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lettera aperta al dott. Socci riguardo un articolo su Libero

Ultimo Aggiornamento: 13/09/2013 09:44
20/07/2008 09:53
 
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Egregio dott. Antonio Socci,
le scrivo per commentare un suo articolo scritto su Libero il 25 giugno 2008; quello intitolato “LA POLEMICA SU “BERLUSCONI E LA COMUNIONE” CI SVELA LA COSA PIU’ PREZIOSA PER NOI….” Nel quale lei critica ( addirittura definisce buffo ) l’atteggiamento dei giornalisti del Foglio e parla di esecrazione moralistica da parte dell’ Unità quando essa critica il papa che accoglie trionfalmente Berlusconi.
Premetto di essere di fede Cattolica, ma proprio per amore ad essa cerco di essere obiettivo e neutrale; quando ritengo che ci possa essere un errore al suo interno, cerco di essere il primo a farlo notare e non cerco comunque di difenderla a spada tratta e questo perché: ” 10 Doppio peso e doppia misura sono due cose in abominio al Signore.” ( Proverbi 20, 10 ).
Quando il papa non venne accolto alla Sapienza durante l’apertura dell’anno accademico lo difesi e dissi che gli stessi capi della sinistra sarebbero dovuti essere i primi a cacciare chi aveva ostacolato il suo arrivo al punto da fargli decidere di rinunciare.
Però la critica dell’ Unità riguardo l’incontro tra il papa e Berlusconi è legittima e le spiegherò il perché proprio riprendendo alcuni pezzi del suo stesso articolo; lei per esempio scrive:

“Facile Ricorda la parabola del fariseo e del pubblicano raccontata da Gesù, il quale però
concluse che fu il peccatore che si batteva il petto e stava a testa bassa a salvarsi, non l’ “uomo onesto” (che, si badi bene, era veramente una persona perbene, osservante della Legge, anche sinceramente impegnato). Tutto questo ricorda anche le scandalizzate invettive di alcuni (non tutti) scribi e farisei contro Gesù reo di parlare con pubblicani e prostitute. Gesù, purissimo e buono, accetta anche l’invito a pranzo di pubblici peccatori, ha affetto per ciascuno di loro, e – con somma
indignazione dei benpensanti – lascia che una povera donna di pessima fama gli baci i piedi bagnandoli con le sue lacrime di dolore. Erano in tanti a scandalizzarsi di questa libertà di Gesù
dalle loro regole. Eppure a questi tali, a questa gente perbene, onesta e osservante della Legge,
Gesù non risponde giustificandosi o arrampicandosi sui vetri, ma con un colpo da ko: “i pubblicani e le prostitute vi precederanno nel Regno di Dio” (Mt. 21,31). Doveva essere come un pugno nello stomaco (lo è pure per noi). E quando, secondo la Legge, pretendono di lapidare l’adultera e di avere il suo consenso, dice loro: “chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra”.”


E poi:

Peccatori, incoerenti, poveracci: né il limite nostro, né quello altrui può impedirci di volergli bene. E’ solo questo che Gesù ci chiede. Lui farà il resto. Dopo che Pietro lo rinnegò tre volte e poi pianse, quando Gesù, risorto, torna fra i suoi, non si mette a chieder conto del tradimento o a rimproverarlo: “Non ha detto: non peccare, non tradire, non essere incoerente. Non ha toccato nulla di questo. Ha detto: Simone, mi ami tu?”. Solo questo conta, non la nostra coerenza, ma l’affezione a Lui. La commozione al ricordo di Lui che ci ama così come siamo. Don Giussani ci scioglieva il cuore quando spiegava: “Cristo è colui che si compiace di noi, di me, dice san Pietro piangendo. Cristo è colui che si compiace di noi, di me, dice la Maddalena, la Samaritana, l’assassino. Cristo è colui che si compiace di me, e perciò mi perdona. Mi ama e mi perdona”.

Da questi punti, ma, diciamolo, dall’intero articolo, lei dà un’idea di Dio che perdona ad oltranza anche chi non si pente e non cambia vita e non è assolutamente così. Lei dice che Cristo non dice a Pietro di non peccare più, però lei omette di dire che Cristo lo ha detto all’adultera: 11Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più ( Giovanni 8, 11 ); dato il contesto, le cito anche questo versetto: 14Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: "Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio".(Giovanni 5, 14). Oppure ancora: “29ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna".”( Marco 3, 29 ) la cui interpretazione odierna è la continua incredulità verso Cristo e quindi, di conseguenza, la volontà di NON volersi convertire e cioè il persistere volontariamente nei propri peccati. E infatti San Paolo dice nella lettera ai Romani :

”1Che diremo dunque? Continuiamo a restare nel peccato perché abbondi la grazia? 2È assurdo! Noi che già siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere nel peccato? 3O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? 4Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. 5Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione. 6Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. 7Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato.8Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, 9sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. 10Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. 11Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.12Non regni più dunque il peccato nel vostro corpo mortale, sì da sottomettervi ai suoi desideri; 13non offrite le vostre membra come strumenti di ingiustizia al peccato, ma offrite voi stessi a Dio come vivi tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio. 14Il peccato infatti non dominerà più su di voi poiché non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia.15Che dunque? Dobbiamo commettere peccati perché non siamo più sotto la legge, ma sotto la grazia? È assurdo! 16Non sapete voi che, se vi mettete a servizio di qualcuno come schiavi per obbedirgli, siete schiavi di colui al quale servite: sia del peccato che porta alla morte, sia dell'obbedienza che conduce alla giustizia? 17Rendiamo grazie a Dio, perché voi eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quell'insegnamento che vi è stato trasmesso 18e così, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia.19Parlo con esempi umani, a causa della debolezza della vostra carne. Come avete messo le vostre membra a servizio dell'impurità e dell'iniquità a pro dell'iniquità, così ora mettete le vostre membra a servizio della giustizia per la vostra santificazione.20Quando infatti eravate sotto la schiavitù del peccato, eravate liberi nei riguardi della giustizia. 21Ma quale frutto raccoglievate allora da cose di cui ora vi vergognate? Infatti il loro destino è la morte. 22Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi raccogliete il frutto che vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna. 23Perché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore.( Romani 6 )


Ed è vero che Cristo non dice a Pietro di non peccare più quando, dopo la resurrezione lo incontra e gli chiede se lo ama; in realtà gli chiede molto di più; gli dice “pasci i miei agnelli” e glielo dice per ben tre volte ( Giovanni 21, 15-17 ) ; lo stesso numero di volte che Pietro lo aveva rinnegato; gli dice di essere pastore, il che implica un livello superiore di responsabilità del semplice “non peccare più”. Chi è pastore, deve avere un livello di santità maggiore; è scontato che non debba peccare più, perché deve essere ad un livello ancora superiore.
Che dire quindi? Che allora non possiamo salvarci vista la nostra debolezza? Ovviamente no. Deve esserci la volontà di pentirci e convertirci; ecco perché il pubblicano è stato giustificato: perché sapeva di aver peccato e voleva convertirsi; ecco quindi il Gesù che va dai peccatori e questi, dopo le sue parabole, si ravvedono e si convertono; ecco dunque il caso Zaccheo

“1Entrato in Gèrico, attraversava la città. 2Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". 6In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: "È andato ad alloggiare da un peccatore!". 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto". 9Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; 10il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".( Luca 19, 1-10 );

nella quale si vede che Zaccheo ha deciso di cambiare vita; non è andato da Cristo perseverando nel peccato e permettendosi di dire che aveva i suoi stessi valori; ha cominciato a restituire tutto quattro volte tanto! perfino l’ Innominato de “I Promessi Sposi”, ormai pentito e convertito, fu accolto dal cardinale Borromeo trionfalmente; ma era pentito e convertito sinceramente; aveva smesso di uccidere, aveva deciso di liberare Lucia.
Invece in questo caso il papa chi accoglie trionfalmente ? Berlusconi e Bush; il primo che continua e persevera nella sua politica di leggi ad personam e di corruzione, a scapito della popolazione, dei più deboli, della giustizia; una persona che vorrebbe riaprire le case chiuse e che consente la trasmissione di programmi immorali come Distraction e Veline ( e poi, lei, dott. Socci, critica Zapatero che è in Spagna nel suo articolo su Federica; mi riferisco a quello pubblicato su Libero nell’11 Luglio 2008 ); e non solo, si permette di dire che ha gli stessi valori della Chiesa Cattolica!! Quali?
Il secondo, ovvero Bush; una persona che ha sempre incoraggiato la guerra per meri interessi economici, che ha messo in ginocchio il proprio paese, che ha permesso che venissero uccisi moltissimi civili ed innocenti e che non ha mai ammesso di avere sbagliato e non si è mai scusato per questo e che fa parte di una misteriosa setta, insieme a Kerry, “Skull and Bones” ( tradotto letteralmente: “Teschio e Ossa” ) ; una persona che, dopo il famoso 11 Settembre 2001, ha impedito ai soccorritori di indossare maschere antigas per mostrare che l’aria era pulita e che, a causa di questo, moltissime di loro si sono ammalate di malattie respiratorie gravissime, spesso mortali. E Bush, non ha mostrato il minimo segno di pentimento.
Dio perdona se ci si pente; se noi non ci pentiamo, siamo i primi a rifiutare il perdono di Dio e a non credere a Cristo. Mi dispiace dott. Socci, ma i Comunisti, stavolta, avevano ragione a criticare il papa per questo motivo.

Cordiali saluti


20/07/2008 09:55
 
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per correttezza, inserisco l'intero articolo di Socci:

LA POLEMICA SU “BERLUSCONI E LA COMUNIONE” CI
SVELA LA COSA PIU’ PREZIOSA PER NOI….

E’ buffo vedere i miei amici del Foglio d’accordo
con l’Unità (perfino con Marco Travaglio) e con
la Repubblica nel criticare l’esternazione di
Berlusconi sulla comunione ai divorziati
risposati. Tutti a fare i paladini
dell’ortodossia dottrinale cattolica. Travaglio
addirittura mescolando questa diatriba (sul
divorzio e l’accesso ai sacramenti) con le
polemiche delle stesse ore sulla Giustizia, così
finendo per confondere peccati e reati (l’errore
che in genere si rimprovera al fondamentalismo religioso).

C’è un aspetto comico in questo perché per una
volta Berlusconi ha detto – morettianamente -
“qualcosa di sinistra” (quante volte i
progressisti hanno criticato la Chiesa che – a
loro dire – escluderebbe i divorziati). Ma
l’Unità, pur di non convenire col Cav, si mette a
sbandierare le parole del Papa in prima pagina
(ne sbandiera solo alcune però, estrapolandole e
quindi stravolgendo il vero significato).

Poi, nella pagina dei commenti, lo stesso giorno
l’Unità pubblica un editoriale dove, come al
solito, si spara a zero su Benedetto XVI e lo si
accusa di aver “accolto trionfalmente e da amico
l’uomo, il grande nostro attuale presidente del
Consiglio, la cui moralità indiscussa trionfa
presso l’opinione pubblica di tutto il mondo”.
Questa esecrazione moralistica dei pubblici
peccatori da parte di gente che ritiene se stessa
giusta, retta, onesta (e abilitata a giudicare i
peccati altrui) ha un sapore molto familiare,
perché è uno sport che tutti pratichiamo (io per
primo), sui giornali e nella vita. Ma cosa vi
ricorda l’uomo che sbandiera la propria
rettitudine e giudica con disprezzo quel peccatore laggiù?

Facile! Ricorda la parabola del fariseo e del
pubblicano raccontata da Gesù, il quale però
concluse che fu il peccatore che si batteva il
petto e stava a testa bassa a salvarsi, non l’
“uomo onesto” (che, si badi bene, era veramente
una persona perbene, osservante della Legge, anche sinceramente impegnato).

Tutto questo ricorda anche le scandalizzate
invettive di alcuni (non tutti) scribi e farisei
contro Gesù reo di parlare con pubblicani e
prostitute. Gesù, purissimo e buono, accetta
anche l’invito a pranzo di pubblici peccatori, ha
affetto per ciascuno di loro, e – con somma
indignazione dei benpensanti – lascia che una
povera donna di pessima fama gli baci i piedi
bagnandoli con le sue lacrime di dolore. Erano in
tanti a scandalizzarsi di questa libertà di Gesù
dalle loro regole. Eppure a questi tali, a questa
gente perbene, onesta e osservante della Legge,
Gesù non risponde giustificandosi o
arrampicandosi sui vetri, ma con un colpo da ko:
“i pubblicani e le prostitute vi precederanno nel
Regno di Dio” (Mt. 21,31). Doveva essere come un
pugno nello stomaco (lo è pure per noi). E
quando, secondo la Legge, pretendono di lapidare
l’adultera e di avere il suo consenso, dice loro:
“chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra”.

Silenzio generale, imbarazzo e poi, uno ad uno,
se ne vanno. Un giorno fissando negli occhi
questa gente perbene (che giudicava gli altri e
li disprezzava come peccatori) scandisce queste
parole: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti
che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi
all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono
pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così
anche voi apparite giusti all’esterno davanti
agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e
d’iniquità… Serpenti, razza di vipere, come
potrete scampare dalla condanna della Geenna?” (Mt. 23).

Si resta sinceramente sconcertati davanti a
queste parole di fuoco di Gesù che tuona contro
la gente perbene ed è invece dolce con i
peccatori (che, in fin dei conti, sono davvero
gente discutibile, gente che, come minimo, se l’è
spassata). Non è che Gesù voglia invitare a
essere peccatori, ma a essere umili e a non giudicare gli altri.

Perché, diciamo la verità, per ciascuno di noi i
disonesti, i profittatori, gli opportunisti e i
puttanieri (o le puttane) sono sempre “gli
altri”. E ognuno di noi istintivamente si mette
nel novero delle persone che fanno il proprio
dovere, le persone perbene. Ebbene, i santi fanno
l’esatto opposto. Un giorno frate Masseo chiede a
frate Francesco: “perché a te tutto il mondo
viene dietro, e ogni persona pare che desideri di
vederti, d'udirti, d'ubbidirti? Tu non sei un
uomo bello nell’aspetto, tu non sei di grande
scienza, tu non sei nobile; dunque perché a te
tutto il mondo viene dietro?”. E Francesco: “Vuoi
sapere perché a me tutto il mondo mi venga
dietro? Questo io ho dagli occhi dell’Altissimo,
che in ogni luogo contemplano i buoni e i rei:
poiché quegli occhi santissimi non hanno veduto
fra i peccatori nessuno più vile, nè più
insufficiente, nè più grande peccatore di me; e
perché per fare quell'operazione meravigliosa che
egli intende fare, non ha trovato più vile
creatura sopra la terra... cosicché si conosca
che ogni virtù e ogni bene viene da lui e nessuna
creatura si possa gloriare al suo cospetto”. Nel
mondo alla rovescia che è il cristianesimo è
meglio sentirsi nel novero dei peccatori. E
mendicare grazia. Come diceva Péguy (un grande
convertito che pure, per una sua situazione
familiare complessa, non si avvicinava ai
sacramenti): “le persone morali non si lasciano
bagnare dalla grazia”. La morale le rende
impermeabili. Al contrario di chi si riconosce
miserabile: “Si spiega così il fatto che la
grazia operi sui più grandi criminali e risollevi
i più miserabili peccatori”. Anche quando Gesù è
in croce, viene dileggiato da qualche osservante
della Legge, e viene “riconosciuto” dal ladrone
che doveva aver praticato addirittura la lotta
armata. E Gesù lo salva. La grazia è arrivata al
suo cuore, attraverso le ferite della sua vita,
ma non al cuore di chi era corazzato con la sua
superba moralità. E’ solo questo atteggiamento
umile e mendicante che ci è chiesto.

Infatti il Papa, sull’accesso all’Eucaristia, non
ha affatto detto “no tu no, che sei peccatore”,
come qualcuno ha fatto credere. Ecco invece le
sue splendide parole: “Quanti non possono
ricevere la Comunione in ragione della loro
situazione, trovano comunque nel desiderio della
Comunione e nella partecipazione all'Eucaristia
una forza e un'efficacia salvatrice”.

Padre Pio raccomandava questa “comunione
spirituale” ricordata dal Papa e considerata dal
Concilio di Trento uno dei modi di comunicarsi
(la Santa Messa peraltro è una forza di
trasformazione e di salvezza per tutti, non solo
per chi si comunica sacramentalmente). Basta
sentire la fame e la sete di Lui. Mi sembra che
nelle parole di Berlusconi (che in effetti ha
sbagliato tono, dando l’impressione di
pretendere) trasparisse il dolore e il desiderio
di cui parlava il Papa. E la risposta del
Pontefice è stata positiva e paterna, per i tanti
che si trovano in questa stessa condizione.

Questo episodio illumina il cuore del
cristianesimo che il moralismo imperante ha quasi
oscurato. Don Giussani lo spiegava così: “Cristo
è amabile da noi esattamente così come siamo”.

Peccatori, incoerenti, poveracci: né il limite
nostro, né quello altrui può impedirci di
volergli bene. E’ solo questo che Gesù ci chiede.
Lui farà il resto. Dopo che Pietro lo rinnegò tre
volte e poi pianse, quando Gesù, risorto, torna
fra i suoi, non si mette a chieder conto del
tradimento o a rimproverarlo: “Non ha detto: non
peccare, non tradire, non essere incoerente. Non
ha toccato nulla di questo. Ha detto: Simone, mi
ami tu?”. Solo questo conta, non la nostra
coerenza, ma l’affezione a Lui. La commozione al
ricordo di Lui che ci ama così come siamo. Don
Giussani ci scioglieva il cuore quando spiegava:
“Cristo è colui che si compiace di noi, di me,
dice san Pietro piangendo. Cristo è colui che si
compiace di noi, di me, dice la Maddalena, la
Samaritana, l’assassino. Cristo è colui che si
compiace di me, e perciò mi perdona. Mi ama e mi perdona”.
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Don Giussani
Don Giussani, prima la fede
poi la politica

Un’immagine degli anni ’60 di Don Giussani

In una monumentale biografia curata da Alberto Savorana l’epopea del prete che nel ’68 sfidò la sinistra e i vertici della Chiesa milanese
GIANNI RIOTTA
I più aspri critici dell’esperienza di Comunione e Liberazione, e i più fedeli militanti del movimento, dovrebbero leggere questa straordinaria Vita di don Giussani (Rizzoli), redatta in anni di monumentale lavoro da Alberto Savorana, come se trattasse di un personaggio storico di cui mai abbiano sentito parlare prima. Evitando cioè che i pregiudizi, positivi o negativi che il fondatore di Cl ha attratto a lungo su di sé, impediscano loro di riscoprire un «don Gius», così lo chiamavano i suoi studenti affezionati, inedito, come documentato da Savorana, che è stato vicino ieri a Giussani, oggi al suo successore Julian Carrón.

Fonte

«Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
(P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



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