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animhatua
00venerdì 22 aprile 2005 09:08
E' pronto un documento che sarà vagliato dal successore
di Ratzinger alla Congregazione della dottrina della fede
Sacramenti per i divorziati
Benedetto XVI prepara la svolta
In agenda anche l'aumento dell'età pensionabile dei vescovi
e due pronunciamenti per irlanciare l'unità dei cristiani
di ORAZIO LA ROCCA


Benedetto XVI
CITTÀ DEL VATICANO - Ammissione ai sacramenti dei cattolici divorziati risposati; elevazione a 80 anni dell'età pensionabile dei vescovi (ora ferma a 75); e due importanti pronunciamenti ecumenici concepiti per rilanciare il tema dell'unità dei cristiani. E' già pronta la tabella di marcia del successore del cardinale Joseph Ratzinger, neo papa Benedetto XVI, alla guida della Congregazione della dottrina della Fede, l'ex Sant'Uffizio.

Sulla scrivania occupata dal nuovo pontefice per 24 anni nella veste di cardinale difensore dell'ortodossia cattolica, sono in attesa di pubblicazione ben quattro documenti dottrinali, potenziali "bombe" teologico-dottrinali destinate a rivoluzionare il quadro socio-ecclesiale dell'universo cattolico.

E' l'"eredità" lasciata dall'ex guardiano e custode della fede cattolica a chi, presumibilmente tra qualche giorno, sarà chiamato al suo posto. Una incombenza per la quale, subito dopo la scomparsa di Giovanni Paolo II, ha preso forma una cordata di possibili candidati capitanata dal cardinale austriaco Christoph Schonborn, tallonato dall'arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte, teologo e biblista di fama, e dal cardinale di Genova Tarcisio Bertone, per anni stretto collaboratore di Ratzinger alla stessa Congregazione per la dottrina della Fede in qualità di segretario.

Il Papa - che ieri ha confermato tutti i capidicastero della Curia, a partire dal Segretario di Stato, Angelo Sodano - sa benissimo che l'unico ministero rimasto, per forza maggiore, senza guida è quello che lui ha retto fino alla morte di Wojtyla. Per questo non dovrebbe passare molto tempo per conoscere il nome di chi andrà ad occupare il sobrio ufficio del prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, al primo piano dell'austero palazzo di piazza del Sant'Uffizio 11, un nome da brividi, da sempre circondato da una pessima fama sia sul piano storico che su quello dottrinale.

Il nome della piazza è, infatti, l'unica traccia rimasta dell'antico complesso giudiziario voluto da papa Paolo III nel 1542 col nome di "Santa Romana e Universale Inquisizione" per difendere la purezza della fede, combattere eresie, ma anche per eliminare - purtroppo - personaggi scomodi come il frate-filosofo Giordano Bruno, arso vivo a Campo dè Fiori, a Roma, a causa delle sue idee.

Una cittadella della giustizia pontificia dai ricordi scomodi, tante volte da incubi, che nel corso dei secoli successivi è andata via via trasformandosi su decisione dei papi. Fu papa San Pio X a ribattezzarla, nel 1908, col nome di Sacra Congregazione del Sant'Uffizio, denominazione successivamente cambiata da Paolo VI nel 1965 in Sacra Congregazione per la dottrina della fede, alla quale Giovanni Paolo II nel 1988 tolse l'impegnativo aggettivo di "sacra", per chiamarla semplicemente Congregazione per la dottrina della fede. E così è rimasta fino ad oggi.

Malgrado il cambiamento del nome, chi arriva a piazza Sant'Uffizio 11 non può non andare con la mente alle tante condanne a morte emesse nei secoli passati dai tribunali insediati proprio lì, dietro le mura di un tozzo palazzo (oggi) di quattro piani, restaurato da poco, ma che nel massiccio portone principale conserva ancora qualche traccia estetica del suo passato storico.

Quel portone il cardinale Ratzinger lo ha attraversato per 24 anni, per recarsi al suo ufficio, al primo piano. Da quando lo ha lasciato tutto è rimasto come prima. La scrivania in noce nero è la stessa. C'è ancora poggiato il Crocifisso portato da lui nel 1981, l'anno della nomina a Prefetto. L'arredo è scarno. Alla parete, dietro la scrivania, campeggia un quadro d'epoca della Maddalena. Sotto il quadro, un mobiletto. In un angolo, un divano con un piccolo tavolino ed un paio di sedie per farvi accomodare gli ospiti. Il pavimento, anch'esso da poco restaurato, è di marmo bianco.

Sorprende la scarsa presenza di libri. Chi, entrandovi, immagina di vedere scaffali con faldoni contenenti sentenze, documenti antichi e moderni, bozze di pronunciamenti, resta un po' deluso. Le carte, le preziose carte storiche dell'ex Sant'Uffizio stanno altrove, negli archivi collocati nei sotterranei. L'ufficio del Prefetto è un ufficio come tutti gli altri.

Il nuovo Papa ci ha lavorato benissimo per tanto tempo. Anche il suo successore farà altrettanto. Sicuramente anche lui - Schonborn? Forte? Bertone? - avrà ben altro da pensare. L'eredità lasciata da Ratzinger non permetterà a nessuno di distrarsi. Il primo dei documenti dottrinali che ha più chance di vedere presto la luce dovrebbe essere quello che eleverà l'età pensionabile dei vescovi da 75 a 80 anni, con la riforma del Canone 401 del Codice di Diritto Canonico.

Di grande impatto ecumenico il Documento sull'esercizio del ministero petrino, pronto dal 2002 e in parte evocato da Benedetto XVI nella prima omelia pronunciata nella Cappella Sistina, nel passaggio dove parla del suo totale impegno al servizio dell'unità dei cristiani. Come pure, il Documento sulla natura divina di Cristo, destinato a tutte le confessioni cristiane.

Ma, forse, il testo su cui si concentreranno maggiormente le attenzioni dell'opinione pubblica sarà il documento sull'ammissione ai sacramenti delle coppie cattoliche risposate civilmente. E' un documento contro il quale hanno remato molti vescovi e cardinali di Roma, ma che - a quanto si apprende - l'allora prefetto Ratzinger sembra abbia caldeggiato non poco, prima di diventare Benedetto XVI.

(22 aprile 2005)
www.repubblica.it/2005/d/sezioni/esteri/nuovopapa2/divorziati/divorzi...
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