"Epiousios", il grande mistero del Padre Nostro - Analisi

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Justee
00domenica 19 settembre 2004 11:08
Un vecchio 3d di settembre 2004 è stato inserito, a titolo di prefazione, alla più recente discussione su "epiousios"

Vi invito tuttavia ad attenervi al topic, che riguarda il significato di "epiousios". Altri 3d sul Padre Nostro verranno aperti prossimamente, in cui potremo approfondire gli altri versetti.

Teodoro

[Modificato da Teodoro Studita 09/10/2005 20.15]

benimussoo
00domenica 31 ottobre 2004 09:21
REGNO DI DIO
Si è vero suona strano, ma credimi quando esiste la passione di trasmettere ciò in cui si crede, a volte non si rendono conto le catechiste che hanno difronte dei bammbini....

quando dicono il significato del Padre Nostro... Venga Il Tuo Regno, Così In Cielo è Così In Terra... vogliono trasmettergli che dobbiamo aver rispetto di Lui ma anche di noi stessi e di ciò che ci circonda, è chiaro che un bambino di sei anni può processo logico mentale dire il regno è dentro di noi...invece di dire che desideriamo che il Regno di Dio sia in terra come in cielo...


a presto[SM=g27994]m1:
rinata4
00domenica 31 ottobre 2004 10:50
Catechismo
Da bambina andavo a catechismo e ricordo che mi piaceva molto in effetti è un esperienza molto istruttiva per bambini piccoli perchè andare ad una funzione religiosa ad esempio a messa la domenica per un bambino può risultare pesante perchè non sempre si comprende il tutto...però ci vorrebbe più preparazione da parte delle insegnanti l'esempio della preghiera del Padre Nostro lo dimostra..[SM=g27994]m1: ciao a tutti.
Justee
00martedì 7 dicembre 2004 10:56
Matteo 6:9-15

Matteo 6:9 Voi dunque pregate così:
"Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;
Matteo 6:10 venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà anche in terra come è fatta in cielo.
Matteo 6:11 Dacci oggi il nostro pane quotidiano;
Matteo 6:12 rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori;
Matteo 6:13 e non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno. [Perché a te appartengono il regno, la potenza e la gloria in eterno, amen.]"

Matteo 6:14 Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi;
Matteo 6:15 ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.


Volevo aprire questo post partendo da delle considerazioni che ritengo importanti , nei versetti precedenti questa preghiera che i Cattolici ritengono fondamentale, Gesu riprende chi prega in un modo poco ortodosso e dispersivo , questo implica che Gesu nell'affermare "Voi pregate cosi" intende riunire i ranghi sui suoi Apostoli per dare una preghiera che sia consona ai Cristiani
Ora come saprete ci sono miriadi di entità Cristiane , le quali hanno difficoltà ad esprimere il Padre nOstro in funzione del fatto che ritengono che i Cattolici la eseguano come una poesiola , o a memoria
Come saprete ci sono altri due Apostoli che menzionano la stessa preghiera tranne Giovanni , mentre Luca è ancora abbastanza preciso , Matteo è un'"Ibrido"
Volevo sapere cosa ne pensate , e se qualcuno ha maggiori informazioni sul verbo pregare in questa situazione
Grazie

[Modificato da Justee 10/12/2004 12.06]

pierpappastorico
00mercoledì 15 dicembre 2004 10:42
Dovrebbe essere così .... (ma nessuno è perfetto....)
Il capitolo 6 di Matteo è la continuazione del Sermone sul monte: Nel capitolo precedente il nostro Signore aveva esposto la differenza fra gli insegnamenti degli Scribi e Farisei ed i suoi propri, mostrando l'estensione e la spiritualità della legge di Dio; in questo capitolo egli prosegue il medesimo tema, paragonando le pratiche degli Scribi e dei Farisei, quanto a certi doveri religiosi con quello che è accettevole a Dio.

Il secondo dovere qui specificato è la preghiera (il primo è l'elemosina). Il termine greco usato per indicare il verbo pregare è: pros-éuchomai, il cui significato non lascia spazio ad altre interpretazioni: significa pregare e basta. Preghiera, che, invece di esser fatta ai canti delle strade, o nelle sinagoghe, con strane contorsioni di corpo, affinché i viandanti esclamino: “Che santità meravigliosa!” si deve praticare nel ritiro della propria camera, e col pensiero libero da ogni terreno oggetto.

Il nostro Signore non allude qui alla preghiera pubblica che formava parte del culto nella sinagoga, ma alla preghiera individuale fatta pubblicamente, con un fine di vanagloria. Dalla maniera di pregare, il nostro Signore passa naturalmente alla forma nella quale la preghiera deve essere presentata a Dio; e dopo aver condannato come un insulto all'onnisciente YahWeh la vana ripetizione delle stesse parole, tanto comune fra i pagani, egli pronunzia, in presenza dei suoi ascoltatori come forma da usare, e come modello da imitare, avvicinandosi al trono della grazia, le parole famigliari a tutti i cristiani, e conosciute sotto il nome di Orazione Domenicale. Dopo di che, il Salvatore inculca immediatamente, e come strettamente connesso con la preghiera accettevole a Dio, il dovere del perdono ai nostri simili.


Mi dilungo molto brevemente su un altro significato di “pregare” in Atti: 7:59 … Stefano prega (fa appello) a …. In questo caso il verbo usato è epi-kaléo: letteralmente ‘chiamare presso’. È vero che questo verbo significa anche "fare appello" in senso giuridico-legale, come attestato anche dalla letteratura greca. Tuttavia i termini nel NT non sempre sono usati con il significato principale che avevano nel greco classico. L'esempio più noto è proprio quello di "stauros". Per quanto riguarda invece epikaleo, questo verbo viene usato nel NT col significato giuridico-legale di "fare appello" in ATTI 25:11, 21. In altri casi questo verbo viene usato per rendere l'equivalente significato dell'ebraico "invocare" , dove "invocare il Signore" (Adonai, nell'ebraico originale) ha l'evidente significato di "pregare" e non certo di "fare appello". In questo senso quindi i Cristiani "invocavano, “pregavano” il Signore" (vedi 1 Corinti 1:2 o Atti 9:21) e in questo senso Stefano "invoca" (prega) Gesù.


Per riassumere: nel NT il verbo pros-éuchomai significa pregare, supplicare, chiedere supplicando, epikaleo quando è rivolto a Dio o a Gesù vuol dire: a) sempre "invocare", eccetto un caso in cui ha il senso di "chiamare a testimonio"; b) c'è un senso di appello giuridico, che vale per Cesare come termine tecnico; c) una sola volta serve a dire che uno aveva un certo "soprannome", e infine d) semplicemente "chiamare".

Ciao, Piero. [SM=g27994]m16:
Justee
00domenica 19 dicembre 2004 10:39
.. approfondimento
Ciao Pier e grazie , per i tuoi interventi direi precisi ed esaustivi , quello che volevo approfondire è proprio la preghiera , siccome viene citata da un solo evangelista completa , la domanda è come mai solo uno degli evangelisti la menziona completamente e poi come eseguirla , perchè altri due evangelisti la menzionano ma inconpleta.
Grazie
Psike72
00domenica 16 gennaio 2005 09:31
sono un pokino o.t, pero' nn credo sia opportuno aprire un'altro 3d, se lo ritenete necessario fatelo pure

volevo porre una domanda a voi ke siete piu' esperti di me
ho notato ke nella versione ebraica del padre nostro



la cui traduzione e' la seguente




c'e' una frase ke nel tempo e' andata persa, ossia

perche' tuo e' il regno, la potenza, la gloria

me ne sono imbattuta cercando di studiare la cabala, della quale devo dire ke ho capito ancora poco,
stando a questa versione del padre nostro, nella kiusura si legge tuo e' il regno (=malkut), gloria (=gevura), potenza (=tiferet) ke sono anke tre sefirot
mi domando come mai questa parte è scomparsa nel tempo, o se e in quali testi la si puo' trovare

io l'ho trovata su questo sito
NOSTRERADICI
c'e' anke la versione audio, ma del testo aramaico(ke non contiene la frase conclusiva), ki sa chiarirmi le idee?
eliysciuah
00lunedì 17 gennaio 2005 12:31
Re:

Scritto da: Psike72 16/01/2005 9.31
sono un pokino o.t, pero' nn credo sia opportuno aprire un'altro 3d, se lo ritenete necessario fatelo pure

volevo porre una domanda a voi ke siete piu' esperti di me
ho notato ke nella versione ebraica del padre nostro



la cui traduzione e' la seguente




c'e' una frase ke nel tempo e' andata persa, ossia

perche' tuo e' il regno, la potenza, la gloria

me ne sono imbattuta cercando di studiare la cabala, della quale devo dire ke ho capito ancora poco,
stando a questa versione del padre nostro, nella kiusura si legge tuo e' il regno (=malkut), gloria (=gevura), potenza (=tiferet) ke sono anke tre sefirot
mi domando come mai questa parte è scomparsa nel tempo, o se e in quali testi la si puo' trovare

io l'ho trovata su questo sito
NOSTRERADICI
c'e' anke la versione audio, ma del testo aramaico(ke non contiene la frase conclusiva), ki sa chiarirmi le idee?




conosco questa traduzione...infatti le ultime tre parole vengono omesse, perchè esse hanno carattere esoterico......e come puoi vedere la chiesa omette il vero per tenere il popolino nelle sue mani.


continua la tua ricerca è nella direzione giusta, il vero padre nostro lo puoi trovare in alcuni testi mistici di giamblico (3000 d.c.) se vuoi ti indico i testi, però tieni presente che li puoi trovare difficilmente ma nelle facoltà di archeologia e storia antica puoi trovare qualcosa.....


se vuoi ti do il nome di un testo interessante che ti l'idea del perchè è stato omesso da Leone I, e soprattutto da un idea sul'evoluzione dell'uomo dal 9000 a.c. fino ai neoplatonici......il testo non credo sia ancora vendibile, però ti posso indicare come trovarlo, oppure ti faccio delle fotocopie e te le mando, oppure in qualche modo te le invio scanarizzate............


sei sulla strada giusta, continua, perch chi riconosce le menzogne della hiesa cattolica, compie il primo passo per ritrovare il proprio io primordiale, quello vero e puro.


ciao

c. [SM=g27994]m1:
Psike72
00domenica 23 gennaio 2005 16:54
ciao eli,


continua la tua ricerca è nella direzione giusta, il vero padre nostro lo puoi trovare in alcuni testi mistici di giamblico (300 d.c.) se vuoi ti indico i testi, però tieni presente che li puoi trovare difficilmente ma nelle facoltà di archeologia e storia antica puoi trovare qualcosa.....



ho un dubbio assillante, vedi su questa immagine ke ho incollato c'e' scritto tuo e' malkutah regno, poi dice gevurah e tiferet
nn mi tornano i conti, perke' invece la frase conclusiva traduce con tuo il regno, la gloria e la potenza ke invece sarebbero hod e nezach
cerco pero' i testi piu' antiki perke' nn sto capendo piu' nulla!
perke' degli esperti d ebraico se nn proprio madrelingua traducono gevurah e tiferet con gloria e potenza?
uffi mi piacerebbe vedere ora la versione originale del testo ke ha riportato justee


Matteo 6:13 e non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno. [Perché a te appartengono il regno, la potenza e la gloria in eterno, amen.]"



Teodoro Studita
00giovedì 27 gennaio 2005 13:45
Re:

Scritto da: Justee 07/12/2004 10.56
Gesu riprende chi prega in un modo poco ortodosso e dispersivo , questo implica che Gesu nell'affermare "Voi pregate cosi" intende riunire i ranghi sui suoi Apostoli per dare una preghiera che sia consona ai Cristiani

[Modificato da Justee 10/12/2004 12.06]




Questa è una considerazione fondamentale da cui trae origine, ad esempio tutto il movimento di studio e ricerca della "preghiera perfetta" che parte da S.Giovanni Climaco e culmina in S.Gregorio Palamas. Questo senso di preghiera ortodossa, sobria e non dispersiva è tuttora una caposaldo della Chiesa Ortodossa, mentre in Occidente questo senso di sobrietà e rigore si sta perdendo, complice anche l'azione dei cosiddetti "movimenti carismatici", che fanno dell'ostentazione della preghiera quasi uno show.
Al di là delle implicazioni filologiche questo è certamente un interessante spounto di riflessione
Teodoro Studita
00giovedì 27 gennaio 2005 13:59
Riporto in questo 3d una citazione da un intervento di Topsy sulla versione ebraica del Padre Nostro. Lo ritengo illuminante per non farci dimenticare della possibilità che sia esistita una versione ebraica del Vangelo di Matteo, e che non sempre la traduzione greca renda bene il significato iniziale.
Non dobbiamo stupirci se quella italiana è ancora peggio [SM=g27985]

Ecco il passo di Topsy:

Tutti gli autori neotestamentari scrivono in greco quanto Gesù aveva predicato in aramaico,e la traduzione letterale dell'originale greco non si è rivelata sempre così chiara o corretta.
Pensiamo ad esempio alla richiesta inclusa nella preghiera cristiana del Padre Nostro: "non ci indurre in tentazione" che, in questa sua formulazione lascia intendere come Dio stesso "tenti" il fedele. Può Gesù aver inteso una cosa del genere?
Pinchas Lapide teologo ebreo studioso del Nuovo Testamento scrive a riguardo:

"Se ritraduciamo in lingua ebraica il versetto,scorgiamo nella richiesta il verbo "have" che viene derivato da verbo "venire" e può significare "portare" "condurre" (come causativum) o "lasciar venire" (come permissivum).
Con quest' ultimo significato esso compare spesso nella liturgia ebraica, come ad esempio nella preghiera della sera,dove si dice:"Non lasciarmi venire in potere del peccato,nè in potere della colpa,nè in potere della tentazione..."
Interpretazione che risulta confermata dalla lettera di Giacomo1,13: "Nessuno,quando è tentato dica:sono tentato da Dio, perché Dio non può essere tentato dal male e non può tentare nessuno al male."
spinoza
00giovedì 3 febbraio 2005 12:43

dal sito le nostre radici
www.nostreradici.it/


Dietro ogni invocazione del Padre Nostro, sono riconoscibili espressioni di preghiere ebraiche o dell'Antico Testamento

Eccone alcune, di cui è possibile assaporare la ricchezza. Queste antiche formule ci invitano a scoprire ed a gustare un nuovo senso di parole divenute troppo comuni e il cui spessore infinito può venire soffocato dalla coltre dell'abitudine

Padre nostro

Facci tornare, Padre nostro, alla tua Torah... Perdonaci, Padre nostro...
(5a e 6a benedizione);

tu hai avuto pietà di noi, nostro Padre, nostro Re...
Padre nostro, Padre di misericordia, il Misericordioso, abbi pietà di noi!
(2a preghiera prima dello Shema "Ahavah rabbah").

Nel testo biblico, ai ripetuti inviti al pentimento Israele risponde: Tu sei il nostro Padre Abìnu attà.
Is 63, 16: « . . . poiché tu sei nostro padre, anche se Abramo non ci conosceva e Israele ci ignorava, Tu, o Eterno sei nostro padre, nostro redentore, da sempre questo è il tuo nome . . . »
Is 64, 7-8: «Non c’è alcuno che invochi il tuo nome, che si scuota per afferrarsi a te, perché tu ci hai nascosto la tua faccia e ci lasci consumare in balia delle nostre iniquità.
Tuttavia, o Eterno, tu sei nostro Padre, noi siamo l’argilla e tu colui che ci formi; noi tutti siamo opera delle tue mani».
Che sei nei cieli

Che le preghiere e le suppliche di tutto Israele siano accolte dal loro Padre che è nei cieli (Qaddish)

Sia santificato il tuo Nome

Santificherò il mio Nome grande (Ez 36,23) - Santo e terribile è il suo Nome (Sal 110,9)

Santo sei tu e terribile è il tuo Nome (qedusha ha-Shem: lui solo è eccelso e santo: n.1[SM=g27989]
(Semoneh-esre)

Tu sei Santo e il tuo Nome è santo, e i santi ogni giorno ti loderanno. Benedetto sei tu, Signore, il Dio Santo! Noi santificheremo il tuo Nome nel mondo, come lo si santifica nelle altezze celesti
(3a benedizione)

Sia magnificato e santificato il suo Nome grande nel mondo che egli ha creato secondo la sua volontà
(Qaddish)

Venga il tuo Regno

Egli stabilisca il suo regno nella vostra vita e nei vostri giorni, e nella vita di tutta la stirpe d'Israele, ora e sempre
(Qaddish).

Dalla tua Dimora, Padre nostro, risplendi e regna su di noi, perché noi attendiamo che tu regni in Sion
(3a benedizione di Shabbat)

Allora il tuo regno si manifesterà ad ogni creatura (Assunzione di Mosè, 10,1)

Ristabilisci i nostri Giudici... e regna su di noi, Tu solo Signore, con amore e misericordia... Benedetto sei tu Signore, Re, che ami la giustizia e il diritto
(11a benedizione)

Sia fatta la tua Volontà come in Cielo così in terra

Dio è in cielo e tu sei sulla terra (Qo 5,1) - Avverrà quel che in cielo si vuole (1Mac 3,60)

Fa' la tua volontà, in cielo, in alto, e dona un coraggio tranquillo a coloro che ti temono sulla terra (R. Eliezer)

Tale possa essere la tua Volontà, Signore... guidare i nostri passi nella Torah e farci aderire ai tuoi comandamenti
(Preghiera del mattino)

Il nostro pane quotidiano donaci oggi

Non darmi né povertà né ricchezza, ma fammi avere il cibo necessario (Pr 30,[SM=g27989]

Tu nutri ogni vivente per amore, per la tua grande misericordia risusciti i morti, sostieni coloro che cadono, guarisci i malati e liberi i prigionieri. Chi è come te, Maestro delle potenze?
(2a benedizione)

Benedici per noi questo pane, nostro Dio (Birkat ha-Shenim)

Dio sia benedetto ogni giorno, per il pane quotidiano che ci dona (R. Eliezer)

Benedici per noi, Signore Dio nostro, questo anno e tutti i suoi raccolti, per il bene. Saziaci della tua bontà.
(9a benedizione)

E perdona a noi i nostri debiti come noi abbiamo perdonato ai nostri debitori

Perdona l'offesa al tuo prossimo e allora per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati (Sir 28,2)

Perdonaci, Padre nostro, perché abbiamo peccato; facci grazie, nostro Re, perché abbiamo fallito, perché tu sei colui che rendi grazie e perdoni. Benedetto sei tu, Signore, che rendi grazia e moltiplichi il perdono
(6a benedizione)

Padre nostro, nostro re, perdona e rimetti tutte le nostre colpe, allontana e cancella i nostri peccati davanti ai tuoi occhi (Abînu Mal-kènu)

Perdonaci, nostro padre, perché abbiamo peccato contro di te. Cancella i nostri peccati davanti ai tuoi occhi, perché sei buono e perdoni (Selishah: n.21)

Perdona i nostri peccati come noi li perdoniamo a tutti coloro che ci hanno fatto soffrire
(Liturgia dello Yom Kippour)

Non ci indurre in tentazione

Non ci abbandonare nel potere del peccato, della trasgressione, dell'errore, della tentazione né della vergogna. Non lasciar prevalere in noi l'inclinazione al male
(Preghiera del mattino)

Liberaci dal male

Guarda la nostra miseria e guida la nostra lotta. Liberaci sena tardare per il tuo Nome, perché tu sei il Liberatore potente. Benedetto sei tu, Signore, Liberatore d'Israele
(7a benedizione)

Guarda la nostra afflizione e sostieni la nostra causa e liberaci per il tuo Nome (Ghe'ullah: n.22)

Salvaci dagli impudenti e dall'impudenza, dall'uomo malvagio, dal cattivo incontro, dalla forza cattiva, dal cattivo compagno, dal cattivo vicino, da Satana il corruttore, dal tuo giudizio rigoroso, da un cattivo avversario in tribunale. (Berakhoth)





Ricordiamo altre due antiche preghiere nelle quali Dio è invocato come Padre d'Israele.. In queste preghiere della liturgia sinagogale e quindi comunitaria non individuale, Dio è chiamato "re" e "padre". Nostro Padre! Nostro re!

Per i nostri padri che hanno avuto fede in te e ai quali hai insegnato la legge della vita, abbi pietà di noi e insegnaci. Padre nostro! Padre di misericordia, il Misericordioso! Abbi pietà di noi!
(Preghiera Ahavah rabba, anteriore all'epoca di Cristo)

Nostro Padre! nostro Re!

Non abbiamo altro Re che te, nostro Padre, nostro Re, per te stesso, abbi pietà di noi
(Invocazione della litania per il Nuovo Anno, 1° secolo dell'era cristiana)




Possiamo quindi constatare che, oltre che nell'Antico Testamento, tutti gli elementi del Padre nostro si ritrovano nelle preghiere ebraiche, alcune di poco posteriori all'epoca di Gesù. Preghiera ebraica divenuta anche cristiana, essa permette sia agli ebrei che ai cristiani di ritrovare le loro radici comuni.

È una preghiera così misteriosamente semplice, sublime, completa. È alla portata intellettuale di tutti, ma supera l'intelligenza di tutti, tanto che sono insondabili le sue abissali profondità. Abbraccia, nella sua concisione, l'universo: è preghiera dell'uomo che dà voce al creato, al cosmo.

Abbiamo visto come essa è intessuta di realtà bibliche (i"cieli"; il "regno"; la "volontà" di Dio; il "pane"; i "debiti"; la "tentazione"; il "male"…), ma ne esce, le supera. Non ci rivolgiamo a "Colui che è", all'"Onnipotente", all'"Altissimo", ma al "Padre", che è la fonte della vita, il Dio di tutti gli esseri viventi. Non è difficile rendersi conto che il "Padre nostro" può stare sulle labbra dei membri di ogni chiesa cristiana (è preghiera ecumenica); non solo: può essere recitato dai membri di qualsiasi religione; nulla in esso offende le "credenze" di qualsiasi fede religiosa. Eppure questo Dio non è astratto, impersonale…È Padre, ma è anche Uno, è "Colui che è", è l'"Altissimo", l' "Onnipotente". È Tutto.

Il testo del "Padre nostro" ci è giunto in greco: quindi, oltre e conoscerne le risonanze ebraiche ed aramaiche, che ci veicolano tutta la ricchezza e lo spessore della tradizione che ha nutrito la spiritualità di Gesù, bisogna ricorrere anche al greco per una sua giusta lettura.

L'osservazione più immediata in questa lettura è che le richieste del "Padre nostro" sono tutte all'imperativo ("Sia santificato"; "venga"; "sia fatta"; "dacci oggi"; "rimetti"; "non ci indurre"; "liberaci").

Dobbiamo osservare che la lingua greca usa oltre all''imperativo anche il modo "ottativo", che indica l'espressione di un desiderio; l'imperativo, invece indica un comando. Ebbene il testo greco del "Padre nostro" ha nelle forme verbali l'imperativo, non l'ottativo. Dunque chi ce ne ha tramandato il testo ha colto senz'altro in modo inequivocabile il pensiero di Cristo. La forma imperativa, dunque, viene da Cristo. Nel "Padre nostro" è Dio che prega in noi. Lo Spirito Santo grida in noi con gemiti inesprimibili "Abbà!"; "Padre!". È Dio che ci "comanda" che cosa dobbiamo chiedergli come figli; e i figli "pretendono" ciò che è loro necessario da chi li ha generati.

Il pane che ci viene fatto chiedere non è certamente il solo pane materiale, ma il pane "quotidiano", quello di cui abbiamo bisogno ogni giorno per vivere, il pane "sopra-sostanziale" (così traducevano i Padri della Chiesa), quello che nutre non solo il corpo, ma lo spirito, il pane "necessario", quello di cui Gesù ha detto "Chi mangia di questo pane vivrà in eterno"; è il pane che si identifica con Cristo stesso (Parola ed Eucaristia): "Io sono il Pane vivo disceso dal cielo".

______________
[Tra le fonti: Enzo Lodi, La Liturgia della Chiesa, Edizioni Dehoniane, Bologna]








F.ebe
00martedì 15 marzo 2005 23:06

Il Padre Nostro è una preghiera modello nel quale Gesù indica
le priorità da inserire nelle preghiere, non è una formula da recitare a memoria.

Infatti poco prima in Matteo 6:7 Gesù aveva detto che ne pregare non si dovevano ripetere sempre le stesse parole.
Infatti la preghiera è una sentita e filiale espressione in cui cn libertà di parola apriamo il nostro cuore al nostro Padre Celeste.

I testimoni di Geova, dal momento che seguono queste indicazioni del Cristo, non si associano alla recita
di alcuna preghiera ma pregano seguendo i sentimenti interiori
e le libere espressioni dettate dal cuore, sia quando pregano pubblicamente all'inizio e al termine delle adunanze con um membro rappresentativo, sia quando pregano in privato.


Cordialmete, Ebe


Teodoro Studita
00venerdì 16 settembre 2005 12:39
"Dacci oggi il nostro pane quotidiano" recita la ben nota preghiera sia nella versione di mt:6 che di lc:11

Tutti quelli che lo leggono in greco sanno che il vocabolo sottostante è "epiousios", che letteralmente significa "sopra-sostanziale".

L'interpretazione di questo vocabolo assolutamente insolito e di cui non si trovano che sparute tracce nella letteratura greca è sempre stata al centro di molte discussioni.

Perché gli Evangelisti non hanno utilizzato "ephemeros" o "kathemerinos" per esprimere "quotidiano"? Che cosa indica realmente "epiousios"?

In questo 3d vedremo le interpetazioni dei Padri e cercheremo di darne delle altre. Ci sarà spazio anche per qualche teoria personale [SM=g27985]

Ogni intervento è gradito purché nello spirito del nuovo Regolamento, che vi invito a viosionare.

Polymetis
00sabato 17 settembre 2005 11:17
Io sto per la traduzione “necessario” anziché “quotidiano”. La Vulgata rende con supersubstantialem nella versione matteana e quotidianum nella recensione lucana. Origene, che la sua lingua la conosceva, afferma che il termine era rarissimo e non usato né da colti né dalla plebe (De oration., 27,7). La spiegazione etimologica più probabile di epioúsion è epí-ousía su-esistenza, cioè indispensabile all’esistenza, ossia “necessario”. Questa spiegazione ha il difetto di essere puramente etimologica, ma giacché le attestazioni sono così poche è inutile fasciarsi la testa. Altri leggono i significati: “pane di oggi” o “di domani”, i Padri vedendo nella preghiera un riferimento al nutrimento “necessario” pensarono all’eucaristia. Ad ogni modo è una chiara allusione alla dottrina di Gesù secondo cui chi cerca il regno di Dio non deve affannarsi per il cibo del giorno dopo e lasciare che la Provvidenza lavori. “Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? […]Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.” (Mt 6, 25-26.34)
Il nostro Francesco aveva imparato benissimo questa lezione.

Ad maiora
Teodoro Studita
00sabato 17 settembre 2005 18:39
Anche io sono per "necessario", per un motivo piuttosto semplice: nel suo campo di significati comprende sia il "pane d'oggi", quello a cui facevi riferimento "...Non affannatevi dunque per il doman...", sia quello "supersubstantialem" di Girolamo e più in generale dei Padri, che ci vedevano il nutrimento dell'anima, cioè il Pane Eucaristico.

Dentro la parola "necessario" sono compresi entrambi i significati, ricollegando significativamente la manna di Esodo (il pane per il giorno corrente) all'Eucaristia (il pane che nutre l'anima per domani), in una magnifica linea che unifica il Vecchio al Nuovo Testamento sotto la luce nuova del Risorto.

Che mi dici di quel papiro trovato in Egitto in cui "epiousios" figurava in una specie di "lista della spesa" ? Io ho letto qualcosa ma non ho trovato nulla di serio a riguardo.
Polymetis
00domenica 18 settembre 2005 13:50
“Che mi dici di quel papiro trovato in Egitto in cui "epiousios" figurava in una specie di "lista della spesa" ? Io ho letto qualcosa ma non ho trovato nulla di serio a riguardo.”

Non ne so molto, da nessuna parte trovo il testo greco. So solo che in italiano suona così: “Mezzo obolo per epiousion”.

Ciao
barnabino
00martedì 20 settembre 2005 21:55
In realtà il paprio di Fayum del V secolo è molto rovinato e la parola è seguita da una lacuna per cui ci aiuta davvero poco nel capire l'uso che questo termine aveva, in effetti secondo Origene esso sarebbe stato inventato dagli evangelisti.

Anche io concordo con l'ipotesi di "necessario per il giorno" piuttosto che per altre interpretazioni (per esempio "per il domani") questo ricorderebbe la manna nel deserto come in Esodo 16:4 (“Ecco, vi farò piovere pane dai cieli; e il popolo deve uscire e raccogliere giorno per giorno ciascuno la sua quantità") oppure la preghiera di Proverbi 30:8 ("Non darmi né povertà né ricchezze. Fammi divorare il cibo prescrittomi").

La Peshitta traduce "pane della nostra necessità" ovvero il cibo necessario per una giornata.

Altri vedono in questa espressione un'accezione più mistica: il pane che è la parola di Dio (Luca 4:4) o il pane corpo di Cristo, il pane divino per la vita eterna.

Ciao [SM=x511460]


[Modificato da barnabino 20/09/2005 21.58]

Teodoro Studita
00martedì 20 settembre 2005 23:03
Re:

Scritto da: barnabino 20/09/2005 21.55
In realtà il paprio di Fayum del V secolo è molto rovinato e la parola è seguita da una lacuna per cui ci aiuta davvero poco nel capire l'uso che questo termine aveva, in effetti secondo Origene esso sarebbe stato inventato dagli evangelisti.

[Modificato da barnabino 20/09/2005 21.58]




Ti riferisci al papiro "lista della spesa" di cui apparve l'articolo su Repubblica tempo addietro? Hai qualche riferimento bibliografico su quel ritrovamento?

Mi potresti dire anche in quale opera Origene commenta epiousion?

Grazie mille
barnabino
00mercoledì 21 settembre 2005 16:16
Ciao Teodoro,

Sul papiro di Fayum, quello della lista di provvigioni, puoi trovare qualcosa in Bruce M. Metzger, Historical and Literary Studies, Leiden, 1968 pp. 64-66 mentre la citazione di Origene è da De Oratione,27,7.

A presto [SM=x511460]




Teodoro Studita
00giovedì 22 settembre 2005 00:14
Grazie barnabino dei riferimenti bibliografici, utilissimi.

Una domanda per voi, anche per i non esperti di greco:

Secondo voi, la scelta di un termine del tutto fuori dal comune come "soprasostanziale" è derivata da un uso popolare (basso) di questa parola, che non conosciamo, e dunque vuol dire proprio "quel che basta per oggi", oppure è una scelta precisa dettata dalla volontà di infondere misticismo alla preghiera?

Vi dico subito che a me l'espressione "pane soprasostanziale" piace proprio perché ci vedo una carica mistica, però si tratta di una sensazione personale, vorrei sentire cosa ne pensate voi.
Teodoro Studita
00lunedì 10 ottobre 2005 16:36
Etimologia di Epiousion
Analizzando la cosa dal punto di vista etimologico, postuliamo che "Epiousion" possa provenire da:

1) Epienai, avvicinarsi, seguire
2) Epeinai, stare sopra

Nel primo caso, sono attestate le locuzioni “h epiousa” (Critone, 44a; Anabasi I,7,1) ed “epi thn ousan (sott. hmeran)” nel significato generico di “il giorno seguente”.
Quest’etimo potrebbe essere da ricollegare al corripettivo mahar, letto da Girolamo nel cd.Vangelo degli Ebrei:

…in auangelio quod appellatur secumndum Hebraeos pro “supersubstantiali pane” maar repperi, quod dicitur “crastinum” ut sit sensus “panem nostrum crastinum”, id est futurum, “da nobis hodie”… (Commento al Vangelo di Matteo I [a 6,II])

Dunque questo maar, che per quanto ne sappiamo potrebbe anche essere ipsissimum verbum domini, indica letteralmente un pane “di domani”.

Circa la seconda etimologia possibile, epiousion deriverebbe da locuzioni come “epi thn ousian”, in cui quest’ultima parola, ancora ben lontana dalle accezioni ontologiche di Nicea, si qualifica come “cosa necessaria”. E’ questa l’interpretazione di Origene e, più in generale, dei Padri preconciliari. In questo caso “epiousion” sembra indicare anche una misura quantitativa, più che qualitativa o temporale, in riferimento, ad esempio alla manna di Es:16,18

Si misurò con l'omer: colui che ne aveva preso di più, non ne aveva di troppo, colui che ne aveva preso di meno non ne mancava: avevano raccolto secondo quanto ciascuno poteva mangiarne.

O ancora a pr:30,8

tieni lontano da me falsità e menzogna,?
non darmi né povertà né ricchezza;?
ma fammi avere il cibo necessario


In ogni caso, non credo che sia logico limitare gli orizzonti semantici di "epiousion" a "quotidiano", nel senso di
ephemeros o kathemerinos. Viceversa, il "necessario" potrebbe avere connotazioni spirituali, ma anche "quantitative", come si è visto dai brani citati.

E' possibile ricostruire un percorso etimologico probabile per "epiousion" ?
sion80
00sabato 12 novembre 2005 18:55
preghiera sobria
Questo senso di preghiera ortodossa, sobria e non dispersiva è tuttora una caposaldo della Chiesa Ortodossa, mentre in Occidente questo senso di sobrietà e rigore si sta perdendo, complice anche l'azione dei cosiddetti "movimenti carismatici", che fanno dell'ostentazione della preghiera quasi uno show.


Faccio riferimento a quanto da te espresso in merito alla preghiera carismatica, giudicata più che altro uno show e ti chiedo se questa affermazione nasce da un'esperienza diretta di partecipazione personale a questo tipo di preghiera o è solo un'etichetta da te arbitrariamente e aprioristicamente affibiatale? 1223444
Teodoro Studita
00sabato 12 novembre 2005 19:27
Ciao Sara, benvenuta su Agape

Sei Offtopic, non censuro visto che è il tuo primo post, però se ti interessa approfondire la questione carismatica, c'è la sezione di Maurif. Qui si parla di Epiousios [SM=g27985]

Altro appunto sulla tecnica di citazione. Per far capire ai foristi quale sia la parte "quotata", devi inserire
[ q u o t e ] discorso citato [ / q u o t e ]

(senza gli spazi tra una lettera e l'altra)

Questo è indispensabile (oltre che obbligatorio per regolamento) per distinguere le parole citate dalle altre.

Un saluto
Justeee
00sabato 8 luglio 2006 09:46
I motivi del padre nostro

a) E' stata insegnata da Gesù per correggere tutti gli errori che si seguivano nelle preghiere.
(Matteo 6:[SM=g27989]

b) E' stata altresì insegnata per appagare profondamente il bisogno spirituale dei credenti.
(Luca 11:1)

c) E' stata insegnata con la precisazione che deve essere elevata con attitudine umile e devota.
(Matteo 6:6)
barnabino
00mercoledì 12 luglio 2006 16:22
Caro Teodoro,


E' possibile ricostruire un percorso etimologico probabile per "epiousion" ?



Secondo me si rischia di andare oltre il senso della preghiera insegnata da Cristo. Se inoltre la riteniamo insegnata da Cristo dobbiamo supporre che parlasse ebraico o un dialetto dell'ebraico o aramaico e dunque non ha senso arrampicarci troppo sull'etimologia di epiousios, io preferirei attenermi al senso più comune che essa potrebbe avere a meno di non pensare a degli evengelisti diversi da quelli che conosciamo.

Come hai detto "quotidiano" nel senso di "necessario" mi pare che chiarisca bene il significato della preghiera.

Shalom

[Modificato da barnabino 12/07/2006 16.28]

M.Tamburino
00giovedì 13 luglio 2006 21:46
Io direi che il senso sta nella "sintesi" tra quotidiano e necessario: dacci il pane necessario per l'oggi.

Con buona pace di tutti! [SM=g27987]
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