soltanto
360.000 profughi arabi avevano chiesto aiuto [2].

Sebbene si sia sentito parlar molto sulle sventure dei profughi
palestinesi, si dice molto poco degli Ebrei fuggiti dai paesi arabi. La
loro situazione è stata per molto tempo precaria. Durante i dibattiti
ONU del 1947, i capi arabi li minacciariono. Per esempio, il delegato
egiziano disse all'Assemblea Generale: "Le vite di un milione di Ebrei
nei paesi islamici sarebbero messe in pericolo dalla spartizione" [3].

Il numero degli Ebrei fuggiti dai Paesi arabi in Israele negli anni
seguiti all'indipendenza d'Israele fu quasi il doppio del numero di
Arabi che lasciarono la Palestina. A molti Ebrei fu consentito di portar
via poco più della camicia che indossavano. Questi profughi non
desideravano affatto essere rimpatriati. Si sente parlar poco di loro
perché non sono rimasti profughi a lungo. Degli 820.000 profughi ebrei
tra il 1948 ed il 1972, 586.000 furono sistemati in Israele con grande
spesa, e senz'offerta alcuna di risarcimento da parte dei governi arabi
che avevano confiscato i loro beni [3a]. Israele ha pertanto sempre
sostenuto che ogni accordo per risarcire i profughi palestinesi deve
comprendere anche un risarcimento arabo per i profughi ebrei. Finora i
Paesi arabi si sono rifiutati di pagare qualsiasi risarcimento alle
centinaia di migliaia di Ebrei che furono obbligati ad abbandonare i
loro beni prima di fuggire da quei paesi.

Il contrasto tra le accoglienze dei profughi ebrei e dei palestinesi è
reso ancora più evidente quando uno pensa alla differenza tra gli
spaesamenti geografici e culturali esperiti dai due gruppi. La maggior
parte dei profughi ebrei ha viaggiato per centinaia (ed alcuni per
migliaia) di miglia verso un paesucolo i cui abitanti parlavano una
lingua diversa. La maggior parte dei profughi arabi non ha mai lasciato
la Palestina: essi viaggiarono per poche miglia fino all'altra parte
della linea d'armistizio, rimanendo in seno all'ampia nazione araba a
cui appartenevano linguisticamente, culturalmente ed etnicamente.

16.b. [Mito]

"Gli Ebrei chiarirono fin dall'inizio che non avevano alcuna intenzione
di vivere in pace con i loro vicini arabi".

16.b. [Fatti]

In molte occasioni i capi ebrei chiesero agli Arabi di rimanere in
Palestina e di diventare cittadini d'Israele. L'Assemblea degli Ebrei di
Palestina emise quest'appello il 2 Ottobre 1947:

"Faremo tutto quel che potremo per mantenere la pace e stabilire una
cooperazione vantaggiosa per entrambi [Ebrei ed Arabi]. È adesso, qui ed
ora, proprio da Gerusalemme, che un appello deve uscire verso le nazioni
arabe perché uniscano le loro forze con gli Ebrei e lo Stato ebraico che
nascerà e lavorino spalla a spalla per il nostro bene comune, per la
pace ed il progresso di [paesi] sovrani ed eguali [4].

Il 30 Novembre, il giorno dopo il voto di spartizione dell'ONU,
l'Agenzia Ebraica annunziò: "Il tema principale dietro le celebrazioni
spontanee a cui stiamo assistendo oggi è il desiderio della nostra
comunità di cercare la pace e la sua determinazione ad ottenere una
fruttuosa cooperazione con gli Arabi" [5].

La Proclamazione d'Indipendenza d'israele, emessa il 14 Maggio 1948,
invitò inoltre i Palestinesi a rimanere nelle loro case e divenire
eguali cittadini del nuovo Stato:

Nel mezzo di un'aggressione assurda, noi chiamiamo comunque gli abitanti
arabi dello Stato d'Israele a mantenere le vie della pace ed a fare la
loro parte nello sviluppo dello Stato, sulla base di una piena ed uguale
cittadinanza ed adeguata rappresentatività in tutti i suoi corpi ed
istituti ... Noi porgiamo la nostra mano in pace e da buoni vicini a
tutti i paesi vicini ed ai loro popoli, e li invitiamo a cooperare con
la nazione ebraica indipendente per il bene comune di tutti.

16.c. [Mito]

"Gli Ebrei hanno creato il problema dei profughi espellendo i
Palestinesi".

16.c. [Fatti]

Se gli Arabi avessero accettato la risoluzione ONU del 1947, nessun
Palestinese sarebbe divenuto un profugo, ed esisterebbe uno stato arabo
indipendente accanto ad Israele. La responsabilità del problema dei
profughi è degli Arabi.

L'inizio dell'esodo arabo si può far risalire alle settimane
immediatamente seguenti all'annuncio della risoluzione di spartizione
dell'ONU. I primi a partire erano circa 30.000 ricchi Arabi che
previdero la guerra imminente e fuggirono nei paesi arabi vicini
aspettandone la fine. Degli Arabi meno ricchi dalle città a popolazione
mista della Palestina si trasferirono in cittadine completamente arabe
per restare con i parenti o gli amici [6]. Alla fine del Gennaio 1948,
l'esodo fu così allarmante che l'Alto Comitato Arabo-Palestinese chiese
ai paesi arabi vicini di rifiutare il visto a questi profughi e di
rendere i confini a loro impenetrabili [7].

Il 30 Gennaio 1948 il giornale di Giaffa Ash-Sha'ab, riferì: "I primi
della nostra quinta colonna sono coloro che abbandonano le loro case ed
attività e vanno a vivere altrove ... Al primo segno di guai essi se la
filano per evitare di portare la loro parte del peso della lotta" [8].

Un altro giornale di Giaffa, As-Sarih (30 Marzo 1948) fustigò gli
abitanti dei villaggi arabi presso Tel Aviv per aver "attirato la
disgrazia su di noi 'abbandonando i villaggi'" [9].

Intanto, un capo del Comitato Nazionale Arabo ad Haifa, Hajj Nimer
el-Khatib, disse che i soldati arabi a Giaffa stavano maltrattando i
residenti. "Essi rapianvano persone e case. La vita valeva ben poco, e
l'onore delle donne veniva profanato. Questo stato di cose indusse molti
residenti [arabi] a lasciare la città sotto la protezione dei carri
armati britannici" [10].

John Bagot Glubb, il comandante della Legione Araba di Giordania, disse:
"I villaggi venivano frequentemente abbandonati prima ancora che fossero
minacciati dall'avanzare della guerra" [11].

I resoconti della stampa contemporanea di grandi battaglie in cui un
gran numero di Arabi fuggì mancano in modo palese di citare qualsiasi
espulsione forzata da parte delle forze ebraiche. Si descrivono di
solito gli Arabi come "in fuga" od "evacuando" le loro case. Quando si
accusano i Sionisti di "espellere e spossessare" gli abitanti arabi di
città come Tiberiade ed Haifa, la verità è ben diversa. Ambo le città
erano nei confini dello Stato ebraico secondo lo schema di spartizione
dell'ONU e per entrambe combatterono sia gli Ebrei che gli Arabi.

Le forze ebraiche si impossessarono di Tiberiade il 19 Aprile 1948 e
l'intera popolazione araba di 6.000 persone fu evacuata sotto la
supervisione militare britannica. Il Consiglio della Comunità Ebraica
avrebbe poi emesso un comunicato: "Noi non li abbiamo spossessati: loro
hanno scelto da sé questa via ... Che nessun cittadino tocchi i loro
beni" [12].

Ai primi di Aprile, 25.000 Arabi (si stima) lasciarono l'area di Haifa
in seguito ad un'offensiva delle forze irregolari capitanate da Fawzi
al-Qawukji, ed a voci che l'aviazione araba avrebbe presto bombardato le
zone ebraiche intorno al Monte Carmelo [13]. Il 23 Aprile l'Haganah
prese Haifa. Un rapporto di polizia britannico da Haifa, datato 26
Aprile, spiegò che "gli Ebrei compiono ogni sforzo per persuadere la
popolazione araba a restare ed a continuare le loro vite normali, a
mantenere aperti i loro esercizi ed i loro affari, e di stare certi che
le loro vite ed i loro possedimenti saranno al sicuro" [14]. Infatti,
David Ben-Gurion aveva manadato Golda Meir ad Haifa per tentare di
persuadere gli Arabi a restare, ma ella non riuscì a convincerli perché
essi temevano di essere considerati traditori della causa araba [15].
Alla fine della battaglia, più di 50.000 Palestinesi se n'erano andati.

"Decine di migliaia di uomini, donne e bambini arabi fuggirono verso la
periferia est della città in auto, camion, carretti ed a piedi in un
tentativo disperato di raggiungere il territorio arabo finché gli Ebrei
non catturarono il Ponte Rushmiya verso la Samaria e la Palestina del
Nord e non li tagliarono fuori. Migliaia spinsero ogni natante
disponibile, anche delle barche a remi, in acqua dalla costa per fuggire
via mare verso San Giovanni d'Acri". - New York Times (23 Aprile 1948)

A Tiberiade ed Haifa, l'Haganah diede ordine che nessuno dei beni degli
Arabi fosse toccato, ed ammonì che i trasgressori sarebbero stati
severamente puniti. Ad onta di questi sforzi, tutti gli Arabi, salvo
5.000 o 6.000 evacuarono Haifa, e molti partirono con l'assistenza dei
trasporti militari britannici.

Il delegato della Siria all'ONU, Faris el-Khouri, interruppe il
dibattito all'ONU sulla Palestina per descrivere la presa di Haifa come
un "massacro" e disse che quest'azione era "ulteriore prova che il
'programma sionista' è annichilire gli Arabi all'interno dello stato
ebraico se si compie la partizione" [16].

Però il giorno dopo il rappresentante britannico all'ONU, Sir Alexander
Cadogan, disse ai delegati che i combattimenti ad Haifa erano stati
provocati alcuni giorni prima dai continui attacchi degli Arabi contro
gli Ebrei, e che i resoconti di massacri e deportazioni erano erronei
[17].

Lo stesso giorno (23 Aprile 1948) Jamal Husseini, il presidente
dell'Alto Comitato Palestinese, disse al Consiglio di Sicurezza dell'ONU
che invece di accettare l'offerta di tregua dell'Haganah, gli Arabi
"preferivano abbandonare le loro case, le loro proprietà ed ogni cosa
che possedevano al mondo e lasciare la città" [18].

Il Console Generale USA ad Haifa, Aubrey Lippincott, scrisse il 22
Aprile 1948, ad esempio, scrisse che "i capi arabi locali, dominati dal
Muftì" stavano ordinando "a tutti gli Arabi di lasciare la città, e
molti lo hanno fatto" [19].

Un ordine dell'esercito emesso il 6 Luglio 1948 chiarì che le città ed i
villaggi arabi non si dovevano demolire o bruciare, e che gli abitanti
arabi non dovevano essere espulsi dalle loro case [20].

Certo, l'Haganah impiegò la guerra psicologica per incoraggiare gli
Arabi ad abbandonare alcuni villaggi. Yigal Allon, il comandante del
Palmach (la "forza d'urto dell'Haganah") disse di aver fatto sì che
degli Ebrei parlassero agli Arabi nei villaggi vicini e dicessero loro
che una grande forza ebraica era in Galilea con l'intenzione di bruciare
tutti i villaggi arabi nella regione del Lago Hula. Agli Arabi fu detto
di andarsene finché erano in tempo e, secondo Allon, fecero proprio
quello [21].

Nell'esempio più drammatico, nell'area Ramle-Lod, le truppe israeliane
che cercavano di proteggere i loro fianchi ed alleviare la pressione
sulla Gerusalemme assediata, costrinsero una parte della popolazione
Araba a recarsi in un'area ad alcune miglia di distanza che era occupata
dalla Legione Araba. "Le due cittadine avevano funto da base per le
unità irregolari arabe, che avevano frequentemente attaccato i convogli
ebraici e gli insediamenti vicini, bloccando al traffico ebraico la via
principale per Gerusalemme" [22].

Come fu chiaro dalle descrizioni di ciò che accadde nelle città con la
più grande popolazione araba, questi casi erano chiaramente le
eccezioni, che spiegano solo una piccola parte dei profughi palestinesi.

16.d. [Mito]

"L'invasione araba ha fatto poco danno agli Arabi palestinesi".

16.d. [Fatti]

Una volta iniziata l'invasione nel Maggio 1948, la maggior parte degli
Arabi rimasti in Palestina partirono per i paesi vicini.
Sorprendentemente, anziché agire come una "quinta colonna"
strategicamente rilevante che avrebbe combattuto gli Ebrei da dentro il
paese, i Palestinesi scelsero di fuggire verso la sicurezza degli altri
paesi arabi, confidando ancora di poter tornare. Uno dei principali
nazionalisti palestinesi dell'epoca, Musa Alami, rivelò l'atteggiamento
degli Arabi in fuga:

Gli Arabi di Palestina lasciarono le loro case, furono dispersi e
persero tutto. Ma lì rimaneva una solida speranza: gli eserciti arabi
erano alla vigilia del loro ingresso in Palestina per salvare il paese e
riportare le cose al loro stato normale, punir l'aggressore e gettare
l'oppressivo Sionismo con i suoi sogni e pericoli in mare. Il 14 Maggio
1948 folle di Arabi erano in piedi lungo le strade che portavano alle
frontiere della Palestina, dando un benvenuto entusiasta agli eserciti
che avanzavano. Passarono i giorni e le settimane, sufficienti per
adempiere alla sacra missione, ma gli eserciti arabi non salvarono il
paese. Non fecero altro che lasciarsi scappar di mano San Giovanni
d'Acri, Sarafand, Lod, Ramle, Nazaret, gran parte del sud ed il resto
del nord. Ed allora la speranza svanì (Middle East Journal, Ottobre
1949).

Come i combattimenti raggiunsero aree che erani prima rimaste
tranquille, gli Arabi iniziarono a vedere la possibilità della
sconfitta. Come la possibilità divenne realtà, la fuga degli Arabi
crebbe - più di 300.000 partirono dopo il 15 Maggio - lasciando circa
160.000 Arabi nello Stato d'Israele [23].

Sebbene la maggior parte degli Arabi fosse fuggita prima del Novembre
1948, ce n'erano ancora che scelsero di partire perfino dopo la fine
delle ostilità. Un esempio interessante è stato l'evacuazione di 3.000
Arabi da Faluja, un villaggio tra Tel Aviv e Bersabea:

Gli osservatori pensano che se fosse stata ben consigliata dopo
l'armistizio israelo-egiziano, la popolazione araba avrebbe potuto
restare, guadagnandoci. Essi affermano che il Governo israeliano aveva
garantito la sicurezza delle persone e dei beni. Ma nessuno sforzo fu
fatto dall'Egitto, dalla Transgiordania o perfino dalla Commissione di
Conciliazione sulla Palestina per consigliare gli Arabi di Faluja ad
agire in un modo o nell'altro (New York Times, 4 Marzo 1949).

"Il problema [dei profughi] fu una conseguenza diretta della guerra che
i Palestinesi - e ... i Paesi arabi confinanti - avevano iniziato" - Lo
storico israeliano Benny Morris, The Guardian, (21 Febbraio 2002).

16.e. [Mito]

"I capi arabi non hanno mai incoraggiato i Palestinesi a fuggire".

16.e. [Fatti]

C'è una congerie di prove che dimostrano che i Palestinesi furono
incoraggiati a lasciare le loro case per aprire la strada agli eserciti
arabi d'invasione.

The Economist, che spesso criticava i Sionisti, riferì il 2 Ottobre
1948: "Dei 62.000 Arabi che una volta vivevano ad Haifa non ne sono
rimasti più di 5.000 o 6.000. Diversi fattori hanno contribuito alla
loro decisione di cercar scampo nella fuga. Ci sono pochi dubbi ormai
che il fattore più potente è stato l'annuncio radiofonico dell'Alto
Comitato Arabo, che ordinava agli Arabi di andarsene ... Fu chiaramente
intimato che quegli Arabi che fossero rimasti ad Haifa ed avessero
accettato la protezione ebraica sarebbero stati trattati da rinnegati".

Il resoconto di Time della battaglia di Haifa (3 Maggio 1948) era
simile: "L'evacuazione di massa, in parte stimolata dalla paura, in
parte dagli ordini dei capi arabi, ha fatto del quartiere arabo di Haifa
una città fantasma ... Ritirando i lavoratori arabi i loro capi
speravano di paralizzare Haifa".

Benny Morris, lo storico che documentò casi in cui dei Palestinesi
furono espulsi, scoprì anche che i capi arabi incoraggiarono i loro
fratelli ad andarsene. Il Comitato Nazionale Arabo a Gerusalemme,
seguendo le istruzioni dell'8 Marzo 1948 dell'Alto Comitato Arabo,
ordinò che le donne, i bambini ed i vecchi di diverse parti di
Gerusalemme abbandonassero le loro case: "Ogni opposizione a
quest'ordine ... è un ostacolo alla guerra santa ... e nuocerà alle
operazioni dei combattenti in questi distretti" (Middle Eastern Studies,
Gennaio 1986).

Morris disse inoltre si dice che ai primi di Maggio delle unità della
Legione Araba ordinarono l'evacuazione di tutte le donne ed i bimbi
dalla cittadina di Beisan. Si dice che l'Esercito di Liberazione Arabo
avesse ordinato l'evacuazione di un altro villaggio a sud di Haifa. La
partenza delle donne e dei bambini, dice Morris, "infiacchì il morale
degli uomini rimasti a guardare le case ed i campi, contribuendo infine
all'evacuazione definitiva dei villaggi. Una simile evacuazione a due
stadi - prima le donne ed i bambini, e gli uomini settimane dopo - si
verificò a Qumiya nella Valle di Izreel, tra i Beduini di Awarna nella
Baia di Haifa ed in diversi altri luoghi".

Chi diede simili ordini? Capi come il Primo Ministro iraqeno Nuri Said,
che dichiarò: "Frantumeremo il paese con le nostre armi e distruggeremo
ogni posto in cui gli Ebrei cercheranno rifugio. Gli Arabi dovrebbero
portare le loro mogli ed i loro figli in zone sicure finché i
combattimenti non saranno terminati" [24].

Il Segretario delll'Ufficio della Lega Araba a Londra, Edward Atiyah,
scrisse nel suo libro "The Arabs": "Quest'esodo all'ingrosso fu dovuto
in parte alla credenza degli Arabi, incoraggiati dalle millanterie di
una stampa araba irrealistica e dalle irresponsabili esternazioni di
alcuni capi arabi che sarebbe stata solo una questione di settimane
prima che gli Ebrei fossero sconfitti dagli eserciti dei Paesi arabi e
gli Arabi palestinesi avessero la possibilità di rientrare e riprendere
possesso del loro paese" [25].

Nelle sue memorie, anche Haled al Azm, il Primo Ministro siriano del
1948-1949, ammise il ruolo arabo nell'aver persuaso i profughi a
partire: "Sin dal 1948 noi abbiamo continuato a chiedere il ritorno dei
profughi alle loro case. Ma siamo stati proprio noi ad incoraggiarli ad
andarsene. Soltanto alcuni mesi separavano la nostra richiesta a loro
perché se ne andassero ed il nostro appello alle Nazioni Unite perché
emanassero una risoluzione sul loro ritorno" [26].

"I profughi confidavano che la loro assenza non sarebbe durata a lungo,
e che sarebbero tornati entro una o due settimane", disse Monsignor
George Hakim, un Vescovo cattolico greco-ortodosso [sic!] di Galilea, al
giornale di Beirut Sada al-Janub (16 Agosto 1948). "I loro capi avevano
promesso loro che gli eserciti arabi avrebbero schiacciato le 'bande
sioniste' assai rapidamente e che non c'era motivo di farsi prendere dal
panico o di temere un lungo esilio".

Il 3 Aprile 1949 la Near East Broadcasting Station (Cipro) disse: "Non
si deve dimenticare che l'Alto Comitato Arabo incoraggiò la fuga dei
rifugiati dalle loro case a Giaffa, Haifa e Gerusalemme" [27].

"I Paesi arabi incoraggiarono gli Arabi di Palestina a lasciare le loro
case temporaneamente in modo da essere lontani dall'itinerario degli
eserciti arabi d'invasione", secondo il giornale giordano Filastin (19
Febbraio 1949).

Un profugo citato nel giornale giordano Ad Difaa (6 Settembre 1954)
disse: "I Governi arabi ci dissero: uscite cosicché noi si possa
entrare. Usciti noi siamo, ma entrati non sono".

"Il Segretario Generale della Lega Araba, Azzam Pasha, rassicurò i
popoli arabi che l'occupazione della Palestina e di Tel Aviv sarebbe
stata tanto semplice quanto una passeggiata militare", disse Habib Issa
nel giornale libanese di New York Al Hoda (8 Giugno 1951). "Egli rimarcò
che essi erano già alla frontiera e che tutti i milioni che gli Ebrei
avevano speso per la terra e lo sviluppo economico sarebbero stati
facile bottino, poiché sarebbe stata una cosa semplice gettare gli Ebrei
nel Mediterraneo ... Fu dato fraterno consiglio agli Arabi di Palestina
di lasciare la loro terra, le loro case ed i loro beni e di stare
temporaneamente negli stati fratelli e confinanti, per evitare che le
armi degli eserciti arabi invasori li falciassero".

Il timore degli Arabi fu naturalmente esacerbato da panzane di atrocità
ebraiche seguite all'attacco di Deir Yassin. La popolazione nativa non
aveva capi che li calmassero; i loro portavoce, come l'Alto Comitato
Arabo, agivano dalla sicurezza degli stati confinanti ed agirono più per
suscitare timori che per placarli. I capi militari locali furono di
consolazione scarsa o nulla. In un caso, il comandante delle truppe
arabe a Safed si recò a Damasco. Il giorno dopo, i suoi soldati si
ritirarono dalla città. Quando i residenti si resero conto di essere
senza difesa, fuggirono in preda al panico [28].

Secondo il Dr. Walid al-Qamhawi, un ex-membro del Comitato Esecutivo
dell'OLP, "furono il timore collettivo, il disintegrarsi del morale ed
il caos in ogni campo ad esiliare gli Arabi di Tiberiade, Haifa e di
dozzine di cittadine e villaggi" [29].

Come il panico si diffuse per tutta la palestina, il rivoletto di
profughi divenne un fiume, arrivando ad oltre 200.000 al momento in cui
il Governo provvisorio dichiarò l'indipendenza dello Stato d'Israele.

Perfino Re Abdullah di Giordania, scrivendo nelle sue memorie, incolpò i
capi palestinesi del problema dei profughi:

"La tragedia dei Palestinesi fu che la gran parte dei loro capi li aveva
paralizzati con promesse false ed infondate che essi non erano soli; che
80 milioni di Arabi e 400 milioni di Mussulmani sarebbero venuti in loro
soccorso all'istante e per miracolo" [30].

"Gli eserciti arabi entrarono in Palestina per proteggere i Palestinesi
dalla tirannia sionista, ma invece li abbandonarono, li costrinsero ad
emigrare ed a lasciare la loro patria, e li rinchiusero in prigioni
simili ai ghetti in cui vivevano un tempo gli Ebrei" - Il Portavoce
dell'OLP Mahmud Abbas ("Abu Mazen") [31].

16.f. [Mito]

"Gli Arabi palestinesi sono dovuti fuggire per non essere massacrati
come era accaduto ai pacifici abitanti di Deir Yassin".

16.f. [Fatti]

Le Nazioni Unite avevano deciso che Gerusalemme fosse una città
internazionalizzata separata dagli stati arabo ed ebraico demarcati
nella risoluzione di partizione. I 150.000 abitanti ebrei erano sotto
costante pressione militare; i 2.500 Ebrei che vivevano nella Città
Antica furono vittime di un blocco arabo che durò cinque mesi prima che
fossero costretti alla resa il 29 Maggio 1948. Prima della resa, e per
tutto l'assedio a Gerusalemme, i convogli ebraici tentarono di
raggiungere la città per alleviare la scarsità di cibo, che in Aprile
era divenuta critica.

Intanto le forze arabe, che si erano impegnate in imboscate sporadiche e
disorganizzate fin dal Dicembre 1947, iniziarono un tentativo
organizzato di tagliare la strada maestra che collegava Tel Aviv a
Gerusalemme - l'unica via per i rifornimenti alla città. Gli Arabi
controllavano diversi punti strategici che guardavano sulla strada e
consentivano loro di sparare ai convogli che cercavano di portare
rifornimenti alla città assediata. Deir Yassin era posto su una collina,
ad un'altezza di poco meno di 800 metri, con una splendida vista sui
dintorni, ed era posto a meno di un miglio dai sobborghi di Gerusalemme.
La popolzione era di 750 abitanti [32].

Il 6 Aprile iniziò l'Operazione Nachshon, volta ad aprire la strada per
Gerusalemme. Il villaggio di Deir Yassin fu compreso nella lista dei
villaggi arabi che si dovevano occupare nel quadro dell'operazione. Il
giorno dopo il comandante dell'Haganah David Shaltiel scrisse ai capi
del Lehi e dell'Irgun:

"Ho saputo che avete in programma un attacco a Deir Yassin. Vorrei far
notare che la presa e la tenuta di Deir Yassin sono una sola fase del
nostro piano strategico. Non mi oppongo a che siate voi a condurre
l'operazione, purché siate capaci di tenere il villaggio. Se non ci
riuscite vi diffido dal farlo saltare in aria, perché i suoi abitanti lo
abbandonerebbero, e le sue rovine e le sue case abbandonate verrebbero
occupate da forze straniere ... Per giunta, se delle forze straniere lo
rilevassero, questo ostacolerebbe il nostro piano strategico per la
creazione di un campo d'aviazione" [33].

L'Irgun decise di attaccare Deir Yassin il 9 Aprile, mentre l'Haganah
era ancora impegnata nella battaglia di Kastel. Questo fu il primo
grande attacco dell'Irgun contro gli Arabi. Prima l'Irgun ed il Lehi
avevano concentrato i loro attacchi contro i Britannici.

Secondo il capo dell'Irgun Menachem Begin, l'attacco fu condotto da 100
membri di quell'organizzazione; altri autori dicono che c'erano 132
uomini di ambo i gruppi. Begin affermò che un camioncino dotato di un
altoparlante fu guidato fino all'ingresso del villaggio prima
dell'attacco, ed emise un'avviso ai civili di evacuare la zona, cosa che
molti fecero [34]. La maggior parte degli autori sostiene che l'avviso
non fu mai emesso perché il camioncino con l'altoparlante finì in un
fossato prima che potesse trasmetterlo [35]. Uno dei combattenti disse
che il fossato fu colmato ed il camioncino proseguì verso il villaggio.
"Uno di noi parlò all'altoparlante in Arabo, dicendo agli abitanti di
gettar le armi e svignarsela. Non so se udirono, ma so che questi
appelli non fecero effetto" [36].

Contrariamente a ciò che sostengono le storie revisioniste per cui la
città era piena di pacifici innocenti, i residenti e dei soldati
stranieri aprirono il fuoco sugli attaccanti. Un combattente descrisse
la sua esperienza:

"La mia unità si lanciò all'attacco e superò la prima fila di case. Fui
tra i primi ad entrare nel villaggio. C'eranno alcuni altri ragazzi con
me, ognuno incoraggiando l'altro ad avanzare. In cima alla strada vidi
un uomo con abiti color cachi che stava correndo in avandi. Pensai che
fosse uno dei nostri e gli dissi: 'Avanza verso quella casa'.
Improvvisamente si voltò, prese la mira col fucile e sparò. Era un
soldato iraqeno, ed io fui colpito al piede" [37].

La battaglia fu feroce e durò diverse ore. L'Irgun subì 41 perdite, tra
cui quattro morti.

Sorprendentemente, dopo il "massacro", l'Irgun scortò per tutta la
cittadina un rappresentante della Croce Rossa e tenne una conferenza
stampa. La successiva descrizione della battaglia compiuta dal New York
Times fu in sostanza uguale a quella di Begin. Il Times disse che oltre
200 Arabi furono uccisi, 40 catturati e 70 donne e bambini poi liberati.
Nell'articolo non si faceva cenno alcuno ad un massacro.

"Paradossalmente, gli Ebrei dicono che circa 250 dei 400 abitanti del
villaggio [furono uccisi], mentre i superstiti arabi dicono solo 110 di
1.000" [38]. Uno studio dell'Università di Bir Zeit, basato su
discussioni con ogni famiglia del villaggio, giunse ad una cifra di 107
civili arabi morti e 12 feriti, insieme con 13 "combattenti", prova che
il numero dei morti fu inferiore al proclamato e che nel villaggio si
erano acquartierati dei soldati [39]. Altre fonti arabe hanno poi
suggerito che il numero avrebbe potuto essere anche inferiore [40].

Di fatto, gli attaccanti lasciarono aperta una via di fuga dal
villaggio, ed oltre 200 residenti se ne andarono illesi. Per esempio,
alle 9:30 del mattino, circa cinque ore dopo l'inizio del combattimento,
il Lehi evacuò 40 vecchi, donne e bambini su un camion e li portò ad una
base a Sheikh Bader. Poi gli Arabi furono portati a Gerusalemme Est.
Vedendo gli Arabi in mano agli Ebrei sollevò il morale della gente di
Gerusalemme, che era in quel momento demoralizzata dagli impasse nei
combattimenti [41]. Un'altra fonte dice che 70 donne e bambini furono
portati via e consegnati ai Britannici [42]. Se l'intento fosse stato
massacrare gli abitanti, non si sarebbe evacuato nessuno.

Dopo che gli Arabi rimasti finsero la resa e poi spararono ai soldati
ebrei, alcuni Ebrei uccisero indiscriminatamente soldati e civili arabi.
Nessuna delle fonti specifica quante donne e bambini furono uccisi (il
resoconto del Times dice che si trattò di circa la metà delle vittime;
le cifre originali sulle perdite vennero dalla fonte Irgun), ma ce
n'erano tra le vittime.

Almeno alcune delle donne che furono uccise erano divenute dei bersagli
a causa di alcuni uomini che tentarono di camuffarsi da donna. Il
comandante dell'Irgun riferì, ad esempio, che gli attaccanti "trovarono
degli uomini vestiti da donna e pertanto iniziarono a sparare alle donne
che non si affrettavano ad andare al luogo designato per raccogliere i
prigionieri" [43]. Un'altra storia fu raccontata da un membro
dell'Haganah che udì un gruppo di Arabi di Deir Yassin che dicevano:
"Gli Ebrei scoprirono che i guerrieri arabi si erano camuffati da donne.
Gli Ebrei perquisivano anche le donne. Una delle persone che veniva
controllata, capì di essere stato scoperto, prese una pistola e colpì il
comandante ebreo. I suoi nemici, pazzi di rabbia, spararono in ogni
direzione ed uccisero gli arabi della zona" [44].

Al contrario di alcune affermazioni dei propagandisti arabi dell'epoca e
qualcuna anche dopo, non si è mai potuto provare che una qualsiasi delle
donne sia stata stuprata. Al contario, tutti gli abitanti del villaggio
intervistati hanno negato l'accusa. Come molte affermazioni, questo fu
un trucco propagandistico deliberato, ma che si ritorse contro i suoi
autori. Hazam Nusseibi, che lavorava per il Servizio Radiodiffusione
della Palestina nel 1948, ammise che gli fu detto da Hussein Khalidi, un
capo arabo palestinese, di inventarsi le accuse di atrocità. Abu Mahmud,
un residente a Deir Yassin nel 1948, disse a Khalidi: "Non c'è stato
stupro", ma Khalidi rispose: "Noi dobbiamo dir questo, cosicché gli
eserciti arabi vengano a liberare la Palestina dagli Ebrei". Nusseibeh
disse alla BBC 50 anni dopo: "Questo è stato il nostro errore più grave.
Non ci rendemmo conto di come avrebbe reagito il nostro popolo. Non
appena essi udirono che delle donne erano state stuprate a Deir Yassin,
i Palestinesi fuggirono terrorizzati" [45].

L'Agenzia Ebraica, non appena avuta notizia dell'attacco, espresse
immediatamente il suo "orrore e disgusto". Essa inviò inoltre una
lettera che esprimeva lo shock e la disapprovazione dell'agenzia al Re
di Transgiordania Abdullah.

L'Alto Comitato Arabo sperava che dei resoconti esagerati su un
"massacro" a Deir Yassin avrebbero scosso la popolazione dei paesi arabi
e li avrebbe indotti a premere sui loro governi per intervenire in
Palestina. Invece, l'impatto immediato fu stimolare un nuovo esodo
palestinese.

Appena quattro giorni dopo la pubblicazioni degli articoli su Deir
Yassin, una forza araba tese un'imboscata ad un convoglio ebraico che si
recava all'Ospedale Hadassah, uccidendo 77 Ebrei, tra cui dottori,
infermiere, pazienti, ed il direttore dell'ospedale. Altre 23 persone
furono ferite. Questo massacro non ricevette molta attenzione, e non
viene mai citato da chi è lesto a tirar fuori Deir Yassin. Comunque, ad
onta di attacchi come questo contro la comunità ebraica in Palestina, in
cui più di 500 Ebrei furono uccisi nei primi quattro mesi dopo la
decisione di spartizione, gli Ebrei non fuggirono.

I Palestinesi sapevano, ad onta di tutta la loro retorica contraria, che
gli Ebrei non stavano tentando di annichilirli; altrimenti non sarebbe
stato permesso loro di evacuare Tiberiade, Haifa, od qualsiasi altra
città catturata dagli Ebrei. Inoltre, i Palestinesi poterono trovar
rifugio negli stati vicini. Ma gli Ebrei non avevano nessun luogo in cui
rifugiarsi se lo avessero voluto. Erano pronti a combattere fino alla
morte per il loro paese. E così fu per molti, dacché gli Arabi erano
interessati ad annichilire gli Ebrei, come palesò il Segretario Generale
della Lega Araba Azzam Pasha in un'intervista alla BBC alla vigilia
della guerra (15 Maggio 1948): "Gli Arabi intendono condurre una guerra
di sterminio ed uno straordinario massacro di cui si parlerà come dei
massacri mongoli e delle Crociate".

I riferimenti a Deir Yassin sono rimasti per decenni un argomento
fondamentale della propaganda anti-israeliana proprio perché l'incidente
fu un caso unico.

16.g. [Mito]

"Israele si è rifiutato di consentire ai Palestinesi di tornare alle
loro case in modo che gli Ebrei potessero rubare i loro beni".

16.g. [Fatti]

Israele non poteva semplicemente consentire a tutti i Palestinesi di
tornare, ma ha sempre cercato una soluzione al problema dei profughi. La
posizione d'Israele fu espressa da David Ben Gurion (1 Agosto 1948).

"Quando i Paesi arabi sono pronti a concludere un trattato di pace con
Israele, questo problema potrà ricevere una soluzione costruttiva come
parte della sistemazione generale, e con la giusta considerazione per le
nostre controrichieste a proposito della distruzione di vite e beni
ebraici, degli interessi a lungo termine delle popolazioni ebraica ed
araba, della stabilità dello Stato d'Israele e della durevolezza delle
basi della pace tra esso ed i suoi vicini, l'attuale posizione e destino
delle comunità ebraiche nei paesi arabi, le responsabilità dei governi
arabi per la loro guerra di aggressione e le loro responsabilità per le
riparazioni, tutto questo conterà nella questione se, fino a che punto,
ed a che condizioni, gli ex-residenti arabi del territorio d'Israele
avranno il permesso di tornare [46].

Il Governo d'Israele non era indifferente alla piaga dei profughi; fu
approvata un'ordinanza che creava un Amministratore delle Proprietà
Abbandonate "per prevenire l'occupazione illegale di case vuote e sedi
commerciali, per amministrare le proprietà senza padrone, e per
garantire la coltivazione dei campi abbandonati, e salvare i raccolti
..." [47].

Il pericolo implicito nel rimpatrio non impedì ad Israele di consentire
ad alcuni rifugiati di ritornare, e di offrirsi di riprenderne un numero
sostanzioso come condizione per firmare un trattato di pace. Nel 1949
Israele si offrì di consentire alle famiglie che furono separate durante
la guerra di ritornare, di sbloccare i conti dei profughi congelati
nelle banche israeliane (furono alla fine sbloccati nel 1953), di
risarcire le terre abbandonate e di rimpatriare 100.000 profughi [48].

Gli Arabi respinsero tutti i compromessi israeliani. Essi non
intendevano compiere alcuna azione che potesse essere interpretata come
riconoscimento d'Israele. Essi fecero del rimpatrio una precondizione
per i negoziati, cosa che Israele rifiutò. Il risultato fu il
confinamento dei profughi nei campi.

Ad onta della posizione presa dai Paesi arabi, Israele sbloccò i conti
bancari congelati dei profughi arabi, il cui totale superava 10 milioni
di Dollari, risarcì in contanti migliaia di richiedenti, e diede
migliaia di ettari di terreno come proprietà alternative.

16.h. [Mito]

"Le risoluzioni dell'ONU chiedono ad Israele di rimpatriare tutti i
profughi palestinesi".

16.h. [Fatti]

Le Nazioni Unite presero in mano il problema dei profughi ed adottarono
la Risoluzione 194 l'11 Dicembre 1948. Essa chiedeva ai Paesi arabi e ad
Israele di risolvere tutti i problemi aperti o direttamente, o con
l'aiuto della Commissione di Conciliazione sulla Palestina creata da
questa risoluzione. Inoltre, il Punto 11 sancisce:

" ... che ai profughi desiderosi di ritornare alle loro case _e di
vivere in pace_ con i loro vicini si dovrebbe permettere di farlo non
appena sia praticamente possibile, e che si dovrebbe pagare un
risarcimento per i beni di coloro che scelgono di non tornare e per la
perdita od il danno di beni che secondo i principi del diritto
internazionale o dell'equità dovrebbero essere risarciti dai Governi o
dalle autorità competenti. Ordina alla Commissione di Conciliazione di
facilitare il rimpatrio, la _risistemazione_ e la riabilitazione
economica e sociale dei profughi ed il pagamento dei risarcimenti ... "
(sottolineature aggiunte).

Le parole sottolineate dimostrano che l'ONU ammetteva che non ci si
poteva aspettare che Israele rimpatriasse una popolazione ostile che
avrebbe potuto mettere la sua sicurezza a repentaglio. La soluzione al
problema, come a tutti i precedenti problemi di profughi, richiedeva che

almeno alcuni Palestinesi si risistemassero in terra araba; inoltre la
risoluzione coniuga il verbo "dovere" al condizionale [should] anziché
all'indicativo [shall], cosa che dal punto di vista giuridico lo svuota
del valore imperativo.

La risoluzione accoglieva gran parte delle preoccupazioni d'Israele a
proposito dei profughi, ritenuti una potenziale quinta colonna se si
consentiva loro di tornare senza condizioni. Gli Israeliani
considerarono la soluzione del problema dei profughi una parte
negoziabile di un complessivo piano di pace. Come spiegò il Presidente
Chaim Weizmann: "Noi siamo ansiosi di aiutare queste risistemazioni,
purché si stabilisca una vera pace ed i Paesi arabi facciano la loro
parte. La soluzione del problema arabo si può ottenere solo attraverso
uno schema di sviluppo di tutto il Medio Oriente, a cui le Nazioni
Unite, i Paesi arabi ed Israele daranno ognuno il suo contributo" [49].

All'epoca gli Israeliani non si aspettavano che il problema dei profughi
diventasse tanto importante; essi pensavano che i Paesi arabi avrebbero
risistemato la maggior parte e che si potesse mettere a punto un
compromesso sul resto nel contesto di un accordo complessivo. Ma gli
Arabi non avevano più voglia di compromessi nel 1949 di quanta ne
avessero nel 1947. Infatti, essi rigettarono la risoluzione ONU
all'unanimità.

La discussione dell'ONU sui profughi era cominciata nell'estate del
1948, prima che Israele avesse ottenuto la piena vittoria militare;
pertanto gli Arabi credevano ancora di poter vincere la guerra e
consentire ai profughi di tornare trionfanti. La posizione araba fu
espressa da Émile Ghoury, Segretario dell'Alto Comitato Arabo:

"È inconcepibile che si debbano rimandare i profughi alle loro case
finché sono occupate dagli Ebrei, dacché questi ultimi li prenderebbero
in ostaggio e li maltratterebbero. Questa proposta non è che un'evasione
dalle responsabilità da parte dei responsabili. Sarà il primo passo per
il riconoscimento arabo dello Stato d'Israele e della spartizione [50].

Gli Arabi chiesero che le Nazioni Unite affermassero il "diritto" dei
Palestinesi di tornare alle loro case, e non intendevano accettare
niente di meno finché la loro sconfitta non divenne a tutti evidente.
Allora gli Arabi reinterpretarono la Risoluzione 194 come se avesse dato
ai profughi il diritto assoluto al rimpatrio e da allora hanno sempre
chiesto che Israele accettasse quest'interpretazione. In ogni caso,
qualunque sia l'interpretazione, la 194, come le altre risoluzioni
dell'Assemblea Generale, non è legalmente vincolante.

"La richiesta palestinese del 'diritto al ritorno' è completamente
irrealistica e la si sarebbe potuta risolvere con risarcimenti monetari
e la risistemazione nei Paesi arabi" - Il Presidente egizio Hosni
Mubarak [51].

16.i. [Mito]

"Israele ha bloccato i negoziati della Commissione di Conciliazione
sulla Palestina".

16.i. [Fatti]

Ai primi del 1949, la Commissione di Conciliazione sulla Palestina aprì
i negoziati a Losanna. Gli Arabi insistettero che Israele cedesse il
territorio perduto nei combattimenti del 1948 ed acconsentisse al
rimpatrio. Gl Israeliani dissero alla commissione che la soluzione del
problema dei profughi dipendeva dalla conclusione della pace.

Israele fece una sostanziosa offerta di rimpatrio durante questi
negoziati. Il governo disse che avrebbe accettato 100.000 profughi nel
quadro di una soluzione generale del problema. Israele sperava che ogni
stato arabo prendesse un simile impegno. L'offerta fu respinta.

Il 1 Aprile 1950 la Lega Araba adottò una soluzione che vietava ai suoi
membri di negoziare con Israele.

La CCP fece un'altro sforzo per riunire le parti nel 1951, ma alla fine
gettò la spugna. Essa riferì:

"I Governi arabi ... non sono del tutto pronti ad implementare il
paragrafo 5 della suddetta risoluzione, che richiede la completa
composizione di tutte le questioni aperte tra loro ed Israele. I Governi
arabi nei loro contatti con la commissione non hanno dimostrato alcuna
disponibilità ad arrivare ad un simile accordo di pace con il Governo
d'Israele [52].

16.j. [Mito]

"I Palestinesi che volevano tornare a casa non erano un pericolo per la
sicurezza d'Israele".

16.j. [Fatti]

Quando si fecero i piani per costituire uno stato ai primi del 1948, i
capi ebraici della Palestina si aspettarono che la nuova nazione avrebbe
incluso una significativa popolazione araba. Dal punto di vista
israeliano ai profughi era già stata data la possibilità di stare nelle
loro case ed essere parte del nuovo stato. E circa 160.000 Arabi avevano
scelto di farlo. Rimpatriare quelli che erano fuggiti sarebbe stato,
nelle parole del Ministro degli Esteri Moshe Sharret, "pazzia suicida"
[53].

Nel mondo arabo, i profughi furono visti come una potenziale quinta
colonna dentro Israele. Come scrisse un giornale libanese:

"Il ritorno dei profughi dovrebbe creare una grande maggioranza araba
che servirà come il più efficace dei mezzi per ripristinare il carattere
arabo della Palestina, formando una possente quinta colonna per il
giorno della vendetta e della resa dei conti" [54].

Gli Arabi credevano che il ritorno dei profughi avrebbe virtualmente
garantito la distruzione d'Israele, un desiderio espresso dal Ministro
degli Esteri Egizio Muhammad Salah ad-Din:

"È beninteso e ben noto che gli Arabi, chiedendo il ritorno dei profughi
in Palestina, intendono il loro ritorno come signori della Madrepatria,
non come schiavi. Ad essere più schietti, essi intendono la liquidazione
dello Stato d'Israele" (Al Misri, 11 Ottobre 1949).

La sventura dei profughi non cambiò dopo la Guerra di Suez. Anzi, anche
la retorica rimase invariata. Nel 1957, la Conferenza dei Profughi ad
Homs, in Siria, approvò una risoluzione che affermava:

"Ogni discussione volta alla soluzione del problema palestinese che non
si basi sull'assicurare il diritto dei profughi ad annientare Israele
sarà ritenuta una profanazione del popolo arabo ed un atto di
tradimento" (Beirut al Massa, 15 Luglio 1957).

Si può tracciare un parallelo con l'epoca della Rivoluzione Americana,
durante la quale molti coloni fedeli all'Inghilterra fuggirono in
Canada. I Britannici vollero che la neonata repubblica consentisse ai
lealisti di tornare per rivendicare le loro proprietà. Benjamin Franklin
respinse la proposta in una lettera a Richard Oswald, il negoziatore
britannico, datata 26 Novembre 1782:

"I Vostri ministri esigono che noi si debba ricevere ancora nel nostro
seno coloro che sono stati i nostri più amari nemici e restituire le
loro proprietà a coloro che hanno distrutto le nostre: e questo quando
le ferite che ci hanno inflitto sanguinano ancora!" [55].

16.k. [Mito]

"I profughi palestinesi sono stati ignorati da un mondo noncurante".

16.k. [Fatti]

L'Assemblea Generale in seguito votò, il 19 Novembre 1948, la fondazione
del Sollievo delle Nazioni Unite per i Profughi Palestinesi (UNRPR) per
somministrare aiuti ai profughi. L'UNRPR fu sostituita l'8 Dicembre 1949
dall'Agenzia per il Sollievo ed i Lavori delle Nazioni Unite (UNWRA), a
cui fu dato un bilancio di 50 Milioni di Dollari.

L'UNWRA fu progettata per continuare il programma di sollievo iniziato
dall'UNRPR, sostituire le erogazioni dirette con lavori pubblici e
promuovere lo sviluppo economico. Nell'ideale dei proponenti il piano,
le erogazioni dirette sarebbero state quasi completamente sostituite da
lavori pubblici, e l'assistenza residua sarebbe stata fornita dai
governi arabi.

L'UNRWA aveva poche possibilità di successo però, dacché cercava di
risolvere un problema politico con mezzi economici. A metà degli anni
'50 era diventato evidente che né i profughi né i Paesi Arabi erano
disposti a cooperare ai progetti di sviluppo su larga scala
originariamente previsti dall'Agenzia come strumento per alleviare la
situazione dei Palestinesi. I Governi arabi, e gli stessi profughi, non
erano disposti a contribuire ad un qualsiasi piano che si potesse
interpretare come un incoraggiamento a risistemarsi. Essi preferirono
aggrapparsi alla loro interpretazione della Risoluzione 194, che essi
ritenevano avrebbe alla fine portato al rimpatrio.

Profughi palestinesi registrati dall'UNRWA [56]:

............ (1) - (2) - ..... (3) - ..... (4)

Giordania ...... - .10 - 1.639.718 - ..287.951
Libano ......... - .12 - ..382.973 - ..214.728
Siria .......... - .10 - ..391.651 - ..109.466
Cisgiordania ... - .19 - ..607.770 - ..163.139
Striscia di Gaza - ..8 - ..852.626 - ..460.031

Totale ......... - .59 - 3.874.738 - 1.235.315

(1) = Zona di operazioni
(2) = Campi ufficiali
(3) = Rifugiati censiti
(4) = Rifugiati censiti nei campi

16.l. [Mito]

"I Paesi arabi hanno fornito gran parte dei fondi per l'aiuto ai
profughi palestinesi".


16.l. [Fatti]

Mentre i profughi ebrei dai Paesi arabi non ricevettero aiuti
internazionali, i Palestinesi ricevettero milioni di dollari attraverso
l'UNRWA. All'inizio, gli Stati Uniti diedero un contributo di 25 Milioni
di Dollari, ed Israele di appena 3 Milioni. L'impegno totale arabo
ammontò a circa 600.000 Dollari. Per i primi 20 anni, gli Stati Uniti
hanno fornito più di due terzi dei fondi, mentre i Paesi arabi
continuarono ad offrirne solo una porzioncella. Israele ha dato più
soldi all'UNRWA della maggior parte dei Paesi arabi. I Sauditi non hanno
raggiunto il contributo israeliano fino al 1973, il Kuwait e la Libia
non lo raggiunsero fino al 1980. Addirittura, nel 1994 Israele ha dato
più denaro all'UNRWA di tutti i Paesi arabi salvo l'Arabia Saudita, il
Kuwait, il Marocco.

Gli Stati Uniti sono di gran lunga il maggior contribuente
all'organizzazione, che ha donato quasi 90 Milioni di Dollari, circa il
31% delle entrate dell'organizzazione (293 Milioni di Dollari). Intanto,
pur con tutta la retorica sul sostegno alla Palestina, i paesi arabi
hanno contribuito solo per il 2% al bilancio dell'UNRWA [57].

Dopo aver trasferito la responsabilità per praticamente tutta la
popolazione palestinese in Cisgiordania ed a Gaza all'Autorità
Palestinese, Israele non controlla più alcun campo profughi ed ha smesso
di contribuire all'UNRWA. Nel frattempo, oltre a ricevere un'erogazione
annuale dall'UNRWA per i profughi, l'AP ha ricevuto miliardi di dollari
in aiuti internazionali, eppure non è ancora riuscita a costruire una
sola casetta per consentire ad una sola famigliola di uscire da un campo
profughi ed avere una residenza permanente. Dato l'ammontare degli aiuti
(circa 5 Miliardi e mezzo di Dollari fin dal 1993) che l'AP ha ricevuto,
è scioccante ed offensivo che più di mezzo milione di Palestinesi sia
obbligato dai suoi stessi capi a rimanere in squallidi campi.

16.m. [Mito]

"I Paesi arabi hanno sempre dato il benvenuto ai Palestinesi ed hanno
fatto del loro meglio per risistemarli".

16.m. [Fatti]

La Giordania è stata l'unico paese arabo a dare il benvenuto ai
Palestinesi ed ad offrir loro la cittadinanza (fino ad oggi la Giordania
è l'unico paese arabo dove i Palestinesi, intesi come gruppo, possono
diventare cittadini). Re Abdullah considerava gli Arabi palestinesi ed i
Giordani un popolo solo. Nel 1950 egli annesse la Cisgiordania e vietò
l'uso del termine "Palestina" nei documenti ufficiali [58].

Sebbene la demografia mostrasse che c'era ampio spazio per il
reinsediamento in Siria, Damasco rifiutò di prendere in considerazione
l'accettare qualsiasi profugo, salvo quelli che avrebbero potuto
rifiutare il rimpatrio. La Siria ha inoltre rifiutato di risistemare
85.000 profughi nel 1952-1954, sebbene le fossero stati offerti aiuti
internazionali a questo scopo. Anche dall'Iraq ci si aspettava che
accettasse un gran numero di profughi, ma si dimostrò riluttante. Il
Libano insisteva che spazio per i Palestinesi non ne aveva. Nel 1950
l'ONU tentò di risistemare 150.000 profughi da Gaza in Libia, ma ebbe un
altolà dall'Egitto.

Dopo la guerra del 1948, l'Egitto controllava la Striscia di Gaza ed i
suoi abitanti (più di 200.000), ma rifiutò di lasciar entrare i
Palestinesi in Egitto o di consentir loro di trasferirsi altrove. Il
modo in cui l'Egitto trattava i Palestinesi a Gaza era tanto orribile
che la radio dell'Arabia Saudita paragonò il regime di Nasser a Gaza al
dominio hitleriano nell'Europa occupata durante la 2^ Guerra Mondiale
[59].

Nel 1952 l'UNWRA costituì un fondo di 200 Milioni di Dollari per offrire
casa e lavoro ai profughi, ma esso rimase intatto.

"I Paesi Arabi non vogliono risolvere il problema dei profughi. Vogliono
mantenerlo come una piaga aperta, come affronto alle Nazioni Unite ed
arma contro Israele. Non gliene importa nulla ai capi arabi se i
profughi vivono o muoiono" - L'ex-direttore dell'UNRWA Ralph Garroway,
Agosto 1958 [60].

Negli anni seguenti è cambiato ben poco. I governi arabi hanno spesso
offerto lavoro, casa, terra ed altri benefici ad Arabi e non-Arabi,
salvo i Palestinesi. Per esempio, l'Arabia Saudita decise di non
adoperare i profughi palestinesi per alleviare la sua carenza di
manodopera a cavallo tra gli anni '70 ed '80, ed reclutò invece migliaia
di Sud-coreani ed altri Asiatici per coprire i posti.

La situazione è addirittura peggiorata dopo la [Prima] Guerra del Golfo.
Il Kuwait, che impiegava un gran numero di Palestinesi, ma aveva negato
loro la cittadinanza, ne espulse più di 300.000. "Se della gente è una
minaccia per la sicurezza, come stato sovrano abbiamo il diritto di
escludere chiunque non vogliamo", disse l'Ambasciatore kuwaitiano negli
Stati Uniti Saud Nasir As-Sabah (Jerusalem Report, 27 Giugno 1991).

Al giorno d'oggi, i profughi palestinesi in Libano non hanno diritti
sociali e civili, ed un accesso assai limitato alle cure mediche ed
all'istruzione. La maggior parte si affida esclusivamente all'UNRWA come
unica fornitrice di istruzione, sanità, sussidi e servizi sociali.
Considerati stranieri, ai profughi palestinesi la legge vieta di
lavorare in oltre 70 mestieri e professioni [61].

I profughi palestinesi ritennero l'ONU responsabile del miglioramento
della loro condizione; eppure, molti Palestinesi erano infelici del
trattamento ricevuto dai loro fratelli arabi. Alcuni, come il leader
nazionalista palestinese Musa Alami, erano increduli: "È vergognoso che
i Governi arabi impediscano ai profughi arabi di lavorare nei loro paesi
e chiudano loro le porte in faccia e li imprigionino nei campi" [62]. Ma
la maggior parte dei profughi concentrò il loro scontento sui
"Sionisti", incolpando della loro sventura loro, anziché gli eserciti
arabi sconfitti.

16.n. [Mito]

"Milioni di Palestinesi sono confinati in squallidi campi profughi".

16.n. [Fatti]

A metà del 2001, il numero dei profughi palestinesi nei ruoli UNRWA era
salito a 3,9 milioni, cinque o sei volte il numero che aveva lasciato la
Palestina nel 1948. Un terzo dei profughi palestinesi registrati, circa
1,2 milioni, vive in 59 campi profughi riconosciuti in Giordania,
Libano, Siria, Cisgiordania e Gaza. Gli altri due terzi dei profughi
registrati vivono nelle città e cittadine (o nei loro paraggi) dei paesi
ospiti, ed in Cisgiordania ed a Gaza, spesso nei paraggi dei campi
profughi ufficiali [63].

16.o. [Mito]

"Israele ha costretto i profughi palestinesi a rimanere nei campi della
Striscia di Gaza".

16.o. [Fatti]

Durante gli anni in cui Israele ha controllato la Striscia di Gaza, si è
fatto uno sforzo consistente per dare una residenza stabile ai
Palestinesi. I Palestinesi si opposero perché gli abitanti frustrati ed
amareggiati dei campi fornivano manodopera alle diverse fazioni
terroristiche. Inoltre, i Paesi arabi abitualmente spingevano per
l'adozione di risoluzioni ONU che chiedessero ad Israele di desistere
dal trasferire i profughi palestinesi dai campi a Gaza ed in
Cisgiordania. Essi preferivano tenere i Palestinesi come simbolo
dell'oppressione israeliana.

Ora i campi sono nelle mani dell'Autorità Palestinese, ma poco si fa per
migliorare la condizione dei Palestinesi che ci vivono. La giornalista
Netty Gross visitò Gaza e chiese ad un funzionario perché i campi del
luogo non erano stati smantellati. Le si rispose che l'Autorità
Palestinese aveva preso la "decisione politica" di non far nulla per gli
oltre 400.000 Palestinesi che vivevano nei campi finché non avessero
luogo i negoziati conclusivi con Israele (Jerusalem Report, 6 Luglio
1998). Fino ad oggi, l'AP non ha usato un cent dei miliardi di dollari
di aiuti stranieri che ha ricevuto per costruire alloggi permanenti per
i profughi.

16.p. [Mito]

"I profughi sono sempre stati rimpatriati, soltanto ai Palestinesi è
stato impedito di tornare a casa".

16.p. [Fatti]

Ad onta dell'intransigenza araba, nessuno pensava che il problema dei
profughi sarebbe durato. John Blandford Jr., il Direttore dell'UNRWA,
scrisse nel suo rapporto del 29 Novembre 1951 che egli si aspettava che
i Governi arabi si assumessero la responsabilità dei sussidi entro il
Luglio 1952. Inoltre, Blandford evidenziava la necessità di por fine ai
sussidi: "La continuazione dei sussidi porta inevitabilmente in sé il
germe del deterioramento umano" [64].

Ed infatti i Palestinesi sono gli unici profughi divenuti i pupilli
della comunità internazionale.

L'assenso d'Israele ad indennizzare i Palestinesi fuggiti nel 1948 si
può confrontare con il trattamento dei 12 milioni e mezzo di Tedeschi in
Polonia e Cecoslovacchia, che furono espulsi dopo la Seconda Guerra
Mondiale, e fu permesso loro di portar con sé solo ciò che potevano
trasportare. Essi non ricevettero alcun indennizzo per i patrimoni
confiscati. Gli effetti della Seconda Guerra mondiale sui confini e
sulla popolazione della Polonia furono considerati "fatto compiuto" che
non si poteva annullare dopo la guerra.

Un altro paese notevolmente colpito dalla guerra fu la Finlandia, che fu
obbligata a cedere quasi un ottavo del suo territorio e ad assorbire
oltre 400.000 profughi (l'11% della popolazione del paese) dall'Unione
Sovietica. Al contrario d'Israele, questi erano gli _sconfitti_ della
guerra. Non ci fu aiuto alcuno per risistemarli.

Forse una delle migliori analogie si può trovare nell'integrazione di
150.000 profughi turchi dalla Bulgaria nel 1950. La differenza tra il
trattamento dei loro profughi da parte dei Turchi ed il trattamento dei
Palestinesi da parte degli Arabi era l'atteggiamento dei rispettivi
governi.

"La Turchia ha avuto un problema di profughi più grave della Siria o del
Libano, e quasi altrettanto grave dell'Egitto. Ma raramente ne senti
parlare perché i Turchi hanno fatto un così buon lavoro a risitemarli
... La grande differenza è nello spirito. I Turchi, pur assai riluttanti
ad assumersi quel fardello, lo accettarono come una responsabilità e si
misero all'opera per risolverlo il più in fretta possibile [65].

Se i Paesi arabi avessero voluto alleviare le sofferenze dei profughi,
avrebbero potuto facilmente adottare un atteggiamento simile a quello
della Turchia.

Un altro massiccio trasferimento di popolazione derivò dalla spartizione
dell'India e del Pakistan nel 1947. Gli otto _milioni_ di Indù che
abbandonarono il Pakistan, ed i sei _milioni_ di Mussulmani che
lasciarono l'India temevano di divenire una minoranza nei loro
rispettivi paesi. Come i Palestinesi, queste persone non volevano
trovarsi nel mezzo della violenza che si era impadronita delle loro
nazioni. Contrariamente al conflitto arabo-israeliano però, lo scambio
di popolazioni fu considerato la miglior soluzione al problema delle
relazioni tra le due comunità all'interno di ognuno dei due stati. Ad
onta dell'enorme numero di profughi e della relativa povertà delle due
nazioni coinvolte, non furono create organizzazioni speciali
internazionali di sussidio per aiutarli nel reinsediamento.

"... Se ci fosse uno Stato palestinese, perché mai vorrebbero i suoi
capi che i loro potenziali cittadini fossero rimpatriati in un altro
stato? Dal punto di vista della costruzione della nazione, non ha senso
alcuno. Infatti, le prime discussioni sul rimpatrio ci furono in un
periodo in cui non c'era speranza alcuna di uno Stato palestinese. Ora
che emerge la possibilità che quello stato nasca, i Palestinesi devono
decidere se essi vogliono considerarsi uno stato legittimo od è per loro
più importante conservare la loro autodefinizione di profughi oppressi e
senza stato. Non possono proprio essere ambo le cose" - Fredelle Spiegel
[66].

16.q. [Mito]

"Se i profughi palestinesi fossero stati rimpatriati, il conflitto
arabo-israeliano sarebbe potuto terminare".

16.q. [Fatti]

Israele ha sempre cercato una soluzione al problema dei profughi, ma
semplicemente non poteva consentire a tutti i Palestinesi di ritornare.

"Nessun paese, qualunque siano le ragioni ed i torti passati, potrebbe
pensare di accogliere una quinta colonna di quelle dimensioni. E sarebbe
proprio una quinta colonna: gente per vent'anni [nel 1967] allevata
nell'odio e totalmente dedita alla sua distruzione. Riammettere i
profughi equivarrebbe all'ammissione negli USA di circa 70 milioni di
nemici giurati della nazione" [67].

Nel frattempo gli Arabi rifiutavano inflessibilmente di negoziare un
accordo separato. Il punto cruciale era la riluttanza dei Paesi arabi ad
accettare l'esistenza d'Israele. Questo era esemplificato dagli atti
bellicosi del Presidente egizio Nasser verso lo Stato ebraico, che non
avevano nulla a che fare con i Palestinesi. Egli era interessato ai
profughi solo in quanto potessero contribuire al suo scopo ultimo. Come
disse in un'intervista del 1 Settembre 1961: "Se i profughi tornano in
Israele, Israele cesserà di esistere" [68].

16.r. [Mito]

"Israele ha espulso altri Palestinesi nel 1967".

16.r. [Fatti]

Dopo aver ignorato gli avvertimenti israeliani a star fuori dalla
guerra, Re Hussein lanciò un attacc a Gerusalemme, la capitale
d'Israele. L'UNRWA ha stimato che durante i combattimenti 175.000 dei
suoi assistiti sono fuggiti per la seconda volta e circa 350.000 sono
fuggite per la prima volta. Circa 200.000 si trasferirono in Giordania,
115.000 in Siria e circa 35.000 lasciarono il Sinai per l'Egitto. La
maggior parte degli Arabi che partì veniva dalla Cisgiordania.

Israele consentì ad alcune famiglie cisgiordane di tornare. Nel 1967
furono riunite più di 9.000 famiglie, e fino al 1971 Israele aveva
riammesso 40.000 profughi. Di contro, nel Luglio 1968 la Giordania
proibì alle persone che volevano restare in Transgiordania di emigrare
dalla Cisgiordania e da Gaza [69].

Quando il Consiglio di Sicurezza autorizzò U Thant ad inviare un
rappresentante per indagare sul benessere dei civili dopo la guerra,
egli ordinò alla missione di indagare sul trattamento delle minoranze
ebraiche nei paesi arabi, non solo su quello degli Arabi nel territorio
occupato da Israele. La Siria, l'Iraq e l'Egitto rifiutarono di
consentire al rappresentante ONU di compiere la sua indagine [70].

16.s. [Mito]

"L'UNRWA è un'organizzazione puramente umanitaria che non ha
responsabilità alcuna per il terrore e l'istigazione che nasce nei campi
profughi".

16.s. [Fatti]

Il Capo dell'Ufficio Pubbliche Informazioni dell'UNRWA, Paul McCann, ha
sostenuto che "l'UNRWA è scrupolosa nel proteggere le sue strutture
dall'abuso da parte di qualsiasi persona o gruppo. Solo una volta, in
Libano, nel 1982, ci sono state prove credibili di tale abuso da parte
dei Palestinesi, ed abbiamo prontamente affrontato il problema" [71].

Il fatto è che i campi profughi sono stati a lungo dei nidi di
terrorismo, ma la prova non è stata resa pubblica che dopo l'Operazione
Scudo di Difesa condotta da Israele ai primi del 2002. Si è scoperto che
i campi gestiti dall'UNRWA in Cisgiordania avevano delle fabbriche di
armi leggere, laboratori per esplosivi, riserve di armi ed un gran
numero di bombaroli suicidi ed altri terroristi che si facevano scudo
dei profughi.

L'aver mancato l'UNRWA di riferire queste attività o di prevenirle viola
le stesse convenzioni delle Nazioni Unite. Le risoluzioni del Consiglio
di Sicurezza impongono ai rappresentanti dell'UNRWA di intraprendere
"azioni appropriate per contribuire a creare un ambiente sicuro" in
tutte "le situazioni in cui i profughi [sono] ... vulnerabili
all'infiltrazione di elementi armati". A proposito dell'Africa, il
Segretario Generale dell'ONU Kofi Annan disse che i campi profughi
dovrebbero "essere tenuti liberi da ogni presenza od equipaggiamento
militare, comprese le armi e le munizioni" [72]. La stessa norma vale
per i territori contesi.

04/10/2007 13:01
 
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Il trattamento degli Ebrei nei paesi arabo/islamici, di Mitchell G.Bard



Miti da confutare

17.a. "Gli arabi non possono essere antisemiti essendo semiti essi
stessi"

17.b. "Le moderne nazioni arabe sono solo anti-israeliane e non sono mai
state anti-ebraiche"

17.c. "Gli Ebrei vissuti nei paesi islamici furono trattati
correttamente dagli arabi"

17.d. "Essendo 'Popolo del Libro', Ebrei e cristiani sono protetti dalla
legge islamica"

17.e. "Le scuole musulmane negli Stati Uniti insegnano la tolleranza nei
confronti dell'Ebraismo e delle altre fedi, e promuovono la coesistenza
con Israele"

17.f. La situazione attuale


[I miti in dettaglio]

17.a. MITO

"Gli arabi non possono essere antisemiti essendo semiti essi stessi"

17.a. FATTI

Il termine "antisemita" fu coniato in Germania nel 1879 da Wilhelm Marr
per riferirsi alle manifestazioni anti-ebraiche del periodo e per dare
un nome più scientifico all'ostilità nei confronti degli Ebrei.[1]

"Antisemitismo" è stato accettato ed inteso come vocabolo per indicare
l'avversione al popolo ebraico. I dizionari definiscono il termine come
"Teoria, azione o pratica volta contro gli Ebrei" e "Ostilità contro gli
Ebrei come gruppo religioso o razziale, spesso accompagnata da
discriminazione sociale, economica e politica" [2]

La pretesa che gli arabi in quanto "semiti" non possano essere
antisemiti è una distorsione semantica che ignora la realtà delle
discriminazioni e delle ostilità contro gli Ebrei.

Gli arabi, come ogni altro popolo, possono infatti essere antisemiti.

17.a. LA FRASE CELEBRE:

"Il mondo arabo è l'ultimo bastione di un antisemitismo sfrenato,
sfrontato, aperto e inconcepibile. I miti Hitleriani vengono pubblicati
sulla stampa popolare come verità incontrovertibili. L'Olocausto viene
minimizzato o negato... E' difficile immaginare come il mondo arabo
possa mai giungere ad accordi con Israele quando gli Israeliani stessi
vengono ritratti come l'incarnazione del diavolo"

Opinionista Richard Cohen

Washington Post (30 Ottobre 2001)

17.b. MITO

"Le moderne nazioni arabe sono solo anti-israeliane e non sono mai state
anti-ebraiche"

17.b. FATTI

I leader arabi hanno ripetutamente esplicitato la propria ostilità nei
confronti degli Ebrei e dell'ebraismo.

Ad esempio, il 23 Novembre 1937, il re dell'Arabia Saudita Ibn Saud
disse al Colonnello britannico H.R.P. Dickson: "Il nostro odio per gli
Ebrei ha le sue radici nella condanna di Dio nei loro confronti per la
persecuzione e il rifiuto di Isa (Gesù) e il conseguente rifiuto del Suo
Profeta prescelto". Aggiunse anche "che per un musulmano uccidere un
ebreo, o essere ucciso da un ebreo assicura l'ingresso immediato in
paradiso presso la venerabile presenza di Dio Onnipotente" [3]


Allorché Hitler introdusse le leggi razziali di Norimberga nel 1935,
ricevette dei telegrammi di congratulazioni da parte di tutti gli angoli
del mondo arabo.

In seguito, durante la guerra, uno dei suoi maggiori sostenitori fu il
Muftì di Gerusalemme.

Agli Ebrei non fu mai consentito di vivere in Giordania. La legge civile
N.6, che vigeva nella Cisgiordania occupata dalla Giordania, afferma
chiaramente: "Chiunque sarà considerato un suddito Giordano purché
questi non sia Ebreo" [5]
I paesi arabi si dedicarono a ciò fino ad educare nelle scuole i bambini
all'odio verso gli Ebrei. Il ministro siriano dell'educazione scrisse
nel 1968: "L'odio con cui indottriniamo le menti dei nostri figli fin
dalla loro nascita è sacro " [6]

Dopo la guerra dei sei giorni nel 1967, gli Israeliani trovarono dei
testi pubblici scolastici utilizzati per educare i bambini arabi nella
Cisgiordania. Erano farciti di ritratti razzisti e odiosi nei confronti
degli Ebrei:

"Gli Ebrei sono disseminati alla fine del mondo, dove vivono esiliati e
disprezzati, essendo per loro natura vili, avidi e nemici dell'umanità;
per loro natura sono stati tentati di rubare una terra come asilo per le
loro disgrazie" [7]

"Analizza le seguenti frasi:

1. Il mercante viaggiò attraverso il continente africano.

2. Espelleremo tutti gli Ebrei dai paesi arabi" [8]

"Gli Ebrei del nostro tempo sono discendenti degli Ebrei che recarono
danno al profeta Maometto. Lo tradirono e ruppero il patto con lui e si
unirono ai suoi nemici per combatterlo" [9]

"Gli Ebrei in Europa furono perseguitati e disprezzati a causa della
loro corruzione, cattiveria e falsità" [10]

Un manuale del 1977 per gli insegnanti della prima classe elementare
utilizzato nella Cisgiordania istruisce gli educatori ad "impiantare
nell'anima degli scolari la regola dell' Islam secondo la quale se i
nemici occupassero anche un solo centimetro delle terre islamiche, il
jihad (guerra santa) diverrebbe un imperativo per ogni musulmano".
Aggiunge anche che gli Ebrei complottarono per l'assassinio di Maometto
quando era un bambino. Un altro testo giordano, un libro di sociologia
del 1982, afferma che Israele ordinò il massacro dei palestinesi di
Sabra e Chatila durante la guerra in Libano, ma non menziona che gli
Arabi Cristiani furono coloro che lo perpetrarono. [11]

17.b. LA FRASE CELEBRE

“Abbiamo trovato libri con brani così antisemiti che, se fossero
pubblicati in Europa, i loro editori sarebbero denunciati in base alle
normative antirazziste.”

Francois Zimeray, avvocato francese e membro del Parlamento europeo

(commentando i testi Palestinesi, siriani ed Egiziani)

Jerusalem Post (16 Ottobre 2001)


Secondo uno studio dei testi siriani, "il sistema educativo siriano
espande l'odio per Israele e il Sionismo a un antisemitismo diretto
verso tutti gli Ebrei. Questo antisemitismo evoca antichi temi islamici
che descrivono l'immutata e infida natura degli Ebrei". La sua
inevitabile conclusione è che gli Ebrei devono essere annullati." [12]

Per citare un esempio, un libro di testo dell’undicesima classe afferma
che gli Ebrei odiavano i musulmani ed erano guidati dall'invidia per
incitare l'ostilità verso di loro:

Gli Ebrei non risparmiano alcuna energia per ingannarci, negare il
nostro profeta, esortare contro di noi, e distorcere le sacre scritture.

Gli Ebrei cooperano con i politeisti e gli infedeli contro i musulmani
perché sanno che l'Islam rivela i loro modi prepotenti e le loro
caratteristiche abiette. [13]

Una traduzione in arabo del Mein Kampf di Adolf Hitler fu distribuita a
Gerusalemme est e nei territori controllati dall'autorità palestinese e
divenne un bestseller. [14]

Di quando in quando l'antisemitismo arabo è affiorato alle Nazioni
Unite. Nel marzo 1991, ad esempio, un delegato siriano alla commissione
per i diritti umani delle Nazioni Unite lesse un discorso raccomandando
che i membri della commissione leggessero un "libro di valore" chiamato
le “Matzot di Sion”, scritto dal ministro della difesa siriano Mustafa
Tlas. Il libro giustifica le accuse di omicidi rituali nei confronti
degli Ebrei nel libello " Accusa del Sangue di Damasco" del 1840. [15]
(Con la frase accusa del sangue ci si riferisce all'accusa secondo cui
gli Ebrei uccidono i bambini cristiani per utilizzarne il sangue al fine
di preparare il pane azzimo per la Pasqua ebraica)

Re Faisal dell'Arabia Saudita espresse una calunnia simile in un
intervista nel 1972:

Israele ha avuto sin dai tempi antichi intenzioni maligne. Il suo
obiettivo è la distruzione di tutte le altre religioni... Essi
considerano le altre religioni inferiori alla propria e le altre genti
inferiori al loro livello. Per quanto riguarda la vendetta - hanno un
giorno stabilito in cui mischiano il sangue dei non Ebrei nel loro pane
e lo mangiano. E' accaduto che due anni fa, mentre ero in viaggio a
Parigi, la polizia scoprì cinque bambini assassinati. Il loro sangue era
stato drenato, e fu scoperto che alcuni Ebrei li avevano uccisi per
prenderne il sangue e mischiarlo con il pane che mangiano nel giorno
suddetto. Questo mostra quale sia la portata del loro odio e della loro
cattiveria nei confronti dei non Ebrei. [16]


L'11 novembre 1999 durante un'apparizione con la First Lady Hillary
Rodham Clinton, Suha Arafat, moglie del presidente dell'Autorità
Palestinese Yasser Arafat, affermò: " Il nostro popolo è stato oggetto
di un uso quotidiano ed estensivo di gas velenosi da parte delle forze
armate Israeliane, che ha portato ad un incremento nei casi di cancro
fra le donne e i bambini". Simili speciose affermazioni furono fatte da
altri ufficiali palestinesi. [17]

La stampa arabo/musulmana, che è controllata quasi esclusivamente dai
governi delle nazioni Mediorientali, pubblica regolarmente articoli e
vignette antisemite. Oggi, è comune trovare in Egitto pubblicazioni
antisemite. Ad esempio l'establishment del giornale Al-Ahram ha
pubblicato un articolo che dava uno sfondo storico alla tradizione
dell'utilizzo del sangue, accusando Israele di usare al giorno d'oggi il
sangue dei bambini palestinesi per cucinare il pane azzimo. [18]

Articoli antisemiti appaiono regolarmente anche sulla stampa in
Giordania e in Siria. Molti degli attacchi riguardano la negazione
dell'Olocausto e il suo sfruttamente da parte del Sionismo, e il
confronto fra Sionismo ed Israele col nazismo.

Nel novembre 2001 uno sketch satirico, andato in onda sul più popolare
canale televisivo arabo, che rappresentava un personaggio, inteso essere
come Ariel Sharon, mentre beveva il sangue dei bambini arabi ed un Ebreo
Ortodosso, di aspetto grottesco, che lo osservava. La televisione di Abu
Dhabi inoltre mandò in onda uno sketch in cui Dracula appare per mordere
Sharon, ma muore poiché il sangue di Sharon è avvelenato. Le proteste
per il fatto che questi show erano antisemiti sono state ignorate dalle
reti televisive. [19]

I media dell'Autorità Palestinese hanno anche ospitato materiale
antisemita ed incitatorio. Un venerdì un sermone nella moschea di Zayed
bin Sultan Aal Nahyan a Gaza che incitava all'assassinio di tutti gli
Ebrei e gli Americani, fu messo in onda dal vivo dalla televisione
ufficiale dell'Autorità Palestinese:

Non abbiate pietà degli Ebrei, non importa dove siano, in qualunque
paese. Combatteteli, ovunque voi siate. Ovunque li incontriate,
uccideteli. Ovunque voi siate, uccidete quegli Ebrei e quegli Americani
che sono come loro e quelli che gli stanno a fianco; sono tutti insieme
contro gli arabi e i musulmani perché hanno stabilito Israele qui, nel
cuore pulsante del mondo arabo, in Palestina... [20]
Anche le parole crociate palestinesi vengono usate per delegittimare
Israele e attaccare gli Ebrei, fornendo prove, ad esempio, suggerendo
che la peculiarità ebraica è la falsità.

17.b.LA FRASE CELEBRE
"Il presidente siriano Bashar Assad ha offerto sabato [5 Maggio] una
chiara, se non vile, dimostrazione del perchè lui e il suo governo sono
indegni di rispetto e di buone relazioni con gli Stati Uniti o una
qualunque altra nazione democratica. Salutando il Papa Giovanni Paolo II
a Damasco, Assad ha lanciato un attacco sugli Ebrei che si può
considerare come il più crudo e ignorante discorso pronunciato prima del
papa, nelle due decadi di viaggi per il mondo effettuati dal papa
stesso. Comparando le sofferenze dei palestinesi a quelle di Gesù
Cristo, Assad ha affermato che gli Ebrei 'hanno tentato di uccidere i
princìpi di tutte le religioni con la stessa mentalità con cui hanno
tradito Gesù Cristo e nello stesso modo con cui hanno cercato di tradire
e uccidere il profeta Maometto'. Con quel discorso, il presidente
siriano ha disonorato sia il suo paese che il papa..."



Editoriale del Washington Post (8 Maggio 2001)

17.c. MITO

"Gli Ebrei vissuti nei paesi islamici furono trattati correttamente
dagli arabi"

17.c. FATTI

Sebbene le comunità ebraiche presenti nei paesi islamici siano state
trattate complessivamente meglio rispetto alle comunità presenti nei
paesi cristiani d’ Europa, agli Ebrei non furono risparmiate
persecuzioni ed umiliazioni fra gli arabi.

Come scrisse lo storico Bernard Lewis della Princeton University: "L'Età
d'Oro di uguali diritti fu un mito, e la fiducia in esso fu il
risultato, più che la causa, della comprensione ebraica per l'Islam"
[22]

Maometto, il fondatore dell' Islam si recò a Medina nel 622 d.C. per
attrarre dei seguaci verso la sua nuova fede. Quando gli Ebrei presenti
a Medina si rifiutarono di riconoscere in Maometto il loro Profeta, due
delle maggiori tribù ebraiche furono espulse.

Nel 627 i seguaci di Maometto uccisero tra i 600 e i 900 uomini, e si
spartirono tra loro le donne e i bambini Ebrei sopravvissuti. [23]

L'atteggiamento musulmano nei confronti degli Ebrei si riflette in vari
versi del Corano, il libro sacro della fede islamica. " Loro [i figli
d'Israele] furono consegnati all'umiliazione e alla miseria. Hanno
portato la collera di Dio su di loro, e questo perché hanno negato i
segni di Dio e hanno ucciso i Suoi profeti ingiustamente e poiché hanno
disobbedito furono trasgressori" (Sura 2:61)

Secondo il Corano, gli Ebrei tentano di introdurre la corruzione (5:64)
sono sempre stati disobbedienti (5:78) e sono tutti nemici di Allah, del
Profeta e degli angeli (2:97-98)
Gli Ebrei fuorono visti generalmente con disprezzo dai loro vicini
musulmani; una coesistenza pacifica tra i due gruppi implicava sempre
una subordinazione ed una degradazione degli Ebrei. Nel nono secolo, il
califfo di Baghdad al-Mutawakkil istituì un cartellino giallo per gli
Ebrei, stabilendo così un precedente che sarebbe stato seguito nei
secoli a venire dalla Germania nazista.

In diverse volte, Ebrei in terre musulmane vissero in relativa pace e le
comunità fiorirono culturalmente ed economicamente. La posizione degli
Ebrei non era mai sicura, comunque, e i cambiamenti politici o il clima
sociale hanno spesso portato a persecuzioni, violenze e morte.

Allorché si percepiva che gli Ebrei avevano raggiunto una posizione
troppo onorevole nella società islamica, l'antisemitismo riaffiorava,
spesso con risultati devastanti. Il 30 dicembre 1066, Joseph HaNagid, un
visir Ebreo di Granada, in Spagna, fu crocefisso da una folla di arabi
che procedeva per radere al suolo il quartiere ebraico della città e per
trucidarne i suoi 5000 abitanti.

La rivolta fu incitata dai predicatori musulmani che si opponevano
rabbiosamente a ciò che vedevano come un eccessivo potere politico
ebraico.
Similmente, nel 1465, nella città di Fez, una moltitudine di arabi
massacrò migliaia di Ebrei lasciandone solo 11 vivi, a seguito del fatto
che un rappresentante Ebreo del visir aveva trattato una donna musulmana
in un "modo offensivo". Gli assassinii seguirono una simile ondata in
tutto il Marocco. [25]

Altri omicidi di massa di Ebrei in terre arabe si verificarono
nell'ottavo secolo in Marocco, mentre intere comunità venivano
annientate dal sovrano Musulmano Idris I; nel Nord Africa nel 12mo
secolo, dove gli Almohad convertirono forzatamente o decimarono diverse
comunità; in Libia nel 1785, dove Ali Burzi Pasha uccise centinaia di
Ebrei; in Algeria dove gli Ebrei furono massacrati nel 1805, 1815 e nel
1830; e a Marrakesh, in Marocco, dove più di 300 Ebrei furono uccisi tra
il 1864 e il 1880. [26]

Decreti che ordinavano la distruzione di sinagoghe furono emessi in
Egitto e Siria (1014, 1293-4,1301-2), Iraq (854-859,1344) e Yemen
(1676). Nonostante la proibizione coranica, gli Ebrei erano costretti a
convertirsi all'Islam o ad affrontare la morte nello Yemen (1165 e
1678), in Marocco (1275, 1465 e 1790-02) e a Baghdad (1333 e 1344) [27]

La situazione degli Ebrei nelle terre arabe toccò il fondo nel 19mo
secolo. Gli Ebrei nella maggior parte del Nord Africa (inclusi Algeria,
Tunisia, Egitto, Libia e Marocco) erano costretti a vivere nei ghetti.
In Marocco, il quale ospitava la più grande comunità ebraica della
diaspora islamica, gli Ebrei erano costretti a camminare scalzi o ad
indossare scarpe di paglia fuori dal ghetto. Anche i bambini musulmani
partecipavano all'umiliazione degli Ebrei, tirando loro pietre o
insultandoli in altri modi. La frequenza della violenza antiebraica
crebbe, e molti ebrei furono giustiziati per accuse di eresia. Le accuse
di omicidio rituale contro gli Ebrei divennero un luogo comune
nell'impero ottomano. [28]

Come scrisse l'eminente orientalista G.E. von Grunebaum:

"Non sarebbe difficile mettere insieme un numero significativo di nomi
di Ebrei, sudditi o cittadini, dell'area islamica che hanno raggiunto
cariche di alto rango, il potere, una grande influenza economica, un
successo intellettuale significativo e riconosciuto; e lo stesso si
potrebbe fare per i cristiani. Ma non sarebbe difficile anche compilare
una lunga lista di persecuzioni, confische arbitrarie, tentativi di
conversioni forzate o pogrom" [29]

Il pericolo per gli Ebrei divenne maggiore quando ci fu un confronto
alle Nazioni Unite. Il delegato siriano, Faris el-Khouri, avvertì: "A
meno che il problema palestinese sia risolto, noi avremo difficoltà nel
proteggere e salvaguardare gli Ebrei nel mondo arabo" [30]

Più di mille Ebrei furono uccisi durante le rivolte antiebraiche del
1940 in Iraq, Libia, Egitto, Siria e Yemen. [31]

Tutto ciò contribuì ad innescare un esodo di massa degli Ebrei dai paesi
arabi.

17.d. MITO

"Essendo 'Popolo del Libro', Ebrei e cristiani sono protetti dalla legge
islamica"

FATTI

Questo argomento ha le sue radici nel concetto tradizionale di "dhimma"
(decreto di protezione), che fu esteso dai conquistatori musulmani ai
cristiani e agli ebrei in cambio della loro subordinazione ai musulmani.

Eppure, come osservò l'esperto francese Jacques Ellul: "Bisogna
chiedersi: 'protetti da chi'? quando lo 'straniero' vive nei paesi
arabi, la risposta può essere solo questa: dai musulmani stessi" [32]

Le persone soggette al dominio musulmano dovevano scegliere tra la morte
e la conversione, ma agli Ebrei e ai Cristiani, che seguivano le
Scritture, era generalmente permesso di praticare la loro fede essendo
"dhimmi" (persone protette).

Questa "protezione" serviva a poco, comunque, per assicurare agli ebrei
e ai cristiani di essere trattati in modo corretto dai musulmani. Al
contrario, l'aspetto essenziale della "dhimma" era che, essendo
infedele, doveva riconoscere apertamente la superiorità del vero
credente, il musulmano.

Durante i primi anni della conquista islamica, il "tributo" (o jizya),
pagato come una tassa annuale, simboleggiva la subordinazione del
"dhimmi" [33]

In seguito, lo stato di inferiorità di ebrei e cristiani fu rinforzato
tramite una serie di norme che regolavano il comportamento del "dhimmi".
Ai "dhimmi", pena la morte, era probito deridere o criticare il Corano,
l'Islam o Maometto, fare proselitismo fra musulmani, o toccare una donna
musulmana (sebben un uomo musulmano potesse prendere in moglie una donna
non musulmana)

I "dhimmi" erano esclusi dal servizio pubblico e dal servizio militare,
e gli era proibito produrre armi. Non gli era permesso cavalcare cavalli
o cammelli, costruire sinagoghe e chiese più alte delle moschee,
costruire case più alte di quelle dei musulmani o bere vino in pubblico.
Erano costretti a indossare abiti che li distinguessero e non gli era
permesso pregare o lamentarsi a voce alta - poiché avrebbero potuto
offendere in questo modo i musulmani.

I "dhimmi" dovevano mostrare anche una pubblica deferenza nei confronti
dei musulmani, ad esempio, cedendogli sempre il centro della strada.

Il "dhimmi" non poteva testimoniare in tribunale contro un musulmano e
il suo giuramento sarebbe stato inaccettabile in una corte islamica. Per
difendersi il dhimmi doveva acquistare un testimone musulmano con grandi
spese. Questo lasciava il dhimmi con esigue risorse legali quando veniva
danneggiato da un musulmano.

Nel 20mo secolo, lo stato di dhimmi nelle terre musulmane non migliorò
significativamente. Il vice console britannico a Mosul, H.E.W. Young
scrisse nel 1909:
Il comportamento dei musulmani verso ebrei e cristiani è come quello del
padrone nei confronti degli schiavi, che li tratta con una certa
tolleranza signorile finché mantengono il loro posto. Un qualunque segno
di pretesa di uguaglianza viene prontamente represso. [35]
17.e. MITO
"Le scuole musulmane negli Stati Uniti insegnano la tolleranza nei
confronti dell'Ebraismo e delle altre fedi, e promuovono la coesistenza
con Israele"

17.e. FATTI
Mentre si sa molto bene che le scuole dei paesi arabi ed islamici
indottrinano i propri studenti con l'odio verso gli Ebrei ed Israele, si
è scoperto solo di recente che insegnamenti analoghi sono prevalenti
anche negli Stati Uniti.

Le scuole islamiche in Virgina, ad esempio, hanno mappe del Medio
Oriente in cui lo stato d'Israele non è presente. Su una mappa, Israele
è stato annerito e sostituito con la "Palestina" . Un libro per
insegnanti dell’11ma classe spiega che uno dei segnali del Giorno del
Giudizio sarà quello in cui i musulmani combatteranno e uccideranno gli
Ebrei, che si nasconderanno dietro gli alberi i quali diranno "Oh
musulmano, oh servo di Dio, qui c'è un Ebreo che si nasconde dietro di
me, vieni ed uccidilo" [36]
Gli attacchi non sono solo volti contro gli Ebrei ma anche contro i
cristiani. Agli studenti viene insegnato ad esempio che il Giorno del
Giudizio non arriverà finché Gesù Cristo non tornerà sulla Terra,
romperà la croce, e convertirà chiunque all'Islam.

Alle scuole private è legalmente consentito di insegnare qualunque cosa
vogliano finché incontrano i requisiti dello Stato.

Una fondazione musulmana a Los Angeles insinuò punti di vista simili
intrisi di odio nelle scuole pubbliche. La fondazione Omar Ibn Khattab
donò 300 copie di una traduzione del corano contenente delle note a piè
di pagina che descrivevano gli ebrei come "arroganti" e come "persone
senza fede" [37].

Dopo la scoperta di questi brani antisemiti il libro fu rimosso.

17.f. LA SITUAZIONE ATTUALE

1.. Gli Ebrei in Algeria
1948 Popolazione ebraica: 140.000

2001: Meno di 100

Gli insediamenti ebraici al giorno d'oggi in Algeria possono essere
ricondotti ai primi secoli dell'Era Volgare.

Nel 14mo secolo, con il deterioramento delle condizioni in Spagna, molti
Ebrei spagnoli emigrarono in Algeria.

Fra loro era presente un certo numero di scolari eminenti, inclusi Rav
Yitzchak ben Sheshet Perfet (il Ribash) e Rav Shimon ben Zemah Duran (il
Rashbatz).

A seguito dell'occupazione francese del paese nel 1830, gli Ebrei
adottarono gradualmente la cultura francese e gli fu garantita la
cittadinanza francese. [1]

Nel 1934, i musulmani, incitati dagli eventi della Germania nazista,
imperversarono a Constantine uccidendo 25 Ebrei e ferendone molti altri.

Dopo aver ottenuto l'indipendenza nel 1962, il governo algerino
perseguitò la comunità ebraica, privando gli Ebrei dei loro diritti
economici.

Come risultato, quasi 130.000 Ebrei algerini immigrarono in Francia. Dal
1948, 25.681 Ebrei algerini sono immigrati in Israele.

La maggioranza degli Ebrei rimasti vive ad Algeri, ma ci sono anche
singoli Ebrei presenti ad Oran e Blida. Gli Ebrei praticano liberamente
la loto religione, e i capi delle comunità ebraiche sono inclusi nelle
cerimonie di stato. Non c'è un rabbino presente. [2]

Nel 1994, il Gruppo Islamico Armato, terrorista, ha dichiarato la sua
intenzione di eliminare gli Ebrei dall'Algeria, ma, finora, non è stato
riportato alcun attacco.

Seguendo le comunicazioni, molti Ebrei lasciarono l'Algeria e le
rimanenti sinagoghe furono abbandonate. [4] Tutte le altre sinagoghe
erano state prese per utilizzarle come moschee.

Note:

1. World Jewish Congress, Jewish Communities of the World.
2. Country Reports on Human Rights Practices for 1991, (DC: Department
of State, 1992), p. 1339.
3. U.S. State Department Report on Human Rights Practices for 1997.
4. U.S. Department of State, 2000 Annual Report on International
Religious Freedom, Released by the Bureau for Democracy, Human Rights,and Labor Washington, DC, September 5, 2000.
2.. Gli Ebrei in Egitto1948 Popolazione ebraica: 75.000 2001: 100 [1]Tra il giugno e il novembre 1948, le bombe fatte esplodere nel quartiere
ebraico del Cairo uccisero più di 70 Ebrei, e ferendone quasi 200.[2]Nel 1956, il governo egiziano, utilizzò la campagna del Sinai come un
pretesto per espellere quasi 25.000 Ebrei egiziani e confiscarne le proprietà. Oltre 1.000 Ebrei furono mandati in prigione e in campi di
prigionia. Il 23 novembre 1956 un decreto firmato dal ministero degli affari religiosi, declamata nelle moschee in tutto l'Egitto, dichiarava che "tutti gli Ebrei sono sionisti e nemici dello stato", e prometteva che sarebbero stati presto espulsi.
A migliaia di Ebrei fu ordinato di abbandonare il paese. Gli fu concesso di portare via con loro solamente una valigia e una esigua somma di denaro, e furono obbligati a firmare dichiarazioni in cui "donavano" le loro proprietà al governo egiziano. Osservatori stranieri riportarono che i membri delle famiglie ebraiche venivano presi come ostaggi, apparentemente per assicurare che le persone costrette a partire non avrebbero in seguito testimoniato contro il governo egiziano. [3] Quando scoppiò la guerra nel 1967, le case ebraiche e le varie proprietà
furono confiscate. L'atteggiamento dell'Egitto nei confronti degli Ebrei in quel tempo si rifletteva nel trattamento riservato agli ex- nazisti.
A centinaia di loro fu consentito risiedere in Egitto ed ottenere
collocazioni all'interno del governo.
Il capo della Gestapo, Leopold Gleim (il quale fu condannato a morte in
contumacia), controllava la polizia segreta egiziana.
Nel 1979, la comunità ebraica egiziana fu la prima, nel mondo arabo, a
stabilire un contatto ufficiale con Israele.

Israele ora ha un ambasciata al Cairo e un consolato generale ad
Alessandria. Al giorno d'oggi, ai pochi Ebrei rimasti è consentito
praticare l'ebraismo senza alcune restrizione o persecuzione.
Shaar Hashamayim è l'unica sinagoga attiva al Cairo. Delle diverse
sinagoghe presenti ad Alessandria, solo la Eliahu Hanabi è aperta per la
pratica del culto [4]
L'antisemitismo nella stampa egiziana si trova soprattutto, ma non solo,
nella stampa non ufficiale dei partiti all'opposizione. Il governo ha
condannato l'antisemitismo e ha raccomandato i giornalisti e i
vignettisti ad evitare contenuti antisemiti. Non ci sono stati incidenti
antisemiti indirizzati nei confronti dell'esigua comunità ebraica negli
ultimi anni. [5].
Durante il settembre del 2002 si diede avvio alla costruzione di un
ponte autostradale attraverso l'antico cimitero di Basatin al Cairo. I
fondi e la cooperazione sono stati forniti dal Ministero egiziano per l’
edilizia abitativa ed un gruppo ebraico ultra-ortodosso americano, Athra
Kadisha. I piani non recheranno danni ad alcuna tomba e rispetteranno le
leggi ebraiche concernenti i cimiteri.
L'antisemitismo è dilagante nella stampa di regime, ed è aumentato nel tardo 2000 e nel 2001 a seguito dello scoppio delle violenze in Israele e nei territori.
Nell'aprile 2001, l'opinionista Ahmed Ragheb, rimpianse il fallimento di
Hitler nella conclusione del lavoro di annientamento degli Ebrei. Nel maggio 2001, un articolo apparso su Al-Akhbar attaccò gli europei e gli americani per aver creduto nel finto Olocausto.[6]

Note
1. David Singer, Ed. American Jewish Year Book 2001. NY: American Jewish Committee, 2001.
2. Howard Sachar, A History of Israel, (NY: Alfred A. Knopf, 1979), p. 401.
3. AP, (November 26, 1956); New York World Telegram, (November 29,
1956).
4. Jewish Communities of the World.
5. U.S. Department of State, 2000 Annual Report on International
Religious Freedom, Released by the Bureau for Democracy, Human Rights,
and Labor Washington, DC, (September 5, 2000).
6. U.S. Department of State, 2001 Annual Report on International
Religious Freedom, Released by the Bureau for Democracy, Human Rights,
and Labor Washington, DC, (October 26, 2001).3.. Gli Ebrei in Iran
1948 Popolazione ebraica: 100.000 2001: 11.500 [1]
La comunità ebraica di Persia, il moderno Iran, è una delle più vecchie ella Diaspora, e le sue radici storiche risalgono al sesto secolo a.C. ,nel periodo del Primo Tempio.
La storia nel periodo pre-islamico è intrecciata con quella degli Ebrei
e dei vicini babilonesi. Ciro. il primo della dinastia degli archemidi,
conquistò Babilonia nel 539 d.C. e permise agli Ebrei esuli di ritornare
nella Terra d'Israele, portando a termine il Primo Esilio. Le colonie
ebraiche erano diffuse dai centri in Babilonia alle province persiane,
fino a città quali Hamadan e Susa. I libri Ester, Ezra, Nehemiah e
Daniel danno una descrizione ottimale delle relazioni intercorse fra gli
Ebrei e la corte degli achemenidi a Susa.

Sotto la dinastia sassanide (226-642 d.C.), la popolazione ebraica in
Persia crebbe considerevolmente e si diffuse in tutta la regione;
nonostante ciò, gli Ebrei soffrirono oppressioni e persecuzioni
intermittenti. L'invasione degli arabi musulmani nel 642 d.C. mise fine
all'indipendenza della Persia, instaurò l'Islam come religione di stato
ed ebbe un profondo impatto sugli Ebrei cambiandone il loro stato
sociopolitico.

Durante tutto il 19mo secolo, gli Ebrei furono perseguitati e
discriminati. Alcune volte intere comunità furono forzate a convertirsi.
Durante il 19mo secolo, ci fu una considerevole emigrazione verso la
terra d'Israele, e il movimento sionista si diffuse in tutta la
comunità.

Sotto la dinastia Palhevi, stabilitasi nel 1925, il paese fu
secolarizzato e orientato verso l'Occidente. Questo portò un enorme
beneficio per gli Ebrei, i quali furono emancipati ed ebbero un ruolo
importante nella vita economica e culturale.

Nell'era della rivoluzione islamica nel 1979, in Iran vivevano 80.000
Ebrei. Alla nascita della sommossa, decine di migliaia di Ebrei,
specialmente i più abbienti, lasciarono il paese, abbandonando vaste
quantità di beni.

Il Concilio della comunità ebraica, stabilito dopo la seconda guerra
mondiale, è l'organo rappresentativo della comunità. Gli Ebrei hanno
anche un parlamento rappresentativo, obbligato per legge a supportare la
politica estera iraniana e la sua posizione antisionista.

Nonostante la distinzione ufficiale fra "Ebrei", "Sionisti" ed
"Israele", l'accusa più comune verso gli Ebrei è quella di mantenere i
rapporti coi sionisti. La comunità ebraica gode di libertà religiosa ma
deve spesso affrontare il sospetto costante di cooperare con lo stato
sionista e con l' "America imperialista" - attività entrambe punibili
con la pena di morte.

Gli Ebrei che richiedono un passaporto per viaggiare all'estero devono
farlo presso un ufficio speciale e vengono immediatamente posti sotto
sorveglianza. Il governo non consente in genere di viaggiare all'estero
a tutti i membri di una famiglia contemporaneamente, per evitare
l'emigrazione ebraica. Ancora, gli Ebrei vivono sotto lo stato di
dhimmi, con le conseguenti restrizioni imposte sulle minoranze
religiose.

I leader Ebrei temono le rappresaglie di governo in conseguenza di un
eventuale messa in evidenza del maltrattamento ufficiale nei confronti
della loro comunità.

I media ufficiali iraniani, controllati dal governo, fanno spesso
propaganda antisemita. Un primo esempio di ciò è la pubblicazione del
Protocollo dei Savi di Sion, un noto falso della propaganda zarista, nel
1994 e nel 1999. [2]

Gli Ebrei subiscono inoltre vari gradi di discriminazione ufficialmente
sancita, in particolare nel settore dell'impiego, dell'educazione e
nelle agevolazioni pubbliche.[3]

L'islamizzazione del paese ha portato a un controllo ferrato le
istituzioni educative ebraiche. Prima della rivoluzione erano circa 20
le scuole ebraiche attive nel paese. Negli anni recenti, la maggior
parte di esse, sono state chiuse.
Nelle restanti scuole, i presidi Ebrei sono stati sostituiti con dei
musulmani. A Teheran sono ancora presenti tre scuole in cui gli Ebrei
formano la maggioranza.
Il programma di studi è islamico, il persiano proibito essendo una
lingua usata nell'istruzione per l'educazione ebraica.
Lezioni speciali d'ebraico vengono impartite di venerdì
dall'organizzazione ortodossa Otzar ha-Torah, responsabile
dell'educazione religiosa ebraica. Ci sono tre sinagoghe a Teheran, ma
dal 1994, non ci sono rabbini in Iran, e il bet din è inattivo. [4]
A seguito del rovesciamento dello scià e della dichiarazione di uno
stato islamico nel 1979, l'Iran interruppe le relazioni con Israele. Il
paese ha in seguito supportato diverse organizzazioni terroristiche il
cui obiettivo erano gli Ebrei e gli Israeliani, in particolare gli
Hezbollah, presenti in Libano.

Nonostante cioè la comunità ebraica in Iran è una delle più grandi del
medio-oriente eccezion fatta per Israele.

Alla vigilia della Pasqua ebraica del 1999, 13 Ebrei da Shiran e
Isfahan, nel sud dell'Iran, furono arrestati e accusati di spionaggio
per Israele e gli Stati Uniti. Tra gli arrestati, erano presenti un
rabbino, un macellaio rituale ed alcuni insegnanti. Nel settembre
2000,una corte d'appello iraniana appoggiò la decisione di imprigionare
dieci dei tredici ebrei accusati di spionaggio con Israele.

Nelle corti d'appello, dieci degli accusati furono riconosciuti
colpevoli di cooperare con Israele e furono condannati alla prigione per
un periodo fra i due e i nove anni. Tre degli accusati furono reputati
innocenti nel primo processo. [5]. Nel marzo 2001, uno degli Ebrei
imprigionati fu rilasciato, un secondo fu liberato nel gennaio 2002, i
restanti otto furono liberati nel tardo ottobre 2002.

Gli ultimi cinque furono apparentemente rilasciati in libertà
condizionata, lasciandoli nella possibilità di essere nuovamente
arrestati in futuro.

Secondo quanto riferito, altri tre furono perdonati dal leader supremo
iraniano, l'Ayatollah Ali Khamenei. [6]

Almeno 13 Ebrei sono stati giustiziati in Iran dall'inizio della
rivoluzione islamica 19 anni fa, la maggior parte di loro per motivi
religiosi o per legami con Israele. Ad esempio, nel maggio 1998, l'uomo
d'affari Ruhollah Kakhodah-Zadeh, Ebreo, fu impiccato in prigione senza
una pubblica accusa o un procedimento legale, apparentemente per
assistenza all'emigrazione ebraica. [7]

Note:

1. There is a major difference between the numbers given for the Jewish
population. According to the American Jewish Committee (David Singer,
Ed. American Jewish Year Book, NY: American Jewish Committee, 2001.)
there are 12,500, while according to the U.S. Department of State, 2000
Annual Report on International Religious Freedom, Released by the Bureau
for Democracy, Human Rights, and Labor Washington, DC, (September 5,
2000.) there may be as many as 40,000 Jews living in Iran.

2. U.S. State Department Report on Human Rights Practices for 1997.

3."Many Jews Choose to Stay in Iran," Associated Press, (Jan. 18, 1998).

4. Jewish Communities of the World. Reprinted with permission of the
World Jewish Congress (WJC). Copyright 1997; Institute of the World
Jewish Congress. U.S. State Department Report on Human Rights Practices
for 1997.

5. Schneider, Howard. "Iran Court Reduces Penalties for Jews."
Washington Post, (September 22, 2000).

6. Jerusalem Post, (January 16, 2002); Washington Jewish Week, (October
31, 2002).

7. U.S. Department of State, 2001 Annual Report on International
Religious Freedom, Released by the Bureau for Democracy, Human Rights,
and Labor Washington, DC, (October 26, 2001).

3.a Ebrei arrestati in Iran come spie

Israele e gli USA stanno entrambe richiedendo il rilascio immediato di
13 Ebrei arrestati in Iran con accuse di spionaggio, dicendo che le
accuse sono montate e potrebbero essere motivate dall'antisemitismo. I
13 Ebrei, da Shiran e Isfahan nel sud dell'Iran, fuorono arrestati alla
vigilia della Pasqua ebraica, accusati di spiare per il "regime
sionista" e l'"arroganza mondiale"- riferendosi rispettivamente ad
Israele e agli USA.

Comunque, gli arresti sono divenuti di pubblica conoscenza il 7 giungo.
Tra gli arrestati, erano presenti un rabbino, un macellaio rituale ed
alcuni insegnanti.

Nel 1997, l'Iran ha impiccato due persone giudicate colpevoli di
spionaggio per Israele e gli USA. Il ministro degli esteri Ariel
Sharon, ieri a New York ha negato con determinazione che alcuno degli
arrestati fosse coinvolto in attività del genere. Washington ieri ha
denunciato gli arresti e ha invitato il governo iraniano a rilasciare i
prigionieri. Fonti superiori di governo hanno detto che
l'amministrazione stava anche lavorando per far pressione sull'Iran
attraverso terze parti.

Gli Ebrei di New York che mantengono stretti contati con gli attivisti
Ebrei in Iran hanno affermato al quotidiano Ha'aretz che gli arresti a
Shiraz, che per gli standard iraniani è una comunità ebraica sicura,
potrebbero essere un tentativo per prevenire tale sicurezza dallo
spargersi in altre località iraniane.

Come esempio della voglia di farsi valere della Comunità di Shiraz, una
fonte che per motivi di affari deve marcare stretto l’Iran notò che la
comunità si era rifiutata di ottemperare ad una richiesta governativa di
tenere aperte le attività economiche ebraiche di Sabato e di chiuderle
invece il Venerdì. Questo ha fatto infuriare il governo, disse, e sembra
che sia stato il motivo degli arresti.

Comunque altri ufficiali Ebrei a New York hanno affermato che
condividono la visione diplomatica in cui gli arresti sono il risultato
di una lotta di potere fra le forze di governo iraniano pro e contro le
riforme. L'insieme di organizzazioni per gli Ebrei iraniani in Israele
ha affermato che la Francia spera nel rilascio dei prigionieri, a causa
delle sue buone relazioni con l'Iran. Gli Ebrei statunitensi hanno
privatamente detto che affiancano le loro speranze a quelle della
Francia per la stessa ragione.

Nomi degli Arrestati:

1, 2. David (25) and Doni Tefilin (brothers) - 28 - arrested in Shiraz.

3. Javid Beth Jacob - 40 - arrested in Shiraz.

4. Farhad Seleh - community leader arrested in Isfahan and transferred
to Shiraz.

5. Nasser Levi Haim - 45 - community leader arrested in Isfahan and
transferred to Shiraz.

6. Asher Zadmehror - 48 - community leader arrested in Isfahan and
transferred to Shiraz.

7. Navid Bala Zadeh - 16 - arrested in Isfahan and transferred to
Shiraz.

8. Nejat Beroukkhim (uncle) - 35 - religious leader arrested in Isfahan,
transferred to Shriaz.

9. Arash Beroukhim (nephew) - religious leader arrested in Isfahan and
transferred to Shiraz.

10, 11. Farhad (30) and Faramaz Kashi (brothers) - 34 - arrested in
Shiraz.

12. Shahrokh Pak Nahad - 29 - arrested in Isfahan and transferred to
Shiraz.

13. Ramin Farzam - 35

4.. Gli Ebrei in Iraq
1948 Popolazione ebraica: 150.000

2001: Circa 100 [1]



Una delle comunità sopravvissute più a lungo risiede ancora oggi in
Iraq. Nel 722.d.C. ,le tribù a settentrionali d'Israele furono sconfitte
dagli assiri e alcuni Ebrei furono deportati in quello che al giorno
d'oggi è l'Iraq.

Una comunità più grande nacque nel 596 d.C. , allorché i babilonesi
conquistarono le tribù meridionali d'Israele e schiavizzarono gli Ebrei.
Negli ultimi secoli, la regione divenne più ospitale nei confronti degli
Ebrei e

divenne inoltre la sede di alcuni degli scolari più insigni del mondo
che produssero il talmud babilonese tra il 500 e il 700 d.C.
L'Iraq divenne uno stato indipendente nel 1932. La comunità ebraiche
irachena, presente da 2700 anni, subì terribili persecuzioni da quel
momento, in particolare quando la spinta sionista per uno stato si
intensificò.

Nel giugno del 1941, il colpo di stato filo-nazista di Rashid Ali,
ispirato dal Muftì, provocò numerosi tumulti e un pogrom a Baghdad.
Folle armate irachene, con la complicità della polizia e dell'esercito,
uccise 180 Ebrei e ne ferì almeno 1000.

Ulteriori esplosioni di rivolte antiebraiche si verificarono tra il 1946
e il 1949. Dopo la fondazione dello stato d'Israele nel 1948, il
sionismo divenne un reato punibile con la pena capitale.

Nel 1950, gli Ebrei iracheni poterono lasciare il paese a patto di
rinunciare alla cittadinanza. Un anno dopo, comunque, le proprietà degli
Ebrei emigrati furono congelate e furono imposte restrizioni economiche
sugli Ebrei che avevano deciso di rimanere in Iraq.

Dal 1949 al 1951, 104.000 Ebrei evacuarono l'Iraq durante le operazioni
Ezra & Nechemia; altri 20.000 furono fatti uscire in segreto attraverso
l'Iran.


Nel 1952, il governo iracheno vietò agli Ebrei di emigrare e impiccò
pubblicamente due Ebrei dopo averli ingiustamente accusati di aver
gettato un ordigno esplosivo all'ufficio di Baghdad dell'agenzia di
informazione statunitense.

Con l'ascesa delle fazioni concorrenti Ba'ath nel 1963, furono imposte
ulteriori restrizioni ai rimanenti Ebrei. La vendita di proprietà era
proibita e tutti gli Ebrei erano costretti ad avere carte d'identità
gialle. Dopo la guerra dei sei giorni, furono imposte delle misure ancor
più repressive: fu espropriata la proprietà ebraica; i conti in banca
degli ebrei furono congelati; gli Ebrei furono licenziati dagli impieghi
pubblici; gli affari furono chiusi;

i permessi di commercio furono cancellati; i telefoni vennero staccati.
Gli Ebrei venivano posti agli arresti domiciliari per lunghi periodi di
tempo o venivano limitati a muoversi in alcune città.



Il momento peggiore della persecuzione arrivò alla fine del 1968.
Svariate decine furono imprigionate a causa della scoperta di uno "spy
ring" locale composto dagli uomni d'affari Ebrei. Quattordici uomini-
undici dei quali Ebrei - furono condannati a morte dopo processi fittizi
e impiccati nelle piazze pubbliche di Baghdad:

altri morirono sotto tortura. Il 27 gennaio 1969, Radio Baghdad invitò
gli iracheni a festeggiare. Circa 500.000 tra uomini, donne e bambini
passeggiavano e danzavano per le strade seguendo i patiboli dove
ciondolavano i corpi appesi degli Ebrei; la folla cantava "morte a
Israele" e "morte a tutti i traditori". Questa esposizione dei corpi
portò ad un indignazione mondiale che Radio Baghdad respinse
dichiarando:"Abbiamo impiccato le spie, ma gli Ebrei crocefissero
Gesù". [3]

Gli Ebrei rimasero sotto costante sorveglianza del governo iracheno. Un
ebreo iracheno (fuggito in seguito) scrisse nel suo diario nel febbraio
1970:



Ulcere, attacchi di cuore e collassi divengono sempre più frequenti fra gli Ebrei. La disumanizzazione della personalità ebraica che deriva da
un'umiliazione continua e dal tormento... ci ha portato al più basso
livello delle nostre capacità fisiche e mentali, e ci ha privato del
potere di riaverci.


In risposta alle pressioni internazionali, il governo di Baghdad
consentì tranquillamente agli Ebrei restanti di emigrare agli inizi
degli anni '70, pur lasciando in vigore le altre limitazioni. La
maggior parte degli Ebrei rimasti ora sono troppo anziani per partire.
Sono stati obbligati dal governo a trasformare in titoli, senza
ricompenso, gli oltre 200 milioni di dollari di proprietà della comunità
ebraica.


Il governo inoltre si avvale di una retorica antisemita. Una frase
utilizzata dal governo nel 2000 si riferiva agli ebrei come ai
"discendenti delle scimmie e dei maiali, adoratori del tiranno
infedele".[6]


Nel 1991, prima della Guerra del Golfo, il dipartimento di stato disse
"non c'è una evidenza recente di persecuzione di Ebrei, ma il regime
restringe i viaggi, in particolare in Israele e i contatti con gli Ebrei
all'estero."

Un articolo del Jerusalem Post sottolinea che 75 Ebrei sono fuggiti
dall'Iraq negli ultimi 5 anni, la maggior parte dei quali si è
distribuita in Olanda e in Inghilterra. Circa 20 sono emigrati in
Israele. [7]


Solo una sinagoga continua ad essere attiva in Iraq, "un edificio
friabile nascosto in un passaggio" a Bataween, un tempo il principale
quartiere ebraico a Baghdad.

Secondo il gestore della sinagoga "pochi bambini devono fare il
bar-mitzvah, e poche coppie devono sposarsi. Gli Ebrei possono praticare
la religione ma non gli è consentito occupare lavori in imprese di stato
o presso l'esercito". [8]

Il rabbino è morto nel 1996 e nessuno dei rimanenti Ebrei può
interpretare la liturgia e solo un paio fra loro conoscono l'ebraico.
L'ultimo matrimonio si è tenuto nel 1980.

Il governo iracheno ha rinnovato le tombe del profeta Ezechiele e dello
scrivano Ezra, che erano considerate sacre anche per i musulmani. La
tomba del profeta Giona è stata anch'essa rinnovata. Saddam Hussein ha
assegnato anche delle guardie per proteggere i luoghi sacri.

Una tempo, Baghdad era per un quinto ebraica; altre comunità si erano
installate 2500 anni fa. Oggi, sono circa 38 gli Ebrei che vivono a
Baghdad,ed una manciata di più nella parte settentrionale del paese
controllata dai curdi.
Note:

1. David Singer , Ed. American Jewish Year Book 2001. NY: American
Jewish Committee, 2001.
2. Jerusalem Post, (Dec. 13, 1997); Arieh Avneri, The Claim of
Dispossession, (Tel Aviv: Hidekel Press, 1984), p. 274; Maurice Roumani,
The Case of the Jews from Arab Countries: A Neglected Issue, (Tel Aviv:
World Organization of Jews from Arab Countries, 1977), pp. 29-30; Norman
Stillman, The Jews of Arab Lands in Modern Times, (NY: Jewish
Publication Society, 1991), pp. 117-119; Howard Sachar, A History of Israel, (NY: Alfred A. Knopf, 1979), p. 399.
3. Judith Miller and Laurie Mylroie, Saddam Hussein and the Crisis in the Gulf, (NY: Random House, 1990), p. 34.
4. Max Sawadayee, All Waiting to be Hanged, (Tel Aviv: Levanda Press, 1974), p. 115.
5. New York Times, (February 18, 1973).
6. U.S. State Department Report on Human Rights Practices for 1997.
7. Jerusalem Post (Dec. 13, 1997).
8. New York Times Magazine, (February 3, 1985).
9. Associated Press, (March 28, 1998).
10. Jerusalem Post (September 28, 2002).
5.. Gli Ebrei in Libano



1948 Popolazione ebraica: 20.000
2001: Meno di 100
Quando gli arabi cristiani governarono in Libano, gli Ebrei godettero di
una relativa tolleranza. Nella metà degli anni '50, circa 7.000 Ebrei
vivevano a Beirut. Essendo Ebrei in un paese arabo, comunque, la loro
situazione non era mai sicura e la maggior parte di loro partì nel 1967.



La guerra civile fra musulmani e cristiani combattuta nel 1975-76, anche
intorno al quartiere ebraico a Beirut, danneggiò molte case ebraiche,
negozi e sinagoghe. La maggior parte dei rimanenti 1.800 Ebrei libanesi
emigrò nel 1976, temendo che la crescente presenza siriana in Libano
avrebbe ridotto la loro libertà di emigrazione.



Nella metà degli anni '80, gli Hezbollah rapirono diversi Ebrei di
spicco da Beirut - la maggior di essi erano capi di ciò che restava
della minuta comunità ebraica del paese.

Quattro Ebrei fra loro furono trovati uccis. Quasi tutti i rimanenti
Ebrei si trovano a Beirut, dove è presente una commissione che
rappresenta la comunità. [1]

A causa della situazione politica corrente, gli Ebrei sono
impossibilitati a praticare apertamente l'ebraismo.
Note:
1. Maariv, (June 21, 1991); JTA, (July 22, 1993); Jewish Communities of
the World.

6.. Gli Ebrei in Libia

1948 Popolazione ebraica: 38.000

2002: 0

Nel novembre 1945, un selvaggio pogrom a Tripoli uccise più di 140 Ebrei
e ne ferì altre centinaia. Quasi tutte le sinagoghe furono depredate.

Nel giugno 1948, dei rivoltosi uccisero altri 12 Ebrei e distrussero 280
case ebraiche.



Migliaia di Ebrei fuggirono dal paese dopo che la Libia ottenne
l'indipendenza ed entrò a far parte della lega araba nel 1951.

Dopo la guerra dei sei giorni, la popolazione ebraica, che contava 7.000
individui, subì altri pogrom in cui furono uccisi 18 Ebrei, molti altri
furono feriti, causando un esodo così esteso che rimasero meno di 100 Ebrei in Libia.

Allorché il colonnello Gheddafi raggiunse il potere nel 1969, tutte le
proprietà degli Ebrei vennero confiscate e tutti i debiti cancellati.

Nel 1999, la sinagoga di Tripoli fu rinnovata ma non fu riaperta. [2]
L'ultima Ebrea vivente in Libia, Esmeralda Meghnagi, morì nel febbraio
2002. Questo ha segnato la fine dei una delle più antiche comunità
ebraiche, che affondava le sue radici nel terzo secolo d.C. [3]

Note:
1. Howard Sachar, A History of Israel, (NY: Alfred A. Knopf, 1979), p.
400; Norman Stillman, The Jews of Arab Lands in Modern Times, (NY:
Jewish Publication Society, 1991), p. 145.
2. U.S. Department of State, 2000 Annual Report on International
Religious Freedom, Released by the Bureau for Democracy, Human Rights,
and Labor Washington, DC, September 5, 2000.
3. Jerusalem Report, (March 11, 2002).
7.. Gli Ebrei in Marocco
1948 Popolazione ebraica: 265.000

2001: 5.700


Nel giugno 1948, sanguinose rivolte a Oujda e Djerada uccisero 44 Ebrei
e ne ferirono molti altri. Nello stesso anno, fu istigato un
boicottaggio economico non ufficiale nei confronti degli Ebrei
marocchini.



Nel 1956 il Marocco dichiarò la sua indipendenza, e l'immigrazione
ebraica verso Israele venne sospesa. Nel 1963, l'emigrazione fu ripresa,
consentendo a oltre 100.000 Ebrei marocchini di raggiungere Israele. [2]



Nel 1965, lo scrittore marocchino Said Ghallab descrisse l'attitudine
dei suoi compagni nei confronti dei loro vicini Ebrei:



Il peggior insulto che un marocchino poteva fare era quello di trattare
un suo compagno come un Ebreo... I miei amici d'infanzia sono rimasti
antisemiti. Nascondono il loro violento antisemitismo sostenendo che lo
stato d'Israele era la creatura dell'imperialismo occidentale...

Un intero mito hitleriano è stato coltivato fra la popolazione. I
massacri degli Ebrei da parte di Hitler sono stati esaltati
entusiasticamente. Viene anche dato credito al fatto che Hitler non è
morto, ma è vivo e sta bene, e il suo arrivo è atteso al fine di
liberare gli Arabi da Israele. [3]



Nonostante ciò, prima della sua morte nel 1999, il re Hassan tentò di
proteggere la popolazione ebraica ed al momento il Marocco è uno degli
ambienti più tolleranti per gli Ebrei nel mondo arabo.

Gli Ebrei marocchini emigrati, anche quelli con la cittadinanza
israeliana, sono liberi di visitare amici e parenti in Marocco. Gli
Ebrei marocchini hanno anche occupato posizioni rilevanti nella comunità
economica e governativa. La maggiore organizzazione ebraica
rappresentante della comunità è il "Conseil des Communautes Israelites"
a Casablanca.

Le sue funzioni includono relazioni esterne, affari pubblici generali,
patrimonio pubblico, finanze, mantenimento dei luoghi sacri, attività
giovanili, vita culturale e religiosa. [4]



"Gli Ebrei non risiedono più nelle tradizionali mellahs ebraiche, ma il
matrimonio misto è quasi sconosciuto. Tre comunità sono sempre state
religiose e tolleranti... La generazione più giovane preferisce
continuare i suoi studi più alti all'estero e tende a non ritornare in
MArocco. Così la comunità sta subendo un processo di invecchiamento" [5]



Ci sono sinagoghe, bagni rituali, case per anziani e ristoranti Kosher a
Casablanca, Fez,Marrakesh, Mogador, Rabat, Tetuan e Tangier. Nel 1992,
comunque, la maggioranza delle scuole ebraiche venne chiusa. Solo quelle
a Casablanca - il Chabad, ORT, Alliance e Otzar HaTorah - rimasero
attive. Tutte e quattro ricevono finanziamenti governativi.



"La comunità ebraica ha sviluppato una tradizione affascinante di
rituali e pellegrinaggi presso le tombe dei sacri saggi. Ci sono 13
luoghi famosi di questo genere, centinaia di anni antichi, ben
conservati dai musulmani. Ogni anno, i giorni speciali, folle di Ebrei
marocchini provenienti da tutto il mondo, Israele inclusa, affollano
tali sepolcri.

Un unicà festività marocchina, la mimunah, viene celebrata in Marocco ed
in Israele". [6]



Il Marocco è forse l'alleato più vicino ad Israele all'interno del mondo
arabo. Re Hassan ha tentato ripetutamente di essere il catalizzatore
dietro le quinte nel processo di pace arabo-israeliano. Nel 1986, ospitò
il primo ministro israeliano Shimon Peres in uno sforzo di stimolo del
progresso. Due mesi dopo, Hassan incontrò una delegazione di Ebrei di
origine marocchina, includente un membro della Knesset israeliana.

Nel 1993, dopo aver firmato l'accordo con l'OLP, il primo ministro
Ytzhak Rabin si recò in visita formale in Marocco.



Nel maggio 1999, re Hassan organizzò il primo incontro degl'unione
mondiale degli Ebrei marocchini, a Marrakesh.



Nell'aprile e maggio 2000, il governo marocchino patrocinò una serie di
eventi e conferenze per promuovere il rispetto fra le religioni. [7]

Andre Azoulay, consigliere reale e cittadino di spicco Ebreo, parlò a
proposito della necessità di un dialogo e del rispetto tra le religioni.
Nell'ottobre 2000, due giovani marocchini tentarono di danneggiare la
sinagoga di Tangeri. Il 6 novembre, Re Mohamed VI dichiarò pubblicamente
in un discorso televisivo che il governo non avrebbe tollerato un
maltrattamento degli Ebrei in Marocco. I giovani furono in seguito
condannati ad un anno di carcere. [8]

Note:
1. David Singer, Ed. American Jewish Year Book 2001. NY: American Jewish
Committee, 2001.
2. Maurice Roumani, The Case of the Jews from Arab Countries: A
Neglected Issue, (Tel Aviv: World Organization of Jews from Arab
Countries, 1977), pp. 32-33.
3. Said Ghallab, "Les Juifs sont en enfer," in Les Temps Modernes,
(April 1965), pp. 2247-2251.
4. U.S. State Department Report on Human Rights Practices for 1996;
Jewish Communities of the World; U.S. State Department Report on Human
Rights Practices for 1997.
5. Jewish Communities of the World.
6. Jewish Communities of the World.
7. U.S. Department of State, 2000 Annual Report on International
Religious Freedom, Released by the Bureau for Democracy, Human Rights,
and Labor Washington, DC, (September 5, 2000).
8. U.S. Department of State, 2001 Annual Report on International
Religious Freedom, Released by the Bureau for Democracy, Human Rights,
and Labor Washington, DC, (October 26, 2001).
04/10/2007 13:07
 
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8.. Gli Ebrei in Siria
1948 Popolazione ebraica: 3.000

2001: Meno di 100

Nel 1944, dopo che la Siria ottenne l'indipendenza dalla Francia, il
nuovo governo proibì agli Ebrei l'immigrazione in Palestina, e restrinse
severamente l'insegnamento dell'ebraico nelle scuole ebraiche. Il numero
di attacchi contro gli Ebrei salì, e si invitò a boicottare i loro
affari.

Quando fu dichiarata la partizione nel 1947, delle rivolte arabe ad
Aleppo devastarono la comunità ebraica, antica di 2500 anni. Decine di
Ebrei furono uccisi e oltre 200 case, negozi e sinagoghe furono
distrutti. Migliaia di Ebrei fuggirono dalla Siria per andare in
Israele. [1]

Poco dopo, il governo siriano intensificò le sue persecuzioni contro la
popolazione ebraica. La libertà di movimento fu ristretta severamente.
Gli Ebreic he tentavano di fuggire, affrontavano la pena di morte o la condanna ai lavori forzati. Agli Ebrei non era consentito lavorare per il governo o le banche, non potevano acquistare telefoni o patenti, e gli era vietato comprare beni.

I conti nelle banche degli ebrei furono congelati. Una strada per
l'aereoporto fu costruita sopra il cimitero ebraico a damasco; le scuole
ebraiche furono chiuse e affidate ai musulmani.


L'atteggiamento siriano nei confronti degli Ebrei si rifletteva nella
protezione di Alois Brunner, uno dei più conosciuti criminali nazisti.
Brunner, un aiutante capo di Adolf Eichmann, fu utilizzato come
consigliere nel regime di Assad.[2]

Nel 1987-88 la polizia segreta siriana catturò dieci Ebrei sospettati di
violare le leggi dell'emigrazione e di viaggio, pianificando di fuggire
e avendo fatto viaggi all'estero non autorizzati. Diversi tra coloro che
furono rilasciati hanno riportato di essere stati torturati mentre erano
in prigione.[3]


Nel novembre 1989, il governo siriano promise di facilitare
l'emigrazione di più di 500 donne Ebree single, che sovrastavano
numericamente gli uomini nella comunità ebraica e non potevano quindi
trovare un marito adatto. A 24 di loro fu permesso di emigrare
nell'autunno del 1989 e ad altre 20 nel 1991.[4]


Per anni, gli Ebrei in Siria vissero in un grande terrore. Il quartiere
ebraico di Damasco era sotto sorveglianza costante dalla polizia
segreta, che era presente durante le funzioni religiose in sinagoga, nei
matrimoni, nei bar-mitzvah e negli altri raduni ebraici.

Il contatto con gli stranieri era monitorato rigorosamente. I viaggi
all'estero erano concessi solo in casi eccezionali, ma solo se veniva
lasciata una cauzione di 300-1000 dollari, insieme ai membri familiari
che venivano utilizzati come ostaggi.

Le pressioni statunitensi fatte durante le negoziazioni di pace, sono servite a convincere il presidente Hafez Assad ad abolire queste restrizioni e quelle che proibivano agli Ebrei di comprare o vendere proprietà, nei primi anni '90.

In una operazione segreta nel tardo 1994, 1262 Ebrei siriani furono
portati in Israele. Il leader spirituale della comunità ebraica Rabbi
Avraham Hamra, presente da 25, era fra coloro che lasciarono la Siria e
si recò a New York (ora vive in Israele).La Siria ha garantito visti di
uscita a condizione che gli Ebrei non vadano in Israele. [5]

La decisione di liberare definitivamente gli Ebrei si ottenne
sostanzialmente come risultato di pressioni da parte degli USA a seguito
della conferenza di pace a Madrid del 1991.


Alla fine del 1994, la sinagoga Joab Ben Zeruiah ad Aleppo, in uso
continuo da più di 1.600 anni era deserta.

Un anno dopo, circa 250 Ebrei erano rimasti a Damasco, tutti
apparentemente per loro scelta. [6]

Nella metà del 2001, Rabbi Huder Shahada Kabariti stimò che circa 150
Ebrei vivevano a Damasco, 30 a Haleb e 20 a Kamashili.

Ogni due o tre mesi un rabbino viene in visita da Istanbul per
supervisionare la preparazione della carne kosher, che i residenti
congelano e utilizzano fino alla sua prossima visita.

Due sinagoghe sono ancora aperte a Damasco.[7]


Nonostante gli Ebrei siano stati occasionalmente oggetto di violenze dai
contestatori palestinesi in Siria, il governo ha preso strette misure
protettive, arrestando anche gli assalitori e sorvegliando le restanti
sinagoghe. [8]


Secondo il dipartimento di stato, gli Ebrei hanno ancora una scuola
primaria separata per l'istruzione religiosa all'ebraismo e gli è
concesso insegnare ebraico in alcune scuole.

Circa una dozzina di studenti seguono ancora alla scuola ebraica, che aveva 500 studenti come nel 1992.
Ebrei e curdi sono le uniche minoranze cui non è concesso partecipare al
sistema politico.
Inoltre "ai pochi Ebrei rimanenti sono generalmente vietati gli impieghi
di governo e non hanno obblighi di servizio militare. Sono la sola
minoranza i cui passaporti e le cui carte d'identità denotano la loro
religione." [9]
Note:
1. Howard Sachar, A History of Israel: From the Rise of Zionism to Our Time., (NY: Alfred A. Knopf, 1979), p. 400; Maurice Roumani, The Case of the Jews from Arab Countries: A Neglected Issue, (Tel Aviv: World Organization of Jews from Arab Countries, 1977), p. 31; Norman Stillman, The Jews of Arab Lands in Modern Times, (NY: Jewish Publication Society, 1991), p. 146.
2. Newsday, (November 1, 1987); information provided by Rep. Michael McNulty.
3. Middle East Watch, Human Rights in Syria, (NY: Middle East Watch, 1990), p. 94.
4. Country Reports on Human Rights Practices for 1991, (DC: Department
of State, 1992), p. 1610.
5. Jerusalem Post, (Oct. 18, 1994).
6. Jerusalem Post, (May 27, 1995).
7. Associated Press, (January 27, 2000).
8. U.S. Department of State, 2000 Annual Report on International
Religious Freedom, Released by the Bureau for Democracy, Human Rights,and Labor Washington, DC, (September 5, 2000).
9. U.S.State Department Report on Human Rights Practices for 2001.

Gli Ebrei in Tunisia

1948 Popolazione ebraica: 105.000
2001: 1.500 [1]
Dopo che la Tunisia ottenne l'indipendenza nel 1956, ci fu una serie di
decreti antiebraici che vennero promulgati dal governo.
Nel 1958, il consiglio della comunità ebraica tunisina fu abolito dal
governo e molte sinagoghe antiche, cimiteri e quartieri ebraici vennero
distrutti per un "rinnovo urbano". [2]

La crescente situazione instabile causò l'immigrazione di 40.000 Ebrei
tunisini in Israele. Nel 1967 la popolazione ebraica si era ridotta a
20.000 persone.

Durante la guerra dei sei giorni, gli ebrei furono attaccati da sommosse
di arabi, e molte sinagoghe e negozi furono bruciati.

Il governo denunciò la violenza e il presidente Habib Bourguiba si scusò
col rabbino capo. Il governo si appellò agli ebrei pregandoli di restare
ma non gli proibì di lasciare il paese. Di conseguenza 7.000 ebrei
immigrarono in Francia.


Nel 1982 ci furono altri attacchi contro gli ebrei nelle città di Zarzis
e Ben Guardane. Secondo il dipartimento di stato, il governo tunisino
"si comportò con decisione per fornire protezione alla comunità
ebraica". [3]


Nel 1985, una guardia tunisina aprì il fuoco sui pellegrini nella
sinagoga di Djerba, uccidendo cinque persone, quattro delle quali Ebree.
Da allora il governo ha cercato di prevenire ulteriori tragedie dando
agli ebrei tunisini una stretta protezione quando necessario. A seguito
del bombardamento da parte d'Israele del quartier generale dell'OLP il 1
ottobre 1985 vicino Tunisi, il governo prese straordinarie misure per
proteggere la comunità ebraica. [4]

Dopo la tragedia sul monte del Tempio nell'ottobre 1990, "il governo ha
imposto una pesante sicurezza attorno alla sinagoga principale di
Tunisi" [5]


Djerba ha uno dei maggiori asili ebraici. Ci sono anche sei scuole
primarie ebraiche, (tre collocate a Tunisi, due Djerba e una sulla
città costiera di Zarzis) e quattro scuole secondarie (due a Tunisi e
due Djerba).

Ci sono anche delle yeshivot a Tunisi e a Djerba. La comunità ha due
case di riposo. Il paese ha diversi ristoranti kosher e cinque rabbini
ufficianti: il rabbino capo a Tunisi, un rabbino a Djerba, e altri
quattro a Tunisi. La maggior parte della comunità ebraica osserva le
regole della Kashrut.


"Molti turisti vengono a visitare la sinagoga di Djerba El Ghriba, nel villaggio di Hara Sghira. Nonostante la struttura presente sia stata costruita nel 1929, si crede che ci sia sempre stato un continuo utilizzo del luogo come sinagoga da 1900 anni. Gli ebrei tunisini hanno rituali e celebrazioni unici e colorati , che includono il pellegrinaggio annuale a Djerba che ha luogo durante Lag BaOmer.
Il Museo Bardo di Tunisi contiente un 'esposizione che tratta
esclusivamente degli oggetti rituali ebraici" [6]


Oggi, i 1.300 Ebrei comprendono la minoranza religiosa più estesa. "il
Governo assicura libertà di culto per la comunità ebraica e paga lo
stipendio del rabbino capo" della comunità. [7]


Nell'ottobre 1999 la comunità ebraica ha eletto il nuovo Consiglio dei
direttori per la prima volta dall'indipendenza tunisina del 1956. Hanno
dato anche al Consiglio un nuovo nome :"La commissione ebraica della
Tunisia" [8]

L'11 aprile 2002 un camion contenente gas naturale esplose presso il
muro esterno della sinagoga di Ghriba, nel ritrovo di Djerba. Gli
ufficiali tunisini dissero che il camion aveva accidentalmente colpito
il muro della sinagoga, ma un gruppo collegato ad Al Qaeda di Osama Bin
Laden rivendicò la responsabilità di aver portato a termine un attacco
terroristico in una delle sinagoghe piu antiche in Africa.

L'esplosione uccise 17 persone, inclusi 11 turisti tedeschi. [9]

Note:

1. David Singer, Ed. American Jewish Year Book 2001. NY: American Jewish Committee, 2001.
2. Maurice Roumani, The Case of the Jews from Arab Countries: A
Neglected Issue, (Tel Aviv: World Organization of Jews from Arab
Countries, 1977), pp. 33; Norman Stillman, The Jews of Arab Lands in Modern Times, (NY: Jewish Publication Society, 1991), p. 127.
3. Country Reports on Human Rights Practices for 1982, (DC: Department of State, 1983), pp. 1290-91.
4. Country Reports on Human Rights Practices for 1985, (DC: Department of State, 1986), p. 1321.
5. Country Reports on Human Rights Practices for 1990, (DC: Department of State, 191), pp. 1664-65.
6. Jewish Communities of the World.
7. U.S. State Department Reporton Human Rights Practices for 1997.
8. U.S. Department of State, 2000 Annual Report on International
Religious Freedom, Released by the Bureau for Democracy, Human Rights,and Labor Washington, DC, September 5, 2000.
9. Washington Post, (April 17 & 23, 2002).


Gli Ebrei in Yemen

1948 Popolazione ebraica: 55.000 (ad Aden altri 8.000)

2001: Meno di 200 [1]

Nel 1992 il governo dello Yemen reintrodusse un'antica legge islamica
che richiedeva che gli Ebrei orfani al di sotto dei 12 anni venissero
forzatamente convertiti all'islam.

Nel 1947, dopo il voto di partito, rivoltosi musulmani raggiunti dalle
forze di polizia locale, effettuarono un pogrom sanguinoso ad Aden che
uccise 82 ebrei e distrusse centinaia di case ebraiche.

La comunità ebraica di Aden era economicamente paralizzate, poiché la
naggiore parte degli affari ebraici e dei negozi furono distrutti.
All'inizio del 1948 la falsa accusa di omicidio rituale di due bambine
portò al subimento di saccheggi [2].


Questa situazione crescente in modo pericoloso portò ad una emigrazione
virtuale di quasi l'intera tutta la comunità ebraica yemenita- quasi
50.000- tra il giugno 1949 e il settembre 1950 durante l'operazione
"Tappeto Magico". Una migrazione continua e minore fu concessa durante
il 1962, quando una guerra civile pose un brusco alt a susseguenti esodi
ebraici.

Fino al 1976, quando un diplomatico americano arrivò presso una piccola
comunità ebraica in una remota regione dello Yemen settentrionale, si
creeva che la comunità ebraica yemenita fosse estinta. Di conseguenza,
la condizione di Ebreo yemenita era disconosciuta nel mondo esterno.

Si scoprì che alcune persone non aderirono all'operazione "tappeto
magico" perché i membri familiari non volevano lasciare malati o parenti
anziani. A questi Ebrei era proibito emigrare e non gli era concesso
avere contatti coi parenti all'estero. Erano isolati e intrappolati,
sparsi attraverso le regioni montagnose del nord dello Yemen, senza
cibo, vestiti, cure mediche e utensili religiosi.

Perciò alcuni Ebrei yemeniti abbandonarono la loro fede per convertirsi
all'Islam.

Per un breve periodo di tempo, alle organizzazioni ebraiche fu permesso
di viaggiare apertamente verso lo Yemen, distribuendo libri d'ebraico e
materiale per la comunità ebraica.

Oggi, gli Ebrei sono solo una minoranza religiosa indigena dietro un
esiguo nnumero di cristani, indù e bahai.

La piccola comunità rimasta nel nord è tollerata e gli è concesso
praticare l'ebraismo. Comunque i suoi membri sono ancora trattati come
cittadini di seconda classe e non possono fare il servizio militare o
essere eletti per cariche politiche.

Agli ebrei è concesso vivere in una sezione di una città o di un
villaggio e spesso sono confinati a una scelta limitata di impiego,
tipicamente relativo all'allevamento o all'artigianato. Gli ebrei
possono, e lo fanno, possedere proprietà. [4]

Gli Ebrei sono sparsi e non esiste più una struttura comunitaria. Gli
Ebrei yemeniti hanno una vaga interazione sociale con i loro vicini
musulmani e non possono comunicare col mondo ebraico. Si crede che ci
siano due sinagoghe ancora funzionanti a Saiqaya e ad Amlah.

La vita religiosa non ha cambiato molto le leggi alimentari ebraiche,
gli Ebrei non possono mangiare i pasti coi musulmani. Inoltre, il
matrimonio è assolutamente proibito con religioni esterne.

Durante gli ultimi anni, circa 400 Ebrei sono immigrati in Israele
nonostante il divieto ufficiale di emigrazione. [5]

Lo stato ha riportato che a metà del 2000 "il governo ha sospeso la
politica di concedere agli israeliani di origine yemenita di viaggiare
verso lo yemen .

Comunque yemeniti, israeliani e altri ebrei possono viaggiare
liberamente verso e dentro lo Yemen con passaporti non israeliani"

Nel gennaio 2001, il "General's people party" attualmente al governo ha
proposto per la prima volta la candidatura di un Ebreo yemenita per le
elezioni parlamentari.

Il candidato Ibrahim Ezer, era raccomandato dal presidente Ali Abdallah
Salah come un gesto di benvenuto verso l'amministrazione Bush nel
tentativo di ricevere un aiuto economico per lo Yemen.

La commissione generale dell'elezione, ha in seguito rifiutato la
candidatura di ezer per il fatto che un candidato deve essere figlio di
due genitori musulmani. Gli analisti politici hanno congetturato che la
vera ragione era il desiderio di non stabilire un precedente per
consetire ad un Ebreo di concorrere per la carica. [7]

Note:
1. David Singer, Ed. American Jewish Year Book 2001. NY: American Jewish Committee, 2001.
2. Howard Sachar, A History of Israel, (NY: Alfred A. Knopf, 1979), pp. 397-98; Maurice Roumani, The Case of the Jews from Arab Countries: A Neglected Issue, (Tel Aviv: World Organization of Jews from Arab Countries, 1977), pp. 32-33; Norman Stillman, The Jews of Arab Lands in Modern Times, (NY: Jewish Publication Society, 1991), p. 498.
3. Jerusalem Post, (February 15, 1992); Jewish Telegraphic Agency,
(February 26, 1992).
4. Jewish Communities of the World; U.S. State Department Report on Human Rights Practices for 1997.
5. Jewish Communities of the World.
6. U.S. Department of State, 2001 Annual Report on International
Religious Freedom, Released by the Bureau for Democracy, Human Rights,
and Labor Washington, DC, (October 26, 2001).
7. Jerusalem Post, (January 30, 2001).


Note
[1] Vamberto Morais, A Short History of Anti-Semitism, (NY: W.W Norton and Co., 1976), p. 11; Bernard Lewis, Semites & Anti-Semites, (NY: WW Norton & Co., 1986), p. 81.
[2] Oxford English Dictionary; Webster's Third International Dictionary.
[3] Official British document, Foreign Office File No. 371/20822 E
7201/22/31; Elie Kedourie, Islam in the Modern World, (London: Mansell, 1980), pp. 69-72.
[4] Howard Sachar, A History of Israel: From the Rise of Zionism to Our Time, (NY: Alfred A. Knopf, 1979), p. 196.
[5] Jordanian Nationality Law, Official Gazette, No. 1171, Article 3(3) of Law No. 6, 1954, (February 16, 1954), p. 105.
[6] From a letter sent to M. Rene Mheu, Director General of UNESCO, and reproduced in Al-Thawra, (May 3, 1968).
[7] The Religious Ordinances Reader, (Syrian Ministry of Education, 1963-1964), p. 138.
[8] Basic Syntax and Spelling, Syrian Ministry of Education, 1963.
[9] Religious Teaching, Egyptian Ministry of Education, 1966.
[10] ModernWorld History,JordanianMinistry ofEducation1966, p.150.
[11] David K.ShiplerAraband Jew(NY: Times Books1986pp167170, 203.
[12] Meyrav Wurmser, The Schools of Ba'athism: A Study of Syrian
Schoolbooks, (Washington, D.C.: Middle East Media and Research Institute(MEMRI), 2000), p. xiii.
[13] Wurmser, p. 51.
[14] Middle East Media and Research Institute (MEMRI); Parade, (June 23,2002), p. 13.
[15] Jewish Telegraphic Agency, (March 4, 1991).
[16] Al-Mussawar, (August 4, 1972).
[17] Middle East Media and Research Institute (MEMRI),
[18] Al-Ahram (October 28, 2000)
[19] Jerusalem Post (November 19, 2001)
[20] Palestinian Authority television, (October 14, 2000)
[22] Palestinian Media Watch, www.pmw.org/ (March 15, 2000)
[22] Bernard Lewis,"The Pro-IslamicJews"Judaism(Fall 1968)p401.
[23] Bat Ye'or,The Dhimmi, (NJ: Fairleigh Dickinson University Press,1985), pp. 43-44.
[24] Bat Ye'or, pp. 185-86, 191, 194.
[25] Norman Stillman, The Jews of Arab Lands, (PA: The Jewish
Publication Society of America, 1979), p. 84; Maurice Roumani, The Caseof the Jews from Arab Countries: A Neglected Issue, (Tel Aviv: WorldOrganization of Jews from Arab Countries, 1977), pp. 26-27; Bat Ye'or,p. 72; Bernard Lewis, The Jews of Islam, (NJ: Princeton UniversityPress, 1984) p. 158.
[26] Stillman, pp. 59, 284.
[27] Roumani, pp. 26-27.
[28] Von GrunebaumEastern Jewry Under IslamViator, (1971)p.369.
[29] New York Times, February 19, 1947).
[30] Roumani, pp. 30-31; Norman Stillman, The Jews of Arab Lands inModern Times, (NY: Jewish Publication Society1991), pp. 119-122.
[31] Bat Ye'or, p. 61.
[32] Bat Yeor, p. 30
[33] Louis Gardet, La Cite Musulmane: Vie sociale et politique, (Paris:Etudes musulmanes,1954), p. 348.
[34] Bat Ye'or, pp. 56-57.
[35] Middle Eastern Studies, (1971), p. 232.
[36] Washington Post, (February 25, 2002).
[37] Esquire, (February 2003).

04/10/2007 13:09
 
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I diritti umani nei paesi arabi, di Mitchell G.Bard

Miti da confutare

18.a. "I governi arabi affermano di garantire i diritti umani di base
ai loro cittadini"
18.b. "I diritti delle donne sono attualmente protetti nel mondo
arabo"
18.c. "La libertà per i palestinesi nell'Autorità palestinese include
anche il diritto di vendere terre agli Ebrei"

[I miti in dettaglio]

18.a. MITO

"I governi arabi affermano di garantire i diritti umani di base ai
loro cittadini"

18.a. FATTI

Mentre è stata posta grande attenzione sulle presunte violazioni dei
diritti umani da parte di Israele in Cisgiordania e Gaza, la stampa
popolare ha deciso di ignorare potienzialmente le violazioni
dei diritti umani fondamentali che si verificano quotidianamente in
quasi tutte le nazioni arabe. Secondo il rapporto annuale compilato
dal Dipartimento di Stato, la maggioranza degli stati arabi
sono governati da regimi dittatoriali e oppressivi, che negano ai
loro cittadini le libertà di base di espressione politica, parola,
stampa e giusti processi. Il rapporto sullo sviluppo umano arabo
pubblicato da un gruppo di ricercatori arabi del programma di
sviluppo dell'ONU ha concluso che, fatte salve sette regioni del
mondo, i paesi arabi si collocano nelle posizioni più basse in una
graduatoria di libertà concesse nei paesi. Hanno anche il più basso
punteggio per "opinione e responsabilità", una misura di vari aspetti
del processo politico, libertà civile, diritti politici ed
indipendenza dei media. [1]

18.b. MITO

"I diritti delle donne sono attualmente protetti nel mondo arabo"

18.b. FATTI

Nella maggior parte dei paesi arabi, la Shari'a, o legge islamica,
definisce le regole del tradizionale comportamento sociale. Sotto
questa legge, alle donne viene dato un tuolo inferiore rispetto a
quello dell'uomo, e perciò sono discriminate per ciò che riguarda i
diritti personali e la libertà individuale.

Un esperto di medioriente, Daniel Pipes, spiega: "Dal punto di vista
islamico... la sessualità femminile si considera essere così potente
da costituire un effettivo pericolo per la società". Perciò, le donne
non dominate costituiscono "la più pericolosa minaccia da affrontare
per gli uomini per rispettare i comandi divini". Inoltre,
il "desiderio femminile e il loro fascino irresistibile da alla donne
un potere sull'uomo che concorre con quello di Dio." [2]

"Lasciati a se stessi", continua Pipes, "gli uomini potrebbero cadere
vittime delle donne ed abbandonare Dio", portando di conseguenza a un
disordine civile fra i credenti.

Tradizionalmente le donne arabe si sposano in giovane età con un uomo
scelto dal loro padre. Un marito ha il diritto di divorziare in
qualunque momento, anche contro la volontà della moglie, dichiarando
semplicemente a voce la sua intenzione.

Nonostante l'immagine di una donna con uguali diritti si stia
lentamente diffondendo attraverso alcuni stati laici arabi, questa
idea resta confinata ai centri urbani e alle sfere di estrazione
sociale superiore.

La mutilazione sessuale rituale delle donne è ancora diffusa in aree
rurali dell'Egitto, della Libia, dell'Oman e dello Yemen.

Inoltre le leggi che restringono i diritti della donna restano
affermati in quasi tutte le nazioni arabe. In Siria, un uomo può
impedire alla moglie di lasciare il paese. In Egitto, Libia, Iraq,
Marocco, Giordania, Oman e Yemen, le donne sposate devono avere il
permesso scritto del marito
per viaggiare all'estero, e comunque glielo si può impedire per una
ragione qualunque.
In Arabia Saudita, le donne devono ottenere il permesso dal parente
maschio più stretto per lasciare il paese o per viaggiare sui mezzi
pubblici nelle diverse parti del paese.

Secondo l'ONU, "l'utilizzo delle possibilità delle donne arabe
attraverso la partecipazione economica e politica resta la più bassa
al mondo in termini quantitativi... In alcuni paesi con assemble
elette dalla nazione, alle donne è ancora negato il diritto di votare
o di ricoprire cariche di servizio. E una donna araba su due non sa
né leggere né scrivere" [2a]

In una corte saudita di Shari'a, la testimonianza di un uomo equivale
a quella di due donne. In Kuwait, la popolazione maschile può votare,
mentre le donne sono ancora prive di tale diritto. Egitto, Marocco,
Giordania e Arabia Saudita hanno ancora leggi che affermano che
l'eredità di una donna deve essere inferiore rispetto a quella dei
suoi fratelli (tipicamente circa la metà).
La legge Marocchina giustifica l'omicidio o il ferimento di una donna
colta in fallo in un atto di adulterio; nonostante ciò le donne sono
punite per aver danneggiato i loro mariti nelle stesse circostanze.

Picchiare la moglie è una pratica relativamente comune nei paesi
arabi, e una donna maltrattata ha un piccolo ricorso.
Il dipartimento di stato ha sottolineato relativamente alla Giordania
(e alla maggior parte del mondo arabo): "Picchiare la moglie è
tecnicamente una ragione di divorzio, ma il marito può cercare di
dimostrare che ha l'autorità per farlo in base al corano per
correggere una moglie non religiosa o disobbediente picchiandola" [3]

In Arabia Saudita le restrizioni contro le donne sono fra le più
estremiste nel mondo arabo. Le donne saudite non possono sposare un
non saudita senza il permesso del governo (che viene concesso
raramente); gli è proibito guidare macchine o biciclette; non possono
usare servizi pubblici se sono presenti degli uomini; sono obbligate
a sedersi sul fondo degli autobus pubblici; sono segregate dagli
uomini.
All'Università di Riyadh King Saud, i professori danno lezioni in
aule di uomini mentre le donne osservano in classi femminili distanti
attraverso una televisione a circuito chiuso. [3a]
"Le rubriche di consigli [islamici]" nella stampa saudita
raccomandano come parte del proprio matrimonio di educare
rigorosamente le donne.
Le donne devono coprire interamente il corpo e il viso in pubblico, e
quelle che non lo fanno sono soggette a un' umiliazione pubblica da
parte della polizia religiosa saudita, conosciuta anche come
Mutaaw'in. I sauditi estendono il loro trattamento discriminatorio
anche alle donne all'estero. Durante una visita negli Stati Uniti da
parte del Principe Abdullah, ad esempio, gli assistenti del principe
hano richiesto che non vi fossero controllori di volo donne atte a
controllare il volo del principe in Texas per visitare il presidente
Bush. Hanno anche richiesto che non ci fossero donne sulla pista
d'atterraggio del jet. [3b]

L'ONU, le organizzazioni internazionali e le organizzazioni non
governative locali premono costantemente sui regimi arabi per
migliorarne i diritti umani, in particolare quelli delle donne.
Secondo i dati ONU, la proporzione di donne rappresentata nei
parlamenti arabi è del 3,4% (a confronto con l'11,4% del resto del
mondo). Inoltre, il 55% delle donne arabe sono analfabete.
L'assistente del Vice segretario generale delle nazioni unite, Angela
King, ha pubblicamente richiamato gli stati arabi a garantire alle
donne i loro diritti. [4]

I regimi arabi trovano diversi modi per affrontare le pressioni
internazionali volte al miglioramento dei diritti delle donne. Spesso
preferiscono introdurre dei lievi miglioramenti nello status delle
donne piuttosto che intraprendere riforme radicali che potrebbero
contraddire la loro ideologia e inimicarsi gli elementi conservatori
del paese.



18.c. MITO

"La libertà per i palestinesi nell'Autorità palestinese include
anche il diritto di vendere terre agli Ebrei"

18.c. FATTI

Nel 1996, il Mufti dell'autorità palestinese, Ikremah Sabri, emanò
una fatwa (decreto religioso), vietando la vendita delle proprietà
degli arabi e dei musulmani agli Ebrei.
Chiunque avesse violato tale ordine sarebbe stato ucciso. Almeno
sette proprietari terrieri furono uccisi quell'anno. Sei anni dopo,
il capo dell'Intelligence palestinese in Cisgiordania,il generale
Tawfik Tirawi, ammise che i suoi uomini erano i responsabili degli
omicidi. [4a]

Il 5 maggio 1997, il ministro di giustizia dell'Autorità Palestinese
Freih Abu Middein annunciò che la pena di morte sarebbe stata imposta
su chiunque fosse stato giudicato colpevole di cedere "un centimetro"
ad Israele. In seguito in quel mese, due proprietari terrieri furono
uccisi. Gli ufficiali dell'Autorità palestinese negarono ogni
connessione con gli omicidi. Un anno dopo, un altro palestinese,
sospettato di vendere le terre agli Ebrei fu ucciso. L'autorità
palestinese ha anche arrestato dei proprietari terrieri sospettati di
violare le leggi giordane (in vigore nella Cisgiordania), che
proibiscono la vendita delle terre agli stranieri. [5]


DIRITTI UMANI NEI PAESI ARABI

(se non evidenziato, tutte le informazioni provengono dai rapporti
del dipartimentio di stato statunitense sull'esercizio dei diritti
umani 2000-2001)

ARABIA SAUDITA

Nonostante la commissione internazionale statunitense sulla libertà
religiosa abbia dichiarato che, con il declino dei talebani, l'Arabia
Saudita è probabilmente il peggiore oppressore dei diritti religiosi
nel mondo, l'amministrazione Bush ha deciso su ragioni politiche di
lasciare il regno fuori dalla sua lista annuale dei "paesi di
interesse particolare", una lista nera americana dei paesi conivolti
in "sistematiche, perpetrate ed enormi" violazioni dei diritti delle
minoranze religiose. [5]

L'Arabia Saudita è una monarchia dinastica, governata dal re Fahd Bin
and Al-Aziz Al Saud. La costituzione del paese è il Corano e la sunna
(tradizione) del profeta Maometto, e il governo quindi è governato da
una interpretazione rigorosa della legge islamica. Poiché non sono
presenti istituzioni democratiche, i cittadini non hanno ruolo nel
governo. La sicurezza nel paese viene fatta rispettare sia dalla
forza di sicurezza laica, e dai Mutawwai'n, la polizia religiosa, che
comprende
la commissione per promuovere la virtù e la prevenzione della
depravazione. Poiché il punto di vista tradizionale islamico sui
diritti umani non coincide con quello moderno, il governo ha concesso
a entrambe le sicurezze, religiose e laiche, di commettere gravi
abusi.

Diritti Legali:
Tortura, percosse, ed altri abusi sui prigionieri sono commessi
regolarmente sia dai Mutawaa'in che dagli ufficiali del ministro
degli Interni. Inoltre, almeno una persona è stata uccisa
recentemente dai Mutawwa'in per una violazione religiosa minore.
Altre esecuzioni durante l'anno 2000 sono state per crimini che
variavano da un "comportamento sessuale deviato" alla stregoneria, ed
erano accompagnate da lapidazioni, decapitazioni, o da plotoni
d'esecuzione; inoltre alcuni prigionieri venivano puniti con
amputazioni o con la perdita di un occhio. I prigionieri a volte
vengono detenuti per lunghi periodi di tempo senza processi o accusa.

La libertà di parola e di stampa sono severamente limitate in Arabia
Saudita - criticare l'Islam o la famiglia reale è illegale, e di
conseguenza si può ottenere un imprigionamento prolungato senza
processo. TV, radio, internet e la letteratura sono censurate
pesantemente. La libertà di associazione e riunione sono limitate,
soggette a regolamenti come la separazione degli uomini e delle donne
negli incontri.

Trattamento delle Donne:

Le donne sono vittime di una discriminazione sistematica in Arabia
Saudita. La violenza domestica e lo stupro sono problemi diffusi e le
donne non hanno alcun risarcimento per tali crimini.
Le donne non possono viaggiare, essere ammesse in un ospedale o
guidare una macchina senza il permesso del loro marito. Gli autobus
sono separati, le donne devono sedere in fondo. Quelle donne che non
indossano un abaya (un indumento che copre tutto il corpo) e che non
coprono il loro volto e i loro capelli sono perseguitate dai
Mutawaa'in. Le leggi che discriminano le donne includono quelle
relative alla proprietà, alla testimonianza in una corte, alla
custodia dei bambini in caso di divorzio. Solo il 5% delle donne
occupa un posto di lavoro, ed è quasi impossibile per una donna
essere impiegata in altro che non sia uno dei lavori più semplici.
Inoltre, la mutilazione genitale femminile è legale ed è praticata in
alcune zone dell'Arabia Saudita.

Le donne di paesi stranieri devono rispettare le leggi ristrette
dell'Arabia Saudita e l'esercito statunitense è arrivato al punto di
chiedere alle donne soldato di indossare vestiti casti, di viaggiare
sul sedile posteriore delle macchine, di farsi scortare da uomini
fuori dalle basi. Nel 2001, il pilota donna col più alto grado della
flotta aerea USA ha citato in giudizio il governo americano allo
scopo di far cessare questa politica perché essa discrimina le donne,
viola la loro libertà religiosa, e le obbliga a seguire usanze
richieste da altre religioni che non gli appartengono.
Il Pentagono ha in seguito abolito l'ordine che le donne indossassero
l'abayas nero indossato dalle donne saudite, ma ci sono ancora altre
restrizioni che vengono applicate. [6]

Diritti dei Lavoratori:

Non ci sono leggi sul lavoro, unioni o contratti collettivi in Arabia
Saudita. poiché il lavoro forzato è tecnicamente illegale, i
lavoratori stranieri e i domestici del posto sono forzati a volte a
lavorare fino a sedici ore al giorno, sette giorni alla settimana. La
paga è spesso trattenuta per settimane o per mesi. Rapporti non
confermati indicano che le donne sono a volte costrette a lavorare
come prostitute, e i bambini sono costretti a chiedere l'elemosina.
Ufficialmente la tratta di persone è illegale per la legger saudita.

Trattamento delle Minoranze:

Non c'è libertà religiosa in Arabia Saudita. Tutti i cittadini devono
essere musulmani, e solo la branca sunnita dell'Islam può essere
praticata pubblicamente. C'è una discriminazione istituzionale contro
i musulmani sciiti. Altre religioni all'infuori dell'Islam sono
tollerate se praticate con discrezione; alcuni Cristiani furono
deportati nel 2000 perché praticavano "apostasia" in una maniera
troppo pubblica.



GIORDANIA

Il regno ascemita della Giordania è una monarchia costituzionale
governata da re Abdullah bin Hussein. Mentre le elezioni dirette sono
usate per stabilire i rappresentanti della casa inferiore del
Parlamento, costituita dai 104 deputati della camera, la casa
superiore, di 40 posti in senato, viene stabilita dal re. Il potere è
virtualmente concentrato nelle mani del re, che può destituire
qualunque rappresentante o anche sciogliere il parlamento, come fece
nel giugno 2001. Infatti i cittadini giordani non possono cambiare
il loro governo. Molte violazioni dei diritti umani sono presenti in
Giordania e vengono trascurate dal governo.

Diritti Legali:

Le forze di sicurezza giordane usano regolarmente le torture, che
hanno portato recentemente a diversi decessi. I prigionieri sono
spesso imprigionati senza accusa, non gli è concesso incontrare i
loro avvocati, sono tenuti in condizioni antigieniche; questo viene
fatto anche nei confronti dei giornalisti accusati di "diffamazione",
intendendo con ciò una critica al governo o al re.
Le espulsioni forzate sono rare in Giordania, e sono usate in
generale solo per terroristi sospetti; i gruppi terroristici sono ben
rappresentati in Giordania. Ad esempio, il monvimento islamico della
giordania ("il gruppo del Ahmed al daganesh") e i Nobili della
Giordania hanno rivendicato la responsabilità nell'agosto 2001 di
aver assassinato un uomo d'affari israeliano ad Amman.
Il governo ha negato che l'uccisione fosse politica e non ha fatto
alcun arresto in questo caso.

La libertà di assemblea, associazione, stampa e parola sono ristrette
tutte dal governo; gli autori di articoli sul governo critici o
satirici sono spesso arrestati e imprigionati.
Nell'Agosto 2002, la licenza della stazione televisiva al-jazeera è
stata revocata per aver mandato in onda punti di vista critici nei
confronti del governo. [6a]

Trattamento delle Donne:

Le donne giordane sono in netto svantaggio legale. Lo stupro
coniugale è legale, le percosse alla moglie sono diffusissime, e
spesso permesse dalla legge, e i crimini d'onore (violenza domestica
contro le donne accusate da uomini che credono che la donna abbia
minato il loro onore con un "comportamento immorale") ricevono
condanne minime.
Tali crimini d'onore sono diventati così comuni che comprendono il
25% degli omicidi totali in Giordania nel 2000, secondo uno studio.
Anche finanziariamente, le donne sono svantaggiate. La sicurezza
sociale, l'eredità, il divorzio e la testimonianza sono tutte leggi
che favoriscono l'uomo. Le donne guadagnano meno degli uomini a
parità di lavoro, e sono meno rappresentate sul posto di lavoro.
La mutilazione genitale femminile, una volta praticata ampiamente in
Giordania è stata ampiamente interrotta. Alcune tribù comunque
mantengono questa pratica.
Molto più comune è l'abuso sulle bambine, specialmente sessuale.
Mentre la legge prevede una punizione decisa per questi casi, pochi
vengono poi in realtà investigati.



Diritti dei Lavoratori:

Le leggi sul lavoro sono generalmente buone; ma ci sono comunque
delle eccezioni. Nonostante il lavoro forzato sia illegale in
Giordania molti domestici stranieri lavorano sotto condizioni pari a
quelle di un lavoro forzato.
Inoltre il lavoro minorile è estremamente diffuso nonostante il
governo abbia intrapreso alcuni passi per ridurlo.

Trattamento delle Minoranze:

La libertà religiosa è una delle parti più rispettate in Giordania.
Mentre solo le tre "religioni monoteiste principali" (islam, Ebraismo
e Cristianesimo) sono ufficialmente riconosciute dal governo, tutte
le altre religioni possono essere liberamente praticate, e hanno pari
diritti.
L'unica eccezione è quella che regola la fede Baha'i i cui membri
affrontano una discriminazione sistematica. Possono comunque
praticarla apertamente. Dopo la guerra del 1948 e dopo quella del
1967 la Giordania ha garantito la cittadinanza ai rifugiati
palestinesi in fuga da Israele. I rifugiati arrivati in seguito non
sono stati riconosciuti cittadini e sono ampiamente discriminati.



LIBANO

Dalla fine della guerra civile, durata 16 anni, nel 1991, il Libano è
stato controllato sostanzialmente dalla Siria, che staziona circa
25.000 soldati nel paese.
Così, nonostante il Libano sia tecnicamente una repubblica
parlamentare, né i cittadini né i governanti ufficiali hanno molta
rilevanza nel cambiamento del loro governo, poiché la Siria prende
tutte le decisioni politiche ed influenza pesantemente le elezioni.
Il governo libanese e l'esercito non rispettano i diritti umani, e
diverse organizzazioni terroristiche che sono stabilite in Libano
commettono anch'esse abusi.

Diritti Legali:

Mentre i delitti di politici sono sconosciuti in Libano, ci sono
state diverse morti e sparizioni di prigionieri politici in prigione
in attesa di giudizio.
Gli arresti arbitrari sono comuni,e alcuni prigionieri sono tenuti
per lunghi periodi di tempo senza processo o accuse. L'uso della
tortura è ampiamente documentato.
Nelle aree del paese controllate dalla milizia degli Hezbollah,
supportata dalla Siria, viene applicata solo la legge islamica; nei
campi profughi palestinesi indipendenti al sud, non c'è un sistema
legislativo specifico applicato. In entrambe le locazioni, le
violazioni di diritti umani sono diffuse.
La libertà di parola e di stampa sono garantite dalla legge, e sono
rispettate quasi ovunque; comunque sono comuni casi di censura.
Il diritto di riunione garantito dalla legge è relativo al solo
governo. Nell'agosto 2001 la maggior parte degli studenti cristiani
ha promosso una protesta non violenta contro il ruolo della Siria in
Libano e sono stati caricati dalle forze di sicurezza.

Alcuni giorni prima altri attivisti anti-siriani furono arrestati. [7]
Nell'agosto 2001, le forze di sicurezza libanesi hanno arrestato un
giornalista cristiano in una fase di indurimento contro i dissidenti
cristiani anti-siriani. La settimana prima circa 200 membri dei
gruppi dell'opposizione guidati dai cristiani contro il controllo
della Siria sul Libano sono stati arrestati. [8]
Gli abitanti del Libano hanno sofferto della presenza di numerose
organizzazioni terroristiche che operano all'interno del Libano.
Questi gruppi attaccano sia obiettivi all'interno del paese, che
Israele dal Sud; nel secondo caso la popolazione libanese è obbligata
a subire la violenza delle rappresaglie. Comunque, gli attacchi su
Israele sferrati dagli Hezbollah e da altri gruppi terroristici sono
diminuiti significativamente dal ritiro di Israele dal Libano
meridionale nel maggio 2000.

Trattamento delle Donne:

La violenza domestica e lo stupro sono problemi sociali significativi
e affliggono larga parte della popolazione. I crimini d'onore sono
illegali, ma vengono applicate sentenze ridotte in tali casi.
Mentre una donna può tecnicamente intraprendere la professione che
desidera, c'è una forte pressione sociale che previene la maggior
parte delle donne dal fare ciò. Molte altre leggi in Libano sono
basate sulle leggi islamiche e sono discriminatorie nei confronti
delle donne e dei bambini.

Diritti dei Lavoratori:

Il lavoro forzato non è illegale, e molti domestici stranieri, donne
e bambini sono costretti a lavorare contro la loro volontà. Il lavoro
minorile è generalmente diffuso. I bambini soffrono sotto la legge
libanese anche in altri modi: abuso sui bambini, rapimenti, e anche
la vendita dei bambini per le agenzie di adozione sono relativamente
comuni, e ignorati dal governo.

Trattamento delle Minoranze:

La libertà religiosa è generalmente rispettata, nonostante alcune
discriminazioni siano presenti nel sistema legale: ad esempio, alcune
posizioni governative possono essere ricoperte solo da musulmani. I
rifugiati palestinesi che vivono in Libano non hanno diritti, e non
possono diventare cittadini dello stato.





SIRIA

Tecnicamente la Siria è una democrazia parlamentare in cui i
rappresentanti sono stabiliti con elezioni dirette; in pratica, il
presidente Bashar Assad esercita un potere assoluto.
Quando suo padre Hafez Assad morì il 10 giugno 2000 dopo 30 anni di
regnanza, Bashar concorse senza oppositori per il mandato, di
conseguenza, l'età minima richiesta per legge per un presidente fu
decrementata da 40 a 34 anni, l'età di Bashar.
A causa di una legge marziale approvata d' urgenza nel 1963, il
potere dei servizi di sicurezza e militari operano indipendentemente
l'una dall'altra e senza ostacoli da parte del governo.
I diritti umani sono significativamente ristretti dal governo, e i
servizi di sicurezza commettono anche pesantissimi abusi.

Diritti Legali:

A causa del potere dei servizi di sicurezza, i diritti legali dei
cittadini siriani non sono fatti rispettare. Arresti arbitrari,
torture e scomparse dei prigionieri accadono regolarmente. I
prigionieri politici siriani, libanesi e giordani sono trattenuti e
segregati dal governo per lunghi periodi di tempo, così come i
soldati israeliani catturati dalla Siria e dagli Hezbollah,
l'organizzazione terroristica che supporta in Libano. I prigionieri
catturati venti anni fa restano ancora nelle carceri senza motivo. La
libertà di parola e di stampa sono garantite dalla legge ma diverse
sono le restrizioni. La pubblicazione di una qualsiasi "informazione
falsa" che si oppone "all'obiettivo della rivoluzione" è punibile con
sentenze di lunga prigionia.Tutte le società di stampa sono possedute
e manovrate dal governo.
Nel 2001, 10 attivisti pro-democratici furono arrestati e accusati di
incitamento alla ribellione, propagazione di bugie e tentativo di
cambiare forzatamente la costituzione. [9]
La libertà di associazione è severamente ristretta dal governo e la
libertà di assemblea non esiste.

Trattamento delle Donne:

La violenza domestica è presente in Siria, nonostante sia poco
conosciuta la sua presenza. Non è illegale lo stupro coniugale e si
verificano crimini d'onore. Legalmente molte leggi finanziarie, come
l'eredità e la sicurezza sociale, discriminano le donne e la
punizione per adulterio per le donne è doppia rispetto all'uomo. Le
donne non possono viaggiare fuori dal paese senza il permesso del
marito. Sono impiegate in tutte le aree ma poco rappresentate nella
maggior parte dei campi.

Diritti dei Lavoratori:

Il lavoro minorile è comune nonostante la contrarietà delle leggi.
Inoltre, i diritti a formare unioni e contratti collettivi sono
ristretti.

Trattamento delle Minoranze:

La libertà religiosa è generalmente rispettata, con due eccezioni:
gli Ebrei sono sistematicamente esclusi dalle cariche governative, e
mancano loro molti diritti di base; e i gruppi estermisti islamici
sono frequentemente bersaglio di discriminazioni e attacchi, dovuti
ai nuomerosi gruppi terroristici islamici che si oppongono al governo.
I curdi sono oppressi sistematicamente in Siria: non possono
diventare cittadini, hanno pochi diritti e l'insegnamento della loro
lingua e della loro cultura è fuori legge.

IRAQ

La costituzione irachena garantisce il potere al partito socialista
arabo ba'ath, dominato da Saddam Hussein e dai suoi parenti.
Hussein tenta di legittimare il suo potere riferendosi a
un "referendum" dell'Ottobre 1995 in cui ricevette il 99.9% dei voti.
Questa elezione, comunque, non ha avuto né voto segreto né altri
candidati all'opposizione, e i cittadini iracheni hanno riportato di
temere le rappresaglie
se avessero espresso un voto dissidente. Il record dell'Iraq sulla
violazione dei diritti umani, indica che questa paure era garantita -
il governo iracheno commette serie violazioni di diritti umani -
principalmente attraverso l'uso di svariate milizie che operano nello
stato.
Tali milizie sono lo strumento per il mantenimento di un'atmosfera di
paura e repressione.

Diritti Legali:

Le tattiche politiche del governo sono tra le più brutali al mondo. I
cittadini sono periodicamente arrestati e giustiziati per crimini
come la diserzione, la critica al governo e la prostituzione.
Inoltre, i criminali accusati di crimini minori sono periodicamente
uccisi in massa come parte di un sistema di "pulizia delle prigioni"
disegnato per ridurre la popolazione carceraria.
Figure politiche o religiose considerate comeuna minaccia verso
Saddam o altri esponenti sono uccisi senza esitazione, e senza accusa
di un crimine specifico.
Coloro che sono accusati di un determinato crimine ricevono di rado
dei processi corretti, poiché la decisione di una qualunque delle
corti può essere calpestata dal Presidente. A volte i processi non
sono tenuti per niente. La tortura viene usata sistematicamente nelle
prigioni irachene.
Mentre il governo rispetta ufficialmente i diritti di parola, stampa,
riunione e associazione, tutti questi diritti sono ristretti in
pratica. Il governo possiede tutti i giornali del paese e li manipola
come strumento di propaganda. Qualunque frase critica nei confronti
del governo viene punita duramente e cittadini che si riuniscono
pacificamente vengono repressi, e avolte attaccati dalle milizie
governative.
Testimonianze di pesanti crimini di guerra sono state spesso dirette
verso l'Iraq. Le atrocità commesse durante la guerra tra Iran e Iraq
dal 1980 al 1988, e durante la guerra del Golfo nel '91, si
rispecchiano oggi che, mentre le forze irachene combattono contro
l'esercito curdo il quale controlla il nord dell'Iraq, vengono
colpiti civili, e si piantano mine in aree civili.
Gli ispettori ONU che monitoravano gli impianti di armi chimiche e
militari dell'Iraq sono stati definitivamente esplusi nel '97.

Trattamento delle Donne:

Si verifica la violenza domestica in Iraq ma non sono presenti
statistiche relative alla loro frequenza. I cirmini d'onore sono
legittimi secondo la legge irachena, e i crimini come la
prostituzione sono spesso puniti con la decapitazione. Numerose sono
le leggi presenti per la garanzia dei diritti delle donne sul posto
di lavoro, ma è difficile determinare quanto successo abbiano
prodotto in termini di uguaglianza.

Diritti dei Lavoratori:

I lavoratori non hanno potenzialmente diritti in Iraq. Le unioni sono
illegali, e nonostante il lavoro forzato sia tecnicamente illegale,
rinunciare a un lavoro può portare al carcere. Il lavoro minorile è
comune, nonostante il governo legiferi contro di esso.

Trattamento delle Minoranze:

Libertà religiose sono tecnicamente concesse, ma non rispettate dal
governo. Mentre la maggior parte della popolazione consiste di
sciiti, la minoranza sunnita controlla il partito Ba'ath. Infatti, i
leader religiosi sciiti sono spesso assassinati o repressi. La
piccola comunbità cristiana è stata soggetta anch'essa ad abusi.
I curdi che controllano la parte settentrionale dell'Iraq sono stati
duramente oppressi. Ai curdi è proibito vivere in Iraq propriamente,
e quelli presenti nel nord sono stati soggetti ad atrocità da parte
dell'esercito iracheno, incluse torture, esecuzioni sommarie e
attacchi sui centri civili utilizzando armi chimiche.

EGITTO

Secondo la sua costituzione, l'Egitto è una democrazia sociale in cui
l'Islam è la religione di stato. Il Presidente e il suo Partito
Nazionale Democratico, comunque, controllano la scena politica con
un'estensione tale che i cittadini non hanno una possibilità
significativa di cambiare il loro governo.
C'è stata una legge di emergenza in vigore dal 1981, che consentiva
al governo di trattenere in carcere delle persone senza accusa, e di
negare regolarmente i diritti legali ai cittadini egiziani.

Diritti Legali:

La libertà di stampa e di parola sono garantite dalla costituzione,
ma spesso sono negati in pratica. Il governo possiede e controlla le
tre maggiori testate giornalistiche e detiene il monopolio di stampa
e distribuzione. Così, i giornali criticano di rado il governo, e la
posizione dei partiti all'opposizione è spesso limitata sui giornali.
Gli studenti e gli ufficiali che criticano il governo sono spesso
incriminati con accuse di diffamazione, calunnia o di "diffusione di
informazioni false sull'Egitto", e vengono imprigionati. Le libertà
di associazione e riunione sono severamente ristrette.
Le torture fisiche e psicologicaùhe, nonostante siano ufficialmente
fuori legge, sono comunque comuni, ed è documentato che almento otto
prigionieri sono stato torturati a morte nel 2000. Le prigioni sono
in condizioni squallide. La polizia egiziana arresta arbitrariamente
e periodicamete dei prigionieri, spesso trattenendoli per lunghi
periodi senza accusa, processi o contatto con gli avvocati.

LA FRASE CELEBRE

"[L'Egitto] è un regime autocratico, stabilito mezzo secolo fa sotto
il segno del nazionalismo e del socialismo arabo, è politicamente
esausto ed è moralmente fallito. Mubarak, che ha frenato gli
estremisti islamici in Egitto solo attraverso la tortura e i
massacri, non ha un programma politico moderno né tantomeno una
visione progressista da offrire al suo popolo come alternativa al
vittimismo islamico di Osama bin Laden. Gli egiziani che hanno
tentato di promuovere un simile programma... sono ingiustamente
imprigionati. Invece, Mubarak si sostiene con i due miliardi di
dollari americani di aiuti, mentre consente ed incoraggia i media e i
clericali controllati dallo stato a promuovere una propaganda degli
estremisti islamici, anti-occidentale, anti-ebraica e anti-moderna.
La politica serve al suo proposito deviando la frustrazione popolare
con la mancanza di libertà politica o di sviluppo economico in
Egitto. Spiega inoltre perché così tanti arruolati di Osama bin Laden
sono egiziani."

Editoriale Washington Post,
11 Ottobre 2001

Trattamento delle Donne:

La violenza domestica è un serio problema sociale in Egitto; un
rapporto concluse che una donna sposata su tre è stata picchiata dal
marito. Inoltre lo stupro coniugale è legale. La mutilazione genitale
femminile viene ancora praticata, ma ci sono forti pressioni sociali
contro le donne impiegate. Legalmente, molte leggi, in particolare
sull'eredità, favoriscono gli umini, e un uomo che uccide una donna
in omicidi d'onore riceve una sentenza molto più leggera rispetto a
una donna che uccide un uomo in circostanze simili.

Diritti dei Lavoratori:

Le leggi sul lavoro in Egitto non sono adeguate per i membri delle
unioni; gli scioperi sono illegali e punibili con il carcere. Molte
leggi del governo sul lavoro non sono rafforzate, così come il minimo
salario e il massimo numero di ore. Mentre il lavoro minorile è stato
un problema in Egitto in passato, c'è stato un netto miglioramento
ultimamente.

Trattamento delle Minoranze:

L'Egitto garantisce la libertà di religione, e gli Ebrei e le
comunità cristiane sono in generale trattate bene. Nonostante ciò la
minoranza cristana ha riportato di essere stata discriminata, e ci
sono rapporti di conversioni forzate all'Islam. Ai membri di fede
Baha'i è categoricamente proibito di vivere o praticare la loro
religione in Egitto.

AUTORITA' PALESTINESE
Il record già scarso di diritti umani dell'ANP è peggiorato
dall'Intifada di al-Aqsa. Nel Settembre 2000 i membri dei servizi di
sicurezza palestinesi e i tanzim di fatah partecipavano ad attacchi
contro i civili e soldati israeliani. Poiché i palestinesi armati
hanno spesso lanciato i loro attacchi vicino alle case dei civili
palestinesi, i residenti di tali case si sono spesso trovati sulla
linea del fuoco quando Israele ha intrapreso le rappresaglie. Le
forze di sicurezza palestinesi non sono riuscite ad impedire ai
Palestinesi armati di fare fuoco sugli Israeliani in luoghi dove si
trovavano degli estranei.

Diritti Legali:

Nel dicembre 2001, il presidente dell'ANP Yasser Arafta ha dichiarato
lo stato d'emergenza e si è garantito ampi poteri legali.
Le forze di sicurezza palestinesi arrestano arbitrariamente e
detengono le persone, prolungano la detenzione e la mancanza di un
processo sono elementi frequenti.
Le corti non assicurano processi corretti e veloci. Le forze di
sicurezza ed esecutive dell'ANP spesso ignorano o non riescono a far
rispettare le decisioni delle corti.
L'ANP non proibisce per legge l'utilizzo di tortura o di forza contro
i detenuti, e le forze di sicurezza spesso sono state responsabili di
torture e di abuso esteso dei detenuti palestinesi.
I gruppi di monitoraggio dei diritti umani internazionali hanno
documentato una diffusa condotta arbitraria ed abusiva da parte
dell'ANP. Queste organizzazioni affermano che c'è un uso di tortura
diffuso e non ristretto a quelle persone detenute con accuse di
sicurezza. Almeno cinque palestinesi sono morti nel 2001 durante la
prigionia sotto l'ANP. Le forze di sicurezza palestinesi infrangono i
diritti dei cittadini alla privacy ed è stata imposta una ristretta
libertà di stampa e di parola, chiudendo i punti vendita dei media,
bandendo le pubblicazioni o la radiodiffusione, e imprigionando o
perseguitando periodicamente i membri dei media.
Ad esempio, dopo il brutale assassinio dei due soldati riservisti
dell'IDF alla stazione di polizia a Ramallah, il 12 ottobre 2000 la
polizia palestinese ha confiscato i filmati a molti giornalisti che
erano presenti sulla scena. Il 4 ottobre, un giornalista straniero
filmò tre membri delle forze di sicurezza palestinese distribuire
Molotov a diversi bambini.
Le forze di sicurezza hanno trattenuto il giornalista e la sua troupe
per diverse ore, e hanno poi distrutto il filmato. Le molestie
dell'ANP hanno contribuito alla pratica di auto-censura da parte di
diversi commentatori, reporter e critici palestinesi.

Violenza contro gli Israeliani:
La violenza palestinese durante l'"intifada di al-Aqsa" ha incluso
violente dimostrazioni, sparatorie e incidenti in cui i palestinesi
spesso tiravano pietre e molotov ai checkpoint dell'esercito
israeliano.
I civili israeliani ed ebrei nei territori sono diventati spesso
bersaglio di sparatorie e agguati, suicidi e altre esplosioni,
attacchi di mortaio, attacchi armati negli insediamenti e nelle basi
militari. I palestinesi agendo individualmente o in piccoli gruppi
non organizzati, inclusi alcuni membri dei servizi di sicurezza
palestinese, hanno ucciso 87 israeliani nei territori nel 2001. I
membri fuori dovere delle forze di sicurezza dell'ANP e i membri
della fazione Fatah di Arafat hanno partecipato in alcuni di questi
attacchi.

Diversi gruppi terroristici palestinesi, inclusi Hamas, Jihad
islamica, il fronte popolare per la liberazione della palestina, il
fronte democratico per la liberazione della palestina e i gruppi
affiliati di Fatah, come le brigate di al-Aqsa, hanno anche
rivendicato le responasibilità di attacchi contro civili Israeliani.
L'ANP ha fatto alcuni arresti relativi a tali assassini alla fine
dell'anno.
Circa 340 sospetti collaborazionisti e da 180 a 200 prigionieri
politici sono stati messi nelle carceri palestinesi dalla fine del
2001. Un certo numero di palestinesi sospetto di collaborazionismo
con Israele è stato arrestato, processato e giustiziato.
Dozzine di loro sono state semplicemente assassinate. [10]

Trattamento delle Donne:

L'abuso coniugale, l'abuso sessuale, uccisioni d'onore sono presenti,
ma la pressione sociale fa sì che molti incidenti non vengano
riportati e nella maggioranza dei casi viene trattata dai familiari
coinvolti, tipicamente i maschi dei membri della famiglia.
Le donne palestinesi sopportano varie forme di pregiudizi sociali e
di repressioni all'interno della loro società. Poiché il matrimonio
avviene in giovane età, le donne spesso non finiscono la scuola
obbligatoria.
Le restrizioni culturali a volte prevengono le donne dal frequentare
college o università.
Mentre è presente un movimento attivista di donne in Cisgiordania,
l'attenzione si è spostata solo di recente da aspirazioni
nazionaliste a questioni che affliggono enormemente le donne, come la
violenza domestica, l'accesso paritario all'educazione e all'impiego,
e le leggi concernenti l'eredità e il matrimonio. Le donne che si
sposano con un non correligionario, in particolare una donna cristana
che sposa un uomo musulmano, sono spesso disconosciuti dalle loro
famiglie e a volte perseguitati e minacciati di morte.
Un numero crescente di donne palestinesi lavorano fuori casa, dove
tendono ad incontrare una certa discriminazione. Non ci sono leggi
speciali che forniscono i diritti delle donne nel posto di lavoro. Le
donne non sono rappresentate nella maggior parte degli aspetti della
vita professionale.

Diritti dei Lavoratori:

Non c'è un salario minimo in Cisgiordania o nella striscia di Gaza e
non ci sono leggi che proteggono il diritto di sciopero dei
lavoratori.In pratica questi lavoratori hanno pochissima o alcuna
protezione dalla retribuzione del datore di lavoro.
All'inizio del 2000, gli insegnanti della Cisgiordania hanno fatto
uno sciopero. Il 5 maggio 2000 gli ufficiali dell'ANP hanno arrestato
uno dei leader dello sciopero per aver criticato in un'intervista
alla radio l'ANP. Anche la stazione radio è stata chiusa. Gli
insegnanti hanno sospeso lo sciopero il 17 maggio, nonostante il
fatto che nessuna delle loro richieste fosse stata considerata.
Anche il lavoro minorile è un problema.

Trattamento delle Minoranze:

Non c'è una legge che assicura una libertà religiosa; comunque l'ANP
rispetta in generale la libertà religiosa. Negli scorsi anni, ci sono
state testimonianze che diversi convertiti dall'Islam al
Cristianesimo subiscono a momenti delle discriminazioni sociali e
persecusioni da parte degli ufficiali palestinesi. Comunque non c'è
un esempio di discriminazione da parte dell'ANP nei confronti dei
cristiani.




Note:
1. Arab Human Development Report 2002, NY: UN, 2002.
2. Daniel Pipes, In the Path of God: Islam and Political Power, (NY:
Basic Books, 1983), p. 177.
2a, Arab Human Development Report 2002, NY: UN, 2002.
3. U.S. State Department, Reports on Human Rights Practices for 1999.
3a. Martin Peretz, "Remembering Saudi Arabia," The New Republic,
(January 28, 2002).
3b. USA Today, (April 29, 2002).
4. Al-Quds Al-Arabi (London), (December 4, 1999).
4a. Jerusalem Post, ,(August 19, 2002).
5. State Department. Human Rights Report for the Occupied
Territories, 1997, 1998.
5a. Newsweek, (March 10, 2003).
6. Washington Post, (December 4, 2001).
6a. Jewish Telegraphic Agency, (August 9, 2002).
7. Jerusalem Report, (March 25, 2002).
8. CNN, (August 16, 2001).
9. Jerusalem Post, (July 1, 2002); BBC News, (August 11, 2002).
10. Isabel Kershner, "Below the Law," Jerusalem Report, (April 22,
2002), pp. 32-33.
04/10/2007 13:10
 
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I diritti umani in Israele e nei Territori
di Mitchell G. Bard

Miti da confutare

19.a. "Israele compie discriminazioni a danno dei suoi cittadini
arabi".

19.b. "Israel compie discriminazioni a danno degli Arabi israeliani
impedendo loro di comprare la terra".

19.c. "Gli Arabi Israeliani subiscono discriminazioni nel mondo del
lavoro".

19.d. "Gli Arabi nelle prigioni israeliane sono torturati, pestati ed
uccisi".

19.e. "Israele usa la detenzione amministrativa per imprigionare degli
Arabi pacifici senza processo".

19.f. "Israele ha a lungo cercato di denegare i diritti politici ai
residenti della Cisgiordania e di Gaza".

19.g. "Israele sta rubando l'acqua dagli Arabi nei Territori. Israele
consente agli Ebrei di scavar pozzi, ma lo impedisce agli Arabi".

19.h. "Il modo in cui Israele usa le deportazioni viola la Quarta
Convenzione di Ginevra".

19.i. "Il trattamento israeliano dei Palestinesi è simile al
trattamento dei Neri nel Sudafrica dell'Apartheid".

19.j. "Le nazioni dell'Africa nera hanno interrotto le relazioni con
Israele a causa delle sue politiche razziste verso i Palestinesi".

19.k. "Israele sta perseguendo una politica di genocidio verso i
Palestinesi paragonabile al trattamento nazista degli Ebrei".

19.l. "Le politiche israeliane nei territori hanno provocato una crisi
umanitaria fra i Palestinesi".

19.m. "Le lagnanze israeliane sui terroristi palestinesi nascosti tra
i
civili non sono che un tentativo di giustificare il loro uccidere
persone innocenti".

[I miti in dettaglio]

19.a. [Mito]

"Israele compie discriminazioni a danno dei suoi cittadini arabi".

19.a [Fatti]

Israele è una delle più aperte società del mondo. Su una popolazione
di
6,3 milioni, circa 1,1 milioni (il 18% della popolazione) non sono
ebrei
(945.000 Mussulmani, 130.000 Cristiani e 100.000 Drusi) [1].

Gli Arabi in Israele anno eguale suffragio; anzi, è uno di pochi
luoghi
del Medio Oriente in cui le donne arabe possono votare. Gli Arabi
attualmente detengono 8 seggi nella Knesset (che ne ha 120). Gli Arabi
israeliani hanno anche avuto diversi incarichi governativi, e tra essi
ci sono stati un ambasciatore israeliano in Finlandia e l'attuale
vicesindaco di Tel Aviv. Il primo governo Sharon comprendeva il primo
ministro arabo, il druso Salah Tarif, ministro senza portafoglio. Un
Arabo è anche giudice della Corte Suprema.

L'Arabo, come l'Ebraico, è lingua ufficiale in Israele. Più di 300.000
bimbi arabi frequentano le scuole israeliane. Al momento della
fondazione d'Israele, non c'era un liceo arabo. Ora ci sono centinaia
di
scuole arabe [2].

L'unica distinzione legale tra i cittadini ebrei ed arabi d'Israele è
che questi ultimi non sono coscritti nell'Esercito israeliano. Questo
è
per risparmiare ai cittadini arabi la necessità di impugnare le armi
contro i loro fratelli. Comunque, i Beduini hanno servito tra i
paracadutisti ed altri Arabi si sono arruolati volontari. Per loro
richiesta, la coscrizione si applica anche alle comunità druse e
circasse.

Alcuni dei divari economici e sociali tra gli Ebrei e gli Arabi
israeliani sono causati dal fatto che questi ultimi non vanno sotto le
armi. I veterani infatti hanno diritto a benefici che gli altri non
hanno; ed inoltre il servizio militare aiuta a socializzare.

D'altro canto, gli Arabi hanno un vantaggio nell'ottenere alcuni
lavori
negli anni in cui gli Israeliani sono sotto le armi. Inoltre, settori
come le costruzioni e gli autotrasporti hanno finito con l'essere
dominati dagli Arabi israeliani.

Sebbene alle volte degli Arabi israeliani siano stati coinvolti in
attività terroristiche, essi si sono generalmente comportati da leali
cittadini. Nelle guerre del 1967, 1973, 1982, nessuno ha commesso atti
di sabotaggio o slealtà. Talvolta, a dire il vero, degli Arabi si sono
offerti di assumere le funzioni civili dei riservisti. Durante lo
scoppio della violenza nei Territori che iniziò nel Settembre 2000,
gli
Arabi israeliani per la prima volta si sono dati ad ampie proteste con
una certa violenza.

Gli Stati Uniti sono stati indipendenti per 226 anni [computo dal 1776
al 2002 - Liang] eppure non hanno ancora integrato tutte le loro
diverse
comunità. Anche oggi, circa 40 anni dopo che fu adottata la
legislazione
sui diritti civili [nel 1963 - Liang], non si è ancora sradicata la
discriminazione. Non c'è da stupirsi che in soli 54 anni [computo dal
1948 al 2002 - Liang] Israele non abbia risolto tutti i suoi problemi
sociali.

19.b. [Mito]

"Israele compie discriminazioni a danno degli Arabi israeliani
impedendo
loro di comprare la terra".

19.b. [Fatti]

All'inizio del [20°] secolo, il Fondo Nazionale Ebraico fu costituito
dal Congresso Sionista Mondiale per acquistare in Palestina la terra
per
l'insediamento ebraico. Questa terra, e quella acquisita dopo la
Guerra
d'Indipendenza d'Israele, fu rilevata dal governo. Di tutta la
superficie d'Israele, il 92% appartiene allo Stato ed è gestita
dall'Ente di Gestione della Terra. Non può essere venduta a nessuno,
sia
egli ebreo od arabo. Il restante 8% del territorio è proprietà di
privati. Per esempio, il Waqf arabo (la fondazione caritatevole
mussulmana) è proprietario di terreni ad uso e beneficio specifico
degli
Arabi mussulmani. La terra del governo può essere concessa a chiunque,
indipendentemente dalla razza, dalla religione o dal sesso. Tutti i
cittadini arabi d'Israele possono ottenere terra del governo in
concessione.

19.c. [Mito]

"Gli Arabi Israeliani subiscono discriminazioni nel mondo del lavoro".

19.c. [Fatti]

La legge israeliana vieta le discriminazioni nel mondo del lavoro.
Secondo il Dipartimento di Stato, tutti i lavoratori
israeliani "possono
fondare organizzazioni sindacali liberamente ed aderirvi". La maggior
parte dei sindacati fa parte dell'_Histadrut_ o della più piccola
_Histadrut Ha-'Ovedim Ha-Leumit - Federazione Nazionale del Lavoro_,
entrambe separate dal Governo.

19.d. [Mito]

"Gli Arabi nelle prigioni israeliane sono torturati, pestati ed
uccisi".

19.d. [Fatti]

La prigione non è un luogo di villeggiatura ed abbondano le lagnanze
sul
trattamento dei detenuti nelle carceri americane. Le prigioni
israeliane
sono probabilmente tra quelle marcate più strettamente di tutto il
mondo, ed un motivo è che il Governo consente ai rappresentanti della
Croce Rossa e di altri gruppi di ispezionarle regolarmente.

La legge israeliana vieta l'arresto arbitrario dei cittadini, e gli
imputati sono considerati innocenti fino a prova contraria, hanno il
diritto al decreto di _habeas corpus_ [ovvero di scarcerazione
immediata
perché l'arresto non si è dimostrato legale - Liang] e ad altri mezzi
di
tutela processuali. Israele non ha prigionieri politici e la sua
magistratura è indipendente.

Alcuni prigionieri, specialmente Arabi sospetti di coinvolgimento nel
terrorismo, sono stati interrogati con metodi duri che sono stati
criticati come eccessivi. La Corte Suprema d'Israele ha emesso una
sentenza fondamentale nel 1999 che ha proibito l'uso di diverse
modalità
abusive d'interrogatorio.

La pena capitale si è applicata una volta soltanto, nel caso di Adolf
Eichmann, l'uomo in gran parte responsabile della Soluzione Finale. A
nessun Arabo è mai stata inflitta la pena capitale, nemmeno dopo i più
barbari atti di terrorismo.

19.e. [Mito]

"Israele usa la detenzione amministrativa per imprigionare degli Arabi
pacifici senza processo".

19.e. [Fatti]

Israele ha ereditato e mantenuto alcune leggi promulgate dai
Britannici;
una è l'uso della detenzione amministrativa, che è lecita in alcune
circostanze quando c'è di mezzo la sicurezza. Il detenuto ha diritto
all'assistenza di un avvocato, e può interporre appello alla Suprema
Corte d'Israele. L'onere di giustificare il processo a porte chiuse
spetta all'accusa. Spesso i funzionari temono che esibire le prove in
un
processo a porte chiuse comprometterebbe i loro metodi spionistici e
mettere in pericolo le vite delle persone che hanno fornito
informazioni
sulle attività terroristiche pianificate.


In buona parte del mondo arabo la detenzione amministrativa è
superflua,
perché le autorità arrestano frequentemente la gente e la sbattono in
galera senza alcuna garanzia processuale. Non possono protestare gli
avvocati, le organizzazioni per i diritti umani o dei media
indipendenti. Perfino negli Stati Uniti, che sono estremamente
generosi
a concedere la libertà su cauzione, la gente può essere trattenuta in
custodia preventiva senza processo, e si sono applicati degli standard
giuridici speciali per consentire la prolungata carcerazione dei
Talebani e dei membri di Al-Qaida catturati in Afghanistan.

"Non si giudica una democrazia dal modo in cui i suoi soldati, giovani
maschi e femmine, reagiscono d'impulso ad una tremenda provocazione.
Si
giudica una democrazia dal modo in cui reagiscono i suoi tribunali,
nel
fresco spassionato delle camere di consiglio. E la Corte Suprema
israeliana e le altre hanno reagito magnificamente. Per la prima volta
nella storia del Medio Oriente, c'è una magistratura indipendente
disposta ad ascoltare le lagnanze degli Arabi - Questa magistratura è
detta Corte Suprema d'Israele" - Alan Dershowitz [3].

19.f. [Mito]

"Israele ha a lungo cercato di denegare i diritti politici ai
residenti
della Cisgiordania e di Gaza".

19.f. [Fatti]

Mentre difendeva la sua esistenza contro delle forze arabe ostili,
Israele si impadronì della Cisgiordania e della Striscia di Gaza.
Nell'affrontare una violenta insurrezione, Israele è stato costretto a
limitare alcune attività dei Palestinesi. Israele non può offrire ai
Palestinesi tutti i diritti che gli Americani danno per scontati in
una
nazione che non è in guerra, mentre i Paesi arabi mantengono uno stato
di belligeranza con Israele, ed i Palestinesi si danno al terrorismo
contro gli Israeliani.

Dato il vincolo delle esigenze di sicurezza d'Israele, si sono fatti
degli sforzi fin dall'inizio per dare ai Palestinesi la più grande
libertà possibile. Dopo la Guerra dei Sei Giorni, la tradizionale
leadership filogiordana continuò ad occupare molti impieghi pubblici,
e
ad essere pagata dalla Giordania. Si tennero le elezioni comunali nel
1972 e nel 1976. Per la prima volta fu consentito alle donne ed a chi
non era proprietario terriero di votare.

Le elezioni del 1976 portarono al potere i sindaci arabi che
rappresentavano diverse fazioni dell'OLP. Muhammad Milhem di Halhoul,
Fahd Kawasmeh di Hebron e Bassam Shaka di Nablus erano affiliati al
Fatah. Karim Khalaf di Ramallah rappresentava il Fronte Popolare per
la
Liberazione della Palestina, ed Ibrahim Tawil di El-Bireh era
associato
col Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina [4].

Nel 1978 questi sindaci ed altri radicali formarono il Comitato
Nazionale di Guida, che si opponeva vigorosamente ad ogni accordo con
Israele, tentò di raccogliere ampi consensi per l'OLP in Cisgiordania
ed
incitò al rigetto del trattato di pace israelo-egiziano. Nel 1981
Israele espulse Milhem e Kawasmeh. Fu concesso loro di tornare per
appellarsi contro l'ordine di espulsione, che però fu confermato dalla
Corte Suprema d'Israele.

Due settimane dopo la sua espulsione, Milhem disse: "Non c'è spazio
per
l'esistenza dei Sionisti in una situazione di vera pace. Loro sono
capaci di esistere solo in una situazione di tensione e di guerra ...
e
questo vale per tutti i partiti ... [essi] non sono né falchi né
colombe, ma solo suini" [5].

Kawasmeh fu nominato al Comitato Esecutivo dell'OLP nel 1984. Ma in
quello stesso anno fu ucciso ad Amman da radicali palestinesi.

Come parte dei negoziati di Camp David, Israele propose un piano di
autonomia per concedere ai Palestinesi maggior controllo sui loro
affari. I Palestinesi respinsero però l'opzione dell'autonomia, perché
continuavano a sperare nella creazione di uno stato palestinese.

Per il resto del decennio, Israele tentò nondimeno di spostare sempre
più grandi responsabilità dagli amministratori militari a quelli
civili,
ed ai Palestinesi. Gli sforzi per dare ai Palestinesi maggiori
responsabilità nei loro affari furono danneggiati dall'intifada.
Durante
la rivolta, gli Arabi palestinesi che desideravano cooperare con
Israele
furono attaccati e vennero azzittiti o con l'intimidazione o con
l'omicidio. I funzionari governativi israeliani tentarono di mantenere
un dialogo con molti Palestinesi, ma coloro di cui divenne nota
l'identità divennero dei bersagli.

Nei negoziati segreti di Oslo, Norvegia, nel 1993, i negoziatori
israeliani e palestinesi si accordarono su un piano che avrebbe dato a
questi ultimi un limitato autogoverno. I negoziati successivi hanno
portato al ritiro israeliano da circa metà della Cisgiordania e da
gran
parte della Striscia di Gaza, e ad un sempre crescente controllo dei
Palestinesi sui loro propri affari. L'Autorità Palestinese ora governa
praticamente su tutti gli affari civili di circa il 98% dei
Palestinesi
nei territori. Ci si attende che un accordo politico finale porti alla
creazione di uno stato palestinese in gran parte delle aree una volta
controllate da Israele.

19.g. [Mito]

"Israele sta rubando l'acqua dagli Arabi nei Territori. Israele
consente
agli Ebrei di scavar pozzi, ma lo impedisce agli Arabi".

19.g. [Fatti]

Negli anni appena successivi alla guerra del 1967, le risorse idriche
della Cisgiordania sono notevolmente migliorate. La rete idrica della
regione meridionale di Hebron, ad esempio, fu accresciuta. Si
scavarono
nuovi pozzi presso Jenin, Nablus e Tulkarm. Più di 60 cittadine in
Cisgiordania hanno ricevuto nuove reti idriche, od ebbero le antiquate
ammodernate dall'amministrazione israeliana nei territori.

A cavallo degli anni '70 ed '80, però, il Medio Oriente ha sofferto di
una delle più gravi siccità della storia moderna. L'acqua nel Fiume
Giordano e nel Lago di Tiberiade è scesa a livelli critici. La
situazione si è ulteriormente aggravata all'inizio degli anni '90 e
continua ad essere problematica nel nuovo millennio.

A queste condizioni, il governo israeliano ha limitato lo scavo di
nuovi
pozzi in Cisgiordania. Non aveva altra scelta perché la Cisgiordania
ed
Israele usano la stessa falda acquifera, e l'[eccessivo] emungimento
di
acqua dolce potrebbe provocare l'infiltrazione di acqua salata.

I contadini della Cisgiordania sono serviti da circa 100 fonti e 300
pozzi - molti scavati decenni addietro ed ora sovrautilizzati. Le
limitazioni sul supersfruttamento dei pozzi poco profondi avevano lo
scopo di impedire l'infiltrazione di acqua salata od il totale
esaurimento del pozzo. Alcuni pozzi sono stati scavati perché i
villaggi
ebrei potessero attingere a falde nuove e più profonde mai prima
sfruttate. Normalmente queste falde non attingono alle meno profonde
falde arabe.

Alla fine del 1991 fu programmata una conferenza in Turchia per
discutere il problema regionale dell'acqua. L'incontro fu silurato
dalla
Siria; ed i Siriani, i Giordani ed i Palestinesi boicottarono tutti e
tre i colloqui multilaterali di Mosca del Gennaio 1992, che
comprendevano un gruppo di lavoro sui problemi dell'acqua.

Dopo gli accordi di Oslo, i Palestinesi erano più interessati a
cooperare sulla questione dell'acqua. All'incontro del gruppo di
lavoro
multilaterale in Oman dell'Aprile 1994, fu approvata una proposta
israeliana di riparare e migliorare le reti idriche nelle comunità di
medie dimensioni (della Cisgiordania/Gaza, d'Israele ed altrove nella
regione). Allo stesso tempo, fu creato un Ente Palestinese per le
Acque,
come richiesto dalla Dichiarazione dei Principi Israelo-Palestinese.

Nel Novembre 1994 il gruppo di lavoro si incontrò in Grecia ed
Israeliani, Giordani e Palestinesi si accordarono per iniziare a
discutere sui principi o sulle linee guida per la cooperazione sui
problemi idrici. Ulteriori progressi si ebbero su diverse questioni
durante l'incontro del 1995 ad Amman e l'incontro del 1996 in Tunisia.
Da allora i gruppi di lavoro non si sono più reincontrati.

Israele non ha tagliato la quantità d'acqua assegnata all'Autorità
Palestinese (AP) e sta valutando la possibilità di aumentarla ad onta
dei tagli nell'assegnazione dell'acqua in Israele e la necessità di
fornirne considerevoli quantità in Giordania, come richiesto dal
trattato di pace.

Contrariamente alle affermazioni di parte palestinese, Israele non ha
neppure determinato la quantità d'acqua da fornire ai territori. La
quantità fu specificata in negoziati tra le parti, con la
partecipazione
americana. Col consenso di ambo le parti, la quantità d'acqua fu
accresciuta rispetto alla situazione prima dell'Accordo ad Interim. Ed
allo stesso modo, si decise una formula per accrescere gradualmente
l'assegnazione d'acqua durante il periodo interinale.

I negoziati portarono inoltre a degli accordi sul numero dei pozzi che
Israele deve scavare, ed il numero che debbono scavare l'AP ed
organismi
internazionali. Fu definita anche la cooperazione su problemi come i
liquami e l'ambiente. Fu inoltre deciso che la giurisdizione sulle
acque
sarebbe stata trasferita ai Palestinesi nel quadro del trasferimento
dei
poteri civili, e che la situazione idrica sarebbe stata controllata da
squadre di verifica congiunte.

Israele ha adempiuto a tutti i suoi obblighi ai sensi dell'Accordo ad
Interim. Si somministra la razione d'acqua convenuta, ed anche di più.
La giurisdizione sull'acqua fu trasferito completamente ed al momento
convenuto, ed Israele ha approvato lo scavo dei pozzi aggiuntivi.
Israele e l'AP hanno costituito pattuglie congiunte per individuare
casi
di furto d'acqua ed altri problemi ad essa legati.

Il problema idrico dei Palestinesi in verità non ha molto a che vedere
con Israele. Secondo l'Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale, "la
Cisgiordania e Gaza soffrono di cronica penuria d'acqua, che impedisce
una soddisfacente crescita economica e che nuoce all'ambiente ed alla
salute dei Palestinesi. La scarsa acqua disponibile è usata in modo
inefficiente". L'analisi aggiunge che "le fonti palestinesi d'acqua
sotterranea sono divenute sempre più inquinate a causa dell'inadeguato
trattamento dei liquami e del sovraemungimento dei pozzi. I liquami
grezzi vengono scaricati nelle vallate e nel Mar Mediterraneo,
riducendo
la già insufficiente qualità dell'acqua sotterranea estratta, ed
inquinando il suolo, il mare, e la costa" [5a].

19.h. [Mito]

"Il modo in cui Israele usa le deportazioni viola la Quarta
Convenzione
di Ginevra".

19.h. [Fatti]

Lo scopo della Convenzione di Ginevra, approvato nel 1949, era
l'impedire la ripetizione della politica nazista di deportazioni in
massa di civili innocenti in campi di lavoro e di concentramento.
Israele, ovviamente, queste cose non le fa. Quello che talvolta fa è
espellere alcuni individui scelti che istigano alla violenza sia
contro
gli Ebrei che contro gli Arabi.

La stessa Convenzione di Ginevra consente ad una potenza occupante di
"intraprendere l'evacuazione parziale o totale di una data area se la
sicurezza della popolazione od imprescindibili necessità militari lo
esigono". La Corte Suprema Israeliana ha interpretato questo
intendendo
che Israele può espellere gli istigatori alla violenza se necessario
per
mantenere l'ordine pubblico o per proteggere la popolazione da
violenze
future. Tutti i deportati hanno il diritto di interporre appello
avverso
gli ordini di espulsione presso i tribunali israeliani, ma molti
Palestinesi preferiscono di no.

19.i. [Mito]

"Il trattamento israeliano dei Palestinesi è simile al trattamento
dei Neri nel Sudafrica dell'Apartheid".

19.i. [Fatti]

Anche prima della fondazione dello Stato d'Israele, i capi ebraici
cercarono coscientemente di evitare la situazione che vigeva in
Sudafrica. Come disse David Ben-Gurion al nazionalista palestinese
Musa
Alami nel 1934:

"Non vogliamo creare una situazione come quella del Sudafrica, in cui
i
Bianchi sono i proprietari ed i sovrani, ed i Neri sono i lavoratori.
Se
non facciamo tutti i tipi di lavoro, facile e duro, qualificato e
generico, se diveniamo dei semplici proprietari terrieri, allora
questa
non sarà la nostra patria" [6].

Oggi nell'Israele proprio gli Ebrei sono la maggioranza, ma la
minoranza
araba è composta di cittadini a pieno titolo che godono di eguali
diritti. Gli Arabi sono rappresentati alla Knesset, hanno fatto parte
del Governo, sono stati ambasciatori di alto rango (come ad esempio in
Finlandia) e giudici nella Corte Suprema. Sotto l'Apartheid, i
Sudafricani neri non potevano votare e non erano cittadini del paese
in
cui essi erano la schiacciante maggioranza della popolazione. Delle
leggi sancivano dove potevano vivere, lavorare e muoversi. Ed in
Sudafrica il Governo uccideva i neri che protestavano contro la sua
politica. Di contro, Israle consente libertà di movimento, di
riunione e
di parola. Alcuni dei più aspri critici del Governo sono gli Arabi
israeliani che fanno parte della Knesset.

Diversa è la situazione dei Palestinesi nei territori. I requisiti di
sicurezza della nazione, ed una violenta insurrezione nei territori,
costrinse Israele ad imporre delle restrizioni ai residenti arabi
della
Cisgiordania e della Striscia di Gaza che non sono necessarie
all'interno dei confini israeliani precedenti al 1967. Tipicamente, i
Palestinesi dei Territori mettono in discussione il diritto d'Israele
ad
esistere, mentre i Neri non cercavano la distruzione del Sudafrica, ma
solo del regime di Apartheid.

Se Israele desse piena cittadinanza ai Palestinesi, questo
significherebbe che i Territori sono stati annessi, e nessun Governo
israeliano è mai stato disposto a fare questo passo. Invece, grazie a
dei negoziati, Israele ha acconsentito a dare ai Palestinesi sempre
maggiore autorità sui loro affari. È probabile che un accordo finale
consentirà alla maggior parte dei Palestinesi di diventare cittadini
del
loro proprio stato.

"C'è ancora un'altra questione che nasce dal disastro delle nazioni
che
rimane tuttora irrisolta, e la cui profonda tragicità solo un Ebreo
può
capire: la questione africana. Non avete che da richiamare alla mente
tutti quei terribili episodi della tratta degli schiavi, degli esseri
umani che, solo perché erano neri, furono sottratti come bovini, presi
prigionieri, catturati e venduti. I loro figli sono cresciuti in terre
straniere, oggetto di disprezzo ed ostilità perché di diversa
carnagione. Non mi vergogno a dire, sebbene possa rendermi con ciò
ridicolo, che non appena avrò assistito alla redenzione degli Ebrei,
il
mio popolo, vorrei aiutare inoltre a redimere gli Africani" - Theodor
Herzl [7]

19.j. [Mito]

"Le nazioni dell'Africa nera hanno interrotto le relazioni con
Israele a
causa delle sue politiche razziste verso i Palestinesi".

19.j. [Fatti]

Le nazioni dell'Africa nera non hanno interrotto le relazioni con
Israele per motivi antirazzistici; la maggior parte ha interrotto i
rapporti con lo Stato Ebraico nel 1973 a causa della pressione da
parte
dei paesi arabi produttori di petrolio. Soltanto il Malawi, il
Lesotho e
lo Swaziland hanno proseguito nella pienezza delle relazioni
diplomatiche, mentre alcuni altri paesi hanno mantenuto i loro
collegamenti attraverso gli "uffici per gli interessi israeliani"
delle
ambasciate straniere. Neppure i rapporti commerciali furono
completamente interrotti; molti studenti dell'Africa nera
continuarono a
formarsi in Israele e [molti] esperti israeliani rimasero attivi in
Africa.

Israele ha avuto una lunga storia di rapporti amichevoli con i paesi
dell'Africa nera. Dal 1957 al 1973 Israle ha formato migliaia di
Africani in ogni aspetto della vita, tra cui l'agricoltura, la salute
pubblica e l'economia. Migliaia di Africani sono venuti in Israele per
formarsi, ed un analogo numero di Israeliani è stato mandato in Africa
ad insegnare [8].

Golda Meir, l'architetto della politica africana d'Israele, credeva
che
le lezioni apprese dagli Israliani potessero essere trasmesse agli
Africani che, specialmente durante gli Anni '50, erano impegnati nello
stesso processo di edificazione di una nazione. "Come loro", ella
disse", noi ci siamo scossi di dosso il dominio straniero; come loro
abbiamo dovuto imparare da noi a dissodare la terra, ad accrescere la
resa dei raccolti, come irrigare, come allevare il pollame, come
vivere
insieme e come difenderci da soli". Israele poteva fornire un miglior
modello per gli Stati africani appena divenuti indipendenti, pensava
la
Meir, perché gli Israeliani "sono stati costretti a trovare soluzioni
a
problemi di un genere che gli stati grandi ricchi e potenti non hanno
mai avuto" [9].

Una volta che il potere coercitivo dei paesi arabi produttori di
petrolio fu eroso, i paesi africani cominciarono a riallacciare i
rapporti con Israele ed a cercare nuovi progetti di cooperazione.
Questa
tendenza accelerò con gli attuali negoziati per la pace tra Israele
ed i
suoi vicini arabi. Ora 40 paesi africani mantengono relazioni
diplomatiche con Israele, e frequentemente avvengono scambi di visite
tra capi di stato e ministri dei governi. Nel Maggio 1994 il
Presidente
d'Israele Ezer Weizman partecipò allo storico insediamento di Nelson
Mandela come primo Presidente nero del Sudafrica.

19.k. [Mito]

"Israele sta perseguendo una politica di genocidio verso i Palestinesi
paragonabile al trattamento nazista degli Ebrei".

19.k. [Fatti]

Questa è forse la più odiosa delle accuse dei detrattori d'Israele.
L'obbiettivo dei Nazisti era lo sterminio sistematico di tutti gli
Ebrei
d'Europa. Israele sta invece cercando la pace con i suoi vicini
palestinesi. Più di un milione di Arabi vivono da liberi ed eguali
cittadini d'Israele. Dei Palestinesi nei Territori, il 98% vive sotto
l'amministrazione civile dell'Autorità Palestinese. Mentre Israele
talvolta adopera aspre misure contro i Palestinesi dei Territori per
proteggere i cittadini israeliani - ebrei e non-ebrei -
dall'incessante
campagna di terrore portata avanti dall'AP e dai radicali islamici,
non
c'è piano alcuno per perseguitare, sterminare od espellere il popolo
palestinese.

In risposta ad un siffatto confronto, opera di un poeta che aveva
parlato di "SS sioniste", il critico letterario di "The New Republic"
Leon Wieseltier osservò:

"L'opinione che il Sionismo è Nazismo - non c'è altro senso possibile
per la locuzione "SS sioniste" - non è di tipo diverso da quella che
la
Luna è una forma di formaggio. Non è solo chiaramente errata, è anche
chiaramente stupida. Non mi abbasserò (sarebbe un esempio di "odio di
sé"!) a spiegare pazientemente perché lo Stato d'Israele è diverso dal
Terzo Reich, salvo che per dire che nulla di quel che è accaduto ai
Palestinesi sotto il dominio israeliano può ragionevolmente
confrontarsi
con ciò che è accaduto agli Ebrei sotto il dominio della Germania, e
che
un gran numero di coloro che hanno sgobbato per dare pace e giustizia
ai
Palestinesi, ed una soluzione a questo barbaro conflitto, erano
israeliani, alcuni addirittura primi ministri israeliani. Non c'è tipo
di appoggio alla causa palestinese, né forma di decenza, che
giustifichi
la locuzione "SS sioniste" [10].

19.l. [Mito]

"Le politiche israeliane nei territori hanno provocato una crisi
umanitaria fra i Palestinesi".

19.l. [Fatti]

È bene ricordare che Israele si era offerto di ritirarsi dal 97% della
Cisgiordania e dal 100% di Gaza, e che è stato il rigetto della
proposta, insieme con l'incessante terrorismo palestinese, ad aver
costretto i soldati israeliani a compiere operazioni nei territori.
Sebbene queste azioni abbiano provocato disagi alla popolazione
palestinese, le Forze di Difesa Israeliane hanno continuato ad
assicurare che fosse fornita assistenza umanitaria ai Palestinesi che
ne
avevano bisogno. Per esempio, in sole 48 ore (il 5 e 6 Gennaio 2003)
le
Forze di Difesa Israeliane:

- hanno coordinato il trasporto dei Palestinesi che avevano bisogno di
cure mediche, aiutando 40 di loro ad andare in ospedale, compresi
quattro pazienti da Gaza che erano stati trasferiti in Israele per
ricevere cure mediche;

- hanno coordinato il trasferimento di 284 Palestinesi in
Cisgiordania,
trasportati in ambulanza;

- hanno coordinato il passaggio di materiale per la costruzione di un
ospedale a Kalkilya;

- hanno coordinato il passaggio di generi di conforto a Betlemme;

- hanno coordinato l'ingresso delle tessere annonarie inviate da
un'organizzazione caritatevole internazionale ai residenti di Azoun;

- hanno consentito la distribuzione di tessere annonarie della Croce
Rossa a Salfit;

- hanno coordinato il passaggio di prodotti agricoli e cibo tra
Muassi e
Khan Yunis;

- hanno coordinato il passaggio di una squadra UNRWA a Gaza per
aiutare
la raccolta dell'immondizia;

- hanno organizzato l'ingresso a Kalkilya di una famiglia araba
israeliana di Gerusalemme Est per partecipare al matrimonio del loro
figlio.

Perfino al colmo dell'azione militare, come l'operazione per ripulire
il
nido di terroristi nel campo profughi di Jenin, le forze israeliane
sono
andate oltre il loro dovere per assistere i Palestinesi non
combattenti.
Nel caso dell'operazione di Jenin, ad esempio, l'ospedale del luogo fu
tenuto in funzione con l'aiuto di un generatore consegnato sotto il
fuoco nemico da un ufficiale israeliano [11].

Il miglior modo per migliorare la situazione dei Palestinesi nei
territori è per l'Autorità Palestinese fare i passi delineati
dall'Amministrazione Bush - finirla con la violenza, riformare le sue
istituzioni, eleggere nuovi capi - cosicché ricomincino i colloqui di
pace e si possa negoziare una soluzione.

19.m. [Mito]

"Le lagnanze israeliane sui terroristi palestinesi nascosti tra i
civili
non sono che un tentativo di giustificare il loro uccidere persone
innocenti".

19.m. [Fatti]

Israele non bersaglia mai dei civili. Sventuratamente, i terroristi
palestinesi hanno a bella posta tentatodi nascondersi in mezzo alla
popolazione civile nel tentativo di ritorcere l'etica militare
d'Israele
a suo danno. Gli stessi terroristi non badano alla vita dei
Palestinesi
innocenti, e questo è il perché non esitano a farsene scudo. Questo
comportamento è una violazione del diritto internazionale. L'Articolo
51
dell'Emendamento del 1977 delle Convenzioni di Ginevra del 1949
proibisce espressamente l'uso di scudi umani:

"La presenza od i movimenti della popolazione civile o di singoli
civili
non si dovranno usare per rendere alcuni punti o zone immuni dalle
operazioni militari, ed in particolar modo tentativi di proteggere gli
obbiettivi militari dagli attacchi, o di proteggere, favorire od
ostacolare delle operazioni militari" [12].

Pertanto, sono i terroristi palestinesi i responsabili ultimi per
l'uccisione od il ferimento dei non-combattenti in seguito
all'abitudine
dei terroristi di nascondersi in mezzo ai civili per farsene scudo.

[Note]
[1] Israeli Central Bureau of Statistics.
[2] Israeli Central Bureau of Statistics.
[3] Discorso alla Conferenza Politica dell'AIPAC(23Maggio1989)
[4] Newsview, (23 Marzo 1982).
[5] El-Wahda, (Abu Dhabi).
[5a] "Water Resource Development," USAID West Bank and Gaza.
[6] Shabtai Teveth, Ben-Gurion and the Palestinian Arabs: From Peace toWar, (London: Oxford University Press, 1985), p. 140.
[7] Golda Meir, My Life, (NY: Dell Publishing Co1975),pp.308-309.
[8] Moshe Decter, To Serve. To Teach. To Leave. The Study of Israel's Development Assistance Program in Black Africa, (NY: American Jewish Congress, 1977), pp. 7-8.
[9] Meir, p. 306.
[10] The New Republic, (30 Dicembre 2002).
[11] Jerusalem Report, (20 Dicembre 2002).
[12] Washington Times, (20 Febbraio 2003).
04/10/2007 13:14
 
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Le rivolte palestinesi, di Mitchell G. Bard

Miti da confutare
20.01. "L'Intifada è stata una rivolta spontanea, prodotta soltanto
dall'ira araba per le atrocità israeliane".

20.02. "L'Intifada costituiva resistenza passiva. Al peggio, non ha
significato niente di più che dei bimbi che lanciavano pietre contro
soldati pesantemente armati".

20.03. "La copertura mediatica dell'Intifada è stata onesta ed
equilibrata".

20.04. "L'OLP non ha avuto alcun ruolo nel fomentare la violenza
nell'Intifada".

20.05. "I Palestinesi morti nell'Intifada sono stati uccisi tutti
dagli
Israeliani".

20.06. "Israele ha chiuso le scuole della Cisgiordania durante
l'Intifada per privare i Palestinesi dell'istruzione".

20.07. "L'erompere della violenza nel tardo 2000, chiamato dagli Arabi
'l'Intifada di Al-Aksa', fu provocato dalla visita di Ariel Sharon al
Monte del Tempio".

20.08. "Una manciata di Israeliani sono stati uccisi nella rivolta,
mentre migliaia di Palestinesi innocenti sono stati assassinati dalle
truppe israeliane".

20.09. "La violenza è una reazione comprensibile e legittima alle
politiche israeliane".

20.10. "La rivolta di Al-Aksa è stata portata avanti solo nei
territori
contesi, e non ha impatto nell'Israele proprio".

20.11. "Israele usa della forza esagerata per rispondere a bimbi che
non
fanno che scagliar pietre".

20.12. "L'Autorità Palestinese sta cercando di prevenire la violenza
arrestando i terroristi e confiscando le armi illegali".

20.13. "L'uccisione di un figlio protetto dal padre, mostrata in TV,
mostra che Israele non esita ad uccidere bimbi palestinesi innocenti".

20.14. "Israele usa proiettili di gomma per mutilare ed uccidere
Palestinesi disarmati".

20.15. "Il Rapporto Mitchell rese chiaro che la politica israeliana
degli insediamenti è altrettanto da biasimare per il fallimento del
processo di pace quanto la violenza palestinese, e che un congelamento
degli insediamenti è indispensabile per por fine alla violenza".

20.16. "L'uso da parte di Israele dei caccia F-16 esemplifica l'uso
sproporzionato della forza impiegata da Israele contro degli innocenti
civili palestinesi".

20.17. "Arafat non può controllare i radicali palestinesi".

20.18. "Israele ha sempre rifiutato di prendere qualsiasi passo per
calmare la situazione, ed i suoi continui attacchi hanno provocato la
violenza palestinese".

20.19. "Israele non ha giustificazioni per trattenere le tasse dovute
all'Autorità Palestinese".

20.20. "I Palestinesi attaccano le forze israeliana in spontanee
esplosioni di frustrazione".

20.21. "I Palestinesi hanno osservato il cessate-il-fuoco negoziato
dal
Direttore della CIA George Tenet".

20.22. "La politica israeliana di assassinare i terroristi
palestinesi è
immorale e controproducente".

20.23. "Israele ammazza indiscriminatamente terroristi e civili
palestinesi".

20.24. "L'uso da parte d'Israele di armi di fabbricazione americana in
rappresaglie contro i Palestinesi è illegale".

20.25. "Israele ha perpetrato un massacro nel campo profughi di Jenin
nell'Aprile 2002".

20.26. "Israele si è opposto ad un'indagine da parte delle Nazioni
Unite
perché voleva celare i crimini che aveva commesso a Jenin".

20.27. "Israele impedisce alle ambulanze palestinesi di portare i
palestinesi malati e feriti in ospedale".

20.28. "Le forze israeliane nell''Operazione Scudo Difensivo' avevano
lo
scopo di distruggere l'Autorità Palestinese e di rioccupare la
Cisgiordania".

20.29. "Israele ha chiuso tre _colleges_ nell'Autorità Palestinese nel
Gennaio 2003 per punire ed umiliare i Palestinesi".

20.30. "Israele usa i posti di blocco per denegare i diritti dei
Palestinesi ed umiliarli".

20.31. "Le lamentele d'Israele sui terroristi palestinesi che si
nascondono tra i civili non sono che uno sforzo di giustificare il
loro
uccidere persone innocenti".

20.32. "Le donne palestinesi stanno entrando nei ranghi dei bombaroli
suicidi solo perché impegnate a 'liberare' la Palestina".

[I miti in dettaglio]

20.01. [Mito]

"L'Intifada è stata una rivolta spontanea, prodotta soltanto dall'ira
araba per le atrocità israeliane".

20.01. [Fatti]

Le false accuse di atrocità israeliane e l'istigazione da parte del
clero mussulmano nelle moschee ha giocato un ruolo importante
nell'avviare l'intifada (popolarmente tradotta come "rivolta", ma
letteralmente significa "scuotersi"). Il 6 Dicembre 1987 un
Israeliano fu pugnalato ed ucciso mentre faceva la spesa a Gaza. Il
giorno dopo, quattro residenti del campo profughi di Jabalya morirono
in un incidente stradale. Cominciarono a diffondersi tra i
Palestinesi delle voci secondo cui i quattro erano stati
deliberatamente uccisi dagli Israeliani per vendetta [1]. Scoppiò un
ammutinamento a Jabalya la mattina del 9 Dicembre, durante il quale
un dicassettenne fu ucciso da un soldato israeliano dopo aver
scagliato una Molotov contro una pattuglia dell'esercito [2]. Questo
innescò presto un'ondata di tumulti che travolse la Cisgiordania,
Gaza e Gerusalemme.

20.02. [Mito]

"L'Intifada costituiva resistenza passiva. Al peggio, non ha
significato niente di più che dei bimbi che lanciavano pietre contro
soldati pesantemente armati".

20.02. [Fatti]

L'Intifada è stata violenta fin dall'inizio. Durante i primi quattro
anni della rivolta le Forze di Difesa Israeliane hanno riferito di
3.600 lanci di Molotov, 100 lanci di bombe a mano, e 600 attacchi con
armi da fuoco ed esplosivo. Tale violenza era diretta tanto contro i
soldati quanto contro i civili. Tra il 9 Dicembre 1987 e la firma
degli accordi di Oslo (13 Settembre 1993), sono stati uccisi 160
Israeliani, tra cui 100 civili. Molte migliaia sono stati i feriti
[6].

20.03. [Mito]

"La copertura mediatica dell'Intifada è stata onesta ed equilibrata".

20.03. [Fatti]

I membri più sinceri dei media hanno ammesso che la copertura
dell'Intifada era sbilanciata. Secondo Steven Emerson, che era allora
un corrispondente della CNN, i giornalisti USA hanno acconsentito al
controllo palestinese su quel che veniva filmato. Un operatore
israeliano che lavorava per diverse reti USA disse ad Emerson che "se
puntiamo la telecamera alla scena sbagliata, siamo morti". In altri
casi, le reti distribuirono dozzine di telecamere ai Palestinesi
perché potessero riprendere sciopri, rivolte e funerali. "Non c'è
modo alcuno di accertarsi dell'autenticità di ciò che è ripreso, né
c'è modo di impedire alle videocamere di essere usate come uno
strumento per indire una dimostrazione", scrisse [8]

Sebbene circa un terzo di tutti i Palestinesi uccisi nel 1989 fossero
stati uccisi dai loro fratelli arabi, solo 12 degli oltre 150 servizi
invitati dalle reti USA dalla Cisgiordania quell'anno trattarono
della lotta intestina. "Mentre il terrorismo politico palestinese
nella Cisgiordania fatica a fare notizia", scrisse Emerson, "panzane
vere e proprie sulla brutalità israeliana sono riferite
acriticamente".

Per esempio, all'inizio del 1988 dei giornalisti furono chiamati
all'Ospedale El-Mokassed a Gerusalemme per riprendere l'agonia di un
ragazzo palestinese. Il suo dottore palestinese lo mostrò con in
corpo i tubi e le cannule dell'apparecchio rianimatore, e sostenne
che il bimbo era stato selvaggiamente pestato dai soldati israeliani.
L'8 Febbraio 1988 Peter Jennings dell'ABC presentò il servizio
dicendo che dei funzionari ONU "dicono che gli Israeliani hanno
ammazzato di botte un altro Palestinese nei Territori". Anche l'NBC e
la CBS hanno dato ampia pubblicità all'accusa.

Ma la storia non era vera. Secondo l'autopsia e la cartella clinica
del ragazzo, egli morì di emorragia cerebrale. Era stato malato per
oltre un anno. Insomma, scrisse Emerson, le reti USA "sono state
complici di un massiccio inganno sul conflitto in Cisgiordania".

Martin Fletcher, il capo dell'ufficio di Tel Aviv dell'NBC,
riconosceva che l'intifada poneva un problema di equità. Egli notò
che i Palestinesi manipolavano i media occidentali facendosi credere
dei "Davide" contro il "Golia" israeliano, una metafora usata dallo
stesso Fletcher in un servizio del 1988.

"L'intera ribellione è stata rivolta verso i media e, senza dubbio,
continuò grazie ai media", egli disse. Fletcher ammise apertamente di
aver accettato degli inviti da giovani Palestinesi a filmare attacchi
violenti contro i residenti ebrei della Cisgiordania.

"È davvero una questione di manipolazione dei media. E la domanda è:
Quanto giochiamo a questo gioco? [Lo facciamo] allo stesso modo in
cui ci presentiamo a tutte le opportunità di fotografare Bush o
Reagan. Noi giochiamo a quel gioco perché ci servono le immagini" [9].

20.04. [Mito]

"L'OLP non ha avuto alcun ruolo nel fomentare la violenza
nell'Intifada".

20.04. [Fatti]

Per tutta l'Intifada, l'OLP ha giocato un ruolo guida
nell'orchestrare l'insurrezione. Per esempio, la Leadership Unificata
dell'Intifada (UNLI), dominata dall'OLP, emetteva spesso dei
volantini che dettavano in che giorni occorreva accrescere la
violenza, e chi doveva esserne il bersaglio.

Per esempio, nel 1989 l'OLP dichiarò il 13 Febbraio una data
per "accrescere gli attacchi contro i collaboratori" ed i "traditori"
che lavorano per l'Amministrazione Civile dei Territori. La stazione
radio dell'OLP a Baghdad descriveva metodi di incendio doloso con
cui "i frutteti ed i campi del nemico sionista si possono mandare a
fuoco" [11].

Il New York Times descrisse la scoperta di "un deposito di
dettagliati documenti segreti che mostravano che l'OLP aveva
assoldato dei killer del luogo per assassinare altri Palestinesi e
compiere 'attività militari' contro gli Israeliani". Un documento
descriveva come l'OLP voleva che gli attacchi fossero attribuiti a
gruppi fantasma per non disturbare il dialogo USA-OLP [12].

Yasser Arafat difendeva l'uccisione di Arabi convinti di "collaborare
con Israele". Egli delegò l'autorità di compiere esecuzioni alla
leadership dell'intifada. Dopo gli omicidi, lo squadrone della morte
dell'OLP locale inviava il fascicolo del caso all'OLP. "Abbiamo
studiato i fascicoli dei giustiziati, ed abbiamo trovato che solo due
dei 118 giustiziati erano innocenti", disse Arafat. Le vittime
innocenti sono state dichiarate "martiri dela rivoluzione
palestinese" dall'OLP [13].

I Palestinesi venivano uccisi col coltello, con l'ascia, con armi da
fuoco, a bastonate e bruciati con l'acido. Varie erano le
giustificazioni per gli omicidi. Alcune volte essere impiegati
nell'Amministrazione Civile in Cisgiordania ed a Gaza era motivo
sufficiente. In altri casi, il contatto con gli Ebrei garantiva una
condanna a morte. Nell'Ottobre 1989, un padre palestinese si sette
figli fu ucciso col coltello a Gerico dopo aver venduto degli
ornamenti floreali a degli Ebrei che stavano costruendo una "sukkah"
(capanna - esiste appunto la Festa delle Capanne). Accuse
di "collaborazione" con Israele furono talvolta usate come pretesto
per atti di vendetta personale. Anche delle donne convinte di essersi
comportate "in modo immorale" furono tra le vittime [14].

Gli appelli alla violenza dell'UNLI crebbero dopo la rivolta del
Monte del Tempio del 1990 in cui furono uccisi 17 Arabi. Yasser Abd-
Rabbo - un tempo l'interlocutore dell'OLP nel suo dialogo con gli
USA - dichiarò che "la guerra degli accoltellamenti contro gli
usurpatori di Gerusalemme sta soltanto cominciando" [15].

L'OLP continuò i suoi sforzi per fomentare la violenza per tutto il
1991. Il 3 Marzo l'UNLI emise un comunicato che chiedeva "un più alto
livello di confronto" con le forze israeliane in Cisgiordania ed a
Gaza. Un altro volantino OLP, emesso in Settembre, invocò
l'"esecuzione" di chiunque vendesse delle proprietà in Gerusalemme
agli Ebrei [16].

Secondo il governo israeliano, l'FPLP da solo compì 122 attacchi
terroristici nel 1998, che hanno portato all'omicidio di 18 residenti
in Israele e nei territori. I crimini commessi da Fatah comprendevano
l'omicidio, il 4 Luglio, di un Arabo di 61 anni che abitava in un
villaggio vicino a Jenin; l'omicidio in Settembre del Sergente
israeliano Yoram Cohen e l'omicidio, in Ottobre, di un uomo trovato
pugnalato in una strada di Gaza, con la testa dentro un sacco. Un
biglietto con le parole "Forza-17", la guardia del corpo personale di
Arafat, fu trovato sul corpo [17].

Nelle fasi successive dell'Intifada, Hamas cominciò a contendere
all'OLP il controllo della rivolta. Nel Dicembre 1992, per esempio,
Hamas ha iniziato a bersagliare i soldati delle Forze di Difesa
Israeliane, uccidendone quattro in diverse audaci imboscate.

20.05. [Mito]

"I Palestinesi morti nell'Intifada sono stati uccisi tutti dagli
Israeliani".

20.05. [Fatti]

All'inizio, più Palestinesi morivano in scontri con le truppe
israeliane - battaglie normalmente innescate da attacchi arabi contro
i soldati - di quanti fossero uccisi dai loro compagni palestinesi
nell'"intrafada". Questo cambiò drammaticamente all'inizio del 1990.
In quell'anno, il numero dei Palestinesi che moriva negli scontri con
gli Israeliani scese a meno della metà. Più Palestinesi venivano
uccisi dai Palestinesi nell'"intrafada" in quel periodo. Le uccisioni
intestine crebbero nel 1991, con 238 Palestinesi (prima erano 156)
morti nell'"intrafada", più del triplo del numero dei morti per mano
israeliana [18].

Oltre 200 Palestinesi furono uccisi dai loro compagni palestinesi nel
1998, più del doppio del numero degli uccisi negli scontri con le
forze di sicurezza israeliane. I metodi di uccisione, riferì Steven
Emerson, comprendevano la decapitazione, la mutilazione, il taglio
delle orecchie, l'amputazione degli arti e versare acido sul volto
delle vittime [19].

Il regno del terrore divenne così serio che alcuni Palestinesi
espressero pubbliche preoccupaizoni sui disordini. L'OLP iniziò ad
invocare la fine della violenza, ma continuarono gli omicidi ad opera
dei suoi membri e rivali.

Come riferì il New York Times, quando molti Palestinesi udivano
bussare alla porta a tarda notte, essi erano sollevati quando
trovavano un soldato israeliano alla porta anziché un Palestinese
mascherato [20]. Anche dopo il raffreddarsi dell'Intifada seguito
alla firma della Dichiarazione dei Principi nel 1993, la guerra
intestina tra i Palestinesi continuò, e persiste tuttora.

20.06. [Mito]

"Israele ha chiuso le scuole della Cisgiordania durante l'Intifada
per privare i Palestinesi dell'istruzione".

20.06. [Fatti]

Le opportunità d'istruzione nei Territori sono notevolmente cresciute
sotto il dominio israeliano. Il numero delle scuole elementari e
secondarie è cresciuto di oltre un terzo tra il 1967 ed il 1988. Le
donne sono state le principali beneficiarie del boom. Dal 1970 al
1986, ad esempio, la percentuale delle donne che non frequentava la
scuola fu più che dimezzata, facendola scendere dal 67% al 32%. Prima
del 1967, non c'erano università in Cisgiordania; sei sono state
costruite sotto l'amministrazione israeliana.

Ad onta dell'intifada, gli asili nido e le scuole materne, e buona
parte degli istituti professionali della Cisgiordania rimasero aperti
perché nessuna venne usata per istigare alla violenza. Anche le
scuole di Gaza sono rimaste aperte perché i fondamentalisti islamici
radicali lì usavano le moschee, non le scuole, per incitare i loro
seguaci.

Ma l'OLP ha usato molte scuole per elicitare attacchi contro gli
Israeliani. Si sono trovati depositi di coltelli, bastoni e sbarre di
ferro nascosti negli edifici scolastici. "Le scuole sono il luogo
naturale per far iniziare una dimostrazione", scrisse il giornalista
palestinese Daoud Kuttab. "Nelle scuole, le dimostrazioni ed i lanci
di pietre sono parte di una tradizione ... Colpire un'auto israeliana
significa diventare un eroe" [21].

Nel 1988 Israele ha chiuso alcune scuole secondarie e collegi in
Cisgiordania che venivano usati per orchestrare l'insurrezione. Dopo
che ebbe annunciato le chiusure, Israele si offrì di riaprire ogni
scuola il cui preside avesse garantito che le sue scuole sarebbero
state usate per istruire i ragazzi, non per incoraggiare i tumulti.
Ma gli educatori, molti dei quali intimiditi dalla leadership della
rivolta, rimasero in silenzio. Quando la violenza diminuì, Israele
riaprì tutte le scuole superiori, i collegi e le università.

È interessante notare che quando la coalizione guidata dagli USA
attaccò l'Afghanistan nell'Ottobre del 2001, l'Autorità Palestinese
reagì alle violente proteste dei Palestinesi nella Striscia di Gaza
chiudendovi le università e le scuole [23].

20.07 [Mito]

"L'erompere della violenza nel tardo 2000, chiamato dagli Arabi
'l'Intifada di Al-Aksa', fu provocato dalla visita di Ariel Sharon al
Monte del Tempio".

20.07 [Fatti]

Secondo i portavoce palestinesi, la violenza è stata causata dalla
sconsacrazione di un posto santo musulmano - Al-Sharif di Haram(il
Monte
del Tempio) – del leader del Likud Ariel Sharon e di "migliaia di
soldati israeliani" che lo hanno accompagnato. La violenza è stata
compiuta dalle forze Israeliane attraverso attacchi non provocati,
hanno
invaso i territori controllati dai Palestinesi e "massacrato" i civili
palestinesi indifesi, che hanno soltanto gettato pietre per
autodifesa.
L'unico modo per fermare la violenza, quindi, è che Israele cessi il
fuoco e rimuova le sue truppe dalle zone palestinesi.

La verità è drammaticamente differente.

Imad Faluji, ministro delle comunicazioni dell'autorità palestinese,
mesi dopo la visita di Sharon, ha ammesso che la violenza era stata
progettata a luglio, molto prima della "provocazione" di Sharon.
Questa
[ la sommossa ] era stata progettata fin dal ritorno del presidente
Arafat da Camp David, quando ha rovesciato la situazione a danno
dell'ex
presidente degli Stati Uniti ed ha rifiutato le condizioni
americane." 1



"la visita di Sharon non ha causato "l'Intifada Al-Aksa."

- conclusione del rapporto Mitchell (4 maggio 2001)


La violenza è cominciata prima del 28 settembre 2000, data della
visita
di Sharon al Monte del Tempio. Il giorno prima, per esempio, un
soldato
israeliano è stato ucciso alla stazione di Netzarim. Il soldato è
stato
ucciso dopo l'esplosione di una bomba al bordo della strada. Il giorno
seguente dentro la città di Kalkilya in Cisgiordania, un ufficiale
della
polizia palestinese, lavorando con la polizia israeliana in una
perlustrazione congiunta, ha aperto il fuoco ed ucciso il suo omologo
israeliano.

I media ufficiali dell'autorità palestinese hanno esortato i
Palestinesi
alla violenza. Il 29 settembre, la "Voce della Palestina", la stazione
radiofonica ufficiale dell'autorità palestinese ha richiamato "tutti i
Palestinesi per venire a difendere la moschea di Al-Aksa". L'autorità
palestinese ha chiuso le sue scuole ed ha trasportato gli allievi
palestinesi al Monte del Tempio per partecipare ai tumulti
organizzati.

Appena prima di Rosh Hashanah (il 30 settembre), il capodanno ebraico,
quando centinaia di israeliani stavano pregando al muro occidentale
(il
Muro del Pianto), migliaia degli Arabi hanno cominciato a gettare
mattoni e rocce verso la polizia israeliana e gli ebrei che pregavano.
Allora i tumulti si allargarono alle città e ai villaggi attraverso
Israele, alla Cisgiordania ed alla striscia di Gaza.

Il Ministro della sicurezza interna Shlomo Ben-Ami ha consentito a
Sharon di andare al Monte del Tempio - luogo più santo dell'ebraismo,
che i musulmani hanno rinominato Haram Al-Sharif e considerano come il
terzo luogo più santo dell'islam - solo dopo aver chiamato il capo
della
sicurezza palestinese Jabril Rajoub ed aver ricevuto la sua
assicurazione che se Sharon non fosse entrato nelle moschee, non ci
sarebbe stato nessun problema. La necessità di proteggere Sharon si è
presentata quando Rajoub, successivamente, ha affermato che la polizia
palestinese non avrebbe fatto niente per impedire la violenza durante
la
visita.

Sharon non ha tentato di entrare in alcuna moschea e la sua visita di
34
minuti al Monte del Tempio è stata fatta durante le ore normali in cui
la zona è aperta ai turisti. Giovani palestinesi – successivamente
contati intorno a 1.500 – hanno gridato slogan nel tentativo
d'infiammare la situazione. Circa 1.500 poliziotti israeliani erano
presenti alla scena per prevenire la violenza.

C'erano disturbi limitati durante la visita di Sharon, principalmente
consistenti nel gettare pietre. Durante il resto del giorno, il lancio
di pietre sono continuati sul Monte del Tempio e nelle vicinanze, che
hanno causato il ferimento di 28 poliziotti israeliani, tre dei quali
sono stati ricoverati. Non ci sono notizie di lesioni ai palestinesi
quel giorno. La significativa e organizzata violenza è iniziata da
Palestinesi il giorno che segue le preghiere di venerdì.



"non è un errore che il Corano ci avverte dell'odio degli ebrei e
li ha messi all'inizio della lista dei nemici dell'islam. Oggi gli
ebrei
reclutano il mondo contro i musulmani ed usano tutti i generi di armi.
Stanno saccheggiando il posto più caro ai musulmani, dopo Mecca e
Medina
e minacciano il posto che i musulmani hanno guardato inizialmente
quando
hanno pregato e la terza città più santa dopo Mecca e Medina.
Desiderano
erigere il loro tempio su quel posto.... I musulmani sono pronti a
sacrificare le loro vite e il sangue per proteggere la natura islamica
di Gerusalemme e del EL Aksa!"

- sceicco Hian Al-Adrisi, brano del discorso nella moschea di
Al-Aksa (29 settembre 2000) 2




La reale sconsacrazione dei posti santi è stata perpetrata dai
Palestinesi, non dagli israeliani. Nel mese di ottobre del 2000, le
folle palestinesi hanno distrutto uno santuario ebraico a Nablus – la
tomba di Joseph – strappando e bruciando libri ebraici di preghiera.
Hanno lapidato chi pregava alla parete occidentale ed hanno attaccato
la
tomba del Rachel a Betlemme con bombe incendiarie e armi automatiche.

Nessuno dei violenti attacchi sono stati iniziati dalle forze di
sicurezza Israeliane, che in tutti i casi hanno risposto alla violenza
palestinese che è andata ben oltre lo gettare pietre. Incluso massicci
attacchi con le armi automatiche e il linciaggio dei soldati
israeliani.
La maggior parte degli attacchi armati erano dei membri di Tanzim –
propria milizia di Arafat .

Il numero sproporzionato di incidenti palestinesi era l'inevitabile
risultato di una milizia irregolare e male addestrata che attacca un
esercito normale ben allenato e il frequente uso del Tanzim di civili
palestinesi come scudi per i suoi attacchi.

Poiché tutti gli attacchi sono stati iniziati da Palestinesi sotto gli
ordini di Arafat, solo Arafat ha il potere di concludere la violenza.
Israele e gli Stati Uniti lo hanno invitato a fare così e rinnovare il
processo di pace .



"le questioni di Gerusalemme, dei rifugiati e della sovranità sono
una e saranno finite sul campo e non nelle trattative. A questo punto
è
importante preparare la società palestinese per la sfida del prossimo
punto perché ci troveremo inevitabilmente in un confronto violento con
Israele per creare nuovi fatti sul campo... Credo che la situazione in
avvenire sara più violenta dell' Intifada."

-- Abu-Ali Mustafa dell'autorità palestinese, (23 luglio 2000) 3

20.08. [Mito]

"Una manciata di Israeliani sono stati uccisi nella rivolta, mentre
migliaia di Palestinesi innocenti sono stati assassinati dalle truppe
israeliane".

20.08 [Fatti]

Durante l'"Intifada di Al-Aksa", il numero delle vittime palestinesi
è stato superiore al numero delle vittime israeliane; però il divario
si è ristretto dato che i bombaroli suicidi palestinesi hanno usato
bombe sempre più potenti per uccidere sempre più Israeliani nei loro
attacchi terroristici. A metà Febbraio 2003, erano stati uccisi 2075
Palestinesi e 727 Israeliani.

Lo sproporzionato numero di vittime palestinesi è soprattutto il
risultato del numero dei Palestinesi coinvolti nella violenza ed è il
risultato inevitabile di un attacco da parte di una milizia di
irregolari male addestrati contro un esercito regolare ben
addestrato. La sfortunata morte di non-combattenti è dovuta in buona
parte all'abitudine degli uomini d'arme e dei terroristi di farsi
scudo dei civili.

Cosa più significativa dei tragici totali è però la scomposizione
delle vittime. Secondo uno studio, i non-combattenti palestinesi
erano soprattutto adolescenti maschi e giovanotti maschi. "Questo
contraddice completamente le accuse che Israele
abbia 'indiscriminatamente preso a bersaglio donne e bambini'",
secondo lo studio. "Sembra che ci sia una sola spiegazione
ragionevole per questi risultati: che gli adulti ed i ragazzi maschi
palestinesi si siano comportati in modo da mettersi in conflitto con
le forze armate israeliane".

Di contro, il numero delle donne e dei vecchi tra le vittime non-
combattenti israeliane mostra la casualità degli attacchi
palestinesi, e fino a che punto i terroristi hanno ucciso degli
Israeliani per il "crimine" di essere israeliani [3b]. I soldati
israeliani non bersagliano Palestinesi innocenti, ma i terroristi
palestinesi bersagliano i civili israeliani.

20.09. [Mito]

"La violenza è una reazione comprensibile e legittima alle politiche
israeliane".

20.09. [Fatti]

La base del processo di pace è che le dispute dovrebbero essere
risolte
con le trattative. Una delle condizioni che Israele ha posto prima di
acconsentire a negoziare con l'OLP era che l'organizzazione
rinunciasse
al terrorismo. Formalmente lo ha fatto; tuttavia, l'OLP ed altri
gruppi
ed individui palestinesi hanno ricorso costantemente alla violenza da
quando il processo dI Oslo è cominciato nel 1993. Sia che Israele
abbia
fatto o non le concessioni, i Palestinesi ancora hanno commesso gli
attacchi efferati. In alcuni casi le atrocità sono state perpetrate a
causa di maltrattamento presunto; in altri casi, sono intenzionali
sforzi di sabotare le trattative. Con noncuranza, l'autorità
palestinese, che ha quasi una forza di polizia di 40,000 persone (più
grande di quanto consentito dagli accordi di pace) e multiple agenzie
di
intelligence, deve essere considerata responsabile per il mantenimento
della pace.

Dalla firma della dichiarazione dei principi 4
(13 settembre 1993 -11 Agosto 1999)

Attività Terroristiche - Giudea e Samaria - Striscia Di Gaza

Soldati dell'Idf uccisi - 20 - 32
Soldati dell'Idf feriti - 617 - 419
Civili israeliani uccisi - 43 - 5
Civili israeliani feriti - 567 - 86
Bombe Molotov - 1.784 - 715
Sparatorie - 305 - 453
Casi di incendio doloso - 102 - 13
Dispositivi esplosivi - 157 - 181
Granate a frammentazione - 58 - 62
Accoltellamenti - 284 - 214

Civili israeliani e soldati israeliani uccisi nell'"Intifada Al-Aksa"
(29 Settembre 2000 - 13 Febbraio 2003)

Modalità omicide - Civili - Militari - Totale

Sassate - 2 - 0 - 2
Accoltellamenti - 5 - 0 - 5
Investimenti stradali - 1 - 7 - 8
Linciaggi - 14 - 2 - 16
Spari - 83 - 80 - 163
Spari da un veicolo - 27 - 9 - 36
Spari ad un veicolo - 53 - 10 - 63
Spari a città e paesi - 13 - 3 - 16
Spari a basi militari - 0 - 25 - 25
Attentati dinamitardi - 23 - 30 - 53
Attentati suicidi - 269 - 28 - 297
Autobombe - 15 - 23 - 38
Tiri di mortaio - 0 - 1 - 1
Altre - 1 - 3 - 4

Totale - 506 - 221 - 727

20.10. [Mito]

"La rivolta di Al-Aksa è stata portata avanti solo nei territori
contesi, e non ha impatto nell'Israele proprio".

20.10. [Fatti]

La violenza palestinese in Cisgiordania e Gaza ha ucciso numerosi
civili
e soldati. In più, i terroristi che si comportano in nome della
sommossa
hanno effettuato atroci attacchi all'interno d'Israele. La violenza
inoltre ha effetto collaterale sulla psiche israeliana, sui militari e
sull'economia israeliani.

Gli israeliani devono ora essere attenti a viaggiare attraverso molte
parti d'Israele e dei territori che dovrebbero essere sicuri. I
Palestinesi inoltre sparano agli ebrei da nascondigli, in città quale
Gilo che sono fuori dei territori. La violenza ha insidiato
severamente
la fede degli israeliani che se facessero le concessioni territoriali,
la pace con i Palestinesi sarebbe possibile.

La sommossa, inoltre, interessa la prontezza militare perché le truppe
devono essere deviate dall'addestramento e dalla preparazione contro
le
minacce dalle nazioni ostili e invece deve focalizzarsi sulla
repressione dei tumulti e sulla lotta al terrorismo.

Per concludere, la violenza ha causato una riduzione marcata del
turismo
ed ha danneggiato le relative industrie. Circa 64.000 israeliani hanno
perso i loro lavori a causa della rivolta palestinese. 5

È non sono soltanto gli israeliani che soffrono. La perdita del
turismo
danneggia anche i Palestinesi. Il numero di turisti, per esempio, che
visitano normalmente Betlemme per natale è significativamente
diminuito.
Lo stesso è in altri luoghi di pellegrinaggio nell'autorità
palestinese
. Anche i commercianti palestinesi in luoghi come la città vecchia
sono
influenzati dal calo del turismo. Gli attacchi terroristici, inoltre,
costringono Israele a proibire periodicamente agli operai palestinesi
di
entrare in Israele, danneggiando gli individui che provano a fare una
vita ed a provvedere alle loro famiglie.



"L'Autorità palestinese si è trasformata in un entità terrorista.
Gli attacchi terroristici contro di noi non sono solo portati da corpi
non ufficiali, ma anche livelli ufficiali stanno giocando attivamente
il
loro ruolo."

— Shaul Mofaz Capo dello Staff israeliano6

20.11. [Mito]

"Israele usa della forza esagerata per rispondere a bimbi che non
fanno
che scagliar pietre".

20.11. [Fatti]

Palestinesi, giovani e vecchi, attaccano civili e militari israeliani
con diverse armi. Quando loro lanciano pietre, queste non sono
sassolini, ma grandi sassi che possono essere causa di serie ferite.
Immagina te stesso colpito alla testa da un masso.

Generalmente, le truppe israeliane sotto attacco ne hanno contate meno
di 20, mentre i loro assalitori , muniti di bombe Molotov,pistole,
fucili d'assalto, mitragliatrici, bombe a mano ed esplosivi, ne hanno
contate centinaia. Inoltre, mescolati fra i lanciatori di pietre ci
sono stati Palestinesi, spesso poliziotti, armati di pistole.
Scontrandosi con folla arrabbiata, violenta, la polizia israeliana ed
i
soldati spesso non hanno altra scelta che difendersi sparando
pallottole
di gomma e, nelle situazioni in cui si è minacciata la vita,
pallottole
vere.

L'uso di fuoco vivo dei Palestinesi ha significato che le forze
israeliane sono dovute rimanere ad una certa distanza da quelli che
iniziano la violenza. In più, la minaccia di forza contro gli
israeliani è stata una minaccia mortale. Entrambi i fattori hanno
impedito l'uso dei metodi tradizionali di controllo dei tumulti.

Secondo le regole di combattimento per le truppe israeliane nei
territori, l'uso di armi è autorizzato solamente nelle situazioni di
minaccia mortale o, con significative limitazioni, durante l'arresto
d'un individuo ritenuto sospetto di commettere una grave offesa alla
sicurezza. In tutti i casi, le attività dell'IDF sono state governate
da una prioritaria politica di contenimento, dal requisito della
proporzionalità e dalla necessità di approntare tutte le misure
possibili per evitare danni ai civili non colpevoli.

Nel frattempo, i Palestinesi hanno intensificato i loro attacchi
violenti contro gli israeliani usando i mortai ed i missili anti-carro
introdotti illegalmente nella striscia di Gaza. I Palestinesi hanno
sparato colpi di mortaio sulle Comunità ebraiche a Gaza e in Israele
e i
rapporti dell'IDF indicano che missili anti-carro sono stati sparati
alle forze israeliane a Gaza.

Il capo del personale dell'IDF Shaul Mofaz ha detto alle associazioni
ebraiche americane in visita il 28 febbraio 2001, che l' autorità
palestinese sta accumulando le armi introdotte di nascosto a Gaza dal
mare e dai trafori sotterranei collegati all'Egitto.

Il possesso e l'uso dei Palestinesi di queste armi e di altri
armamenti
viola gli impegni che hanno preso in vari accordi con Israele. Sotto
gli
accordi di Oslo, le uniche armi permesse nelle zone controllate dai
Palestinesi sono le pistole, fucili e mitragliatrici e queste devono
essere tenute soltanto dagli ufficiali di sicurezza dell'autorità
palestinese. Dalle recenti violenze è chiaro che oltre alla polizia,
anche civili palestinesi ed i membri delle milizie, quale il
Tanzim,sono
in possesso di tali armi. 7

Il numero di palestinesi feriti negli scontri è spiacevole, ma è
importante ricordare che nessun Palestinese sarebbe in alcun pericolo
o
rischierebbe di essere ferito se non attaccassero gli israeliani.
Ancora, se i bambini fossero a scuola o a casa con le loro famiglie,
piuttosto che gettare pietre nelle vie, non avrebbero niente da
preoccuparsi. Inoltre, mentre il numero di Palestinesi morti è più
grande, quello non dovrebbe minimizzare i traumatici incidenti mortali
dal lato israeliano. Dal 29 settembre 2000 fino al 28 ottobre 2001,
191
ebrei israeliani, incluso almeno 83 civili, sono stati uccisi dai
Palestinesi e più di 1.300 sono stati feriti.8

È egualmente degno considerare come la polizia negli Stati Uniti ed in
altre nazioni, reagisce alla violenza di piazza. Gli abusi a volte
accadono quando la polizia è attaccata, ma nessuno li invita ad
aspettare e permettere che le loro vite siano messe in pericolo per
placare l'opinione internazionale. Per esempio dopo che la coalizione
degli Stati Uniti ha attaccato l'Afghanistan, Hamas ha organizzato un
raduno nella striscia di Gaza in cui i migliaia di Palestinesi hanno
marciato a sostegno del sospetto terrorista ideatore Osama bin Laden.
La polizia Palestinese ha ucciso due contestatori quando hanno
provato a
disperderli. 9

È soltanto agli israeliani che è negato il diritto all'autodifesa o
che
lo vedono usato come arma di propaganda contro di loro.

20.12. [Mito]

"L'Autorità Palestinese sta cercando di prevenire la violenza
arrestando
i terroristi e confiscando le armi illegali".

20.12. [Fatti]

Occasionalmente la cooperazione fra le forze di sicurezza israeliane e
palestinesi è stata buona e Israele ha lodato pubblicamente l'autorità
palestinese. Più spesso, tuttavia, l'autorità palestinese non riesce
ad
approntare le misure sufficienti per impedire gli attacchi contro gli
israeliani. Mentre alcuni terroristi sono stati arrestati, questi
solitamente sono stati liberati poco dopo e, almeno alcuni di loro
successivamente sono stati coinvolti negli assalti contro gli ebrei.
Nel
maggio 2001, per esempio, Arafat ha liberato più di una dozzina di
radicali islamici che erano stati in prigione dopo un'ondati di
bombardamenti suicidi che hanno ucciso 60 israeliani in otto giorni
sanguinosi nel 1996.10

L'autorità palestinese è anche piena di armi illegali, compreso le
mitragliatrici, bombe a mano, esplosivi e mortai. Malgrado le ripetute
promesse, nessuno sforzo è stato fatto per raccogliere le armi. Al
contrario, l'autorità palestinese si è attivata per accumularle. Ciò è
una seria violazione degli accordi firmati con Israele, che provoca
diffidenza e minaccia la sicurezza israeliana.

20.13. [Mito]

"L'uccisione di un figlio protetto dal padre, mostrata in TV, mostra
che
Israele non esita ad uccidere bimbi palestinesi innocenti".

20.13. [Fatti]

Forse l'immagine più vivida dell'"Intifada al-Aqda" è stata il filmato
di un padre palestinese che tenta inutilmente di proteggere il figlio
dal fuoco. Israele è stato universalmente incolpato della morte del
dodicenne Mohamed Aldura, ma le successive indagini hanno mostrato che
il ragazzo è stato con ogni probabilità ucciso da pallottole
palestinesi.

L'immagine che vedete qui
www.us-israel.org/jsource/images/netzarim.jpg mostra una
ripresa
aerea delle Forze di Difesa Israeliane dell'incrocio di Netzarim,
nella
Striscia di Gaza, in cui fu ucciso il dodicenne Mohamed Aldura. I
tratti
di penna mostrano la posizione del padre e del figlio, che si
coprirono
presso una postazione di Palestinesi che sparavano, all'incrocio. Dopo
che i poliziotti palestinesi spararono da lì e da lì vicino contro una
postazione delle Forze Armate Israeliane di fronte a loro, i soldati
delle Forze Armate risposero al fuoco sparando alla fonte degli spari.
Durante la sparatoria, il bimbo palestinese fu colpito ed ucciso.

Contrariamente a quel che comunemente si crede, che cioè il filmato
dell'evento era integrale, esso era stato invece montato prima che
fosse
trasmesso intorno al mondo. Sebbene ci fossero dei diversi cameramen
nella zona, soltanto uno, un Palestinese che lavorava per France 2,
registrò la sparatoria. Il filmato grezzo della giornata mostra un
quadro ben più complesso di quello che stava accadendo e solleva degli
interrogativi sull'universale assunto che fosse stato Israele ad
uccidere il ragazzo.

Un'indagine delle Forze di Difesa Israeliane sull'incidente, di cui
furono pubblicati i risultati il 27 Novembre 2000, scoprì che Aldura
fu
ucciso con ogni probabilità da un poliziotto palestinese e non dal
fuoco
delle Forze di Difesa Israeliane. Questo rapporto fu confermato da
un'indagine indipendente della Televisione tedesca ARD, che diceva che
il filmato della morte di Aldura fu censurato dai Palestinesi per far
credere che egli fosse stato ucciso dagli Israeliani, mentre invece la
sua morte fu causata dal fuoco palestinese [11a]

Più recentemente, James Fallows ha riveduto la storia ed ha scoperto
che
"le prove fisiche della sparatoria erano completamente incongruenti
con
spari che venivano dall'avamposto delle Forze di Difesa Israeliane".
Inoltre, egli cita diversi interrogativi senza risposta, che hanno
indotto alcuni a concludere che l'intero incidente fosse stato
montato.
Per esempio, Fallows si chiede: "Perché non c'è un filmato del ragazzo
dopo che fu colpito? Perché sembra che stia muovendosi in grembo al
babbo, ed ad afferrare una mano sopra i suoi occhi dopo che egli
sarebbe
dovuto essere morto? Perché mai un Palestinese sta indossando un
auricolare del tipo adottato dai Servizi Segreti? Perché mai si mostra
un altro Palestinese che agita le braccia e grida, come se stesse
"dirigendo" una scena drammatica? Perché mai il funerale sembra (a
giudicare dalla lunghezza delle ombre) essere avvenuto prima dell'ora
apparente della sparatoria? Perché mai non si vede sangue sulla
camicia
del babbo dopo che essi vengono colpiti? Perché una voce che semba
quella del cameraman di France 2 strilla, in Arabo, "Il bimbo è
morto",
prima che egli fosse stato colpito? Perché le ambulanze sembra che
appaiano istantaneamente per tutti tranne che per al-Dura?" [11b]

20.14. [Mito]

"Israele usa proiettili di gomma per mutilare ed uccidere Palestinesi
disarmati".

20.14. [Fatti]

Le pallottole di gomma sono mezzi imperfetti per sedare le violenze
di piazza. Sono destinate a minimizzare il rischio di serie ferite ma
non possono anche alleviarle. Nella stragrande maggioranza dei casi,
le pallottole di gomma non provocano la morte o ferite serie. In
molte circostanze, possono essere l' unico opzione disponibile al
fuoco-vivo. I bambini usando delle pistole, l' intenzione o di
causare il ferimento o la morte al loro obiettivo previsto attraverso
alcuni altri mezzi, pongono una minaccia mortale, specialmente quando
quella minaccia prende la forma d'un attacco su grande scala.

"In opposizione [ai provvedimenti concreti di Ariel Sharon per
facilitare difficoltà economiche dei Palestinesi] non abbiamo visto
assolutamente risposta da Arafat alle nostre esortazioni a lui per
portare ora ad un arresto della violenza. Non ha rilasciato
istruzioni che indicassero che anche lui desidera vedere che queste
finiscano. Infatti, ha richiesto la continuazione dell'intifada. Non
ha dato alcun ordine, segreto o non, alle sue forze che porterebbero
alcune misure di controllo della situazione. "

Assistente del Segretario di Stato degli Stati Uniti per gli affari
del Medio Oriente, Edward Walzer, testimoniando ad un' udienza
congressuale 12

Molte forze di polizia nel mondo usano le pallottole di gomma per
disperdere le folle violente. Per esempio, a seguito della vittoria
dei Los Angeles Lakers nella finale nazionale del 2001 della National
Basketball Association, la polizia di Los Angeles ha usato pallottole
di gomma per concludere gli scoppi violenti dei turbolenti fans13. La
polizia si è sentita costretta ad usare questo metodo di controllo
della folla con un gruppo di fan di pallacanestro eccessivamente
esuberanti che hanno trasformato in celebrazioni violente la vittoria
della loro squadra, mentre Israele lo usa contro una popolazione
ostile con la quale è essenzialmente in guerra.

20.15. [Mito]

"Il Rapporto Mitchell rese chiaro che la politica israeliana degli
insediamenti è altrettanto da biasimare per il fallimento del processo
di pace quanto la violenza palestinese, e che un congelamento degli
insediamenti è indispensabile per por fine alla violenza".

20.15. [Fatti]


Nel novembre 2000, l'ex senatore degli Stati Uniti George Mitchell è
stato nominato per condurre un comitato di inchiesta per studiare la
causa dell' Intifada al-Aksa ed individuare come impedire la violenza
futura. Il rapporto è stato pubblicato il 30 aprile 2001, ha suggerito
un congelamento degli insediamenti - come una di più di 15 differenti
misure che portino ad una maggiore fiducia tra le parti - ma Mitchell
e
Warren Rudman, un altro membro del comitato, hanno indicato
esplicitamente in una lettera che chiarisce il loro punto di vista:
"desideriamo andare più avanti ed indicare chiaramente che in alcun
modo
non poniamo sullo stesso piano il terrorismo palestinese con attività
israeliana di insediamenti, ' apparentemente ' o al contrario."

Mitchell e Rudman hanno anche discusso l' idea che la cessazione della
costruzione di insediamenti ed il terrorismo erano collegati. " lo
scopo immediato deve essere l'immediata interruzione della
violenza....Parte dello sforzo per concludere la violenza deve
includere
una ripresa immediata della cooperazione sulla sicurezza fra il
governo
d'Israele e l'autorità palestinese che punti ad evitare la violenza e
a
combattere il terrorismo." Hanno aggiunto, "per quanto riguarda
terrorismo, noi invitano l'autorità palestinese, come misura di
instaurazione della fiducia, a chiarire con azioni concrete, agli
israeliani ed i Palestinesi, che il terrore è riprovevole ed
inaccettabile e l'autorità palestinese deve fare uno sforzo totale per
impedire operazioni terroristiche e punire i responsabili che agiscono
nella sua giurisdizione." 14

20.16. [Mito]

"L'uso da parte di Israele dei caccia F-16 esemplifica l'uso
sproporzionato della forza impiegata da Israele contro degli innocenti
civili palestinesi".

20.16. [Fatti]

Come determinate l'uso proporzionale di forza militare? Quando
terroristi palestinesi mettono le bombe nei centri commerciali
israeliani ed uccidono e feriscono dozzine di civili, la risposta
proporzionale sarebbe che gli israeliani mettessero bombe nei centri
commerciali palestinesi ? Nessuno in Israele crede che questo sarebbe
un uso di forza legittimo. Quindi, Israele ha la necessità di
intraprendere l'azione misurata contro gli obiettivi specifici in uno
sforzo per contenere la violenza palestinese o fermarla.

Nel caso specifico di uso d'Israele di F-16, il Generale maggiore
Giora
Eiland, capo delle operazioni dell'Idf, ha spiegato il ragionamento
d'Israele:

So che gli F-16 non sono destinati ad attaccare obiettivi nelle città
palestinesi. Ma dobbiamo ricordarci che anche se usiamo questo genere
di velivolo, questo è molto accurato. Tutti gli obiettivi erano
obiettivi militari.... erano piuttosto una decisione tattica,
semplicemente perché gli obiettivi erano abbastanza grandi, o
abbastanza
forti che l'attacco con elicotteri è stato considerato non abbastanza
efficace per penetrare o colpire questi specifici obiettivi. Così
quando
abbiamo deciso o scelto questi obiettivi abbiamo cercato le armi
migliori per questi ed in questo caso specifico erano gli F-16. Non
implica che questa sia una nuova fase e d'ora in poi l'unico mezzo che
per schierare le nostre forze o la nostra aeronautica è soltanto l'
F-16.

Effettivamente lo vediamo come qualcosa che non sia usato molto
facilmente. 16

Lo schieramento d'Israele dei combattenti è venuto dopo che 88
israeliani già avevano perso le loro vite, compresi 55 civili. I
civili
non sono stati uccisi casualmente, sono stati deliberatamente colpiti.
Nei due mesi e mezzo precedenti , i Palestinesi avevano tentato di
piazzare 28 bombe all'interno d'Israele. L'attacco degli F-16 è stato
una risposta diretta ad una bomba che è esplosa ad un centro
commerciale
di Netanya il 18 maggio 2001, uccidendo cinque israeliani .

Un mese prima di schierare gli F-16, il dipartimento di stato
americano
ha accusato Israele di una "eccessiva e sproporzionata" risposta alla
violenza palestinese quando hanno sparato colpi in aria contro gli
obiettivi a Gaza, anche se il portavoce ha ammesso che la rappresaglia
"è precipitata per gli attacchi provocatori palestinesi con i mortai a
Israele" . La posizione degli Stati Uniti è ironica data la cosiddetta
dottrina Powell enunciata dal Segretario di Stato Colin Powell, che
sostiene che "l'America apra il fuoco con ogni mezzo di forza
disponibile o per niente" 17

Considera alcuni esempi dell'applicazione di questa dottrina:

• Il Generale Powell ha insistito sullo schiacciante spiegamento
di forze prima di andare in guerra contro Baghdad nella guerra del
Golfo.

• Powell ha anche sovrinteso all'invasione di Panama, che ha
richiesto uno spiegamento di 25.000 truppe e l'uso dei bombardieri
Stealth F-117 per la prima volta. Migliaia di civili panamensi sono
stati feriti e ci sono stati almeno 100 morti. Egli, successivamente,
ha
detto "l'uso di tutta la forza in alcuni casi è necessario. La forza
decisiva chiude le guerre velocemente e nel lungo termine salva le
vite"
18

• In reazione al tentativo di assassinare il Presidente Bush nel
1993, gli Stati Uniti hanno sparato 23 missili Cruise contro la base
dei
servizi segreti iracheni e hanno colpito un quartiere civile nelle
vicinanze. Powell successivamente ha affermato che questa è stata una
risposta "appropriata e proporzionata". 19

• Gli Stati Uniti hanno anche fatto un enorme spiegamento di
forze nei Balcani e nel 1999, hanno accidentalmente bombardato l'
ambasciata cinese a Belgrado uccidendo tre persone e ferendone 20.

• Gli Stati Uniti hanno fatto molto uso di aerei da caccia e da
bombardamento nella loro guerra successiva all'11 Settembre in
Afghanistan. Si sono riferiti poi alcuni incidenti in cui sono stati
uccisi dei civili, tra cui il bombardamento di una festa nuziale che
ha
ucciso 48 persone [19b].
Gli Stati Uniti non hanno esitato ad usare uno schiacciante uso della
forza contro i suoi avversari, anche se le minacce erano distanti ed
in
nessun modo avrebbero messo in pericolo l'esistenza della nazione o la
sicurezza dei propri cittadini.
Anche se gli obiettivi militari statunitensi sono stati portati a
termine, questi sono abitualmente accompagnati da errori e danni
collaterali che hanno provocato la perdita di vite umane.

Israele è in una posizione diversa,. La minaccia che affronta è
immediata nel tempo e fisicamente vicina e mette in serio pericolo i
cittadini israeliani. Tuttavia, Israele non ha usato tutta la sua
potenza come detta la dottrina Powell. L'uso della forza è stato
giudizioso e preciso. In quei casi in cui ci sono stati degli errori –
come inevitabilmente accade in in guerra – ci sono state delle
inchieste
sugli incidenti.

La conclusione è che Israele non avrebbe avuto bisogno di rispondere
con
la forza militare se i palestinesi non avessero attaccato i cittadini
e
i soldati.

20.17. [Mito]

"Arafat non può controllare i radicali palestinesi".

20.17. [Fatti]

La premessa del processo di pace fu che raggiungendo un accordo con
Yasser Arafat, si potesse controllare la violenza. Se egli non può
controllare il comportamento delle persone sotto la sua autorità,
allora gli accordi non hanno valore. D'altro canto, se egli ha il
controllo, allora è chiaro che lo sta usando per fomentare la
violenza anziché prevenirla.

Le prove suggeriscono che Arafat ha il controllo su gran parte delle
attività dei Palestinesi in Cisgiordania ed a Gaza. Arafat si è
dimostrato abile a disfarsi rapidamente dei Palestinesi che sfidano
il suo dominio arrestandoli e, talvolta, giustiziandoli. Quando
vuole, ha anche arrestato dei membri di gruppi terroristici, ma li ha
abitualmente rilasciati in modo che potessero continuare ad attaccare
Israele. Ha consentito alle organizzazioni terroristiche di produrre
esplosivi, costruire mortai, addestrare membri e reclutare giovanotti
per delle missioni suicide. Uno degli esempi più chiari della
riluttanza di Arafat ad agire è il fatto che il capo di Hamas,
l'organizzazione che pubblicamente rivendica molti attentati suicidi,
non è in galera. Anzi, egli tiene regolarmente e pubblicamente
adunate dei suoi sostenitori a Gaza.

20.18. [Mito]

"Israele ha sempre rifiutato di prendere qualsiasi passo per calmare
la
situazione, ed i suoi continui attacchi hanno provocato la violenza
palestinese".

20.18. [Fatti]

Il 22 maggio 2001 il Primo Ministro Ariel Sharon ha dichiarato un
cessate-il-fuoco unilaterale per tentare di calmare la situazione, e
nella speranza che i palestinesi si comportassero ugualmente mettendo
fine agli attacchi contro gli israeliani. Invece i palestinesi hanno
intensificato il livello della violenza, particolarmente contro i
civili
israeliani. Più di 70 attacchi sono stati registrati nei successivi 10
giorni, durante i quali Israele ha frenato il suo fuoco e ha evitato
ogni ritorsione. La campagna terroristica palestinese durante il
cessate-il-fuoco israeliano è culminata con l'attacco suicida alla
discoteca di Tel Aviv l'1 giugno, che ha ucciso 20 persone e ferito
più
di 90, la maggior parte dei quali adolescenti. Di fronte alle forti
pressioni internazionali causate dall'orribile attacco e alla paura di
una risposta israeliana, Arafat alla fine ha dichiarato il
cessate-il-fuoco. Non che sia durato.

20.19. [Mito]

"Israele non ha giustificazioni per trattenere le tasse dovute
all'Autorità Palestinese".

20.19. [Fatti]

All'inizio del 2001, Israele ha deciso di trattenere più di 50
milioni di dollari in tasse che doveva all'autorità palestinese in
risposta alla violenza in corso. Funzionari statunitensi, e altri,
hanno fatto pressioni su Israele per trasferire i soldi a causa delle
grossi difficoltà economiche dell'autorità palestinese e l'incapacità
di pagare alcuni dei suoi conti. Israele ha riconosciuto che l'azione
era dura ma la credeva necessaria per dimostrare ai palestinesi che
l'incapacità o la non volontà di fermare la violenza aveva un costo.
Israele deve usare qualunque potere possibile per proteggere i suoi
cittadini e le sanzioni economiche erano una risposta più leggera
rispetto a quella militare.

Mentre le sanzioni israeliane sono state criticate per il pietoso
stato dell'economia palestinese, la verità era che gli Stati arabi
hanno sospeso il trasferimento di centinaia di milioni di dollari,
raccolti come donazioni, destinati all'autorità palestinese. La
giustificazione per l'azione degli Stati arabi era la loro
preoccupazione che questi fondi sarebbero stati indebitamente
appropriati e avrebbero incoraggiato ulteriormente la corruzione
nell'autorità palestinese. [20a] Per esempio, un giornale kuwaitiano
riferì che Arafat rubò più di 5 Milioni di Dollari di aiuti stranieri
diretti ai Palestinesi bisognosi [20b].

Nel Luglio 2002, Israele acconsentì a trasferire una parte del
gettito fiscale ai Palestinesi come prova di fiducia dopo che era
diminuita la violenza palestinese, e fu raggiunto un accordo per
creare un comitato di rappresentanti americani per sovraintendere
alla transazione. In Ottobre, Israele acconsentì a rilasciare
ulteriori fondi dopo che gli Stati Uniti acconsentirono a verificare
come l'AP avrebbe usato i
fondi. A partire dal Dicembre 2002, Israele ha iniziato a pagare
regolarmente e mensilmente le tasse dovute all'AP e porzioni del
denaro congelato sin dai primi giorni della violenza [20c].

Il caso di studio:

Il Presidente del Consiglio Legislativo Palestinese, Ahmed Karia, ha
improvvisamente lasciato la villa che aveva costruito per un milione
e mezzo di dollari a Gerico, dopo che il Presidente Bush ebbe
sollevato il problema della corruzione dell'AP. Fu posto un cartello
sulla porta che affermava che la villa era divenuta un'istituzione
benefica per i parenti dei palestinesi uccisi negli attacchi
terroristici [20d].

20.20. [Mito]

"I Palestinesi attaccano le forze israeliana in spontanee esplosioni
di
frustrazione".

20.20. [Fatti]

Occasionalmente, i Palestinesi si sollevano spontaneamente per una
serie
di motivi, dalla frustrazione alla rabbia. Più spesso, tuttavia, la
violenza palestinese è premeditata e pianificata dalle cellule
terroristiche all'interno dell'autorità palestinese o dai leader della
stessa autorità. Nell'estate del 2001, per esempio, i comandanti
palestinesi hanno fatto circolare le istruzioni su come affrontare le
truppe israeliane. Gli ordini includevano la preparazione di bombe
Molotov, di bombe a mano e delle barricate. Le "cinture" esplosive
dovevano essere preparate per "centinaia di giovani suicidi che
sarebbero stati disposti a affrontare le truppe avanzanti." Le
istruzioni inoltre hanno suggerito di conservare le munizioni e di
attaccare i carri soltanto con "le armi adatte" e non con le pistole
leggere. "le posizioni avanzate dovrebbero essere costituite dai
combattenti che vogliono sacrificare le loro vite per fermare il
nemico
avanzante." 21
segue
04/10/2007 13:16
 
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Una strategia per occuparsi del problema è stata il processo di pace.
Dal 1993, Israele ha creduto che negoziare fosse il modo di
raggiungere
la pace con i Palestinesi, ma dopo che Israele ha dato indietro gran
parte della Cisgiordania e della striscia di Gaza e di fatto ha
offerto
tutto il resto, i Palestinesi hanno rifiutato le loro concessioni ed
hanno scelto di usare la violenza per provare a forzare Israele a
cedere
a tutte le loro richieste.

Una seconda strategia è per Israele "esercitare l'autocontrollo" cioè
non rispondere alla violenza palestinese. La Comunità internazionale
loda Israele quando semplicemente porge l'altra guancia dopo i feroci
attacchi. Mentre questo autocontrollo potrebbe vincere l'elogio dai
leader del mondo, non fa niente per alleviare il dolore delle vittime
o
impedire ulteriori attacchi. Inoltre, le stesse nazioni che
sollecitano
l'autocontrollo d'Israele hanno reagito spesso con la forza, una volta
che si sono trovate in situazioni simili. Per esempio, i Britannici
hanno assassinato i nazisti dopo la seconda guerra mondiale ed hanno
designato come bersaglio i terroristi dell'IRA in Irlanda del Nord.



"Per esempio, se hai un' organizzazione che ha progettato o sta
progettando un certo tipo di attacco suicida, e [ gli israeliani ]
hanno
prova sicura di chi è e di dove sono, penso che ci sia una certa
giustificazione nel provare a proteggersi in anticipo."

— Vice Presidente degli Stati Uniti Dick Cheney25




Nel mese di aprile del 1986, dopo che gli Stati Uniti hanno accertato
che la Libia aveva diretto l'attacco terroristico ad una discoteca di
Berlino Ovest, che ha ucciso un americano e ne ha feriti altri 200, ha
lanciato un'incursione su una serie di obiettivi libici, compresa la
casa del presidente Muammar Gheddafi. Ciò generalmente è considerato
come un assassinio tentato. Il presidente Reagan lo ha negato, ma più
tardi ha ammesso "era possibile, forse probabile, che potesse essere

nei pressi o vicino al centro dei servizi segreti quando i nostri
aerei
hanno colpito". Gheddafi è scappato, ma la sua figlia minore è stata
uccisa e due dei suoi altri bambini sono stati feriti. Inoltre, un
missile è andato fuori rotta ed ha causato degli infortuni mortali in
un
quartiere civile vicino. Reagan ha giustificato l'azione come un
autodifesa contro il terrorismo di Stato appoggiato dalla Libia.
"essendo autodifesa ogni Stato colpito dal terrorismo ha un proprio
diritto a rispondere con forza come deterrente a nuovi atti
terroristici. Ho ritenuto che dovessimo mostrare a Gheddafi che c'era
un
prezzo che doveva pagare per questo tipo di comportamento e che non l'
avremmo lasciato fare" 26

Israele ha scelto la terza opzione – quella di eliminare gli strateghi
degli attacchi terroristici. Questa è una politica che ha creato un
grande dibattito in Israele, ma è appoggiata da una vasta maggioranza
(il 70% nel sondaggio di Ha'aretz dell'agosto 2001). Questa politica è
appoggiata anche dagli americani secondo il sondaggio dell'agosto 2001
dell'America Middle East Information Network. Il sondaggio mostra che
il
73 percento degli intervistati ritiene che Israele sia giustificato ad
uccidere i terroristi se hanno la prova che stanno pianificando
esplosioni o attacchi che possano uccidere israeliani. 27

Il vice capo di Stato Maggiore, il generale Moshe Ya'alon ha spiegato
questa linea di condotta: "Non ci sono esecuzioni senza processo. Non
ci
si sta vendicando con qualcuno che ha compito un attentato un mese fa.
Noi stiamo agendo contro chi sta portando terrore contro di noi. Noi
preferiamo arrestarli ed averne detenuti più di 1000. Ma se non
possiamo
e i palestinesi non lo vogliono, allora non abbiamo altra scelta che
difenderci" 28

Avere come obiettivo i terroristi ha diversi benefici. Primo, mette un
costo al terrore: Israele non può essere colpita con l'impunità di
nessuno, i terroristi sanno che se prendono di mira qualcuno, verranno
loro stessi presi di mira. Secondo, questo è un metodo di autodifesa:
colpire preventivamente elimina persone che altrimenti ucciderebbero
Ebrei. Mentre è vero che ci sono altri che prendono il loro posto, lo
fanno con la consapevolezza che anche loro stessi diventeranno
obiettivi. Terzo, fa perdere l'equilibrio ai terroristi. Gli
estremisti
non possono più pianificare un operazione disinvoltamente; inoltre
devono muoversi, guardarsi alle spalle in ogni momento, e lavorare più
duramente per raggiungere il loro obiettivi. Quarto, l'eliminazione
dei
terroristi può prevenire attacchi.

"Penso che quando sei attaccato da un terrorista, sai chi è il
terrorista e puoi individuare la causa del terrore, dovresti
rispondere."

—Segretario di Stato degli Stati Uniti Colin Powell29




Ovviamente, questa politica ha dei costi. Oltre alla condanna
internazionale, Israele rischia di far scoprire gli informatori che
forniscono spesso le informazioni necessarie per trovare i terroristi.
Inoltre i soldati devono prendere parte a delle operazioni che alcune
volte sono ad alto rischio e che occasionalmente causano tragici danni
collaterali alla proprietà e alle persone.

La critica più comune delle "uccisioni mirate" è che non fanno bene
perché perpetuano un ciclo di violenza per cui i terroristi cercano la
vendetta. Ciò è probabilmente l'argomento meno convincente contro
questa politica, perché la gente che si fa saltare fino a diventare
martire potrebbe sempre trovare una giustificazione per le loro
azioni.
Sono determinate a cacciare gli ebrei dal Medio Oriente e non si
arresteranno finché non realizzeranno il loro obiettivo.

"Penso che ogni volta che ci sono esplosioni suicide e che la tua
gente salta in aria alla stazione dell'autobus e nei ristoranti,
certamente tu non puoi sederti e tollerarlo"

—Segretario della difesa degli Statu Uniti Donald Rumsfeld 30




Benchè gli Stati Uniti abbiano una legge che proibisce l'assassinio,
dopo l'attacco omicida di terroristi al World Trade Center e al
Pentagono, è stato rivelato che l'amministrazione Clinton, in effetti,
ha tentato di assassinare terrorista saudita Osama bin Laden nel 1998
come rappresaglia per il suo ruolo nelle esplosioni alle ambasciate
degli Stati Uniti in Tanzania e Kenia. Questi attacchi hanno ucciso
più
di 200 persone. Gli ex funzionari di Clinton ora dicono che c'è un
espediente nella legge che proibisce l'assassinio, che lo permette in
caso di "autodifesa". L'amministrazione di George W. Bush
successivamente ha espresso un' opinione simile. 31



Case Study

Una storia del Washington Post sul "ciclo della morte" in
Cisgiordania includeva un intervista con Raed Karmi, un funzionario di
Fatah, la fazione dominante nell'Organizzazione per la Liberazione
della
Palestina. Il servizio inizia con l'osservazione che Karmi sta uscendo
di corsa per unirsi ad una battaglia contro i soldati israeliani e
afferra un fucile d'assalto M-16. Quello che la storia manca di
menzionare è che si suppone che solo la polizia palestinese sia
armata.
La storia indica che la violenza israeliana e palestinese è
equivalente
in questo "ciclo" perché Karmi dice che stava agendo per vendicare la
morte di un palestinese che gli Israeliani hanno assassinato per aver
organizzato attacchi terroristici. Karmi ammette di aver partecipato
al
rapimento e all'omicidio stile esecuzione di due Israeliani che
stavano
pranzando in un ristorante di Tulkarem. Karmi è stato arrestato dall'
autorità palestinese, ma è stato rilasciato dopo appena quattro mesi e
successivamente ha ucciso altri quattro Israeliani, incluso un uomo
che
stava facendo la spesa e un automobilista in un imboscata. "Io
continuerò ad attaccare Israeliani", ha detto al Jerusalem Post32

20.23. [Mito]

"Israele ammazza indiscriminatamente terroristi e civili palestinesi".

20.23. [Fatti]

È sempre una tragedia quando dei civili innocenti sono uccisi in
un'operazione antiterrorismo. Ma i civili non avrebbero corso rischi
se l'Autorità Palestinese avesse arrestato i terroristi, gli
assassini non avessero scelto di nascondersi tra i non-combattenti,
ed i civili si fossero rifiutati di proteggere gli assassini.

Israele non attacca indiscriminatamente le aree palestinesi. Al
contrario, l'IDF mette molta cura nel mirare alle [sole] persone che
stanno pianificando attacchi terroristici contro i civili israeliani.
Le forze israeliane hanno una tradizione di accuratezza in questi
attacchi; eppure si commettono talvolta degli errori. Mentre i
terroristi non chiedono certo scusa per i loro attacchi ai civili, e
li bersagliano a bella posta, Israele investiga sempre sulle ragioni
di ogni errore e prende inizitative per evitare che si ripetano.

Non è mica solo Israele ad usare la forza militare contro i
terroristi, o a colpire talvolta involontariamente le persone che non
sono i bersagli. Per esempio, nello stesso giorno in cui dei
funzionari americani stavano condannando Israele perché alcuni civili
erano morti quando Israele aveva assassinato il capo dell'ala
militare di Hamas, i notiziari informavano che gli Stati Uniti
avevano bombardato un villaggio in un'operazione diretta ad un capo
talebano che invece aveva ammazzato 48 civili afghani ad una festa
nuziale. In ambo i casi, un errore dello spionaggio ha contribuito ai
tragici errori.

"La settimana scorsa a Gaza, torme di bimbi gioivano e cantavano
mentre gli adulti lanciavano loro dei dolci. Che celebravano?
L'uccisione a sangue freddo di almeno sette persone - cinque delle
quali americane - e la mutilazione di altre 80 ad opera di una bomba
terroristica sul campus dell'Università Ebraica di Gerusalemme".

— Lo studioso israeliano Michael Oren, "Palestinians Cheer Carnage,"
Wall Street Journal, (7 Augosto 2002)

20.24. [Mito]

"L'uso da parte d'Israele di armi di fabbricazione americana in
rappresaglie contro i Palestinesi è illegale".

20.24. [Fatti]

Gli Stati Uniti hanno monitorato da vicino le azioni israeliane. Il
parlamentare John Conyers ha scritto una lettera al Segretario di
Stato
Colin Powell chiedendo se Israele stava violando la legge degli Stati
Uniti, usando armi americane nei suoi attacchi contro i terroristi
palestinesi. Powell ha risposto, in una lettera datata 17 agosto 2001,
che le azioni di Israele non violano la legge degli Stati Uniti. La
legge in questione è la Arms Export Control Act (AECA) e stabilisce
che
gli articoli di difesa saranno usati solo per scopi specificati,
incluso
la sicurezza interna e la legittima autodifesa. Israele ha affermato
che
sta agendo per autodifesa e l'amministrazione Bush concorda.33

20.25. [Mito]

"Israele ha perpetrato un massacro nel campo profughi di Jenin
nell'Aprile 2002".

20.2. [Fatti]

Il Segretario di Stato Colin Powell ha concisamente confutato le
affermazioni palestinesi secondo cui Israele era colpevole di
atrocità a Jenin. "Non vedo prova che mostri che è avvenuto un
massacro" [34a]. L'opinione di Powell fu successivamente confermata
dalle Nazioni Unite, da Human Rights Watch e da un'indagine
dell'Unione Europea [35a].

Nei giorni successivi alla battaglia i Palestinesi hanno
ripetutamente sostenuto che era stato commesso un massacro. Il
portavoce Saeb Erekat, ad esempio, disse alla CNN il 17 Aprile che
almeno 500 persone erano state masascrate, e 1.600 persone, tra cui
donne e bambini, erano scomparsi. I Palestinesi fecero rapidamente
marcia indietro quando divenne evidente che essi non potevano fornire
alcuna prova di quest'accusa indecente, e la loro stessa commissione
d'indagine riportò un totale di 56 morti, di cui 34 combattenti.
Nessuna donna e nessun bambino sono stati dati per dispersi [36a].

Israele non ha scelto arbitrariamente di compiere l'incursione nel
campo profughi di Jenin. Aveva ben poca scelta dopo una serie di
attentati dinamitardi suicidi che avevano terrorizzato i civili
israeliani per i precedenti 18 mesi. Per difendersi e dare speranza
alla pace, le forze israeliane entrarono a Jenin per sradicare una
delle principali basi terroristiche.

Gli stessi documenti dell'Autorità Palestinese chiamano Jenin
la "capitale dei suicidi". Il campo ha una lunga storia come base per
gli estremisti, e non meno di 28 attacchi suicidi sono stati lanciati
da questo nido di terrore durante l'ondata di violenza che precedette
l'azione d'Israele. Questi terroristi violavano il cessate-il-fuoco a
cui aveva acconsentito Israele e danneggiavano gli sforzi israeliani
di ricominciare i negoziati politici verso un accordo finale di pace.

I cecchini palestinesi bersagliavano i soldati da una scuola
femminile, una moschea, ed un edificio dell'UNRWA, e nel rispondere
al fuoco e nell'inseguire i terroristi, sono stati colpiti dei non
combattenti. Ogni perdita civile è una tragedia, ma alcune erano
inevitabili perché i terroristi palestinesi usavano i civili a mo' di
scudo. La maggior parte delle vittime era armata.

Israele tenne inoltre in funzione l'ospedale di Jenin. Il Tenente
Colonnello Fuad Halhal, il comandante druso del corpo distrettuale di
coordinamento per le Forze di Difesa Israeliane, consegnò
personalmente un generatore all'ospedale, sotto il fuoco, durante
l'operazione militare [36b].

Israele avrebbe potuto decidere di bombardare il campo intero, la
strategia impiegata dagli USA in Afghanistan, ma le Forze di Difesa
Israeliane deliberarono di scegliere una via più rischiosa per
ridurre il rischio di nuocere ai civili. I soldati andavano casa per
casa e 23 furono uccisi in aspri scontri con i Palestinesi che
usavano bombe, granate, trabocchetti e mitragliatrici per fare del
campo una zona di guerra.

Anche le immagini televisive hanno dato una prospettiva distorta del
danno al campo. Jenin non è stata distrutta. Le operazioni israeliane
sono state condotte in un'area limitata del campo profughi, che di
per sé si estende su una piccola frazione della città. La distruzione
che avvenne sul campo fu in gran parte causata da bombe palestinesi.

I Palestinesi hanno imparato dalla loro esperienza in panzane che
inventare false accuse contro Israele attrarrà immediatamente
l'attenzione dei media e simpatie per la loro causa. Le correzioni
che inevitabilmente seguono a queste accuse speciose raramente
vengono viste, lette, o notate.

20.26. [Mito]

"Israele si è opposto ad un'indagine da parte delle Nazioni Unite
perché voleva celare i crimini che aveva commesso a Jenin".

20.26 [Fatti]

Israele non aveva nulla da nascondere ed ha invitato una commissione
d'indagine imparziale a visitare Jenin [37a]. Ma la storica animosità
delle organizzazioni ONU verso Israele ha sollevato però degli
interrogativi sull'equanimità dei suoi rappresentanti. Questi dubbi
vennero rinforzati quando l'ONU si rifiutò di inserire nella
commissione proposta degli esperti militari o di antiterrorismo che
avrebbero potuto stimare la minaccia terroristica proveniente da
Jenin che Israele stava affrontando. Un delegato cooptato nella
commissione ONU aveva in precedenza confrontato la Stella di Davide
con una svastica [38a].

L'ipocrisia dell'ONU e di altri che si preoccupano di Jenin è
evidente dal fatto che non condannano mai e non fanno mai inchieste
sui massacri ripetuti ad opera dei bombaroli suicidi palestinesi.

20.27. [Mito]

"Israele impedisce alle ambulanze palestinesi di portare i
palestinesi malati e feriti in ospedale".

20.27. [Fatti]

Uno degli sfortunati risultati della violenza durante l'"Intifada al-
Aqsa" è stato l'accusa di abusi israeliani ai danni delle ambulanze
della Mezzaluna Rossa palestinese, che, si accusa, hanno portato ad
inconvenienti, complicazioni mediche ed anche alla morte dei malati
trasportati. Questi racconti tendono a mostrare i ritardi come
arbitrari atti di crudeltà da parte dei soldati israeliani contro i
Palestinesi che hanno bisogno di cure mediche.

In una cosa queste accuse sono vere: le ambulanze vengono davvero
fermate e perquisite ai posti di blocco israeliani. Ma esse non
mettono i fatti nel loro contesto. La ragione per cui le ambulanze
vengono trattenute e perquisite è il pericolo molto serio che pongono
ad Israele ed ai suoi cittadini. Le ambulanze sono state spesso usate
come mezzo per portare bombe ai terroristi, e molti dei militanti che
hanno compiuto attentati suicidi sono entrati in Israele a bordo od
al volante di ambulanze della Mezzaluna Rossa. Per esempio:

- Nell'Ottobre 2001, Nidal Nazal, un operativo Hamas a Kalkilya, fu
arrestato dalle Forze di Difesa Israeliane. Egli guidava le ambulanze
della Mezzaluna Rossa palestinese, e delle informazioni indicano che
egli avesse sfruttato la possibilità di viaggiare ovunque per fare da
portaordini tra i comandi di Hamas in diverse città della
Cisgiordania. [39a]

- Nel Gennaio 2002, Wafa Idris si fece saltare in aria nell'affollata
Via Giaffa a Gerusalemme, divenendo una delle prime bombarole
suicide. Ella guidava ambulanze per la Mezzaluna Rossa, così come
Mohammed Hababa, l'operativo Tanzim che l'aveva mandata in missione.
Ella lasciò su un'ambulanza la Cisgiordania [40a].

- Il 27 marzo 2002 un membro dei Tanzim che per lavoro guidava
ambulanze per la Mezzaluna Rossa fu preso con degli esplosivi sulla
sua ambulanza. Sull'ambulanza c'era un bambino camuffato da paziente,
insieme con la famiglia. Gli esplosivi furono trovati sotto la
lettiga su cui giaceva il presunto malatino. [40b]

- Il 17 Maggio 2002 si trovò una cintura esplosiva in un'ambulanza
della Mezzaluna Rossa in un posto di blocco presso Ramallah. La
bomba, dello stesso tipo normalmente usato negli attentati suicidi,
era nascosto sotto un lettuccio su cui giaceva un bimbo malato. Il
conducente, Islam Jibril, era già ricercato dalle Forze di Difesa
Israeliana, ed ammise che questa non era la prima volta che
un'ambulanza era stata usata per portare esplosivi o terroristi.

La bomba fu levata dall'ambulanza e fatta esplodere alla presenza di
un rappresentante del Comitato Internazionale della Croce Rossa. In
un comunicato emesso nel medesimo giorno, l'ICRC disse che
essa "comprende le preoccupazioni per la sicurezza delle autorità
israeliane, ed ha sempre riconosciuto il loro diritto di controllare
le ambulanze, purché ciò non ritardi indebitamente i ricoveri". I
passeggeri malati dell'ambulanza furono portati dai soldati in un
ospedale vicino. [41a]

- Il 30 Giugno 2002 dei soldati isreaeliani trovarono 10 sospetti
terroristi palestinesi nascosti in due ambulanze a Ramallah. Furono
catturati quando i soldati fermarono i veicoli per i controlli di
routine. [42a]

Le accuse lanciate contro Israele dai suoi critici sono state spesso
basate su fonti del diritto internazionale, come la Quarta
Convenzione di Ginevra. È vero che la Convenzione di Ginevra pone
particolare enfasi sull'immunità e sulla neutralità delle ambulanze e
del personale medico di emergenza. Ma la conclusione che Israele, se
non ignora un pericolo evidente ed immediato per i suoi cittadini,
viola il diritto internazionale, è una distorzione. Usando delle
ambulanze per contrabbandare esplosivi in Israele, sono i terroristi
palestinesi a compromettere l'immunità e la neutralità della
Mezzaluna Rossa.

20.28. [Mito]

"Le forze israeliane nell''Operazione Scudo Difensivo' avevano lo
scopo di distruggere l'Autorità Palestinese e di rioccupare la
Cisgiordania".

20.28. [Fatti]

Curiosamente, non esiste più il paragrafo.

Evidentemente, l'Operazione Scudo Difensivo ha avuto un effetto di
maggior rilievo rispetto al previsto.

20.29. [Mito]

"Israele ha chiuso tre _colleges_ nell'Autorità Palestinese nel
Gennaio 2003 per punire ed umiliare i Palestinesi".

20.29. [Fatti]

Ad onta di oltre due anni di violenze e provocazioni, in parte
emanati dai collegi della Cisgiordania, Israele non ha interferito
con i corsi. La speranza era che i Palestinesi si concentrassero sui
loro studi che sulle attività politiche. Sventuratamente, queste
scuole hanno sempre più diretto le loro energie alla promozione della
violenza anziché all'istruzione. Israele ha agito contro i collegi
solo dopo che fu divenuto chiaro che essi erano divenuti centri di
incitamento ed indottrinamento anziché di istruzione.

Quando le forze israeliane sono entrate nelle scuole esse hanno
trovato striscioni, poster, bandiere, nastri e taccuini adorni delle
immagini dei bombaroli suicidi. Le aule erano zeppe di poster che
lodavano il terrorismo e glorificavano i bombaroli suicidi. E non si
trattava solo di materiale portato a scuola dagli studenti, una parte
era stato distribuito dai collegi.

La situaizone dei campus palestinesi illustra la difficoltà di
perseguire un processo di pace mentre ai giovani palestinesi si
insegna a scuola di perseguire il terrore e la distruzione del loro
prossimo. Il materiale distribuito, e che è parte del curriculum,
viola anche gli accordi di pace che hanno firmato i Palestinesi, e
che vieta tale istigazione.

Israele ha preso queste misure per proteggere i suoi cittadini, non
per punire od umiliare i Palestinesi. Incidentalmente, anche
l'Autorità Palestinese ha chiuso dei collegi nei Territori nelle
occasioni in cui i suoi funzionari ritenevano che gli studenti
stessero comportandosi in modi che minacciavano la loro autorità.

20.30. [Mito]

"Israele usa i posti di blocco per denegare i diritti dei Palestinesi
ed umiliarli".

20.30. [Fatti]

Non è insolito che le nazioni guardino i loro confini e piazzino dei
posti di blocco per impedire alla gente di entrare illegalmente nei
loro paesi. Gli Stati Uniti hanno posti di blocco ai confini e negli
aeroporti, e, come hanno visto gli Americani l'11 Settembre, sono
precauzioni indispensabili ma non infallibili.

Nel caso d'Israele, la necessità dei posti di blocco è stata creata
dai Palestinesi. Perseguendo una violenta campagna terroristica
contro i cittadini d'israele, essi hanno costretto Israele a
predisporre delle barriere che rendano il più difficile possibile ai
terroristi entrare in Israele o viaggiare per i territori per
compiere atti di violenza. I posti di blocco sono un inconveniente
per i Palestinesi innocenti, ma di fatto prevengono il terrore e
salvano delle vite.

Per esempio, il 2 Novembre 2002 un furgone che portava scatole di
jeans si presentò ad un posto di blocco. I soldati controllarono i
documenti delle persone nel furgone e scoprirono che uno dei
passeggeri era ricercato. Il furgone fu scaricato e soltanto
all'apertura dell'ultima scatola si scoprì una cintura esplosiva che
veniva recapitata ad un bombarolo suicida. Due settimane dopo si
presentò un tassì allo stesso posto di blocco. Nel bagagliaio i
soldati trovarono due computer che sembravano insolitamente pesanti.
Li aprirono e trovarono due cinture esplosive. Essi trovarono inoltre
una borsa con un'arma da fuoco [43].

Le merci, il cibo, le medicine, le ambulanze e le squadre mediche
continuano a circolare liberamente, ostacolate solo dai continui
attacchi. Anche i lavoratori palestinesi che vanno a lavorare in
Israele possono passare per i posti di blocco se hanno i documenti in
regola; le restrizioni sono imposte solo quando richieste da problemi
di sicurezza.

Le barriere non sono poste per umiliare i Palestinesi, ma per
assicurare la sicurezza dei cittadini israeliani. Sventuratamente,
ogni volta che Israele ha abbassato la guardia e rimosso i posti di
blocco, i terroristi palestinesi ne hanno approfittato per lanciare
nuovi attacchi agli Israeliani innocenti.

20.31. [Mito]

"Le lamentele d'Israele sui terroristi palestinesi che si nascondono
tra i civili non sono che uno sforzo di giustificare il loro uccidere
persone innocenti".

20.31. [Fatti]

Israele non fa mai dei civili un bersaglio. Sfortunatamente, i
terroristi palestinesi hanno tentato di nascondersi a bella posta in
mezzo alla popolazione civile nel tentativo di far ritorcere l'etica
militare israeliana contro Israele. Gli stessi terroristi non si
curano delle vite dei Palestinesi innocenti, e per questo non esitano
a farsene scudo. Questo comportamento è una violazione del diritto
internazionale. L'articolo 51 dell'emendamento del 1977 alle
Convenzioni di Ginevra del 1977 proibisce espressamente l'uso di
scudi umani:

"La presenza od i movimenti della popolazione civile o di singoli
civili non sarà usata per rendere certi luoghi o zone immuni dalle
operazioni militar, specialmente tentativi di proteggere obbiettivi
militari da attacchi, o di proteggere, favorire od impedire
operazioni militari" [44].

Perciò, sono i terroristi palestinesi i responsabili ultimi per i non-
combattenti che sono inavvertitamente uccisi o feriti come risultato
della pratica terroristica di nascondersi tra i civili per farsene
scudo.

20.32. [Mito]

"Le donne palestinesi stanno entrando nei ranghi dei bombaroli
suicidi solo perché impegnate a 'liberare' la Palestina".

20.32. [Fatti]

Può anch'essere che alcune donne palestinesi condividano l'ideologia
malata dei terroristi che credono che facendo saltare in aria degli
uomini, delle donne e dei bimbi innocenti conseguiranno i loro
obiettivi politici, ma molte altre sono costrette col ricatto a
compiere attacchi suicidi da Palestinesi sadici e manipolatori.

Più di 20 donne palestinesi si sono impegnate in attacchi suicidi e
le organizzazioni terroristiche che le reclutano lo fanno in parte
perché credono che le donne susciteranno meno sospetti, e che i
soldati israeliani saranno più riluttanti a perquisirle.

Alcune delle donne sono state convinte ad intraprendere attacchi
terroristici per rifarsi la reputazione nella loro comunità se si
sono fatte una cattiva fama od hanno fatto qualcosa che ha
svergognato la loro famiglia. La vergogna è una forza potente nella
società araba, e le donne che sono promiscue, commettono adulterio,
concepiscono fuori del matrimonio o si comportano in altri modi
ritenuti inadatti possono essere ostracizzate o severamente punite
(per esempio, i mariti possono uccidere le mogli che li hanno
svergognati nei cosiddetti "delitti d'onore").

Le organizzazioni terroristiche hanno usato dei ricatti emotivi
contro queste donne spesso vulnerabili per convincerle che compiendo
un attacco suicida contro gli Ebrei, esse possono riabilitare il loro
onore o quello della loro famiglia. Lo spionaggio israeliano ha tolto
il segreto ad un rapporto che diceva che gli operativi di Al Fatah
arrivavano al punto da sedurre le donne e che, dopo averle messe
incinte, usavano la loro condizione per ricattarle e far commettere
loro orrendi crimini. Il rapporto citava due casi specifici, uno che
coinvolgeva una 21enne di Betlemme che si era fatta saltare nel
mercato di Mahane Yehuda a Gerusalemme, uccidendo sei persone e
ferendono più di 60, e l'altra era una 18-enne del campo profughi di
Dehaishe che fece esplodere un supermercato di Gerusalemme ed uccise
due persone e ne ferì altre 22. [45]

Questi esempi mostrano il modo spietato con cui i terroristi
palestinesi trattano non solo le loro vittime, ma il loro stesso
popolo.

[Note]
[1] New York Times, (14 Dicembre 1987).
[2] UPI, (9 Dicembre 1987).
[3] New York Times, (13 Dicembre 1987).
[4] Washington Post, (14 Dicembre 1987).
[5] Washington Post, (14 Dicembre 1987).
[6] Al-Hamishmar, (6 Dicembre 6, 1991);B'Tselem.
[7] Sidney Zion"Intifada Blues," Penthouse, (Marzo 1990)pp56 63.
[8] Wall Street Journal, (21 Febbraio 1990).
[9] Near East Report, (5 Agosto 1991).
[10] Il Patto di Hamas.
[11] Baghdad Voice of the PLO, (12 Maggio 1989).
[12] New York Times, (24 Ottobre 1989).
[13] Al-Mussawar, (19 Gennaio 1990).
[14] Wall Street Journal, (21 Febbraio 1990).
[15] Radio Monte Carlo, (23 Ottobre 1990).
[16] Jerusalem Post, (14 Settembre 1991).
[17] Jerusalem Post, (6 Luglio e 5 Ottobre 1991).
[18] Near East Report, Rapporti annuali, (1991-1993).
[19] The New Republic, (23 Novembre 1992).
[20] New York Times, (12 June 1991).
[21] Daoud Kuttab, "A Profile of the Stonethrowers," Journal of
Palestine Studies, (Primavera 1988), p. 15.
[22] Jerusalem Post, (7 Agosto 1991).
[23] AP, (10 Ottobre 2001).[1a] Jerusalem Post, (4 Marzo 2001).
[2a] Citato in "Commissione di rilevamento dei fatti di Sharm
El-Sheikh - Prima affermazione del Governo d'Israele, Ministero degliEsteri Israeliano , (28 Dicembre 2000).
[3a] Ibidem.
[3b] "Una tragedia macchinata: Analisi statistica delle vittime delconflitto palestinese-israliano, Settembre 2000-Giugno 2002,"
International Policy Institute for Counter-Terrorism, (June 2002).
[4a] Forze di Difesa Israeliane .
[5a] Jerusalem Post, (22 Febbraio 2001).
[6a] Ha'aretz, (1 Marzo 2001).
[7a] Near East Report , (5 Marzo 2001).
[7b] Almazen [Kuwait], (20 Giugno 2002).
[8a] Jerusalem Report, (25 Febbraio, 2002);
Ma'ariv, (31 Luglio 2002);
Le Forze Armate Israeliane.
[9a] Jewish Telegraphic Agency, (8 Ottobre 2001).
[10a] Jerusalem Report, (21 Maggio 2001).
[11a] CNN;
Le Forze di Difesa Israeliane;
Jerusalem Post (28 Novembre 2000);
Jewish Telegraphic Agency, (21 Marzo 2002).
[12a] Citato nel Jerusalem Post, (1 Aprile 2001).
[13a] Washington Post, (17 Giugno 2001).
[14a] Lettera di George Mitchell e Warren Rudman al Direttore dell'ADLAbraham Foxman, (11 Maggio 2001).
[15a] Conferenza del Maggiore Generale Giora Eiland, Capo della
SezioneOperativa delle Forze Armate Israeliane, all'Associazione della StampaEstera, Gerusalemme, (20 Maggio 2001).
[16a] Conferenza del Dipartimento di Stato, (17 Aprile 2001).
[17a] Time, (19 Aprile 2001).
[18a] Collin Powell, My American Journey, (NY: Random House, 1995), p.434.
[19a] Washington Post, (28 Giugno 1993).
[19b] CNN, (16 Luglio 2002).
[20a] Ha'aretz, (11 Febbraio 2001).
[20b] Al-Watan [Kuwait], (7 Giugno 2002).
[20c] Jerusalem Post, (21 Luglio 2002 e 5 Febbraio 2003), ed il
Dipartimento di Stato USA .
[20d] Jewish Telegraphic Agency, (11 Giugno 2002).
[21a] Foreign Report, (26 Luglio 2001).
[22a] Washington Post, (15 Agosto 2001).
[23a] Jerusalem Post, (2 Agosto 2001).
[24a] Reuters, (9 Agosto 2001).

[25a] Fox News, (3 Agosto 2001).
[26a] RonaldReagan.com , Washington Post ed altre fonti.
[27a] Jewish Telegraphic Agency, (30 Agosto 2001).
[28a] Jerusalem Post, (10 Agosto 2001).
[28b] Jewish Telegraphic Agency, (30 Novembre 2001).
[29a] Conferenza stampa, (12 Settembre 2001).
[30a] Jerusalem Post, (10 Settembre 2001).
[31a] Washington Post, (14 e 18 Settembre 2001).
[32a] Washington Post, (7 Settembre 2001).
[33a] Jerusalem Post, (24 Agosto 2001).
[34a] Jerusalem Post, (25 Aprile 2002).
[35a] Jerusalem Post, (25 Aprile 2002);
Forward, (28 Giugno 2002);
MSNBC, (31 Luglio 2002).
[36a] New York Post, (3 Maggio 2002).
[36b] Jerusalem Report, (30 Dicembre 2002).
[37a] New York Times, (20 Aprile 2002).
[38a] Washington Post, (26 Aprile 2002).
[39a] Ministero degli Esteri Israeliano
[40a] Washington Post, (31 Gennaio 2002).
[40b] Ministero degli Esteri Israeliano.
[41a] "Bomb found in Red Crescent Ambulance," Ha'aretz, (12 Giugno
2002).
[42a] Jewish Telegraphic Agency, (30 Giugno 2002).
[43] Ha'aretz, (28 Novembre 2002).
[44] Washington Times, (20 Febbraio 2003).
[45] "Blackmailing Young Women into Suicide Terrorism," Ministero
degli Esteri Israeliano , (12 Febbraio 2003).
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