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Miti e Fatti Ebrei - Palestina

Ultimo Aggiornamento: 05/08/2014 10:40
05/10/2007 17:07
 
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22.11. [Mito]

"L'aiuto militare americano sussidia l'industria bellica israeliana a
spese di quella americana"

22.11. [Fatti]

Contrariamente al senso comune, non è che gli USA firmino assegni da
miliardi di dollari e li diano ad Israele perché li spenda come gli
piace. Appena il 26% circa (555 milioni di Dollari sui 2,1 miliardi
del 2003) di quel che Israele riceve in Finanziamenti Militari
all'Estero (FMF) si può spendere in Israele per le forniture
militari. Il restante 74% è speso negli Stati Uniti per generare
profitti e posti di lavoro. Più di mille aziende in 47 Stati, nel
Distretto di Columbia ed a Puerto Rico hanno firmato contratti che
totalizzano miliardi di Dollari grazie a questo programma negli
ultimi anni. Ecco le cifre del 2001:

Il valore dei Finanziamenti Militari all'Estero (FMF) diviso per
Stato [10]:

Alabama ................ $15,010,584

Arkansas .................. $496,212

Arizona ................ $23,053,020

California ............ $155,969,600

Colorado ............... $33,864,588

Connecticut ........... $510,697,156

Delaware .................. $367,011

Distretto di Columbia ... $3,609,508

Florida ................ $94,222,258

Georgia ............... $158,911,735

Iowa ........................ $4,830

Idaho ..................... $151,977

Illinois ............... $57,492,657

Indiana ................ $46,200,627

Kansas ..................... $91,328

Kentucky ................ $1,539,095

Louisiana ................. $145,824

Massachusetts .......... $25,080,078

Maryland ............... $62,805,516

Maine .................. $33,201,400

Michigan ............... $67,447,234

Minnesota .............. $10,886,633

Missouri ................ $1,927,615

Mississippi ............. $2,571,630

Montana .................... $30,350

North Carolina ......... $38,944,632

Nebraska .................... $3,654

New Hampshire .......... $17,254,145

New Jersey ............. $52,750,873

New Mexico ................. $55,554

Nevada .................. $1,043,287

New York .............. $110,854,412

Ohio ................... $42,646,748

Oklahoma .................. $132,572

Oregon .................. $5,512,292

Pennsylvania ........... $11,478,193

Rhode Island .............. $841,354

South Carolina .......... $4,598,444

South Dakota ............ $4,893,179

Tennessee ............... $7,752,077

Texas .................. $62,854,229

Utah ...................... $257,378

Virginia ............... $28,575,976

Vermont ................. $2,062,222

Washington .............. $3,844,029

Wisconsin ............... $6,407,070

West Virginia .............. $73,746

Wyoming .................... $14,500

22.12. [Mito]

"Le malleverie USA hanno dato ad Israele miliardi di dollari dei
contribuenti americani usati per costruire insediamenti in
Cisgiordania ed a Gaza per ospitare gli Ebrei sovietici"

22.12. [Fatti]

Dal 1989, circa un milione di Ebrei è migrato in Israele. La
maggioranza, circa l'80%, è venuta dall'ex-Unione Sovietica. Israele
deve fornire a questi immigranti vitto, alloggio, impiego e
formazione professionale. Il compito è ancora più arduo quando si
devono assorbire degli Ebrei da paesi relativamente sottosviluppati
come l'Etiopia, a cui spesso occorre insegnare tutto, dall'uso dello
sciacquone a come si preleva denaro da una banca. Per affrontare
queste sfide, Israele ha investito miliardi di dollari. Inoltre, la
comunità ebraico-americana ha contribuito con centinaia di milioni di
dollari attraverso varie filantropie.

Eppure il compito era tanto spaventoso che Israele ha chiesto aiuto
agli Stati Uniti. Per mettere la sfida in prospettiva, considerate
che gli Stati Uniti, un paese di 250 milioni di persone ed un PIL da
svariati trilioni di Dollari, ammette appena 125.000 profughi
all'anno. Nel solo 1990, 185.000 Ebrei sono migrati in Israele.

Gli Stati Uniti guidarono il Mondo Libero nell'aiutare a garantire la
libertà degli Ebrei sovietici. A cominciare dal 1972, il Congresso ha
stanziato dei fondi per aiutare gli Ebrei sovietici a risistemarsi in
Israele. Dal 1992 sono stati assegnati a questo scopo 80 milioni di
Dollari.

Dopo che l'Unione Sovietica ebbe aperto le sue porte, il rivoletto di
migranti divenne un'alluvione, balzando da meno di 13.000 persone nel
1989 a più di 185.000 nel 1990. Allora Israele chiese un diverso tipo
di aiuto. Gli Stati Uniti hanno risposto nel 1990 approvando 400
milioni di dollari in malleverie per aiutare Israele a dar casa ai
nuovi venuti.

Le malleverie non sono elargizioni - non si trasferisce un centesimo
dalle casse federali ad Israele. Gli USA semplicemente avallano dei
crediti per Israele, cosa che dà ai banchieri la fiducia necessaria
per prestare ad Israele denaro a condizioni più favorevoli: interessi
inferiori e durate superiori - fino a trent'anni, anziché solo cinque
o sette. Queste garanzie sui crediti non hanno effetto sulla politica
interna o sulle garanzie interne. Inoltre, essi non nuocciono al
contribuente americano, a meno che Israele non cessi di pagare i suoi
debiti, cosa che non ha mai fatto. Per giunta, molto del denaro che
Israele prende a prestito è speso negli USA per acquistare beni
americani.

Quando fu chiaro che il flusso di rifugiati era anche superiore al
previsto, e decine di migliaia continuavano ad arrivare ogni mese,
Israele si rese conto che aveva bisogno di ulteriore aiuto, e chiese
agli Stati Uniti altri 10 miliardi di Dollari in malleverie.

Nel 1992 il Congresso autorizzò il Presidente a fornire malleverie
sui crediti ad Israele come risultato dello straordinario sforzo
umanitario per risistemare ed assorbire gli immigranti. Queste
malleverie furono concesse in incrementi annuali di 2 miliardi di
Dollari per cinque anni. Mentre il costo per il governo USA era
nullo, Israele ha pagato agli Stati Uniti delle commissioni annue che
ammontavano a diverse centinaia di milioni di dollari per coprire i
costi amministrativi e di altro genere.

Secondo le attuali linee guida, nessun aiuto americano ad Israele può
essere usato al di là dei confini del 1967. Inoltre, per sottolineare
l'insoddisfazione per le politiche di insediamento israeliane, il
Presidente era autorizzato a ridurre le malleverie annuali di un
ammontare pari al valore stimato delle attività intraprese da Israele
nella Cisgiordania ed a Gaza l'anno precedente.

Pertanto, come indica la tabella in www.us-/
israel.org/jsource/US-Israel/Loan_Guarantees_for_Israel.html , il
Dipartimento di Stato ha determinato che Israele ha speso poco meno
di 1,4 miliardi di Dollari per l'attività di insediamento tra il 1993
ed il 1996. Ma il Presidente era comunque autorizzato a non compiere
le deduzioni quando rendere il denaro disponibile ad Israele era
nell'interesse della sicurezza degli Stati Uniti. Il Presidente
Clinton ha usato questa facoltà negli ultimi tre anni del programma,
cosicché l'effettiva riduzione delle malleverie messe a disposizione
d'Israele fu di 773,8 milioni di Dollari.

Il denaro legato agli insediamenti inoltre non aveva nulla a che fare
con i nuovi immigranti, nessuno dei quali era stato obbligato a
vivere nei Territori. Infatti, soltanto una minuscola percentuale
scelse volontariamente di farlo.

Da ogni punto di vista, il programma di malleverie USA fu un grande
successo. Israele usò il denaro preso in prestito soprattutto per
accrescere l'ammontare della divisa estera disponibile per le
attività commerciali del paese, e per sostenere progetti
infrastrutturali come strade, ponti, fogne ed elettrificazione. Le
malleverie aiutarono inoltre Israele a dare casa e lavoro
praticamente a tutti i nuovi immigranti.

22.13. [Mito]

"Non si è mai creduto che Israele avesse un qualche valore strategico
per gli Stati Uniti"

22.13. [Fatti]

Nel 1952 il Generale Omar Bradley, Capo dello Stato Maggiore
Congiunto, riteneva che l'Occidente avesse bisogno di 19 divisioni
per difendere il Medio Oriente, e che Israele potesse fornirne due.
Egli inoltre si aspettava nel 1955 che soltanto tre stati potessero
aiutare l'Occidente a difendere il Medio Oriente dal cielo: Gran
Bretagna, Turchia ed Israele. L'analisi di Bradley fu respinta perché
a livello politico si decise che fosse più importante per gli Stati
Uniti cooperare con l'Egitto, e poi con l'Iraq. Si temette che
l'integrazione delle forze israeliane nella strategia occidentale
avrebbe alienato gli Arabi [11].

La schiacciante vittoria d'Israele del 1967 sulle forze arabe
combinate indusse a rivedere quest'opinione. L'anno dopo, gli Stati
Uniti vendettero ad Israele degli aerei sofisticati (i Phantom) per
la prima volta. Washington cambiò la sua politica mediooreintale
dalla ricerca di un equilibrio delle forze all'assicurare che Israele
avesse un vantaggio qualitativo sui suoi nemici.

Israele provò la sua utilità nel 1970, quando gli Stati Uniti
chiesero aiuto per rafforzare il regime di Re Hussein. La
disponibilità di Israele ad aiutare Amman, ed i movimenti di truppe
verso il confine giordano persuasero la Siria a ritirare i carri
armati che aveva inviato in Giordania per sostenere le forze dell'OLP
che sfidarono il Re durante il "Settembre Nero" [12].

Nei primi anni '70 era ormai chiaro che nessun paese arabo avrebbe
potuto o voluto contribuire alla difesa dell'Occidente nel Medio
Oriente. Il Patto di Baghdad era scaduto da tempo, ed i regimi amici
degli Stati Uniti erano deboli, se confrontati con le forze
antioccidentali di Egitto, Siria ed Iraq. Anche dopo il
riorientamento egiziano seguente alla firma del suo trattato di pace
con Israele, gli Stati Uniti non contarono sugli aiuti militari di
alcun governo arabo.

L'Amministrazione Carter iniziò ad implementare una forma di
cooperazione strategica (non la si chiamava così) rendendo Israele
qualificato a vendere equipaggiamento militare agli Stati Uniti. La
disponibilità ad impegnarsi in imprese militari limitate e congiunte
fu vista dal Presidente Carter come una ricompensa ad Israele per
il "buon comportamento" nei colloqui di pace con l'Egitto.

Seppure ancora riluttante a formalizzare la relazione, la
cooperazione strategica divenne un punto focale della relazione
americano-israeliana quando Ronald Reagan divenne Presidente. Prima
della sua elezione, Reagan aveva scritto: "Solo col pieno
apprezzamento del ruolo critico che lo Stato d'Israele gioca nei
nostri calcoli strategici noi possiamo costruire le fondamenta per
stroncare i piani di Mosca su territori e risorse vitali per la
nostra sicurezza ed il benessere della nostra nazione" [13].

Le concezioni di Reagan culminarono il 30 Novembre 1981 nella firma
di un Memorandum d'Intesa sulla "cooperazione strategica". Il 29
Novembre 1983 fu firmato un nuovo accordo che creava il Gruppo
Congiunto Politico-Militare (JPMG) ed un gruppo che sovraintendeva
all'aiuto nel campo della sicurezza, il Gruppo Congiunto di
Pianificazione dell'Aiuto alla Sicurezza (JSAP).

Il JPMG era originariamente concepito per discutere i mezzi per
contrastare le minacce poste dall'accresciuto coinvolgimento
sovietico nel Medio Oriente. Ma ha posto sempre maggiore enfasi sulle
preoccupazioni bilaterali per la proliferazione di armi chimiche e
missili balistici.

Il JSAP fu formato in risposta alla crisi economica della metà degli
anni '80. È un gruppo binazionale che si incontra ogni anno a
Washington per esaminare le necessità presenti e future d'Israele nel
campo delle forniture militari. Esso formula inoltre piano per
l'allocazione di crediti agli Acquisti Stranieri di Materiale
Militare USA alla luce della stima delle minacce correnti e delle
disponibilità di bilancio americane.

Nel 1987 il Congresso designò Israele il principale alleato non-NATO.
Questa legge dichiarò formalmente Israele un alleato, consentendo
alle sue industrie di competere alla pari con quelle dei Paesi NATO e
di altri stretti alleati USA per contratti per la produzione di un
significativo numero di strumenti di difesa.

"Sin dalla rinascita dello Stato d'Israele, c'è sempre stato un
ferreo legame tra quella democrazia e questa".

— Presidente Ronald Reagan, 3 Settembre 1980, discorso al B'nai
B'rith

Nell'Aprile 1988 il Presidente Reagan ha firmato un altro MdI che
comprendeva tutti gli accordi precedenti. Quest'accordo
istituzionalizzò la relazione strategica.

Alla fine del mandato di Reagan, gli USA avevano predisposto del
materiale bellico in Israele, tenuto regolarmente esercitazioni
congiunte, iniziato il coprogetto del Missile Balistico Anti-Tattico
Arrow ed erano impegnati in una legione di altri sforzi di
cooperazione militare.

Da allora, la cooperazione strategica USA-Israele ha continuato ad
evolvere. Ora questi legami strategici sono più forti che mai.
Israele ora è un alleato _de facto_ degli Stati Uniti.

22.14. [Mito]

"Gli Israeliani vivono comodamente grazie all'aiuto americano, e non
vedono motivo per riformare il sistema economico del loro paese"

22.14. [Fatti]

Gli Israeliani sono tra le persone più tassate del mondo, con imposte
sul reddito che arrivano al 50%. Ed in un paese in cui l'Israeliano
medio guadagna 18.000 Dollari.

Per anni gli Israeliani hanno visto il loro tenore di vita declinare
in gran parte a causa dello straordinario peso delle spese per la
difesa, che equivalgono a circa 1/5 - 1/4 del bilancio statale. La
situazione è migliorata negli ultimi anni, grazie soprattutto al
processo di pace, cosicché le spese per la difesa si sono ridotte al
16% del bilancio statale.

Quando Israele restituì i pozzi petroliferi che sviluppò nel Sinai
come parte dell'accordo di pace con l'Egitto, ello sacrificò
l'opportunità di diventare energeticamente autosufficiente. Di
conseguenza, la sua economia soffre delle oscillazioni del prezzo del
petrolio.

Più recentemente, con l'arrivo di centinaia di milioni di immigranti
dall'ex-Unione Sovietica e dall'Etiopia, gli Israeliani hanno
accettato di buon grado sacrifici ancora più grandi per facilitare
l'assorbimento dei nuovi venuti.

È da molto che gli Israeliani hanno riconosciuto la necessità di
riformare drammaticamente la loro economia. Nel 1985 Israele
implementò un programma di stabilizzazione che comprendeva diverse
caratteristiche principali: un forte taglio ai sussidi sui prodotti e
sui servizi di base; una forte svalutazione della moneta seguita da
un tasso di cambio verso il Dollaro stabile; controllo dei salari e
dei prezzi e la cessazione della "scala mobile"; ed una politica
monetaria che controllerebbe l'espansione del credito, così facendo
salire i tassi d'interesse.

Il New York Times poi descrisse i sacrifici del popolo israeliano ed
il messaggio del programma di stabilizzazione come "Ognuno fa un
passo indietro - tutti insieme" [14].

Il programma di stabilizzazione israeliano funzionò come "un mini-
miracolo". L'inflazione cadde bruscamente, dalle tra cifre allo zero
nel 2000. Il tasso di cambio del siclo si stabilizzò, risalì
l'ammontare delle riserve valutarie, crebbe l'export e si contrasse
il deficit pubblico.

Oggi Israele sta cercando di andare oltre la stabilizzazione, per
compiere i cambiamenti strutturali sottostanti necessario per una
crescita economica sostenuta. Il governo ha continuato a tagliare i
sussidi sul cibo ed i servizi pubblici, comprese la sanità e
l'istruzione, a rimuovere il controllo dei prezzi ed a riformare la
sua struttura fiscale. Il governo ha cominciato a privatizzare le
aziende statali. Sono passi dolorosi, ma gli Israeliani riconoscono
la necessità di tali difficili misure.

Israele ha dato il benvenuto agli USA come ad un partner impegnato,
ed ha provato di essere uno dei pochi destinatari dell'aiuto
straniero USA che ha risposto positivamente alle proposte americane
di compiere grandi riforme nella sua economia.

22.15. [Mito]

"Israele prende misure protezionistiche che ostacolano il commercio
americano"

22.15. [Fatti]

Israele ha uno dei mercati più aperti per i beni americani. Gran
parte della crescita nel commertio USA-Israele è un risultato
dell'Accordo di Libero Scambio (FTA) del 1985. L'FTA dà ai prodotti
americani l'opportunità di competere alla pari con i beni europei,
che hanno anch'essi libero accesso al mercato interno israeliano.
Questo è stato il primo accordo di questo genere firmato dagli Stati
Uniti con qualsiasi governo straniero.

Dalla firma dell'FTA, le esportazioni USA in Israele sono cresciute
del 234%, mentre il volume totale del commercio tra i duo paesi è
salito del 317%, fino a quasi 20 miliardi di Dollari. Questa crescita
ha portato a più vendite e più profitti per gli esportatori americani.

22.16. [Mito]

"Il reclutamento di Jonathan Pollard come spia contro gli Stati Uniti
dimostra che Israele opera a danno degli interessi americani"

22.16. [Fatti]

Nel Novembre 1985, l'FBI arrestò Jonathan Pollard, un analista dello
spionaggio della Marina americana, accusandolo di aver venduto
materiale riservato ad Israele. Pollard fu poi condannato
all'ergastolo, e la moglie Anna si beccò cinque anni per aver aiutato
il marito.

Appena dopo l'arresto di Pollard, Israele porse le sue scuse e spiegò
che l'operazione non era autorizzata. "È politica d'Israele astenersi
da ogni attività spionistica nei confronti degli Stati Uniti",
dichiarò una presa di posizione ufficiale del governo, "a causa della
stretta e speciale amicizia" tra i due paesi". Il Primo Ministro
Shimon Peres affermò: "Spiare gli Stati Uniti è in totale
contraddizione con la nostra politica" [15].

Gli Stati Uniti ed Israele lavorarono insieme per investigare
sull'affare Pollard. L'inchiesta israeliana rivelò che Pollard non
stava lavorando per il Servizio Segreto Militare od il Mossad. Egli
era diretto da un'unità piccola ed indipendente di spionaggio
scientifico. Era stato Pollard a contattare gli Israeliani.

Una sottocommissione della Commissione Difesa ed Affari Esteri della
Knesset dedicata allo Spionaggio ed ai Servizi di Sicurezza
concluse: "Senza dubbio ... il livello operativo (cioè l'Unità di
Collegamento Scientifico comandata da Rafael Eitan) decise di
reclutare e gestire Pollard senza alcun controllo o consultazione con
il livello politico od averne ricevuto l'approvazione diretta od
indiretta". La commissione della Knesset chiese conto al governo di
non aver adeguatamente sovrainteso all'unità scientifica.

Come promesso al governo USA, l'unità spionistica che aveva diretto
Pollard fu sbandata, i sui capi puniti ed i documenti sottratti
restituiti [16]. Quest'ultimo punto fu cruciale per il procedimento
del Dipartimento di Giustizia USA contro Pollard.

Pollard negò di aver spiato "contro" gli Stati Uniti. Egli disse di
aver fornito solo le informazioni che riteneva vitali per la
sicurezza israeliana e che erano trattenute dal Pentagono. Queste
comprendevano dati sulle spedizioni di armi sovietiche in Siria,
sulle armi chimiche iraqene e siriane, sul progetto pakistano di
bomba atomica e sui sistemi di difesa aerea libici [17].

Pollard fu condannato per spionaggio. La sua condanna all'ergastolo è
stata la più severa mai data per aver spiato per un alleato. È stata
anche molto superiore alla condanna media inflitta per aver spiato
per l'Unione Sovietica ed altri nemici degli Stati Uniti [18].

Sebbene fosse stato inizialmente snobbato da Israele, il governo di
Benjamin Netanyahu ammise che Pollard aveva lavorato per lo
spionaggio israeliano e gli concesse la cittadinanza. Netanyahu
chiese clemenza per Pollard durante i colloqui di pace alla
Piantagione di Wye in Maryland nel 1998. Da allora, i funzionari
israeliani hanno supplicato ancora in pro di Pollard.

Anche i sostenitori di Pollard negli Stati Uniti chiedono
abitualmente che egli sia graziato. Si dice che il Presidente Clinton
avesse preso in considerazione la grazia, ma i funzionari della
Difesa e dello Spionaggio si sono opposti vigorosamente all'idea. Al
termine del mandato di Clinton fu riaperta la questione, ed il
Senatore Richard Shelby (Repubblicano, Alabama), presidente della
Commissione Scelta del Senato sullo Spionaggio, insieme con la
maggioranza dei senatori parlò contro la grazia: "Il Signor Pollard è
una spia condannata che ha messo a repentaglio la nostra sicurezza
nazionale, ed in pericolo le vite dei nostri agenti segreti", disse
Shelby, "Non ci sono parole abbastanza forti per esprimere la mia
convinzione che il Signor Pollard deve scontare ogni minuto della sua
condanna ..." [19].

22.17. [Mito]

"Israele ha raggirato gli USA convincendoli a vendere armi all'Iran in
cambio degli ostaggi, ed ha aiutato a dirottare i profitti verso i
Contras."

22.17. [Fatti]

Secondo il Rapporto delle Commissioni Congressuali d'Inchiesta
sull'Affare Iran-Contra emesso nel Novembre 1987, la vendita delle
armi
USA all'Iran attraverso Israele iniziò nell'estate del 1985, dopo aver
ricevuto l'approvazione del Presidente Reagan. Il rapporto mostra che
il
coinvolgimento israeliano fu stimolato da avancese separate nel 1985
del
mercante d'armi iraniano Manucher Ghorbanifar e dal consulente del
Consiglio per la Sicurezza Nazionale (NSC) Michael Ledeen, il quale
ultimo lavorava per il Consigliere alla Sicurezza Nazionale Robert
McFarlane. Quando Ledeen chiese assistenza al Primo Ministro Shimon
Peres, il capo israeliano acconsentì a vendere armi all'Iran
nell'interesse dell'America, purché la vendita fosse approvata in alto
loco negli USA [20].

Prima che gli Israeliani partecipassero, dice il rapporto, essi
chiesero
"un consenso chiaro, esplicito e vincolante da parte del Governo USA".
McFarlane disse alle Commissioni Congressuali che egli prima ricevette
l'approvazione del Presidente Reavan nel Luglio 1985. In Agosto,
Reagan
autorizzò nuovamente la prima vendita di armi all'Iran, tra le
obiezioni
del Segretario alla Difesa Caspar Weinberger e del Segretario di Stato
George Schultz [21]. Grazie a quell'accordo, il Reverendo Benjamin
Weir,
tenuto prigioniero in Libano per 16 mesi, fu rilasciato.

Quando fu proposta nel Novembre di quell'anno una spedizione di
missili
HAWK, il Ministro della Difesa israeliano Yitzchaq Rabin chiese
nuovamente una specifica approvazione USA. Secondo McFarlane, il
Presidente acconsentì.

Nel Dicembre 1985 il Presidente Reagan aveva deciso che le future
vendite agli Iraniani sarebbero venute direttamente dagli arsenali
USA.

Secondo il rapporto delle Commissioni, l'assistente dell'NSC Tenente
Colonnello Oliver North usò per la prima volta denaro dall'operazione
Iran per finanziare la resistenza nicaraguenze nel Novembre 1985. Egli
però testimoniò poi che la distrazione dei fondi ai Contras era stata
proposta a lui da Ghorbanifar durante un incontro nel Gennaio 1986.

Il miliardario saudita che commercia in petrolio ed armi Adnan
Khashoggi
disse in un'intervista all'ABC-TV del Dicembre 11, 1986, che egli
anticipò 1 milione di Dollari per aiutare a finanziare la prima
spedizione di armi nello scandalo delle armi Iran-Contra e mise 4
milioni di Dollari per la seconda spedizione. Secondo lo speciale
comitato di revisione del Presidente con a capo l'ex-senatore John
Tower, un funzionario straniero (si dice il Re saudita Fahd) donò da
1 a
2 milioni di Dollari al mese dal Luglio 1984 all'Aprile 1985 per
finanziare segretamente i Contras. L'Arabia Saudita negò di aver
aiutato
i ribelli nicaraguegni, ma il New York Times riferì che il contributo
avrebbe potuto essere parte di un segreto accordo del 1981 tra Riyadh
e
Washington "per aiutare i gruppi di resistenza anticomunista intorno
ai
sofisticati aerei radar americani AWACS, secondo i funzionari USA ed
altri familiari con l'accordo" [22].

La Commissione Bicamerale lodò il Governo israeliano per aver fornito
dettagliate cronologie degli eventi basandosi su documenti rilevanti e
su interviste con i partecipanti chiave nell'operazione. Questo
rapporto
inoltre corroborava la conclusione della Commissione Tower: "I
decisori
USA hanno preso le loro decisioni de debbono patire la responsabilità
per le conseguenze" [23].

22.18. [Mito]

"La dipendenza americana dal petrolio arabo è diminuita nel corso
degli anni"

22.18. [Fatti]

Nel 1973 l'embargo petrolifero arabo inflisse un duro colpo
all'economia americana. Questo, insieme con i successivi aumenti di
prezzo dell'OPEC ed una crescente dipendenza americana dal petrolio
straniero, innescò la recessione dei primi anni '70.

Nel 1973 il petrolio straniero soddisfava il 35% dei consumi
americani di petrolio, e nel 2001 la proporzione era salita al 53%, e
l'OPEC forniva il 45% delle importazioni USA. L'Arabia Saudita era al
terzo posto, l'Iraq al sesto ed il Kuwait al dodicesimo tra i primi
dieci fornitori di prodotti petroliferi agli USA nel 2001. I soli
stati del Golfo Persico fornivano da soli il 29% delle importazioni
di petrolio americane [24].

La crescente dipendenza dal petrolio importato ha reso inoltre
l'economia americana ancor più vulnerabile ai rialzi di prezzo, come
quelli del 1979, 1981, 1982, 1990 e 2000. I rialzi del prezzo del
petrolio hanno inoltre consentito ai produttori arabi di petrolio di
accumulare colossali guadagni a spese dei consumatori americani.
Questi profitti hanno finanziato grandi acquisti di armi e programmi
per armamenti non convenzionali come quello iraqeno.

La dipendenza americana dal petrolio arabo ha qualche volta sollevato
lo spettro di un rinnovato tentativo di ricattare gli Stati Uniti
perché abbandonassero il loro sostegno ad Israele. Nell'Aprile 2002,
per esempio, l'Iraq sospese le spedizioni di petrolio per un mese per
protestare le operazioni israeliane di sradicamento del terrorismo in
Cisgiordania. Nessun altro produttore arabo di petrolio ha seguito
l'esempio, e l'azione iraqena ha avuto scarso effetto sul mercato del
petrolio e nessun risultato politico.

La buona notizia per gli Americani è che tre dei quattro attuali
principali fornitori di petrolio agli USA - Canada, Venezuela e
Messico - sono più affidabili e migliori alleati delle nazioni del
Golfo Persico.

22.19. [Mito]

"Le principali compagnie petrolifere americane non prendono mai
posizione sul conflitto arabo-israeliano"

22.19. [Fatti]

Il Presidente egizio Sadat persuase il defunto Re saudita Faisal a
minacciare di negare il petrolio all'Occidente per sfruttare a scopi
politici la crescente dipendenza dell'Occidente industrializzato dal
petrolio arabo. La tattica ebbe successo: subito le principali
compagnie petrolifere americane sostennero pubblicamente la causa
araba, ed in privato operarono per indebolire il sostegno americano
ad Israele [26].

Secondo un rapporto della Sottocommissione sulle Aziende
Multinazionali della Commissione Relazioni Internazionali del Senato,
il consorzio ARAMCO (Exxon, Mobil, Texaco e SOCAL) tentarono di
bloccare il ponte aereo d'emergenza dall'America verso Israele
durante la guerra del 1973. Le compagnie inoltre cooperarono
strettamente con l'Arabia Saudita per negare olio e combustibile alla
Marina USA [27].

In altre occasioni, le maggiori società petrolifere hanno sostenuto
le posizioni dei paesi arabi, specialmente dell'Arabia Saudita. Le
principali società petrolifere hanno vigorosamente premuto sul
Congresso in pro della vendita degli F-15 nel 1978, e degli aerei
AWACS nel 1981. Insieme con gli agenti sauditi stranieri, queste
società reclutarono molte altre aziende americane per premere in
favore dei SAuditi [28]. L'Arabia Saudita ha una potente lobby negli
Stati Uniti perché centinaia delle più grandi società americane fanno
affari per miliardi di Dollari con il Regno. "Ed ognuna di queste
società", notò Hoag Levins, "aveva centinaia di subappaltatori e
venditori egualmente dipendenti dal mantenersi nelle grazi dei capi
mussulmani i cui paesi ora rappresentano tutti insieme il mercato più
ricco del mondo" [29].

I Sauditi spesso attaccano quella che ritengono l'eccessiva influenza
dei sostenitori d'Israele negli Stati Uniti, ma l'indagatore
giornalista Steve Emersono ha rovesciato l'accusa. Dopo aver elencato
molti dei legami tra l'Arabia Saudita ed il mondo degli affari,
dell'università, dei lobbisti e degli ex-funzionari governativi
d'alto rango in America, concluse:

"All'ampiezza ed alla vastità dell'impatto dei petroldollari non c'è
rimedio giuridico. Con così tante società, istituzioni e persone la
cui sete è soddisfatta dal denaro petrolifero, l'influenza dei
petroldollari è diffusa ovunque nella società americana. Il risultato
è la sembianza di un sostegno ampio e spontaneo per le politiche
dell'Arabia Saudita ed altri produttori arabi di petrolio da parte di
istituzioni americane che vanno dalle università al Congresso. La
proliferazione di legami d'interesse ha consentito agli interessi di
parte di confondersi con quelli della nazione.

Non è mai accaduto prima nella storia americana che una potenza
economica straniera abbia avuto il successo dell'Arabia Saudita nel
raggiungere e coltivare potenti sostenitori in tutto il paese. I
Sauditi hanno scoperto la quintessenza delle debolezze americane,
l'amore per il denaro, e la connessione con i petroldollari si è
diffusa per tutti gli Stati Uniti [30].

22.20. [Mito]

"Gli Stati Uniti ed Israele non hanno nulla in comune"

22.20. [Fatti]

Il rapporto tra USA ed Israele si basa sulle due colonne dei valori
condivisi e degli intressi comuni. Data questa comunanza d'interessi
e credenze, non dovrebbe sorprendere che il sostegno ad Israele è uno
dei valori più pronunciati e costanti nella politica estera del
popolo americano.

Sebbene dal punto di vista geografico Israele sia locato in una
regione non molto sviluppata e più prossima al Terzo Mondo che
all'Occidente, Isrele è emerso in meno di mezzo secolo come una
nazione progredita con le caratteristiche di una società occidentale.
Questo si può attribuire in particolare al fatto che un'alta
percentuale della popolazione è venuta dall'Europa o dal Nordamerica
ed ha portato con sé norme politiche e culturali occidentali. È anche
una funzione del comune retaggio ebraico-cristiano.

E nello stesso tempo, Israele è una società multiculturale con
persone che vengono da più di 100 nazioni. Oggi, circa metà di tutti
gli Israeliani sono Ebrei Orientali che fanno risalire le loro
origini alle antiche comunità ebraiche dei paesi islamici del
Nordafrica e del Medio Oriente.

Mentre vivono in una regione caratterizzata dalle autocrazie, gli
Israeliti si sono dedicati alla democrazia in un modo non meno
appassionato di quello degli Americani. Tutti i cittadini d'Israele,
indipendentemente dalla razza, dalla religione e dal sesso, sono
eguali di fronte alla legge e godono pieni diritti democratici. La
libertà di parola, riunione e stampa è incarnata nelle leggi e nelle
tradizioni del paese. L'indipendente magistratura israeliana sostiene
vigorosamente questi diritti.

Il sistema politico non differisce da quello americano - Israele è
una democrazia parlamentare - ma è sempre basato su libere elezioni
tra partiti diversi. E sebbene Israele non abbia una "costituzione"
formale, esso ha adottato delle "Leggi fondamentali" che creano
analoghe garanzie giuridiche.

Gli Americani hanno per molto tempo ammirato gli Israeliani, almeno
in parte perché vedono molto di se stessi nel loro spirito
pionieristico e nella lotta per l'indipendenza. Come gli Stati Uniti,
anche Israele è una nazione di immigranti. Ad onta dell'onere delle
spese militari che arrivano quasi ad un quinto del bilancio, ha avuto
un tasso straordinario di crescita economica per gran parte della sua
storia. È anche riuscito a mettere al lavoro la maggior parte dei
nuovi venuti. Come in America, gli immigranti in Israele hanno
tentato di rendere la vita loro e dei loro figli migliore. Alcuni
sono venuti da società non molto sviluppate come l'Etiopia e lo Yemen
e sono arrivati praticamente privi di beni, istruzione e formazione
professionale, e sono diventati membri produttivi della società
israeliana.

Gli Israeliani hanno anche la stessa passione americana per
l'istruzione. Gli Israeliani sono tra le persone più istruite del
mondo. Fin dall'inizio, Israele aveva un'economia mista, che
combinava il capitalismo con il socialismo secondo il modello
britannico. Le difficoltà economiche sperimentate da Israele - create
soprattutto dopo la Guerra del Kippur del 1973 dall'aumento del
prezzo del petrolio e dalla necessità di spendere una sproporzionata
parte del PIL nella difesa - hanno portato ad una transizione
graduale verso un sistema di libero mercato analogo a quello
americano. L'America ha accompagnato quest'evoluzione.

Negli anni '80 l'attenzione si è sempre più concentrata su una delle
colonne del rapporto - gli interessi in comune. Questo fu fatto a
causa delle minacce alla regione e perché i mezzi per una
cooperazione strategica vengono più facilmente forniti da iniziative
legislative. Ad onta della fine della Guerra Fredda, Israele continua
ad avere un ruolo da giocare negli sforzi comuni per proteggere gli
interessi americani, compresa la stretta cooperazione nella guerra al
terrore. La cooperazione strategica è progredita fino al punto in cui
ora c'è un'alleanza di fatto. Il marchio di fabbrica del rapporto è
la costanza e la fiducia: gli Stati Uniti sanno di poter contare su
Israele.

È più difficile escogitare programmi che facciano aggio sui valori
condivisi delle due nazioni che sui loro interessi nel campo della
sicurezza; cionondimeno, esistono programmi siffatti. Per esempi,
queste Iniziative sui Valori Condivisi (SVI) coprono un ampia gamma
di materie come l'ambiente, l'energia, lo spazio, l'istruzione, la
sicurezza nel lavoro e la salute. Quasi 400 istituzioni americane in
47 Stati, nel Distretto di Columbia ed a Puerto Rico hanno ricevuto
fondi da programmi binazionali con Israele. Rapporti poco noti come
l'Accordo sul Libero Scambio, il Programma di Ricerca sullo Sviluppo
Cooperativo, il Programma di Cooperazione Regionale sul Medio Oriente
e vari memorandum d'intesa con praticamente tutti gli enti pubblici
federali americani mostrano la profondità di questo rapporto
speciale. Anche più importanti possono essere gli ampi legami tra
Israele ed ognuno dei 50 stati ed il Distretto di Columbia.

22.21. [Mito]

"Il sostegno dell'America ad Israele è la ragione per cui i
terroristi hanno attaccato il World Trade Center ed il Pentagono l'11
Settembre 2001"

22.21. [Fatti]

I terribili attacchi contro gli Stati Uniti furono commessi da
fanatici mussulmani che avevano diverse motivazioni per questi ed
altri attacchi terroristici. Questi Mussulmani hanno
un'interpretazione perversa dell'Islam, e credono che debbono
attaccare gli infedeli, specialmente gli Americani e gli Ebrei, che
non condividono il loro credo. Essi si oppongono alla cultura ed alla
democrazia occidentale ed obiettano ad ogni presenza americana nelle
nazioni islamiche. Essi sono particolarmente irritati dall'esistenza
di basi militari americane in Arabia Saudita ed altre aree del Golfo
Persico. Questo sarebbe vero qualunque fosse la politica americana
verso il conflitto israelo-palestinese. Cionondimeno, un'ulteriore
scusa per il loro fanatismo è l'essere gli USA alleati con Israele.
Precedenti attacchi a bersagli americani, come l'USS Cole e le
ambasciate americane in Kenya e Tanzania, furono compiuti da
bombaroli suicidi la cui ira verso gli Stati Uniti aveva poco o punto
a che fare con Israele.

"Osama bin Laden [prima] fece le sue esplosioni e poi cominciò a
parlare dei Palestinesi. Non ne ha mai parlato prima".

— Presidente Egizio Hosni Mubarak [31]

Osama bin Laden sostenne di aver agito in pro dei Palestinesi, e che
la sua ira verso gli Stati Uniti fu foggiata dal sostegno americano
ad Israele. Questa era una nuova invenzione di bin Laden chiaramente
volta ad attrarre sostegno dal pubblico arabo ed a giustificare i
suoi atti terroristici. Il fatto à che l'antipatia di bin Laden verso
gli Stati Uniti non è mai stata legata al conflitto arabo-israeliano.
Sebbene molti Arabi siano stati convinti dal trasparente sforzo di
bin Laden di coinvolgere Israele nella sua guerra, il Dr. Abd Al-
Hamid Al-Ansari, preside di Shar'ia e Diritto all'Università del
Qatar, fu invece critico: "Nella loro ipocrisia, molti degli
intellettuali [arabi] hanno collegato l'11 Settembre col problema
palestinese - una cosa che contraddice completamente sette anni di
pubblicazioni di Al-Qaida. Al-Qaida non ha mai collegato alcunché
alla Palestina". [31a]

Anche Yasser Arafat disse al Sunday Times di Londra che bin Laden
dovrebbe smetterla di nascondersi dietro la causa palestinese. Bin
Laden "non ci ha mai aiutati, egli stava lavorando in un'area
completamente diversa, e contro i nostri interessi", disse Arafat
[32b].

Sebbene l'agenda di Al-Qaida non menzionasse la causa palestinese,
l'organizzazione ha iniziato ad intraprendere un ruolo più attivo nel
terrore contro i bersagli israeliani, a cominciare con l'attentato
suicida del 28 Novembre 2002 contro un albergo di proprietà
israeliana che uccise tre Israeliani ed 11 Keniani, ed il tentativo
di abbattere un aereo di linea israeliano con un missile al momento
del decollo dal Kenia, lo stesso giorno [32c].

22.22. [Mito]

"Il dirottamento di quattro aerei di linea in un solo giorno, l'11
Settembre, è stato un atto terroristico senza precedenti"

22.22. [Fatti]

Certo, l'ampiezza del massacro e della distruzione dell'11 Settembre
non aveva precedenti, così come l'uso di aerei civili a mo' di bombe.
Ma non era una novità il dirottamento aereo multiplo.

Il 6 Settembre 1970, i membri del Fronte Popolare per la Liberazione
della Palestina (FPLP) dirottarono tre aviogetti (della Swissair,
della TWA e della Pan Am) con più di 400 passeggeri in volo verso New
York. Anche un quarto apparecchio, un volo El Al, fu preso di mira,
ma gli agenti della sicurezza israeliani sventarono il dirottamento
durante il volo ed uccisero uno dei due terroristi quando essi
tentarono di irrompere nella cabina di pilotaggio. Il 9 Settembre,
anche un aviogetto della BOAC fu dirottato dall'FPLP [32].

L'ONU non riuscì ad emanare una condanna dei dirottamenti. Una
risoluzione del Consiglio di Sicurezza riuscì soltanto ad esprimere
grave preoccupazione, e non mise neppure ai voti la questione.

Invece di schiantare i loro apparecchi contro dei palazzi, loro li
fecero atterrare in dei campi d'aviazione (tre in Giordania, uno al
Cairo). Tutti i quattro aerei dirottati furono fatti saltare in aria
(dopo aver fatto evacuare i passeggeri) il 12 Settembre.

Quasi quaranta Americani erano tra i passeggeri tenuti in ostaggio in
Giordania mentre i terroristi tentavano di estorcere dai governi
occidentali e da Israele uno scambio degli ostaggi con i terroristi
palestinesi da essi imprigionati. Il 14 Settembre, dopo aver
rilasciato tutti gli ostaggi tranne 55, i terroristi dissero che
tutti gli ostaggi americani sarebbero stati trattati come gli
Israeliani. Questo provocò uno stallo pieno di tensione. Sette
terroristi furono alla fine liberati da Gran Bretagna, Germania e
Svizzera in cambio degli ostaggi [33].

Dopo i dirottamenti, degli scossi membri del Congresso chiesero
un'immediata azione di forza da parte degli Stati Uniti e della
comunità internazionale. Essi insistettero sulla rapida adozione di
misure volte a prevenire la pirateria aerea, che punissero i
colpevoli e riconoscessero la responsabilità delle nazioni che li
ospitano [34]. Ma non si è fatto praticamente nulla fino al 2001.

L'FPLP è un'organizzazione tuttora viva e vegeta, così come alcuni
dei singoli partecipanti responsabili, sostenuti dalla Siria,
dall'Autorità Palestinese e da altri. In effetti, Leila Khaled, la
persona che tentò di dirottare l'aviogetto della El Al, stava per
essere ammessa nei territori per partecipare alle sedute del
Consiglio Nazionale Palestinese nel 1996, ma ella continuava a
rifiutarsi di disconoscere il terrorismo. Si dice che ora viva ad
Amman.

"La princpiale delle 'cause' dell'estremismo e del terrorismo
islamico non è Israele, né la politica americana in Iraq, ma gli
stessi governi che ora danno ad intendere di sostenere gli Stati
Uniti mentre consigliano loro di affidarsi ad Ariel Sharon e di
cacciare Saddam Hussein. Il migliore esempio è l'Egitto. Il suo
regime autocratico, fondato mezzo secolo fa all'insegna del
nazionalismo arabo e del socialismo, è politicamente esausto e
moralmente decotto. Il Signor Mubarak, che teneva sotto controllo gli
estremisti islamici in Egitto solo mediante la tortura ed il
massacro, non ha un programma politico moderno od una visione di
progresso da offrire al suo popolo in alternativa alla vittimlogia
islamica di Osama bin Laden. Quegli Egizi che hanno tentato di
promuovere un simile programma ... sono ingiustamente imprigionati.
Invece, il Signor Mubarak si tratta bene con 2 miliardi di Dollari
all'anno di aiuto americano, consentendo e pure incoraggiando i
chierici ed i media controllati dallo Stato a promuovere la
propaganda antioccidentale, antimoderna ed antiebraica degli
estremisti mussulmani. Questa politica serve ai suoi scopi per
deviare la frustrazione popolare per la mancanza di libertà politica
o di sviluppo economico in Egitto. E spiega anche perché così tante
reclute di Osama bin Laden sono Egizie.

— Washington Post [35]

22.23. [Mito]

"I gruppi come Hizballah, Jihad Islamica, Hamas e l'FPLP dovrebbero
essere esclusi dalla guerra USA al terrorismo perché sono combattenti
per la libertà e non terroristi"

22.23. [Fatti]

Quando gli Stati Uniti dichiararono una guerra ai terroristi ed alle
nazioni che li ospitavano dopo l'11 Settembre, i paesi arabi ed i
loro simpatizzanti sostennero che molte delle organizzazioni che
compiono azioni violente contro gli Americani e gli Israeliani non
dovrebbero essere tra gli obbiettivi della nuova guerra americana
perché sono "combattenti per la libertà" anziché terroristi. Questo è
stato il mantra degli stessi terroristi, che sostengono che le loro
azioni sono forme legittime di resistenza all'occupazione israeliana.

"Non puoi dire che ci sono i terroristi buoni ed i terroristi
cattivi".

— Consigliere per la Sicurezza Nazionale USA Condoleezza Rice [36]

Quest'argomento è profondamente errato. Primo, i nemici d'Israele
razionalizzano ogni attacco come legittimo a causa di peccati reali e
fantasticati commessi dagli Ebrei sin dall'inizio del 20° Secolo. Di
conseguenza, il blocco arabo ed i suoi sostenitori alle Nazioni Unite
sono riusciti a bloccare qualsiasi condanna di ogni attacco
terroristico contro Israele. Invece, essi abitualmente sostengono
risoluzioni che criticano Israele quando reagisce.

Secondo, in nessun'altra parte del mondo si considera "legittima
forma di resistenza" l'uccisione di uomini, donne e bambini
innocenti. La lunga lista di orrendi crimini comprende cecchini che
sparano a degli infanti, bombaroli suicidi che fanno saltare in aria
pizzerie e discoteche, dirottatori che prendono ostaggi e li
ammazzano, infiltrati che ammazzano atleti olimpionici. Hizballah, la
Jihad Islamica, Hamas, l'FPLP e diversi altri gruppi, perlopiù
palestinesi, si sono impegnati per decenni in queste attività e
raramente sono stati condannati o portati davanti ad un giudice.
Tutti costoro integrano la definizione di gruppo terrorista del
governo USA: "Terrorismo è l'uso illegale della forza o la violenza
contro persone o beni per intimidare o costringere un governo, la
popolazione civile, od una sua qualsiasi parte, per perseguire
obbiettivi politici o sociali" [37] - e pertanto dovrebbero essere
bersagli degli sforzi USA di tagliare i loro fondi, di scalzare i
loro capi e portarli davanti ad un giudice.

Nel caso dei gruppi palestinesi, non c'è mistero sull'identità dei
loro capi, sulle loro fonti di finanziamento, e su quali nazioni
danno loro ricetto. Delle organizzazioni caritatevoli americane sono
state collegate al finanziamento di alcuni di questi gruppi, e
l'Arabia Saudita, la Siria, il Libano, l'Iraq, l'Iran e l'Autorità
Palestinese tutti quanti li proteggono e/o sostengono
finanziariamente e logisticamente.

"... ci sono responsabilità insite nell'essere il rappresentante del
popolo palestinese. E questo significa accertarsi che tu faccia tutto
quel che puoi per abbassare il livello della violenza, tutto quel che
puoi per sradicare i terroristi ed arrestarli, per accertarti che la
situazione della sicurezza nei territori palestinesi - per esempio
l'Area A - sia una da cui non possa sprizzare il terrore ... queste
sono responsabilità che abbiamo chiesto al Presidente Arafat di
assumersi, ed assumersi seriamente. Noi non crediamo ancora che si
sia fatto abbastanza da questo punto di vista ... Non puoi aiutarci
con Al-Qaida ed abbracciare Hizbullah. Od Hamas. Questo non è
accettabile".

— Consigliere per la Sicurezza Nazionale USA Condoleezza Rice [38]

22.24. [Mito]

"Il Mossad d'Israele ha compiuto il bombardamento del World Trade
Center per suscitare odio americano verso gli Arabi"

22.24. [Fatti]

Il Ministro della Difesa Siriano Mustafa Tlass ha detto ad una
delegazione della Gran Bretagna che Israele era il responsabile per
gli attacchi agli Stati Uniti dell'11 Settembre 2001. Egli sostenne
che il Mossad aveva avvertito migliaia di impiegati ebrei di non
recarsi al lavoro quel giorno al World Trade Center. Egli fu il
funzionario arabo di più alto rango ad esprimemere pubblicamente
un'opinione che si dice assai diffusa nel mondo arabo secondo cui gli
attacchi erano parte di una congiura ebraica per provocare
rappresagli USA contro il mondo arabo e volgere contro i Mussulmani
l'opinione pubblica americana. Un sondaggio pubblicato nel giornale
libanese An Nahar, per esempio, riscontrò che il 31% di chi rispose
riteneva che fosse Israele il responsabile dei dirottamenti, mentre
solo il 27% incolpava Osama bin Laden. Un sondaggio Newsweek rinvenne
che non pochi Egizi ritenevano che gli Ebrei fossero responsabili per
i bombardamenti del World Trade Center [39].

La teoria della congiura viene fatta circolare anche da capi islamici
americani. L'Imam Mohamed Asi del Centro Islamico di Washington disse
che furono dei funzionari governativi israeliani a decidere di
lanciare l'attacco dopo che gli Stati Uniti ebbero respinto la loro
richiesta di reprimere l'Intifada palestinese. "Se noi non siamo al
sicuro, non lo siete nemmeno voi", fu quello che pensarono gli
Israeliani dopo il rifiuto USA, secondo Asi [40].

Nessun'autorità americana ha suggerito, né si è mai esibita alcuna
prova, che faccia pensare che qualche Israeliano od Ebreo abbia avuto
un ruolo negli attacchi terroristici. Queste teorie cospiratorie sono
assolutamente insensate, e riflettono quanto sono pronte molte
persone nel mondo arabo ad accettare delle panzane antisemitiche e la
mitologia del potere ebraico. Esso possono anche riflettere il
rifiuto di credere che dei Mussulmani potessero essere responsabili
per le atrocità e la speranza che esse potessero essere fatte
ricadere sugli Ebrei.

22.25. [Mito]

"Mohammad Atta, il terrorista che ha mandato l'aereo contro il World
Trade Center, fece saltare un autobus in Israele nel 1986. All'epoca
Israele arrestò, processò, condannò, imprigionò Atta, ma fu convinto
dagli USA a rilasciarlo come parte dell'accordo di pace di Oslo"

22.25. [Fatti]

L'Internet è una meravigliosa innovazione, ma una delle sue
caratteristiche problematiche è che consente a false voci di
spargersi rapidamente per il mondo. La storiella secondo cui Atta,
che si ritiene fosse uno degli organizzatori degli attacchi
terroristici contro gli Stati Uniti dell'11 Settembre 2002, era stato
rilasciato da una prigione israeliana in seguito a pressioni
americane, e che avrebbe poi ringraziato gli USA facendo piombare un
aereo dentro il World Trade Center è uno di quei falsi pettegolezzi
che ora vive di vita propria. Non è chiaro da dove venga, e la
risposta è arrivata lentamente, ma ora sappiamo che la storia sembra
essere frutto di quasi-omonimia.

Nel 1990 gli Stati Uniti estradarono un Palestinese di nome Mahmoud
Abed Atta perché venisse processato per il mitragliamento di un
autobus israeliano a Samaria nell'Aprile 1996 in cui morì il
conducente. Abed Atta era legato al gruppo terroristico di Abu Nidal
e fuggì in Venezuela dopo l'omicidio, ma fu deportato negli Stati
Uniti. Era anche cittadino americano e per tre anni ingaggiò una
battaglia legale per evitare l'estradizione. Egli perse e fu
deportato in Israele il 2 Novembre 1990. Abed Atta fu alla fine
rilasciato dopo che la Corte Suprema sentenziò che c'erano dei vizi
nel procedimento di estradizione. Non si sa dove sia ora.

Il terrorista sospettato dell'attacco dell'11 Settembre, Muhammad
Atta, era egizio e non aveva parentela alcuna con Abed Atta [41].

22.26. [Mito]

"Le università americane dovrebbero disinvestire dalle compagnie che
fanno affari in Israele per costringerlo a por fine all''occupazione'
ed agli abusi nei diritti umani"

22.26. [Fatti]

La parola "pace" nelle petizioni di disinvestimento non compare, cosa
che rende evidente che l'intento non è di risolvere il conflitto, ma
di delegittimare Israele. I richiedenti accusano Israele per la
mancanza di pace e chiedono che esso compia concessioni unilaterali
senza contraccambio da parte dei Palestinesi, neppure la cessazione
del terrorismo. I propugnatori del disinvestimento ignorano inoltre
gli sforzi d'Israele durante il processo di pace di Oslo, ed agli
incontri al vertice col Presidente Clinton, di raggiungere uno
storico compromesso con i Palestinesi che avrebbe creato uno stato
Palestinese.

La campagna di disinvestimento contro il Sudafrica era diretta
specificamente contro società che stavano usando le leggi razziste di
quel paese a loro vantaggio. In Israele non esistono siffatte leggi
razziste; inoltre, le società che fanno affari lì seguono il medesimo
standard di eguali diritti per i lavoratori che si applicano negli
Stati Uniti.

Il Rettore dell'Università di Harvard Lawrence Summers osservò che
gli sforzi di disinvestimento sono antisemitici. "Opinioni
profondamente antiisraeliane stanno trovando sempre maggior sostegno
nelle comunità intellettuali progressiste", disse Summers, "Persone
serie e pensose stanno invocando e compiendo azioni che hanno un
effetto, se non un intento antisemita" [42].

La pace nel Medio Oriente verrà solo da negoziati diretti tra le
parti, e solo dopo che i paesi arabi riconoscano il diritto di
Israele ad esistere, ed i Palestinesi e gli altri Arabi la smettano
di sostenere il terrorismo. Le università americane non possono
essere d'aiuto con maldirette campagne di disinvestimento che
ingiustamente dichiarano Israele la fonte dei conflitti nella
regione. I proponenti il disinvestimento sperano di marchiare Israele
con un'associazione con il Sudafrica dell'Apartheid, un confronto
offensivo che ignora che tutti i cittadini israeliani sono uguali
secondo la legge.

22.27. [Mito]

"I sostenitori d'Israele tentano di azzittire i critici
etichettandoli come antisemiti"

22.27. [Fatti]

Non è detto che criticare Israele faccia di qualcuno un antisemita.
Il fattore determinante è l'intento del commentatore. I legittimi
critici accettano il diritto d'Israele ad esistere, ma gli antisemiti
no. Gli antisemiti usano un doppio standard quando criticano Israele,
per esempio negando agli Israeliani il diritto di perseguire le loro
legittime rivendicazioni, mentre incoraggiano i Palestinesi a farlo.
Gli antisemiti negano ad Israele il diritto di difendersi, ed
ignorano le vittime ebree, mentre incolpano Israele per aver
inseguito i loro assassini. Gli antisemiti non fanno mai, o quasi,
affermazioni positive su Israele. Gli antisemiti descrivono gli
Israeliani con termini spregiativi od istigatori, suggerendo, ad
esempio, che essi siano "razzisti" o "nazisti".

Non ci sono campagne per impedire alla gente di esprimere opinioni
negative sulla politica israeliana. Di fatti, i critici più sonori
d'Israele sono gli stessi Israeliani che usano la loro libertà di
parola per esprimere ogni giorno le loro preoccupazioni. Un'occhiata
a qualsiasi giornale israeliano rivelerà una sovrabbondanza di
articoli che mettono in discussione questa o quella politica del
governo. Ma gli antisemiti non condividono l'interesse degli
Israeliani per il miglioramento della loro società; il loro scopo è
delegittimare lo stato nel breve periodo e distruggerlo nel lungo
periodo. Non c'è nulla che Israele possa fare per soddisfare questi
critici.

[Note]

[1] Foreign Relations of the United States 1947, (DC: GPO, 1948), pp.
1173-4, 1198-9, 1248, 1284. [Henceforth FRUS 1947.]
[2] Mitchell Bard, The Water's Edge And Beyond, (NJ: Transaction
Publishers, 1991), p. 132.
[3] FRUS 1947, p. 1313.
[4]Harry Truman, Years of Trial and Hope, Vol. 2, (NY: Doubleday,
1956), p. 156.
[5] John Snetsinger, Truman, The Jewish Vote and the Creation of
Israel, (CA: Hoover Institution Press, 1974), pp. 9-10;
David Schoenbaum, "The United States and the Birth of Israel,"
Wiener Library Bulletin, (1978), p. 144n.
[6] Peter Grose, Israel in the Mind of America, (NY: Alfred A. Knopf,
1983), p. 217;
Michael Cohen, "Truman, The Holocaust and the Establishment of
the State of Israel," Jerusalem Quarterly, (Primavera 1982), p. 85.
[7] Memorandum di una conversazione sui colloqui Harriman-Eshkol, (25
Febbraio 1965);
Memorandum di una conversazione tra l'Ambasciatore Avraham Harman
e W. Averill Harriman, Ambassador-at-Large, (15 Marzo 1965), LBJ
Library;
Yitzhak Rabin, The Rabin Memoirs, (MA: Little Brown and Company,
1979), pp. 65-66..
[8] Robert Trice, "Domestic Political Interests and American Policy
in the Middle East: Pro-Israel, Pro-Arab and Corporate Non-
Governmental Actors and the Making of American Foreign Policy, 1966-
1971," (Dissertazione dottorale inedita, University of Wisconsin-
Madison, 1974), pp. 226-230.
[9] Memorandum di una conversazione tra Yitzhak Rabin ed al., e di
Paul Warnke et al., (4 Novembre 1968), LBJ Library.
[9a] Jerusalem Post, (27 Giugno 2002).
[10] Ministero Israeliano della Difesa.
[1] Dore Gold, America, the Gulf, and Israel, (CO: Westview Press,
1988), p. 84.
[12] Yitzhak Rabin, discorso alla conferenza su "Strategia e Difesa
nel Mediterraneo Orientale", sponsorizzata dal Washington Institute
for Near East Policy e dall'Associazione dei Corrispondenti Militari
Israeliani, Gerusalemme, (9-11 Luglio 1986).
[13] Ronald Reagan, "Recognizing the Israeli Asset," Washington Post,
(15 Agosto 1979).
[14] New York Times, (9 Agosto 1987).
[15] Wolf Blitzer, Territory of Lies, (NY: Harper & Row, 1989), p.
201.
[16] New York Times, (2 e 21 Dicembre 1985).
[1] Blitzer, pp. 166-171.
[18] Alan Dershowitz, Chutzpah, (MA: Little Brown, & Co., 1991), pp.
289-312.
[19] Washington Post, (23 Dicembre 2000).
[20] Buona parte di queste informazioni sono state confermate dalla
divulgazione di conversazioni registrate di figure chiave dello
scandalo, "Nightline," (2 Ottobre 1991).
[21] Rapporto delle Commissioni Congressuali d'Inchiesta sull'Affare
Iran-Contra, (DC: GPO, 1987), pp. 164-76.
[22] New York Times, (4 Febbraio 1987).
[23] The Tower Commission Report, (NY: Bantam Books and Time Books,
1987), p. 84.
[24] Energy Information Administration.
[25] Al-Musawwar, (19 Gennaio 1990).
[26] See Steven Emerson, "The ARAMCO Connection," The New Republic,
(19 Maggio 1982), pp. 11-16;
Russell Howe and Sarah Trott, The Power Peddlers, (NY:
Doubleday, 1977), pp. 342-343;
Anti-Defamation League, The U.S.-Saudi Relationship, (NY: ADL,
1980), p. 6.
[27] Steven Emerson, The American House of Saud, (NY: Franklin Watts,
1985), pp. 36-37;
Steven Spiegel, The Other Arab-Israeli Conflict: Making
America's Middle East Policy from Truman to Reagan, (IL: University
of Chicago Press, 1985), pp. 258-59;
Anthony Sampson, The Seven Sisters, (NY: Viking Press, 1975),
pp. 248-50;
Hoag Levins, Arab Reach: The Secret War Against Israel, (NY:
Doubleday, 1983), p. 51.
[28] Steven Emerson, "The Petrodollar Connection," The New Republic,
(17 Febbraio 1982), pp. 18-25;
anche Emerson, (85), pp. 177-213.
[29] Levins, p. 19.
[30] Emerson (85), p. 413.
[31] Newsweek, (29 Ottobre 2001).
[31] aAl-Raya (Qatar), (6 Gennaio 2002).
[32]Henry Kissinger, The White House Years. (MA: Little Brown & Co.,
1979), pp. 600-617.
[32b] Washington Post, (16 Dicembre 2002).
[32c] CNN, (3 Dicembre 2002).
[33] Guardian Unlimited, (1 Gennaio 2001).
[34] Near East Report, (16 Settembre 1970).
[35] Editoriale del Washington Post, (11 Ottobre 2001).
[36] Jerusalem Post, (17 Ottobre 2001).
[37] Washington Post, (13 Settembre 2001).
[38] Jerusalem Post, (9 Novembre 2001).
[39] Jerusalem Post, (19 Ottobre 2001); Sondaggio Newsweek citato
in "Protocols," The New Republic Online, (30 Ottobre 2001).
[4] Jewish Telegraphic Agency, (2 Novembre 2001).
[41] Jerusalem Post, (8 Novembre 2001).
[42] Discorso per la preghiera del mattino, Memorial Church,
Cambridge, Massachusetts, (17 Settembre 2002), Ufficio del Rettore,
Università di Harvard.
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