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Miti e Fatti Ebrei - Palestina

Ultimo Aggiornamento: 05/08/2014 10:40
03/10/2007 18:39
 
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La Guerra d'Attrito 1967-1970, di Mitchell G. Bard

Miti da confutare

01. "Israele fu il responsabile della Guerra d'Attrito".
02. "L'Egitto termino' la Guerra d'Attrito e cerco' un qualche accomodamento
con Israele, solo per vedere tali iniziative disprezzate da Gerusalemme".
03. "L'Egitto espresse ripetutamente la disponibilita' di iniziare i
negoziati di pace con Israele tra il 1971 ed il 1973. Il rifiuto israeliano
di queste iniziative porto' alla Guerra del Kippur".


I Miti in Dettaglio

01. MITO

"Israele fu il responsabile della Guerra d'Attrito".

01. FATTI

Gia' il 1 Luglio 1967 l'Egitto inizio' a bombardare le posizioni israeliane
vicino al Canale di Suez. Il 21 Ottobre 1967, l'Egitto affondo' il
cacciatorpediniere israeliano Eilat, causando 47 morti. Poco meno di un anno
dopo, l'artiglieria egizia comincio' a bersagliare le posizioni israeliane
lungo il Canale di Suez. E' da questo punto del 1968 che si fa abitualmente
cominciare la guerra.

Nasser credeva che poiche' la maggior parte delle forze armate israeliane
consisteva di riservisti, esse non avrebbero potuto sostenere una guerra
d'attrito prolungata. Egli credeva che Israele non sarebbe stato capace di
sopportare il peso economico, e lo stillicidio di morti avrebbe nuociuto al
morale d'Israele.

La sanguinosa Guerra d'Attrito duro' circa due anni. Israele perse 15 aerei
da combattimento, i piu' abbattuti da cannoni e missili antiaerei. Il numero
dei morti tra il 15 Giugno 1967 e l'8 Agosto 1970 fu di 1.424 soldati ed
oltre 100 civili. Altri 2.000 soldati e 700 civili furono feriti [1].

02. MITO

"L'Egitto termino' la Guerra d'Attrito e cerco' un qualche accomodamento con
Israele, solo per vedere tali iniziative disprezzate da Gerusalemme".

02. FATTI

Nell'estate del 1970, gli Stati Uniti persuasero Israele ed Egitto ad
accettare un cessate il fuoco. Il cessate il fuoco aveva l'intento di
portare a negoziati sotto gli auspici dell'ONU. Israele dichiaro' che
avrebbe accettato il principio di ritirarsi dai territori che aveva
conquistato.

Ma il 7 Agosto, i Sovietici e gli Egizi disposero dei sofisticati missili
terra-aria SAM-2 e SAM-3 nella ristretta zona di 32 miglia [58 km - Liang]
lungo la riva occidentale del Canale di Suez. Questa era una chiara
violazione dell'accordo di cessate il fuoco, che vietava l'introduzione o la
costruzione di ogni installazione militare nell'area.

La rivista Time osservo' che la ricognizione americana "mostro' che i 36
missili SAM-2 introdotti di soppiatto nella zona del cessate il fuoco
costituiscono solo la prima linea del piu' massiccio sistema antiaereo mai
creato" [2].

Le foto dei satelliti del Dipartimento della Difesa mostrarono senza dubbio
alcuno che i 63 siti SAM-2 vennero installati in una fascia di 78 miglia
[125 km - Liang] tra le citta' di Ismailia e Suez. Tre anni dopo, questi
missili fornirono la copertura aerea per l'attacco di sorpresa egizio contro
Israele. Per illustrare l'impatto di quest'azione nella guerra del 1973,
"del totale delle perdite aeree israeliane, il 40% avvenne nelle prime 48
ore di guerra. Queste ammontavano al 14% delle forze aeree di prima linea
israeliane" [3].

Ad onta delle violazioni egiziane, i colloqui sponsorizzati dall'ONU
ricominciarono - ulteriore prova che Israele era ansioso di progredire verso
la pace. Ma i colluqui furono subito portati in un vicolo cieco dall'inviato
speciale dell'ONU Gunnar Jarring, quando egli accetto' l'interpretazione
egizia della Risoluzione 242 e chiese il ritiro totale d'Israele alle linee
di demarcazione precedenti al 5 Giugno 1967.

Su questa base, l'Egitto espresse la sua disponibilita' "ad entrare in un
accordo di pace con Israele" in una lettera ad Jarring del 20 Febbraio 1971.
Ma quest'apparente moderazione celava un immutato irredentismo egiziano ed
un'indisponibilita' ad accettare una vera pace, come mostrato dalle
fortissime riserve e precondizioni della lettera.

Le parole cruciali su un "accordo di pace con Israele" non furono ne'
pubblicate ne' trasmesse in Egitto. Inoltre, l'Egitto rifiuto' di iniziare
colloqui diretti con lo Stato ebraico. Israele tento' almeno di trasformare
la difficoltosa missione Jarring in colloqui indiretti indirizzando tutte le
lettere non a Jarring, ma al governo egizio. Ma l'Egitto rifiuto' di
accettarle.

Appena dopo la lettera ad Jarring, Anwar Sadat, il nuovo presidente
dell'Egitto, tenne un discorso davanti ad un incontro del Consiglio
Nazionale Palestinese al Cairo. Egli promise sostegno all'OLP "sino alla
vittoria" e dichiaro' che l'Egitto non avrebbe accettato la risoluzione 242
[4].

Cinque giorni dopo Sadat suggeri' che egli fosse pronto a far la pace con
Israele. Mohammed Heikal, un confidente di Sadat e direttore del giornale
semi-ufficiale Al-Ahram, scrisse:

"La politica araba a questo punto ha solo due obbiettivi. Il primo e'
l'eliminazione delle tracce dell'aggressione del 1967 attraverso un ritiro
israeliano da tutti i territori che aveva occupato quell'anno. Il secondo e'
l'eliminazione delle tracce dell'aggressione del 1848, attraverso
l'eliminazione dello stesso Stato d'Israele. Questo e' pero' finora un
obbiettivo astratto ed indefinito, ed alcuni di noi hano sbagliato a pensare
prima al secondo passo che al primo" [5].

03. MITI

"L'Egitto espresse ripetutamente la disponibilita' di iniziare i negoziati
di pace con Israele tra il 1971 ed il 1973. Il rifiuto israeliano di queste
iniziative porto' alla Guerra del Kippur".

03. FATTI

Con il fallimento della missione Jarring, gli Stati Uniti intrapresero una
nuova iniziativa. Essa proponeva un accordo transitorio israelo-egiziano,
che chiedeva il parziale ritiro dello Stato ebvraico dal Canale di Suez e
l'apertura della via d'acqua.

Israele era disposto ad iniziare dei negoziati senza precondizioni, ma Sadat
richiedeva che gli Israeliani acconsentissero, come parte di un accordo
transitorio, a ritirarsi infine ai vecchi confini del 1967. Di fatto, Sadat
stava cercando di garantirsi in anticipo l'esito dei "negoziati".

[Note]

[1] Nadav Safran, Israel The Embattled Ally, (MA: Harvard University Press,
1981), p. 266.
[2] Time (14 Settembre 1970).
[3] John Pimlott, The Middle East Conflicts From 1945 to the Present, (NY:
Crescent Books, 1983), p. 99.
[4] Radio Cairo (27 Febbraio 1971).
[5] Al-Ahram (25 Febbraio 1971).
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