“E' chiaro perciò che il verbo proskyneo, reso talvolta "adorare" non è usato esclusivamente per indicare l'adorazione dovuta a Geova Dio, ma può riferirsi anche all'onore e al rispetto mostrati verso una qualunque altra persona.”
Già, e questo l’abbiamo già detto. Quello che contesto è che sistematicamente venga tradotto con “rendere omaggio” se riferito a Gesù, mentre venga tradotto con “adorare” se riferito a Geova. Pregiudizio dottrinale? Il termine greco è il medesimo, dunque io posso proskynein Gesù, e mi basta.
“Innanzitutto vorrei fare una osservazione personale e cioè che a mio parere ho dei dubbi che Paolo si riferisca a salmo 97:7 dove viene detto non agli angeli, ma ai falsi dei di inchinarsi davanti a Geova. Ho delle perplessità sui motivi che hanno indotto i VII a tradurre "DEI tutti" con "ANGELI tutti".”
I VII non so chi siano, i LXX forse sono qualcuno. Comunque, il problema non sussiste. In ebraico elohim indica oltre che dio e gli dèi anche gli angeli, i LXX dunque potevano interpretare o come theoi o come anghelloi.
“Certamente Paolo conosceva la traduzione dei VII ma ovviamente avrebbe dato più peso alla versione originale ebraica essendo ebreo e per di più di estrazione farisaica e allivo di Gamaliele.”
Come già detto sono solo interpretazioni diverse del medesimo testo. Inoltre Paolo cita senza problemi la Settanta altrove, senza dare priorità al testo ebraico.
“Comunque, anche volendo ammettere che Paolo alludesse a Salmo 97:7 in effetti Paolo aveva appena spiegato che il risuscitato Gesù non è Dio ma è " il riflesso della gloria di Dio e l'esatta rappresentazione del suo stesso essere" ( Ebrei 1:1-3)”
E questa non ti sembra una dichiarazione di divinità? Io avrei usato questo passo per confermare la divinità di Cristo, e non per confutarla. Il testo greco parla di “irradiazione” e di “impronta della sua sostanza”, leggi il commento dell’École Biblique de Jérusalem: “Queste due metafore desunte dalla teologia alessandrina della sapienza e del Logos (Sap 7,25-26) esprimono l’identità di natura tra il Padre e il Figlio e nello sesso tempo la distinzione delle due persone. Il Figlio è “l’irradiazione” o il riflesso della gloria luminosa (cf. Es 24,16+) del Padre. Lumen de Lumine (luce da luce). Ed è l’impronta (cf. Col 1,15+) della sua sostanza, come l’impronta esatta lasciata da un sigillo (cf. Gv 14,9)”. La parola “sostanza” fa paura alla WTS, vista la loro fobia per tutto ciò che è filosofico: eppure in greco c’è proprio il termine hypostasis, usato anche dai Padri conciliari a Nicea. E’ composto da hypo (sotto) e da sta-sis, che, come vi dice la parola stessa comune in tutte le lingue indoeuropee, indica “ciò che sta”. E’ la radice indoeuropea *sta- del nostro hypo-STAis o dell’italiano STA-re. Ergo hypo-stasis è “ciò che sta sotto”, la natura profonda che sta sotto la forma esteriore. Il termine “sostanza” con cui traduce la CEI è l’esatto corrispondente etimologico e semantico, in quanto “sostanza” è il latino sub-stantia metamorfosato: sub-(sotto), e il solito sta-ntia>stanzia composto con la radice *sta- di cui abbiamo già accennato.
Rifaccio la domanda cui non avete risposto: perché lo pseudo-Paolo attribuisce a Gesù un passo del VT dove si diceva di adorare Geova?
Notate i casi della vita:
“Io sono Geova. Questo è il mio nome; e non darò a nessun altro la mia propria gloria” (Is 42,
Ma guardate un po’ cosa ci dice Giovanni:
“tutti onorino il Figlio come onorano il Padre” (Gv 5,23)
“Tutte le creature del cielo e della terra, sotto la terra e nel mare e tutte le cose ivi contenute, udii che dicevano:
«A Colui che siede sul trono e all'Agnello
lode, onore, GLORIA e potenza,
nei secoli dei secoli»."
Bene, Isaia ci dice che YHWH non darà a nessun altro la sua gloria, Giovanni invece ci dice che questa gloria appartiene anche a Cristo, anzi, che tutti devono onorare il Figlio come onorano il Padre. La Bibbia si è contraddetta oppure Gesù è quel YHWH che ha parlato in Isaia?
“In che senso Gesù era invocato? Per il fatto che i discepoli lo riconoscevano come Messia. Pertanto un dizionario autorevole come Interpreter's Bible afferma che "invocare il nome di Gesù significa confessare la sua signoria più che pregarlo".”
Sta parlando della formula “invocare il nome di qualcuno”, non al passo degli Atti, dove non solo Stefano invoca il nome di Gesù, ma gli fa anche una RICHIESTA diretta, ossia: “Accogli il mio spirito”. Questa non è una preghiera? E non è questa la definizione di preghiera? “Chiedere qualcosa a qualcuno”?
“Perciò, pur indicando che è corretto invocare Gesù, la Bibbia non indica che dovremmo pregarlo ( Efesini 5:20, Colossesi 3:17)”
Questi versetti dicono di pregare Dio Padre, non che non si deve pregare Gesù Cristo.
“Stefano si trovava alla vista di Gesù,”
No, la visione di Cristo è avvenuta quando Stefano era davanti al sinedrio, non quando l’hanno lapidato, il che è avvenuto almeno mezz’ora dopo, visto che la Bibbia ci informa che è stato portato fuori dalle mura delle città e che allora si andava a piedi e non colla Fiat Punto. Inoltre, anche se durante la lapidazione fosse stato alla presenza di Cristo, cosa non dimostrata, che cambierebbe? Non resta sempre una preghiera? Gesù è sempre lo stesso, sia che lo veda sia che io non lo veda.
“Non dimentichiamo poi il ruolo che ha Cristo Gesù, ruolo che è chiaramente indicato in 1 Timoteo 2:5-6 " C'è un solo Dio e un solo mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Gesù Cristo, che diede sè stesso come riscatto corrispondente per tutti"”
Appunto, mediatore. Dalle mie parti significa che puoi pregare il tuo mediatore affinché interceda per te, così almeno lo intende il termine greco, usato per designare colui che conduce le trattative tra due parti. Se guardi i significati di mesites noterai: “intermediario, mediatore, arbitro”. Tutte queste funzioni giudiziarie esigono che entrambe le parti in causa parlino con colui che deve mediare tra di loro. Per questo nella dottrina cattolica si prega sia Dio Padre, sia Dio Figlio, sia Dio Padre per mezzo del Figlio, nella convinzione comunque che ci stiamo rivolgendo sempre al medesimo Dio, ma non alla medesima persona.
“Pertanto sarebbe stato inappropriato usare il termine mesites se Gesù fosse stato Dio stesso.”
E perché mai scusa? Non implica una distinzione di natura o che il mediatore sia inferiore a colui col quale ci fa da ponte. E’ un termine giuridico comunissimo in greco.
“In qualità di mediatore noi rivolgiamo le nostre preghiere a Dio per mezzo di Cristo Gesù.”
Gesù dunque è l’impiegato delle poste… No comment
Ricapitolando:
Si può chiedere al Padre per mezzo del Figlio:
“Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Gv 16,23)
Si può chiedere anche direttamente al Figlio:
“Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Gv 14,14)
Questi due passi non si escludono, come qualcuno va sostenendo nel vano tentativo di espungere il “mi”, ma si completano a vicenda. Et-et, non aut-aut.
Ad maiora