Alfa e Omega

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Justee
00lunedì 15 gennaio 2007 09:47
Ciao Teo , volevo se hai tempo parlare e approfondire una questione che ritengo interessante ... nell'Apocalisse di Giovanni si leggono in due diversi Capitoli le stesse definizioni Alfa e Omega ,in un caso sembrano rivolte a Dio e in un caso rivolte a Cristo .. ti chiedo è giusta la mia interpretazione ? oppure è scontato , ma cosa puoi dire di piu
Grazie
barnabino
00martedì 16 gennaio 2007 01:04
Lo chiedi solo a Teo o a tutti? [SM=g27988]

Rivelazione 1,8 afferma: "Io sono l’Alfa e l’Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!" e qui è chiaro che queste parole si riferiscono all’Altissimo Dio e non a Gesù.

in Rivelazione 21:6 di nuovo si parla di "Alfa e Omega". Nel versetto successivo Colui che applica il titolo a sé dice: "Chiunque vincerà erediterà queste cose, e io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio". Dato che Gesù Cristo dice d’essere "fratello" e non "padre" di coloro che "vincono" qui sembrerebbe il Padre a fare riferimento a sé come "Alfa e Omega".

Infine Rivelazione 22:12-13 "Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine". Questo passo è un pò più ambiguo poichè nel passo prima parla l'angelo che è stato incaricato di dare a Giovanni la rivelazione, poi vi è questa dichiarazione che termina con il versetto 15 che dice: "Io, Gesù, ho mandato il mio angelo". Dunque qui Potrebbe trattarsi dell'angelo oppure di Gesù che invia l'angelo. il testo è ambiguo.

Naturalmente qui non siamo costretti a pensare che Alfa e Omega si applichi solo all'angelo o a Gesù. Infatti la dichiarazione intermedia potrebbe anche essere riferita ad un terzo, che potrebbe essere Dio, visto che i precedenti Alfa e Omega sono riferiti a lui senza ambiguità.

In effetti Paolo dice di Dio, e non di Gesù, che "egli renderà a ciascuno secondo le sue opere" come Rivelazione 22,12 dice dell'Alfa e Omega ed è un tema molto ripetuto nelle scritture ebraiche che costituiscono il substrato di Apocalisse (Giobbe 34,11; Salmo 62,12; Proverbi 24,12; Ezechiele 18,30).

In definitiva io direi che certamente in Rivelazione 1,8 e 21,6 il titolo Alfa e Omega è conferito a Dio Onnipotente, mentre in Rivelazione 22,13 il testo è più ambiguo e potrebbe indicare l'angelo, Gesù o Dio stesso.

Shalom

[Modificato da barnabino 16/01/2007 1.26]

Teodoro Studita
00martedì 16 gennaio 2007 23:49
Apocalisse 2,8

All'angelo della Chiesa di Smirne scrivi:
Così parla il Primo e l'Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita:


A meno non voler dire che "Geova" sia morto, in questo caso il titolo di Primo e Ultimo (alpha e omega) è applicato a Gesù Cristo, con buona pace delle velleità esegetiche del nostro.
Già nel thread sul secondo Isaia avevamo visto che questo titolo è in quel contesto appannaggio esclusivo di YHWH e discusso di questa ambiguità.

E già a suo tempo il nostro aveva tentato di fare Manolo spiegando che "il primo" vuol dire "il primo ad essere risorto" (suscitando non poca ilarità visto che si tratta di una citazione dell'AT dove YHWH non era certo risorto), e senza riuscire a spiegare ovviamente che cosa voglia dire "l'ultimo".

Roba vecchia, insomma.
Cordialità,





barnabino
00mercoledì 17 gennaio 2007 00:51
Caro Teodoro,

Mi pare che la domanda riguardasse solo la definizione "Alfa e Omega". In Rivelazione 22:13 l’Alfa e l’Omega è pure chiamato "il primo e l’ultimo" espressione che in Rivelazione 1:17 e 2:8 è riferita anche a Gesù.

Dunque mentre "Alfa e Omega" nel NT sembrerebbe riferito esclusivamente a Dio "il primo e l'ultimo" sembra riferito per due volte a Gesù ed una volta a Dio.

In entrambi i casi in cui è riferito a Gesù "il primo e l'ultimo" l'espressione è seguita della precisazione "il vivente e fui morto, ma, ecco, vivo per i secoli dei secoli" e "che fu morto e tornò a vivere".

In merito a questa precisazione Gesù potrebbe essere "primo" in quanto "primogenito dei morti" (Riv 1,5; Col 1,1[SM=g27989] e "primizia di quelli che si sono addormentati nella morte" (1 Cor 15,20) e "il primo della risurrezione dei morti" (Atti 26,23) ed "ultimo" in quanto l'ultimo ad essere risorto direttamente da Dio, infatti una volta risorto Gesù riceve "le chiavi della morte e dell'Ades" e dunque da quel momento in poi Dio impiega il suo risuscitato Figlio per destare tutti gli altri morti alla vita: "L’ora viene, ed è questa, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che avranno prestato ascolto vivranno" (Giov 5,25).

Shalom

[Modificato da barnabino 17/01/2007 1.03]

Teodoro Studita
00mercoledì 17 gennaio 2007 14:12
Al di là delle tue personali opinioni, c'è qualche biblista che sostiene che le espressioni "Alpha e Omega" e "Primo e Ultimo" non siano del tutto equivalenti?
Analogamente c'è qualcuno che sostenga che la medesima espressione sia riferita alla risurrezione? Nel testo non leggo nulla di simile, e trattandosi di una citazione di Isaia, non vedo che cosa c'entri con la risurrezione. L'unico movens di questa interpretazione a dir poco fantasiosa è ovvio che sia quello anti-trinitario, non mi risulta che ci siano biblisti che sostengano questa assurdità, ma in caso contrario sarò lieto di leggere quello che hai.
Cordialità,
Justee
00mercoledì 17 gennaio 2007 17:27
Volevo aggiungere che nel primo capitolo 1,7 si legge che lo vedranno anche chi lo trafisse e poi io sono colui e che io sono alfa omega .. mi domando se io sono ...a seguito di trafissero non si possa riportare a CrISTO
barnabino
00mercoledì 17 gennaio 2007 22:32
Caro Teodoro,


Al di là delle tue personali opinioni, c'è qualche biblista che sostiene che le espressioni "Alpha e Omega" e "Primo e Ultimo" non siano del tutto equivalenti?



Io mi sono limitato ad una analisi obiettivo del testo.


Nel testo non leggo nulla di simile, e trattandosi di una citazione di Isaia, non vedo che cosa c'entri con la risurrezione



Il contesto dei due passi è assai diverso e così anche il modo di esprimere "primo e ultimo" che in Isaia è privo dell'articolo determinativo che invece si ritrova nei passi di Rivelazione.


L'unico movens di questa interpretazione a dir poco fantasiosa è ovvio che sia quello anti-trinitario



Non voglio entrare un polemiche con te, ma mi pare che se anche questo fosse vero non prova che la mia interpretazione sia "fantasiosa", io non ho fatto alcun rilievo dottrinale, mi sono limitato ad osservare che nei due passi in cui "primo ed ultimo" è riferito certamente a Gesù esso è sempre in relazione con la sua morte e risurrezione, non credo che sia solo un caso.

Piuttosto mi chiedo se i padri avessero mai inteso che questo "primo e ultimo" sottintendesse una sorta di identificazione di Gesù con Dio. Per quanto mi sembra di vedere mi pare che nei Padri preniceni non vi sia nessuna traccia di questa lettura, ma qui chiedo a te se conosci citazioni in questo senso.

Shalom




barnabino
00mercoledì 17 gennaio 2007 22:41
Caro Justee,


mi domando se io sono ...a seguito di trafissero non si possa riportare a CrISTO



In Rivelazione vi sono diversi che parlano: l'angelo incaricato di trasmettere la Rivelazione, Giovanni stesso, Gesù e Dio Onnipotente.

Se noti al versetto 4 l'espressione "Colui che è [ho on] e che era e che viene" indica chiaramente Dio e non Gesù Cristo “il Testimone Fedele”, “Il primogenito dai morti”.

Per questo la frase "Io sono l’Alfa e l’Omega", dice il Signore Dio, "Colui che è e che era e che viene, l’Onnipotente" deve essere riferita a Dio e non a Gesù Cristo. Anche l'espressione "Onnipotente" non è mai riferita a Gesù.

Shalom
Teodoro Studita
00giovedì 18 gennaio 2007 00:57
Acclarato che nessuno studioso, serio o meno che sia, la pensa come barnabino, vado a citare qualche fonte di quelli che la pensano come me. Inannzitutto Nell'edizione critica di Apocalisse della fondazione Valla, leggiamo chiaramente nelle note di E.Lupieri che le espressioni "alpha e omega" e "primo e ultimo" sono assolutamente equivalenti (cf. p.119, nota 17), come chiunque non abbia gli occhi foderati di prosciutto può ben immaginare.
La voluta ambiguità dell'attribuire questa espressione ora al Padre e ora al Figlio è riconosciuta non solo dal Lupieri, ma anche dal NGCB di Queriniana, con la relativa copiosissima bibliografia che capirete se non ho granché voglia di copiare a mano, visto che si tratta di ovvietà che chiunque può intuire senza essere un teologo né un biblista.
Vorrei solo chiarire a barnabino che non abbiamo tempo da perdere dietro alle sue (?) personali (?) intepretazioni. Questa è una sezione tecnica e scientifica, il regolamento impone di citare fonti e vieta palesemente intenti apologetici e proselitistici.
Se non è in grado di adeguarsi al modo di lavorare di quest'area, ce ne sono di più adatte.
Cordialità,
barnabino
00giovedì 18 gennaio 2007 11:13
Caro Teodoro,


Questa è una sezione tecnica e scientifica, il regolamento impone di citare fonti e vieta palesemente intenti apologetici e proselitistici



Mi pare di essermi limitato all'analisi del testo e a notare due dettagli che mi sembrano incontrovertibili e che nulla hanno di apologetico:

1. Il contesto in cui compaiono "Alfa e Omega" e "Primo e Ultimo" (tranne che in Rivelazione 22,13) sono diversi

2. Nei due passi in cui "Primo e Ultimo" è riferito certamente a Cristo l'autore nel contesto fa sempre riferimento alla sua risurrezione.

Possiamo essere d'accordo o no, cercare di spiegarlo, ma questo è semplicemente quello che dice il testo.


Lupieri che le espressioni "alpha e omega" e "primo e ultimo" sono assolutamente equivalenti



Vi sono delle somiglianze, come nota Luperi, ma vi sono anche delle differenze, io mi sono limitato a sottolinearle.

Mi pare importante cercare di capire come venisse compreso questo passo nella letteratura cristiana antica? "Il Primo e l'Ultimo" che significato aveva? A chi era applicato "Alfa e Omega"?

Siamo qui per discutere delle tesi e non per stigmatizzare quelle su cui non siamo d'accordo, per giungere, possibilmente, ad una sintesi senza appiattirci per forza sulle posiozioni più classiche e risapute.

Shalom


[Modificato da barnabino 18/01/2007 11.18]

Teodoro Studita
00venerdì 19 gennaio 2007 21:43

senza appiattirci per forza sulle posiozioni più classiche e risapute.



Stiamo parlando di ovvietà, sulle quali nessuno ha mai avuto da eccepire. Io mi rendo conto che la lettura "classica e risaputa" crea delle difficoltà alla tua teologia, ma questo non rientra negli interessi della sezione.

Se vuoi propagandare esegesi fantasiose, hai l'obbligo di portare delle citazioni precise, perché di frasi come "i contesti sono diversi", che non vogliono dire assolutamente nulla, non ci facciamo granché.

Il tempo non è molto, vediamo di usarlo per cose più serie.

Cordialità,
barnabino
00sabato 20 gennaio 2007 15:22
Caro Teodoro,

Scusa ma non capisco il tuo metodo, in questa sezione dovremmo raccogliere le diverse letture di un testo e il materiale patristico ad esso attinente e non dare dei giudizi.


Se vuoi propagandare esegesi fantasiose, hai l'obbligo di portare delle citazioni precise, perché di frasi come "i contesti sono diversi", che non vogliono dire assolutamente nulla



Io ho solo osservato, senza alcun rilievo teologico, che tranne che in Rivelazione 22 negli altri casi "Alfa e Omega" e "Il Primo e l'Ultimo" non sono citati nello stesso passo e nemmeno nello stesso contesto.

Alfa e Omega è usato per Dio [ho on] mentre il Primo e l'Ultimo è usato per Gesù Cristo, in quest'ultimo caso la dichirazione è sempre seguita da un riferimento alla sua morte e risurrezione. Può essere un caso o meno, ma non si tratta di una mia "fantasia" piuttosto di quello che leggiamo nel testo, da cui, io credo, dovremmo partire. Se mi permetti in questo io non rilevo alcun rilievo teologico da parte mia. Vogliamo allora rimanere all'analisi evitanto di cadere nel giudizio teologico?


Il tempo non è molto, vediamo di usarlo per cose più serie



Infatti, io non ti ho chiesto di disquisire di teologia ma, perchè mi sembri la persona più qualificata, di capire quale lettura veniva data di questi termini nella letteratura cristiana antica. E' possibile attenerci ai fatti lasciando da parte i giudizi personali?

Shalom



[Modificato da barnabino 20/01/2007 15.31]

Teodoro Studita
00sabato 20 gennaio 2007 15:31

quele lettura veniva data di questi termini nella letteratura cristiana antica



Barnabino, sii serio. Quale lettura vuoi che venga data ad un testo che non fu ritenuto canonico sino a tardissima data?
Forse saprai che in oriente ancora nel VI secolo si discuteva dell'autenticità di Ap, tanto che non è entrata nei lezionari. In occidente, d'altro canto, dove le cose andavano meglio, non c'era una tradizione di esegeti di marca origeninana tale da poterne nascere un commentario.

La domanda pertanto, se non è puramente retorica, non può che restare inevasa.




barnabino
00sabato 20 gennaio 2007 18:49
Caro Teodoro,


Quale lettura vuoi che venga data ad un testo che non fu ritenuto canonico sino a tardissima data?



Coloro che lo ritenevano canonico, che mi pare di capire erano la maggioranza, tra cui Origene che l'attribuisce a Giovanni, quale lettura davano di quel testo? Non esiste nessuna citazione fino al IV secolo?

Shalom



[Modificato da barnabino 20/01/2007 18.52]

Polymetis
00giovedì 1 febbraio 2007 21:42
Questi ipotesi ad hoc sono del tutto inutili.


“Rivelazione 1,8 afferma: "Io sono l’Alfa e l’Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!" e qui è chiaro che queste parole si riferiscono all’Altissimo Dio e non a Gesù.”



E perché mai? Ah, dimenticavo che per te Gesù non è Dio, invece per il resto del globo Giovanni è il cantore della divinità di Cristo, un declamatore così spudorato che il suo Vangelo era stato spedito dall’ipercritica ottocentesca nelle nebbie del II secolo perché c’era bisogno di tempo perché il mito dell’uomo-Dio si formasse. Se leggete quel versetto nel contesto si dice: “Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà; anche quelli che lo trafissero e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto. Sì, Amen! Io sono l'Alfa e l'Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!” Nel contesto si stava dunque parlando di Gesù e non c’è alcuna ragione per ipotizzare un cambio di soggetto. In particolare in quel “colui che viene” molti biblisti hanno visto un’allusione alla parousia di Gesù, ed infatti il secondo ritorno di Cristo per la fine dei tempi è il tema cardine del libro. Se c’è una probabilità dunque pende dalla parte di Gesù e non del Padre.
Io non posso certo escludere che in quella frase parli Dio Padre, l’unica cosa che non capisco e che anzi trovo sconvolgente è come si possa addirittura dire che “è chiaro” che non sia Gesù. Ma dove? E’ anzi più probabile che sia lui.
Giovanni ci mette palesemente dinnanzi agli stessi attributi di per Cristo e per il Padre al fine di mostrarci la divinità del Figlio. Infatti il fatto che “colui che è” di Ap 1,4 riferito a Dio Padre sia un richiamo ad Esodo 3,14 non esclude in alcun modo che “colui che è” possa essere anche Cristo, anzi, il doppio riferimento è voluto. E’ Giovanni stesso infatti che aveva fatto giochetti col verbo essere attribuendo a Gesù l’eternità del Padre nel suo Vangelo. Rammentate “prima che Abramo fosse io sono”? Quella magnifica frase greca con la consecutio tempororum totalmente sballata che faceva risaltare come un pugno in un occhio quell’ ego eimi vi ricorda nulla?
Gesù dice di essere “il primo e l’ultimo”, è una frase usata in maniera assoluta, non c’è scritto “sono il primo e l’ultimo di qualcosa”. Per giunta nell’ipotesi avanzata da Barnaba, cioè “sono il primo ad essere resuscitato e l’ultimo ad essere resuscitato direttamente da Dio” ci si basa su un secondo segmento fasullo. Infatti la resurrezione è sempre opera di Dio tutto intero, anche quella di Gesù medesimo, infatti è Giovanni stesso a dirci che egli è co-autore della sua resurrezione: “"Distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere" (Gv 2,19) “Io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo.” (Gv 10,17-1[SM=g27989]
C’è poi qualcosa di tremendamente semplicistico nella teologia dei TdG quando usano quel “per mezzo del Figlio”. Sia quando parlano della creazione, sia in questo caso quando si parla di persone risolte “per mezzo di Cristo” essi non hanno la minima idea di cosa significhino le parole che hanno pronunciato. Esattamente come dire che Dio crea per mezzo del Figlio implica che anch’Egli è creatore, altrimenti mi devono spiegare cosa intendono con “per mezzo del Figlio”, allo stesso modo dire che Dio resuscita le altre persone per mezzo di Gesù implica una partecipazione di entrambi. Dire che Cristo è l’ultimo ad essere resuscitato direttamente da Dio, qualora si intenda “solo da Dio”, è falso, per le ragioni suddette. Qualora si intenda invece che le altre persone sono resuscitare non da Dio Padre ma dal solo Figlio è ugualmente fasullo, e penso sia inutile elencare i mille passi in cui si dice che Dio resuscita i morti. “Sapendo che colui che risuscitò il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù, e ci farà comparire con voi alla sua presenza”(2Cor 4,14) Come si vede chiaramente l’autore della resurrezione di Cristo è il medesimo che sarà responsabile della nostra resurrezione.
Per di più c’è poco da questionale: “alfa ed omega” ed “il primo e l’ultimo” sono espressioni perfettamente equivalenti, in quanto alfa e omega come è noto sono le prime lettere dell’alfabeto greco. Che le due espressioni siano intercambiabili non ve lo dicono solo il sottoscritto e la logica universale, ma anche Giovanni stesso: “Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine"(Ap 22,13) Tutto queste tre espressioni, che infatti Giovanni accosta, significano esattamente la stessa cosa. Non si parla di un primo e di un ultimo “di qualcosa”, ma del primo e dell’ultimo assoluti, il principio e la fine, in quanto Cristoèe l’alfa e l’omega di tutta la storia cosmica e non di qualcosa in particolare.


“in Rivelazione 21:6 di nuovo si parla di "Alfa e Omega". Nel versetto successivo Colui che applica il titolo a sé dice: "Chiunque vincerà erediterà queste cose, e io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio". Dato che Gesù Cristo dice d’essere "fratello" e non "padre" di coloro che "vincono" qui sembrerebbe il Padre a fare riferimento a sé come "Alfa e Omega".



Anche qui occorre leggere in interezza:

“E’ compiuto (gegonan)!
Io sono l'Alfa e l'Omega,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete darò gratuitamente
acqua della fonte della vita.
Chi sarà vittorioso erediterà questi beni;
io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio”(Ap 21,6-7)

Anche qui è possibile attribuire il versetto sia a Dio Padre che al Figlio, e questo è fatto volutamente. Giovanni qui ma molti richiami alla sua teologia. Quell’ “è compiuto”/ all’inizio è un richiamo cristologico in quanto sono le ultime parole di Cristo sulla croce, punto focale della storia, pronunciate nel solo Vangelo di Giovanni: “Quando Gesù ebbe preso l'aceto, disse: "È compiuto!(tetelestai)" E, chinato il capo, rese lo spirito.”(Gv 19,30) Le due espressioni sono equivalenti. Inoltre il fatto che si dica “A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita” richiama il tema giovanneo secondo cui Gesù è la vera fonte d’acqua viva, come si evince dal brano della samaritana al pozzo. “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva».[…] Chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”(Gv 4,9.14) Alla luce di questo si può ben capire cosa stia in filigrana nella teologia giovannea quando leggiamo “A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita”(Ap21,6), il discorso della sete e dell’acqua viva è identico a quello avuto con la samaritana.
Del resto chi meglio di Cristo può dare gratuitamente l’acqua dalla fonte della vita visto che è “ l’autore della vita”(At 3,15)?
Tutto il Nuovo testamento senza la divinità di Gesù è un’insieme scomposto che perde senso, e soprattutto è solo l’ennesima riproposizione del Dio celeste ed estraneo che vuole il suo sacrificio. I tdG credono ad un dio che a livello di ontologia non ha nulla di differente dall’Allah dei mussulmani, è il “totalmente Altro” e il totalmente chiuso nel suo solipsismo egologico. In Cristo si fondono i titoli del messia e i titoli di Dio perché egli è entrambe le cose. Gesù è certamente nostro fratello, ma in quanto autore della vita e creatore, colui senza di cui nulla di ciò che è stato fatto esiste, è certamente anche nostro Padre.


“Infine Rivelazione 22:12-13 "Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine". Questo passo è un pò più ambiguo poichè nel passo prima parla l'angelo che è stato incaricato di dare a Giovanni la rivelazione, poi vi è questa dichiarazione che termina con il versetto 15 che dice: "Io, Gesù, ho mandato il mio angelo". Dunque qui Potrebbe trattarsi dell'angelo oppure di Gesù che invia l'angelo. il testo è ambiguo.”



Anche qui è il caso di fare due più due. Ap 22,16 come giustamente affermi dice: “Io, Gesù, ho mandato il mio angelo, per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese.”, peccato che pochi versetti prima fosse stato detto: “Queste parole sono certe e veraci. Il Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi ciò che deve accadere tra breve.” (Ap 22,6)
Continua dunque questa presunta confusione tra Gesù e il Padre che in realtà è tutt’altro che confusione, bensì siamo davanti ad una doppiezza voluta. Inoltre viene detto che “Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere”. Quell’ “io verrò presto” è l’ennesima allusione alla seconda venuta di Cristo, la parousia; inoltre vediamo chi per la teologia giovannea ha il compito di “rendere a ciascuno secondo le sue opere”: “Il Padre non giudica nessuno ma ha dato ogni giudizio al Figlio, affinchè tutti onorino il Figlio come onorano il Padre" (Giovanni 5, 22-23) Dunque non sono da questo passo vediamo che l’adorazione da prestare al Figlio è la medesima da prestare al padre(cf. Ap 22,3), ma anche che secondo Giovanni sarà Cristo a distribuire il salario alla fine dei tempi (e non a caso c’è prima un “io verrò presto”) Ora, giacché sappiamo benissimo che in diecimila passi della Bibbia si dice che sarà Dio a giudicare alla fine dei tempi, o il Padre e il Figlio sono lo stesso Dio oppure siamo di fronte ad una contraddizione. Questo sdoppiamento di attribuiti giovanneo, questa ambiguità, è come sempre del tutto premeditata.
Quanto a chi sia colui che parla nel v.12 non c’è alcun mistero. L’autore materiale della voce è sicuramente l’angelo, è lui che sta parlando. Ma non c’è alcun mistero da svelare, infatti come spero sappiate “angelo” è una parola greca che vuol dire “messaggero”. Qui l’angelo sta banalmente riferendo a Giovanni le parole che Cristo gli ha pregato di riferirgli, ossia che egli è l’alfa e l’omega. Inoltre, quando ci viene detto che questa “alfa e omega” è pure l’archè, siamo ancora davanti ad un tema giovanneo, giacché “en archè en ho logos”, e non ci possono essere due principi, e infatti Giovanni in quel versetto proclama Gesù Dio, checché ne dica la traduzione degli anonimi. Questo lo dico a tutti gli agrammatoi che ritengono di poter parlare di greco solo perché hanno comprato un dizionario, come quelli che pensano che koinonia regga solo il genitivo oggettivo perché è parso loro di trovare tale responso su un vocabolario, mi riferisco cioè a coloro che non sapendo stare al loro posto confondono uno strumento per persone che sanno già la lingua, il dizionario appunto, per un prontuario da sfogliare alla portata del loro dilettantismo e di cui s’illudono di capire le risposte, mostrando con sparate come quella suddetta che si sono persi i tre mesi di sintassi dei casi che in quanta ginnasio si dedicano al genitivo.

barnabino
00lunedì 5 febbraio 2007 20:37
Caro Polymetis,

Capisco che la tua stia diventando una vera e propria ossessione, ma questa è uan sezione scientifica, non intesa come psichiatrica. La mia domanda era semplcemente: Quale lettura davano i padri preniceni di quel testo? Esiste qualche citazione prima del IV secolo?

Quello che dice il testo lo abbiamo già stabilito, si cercava solo di capire come questo termine era inteso dagli scrittori cristiani dei primi secoli. Ti è possibile discutere evitando il pregiudizio teologico?


E perché mai? Ah, dimenticavo che per te Gesù non è Dio, invece per il resto del globo Giovanni è il cantore della divinità di Cristo



Davvero? E allora? Un tempo il resto del mondo, compresi i maestri della Legge, considerava Gesù un delinquente messo al palo. Comunque la risposta l'ho già data, per cui leggiti i post invece di intervenire, a spoposito, con la tua proverbiale grafomania.

Shalom

[Modificato da barnabino 05/02/2007 20.40]

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