Caro Teodoro,
Le tue obiezioni naturalmente sono plausibili vista l'ambiguità di ho idios ma non possono essere decisive nè in un senso nè in un altro. Moulton e Fitzmayer, così come gli eruditi dell'Ecole Biblique di Parigi e Martini, non sono certo dei studentelli arroganti e il loro giudizio non può essere ignorato in base ad argomenti così deboli come quelle che proponi.
Il fatto che vi sia un soggetto infatti a mio parere non esclude affatto l'uso assoluto di ho idios o il suo uso per indicare una relazione parentale con ho theos, l'uso di idios come sostantivo è abbastanza comune sia nel NT che nella LXX (Siracide 11,34). Se ho idios fosse riferito specificamente al sangue di ho theos sarebbe stato più chiaro rendere con "
tou idiou haimatos" come in effetti troviamo in alcuni mss bizantini. In tutti i casi non vedo ragione di pensare che "ho theos" possa impedire di considerarlo come un genitivo possessivo piuttosto che attributivo, "con il sangue del suo proprio" o "di
colui che a Lui [il soggetto ho theos] appartiene" per essere più chiari.
Che poi in Atti ho idios si riferisca a "compagni" di fede
non mi pare che possa invalidare in nessun modo l'ipotesi di Moulton, visto che il riferimento non richiede che esprima uno specifico rapporto parentale (padre-figlio) ma deve solo indicare un rapporto di stretta relazione con ho theos a cui è il lettore a dare un senso, ho idios usato come sostantivo non deve indica specificamente "un suo figlio" (sarebbe assurdo!) ma semplicemente "un parente, compagno" la cui posizione deduciamo dal contesto.
Il grande traduttore Darby scriveva: "
Idiou indica quello che appartiene a qualcuno, e per conseguenza, la sua famiglia, la gente della sua casa: to haima tou idiou è il sangue d qualcuno che appartiene ad una persona, come un figlio a suo padre".
Fitzmyer propende per la stessa tesi ma cita un passo dell'apostolo Paolo in cui ho idios è associata al Figlio e l'altro in cui è usato per i parenti, proprio per prevenire l'obiezione speculare alla tua, ovvero che "ho idios" sia usato da Luca come sostantivo per indicare un rapporto di parentela ma non da Paolo che invece Luca stava citando. In realtà questo uso è noto sia in Luca che in Paolo ed anche fuori dal NT.
Circa Harris mi pare strano che non conosci il suo lavoro, tanto più che è un convinto trinitario. Il suo giudizio sulla traduzione di Atti 20,28 è comunque questo:
"on
this construction of idios it is more probable that theos is God the Father and the unexpressed subject of periepoiesato is Jesus. So it
remains unlikely, although not impossible, that Acts 20:28 ho theos denotes Jesus."
Non mi interessa entrare in dispute tecniche con te su dei dettagli, non sono un grecista e non mi interessa neppure diventarlo, quello che mi premeva dimostrare è che su questo passo
è assolutamente ridicolo diventare dogmatici (come hai fatto tu) tacciando coloro che rendono "con il sangue del suo proprio [Figlio]" di manipolazione o di incompetenza.
Questi sono i motivi che continuano a farmi propendere per la lezione più difficile "il proprio sangue"
Ma guarda che anche la TNM, la BJ e gli altri propendono per la
lectio difficilior, come leggi in nota non modificano affatto il testo greco propendendo per la lezione "Signore" invece di "Dio" e non sostengono neppure la tesi di Hort circa la caduta di huios, seguono pari pari il WH! Il problema è solo
di traduzione e non del testo base da seguire, ovvero se dobbiamo considerare quel ho idios come un genitivo attributivo, un genitivo possessivo oppure un sostantivo.
Ovviamente anche la traduzione che tu difendi a spada tratta (ma che richiede per essere spiegata una elaborazione teologica che difficilmente possiamo immaginare all'epoca della scritture di Atti) è possibile, questo non può, e non deve, comunque escludere o tacciare di manipolazione del testo greco la versione alternativa che per Harris, la BJ, Martini e molti altri rimane quella più probabile.
Shalom
[Modificato da barnabino 20/09/2006 1.12]