Al via l’ora di religione islamica in 19 scuole tedesche

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(Upuaut)
00lunedì 27 agosto 2007 14:30
Al via l’ora di religione islamica in 19 scuole tedesche

Nel prossimo anno scolastico 19 scuole tedesche del Land dello Schleswig-Holstein offriranno ai propri studenti la possibilità di seguire l’ora di religione islamica. Ad annunciarlo il ministro della Scuola e dell’Istruzione locale, Ute Erdisiek-Rave, precisando che l’insegnamento verrà effettuato in lingua tedesca da docenti musulmani. Un provvedimento analogo era già stato applicato nel 1999 in Bassa Sassonia e nel 2003 in oltre 130 scuole del Nord Reno Westfalia, dove le comunità islamiche sono fra le più numerose. Per i socialdemocratici della Grande Coalizione l’ora di religione islamica nelle scuole potrebbe favorire l’integrazione dei musulmani e il controllo su quelle associazioni islamiche, considerate radicali, che negli ultimi anni hanno organizzato corsi religiosi a proprie spese nelle moschee. L’obiettivo non sarà facile da raggiungere. Secondo la Costituzione tedesca infatti ogni comunità religiosa può organizzare corsi nelle scuole statali solo se dispone di un programma scolastico unico. Ma le tre maggiori associazioni islamiche in Germania non hanno ancora trovato una convergenza a causa di diversità ideologiche e dottrinali.
Fonte: radiovaticana


L’ora di religione nelle scuole.

Nelle scuole, durante l’ora di religione, si potrebbe insegnare l’Islam, oltre che il Cattolicesimo. NON CI STO.
Non ho nulla contro l’Islam (e nemmeno contro il Cristianesimo), ma mi da fastidio che i programmi scolastici siano delle specie di juke-box, in cui inserisci la monetina e puoi chiedere che cosa si deve insegnare. Se sei Testimone di Geova potrai chiedere che venga insegnato anche il tuo credo? E se sei Buddista o Induista? E se credi in Scientology? E se credi che i bambini a 13 anni debbano suicidarsi in gruppo?
Credo che la religione andrebbe tenuta fuori dalla scuole, così come lo deve essere dalle cose che riguardano lo Stato (che è laico per definizione). Lo studio scolastico della storia delle religioni mi sta bene, perchè costituirebbe un arricchimento dal punto di vista culturale. E siccome a scuole si va (o si dovrebbe andare) per imparare qualcosa, e per arricchire la propria scarsa cultura, ogni cosa che possa effettivamente permettere di raggiungere questo risultato deve essere ben accetta (nel limite del possibile). Ma un conto è insegnare in cosa consistono le varie religioni (se ai nazisti ed ai fascisti avessero insegnato cos’è veramente l’ebraismo forse avrebbero avuto qualche pregiudizio in meno…), un conto è insegnare QUESTA o QUELLA religione, come se la scuola dovesse trasformarsi in un’occasione di catechesi per l’una o l’altra confessione. E le confessioni che ne rimangono fuori? Forse sarebbe meglio lasciarle “fuori” tutte, e tornare ad insegnare ai nostri ragazzi cose che possano servire loro a capire come è fatto il mondo in cui viviamo.
Fonte: il centro sinistra giovani
mioooo
00martedì 28 agosto 2007 16:16
Re:

L’ora di religione nelle scuole.

Nelle scuole, durante l’ora di religione, si potrebbe insegnare l’Islam, oltre che il Cattolicesimo. NON CI STO.
Non ho nulla contro l’Islam (e nemmeno contro il Cristianesimo), ma mi da fastidio che i programmi scolastici siano delle specie di juke-box, in cui inserisci la monetina e puoi chiedere che cosa si deve insegnare. Se sei Testimone di Geova potrai chiedere che venga insegnato anche il tuo credo? E se sei Buddista o Induista? E se credi in Scientology? E se credi che i bambini a 13 anni debbano suicidarsi in gruppo?
Credo che la religione andrebbe tenuta fuori dalla scuole, così come lo deve essere dalle cose che riguardano lo Stato (che è laico per definizione). Lo studio scolastico della storia delle religioni mi sta bene, perchè costituirebbe un arricchimento dal punto di vista culturale. E siccome a scuole si va (o si dovrebbe andare) per imparare qualcosa, e per arricchire la propria scarsa cultura, ogni cosa che possa effettivamente permettere di raggiungere questo risultato deve essere ben accetta (nel limite del possibile). Ma un conto è insegnare in cosa consistono le varie religioni (se ai nazisti ed ai fascisti avessero insegnato cos’è veramente l’ebraismo forse avrebbero avuto qualche pregiudizio in meno…), un conto è insegnare QUESTA o QUELLA religione, come se la scuola dovesse trasformarsi in un’occasione di catechesi per l’una o l’altra confessione. E le confessioni che ne rimangono fuori? Forse sarebbe meglio lasciarle “fuori” tutte, e tornare ad insegnare ai nostri ragazzi cose che possano servire loro a capire come è fatto il mondo in cui viviamo.
Fonte: il centro sinistra giovani



Ciao lascio perdere la prima parte, mentre guardo la seconda e non riesco a capire se sia lecito , perchè potrebbe essere giusto quello che tu dici , ma eliminando al religione dalle scuole e lasciando agli enti religiosi la religione , sei fuori controllo e basta trovare un gruppo che incita alla violenza e il gioco è fatto , vedi esempio islam o induismo come esempio




Roberto Bellarmino
00mercoledì 29 agosto 2007 11:03
Sono fondamentalmente daccordo nell'abolire l'ora di religione nella scuola pubblica, ed eventualmente (ma non necessariamente) sostituirla con una storia/geografia delle religioni.

L'estremismo purtoppo è indipendentemente dalla nostra volontà di integrazione.
1x2x
00mercoledì 5 settembre 2007 20:11
Nei Paesi islamici non c’è spazio per altre religioni
di Massimo Introvigne (il Giornale, 5 settembre 2007)
Le notizie che arrivano dall’Algeria confermano che, quando si parla del rapporto fra libertà religiosa e islam, una cosa è la teoria e l’altra è la pratica. La legge dell’islam, la sharia, permette ai «popoli del Libro», i cristiani e gli ebrei, la pratica privata del culto ma non il proselitismo. Le genti «del Libro» sono nella condizione precaria di dhimmi, «protetti». Quanto ai seguaci di religioni non «del Libro», non godono neppure della libertà di culto. Proprio perché si ritiene che il marito influisca sulla fede della mogli, la sharia autorizza un musulmano a prendere una moglie «del Libro», mentre un uomo cristiano o ebreo non può sposare una donna musulmana. Secondo la scuola giuridica più rigida - che è al potere in Arabia Saudita - c’è poi un’eccezione per la penisola arabica, terra considerata tutta sacra dove i cristiani (pure oggi numerosi fra gli immigrati) non possono neppure praticare il loro culto (e anche una semplice preghiera, se colta da un musulmano, rischia di avere conseguenze molto gravi).

Prescindendo da quei teologi progressisti che ritengono superati questi divieti - e che trovano spazio in Occidente sui giornali e nei congressi, ma ne hanno assai meno nei Paesi islamici - un normale manuale di diritto islamico ci dirà che - a seconda delle scuole giuridiche, delle leggi e della prassi consolidata - ci sono quattro tipi di situazione. Nella peggiore - quella dell’Arabia Saudita o dell’Afghanistan dei talebani (le cui norme continuano a essere applicate nelle zone tribali afghane e pakistane che controllano) - i popoli «del Libro», dunque i cristiani, non possono neppure celebrare la Messa o pregare. Nei regimi religiosi che detengono il potere nella grande maggioranza dei Paesi musulmani i cristiani possono celebrare Messa nelle loro chiese e pregare in casa propria, ma le leggi vietano il proselitismo e puniscono con la morte l’apostasia del musulmano che si converte ad altra fede. Anche dove - su pressioni occidentali - le leggi più aspre sono state attenuate - e in teoria l’apostata non rischia più la pena di morte - altre norme rischiano di avere le stesse conseguenze. Per esempio, l’omicidio dell’apostata da parte della famiglia musulmana di origine è considerato un «delitto d’onore» e punito con pene molto lievi. C’è poi un terzo gruppo di Paesi dove si sono affermati governi laici (non tutti democratici) - la Turchia, la Tunisia, l’Algeria - e le leggi garantiscono la libertà religiosa.

Questa, però, è la teoria. In pratica anche i regimi laici non garantiscono affatto la sicurezza alle minoranze cristiane e tanto meno ai musulmani che si convertono. Anzitutto, tanto più fuori delle grandi città, polizia e tribunali spesso ignorano le leggi e continuano a vessare i cristiani e a punire i convertiti. Un qualche pretesto si trova sempre. Anzi, una lunga esperienza di viaggi in Paesi islamici mi conferma che quello che è accaduto in Algeria è comune. Spesso sono agenti provocatori della polizia a mostrarsi interessati al cristianesimo per poi arrestare i cristiani accusandoli di proselitismo. In secondo luogo, le minoranze cristiane sono piccole e poco influenti. Quando i regimi laici si sentono minacciati dalla marea montante del fondamentalismo, una delle prime concessioni che fanno agli estremisti per cercare di evitare il peggio è proprio prendersela con le minoranze. Con poche eccezioni, anche la libertà religiosa proclamata dai regimi laici in terra islamica è sempre una libertà vigilata.
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