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Il Papa e i suoi pensieri

Ultimo Aggiornamento: 27/09/2015 19:28
31/08/2015 11:15
 
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Papa Francesco aveva invocato «perdono per chi chiude le porte». A stretto giro il leader della Lega attacca: «noi non abbiamo bisogno di essere perdonati. Quanti rifugiati ci sono in Vaticano?». Ecco alcuni numeri sull'impegno della Chiesa, dai 6 milioni di pasti distribuiti nel 2009 dal costo di 27 milioni di euro ai 13mila minori non accompagnati presi in cura

Capita spesso. È capitato ancora. Quando un Papa prende posizione sul tema della povertà si alzano voci che gridano allo scandalo: «come osa parlare la Chiesa che è ricca». Se, una volta, il problema erano i gioielli del Papa e le casse vaticane oggi il terreno di scontro è l'accoglienza. Papa Francesco ieri aveva chiesto «perdono per le persone e le istituzioni che chiudono la porta a questa gente che cerca vita, una famiglia, che cerca di essere custodita». Un appello pronunciato davanti a 15mila persone riunite a piazza San Pietro in occasione della Giornata mondiale del rifugiato di sabato prossimo. Dichiarazioni che hanno trovato subito la reazione piccata del leader della Lega, Matteo Salvini il quale, sia a Radio Padania che sui social network ha replicato: «noi non abbiamo bisogno di essere perdonati. Quanti rifugiati ci sono in Vaticano?».

Proviamo a rispondere a Matteo Salvini.

Per cominciare si può ricordare che proprio Papa Francesco ha recentemente aperto in Vaticano un servizio dedicato agli homeless con docce e barberia sotto il colonnato del Bernini. In pieno centro storico, per così dire. In più sta nascendo un dormitorio con circa trenta posti letto, sempre all'interno delle mura vaticane.

Pochino si direbbe per uno Stato. Quello però che Salvini dimentica è che l'emergenza migranti in Italia, cioè tecnicamente in un altro Paese, si sostiene grazie soprattutto al lavoro di Caritas, Fondazione Migrantes e l'impegno delle parrocchie.

Le strutture legate alla Chiesa in questi anni hanno dato accoglienza a circa 10 mila migranti. Ha generato, grazie alle sue 23mila parrocchie, migliaia di servizi di prima necessità come mense, prestiti, dormitori e ambulatori. Tutte situazioni a disposizione sia degli stranieri che degli italiani in difficoltà. Sono 1500 presidi. Le mense per i poveri legate alla chiesa, in tutto 449, sono promosse per un quarto dalle parrocchie, per un quarto da Caritas e per un quarto da ordini religiosi e congregazioni e per un quarto dalle diocesi. Nel 2009 questa rete ha erogato 6 milioni di pasti al giorno. Di tutte queste mense quattro su cinque sono prive di aiuti pubblici, quindi non costano niente alle casse dello Stato. Non solo. Tenendo conto che ogni pasto costa 4,5 euro questa rete fa risparmiare allo Stato italiano 27 milioni di euro ogni anno.


A questo si aggiungono centinaia di attività come doposcuola, asili multietnici o progetti di housing sociale pensati per il ricongiungimento familiare.

C'è poi la tutela dei minori che vede le realtà nella chiesa prendersi cura di 13mila bimbi attraverso la rete degli affidi familiari.

Anche per quanto riguarda il rimpatrio delle salme è la Chiesa la principale attrice sul campo. Fondazione Migrantes infatti da 4 anni ha messo a disposizione un fondo con cui si pagano proprio questo tipo di spese. Oltre 200mila euro per 190 rimpatri in 32 nazioni nel mondo.

Ora, forse all'interno dei suoi confini, sui suoi 0,44 chilometri quadrati e con i suoi 836 abitanti, non fa abbastanza. Sono punti di vista. Quello che però sfugge a Salvini è che fuori da questi confini, sul territorio che il leader della Lega si candida ad amministrare, se non ci fosse l'impegno di quello Stato straniero non saremmo in grado di affrontare la situazione.

Quindi la domanda sorge spontanea: posti i numeri dell'impegno vaticano, Salvini esattamente che cosa fa per l'emergenza migranti?



Fonte


«Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
(P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



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