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Usa: primarie Mormoni , Romney vince

Ultimo Aggiornamento: 12/09/2014 12:52
13/08/2007 13:32
 
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Usa: primarie Repubblicani, Romney vince "straw poll" nell'Iowa AMES (Iowa) - Dato ampiamente come favorito, Mitt Romney ha vinto le consultazioni repubblicane dello Iowa. All'appuntamento mancavano i pezzi da novanta del Great Old Party per la Casa Bianca, Rudy Giuliani e John McCain. Le consultazioni si sono svolte nella cittadina di Ames. A partire dalle 10.00 di ieri mattina, ora locale, migliaia di militanti hanno potuto scegliere tra otto candidati alla nomination repubblicana per le presidenziali del 2008. Ex governatore del Massachussets, ottenuto 4.426 voti. Secondo classificato, con 2.587 preferenze, l'ex governatore dell'Arkansas Mike Huckabee. Lo ''straw poll'' e' un voto poco scientifico, che i repubblicani organizzano dal 1979 alla Iowa State University. Pagando un biglietto d'ingresso di 35 dollari a testa, chiunque puo' accedere al campus e votare per uno degli 11 candidati del partito che hanno accettato di partecipare. (Agr).
[Modificato da Justee 12/09/2014 12:52]
26/08/2007 20:57
 
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Re:
mioooo, 13/08/2007 13.32:

Usa: primarie Repubblicani, Romney vince "straw poll" nell'Iowa AMES (Iowa) - Dato ampiamente come favorito, Mitt Romney ha vinto le consultazioni repubblicane dello Iowa. All'appuntamento mancavano i pezzi da novanta del Great Old Party per la Casa Bianca, Rudy Giuliani e John McCain. Le consultazioni si sono svolte nella cittadina di Ames. A partire dalle 10.00 di ieri mattina, ora locale, migliaia di militanti hanno potuto scegliere tra otto candidati alla nomination repubblicana per le presidenziali del 2008. Ex governatore del Massachussets, ottenuto 4.426 voti. Secondo classificato, con 2.587 preferenze, l'ex governatore dell'Arkansas Mike Huckabee. Lo ''straw poll'' e' un voto poco scientifico, che i repubblicani organizzano dal 1979 alla Iowa State University. Pagando un biglietto d'ingresso di 35 dollari a testa, chiunque puo' accedere al campus e votare per uno degli 11 candidati del partito che hanno accettato di partecipare. (Agr)



Il massacro di Mountain Meadows
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Il massacro di Mountain Meadows

Uno degli avvenimenti più tragici e disturbanti nella storia mormone ebbe luogo l’ 11 settembre, 1857, quando circa 120 uomini, donne e bambini, che viaggiavano attraverso lo Utah sino alla California furono massacrati da una forza che consisteva di membri della milizia mormone e indiani Paiute meridionali. Il Massacro di Mountain Meadow, come si sa, è rimasto un soggetto di interesse e di controversia mentre mormoni e storici lottano per capire quest’avvenimento, ed i detrattori della Chiesa cercano di utilizzarlo per scopi polemici.

Insediamento mormone

Poco prima del 24 luglio, 1847, il primo gruppo di pionieri mormoni entrò nella Valle del Lago Salato. Questi Santi erano la prima avanguardia di membri di Chiesa cacciati da Nauvoo, Illinois, dalla plebaglia arrabbiata. Al tempo del suo primo insediamento, l’area che venne ad essere conosciuta come Utah apparteneva ancora al Messico, ma fu ceduta agli Stati Uniti nel Trattato di Guadalupe Hidalgo dopo la fine della Guerra messicana-americana nel primo 1848. (Il trattato cedette tutto ciò che sarebbe diventato California, Nevada, ed Utah, come pure le parti del moderno Texas, Colorado, Arizona, Messico Nuovo, e Wyoming.) Nei prossimi due anni il grosso dei membri della Chiesa che erano stati cacciati da Nauvoo raggiunse la valle. Fu costruita Great Salt Lake City, e sotto la direzione di Brigham Young furono stabiliti insediamenti satelliti verso nord, sud, e ovest della città. I luoghi per questi insediamenti erano spesso scelti a causa della prossimità a un’importante risorsa naturale; come per esempio i depositi di ferro trovati in quella che divenne nota come Contea del Ferro in Utah Meridionale. La continuazione del successo nel lavoro missionario, negli Stati Uniti Orientali ed Europa portò un’affluenza regolare di convertiti mormoni alle comunità mormoni; la popolazione continuò a crescere, e gli insediamenti si espansero al di fuori nell’ attuale Idaho, Canada, Nevada, California, Arizona, Wyoming, e Messico del nord.

La guerra dello Utah

Nel 1850, lo Utah fu stabilito come territorio degli U.S. con Brigham Young come suo primo governatore. Poiché era un territorio, il governo federale tenne per sé il diritto di nominare ufficiali a vari livelli, oltre agli attuali uffici federali che esistevano nel territorio. Mentre non c’è dubbio che molti di loro fossero onesti impiegati pubblici, un certo numero di federali nominati a posizioni territoriali e federali, inclusi alcuni giudici si rivelarono venali e abusarono delle prerogative del loro incarico. Sorsero scandali sul comportamento di alcuni di questi uomini, che lasciarono il territorio in disgrazia. Piuttosto che accettare la responsabilità dei loro fallimenti, un gruppo di essi, tornando all’est, pubblicò affermazioni che essi erano stati espulsi con la forza, e che i mormoni si stavano ribellando all’autorità federale. Queste rivendicazioni causarono abbastanza trambusto a Washington, dove il neonato partito Republicano chiese che si facesse qualcosa per i Mormoni. Agendo senza il beneficio di un’investigazione, il Presidente U.S. James Buchanan nominò Alfred Cumming come governatore territoriale e il 29 giugno 1857 ordinò alle truppe federali di scortare Cumming in Utah. Inoltre, Buchanan ordinò la cessazione di tutto il servizio postale in uno sforzo di cogliere di sorpresa gli utani. Malgrado gli sforzi di Buchanan di mantenere segreta l’avanzata dell’esercito, i corrieri di posta mormoni notificarono a Brigham Young, governatore territoriale di allora, che all’inizio del prossimo mese le truppe si sarebbero messe in marcia verso lo Utah. Non gli era stato ufficialmente notificato che sarebbe stato sostituito, così accolse le notizie—insieme agli sforzi per nascondere il movimento delle truppe—come un’azione bellica dal governo degli Stati Uniti contro i mormoni. Brigham comandò a tutti i missionari di ritornare nello Utah, le missioni della Chiesa furono chiuse, e le colonie mormoni più isolate furono abbandonate. Si preparò a difendere il territorio contro l’esercito che si avvicinava facendo "terra bruciata". Inviò piccoli gruppi a far azioni di disturbo alle truppe vicine per far loro rallentare l’avanzata, mentre preparava i Santi alla possibilità reale di combattimenti imminenti. La notizia dell’esercito che si avvicinava si sparse rapidamente fra i Santi mentre si facevano i preparativi. Molti coloni mormoni ricordavano vividamente le durezze di essere stati cacciati a forza e( violentemente) espulsi dal Missouri e dall’Illinois, e decisero che non sarebbero più stati cacciati dalle loro case. L’umore nel territorio era feroce e determinato. Questo conflitto, conosciuto come la guerra dello Utah, fu alla fine risolto pacificamente; ma in quest’atmosfera tesa la carovana Baker-Fancher entrò nell’ agosto del 1857.

La carovana Baker-Fancher

La carovana Baker-Fancher consisteva di emigranti che andavano in California ed avevano cominciato il loro viaggio in Arkansas e Missouri. Il numero esatto di persone nella carovana è valutato di circa 120, ma alcuni resoconti l’hanno portato a 140. In questo numero c’erano uomini, donne, bambini. Condotta da John T. Baker ed Alexander Fancher, la carovana era, a quanto è stato detto, ben fornita, con abbondanza di bestiame, cavalli, e muli. La carovana Baker-Fancher arrivò in Salt Lake City verso la fine di luglio 1857, e si accampò ad ovest ed un po’ a sud della città, sul Jordan River. Il loro arrivo apparentemente non fece alzare nessun sopracciglio, poiché non si parlava di loro nei giornali del tempo. Il gruppo fu consigliato dall’ Anziano Charles C. Rich di dirigersi verso la California girando intorno al bordo esterno a nord del Grande Lago Salato, ed essi cominciarono a seguire questo consiglio. Arrivarono fino al Bear River, e poi decisero di prendere la strada meridionale. Questo fece sì che passassero ancora una volta attraverso Salt Lake City, e più a sud poi, verso Provo, Springville, e Payson. Non c’erano stati resoconti di problemi connessi al gruppo Baker-Fancher fin quando raggiunsero Fillmore (circa 150 miglia a sud di Salt Lake City). Da questo punto e attraverso gli insediamenti nel sud ci furono lamentele, che gli emigranti si vantavano di aver partecipato alla violenza contro i mormoni sia in Missouri che in Illinois, che avevano avvelenato una sorgente e minacciavano di distruggere una colonia mormone. Se c’era qualche verità in queste dicerie, è chiaro che il viaggio di questi emigranti non passò inosservato, com’era stato a nord dell’ Utah. La presenza della carovana non fece niente per alleviare le tensioni già presenti dovute alla guerra dello Utah. Era anche conoscenza comune che la carovana proveniva dall’ Arkansas, dove nei primi mesi dell’anno l’amato apostolo Parley P. Pratt era stato assassinato, nella città di Van Buren. Si diceva che alcuni membri della carovana erano fra quelli che avevano partecipato nell’assassinio di Pratt, o che si erano vantati del suo omicidio. Ci anche sono dei resoconti che alcuni degli emigranti avevano detto ad alcuni Santi degli Ultimi Giorni che quando avessero trasportato le loro famiglie in California sarebbero tornati, e si sarebbero uniti all’esercito, ed avrebbero aiutato a sottomettere i mormoni. Condizioni di viaggio

Aprendosi il territorio dell’Oregon, e scoprendosi l’oro in California, un gran numero di emigranti attraversavano l’interno del paese sino alla costa ovest. Prima che venisse completata la linea ferroviaria transcontinentale nel 1869, un viaggio era sia difficile che pericoloso. Gli indiani, allarmati dal sempre crescente numero di coloni bianchi che attraversavano la loro terra attaccavano frequentemente i gruppi di emigranti. Anche il tempo poteva essere pericoloso con l’inverno che arrivava presto al nord e le tempeste improvvise che venivano in tutte le stagioni dell’anno. Per proteggersi contro tutti questi pericoli gli emigranti si raggruppavano in grossi gruppi chiamati “carovane” composti da carri coperti. Il clima rendeva i viaggi per terra “stagionali”, mentre gli emigranti tentavano di completare il loro attraversamento delle pianure durante i mesi caldi. Essere colti sulle pianure o nei passi di montagna quando veniva l’inverno era uno sbaglio spesso mortale. Gli insediamenti mormoni dello Utah fornivano, ai viaggiatori dell’interno, un posto dove riposarsi e riapprovvigionarsi. Una delle piste usate più di frequente che portava in California derivava dalla pista dell’ Oregon nell’ Utah del nord, e andava a sud attraverso Salt Lake City per unirsi alla fine alla vecchia Pista spagnola. Gli emigranti potevano acquistare cibo e altre provviste da negozi a Salt Lake City e in altre città, mentre I loro animali –sia quelli da traino che gli altri –potevano trovare eccellenti pascoli in una zona vicino a Cedar City conosciuta come las Vegas de Santa Clara o Mountain Meadows. Era normale per i gruppi degli emigranti accamparsi là per molti giorni o persino settimane, mentre i loro animali riacquistavano forza per la traversata futura del deserto.

Principali partecipanti

John Doyle Lee era nato il 12 settembre, 1812, at Kaskaskia, Illinois, e battezzato il 17 giugno, 1838. Aveva servito numerose missioni per la chiesa e alla fine si era trasferito nell’ Utah del sud nel 1850 o 1851. Al tempo del massacro era maggiore nella milizia della contea di Iron e comandante del quarto battaglione. Lee fu l’unico ad essere condotto in giudizio per il suo coinvolgimento nel massacro. William H. Dame era, al tempo del massacro, comandante del distretto militare di Iron e aveva il grado di colonnello. A quel tempo serviva anche come vescovo nella chiesa mormone. Non partecipò personalmente al massacro, ma fu, per gli standards della giustizia militare applicabili sia prima che adesso, amministrativamente responsabile delle azioni degli ufficiali e dei soldati al suo comando. Isaac C. Haight Era comandante del secondo battaglione nella milizia della contea di Iron col grado di maggiore, ed era il secondo del colonnello Dame. Era un presidente di Palo. Il suo ruolo nel massacro fu complesso; era coinvolto nel progetto, ma fece anche degli sforzi per fermare o almeno ritardare le azioni contro gli emigranti. Tentativi per portare Haight ed altri davanti alla giustizia dopo il massacro furono infruttuosi. Philip Klingensmith vescovo a Cedar City e ufficiale nella milizia dell’ Iron County. In quest’ultimo ruolo, portava ordini ed altri messaggio ai vari ufficiali dell’esercito Era presente al massacro e in seguito mostrò l’evidenza di esso ma la sua testimonianza non fu di vero aiuto alle autorità.

Il massacro

Come la carovana Baker-Fancher si accampò a Mountain Meadows, alcuni residenti di Cedar City e delle aree vicine decisero che si doveva fare qualcosa contro gli emigranti. Il livello di ansietà prodotto dalle dicerie che giravano sulla carovana, che truppe federali che avanzavano, la siccità di cui molti avevano sofferto per tutto quell’anno, e i ricordi della violenza subita in Missouri e Illinois tutto questo combinato sfociò in un’atmosfera esplosiva, tuttavia i residenti non avevano ben chiaro che cosa avrebbero dovuto fare. Un sommario eccellente degli avvenimenti nei giorni precedenti il massacro è fornito da Robert H. Briggs, nel suo saggio "Mountain Meadows e l’arte della Storia," pubblicato in Sunstone, dicembre 2002. Circa verso il 2 settembre 1857,o proprio lo stesso giorno, alcuni incontri tra individui della carovana Baker-Fancher e altri dell’insediamento mormone della miniera di ferro di Cedar City innescarono una reazione di rabbia fra i coloni mormoni. Il venerdì, 4 settembre, comunque, i capi della milizia in Cedar City avevano deciso che i mormoni non interferissero direttamente con la carovana. Così, il maggiore (anche presidente di palo) Isaac Haight mandò corrieri a Pinto, un nuovo insediamento vicino alla strada per la California direttamente ad ovest of Cedar City. I corrieri, Joel White and Philip Klingensmith, portarono ordini per i coloni là di non interferire con la carovana degli emigranti che si stava avvicinando. Nel frattempo, comunque, si tenne un incontro contrario quella stessa sera a Cedar City fra il Maggiore Isaac Haight del secondo Battaglione e il Maggiore John D. Lee del quarto. Ciò che emerse fu un piano per incitare i Paiute locali per raccogliersi a Mountain Meadows con Lee come loro capo. Lee partì alle prime ore del sabato, 5 settembre. Evidentemente, Lee non ebbe ulteriori contatti coi capi della milizia a Cedar per la maggior parte dei prossimi quattro giorni. Lee tornò a casa a Fort Harmony e ci restò e per il sabato e parte della domenica, facendo preparativi. Partì per Meadows la domenica e arrivò il pomeriggio tardi, o la sera. Altri corrieri portarono la notizia ad ogni insediamento, che gli indiani dovevano raccogliersi. Ci fu un po’ di confusione riguardo al luogo dell’assembramento. Molti Paiate della regione di Cedar e Fort Harmony furono mandati a Mountain Meadows. Ad altre bande lungo il Santa Clara River fu detto di raccogliersi al canyon Santa Clara (ad ovest del presente Veyo). Gli stessi preparativi continuarono a Cedar City durante il week end ma furono interrotti a metà pomeriggio, la domenica del 6 settembre. Durante il concilio abituale dei capi della comunità di Cedar City e dagli insediamenti esterni Laban Merrill guida una fazione che si opponeva aspramente al piano di Isaac Haight. Merrill strappò ad Haight la promessa che non sarebbe stata intrapresa nessuna azione aggressiva contro gli emigranti fino a quando non avessero chiesto il consiglio del Presidente Brigham Young. Così come stavano le cose a Cedar City, il piano fu rimandato. Tutto ciò era sconosciuto a John D. Lee che in quel momento era in viaggio a Mountain Meadows, col suo figlio adottivo indiano che agiva come suo interprete. A Mountain Meadows quel pomeriggio si incontrarono con le bande Paiute. Una traccia di evidenza suggerisce che il Santa Clara Canyon circa una dozzina di miglia a sud di Mountain Meadows, fosse il luogo dove era stata pianificata l’imboscata. Tuttavia lunedì mattina del 7 settembre, la forza ausiliaria paiute di Lee attaccò l’accampamento degli emigranti al lato sud di Mountain Meadows. Probabilmente non sapremo mai di sicuro se Lee attaccò secondo un piano preconcepito o spinto, da qualche desiderio o impulso personale agì di propria iniziativa. In ogni caso come stavano le cose ai Meadows, l’attacco iniziò. L’attività si riseppe nell’Utah del sud. A Cedar City, il maggiore Haight inviò il giovane inglese James Haslam a Great Salt Lake City per cercare ordini dal Presidente Young.

Haight mandò anche un espresso tramite Joseph Clews ad Amos Thornton a Pinto a cui Thornton dove riferirsi. In esso, Haight ordinava a Lee di “tenere gli indiani lontano dagli emigranti e proteggerli dal male sino a ordini ulteriori. L’8 Thornton cavalcò sino a Meadows ma cercò invano Lee. All’insaputa di Thornton, Lee era andato a sud, trascorrendo la notte vicino al Santa Clara Canyon coi miliziani mormoni e gli alleati paiute che aveva incontrato là. Questo gruppo arrivò ai Meadows martedì pomeriggio, 8 settembre. Quello è il momento in cui Lee avrebbe potuto ricevere un espresso che diceva che l’attacco pianificato era stato rimandato. Ci furono altri espressi fra martedì, 8 settembre e giovedì, 10 settembre. Il più significativo di questi fu uno dai quartieri principali della milizia a Parowan che dava l’ordine ambiguo di risparmiare le vite degli emigranti e tuttavia non incappare in una guerra con gli indiani, a nessun costo. In una riunione a Cedar City il pomeriggio del 6 settembre 1857, dirigenti locali ricevettero parola che la carovana , a Mountain Meadows, era stata circondata da indiani Paiute determinati ad attaccare gli emigranti. (Alcuni storici sono indecisi se veramente gli indiani Paiute siano veramente stati coinvolti del tutto nel massacro; alcuni asseriscono che is trattava di bianchi travestiti da indiani). I dirigenti decisero che dovevano chiedere a Brigham Young cosa fare, così inviarono un corriere veloce a Salt Lake City chiedendo istruzioni. James H. Haslam, il messaggero, partì lunedì 7, settembre e fece il viaggio di 300 miglia in poco più di tre giorni. Entro un’ora ebbe la risposta di Brigham Young e ripartì per Cedar City. Il messaggio di Brigham diceva in parte, "Riguardo alle carovane degli emigranti non dobbiamo interferire fino a quando non abbiamo detto loro tenersi alla larga. Non dovete mischiarvi con loro. Gli indiani fanno quello che credo ma voi dovete tentare di aiutare e preservare buoni sentimenti per loro” Sfortunatamente il messaggero arrivò a Cedar City due giorni dopo il massacro, il 13 settembre 1857. Mentre Haslam stava partendo per Salt Lake City il 7 settembre, iniziò l’attacco. Molti degli emigranti furono uccisi, e anche molti indiani, e si produsse una situazione di stallo. Gli emigranti disposero a cerchio i loro carri e scavarono una trincea, e gli indiani mandarono una chiamata nelle campagne circostanti cercando rinforzi. Mandarono anche a chiamare John D. Lee, un contadino della zona amico loro. Secondo la testimonianza posteriore di Lee in tribunale, gli indiani gli chiesero di aiutarli ad attaccare. Lee invece cercò istruzioni a Cedar City, il 10 settembre, chiedendo che cosa doveva fare. A questo punto la natura esatta degli avvenimenti diventa frammentaria, molte informazioni sono fornite da Lee, e la veridicità della sua testimonianza è naturalmente sospetta. Egli disse che di lì a poco ci furono alcuni altri indiani e alcuni coloni bianchi che si unirono al gruppo degli assedianti. La notte del 10 settembre e la mattina seguente i bianchi dibatterono su cosa fare. Sembra che la loro decisone finale sia stata influenzata da un omicidio successo la notte precedente di uno degli emigranti da parte dei bianchi. Sembra che due uomini della carovana Baker Fancher lasciarono il campo e si diressero verso Cedar City per chiedere aiuto. Dopo poche miglia i due incontrarono tre bianchi,a cui chiesero aiuto, ma questi li attaccarono. Uno dei due fu ucciso, l’altro potè invece tornare alla carovana Baker-Fancher. In che modo questo nuovo fattore influì sulla decisione di massacrare gli emigranti?Non c’è alcun dubbio che le notizie che sia gli indiani che i bianchi—i mormoni—stavano attaccando gli emigranti non fosse ben ricevuta. Se qualche emigrante fosse riuscito a sfuggire in California e a raccontare la storia, i pregiudizi contro i mormoni, già molto forti, sarebbero aumentati e sarebbe stato molto probabile che una forza militare si sarebbe mossa verso le colonie del sud dall’ovest. Fronteggiare un esercito dall’est sarebbe stato sopportabile, ma fronteggiarne due da est e da ovest no. Tale ragionamento non scusa, naturalmente, la decisione che i bianchi nell’area fecero; offre solo una via per capire un po’ dell’eccitazione e dell’isteria che avvolgeva quelli persone nella zona. La decisione fu presa in apparenza la mattina dell’11 settembre, di distruggere tutti quelli della carovana Baker-Fancher che avessero più di sette anni. Per effettuare il massacro con un minimo di perdite fra i bianchi fu deciso di attirare gli emigranti fuori dai loro vagoni e all’aperto. Nelle parole di B.H. Roberts, Il concetto fu diabolico; l’esecuzione di esso orribile; e la responsabilità per entrambi deve riposare su quegli uomini che lo concepirono e lo misero in atto. Perché qualsiasi iniziativa avesse potuto essere presa dagli indiani nel primo assalto, la responsabilità per questo massacro pianificato non resta su di loro. Così avvenne che l’ 11 settembre, una bandiera di tregua fu portata alla carovana Baker-Fancher da William Bateman. Fu incontrato al di fuori del campo da uno di quegli emigranti, un certo Mr. Hamilton, e si stabilì che John D. Lee parlasse agli emigranti. Lee descrisse loro un piano per passare attraverso gli indiani ostili. Il piano richiedeva che gli emigranti cedessero le loro armi caricassero i feriti sui carri, e poi seguiti dalle donne e dai bambini più grandi, con gli uomini alla retroguardia in ordine. Se avessero agito in questi termini, i bianchi avrebbero dati agli emigranti un salvacondotto fino a Cedar City dove sarebbero stati protetti fino a quando avrebbero potuto continuare il loro viaggio alla California. Gli emigranti furono d’accordo, i vagoni furono allineati e caricati con i feriti e le armi e la processione si diresse verso Cedar City. Entro breve distanza, un bianco armato fu posto vicino ad ogni gruppo di adulti della carovana Baker-Fancher, apparentemente per protezione. Quando tutto fu a posto fu dato un segnale prestabilito e ognuno dei bianchi armati si volse , sparò ed uccise ogni membro della carovana Baker-Fancher. Entro cinque minuti l’intero massacro di uomini donne e bambini più grandi fu completato. I soli membri vivi del gruppo originale furono quei bambini giudicati sotto l’età di otto anni, circa 17.

Il seguito: investigazioni e processi

Dopo il massacro i dirigenti locali tentarono di ritrarre le uccisioni solo come atti degli indiani. Questo sforzo iniziò quasi immediatamente con il rapporto di John D. Lee a Brigham Young. Ma non passò molto tempo prima che venissero alla superficie accuse sul fatto che gli indiani non erano stati i soli partecipanti ma che c’erano dei bianchi coinvolti. Brigham Young chiese al governatore Cumming di investigare pienamente la materia. Comunque il governato pensò che se i bianchi erano stati implicati, sarebbero stati perdonati sotto l’amnistia generale garantita dal governatore ai mormoni nel giugno 1858. Quest’amnistia era stata emessa dal presidente degli U.S. James Buchanan, e copriva tutti gli atti ostili contro gli Stati Uniti da ogni persona nel corso della guerra dell’Utah. La maggior parte degli studiosi riconosce che ci un occultamento locale del massacro. Il disaccordo è su fino a che punto i sommi dirigenti di Chiesa fossero coinvolti erano in esso. Alcuni hanno concluso che lo stesso Brigham Young, fosse coinvolto in un occultamento, ma altri affermano che l’evidenza non sostiene tale conclusione. La prova migliore disponibile sostiene due livelli di occultamento: (1) i dinieghi concertati di colpa dai partecipanti al massacro, includendo i tentativi dare la colpa ai loro antichi alleati indiani, e (2) i tentativi da parte dei mormoni non coinvolti nel massacro per proteggere le persone accusate dalla cattura o dal giudizio. Le ultime azioni non scaturivano da una qualunque approvazione del massacro, e di solito venivano veramente intraprese ignorando la colpa delle persone protette ; piuttosto riflettevano un sentimento di solidarietà della comunità contro il potere coercitivo di un governo spesso-ostile, ed una diffidenza invadente delle autorità americane e della loro volontà o capacità di assicurare che gli imputati mormoni ricevessero un processo equo. Accuse di qualunque occultamento più evidente, sia da parte Chiesa mormone come un’istituzione, che dai suoi sommi dirigenti, non sono sostenute dalle evidenze disponibili. Alla fine, man mano che le informazioni venivano allo scoperto, alcuni dei partecipanti principali furono scomunicati dalla Chiesa. Uno di essi, John D. Il Lee, fu giudicato colpevole di assassinio dal tribunale federale dopo venti anni e due processi. Il primo accadde nel 1875, davanti al giudice Jacob Boreman anti-mormone. Fu chiamato come accusatore un anti-mormone anche più famoso R. N. Baskin. Quest’ufficiale mancò di impostare nel modo giusto il caso contro Lee, mostrando evidenze molto piccole contro di lui, ed invece si focalizzò sul tentativo di provare la complicità di Brigham Young nel massacro. Questo processo rimase in sospeso. Il secondo processo a Lee si tenne l’anno seguente; l’accusatore era U.S. District Attorney Sumner Howard, e Boreman era di nuovo il giudice presiedente. Questa volta, il caso fu impostato bene; la giuria ascoltò le prove soverchianti contro Lee, che fu trovato colpevole e condannato ad essere ucciso per il suo crimine. Il 23 marzo, 1877, Lee decapitato a Mountain Meadows e sepolto a Panguitch, Utah. Sebbene altri mormoni fossero certamente colpevoli come Lee (non aveva agito da solo), lui fu l’unico ad essere condannato a morte. Il lungo intervallo tra il massacro e il processo di Lee è uno dei fattori che, alcuni pensano, sostenga le accuse di un occultamento da parte del governo. Comunque, le vere ragioni per questo ritardo sono abbastanza diverse. Come menzionato prima, il Governatore Alfred Cumming credeva che il massacro fosse coperto dall’Amnistia dello Utah, rendendo così vana qualunque investigazione. Questa credenza fu condivisa da un certo numero di eminenti autorità legali, inclusi alcuni accusati con l’imposizione della legge in Utah. I tentativi da alcuni giudici orientati politicamente, come John Cradlebaugh, di dirigere l’investigazione e prosecuzione del crimine, e il “bandire” delle "crociate" contro la Chiesa mormone ostacolarono efficacemente piuttosto che aiutare gli sforzi investigativi e accusatorii. Un reclamo addizionale spesso è l’affermazione che Lee fosse un “capro espiatorio” e che qualche tipo di accordo corrotto esistesse tra i dirigenti di Chiesa e le autorità territoriali di non perseguire nessun altro. Comunque, i documenti non sostengono queste accuse. Dopo che l’esecuzione di Lee, le autorità territoriali volevano continuare le investigazioni per assicurare più colpevoli alla giustizia. La corrispondenza ufficiale mostra che una ricompensa fu offerta per la cattura di Isaac C. Haight, William Stewart e John Higbee, tutti sospetti della pianificazione e/o dell’esecuzione del massacro, e che questa ricompensa restò come taglia per almeno sette anni. Lee non fu processato come "capro espiatorio" ma come un partecipante reale -- probabilmente quello principale -- nel massacro, che aveva fatto più di qualunque altra persona per causare, e che aveva ucciso effettivamente cinque persone.

(Per le ulteriori informazioni, vedere Robert D. Crockett, "A Trial Lawyer Reviews Will Bagley's Blood Of The Prophets," The FARMS Review 15/2, 2003, 199-254.)
Resoconti polemici Appena le notizie del massacro raggiunsero gli Stati Uniti orientali, i nemici della Chiesa iniziarono iniziato ad utilizzarlo per scopi polemici. Il contenuto dei vari resoconti polemici del massacro varia decisamente, ma il loro intento è sempre ed ovunque lo stesso: spiegare il massacro come una conseguenza della dottrina, delle credenze, delle pratiche o della cultura della Chiesa mormone, e le sue pretese di verità così distruttive. Quando scrive del Massacro dei Mountain Meadows nella La Storia comprensiva della Chiesa, B.H. Il Roberts dichiarò che egli lo riconoce come il soggetto più difficile da trattare in questa storia. Difficile perché è quasi impossibile vagliare la verità assoluta della questione dalla massa di dichiarazioni opposte fatte dai testimoni e quasi testimoni della vicenda; ed ugualmente difficile riconciliare le differenze di partigiani in lotta. Gli scrittori antimormoni erano determinati ad accollare il crimine alla Chiesa dei Santi degli Ultimi Giorni, o almeno ai suoi dirigenti; e, di regola, a reputare anche che in qualche maniera la dottrina "mormone" e la politica della chiesa "mormone" fossero responsabili del crimine. D’altra parte, le persone della chiesa che in buona coscienza, e, giustamente si risentivano di quest’accusa contro la loro chiesa ed i suoi dirigenti, erano naturalmente riluttanti ad ammettere tutti i fatti su cui la storia può insistere come inevitabili. [B.H. Roberts, Comprehensive History of the Church, Volume 4 (Salt Lake City: Deseret Book Company, XXXX), 139.] La maggior parte degli studiosi e degli storici ammette che non abbiamo tutti i fatti concernenti il massacro, e probabilmente non li avremo mai tutti. Ciò non ha impedito ad alcune persone, per ragioni polemiche, di usare una spazzola larga per denigrare la Chiesa ed i suoi primi dirigenti riguardo ai crimini del settembre 1857. Ci sono stato molti resoconti degli avvenimenti accaduti in relazione al Massacro di Mountain Meadows, ed una piccola biblioteca potrebbe essere riempita dei materiali pertinenti. Forse i resoconti polemici recenti più noti sono: Will Bagley Il sangue dei Profeti: Brigham Young ed il Massacro a Mountain Meadows. Questo lavoro tenta di affermare che, in realtà, Brigham Young ordinò il massacro del gruppo di Fancher. Bagley si fida su un’interpretazione tirata di qualche prova nuova, incluse le minute di una riunione che ebbe luogo tra Dimick Huntington e alcuni capi indiani dell’Utah Meridionale il 1 settembre, 1857, dieci giorni prima del massacro. Le minute molto brevi (effettivamente dopo il fatto fu scritta una registrazione su un di diario) indicano che lo scopo della riunione, come delle riunioni simili tenute alcuni giorni prima, era arruolare gli indiani come alleati contro l’esercito che si avvicinava, e non contro il gruppo di Fancher. Sebbene l’articolo sia nuovo, la tesi che sostiene risale al diciannovesimo secolo; per esempio, nel suo libro La moglie No 19, Ann Eliza Webb Dee Young Denning ha accusato Brigham Young di aver ordinato il massacro per appropriarsi della proprietà delle vittime. Sally Denton, American Massacre: The Tragedy at Mountain Meadows, September 1857. questo libro cerca di dimostrare che nessun indiano aveva qualcosa a che fare col massacro,ma che ogni parte di esso fu portata avanti solo dai bianchi. Ciò riecheggia un tema del diciannovesimo secolo: Mark Twain in Roughing It implicava che i partecipanti indiani al massacro erano veramente bianchi “travestiti” da indiani. Certi temi continuano a riemergere nei resoconti polemici del massacro. Un tema comune era che si fosse trattato del massacro peggiore della storia americana. Accuse di complicità diretta da parte di Brigham Young, di susseguenti coperture o del "capro espiatorio" John D. Lee, sono comuni. Forse possono essere istruttivi i seguenti commenti in merito al coinvolgimento di Brigham Young: Da ragazzo lavoravo nel negozio dell’edificio dell’ Ordine Unito …..in Logan, Utah, comunemente conosciuto come l’U.O. Il Ramo di Logan dell’ Istituzione Mercantile Cooperativa di Sion, familiarmente conosciuto come lo Z.C.M.I., era sull’angolo, un mezzo isolato giù per la strada. Era uno dei miei doveri portare il nostro accumulo di uova e burro, le merci di scambio in quei giorni, alla casa alla Z. C. M. I. …. L’impiegato in servizio era un uomo che ai miei occhi di ragazzo era vecchio, forse di sessant’anni. Si chiamava James Holton Haslam. Diventammo buoni amici. Desideroso di sapere scoprii, era stato la guida che aveva viaggiato tra Salt Lake City e Parowan per aiutare il Presidente Young a stabilire dei sentimenti amichevoli fra la compagnia degli emigranti, i coloni, e gli indiani. Gli indiani davano preoccupazione costante. Egli descrisse minuziosamente il viaggio da Cedar City a Salt Lake City trecento miglia in tre giorni, per avvertire il Presidente Young che nel sud si stavano creando problemi per la carovana. Brigham Young fu molto turbato. Entro poche ore dal suo arrivo fratello Haslam risaliva in sella per istruire le persone a Parowan e nelle comunità vicine perché facessero tutto quanto era in loro potere per proteggere gli emigranti. Quando aveva raggiunto Parowan, il massacro era già accaduto. Era arrivato troppo tardi!

Mi descrisse in dettaglio il suo incontro con il Presidente Brigham Young. Mentre raccontava gli avvenimenti del massacro per quanto era stato informato, ed egli aveva avuto ogni opportunità di conoscerli bene, il Presidente Young pianse. Egli aveva fatto tutto quanto era in suo potere per evitare la tragedia. Sapeva che se avesse fosse venuto meno alla sua gente essa, addestrata a vivere in pace e dare amore in cambio di odio, sarebbe stata accusata di aver commesso il crimine. Aveva sofferto la persecuzione con loro per molti anni. Inoltre, capiva l’orrore di prendere una vita.

I Santi degli Ultimi Giorni erano stati perseguitati e cacciati da un luogo ad un altro sin dall’inizio della Chiesa. Egli e le persone pregavano per la pace per poter continuare il loro lavoro di redimere il deserto ostinato, per l’uso umano. Questo massacro terribile avrebbe soltanto intensificato l’odio contro i Santi degli Ultimi Giorni.

Fratello Haslam in collera giusta difese dinanzi a me come aveva fatto nei tribunali e altrove Brigham Young contro l’accusa di essere un accessorio all’atto criminale del massacro di Mountain Meadows. Mi convinse del tutto; ed un ragazzo non si lascia facilmente ingannare.

Quando lessi più tardi la testimonianza del fratello Haslam espressa a domande e risposte come pubblicato nel giornale The Journal, Logan, Utah, 4 dicembre, 1874, Divenni più convinto che mai che aveva detto la vera ed assoluta verità e che Brigham Young era del tutto innocente di ogni complicità con quelli che avevano fatto il massacro. Notiamo un estratto dalla lunga testimonianza che occupava due pagine di giornale. Apparentemente arrivò a Salt Lake City nel primo pomeriggio e trovò il presidente Young nel suo ufficio,che teneva una riunione coi fratelli. Brigham Young gli chiese dopo aver letto il messaggio da Cedar City o Parowan se poteva fare il viaggio di ritorno, se così si sarebbe riposato un po’ e dopo sarebbe ripartito prima di sera. “Egli il (Presidente Young) disse che gli indiani devono essere tenuti lontano dagli emigranti a tutti i costi, anche se per proteggere questi ultimi ci sarebbe voluta tutta la Iron County”. Aveva forti sentimenti in merito. I suoi occhi erano pieni di lacrime, disse il fratello Haslam.

Sarebbe stato difficile ingannare fratello Haslam. Io gli credetti, e le molte altre prove a sostegno, sono da preferire ad altre che in tempi più recenti stannomettendo su le loro teorie per spiegare il fatto. Brigham Young non fu responsabile del massacro a Mountain Meadows. [John A. Widtsoe, "Was Brigham Young Responsible for the Mountain Meadows Massacre," Improvement Era (August 1951)]

Nota :un film sul massacro fatto dai mormoni irrompe nella campagna usa e crea inbarazzo per il candidato romney, dice sì ai soldati in irak ma non ai suoi figli



[Modificato da mioooo 26/08/2007 21:00]
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