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opus dei

Ultimo Aggiornamento: 14/01/2008 21:55
17/02/2005 17:20
 
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IL CARDINALE DELL'OPUS DEI RINCARA LA LEGGE: NIENTE COMUNIONE AI CATTOLICI DIVORZIATI E RISPOSATI

32709. ROMA-ADISTA. Sbarramento contro ogni possibile apertura ai divorziati
cattolici risposati, riaffermazione severissima delle norme che accertano la
"nullità del matrimonio canonico", e cioè non che un matrimonio sia fallito
(ne portino le conseguenze, per tutta la vita, i coniugi), ma che un
matrimonio in realtà "non sia mai esistito, per un vizio di origine". Questo
in sostanza quanto affermato da alti prelati vaticani nella presentazione,
l'8 febbraio, della Dignitas connubii (Dignità del matrimonio), Istruzione,
in 308 articoli, da osservare nei tribunali diocesani e interdiocesani nella
trattazione delle cause di nullità del matrimonio. Il documento, datato 25
gennaio 2005, è stato emanato dal Pontificio Consiglio per i Testi
Legislativi, presieduto dal cardinale spagnolo Julián Herranz, dell'Opus
Dei.
Ai giornalisti accreditati nella Sala stampa vaticana il porporato ha
spiegato: "La Dignitas connubii è frutto di un lungo lavoro intrapreso nel
1996, per esplicita indicazione del Santo Padre, dai dicasteri della Santa
Sede qui rappresentati: oltre al Pontificio Consiglio per i Testi
Legislativi, la Congregazione per la Dottrina della Fede [il segretario
mons. Angelo Amato], la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina
dei Sacramenti [il segretario mons. Domenico Sorrentino], il Supremo
Tribunale della Segnatura apostolica [il segretario mons. Velasio De Paolis]
e il Tribunale apostolico della Rota romana [il decano mons. Antoni
Stankiewicz]. Il motivo dell'Istruzione è molto semplice: si intende offrire
agli operatori giuridici nei tribunali ecclesiastici un documento d'indole
pratica, una sorta di vademecum, che serva da guida immediata per un miglior
adempimento del loro lavoro nei processi canonici di nullità matrimoniale.
In questo modo si è voluta ripetere l'esperienza positiva avutasi con
l'analoga Istruzione Provida Mater del 1936. Entrambe le Istruzioni sono
state emanate circa un ventennio dopo i rispettivi Codici di Diritto
Canonico (del 1917 e del 1983)".
Herranz ha poi negato che possano essere gli sposi stessi a ritenere, in
coscienza, che il loro matrimonio sia nullo: "occorre un processo veramente
giudiziario. La Chiesa ribadisce la sua competenza per occuparsi di queste
cause, poiché in esse è in gioco l'esistenza del matrimonio di almeno uno
dei suoi fedeli, e tenendo soprattutto conto che il matrimonio è uno dei
sette sacramenti istituiti dallo stesso Cristo ed affidati alla Chiesa.
Disinteressarsi di questo problema equivarrebbe ad oscurare in pratica la
stessa sacramentalità del matrimonio. Ciò risulterebbe ancor meno
comprensibile nelle attuali circostanze di confusione sull'identità naturale
del matrimonio e della famiglia in alcune legislazioni civili che non solo
accolgono e facilitano il divorzio, ma addirittura, in qualche caso, mettono
in dubbio l'eterosessualità come aspetto essenziale del matrimonio". Non
bisogna poi confondere, ha proseguito il cardinale, divorzio con nullità:
"La dichiarazione di nullità non è nessun scioglimento di un vincolo
esistente, bensì solo la constatazione, a nome della Chiesa,
dell'inesistenza di un vero matrimonio fin dall'inizio".
Tesi simili hanno sostenuto gli altri prelati convenuti, ribadendo che la
"misericordia" non può andare a scapito della "verità". Poi, rifacendosi
all'Annuario Statistico della Chiesa per il 2002, mons. De Paolis ha dato
queste statistiche: "In quell'anno sono terminati in tutto il mondo in prima
istanza 56.236 processi ordinari per la dichiarazione di nullità del
matrimonio, di cui 46.092 con una sentenza affermativa, 2.894 con una
sentenza negativa, 4.649 per perenzione [perdita di efficacia per motivi
giuridici] e 2.601 per rinunzia. Delle 46.092 sentenze affermative in prima
istanza dopo un processo ordinario, 343 sono state emanate in Africa, 676 in
Oceania, 1.562 in Asia, 8.855 in Europa e 36.656 in America, di cui 30.968
nell'America del Nord e 5.688 nelle Americhe Centrale e del Sud. Nella
stragrande maggioranza dette decisioni affermative poi vengono confermate
dal tribunale locale d'appello. Infatti, alla Rota Romana [tribunale di
appello della Sede apostolica] giungono poche cause in seconda o terza
istanza, cioè più o meno 150 all'anno".
Rispondendo a domande dei giornalisti, Herranz ha detto che i divorziati
cattolici risposati civilmente "non sono scomunicati, perché fanno sempre
parte della Chiesa"; e, tuttavia, "non possono fare la comunione", a meno
che "non sia tolto lo scandalo". Frase non elaborata dal cardinale, ma che
comunque non pare affatto doversi intendere come se un divorziato risposato
che, dalla città in cui è ben nota la sua situazione, emigrasse in un Paese
lontano qui potesse tranquillamente - secondo la dottrina cattolica -
comunicarsi.
A proposito del fatto che le Chiese ortodosse ammettono le nuove nozze del
"coniuge innocente" (cioè ingiustamente abbandonato dall'altro), mons. Amato
ha detto che prima o poi, "nel dialogo della verità", la questione sarà
affrontata dalla Commissione mista cattolico-ortodossa [tale commissione, in
piedi da 25 anni, al momento si è arenata sul problema degli "uniati", i
cattolici di rito orientale, e su quello del papato].

Adista n° 13 del 19 febbraio 2005
07/05/2007 13:14
 
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Esistono tantissime esperienze di persone che per uscire dall'opus deio hanno dovuto fare ricorso all'aiuto professionali di terapisti della salute mentale.

Nonostante questo il nuovo papa come il precedente fanno orecchie da mercanti.




[Modificato da jwscientist 07/05/2007 13.18]

07/05/2007 14:03
 
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Caro Scientist,

Scusami ma argomenti di questo tipo sono ridicoli, di questo passo ci vorrai far credere che qualunque esperienza nella vita, compreso il minestrone che la mamma di imponeva di mangiare da bambino, producono effetti traumatici. Questo psuedo-scientismo usato per censurare questa o quella esperienza religiosa mi ricorda molto da vicino l'uso della scienza che fanno i governi totalitari per giustificare scelte discutibili.

Mi pare un pò più di equilibrio e serietà scientifica non guasterebbero.

Shalom

09/05/2007 18:14
 
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Qui si trova lo statuto dell'opusdei
www.opusdei.it/art.php?p=12742

Segue una sua prefazione
Il governo centrale della Prelatura ha la sua sede in Roma. L’oratorio di Santa Maria della Pace, che si trova presso la sede centrale, viene eretto in chiesa prelatizia.

Inoltre, il Reverendissimo Monsignor Alvaro del Portillo, canonicamente eletto come Presidente Generale dell’Opus Dei il 15 settembre 1975, viene confermato e viene nominato Prelato dell’eretta Prelatura personale della Santa Croce e Opus Dei.

Infine Noi, per l’opportuna esecuzione di tutto quanto sopra, designiamo il venerabile Fratello Romolo Carboni, Arcivescovo tit. di Sidone e Nunzio Apo-stolico in Italia, al quale conferiamo le necessarie ed opportune facoltà, compresa quella di suddelegare per la materia in questione qualsiasi dignitario ecclesiastico, imponendogli l’obbligo di inviare al più presto alla Sacra Congregazione per i vescovi un esemplare autentico dell’atto di esecuzione dell’incarico .

Tutto ciò, nonostante qualsiasi disposizione in contrario.

Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno 28 del mese di novembre dell’anno 1982, quinto del Nostro Pontificato.


AGOSTINO Card. CASAROLI Segretario di Stato

SEBASTIANO Card. BAGGIO Prefetto della Sacra Congregazione per i vescovi


Giuseppe Del Ton, Protonotario Apostolico Marcello
Rossetti, Protonotario Apostolico
09/05/2007 18:17
 
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Re:

Scritto da: jwscientist 07/05/2007 13.14
Esistono tantissime esperienze di persone che per uscire dall'opus deio hanno dovuto fare ricorso all'aiuto professionali di terapisti della salute mentale.

Nonostante questo il nuovo papa come il precedente fanno orecchie da mercanti.




[Modificato da jwscientist 07/05/2007 13.18]




Ciao volevo sottolineare , che il video mi sembra molto preso dal film codice da Vinci , quelli che si frustano sono i flagellanti che fanno riferimento ad un verso biblico
credo zaccaria

freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=43257&idd=3212

Ciao
17/06/2007 14:36
 
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La Repubblica: "Non c’è solo il cilicio"
"I membri non sono soltanto colletti bianchi, ma anche operai e casalinghe". Articolo pubblicato su "La Repubblica" dell'8 marzo 2006.

08 marzo 2006 Enric Gonzáles // La Repubblica
L’articolo è stato pubblicato su La Repubblica dell'8 marzo 2006. Lo riportiamo integralmente – come è logico – anche se contiene alcune inesattezze. Per esempio, l’accenno al comportamento pubblico del Fondatore, in realtà sempre improntato a grande educazione e signorilità. Inesatta anche l’affermazione che l’Opus Dei sia stata agli inizi una istituzione esclusivamente maschile o che alla madre e alla sorella del fondatore sia stato impedito di farne parte. San Josemaría ha sempre affermato che nessuna delle due – che egli aveva molto care e che spesero la loro vita per aiutare l’Opera - ebbe a sentire la chiamata del Signore, indispensabile per far parte dell’Opus Dei.


L’interesse dell'Opus Dei per farsi conoscere ed espandersi negli Stati Uniti non è nuovo. Il fondatore dell'organizzazione, San Josemaría Escrivá, ne parlò in numerose occasioni. Il primo centro apri a Chicago, nel 1949, soltanto due anni dopo “l’uscita” dell'Opus Dei dalla Spagna e la fondazione di una casa a Roma. Chicago resta l'unica città statunitense dove l'opera conta su una presenza consistente. Oltre a ciò, le cifre degli affiliati noti impressionano proprio. Negli Stati Uniti sono circa 3.000, dei quali soltanto 200 risiedono a New York, la città dove l'Opus Dei dispone, dal 200l, di un grattacielo in centro. In buona misura, l'idea di usare a proprio vantaggio la pubblicità (negativa, ma enorme) fatta loro da “Il Codice da Vinci”, indica l'interesse particolare che per l'organizzazione rivestono gli Stati Uniti e alcuni dati potrebbero essere indicativi dell'inizio di una espansione in questo paese. Nel 2003, quando è stato pubblicato il romanzo, la sede newyorchese dell'Opus Dei aveva ricevuto 3.860 richieste di informazioni. Bradley Arturi, colui che risponde a queste richieste, riferisce che nel 2005 il numero di contatti è salito a 6.870, un numero che rappresenta una crescita del 40 per cento. Le affiliazioni, tuttavia, mantengono il ritmo precedente.

David Gallagher, responsabile di questo aspetto, stima che la crescita annua oscilli tra l'1 e il 2 per cento, l'equivalente di una media di quasi 40 nuove affiliazioni l'anno. “E’ presto per sapere se tutta questa pubblicità indiretta si rifletterà sul numero delle richieste di ammissione negli Stati Uniti”, precisa il portavoce internazionale Marc Carroggio. La “politica della trasparenza” si è tradotta, per esempio, in lunghi servizi televisivi diffusi dalle principali reti statunitensi e da una notizia apparsa sulla prima pagina del New York Times. Certi dettagli aneddotici sono stati una festa per la stampa, come per esempio, il fatto che l'unico Silas (il nome del monaco albino del romanzo) che nella realtà appartiene all'ordine è Silas Agbim, un gentilissimo operatore di borsa che abita a Brooklyn, nato nel Biafra (Nigeria) e per niente albino. “Come narrativa, l'opera di Dan Brown è molto coinvolgente, presa come realtà è velenosa”, commenta Agbim.

L'Opus Dei ha tenuto nei confronti della Columbia Sony, che ha prodotto la versione cinematografica de “Il Codice da Vinci” (la prima del film a livello mondiale è prevista per maggio, videogioco incluso), lo stesso atteggiamento di “non belligeranza” adottato con la casa editrice Random House-Bertelsmann. Thomas Bohlin, il vicario degli Stati Uniti, ha spedito tre lettere a Amy Pascal, la presidentessa della Columbia. La prima, datata 15 gennaio2004, sostiene che l’argomento costituisce una “grave ingiustizia” a causa della "distorsione del l'identità istituzionale" dell'Opus Dei. Il tono delle tre lettere è gentile. La risposta della Columbia, nei tre casi, è stata altrettanto gentile e nient’altro. La Columbia ha offerto all'Opus Dei la possibilità di partecipare alla gestione di pagina di forum su Internet; l'Opera (e la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti) hanno declinato l'offerta. Per far conoscere la realtà dell'Opus Dei e l'irrealtà de Il Codice da Vinci, il sacerdote numerario John Wauck, ha creato un blog in inglese molto divertente: www.davincicode-opusdei.com. L'Opus Dei ribadisce che non ci saranno boicottaggi al film e di “non avere alcun desiderio di sollevare polemiche”.

La Columbia, intanto, ha trasformato l'edificio dell'organizzazione sulla Trentaquattresima Strada in una singolare attrazione turistica. Molti turisti si fermano per farsi fotografare davanti all'ingresso. “A volte si forma qui davanti una calca e in certe occasioni qualcuno ha osato chiederci della camera di tortura”, racconta Robert Boone, uno dei custodi dell’edificio. Qual’è la risposta a questo tipo di domande? "Che la stanza della tortura si trova nello scantinato, dove altro potrebbe essere?".

Per approfittare in qualche modo di essere diventati un’attrazione turistica, accanto alla porta è stato collocato un espositore con depliant sull'Opus Dei. Sul cartello si legge: "Per i fan de Il Codice da Vinci”: se vi interessa la vera Opus Dei, prendetene uno". Alla sede newyorkese arrivano anche molte lettere indirizzate al “vescovo Aringarosa”, il personaggio de Il Codice da Vinci. L'indirizzo è in genere quello di Lexington Avenue che compare nel romanzo, sbagliato in un certo senso, perchè corrisponde alla residenza delle donne. Quella maschile, dove risiederebbe Aringarosa se esistesse, si trova sulla Trentaquattresima Strada appena girato l'angolo. Alcune lettere sono piene di insulti, altre semplicemente deliranti. Lunedì scorso, hanno ricevuto una lettera di un uomo che sosteneva di aver scoperto, dopo aver letto Il Codice da Vinci di essere Dio, Gesù Cristo e Zoroastro allo stesso tempo. Coloro che scrivono al “vescovo Aritigarosa” sono convinti che l’Opus Dei accumuli potere e custodisca segreti cosmici. In realtà, l'Opus Dei si rimpicciolisce quando si traduce in cifre. Con i suoi 85.000 membri, rappresenta lo 0,008 per cento dei cattolici nel mondo. Le affiliazioni annue variano tra le 600 e le 700. Hanno due cardinali, circa quaranta vescovi dei 4.500 vescovi cattolici e circa due dozzine di membri nella curia vaticana. Fuori dalla Spagna, che con i suoi 35.000 affiliati continua ad essere il centro di gravità dell’organizzazione, e di paesi come Italia, Perù, Messico e Filippine, l'Opus Dei è quasi invisibile. In Gran Bretagna, dove la prima residenza fu fondata nel 1946, le reticenze del cardinale Basil Hume (1923 1999) e la stessa cultura del paese hanno bloccato la sua crescita: vi sono solo 400 membri.

Un altro discorso merita la “qualità” dei membri dell'Opus Dei. Solitamente si attribuisce all’Opera un interesse speciale per affiliare i professionisti di alto livello e i dirigenti politici. Tra i numerari – i celibi che abitano, salvo dispense, nelle residenze, e che si sottomettono a una severa disciplina di di lavoro, preghiera e mortificazione – se non altro, questa fama è giustificata. I portavoce ribadiscono che l'Opus Dei è aperta a tutti e che ci sotto molti esempi di parrucchieri e tassisti membri dell'Opera a dimostrare l'interclassismo dell'organizzazione .John Allen, autore di una approfondita ricerca sull'Opera, fa notare nel suo libro Opus Dei, "che inizialmente l'Opera si orientò decisamente verso le elite della società, ma che oggi non è più così". La realtà, tuttavia, è lenta a cambiare. “Il profilo generale è ancora costituito da colletti bianchi, sia tra i numerari sia tra i soprannumerari, e sono rari gli operai. Il numerario tipico ha un alto livello formativo e professionale. Ma questa "è una legge socioeconomica”, ricorda Allen, “perchè sono le persone che appartengono già all’organizzazione ad attirare l’interesse dei possibili nuovi membri facendo propaganda nel proprio ambiente”.

Risalta, nuovamente, il fascino che l’Opus Dei esercita tra le casalinghe. All'Opus Dei appartengono donne di tutte le estrazioni sociali e di occupazioni molto diverse, ma l'alto numero di adesioni di madri di famiglia tra le soprannumerarie ha spostato la bilancia interna dalla parte delle donne. L'Opus Dei che nelle sue origini spagnole era un’istituzione chiaramente maschile (né la madre, né la sorella di Escrivá riuscirono ad affiliarsi) afferma che oggi il 55 per cento dei suoi membri sono donne.

Ai soprannumerari (il 70 per cento del totale), ai numerari (il 20 per cento) e ai sacerdoti (i12,2 per cento) si aggiunge nell'Opus Dei una categoria chiamata "numerarie ausiliari". Si tratta di circa 4.000 donne che si occupano prevalentemente alla gestione residenze, compito che include il lavoro domestico. Questa funzione ha suscitato accuse di maschilismo e di discriminazione, alle quali i dirigenti dell'Opera (e le stesse ausiliarie) tentano in ogni modo di ribattere. La spiegazione risale alle origini, quando Escrivá volle trasferire nell'organizzazione l'ambiente familiare della propria casa, dove si erano tenute le prime riunioni dell’Opus Dei. Escrivá parlava spesso della necessità di "un tocco femminile" nelle residenze. Oggi questo argomento suona superato, ma i numerari e le numerarie considerano essenziale il lavoro delle "ausiliarie", che assumono la funzione di “madre”, (con l'autorità che ciò comporta) e rendono i centri dei “posti veramente accoglienti e ospitali”. “Queste persone”, afferma Juan Manuel Mora, “svolgono come mansione professionale i compiti di una normale madre di famiglia e il loro lavoro ha la stessa dignità di quello di un ministro".

La vita quotidiana di un numerario dell'Opus Dei è organizzata rigidamente. La giornata inizia con la frase "Serviam" (servirò) appena si aprono gli occhi. I numerari sono tenuti a frequentare quotidianamente la messa e a comunicarsi, a recitare l'angelus, il rosario, a leggere i Vangeli, a ripetere una serie di orazioni e a praticare esercizi di meditazione. Devono, inoltre, portare il cilicio (una fascia di cuoio irta di uncini metallici), annodato a una coscia, per un paio di ore al giorno, e una volta alla settimana devono flagellarsi le natiche con una specie di frusta recitando un Ave Maria. "Essere numerario e più vicino a un rapporto di amore che a un obbligo che comporta sofferenza: senza la base di rapporto personale affettuoso con Cristo, tutto sarebbe ridicolo” afferma Marc Carroggio.

Le punizioni corporali hanno contribuito in maniera notevole a diffondere le leggende sinistre che circondano l'Opus Dei, soprattutto perchè San Josemaría Escrivá era spesso cruento nelle sue flagellazioni. Esistono testimoni che confermano la scia di sangue che talvolta lasciava dopo essersi flagellato. I membri dell'organizzazione ridimensionano l’importanza di queste pratiche, la cui funzione è quella di "condividere" in piccola misura la sofferenza di Cristo. Sono dispiaciuti per l'attenzione che nel mondo esterno all’Opus Dei si da a “qualcosa di secondario, che occupa appena l'1 per cento del nostro tempo". "Ritengo molto importanti altri tipi di mortificazioni che ci imponiamo, come la volontà di servire e il fatto che si dia importanza a dettagli come la puntualità”è il commento di un numerario.

Il portavoce della Santa Sede, Joaquín Navarro Valls, uno dei più conosciuti numerari dell’Opus Dei, è convinto che due ore di palestra siano più mortificanti del cilicio. Un altro numerario ci ha confessato che più di una volta ha scordato la pratica quotidiana del cilicio e che non ha mai sanguinato a causa delle mortificazioni fisiche. I portavoce dell’organizzazione ricordano che l’uso del cilicio non è assolutamente anomalo nel cattolicesimo, poichè i gesuiti, per esempio, lo utilizzarono fino agli anni Sessanta, spiegando inoltre che ai nuovi membri si raccomanda prudenza, e mai il contrario, quanto all’uso degli strumenti di dolore.. Chi lascia l'Opus Dei con amarezza (una piccola minoranza rispetto al totale, ma troppo vasta per considerare trascurabili le sue denuncie) accusa in genere l'organizzazione di "fare il lavaggio del cervello" e di annullare la personalità delle persone a forza di imporre limiti alla libertà e di imporre mortificazioni e disagi.

Il prelato, il vescovo Echevarría, ha ammesso pubblicamente che l’Opus Dei può aver fatto del danno a certe persone e ha chiesto scusa per questo. La spiegazione ufficiale è che, in effetti, l'Opus Dei non è, come la birra Guinness, piacevole a tutti i palati, e che la disciplina che in alcuni casi accresce l’autostima e acutizza l’esperienza religiosa, risulta per altri intollerabile. Al portavoce Juan Manuel Mora, preme sottolineare che i cilici, il dormire sulle tavole e le occasionali docce fredde "non sono assolutamente rappresentative”. “Non abbiamo inventato noi la mortificazione corporale, né è esclusivamente nostra”, aggiunge. “La nostra principale caratteristica è proprio il contrario: le cose comuni”. Un giovane numerano ha detto che i piccoli sacrifici sono necessari “perchè altrimenti ci adagiamo”.

“Un eccessivo ozio” dei numerari suona paradossale, vista la loro agenda quotidiana. Ma c'e anche un'altra prospettiva. “La preghiera e il resto non ci pesano. Siamo cattolici convinti e ci teniamo a vivere fino in fondo la nostra religione; d'altra parte, viviamo in residenze nelle quali qualcuno prepara da magiare e fa le pulizie, affinchè noi possiamo lavorare e studiare in pace: il rischio è quello di diventare uno scapolo che si è sistemato” ha spiegato lo stesso numerario. Nonostante tutto, sono numerose le persone per così dire gelose della vita comunitaria dell'Opus Dei. Un esempio è quello di un giovane numerario, la cui madre è soprannumeraria e condivide pertanto i mezzi e i fini dell'organizzazione, e che è, ciononostante, preoccupata: “Mia madre”, spiega il numerario, “sa che sto bene, ma continua in qualche modo a pensare che io conduca una vita normale e si sorprende del fatto che io preferisca dormire in una residenza quando vado a visitarla. Forse fatica ad accettare che quando si entra nell'Opus Dei, si entra a far parte di una nuova famiglia”. Sia gli uomini, sia le donne si impegnano a partecipare ogni sera a una riunione dove si parla e dove i numerari riproducono, per quanto possibile, la vita famigliare. Il clichè vuole i numerari persone piuttosto bigotte. Il loro riflesso di automortificazione può essere rinvenuto in alcuni piccoli dettagli, come per esempio non chiedere al ristorante il piatto che più preferiscono, ma internamente, le loro politiche per quanto attiene il cibo e il bere sono liberali e nessuno viene punito se dovesse ruttare: anche il fondatore lo faceva spesso. L'ambiente interno è alquanto gioviale.

I numerari si recano ogni giorno sul posto di lavoro con un duplice proposito: fare il proprio lavoro il meglio possibile per fare cosa grata a Dio e comportarsi in maniera tale che i loro compagni possano prenderli a modello. Quest'ultimo aspetto fa parte della missione evangelizzante che, in principio, si assumono tutti i cattolici. Ma i membri dell'Opus Dei si trovano sempre di fronte allo stesso dilemma: è appropriato far sapere ai colleghi di lavoro che si appartiene all'Opera? Quale il momento più opportuno per dirlo? Possono sorgere delle difficoltà sul lavoro?

Quando due numerari si trovano, la cosa più normale è che si salutino con qualcosa che sembra una parola d'ordine, ma che è in realtà soltanto la parola latina “pace”. All'Opus Dei si attribuisce una certa tendenza a funzionare come una rete massonica e ad adoperarsi con grande efficacia nella promozione professionale dei propri membri. Tutti i numerari che abbiamo sentito affermano, al contrario, che appartenere all'organizzazione non è d'aiuto. “Al contrario, molte colleghe ti guardano come una bestia strana quando apprendono che sei dell'Opus”, commenta uno.

E’ molto difficile elaborare un elenco esatto delle proprietà del l'Opus Dei, perchè a volte gestisce dei centri che non sono di sua proprietà e altre volte si limita a dare “assistenza spirituale” o a fornire professionisti a centri che, invece, non s'identificano interamente con l'Opera. La “lista canonica”, raccolta da John Allen nel suo libro e che abbiamo verificato con i portavoce dell'Opera, include quanto segue: quindici università (la principale è Pamplona) con circa 80.000 studenti; sette ospedali con circa 1.000 medici, 1.500 infermiere e circa 300.000 pazienti; undici business school, tra le quali l'Iese di Barcellona e l'Ipade in Messico; 36 scuole elementari e superiori (cinque delle quali negli Stati Uniti) con circa 25.000 allievi, nelle quale l'Opus Dei si occupa dell'aspetto religioso; 97 scuole professionali, con circa 13.000 studenti; 166 residenze universitarie che accolgono circa 6.000 persone, le quali non appartengono che in minima parte all'Opus Dei. A ciò si devono aggiungere attività come Harambee, un fondo creato sulla scia della canonizzazione di Escrivá per finanziare progetti di sviluppo in Africa, e decine di piccoli centri come quello che, da diversi anni, funziona nel Bronx, a New York, per aiutare i giovani a studiare e arrivare all'università. Questi centri vivono grazie a sponsor esterni.
01/07/2007 23:11
 
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Re: Re:

Scritto da: benimussoo 09/05/2007 18.17


Ciao volevo sottolineare , che il video mi sembra molto preso dal film codice da Vinci , quelli che si frustano sono i flagellanti che fanno riferimento ad un verso biblico
credo zaccaria

freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=43257&idd=3212

Ciao



Cara dana , nella Bibbia viene detto e chiesto l'uso del cilicio
www.liberliber.it/biblioteca/b/bibbia/la_sacra_bibbia/html/0...

oppure
1 Gen 37: 34| stracciò le vesti, si mise un cilicio sui fianchi, e fece cordoglio
2 2Sa 21: 10| figliuola di Aiah, prese un cilicio, se lo stese sulla roccia,
3 2Re 6: 30| ch'egli portava, sotto, un cilicio sulla carne. ~
4 Giob 16: 15| 15 ~Mi son cucito un cilicio sulla pelle, ho prostrato
5 Sal 30: 11| danza; hai sciolto il mio cilicio e m'hai cinto d'allegrezza, ~
6 Sal 35: 13| quand'eran malati, vestivo il cilicio, affliggevo l'anima mia
7 Sal 69: 11| 11 ~Ho fatto d'un cilicio il mio vestito, ma son diventato
8 Isa 32: 11| nudatevi, cingetevi di cilicio i fianchi, ~
9 Isa 50: 3| cieli di nero, e do loro un cilicio per coperta. ~
10 Mat 11: 21| si sarebbero pentite, con cilicio e cenere.
11 Luc 10: 13| ravvedute, prendendo il cilicio, e sedendo nella cenere. ~
12 Apoc 6: 12| sole divenne nero come un cilicio di crine, e tutta la luna
13 Apoc 11: 3| milleduecentosessanta giorni, vestiti di cilicio. ~

Leggere tutto attentamente

[Modificato da Justee 02/07/2007 0.31]

[Modificato da Viviana.30 14/01/2008 21:55]
06/01/2008 17:41
 
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Gli appartenenti all'Opus Dei non sono molti neppure oggi (circa 90.000); alla setta va riconosciuta l'abilità di riuscire ad attirare persone di indiscutibile valore e laureandi di istituzioni prestigiose.
Nel Villaggio probabilmente ci sono circa 200 membri dell'ordine: a dispetto del loro numero, costoro riescono a controllare le attività del Vaticano. Altrove essi compaiono regolarmente in posizioni di potere molto influenti e in zone dove hanno accesso alle ricchezze, alle conoscenze e alle informazioni più ingenti del mondo. Pochissimi di loro, però, ammettono apertamente di appartenere alla setta. Se interrogati sui motivi di tale riservatezza, solitamente rispondono: "Non si tratta di cose segrete, ma di cose private" o "naturalmente non possiamo pubblicare una lista dei membri: ciò violerebbe le leggi sulla privacy e in tal modo si rivelerebbe parte della vita privata dei membri".

Molti membri dell'Opus Dei continuano a negare che la lista completa degli adepti sia un segreto custodito gelosamente. O mentono o non conoscono le regole della loro Costituzione, che fu redatta nel 1950; pur se qualcuno dei suoi membri recentemente ha sostenuto che essa è ormai superata, tra le sue regole si può leggere la seguente dichiarazione: "Questa costituzione è il fondamento del nostro istituto. Per questo motivo deve essere considerata sacra, inviolabile e perpetua". L'autore spagnolo Jesús Ynfante esamina a tutto tondo questo tema nel Suo libro illuminante La Prodigiosa Aventura del Opus Dei in cui cita tutta la costituzione, comprese le seguenti regole.

La Regola 189 stabilisce che: "Per raggiungere i suoi obiettivi nel modo più efficace, l'istituto (Opus Dei) deve condurre un'esistenza occulta".

La Regola 190 aggiunge: "A causa della (nostra) umiltà collettiva, che è propria del nostro istituto, tutto ciò che viene fatto dai membri non deve essere attribuito a esso, ma a Dio soltanto. Di conseguenza anche il fatto di appartenere all'istituto non deve essere rivelato all'esterno; il numero dei membri deve restare segreto; e più precisamente i nostri membri non devono discutere di questi argomenti con nessuna persona esterna all'istituto".

La Regola 191 prosegue: “I membri ordinari e straordinari devono sempre osservare un prudente silenzio in merito ai nomi degli altri membri e non devono mai rivelare a nessuno di appartenere all'Opus Dei... se non sono espressamente autorizzati a farlo dal loro direttore locale".

Grazie a un potente mix di ricconi e laureati di grande talento, l'Opus Dei ha creato un impero affaristico tentacolare che si potrebbe definire “Piovrus Dei”. La setta non pubblica mai un bilancio annuale e si nasconde dietro filiali estere, società ombra e prestanome.
Il quartier generale dell'Opus Dei negli Usa è opportunamente situato nel cuore di Manhattan, non lontano da Wall Street. L’edificio di 17 piani che lo ospita, costato circa 50 milioni di dollari, è il muto testimone di una ricchezza globale costruita soltanto in piccola parte grazie alle decime dei suoi circa 90.000 membri.

Da un umile e oscuro esordio, nell'ottobre 1928 a Madrid, “L’opera di Dio" è passata a possedere beni che fonti bancarie svizzere hanno stimato in "un miliardo di dollari, in crescita". Già nel 1974, dopo il crack Sindona (che aveva causato perdite valutate tra 50 e 250 milioni di dollari), Escriva era in grado di provvedere alla copertura del 30% delle spese annue sostenute dal Vaticano. A prescindere dalla cifra effettiva del crack, Escriva era pronto ad accollarsi gran parte del buco, perché voleva a tutti costi veder riconosciuto all'Opus Dei il privilegio di essere "prelatura personale". Malgrado tutto quello che è stato scritto a riguardo, allora Paolo VI aveva profonde riserve sull'Opus Dei e su Escriva, per cui declinò gentilmente l'offerta.

Ben prima della metà degli anni ' 70, l 'Opus Dei si era spinto molto lontano dalla Spagna: in Italia, Germania, Francia e Gran Bretagna poteva contare su centri ben avviati già negli anni '60, così come in ogni nazione latino-americana, dal Messico al Cile. Ben presto seguì l'infiltrazione negli Stati Uniti e in Estremo Oriente. I membri erano attentissimi a concentrarsi su potenziali nuovi adepti e usavano lo zelo di un rappresentante potente e pronto a tutto pur di accaparrarsi le provvigioni del mese.
Il potere e il successo globale dell'Opus Dei si devono più all'opera di Mammona che all'opera di Dio. Nella politica, nelle attività bancarie e di consulenza finanziaria, negli ordini professionali, nell'istruzione e nell'editoria i seguaci di Escriva hanno messo le mani su molte leve del potere e del condizionamento.

La Spagna , la nazione in cui tutto è iniziato, ne è un esempio illuminante. I governi spagnoli che si sono susseguiti dagli anni ' 50 a oggi contenevano invariabilmente o membri dell'Opus Dei o uomini felici di "collaborare" con la setta. Nell'ottobre 1969 il generale Franco decise che al paese serviva un nuovo governo. Dieci membri del nuovo Gabinetto appartenevano all'Opus Dei, altri cinque avevano legami molto forti con l'organizzazione e tre collaboravano spesso con essa. Più recentemente tra i membri dell'Opus Dei in Spagna si annoverano il presidente del Banco Popular, un procuratore generale, Jesus Cardenal, un capo della polizia, Juan Cotino, e centinaia di insigni accademici e giornalisti, nonché circa 20 componenti della famiglia reale spagnola. 1 figli dell'ex Primo Ministro José Maria Aznar hanno studiato presso l'Opus Dei. Nel governo Aznar, nel sistema giudiziario, nelle università e nelle scuole l'Opus Dei prosperava al massimo livello. A parte il governo socialista da poco salito al potere, tutte le roccaforti che ha conquistato restano nelle sue mani. Che gli piaccia o meno, il contribuente spagnolo dà sussidi all'insegnamento di un'ideologia che in tutti i sondaggi è stata respinta dalla maggioranza dei cattolici. L’ideologia dell'Opus Dei non riconosce la libertà di coscienza e non rispetta il principio di uguaglianza.

In Italia durante gli anni '60 e '70 spesso si diceva che "se vuoi avere successo nella vita devi entrare nella loggia massonica P2". Nella Spagna moderna e in molte altre nazioni c'è una nuova versione della P2, altrettanto pericolosa e segreta. E’ sicura di sé anche dopo la morte di Giovanni Paolo II, certa che il suo successore le sorriderà e le sarà favorevole.
Come la P 2, l'Opus Dei riesce a insinuarsi ovunque con una destrezza impressionante. Il mio informatore americano sul Vaticano era uno dei tanti membri della Curia pronti a parlare della morsa dell'Opus Dei che si stringeva sempre più intorno al cuore della Chiesa cattolica. Mi disse:

"Controllano la Banca , i servizi di informazione, questo concilio, quella congregazione... Coi cambiamenti apportati dal Papa alle procedure di voto per il prossimo Conclave, tutto ciò che deve fare l'Opus Dei è controllare un terzo dei voti più uno, così riuscirà a fermare qualsiasi candidato rivale per otto giorni... Vede, ogni volta che c'è un Sinodo o un incontro come questo di ottobre si svolgono riunioni segrete. Dal 1991-1992 si svolgono sulla via Aurelia, in collegi particolari... I cardinali europei ne hanno fatta anche una a Parigi... A parte i cardinali noti, a parte i circa 50 membri dell'Opus Dei che hanno incarichi nelle congregazioni e nelle commissioni pontificie, ci sono i loro 'amici' esterni. Dall'altra parte del Tevere sono stati proprio quegli 'amici' a bloccare, nel 1986, l 'inchiesta parlamentare e giudiziaria sull'Opus Dei richiesta dal ministero delle Finanze del governo".

In Italia gli amici dell'Opus Dei sono molte migliaia: i loro membri effettivi nel paese sono solo circa 4.000. Tra di essi su una sponda del Tevere c'è l'attuale Segretario di Stato vaticano; sull'altra ci sono industriali di spicco, editori, governatori di banca e una schiera di leader politici. Nel 1993 Giuseppe Corigliano, portavoce romano della setta, a chi gli chiedeva se il Vaticano avesse dato un particolare incarico all'Opus Dei, rispondeva con un capolavoro di sintesi: “1’Europa”.
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