“sei il moderatore di questa sezione ?”
No, ma esiste una cartella nascosta come in tutti i forum dove i moderatori si mettono d’accordo sul da farsi.
“Invece i canonici sono la cronologia della vita di Gesù ?”
Sono una rilettura in chiave post-pasquale della vita di Cristo. Oggi si parla di storia kerygmatica.
“Sono intrisi di teologia e non raccontano i “fatti” per come accaddero, ma sono le trascrizioni delle numerose storie che si raccontavano su di lui.”
Io non so cosa voglia dire la parola “fatto”, in filosofia ormai va di moda dire “non esistono i fatti ma solo le interpretazioni”, cioè il prospettivismo ermeneutico. Io non condivido quest’ipostazione, ma, se vogliamo parlare dei Vangeli, basterà dire che nessun tipo di racconto, nemmeno un verbale stenografato mentre Cristo parlava, riporterebbe “i fatti”, nessun tipo di narrazione, anche la più fedele, esclude l’interpretazione dello scrittore, non è possibile cioè eliminare la sua mediazione. Infatti la Chiesa sostiene che nessuna scrittura va interpretata fuori dalla Traditio.
“C’è una leggera differenza tra il passare il Rubiconde e il risorgere dai morti, non credi ?”
Io no. Sei tu hai un paradigma scientista a priori secondo cui è vero solo ciò che vedi con frequenza o empiricamente rilevabile. Io qui mi limito a fare una constatazione di metodo storiografico: la vita di Cristo è uno dei fatti meglio testimoniati della storia antica, più della vita di Cesare.
“ogliamo parlare di epistemologia ?”
No, ho detto gli statuti epistemologici delle scienze antiche.
“ovvero che gli scienziati (compresi gli antichisti) non sono differenti dagli sciamani. “
Fayerabend ha solo preso di mira la certezza del metodo scientifico e l’assolutezza dei risultati. Il mio discorso è molto simile per certi versi a quello di Feyerabend,; sto appunto dicendo che le scienze antichistiche non hanno lo statuto epistemico delle cosiddette scienze dure né i loro stessi metodi di verifica dei dati.
“Chissà come mai eh ? Chissà chi sono stati coloro che hanno BRUCIATO tutto ciò che non era coerente con la loro teologia.”
No, per la banale ragione che questi Vangeli appartengono a delle sette minoritarie egizie, che per loro stessa ammissione vogliono essere d’élite. Qui non si tratta di campagne di roghi, anche per nel periodo storico che stiamo esaminando il cristianesimo aveva l’unico potere di nascondersi, e non certo di fare roghi in piazza.
“l trucco sta proprio in quel “sostanzialmente”.”
Il mio sostanzialmente vuol dire che il 98% delle differenze consistono in errori come parole ripetute o un termine saltato. Gli errori che possono cambiare il senso del periodo sono solo 200, e tutti facilmente espungibili, come è stato fatto. Di questi 200 che cambiano il senso della frase circa 15 hanno una portata dottrinale. Ergo stiamo parlando del nulla. Il NT in media ha meno errori di copiatura di altre opere classiche, fatta la proporzione ovviamente col numero di codici che esse posseggono.
“si leggono i passaggi ritenuti spuri perché NON sono in contrasto con la teologia, ma se venissero espunti, diverse cose cambierebbero.”
Vediamo di capirci. La Chiesa non ha canonizzato il Vangelo di Giovanni uscito dalle mani dell’autore, ha canonizzato tale Vangelo come si presentava nel IV secolo ai Concili di Ippona e Cartagine. Tutti i libri della Bibbia hanno una storia redazionale, ad esempio Isaia ha 3 autori, ma la Chiesa non ha canonizzato solo il proto-Isaia, bensì il libro intero con anche i capitoli del deutero-Isaia e del trito-Isaia. Se nelle Bibbie moderne si leggono ancora le pericopi di solito considerate aggiunge è perché la Chiesa considera canonico il testo ad punto fissato della sua formazione redazionale, cioè ritiene che i contribuiti della scuola giovannea, o aggiunti dall’autore stesso in un secondo momento, siano ispirati quanto il testo primitivo. Per la Chiesa non è in discussione quante redazioni abbia avuto un testo bensì se tali redazioni siano volute dallo Spirito Santo, come del resto avviene per tutti i libri dell’Antico Testamento. La Chiesa non pubblica un Vangelo di Giovanni senza la pericope dell’adultera per la semplice ragione che quando ha dichiarato ispirato il testo tale pericole era presente. Distinguere tra redazione originaria e redazione definitiva può interessare al filologo, al cristiano interessa invece sapere non se quel brano sia stato scritto da Giovanni ma se sia opera di Dio. Ecco perché non ha senso chiedere che vengano tolti dalla Bibbia quei passi. Ma ci sono altri tipi di aggiunte e quelli sì espungibili, come il comma giovanneo o altre varianti locali.
“Leggendo gli Atti e i Vangeli ed estrapolando frasi, si può far dire ai testi quasi tutto.”
Qui non si tratta di dire “quasi tutto” bensì che la Chiesa di Gerusalemme controllava la predicazione, e questo è attestato.
“La conoscenza del periodo apostolico ci deriva, oltre che dalle Epistole paoline, soprattutto dagli Atti degli Apostoli, anche se le loro forti tendenze alla trasfigurazione degli eventi sono ben note da lungo tempo e riconosciute pressoché unanimemente.”
Ma davvero? E ci fa degli esempi?
“I discepoli sperarono fino all'ultimo che Gesù avrebbe salvato Israele (Lc. 24, 21)”
Sì è una cosa ben nota. I discepoli di Cristo in tutto il Nuovo Testamento fanno ripetutamente la figura degli idioti perché pensano che Cristo sia un messia venuto a liberare Israele in armi, e Gesù li corregge continuamente. Ma questo non è un problema di Gesù ma del tipo di attesa messianica ebraica.
“obabilmente alcuni di loro restarono a Gerusalemme, ma la maggior parte tornarono forse in patria, in Galilea, ciò si evince con buona probabilità da Mc,. 14, 28 e 16, 7. Ed è lì che si costituì, forse, la cellula prima della Chiesa cristiana (Lohmeyer) e che si rafforzò l'idea della Resurrezione di Gesù.”
Mc 14,28 “Vi precederò in Galilea”
Mc 16:7 “Ma andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea; là lo vedrete, come vi ha detto”
Questi versetti sono parole di Cristo risorto che dice ai suoi discepoli che apparirà loro in Galilea, cosa poi effettivamente raccontata (Mt 26,32; 28,7.10.16; Gv 21). Mi spiega costui come si possa ricavare da ciò che si fu un’emigrazione della Chiesa in Galilea e soprattutto che lì fu inventata la resurrezione? E come soprattutto?
“Questo gruppo, in ogni caso, appariva una setta giudaica più che una nuova comunità religiosa, rappresentando in un primo tempo una mera corrente dell'Ebraismo fra le tante allora in auge,”
Bisogna capirci su questo punto perché è un’ipotesi seria sostenuta anche dalla cosiddetta scuola di Gerusalemme e largamente condivisibile. I primi apostoli ebrei non si sentivano affatto non-ebrei, pensavano cioè che la loro religione non fosse separata dall’ebraismo bensì il compimento dell’ebraismo. Il problema avverrà con al conversione dei pagani. A questo punto il dilemma diventa se per diventare cristiani occorra passare per l’ebraismo. Il Concilio di Gerusalemme su questa faccenda darà le disposizioni che ben sappiamo. In seguito, la persecuzione ad opera degli ebrei propriamente detti, produrrà il vero distacco dalla sinagoga.
“he si distingueva dalla fede degli altri Ebrei principalmente per la credenza nell'immediato ritorno del Crocifisso (Atti, 24, 5)”
Le coordinate indicate non c’entrano nulla. Che credessero al ritorno immediato di Cristo è vero, ma non così immediato. Scrive Paolo: “Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente. Nessuno vi inganni in alcun modo” (2Ts 2,3)
Nella scuola bultmanniana si insisteva molto sulla teoria secondo cui i cristiani attendevano un’imminente fine del mondo per ovvi motivi: chi è convinto che la fine sia questione di mesi non si prodiga certo nell’arte di scrivere testi. Era un modo come un altro per posdatare i Vangeli. Per far ciò ci si era serviti di una carrellata di passi che in realtà si riferivano alla resurrezione o alla trasfigurazione come questo: “In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza” (Mc 9,1) Peccato che subito dopo si racconti la trasfigurazione e dunque l’esaltazione gloriosa di Cristo, non ci voleva molto a fare due più due.
“rattutto il Vangelo di Matteo, opera di un ebreo cristiano, l'immagine tradita di Gesù venne colorita prima di tutto proprio da loro e reinterpretata nel senso del Giudaismo dei Farisei, ossequiente alla Legge.”
Questo Vangelo è per la vera legge, contro l’ipocrisia dei farisei. Si trovano infatti le celebri invettive contro la setta farisaica, dunque viene da chiedersi come l’autore possa parlare di “reinterpretazione nel senso del giudaismo farisaico”. Inoltre se Gesù rispetta il Sabato è per sua scelta, perché si sentiva di farlo, ma richiama a se una prerogativa divina dicendo: “Il Figlio dell'uomo è padrone anche del sabato” (M 12,
«Pregate soltanto che la vostra fuga non accada d'inverno o di sabato (!)» (Mt. 24,20)”
Che scoperta sensazionale. Qualcuno l’ha mai negato? Ci sono intere pagine degli Atti degli apostoli dove si spiega che la comunità ebraica continuava a rispettare la legge di Mosè mentre i gentile che si convertono dovevano limitarsi a poche restrizioni (At 15,23-29)
Oggi come nell’ottocento questa balla della mortale contrapposizione tra giudeo-cristiani e gentili è una balla.
“Nel passo corrispondente del Vangelo di Marco (pagano-cristiano), al contrario, Gesù si limita a dire: «Ma pregate anche che ciò non accada d'inverno! » (Mc. 13, 1
Per la banale ragione che il Vangelo di Marco era il Vangelo per comunità di Roma e dunque l’autore toglie sistematicamente tutte le disposizioni per soli Giudei, come aveva stabilito il Concilio di Gerusalemme, e ne mette di nuove, specifiche per i romani, quando ad esempio dice che non solo l’uomo non può divorziare dalla donna, ma neppure la donna dall’uomo, una precisazione del tutto inutile per i lettori di Matteo visto che nell’ebraismo divorziavano solo i mariti ma di capitale importanza per un pubblico di romani. Questa è quello che studia la storia della tradizione e che i protestanti col loro cieco letteralismo non si mettono in testa, ossia che i Vangeli sono solo la trascrizione della catechesi orale della Chiesa e che dunque dipendono da lei.
“La cerchia più antica dei discepoli di Gesù constava esclusivamente di Ebrei”
Che rivelazione sconcertante, guarda caso è quello che sta scritto anche nei nostri Vangeli. All’inizio della predicazione ebbe soli discepoli ebrei per la semplice ragione che predicava nel loro paese, ma questo non esclude la conversione di alcuni pagani come il centurione di Cafarnao.
“quali erano da un lato Israeliti rigidamente fedeli alla Legge, alla tradizione, alle festività giudaiche, alle norme alimentari”
Questo non è del tutto esatto, Cristo aveva dichiarato cadute le regole di purità col suo avvento. “Ascoltatemi tutti ed intendete: Non c'è nulla di esterno all'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono da lui che lo contaminano. Chi ha orecchi da udire, oda!». Quando poi egli fu rientrato in casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola. Ed egli disse loro: «Siete anche voi cosí privi d'intelligenza? Non capite voi che tutto ciò che dal di fuori entra nell'uomo non può contaminarlo, perché non entra nel suo cuore, ma nel ventre, e poi se ne va nella fogna?». Cosí dicendo, dichiarava puri tutti gli alimenti.” (Mc 7, 14-19) Il fatto è narrato anche da Matteo 7, 10-20
“n realtà, però, non si accenna mai a questa attività diaconale dei «Sette», al loro presunto servizio di mensa; al contrario, si parla dappertutto del loro servizio kerygmatico, della loro predicazione, che avrebbe dovuto essere un esclusivo privilegio degli Apostoli.”
Il testo non dice che i sette facessero servizio solo di mensa, bensì che furono scelti quei 7 proprio perché gli ellenizzanti si lamentavano che nella distribuzione dei beni in comune le loro vedove venivano trascurate. Non si dice cioè che i giudei provenienti dall’ellenismo non predicassero, si dice solo che questi sette in particolare avevano il compito di servire a mensa.
“Non lo si dimentica affatto, infatti Deschner dice”
Quando costui scrive la scuola svedese manco aveva pubblicato i suoi risultati, dunque non può né ricordarsi né dimenticarsi le loro teorie. Come già detto si tratta di archeologia bibliografica.
“E in principio mancò anche una storia orale coerente dell'opera di Gesù. La trasmissione letteralmente fedele di un racconto complesso è esclusa in una tradizione orale popolaresca, anche presso gli orienta”
Questo tordo evidentemente ignora che i giudei di allora sapevano a memoria quasi tutto l’Antico Testamento come ci dice Flavio nel Contra Apionem, ed ignora forse che intere epopee come l’Odissea e L’Iliade sono state tramandate oralmente dai rapsodi dei greci per secoli. Inoltre qui non si fa menzione, ne si potrebbe farla, del fatto che i logia di Cristo hanno dimostrato di esseri messi quasi in poesia (ovviamente in aramaico) al fine di facilitarne la memorizzazione, e che dunque si tratta di un messaggio veicolato da mandare a memoria.
“presumibile, piuttosto, che in un primo momento, dopo la morte di Gesù circolassero singoli frammenti, piccole unità narrative, parabole, massime o gruppi di massime, storie isolate, che in seguito vennero ricomposte e accorpate come in un mosaico.”
Questo non dice nulla di strano. Che circolino episodi raccontati in vario modo è palese. Si imparavano a memoria gli insegnamenti e non i fatti di cornice, che venivano raccontati a voce di volta in volta. Quello che non è ancora capito è come sia possibile, visto che i primi scritti del Nuovo Testamento sono di vent’anni dopo i fatti che raccontano, che si sia stata una deformazione così completa degli episodi, per giunta attestati spesso tra triplice fonte sinottica.
“Nonostante molteplici ritocchi e aggiustamenti, i Vangeli consentono ancora di determinare con chiarezza quanto fosse lungi dalle intenzioni del Maestro di Galilea la propria identificazione con Dio. Proprio i perfezionamenti apportati dai Vangeli più recenti al testo più antico svelano il processo neotestamentario di divinizzazione, come abbiamo già dettagliatamente mostrato. A questo punto ci limiteremo ad alcune aggiunte chiarificatrici del mutamento gravido di conseguenze che, attraverso i primi Apostoli, condusse da Gesù alla Cristologia paolina.”
Queste righe non dicono né dimostrano nulla. Non vedo l’argomentazione di cui parla.
“Mamma mia come si mette con facilità in bocca a Gesù parole che non ci sono nemmeno scritte nei Vangeli. Addirittura si deduce da alcune parole che casualmente coincidono con l’inizio di un salmo, ciò che aveva in mente di dire Gesù.”
Ma cosa stai dicendo? Nemmeno scritte nei Vangeli? Gesù da ebreo sulla croce cita un salmo molto famoso: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? L’esegesi è questa sin dagli albori della patristica.
“L’autore si riferisce alla sostituzione rispetto a Pietro.”
Appunto, il Vangelo di Pietro è stato esploso proprio perché inventava rispetto alla tradizione e ai Vangeli già consolidati.
“anche qui attraverso un’esegesi “ad hoc”, si fa dire a Gesù quello che serve.”
L’esegesi è banalissima.
“l fatto che si definisca un buon pastore non significa affatto che intenda “buono” nel senso che si da a questo aggettivo se riferito a Dio”
Ma il tizio che gli stava parlando si era rivolto a lui dicendo “Maestro buono”, perché mai rifiutare un titolo simile visto che lui stesso se l’era dato? Qui non è in questione cosa voglia dire “buono” riferito a Dio, ma perché mai Gesù dovrebbe rifiutare quel titolo che più volte lui si dà se non per condurre costui ad una verità superiore. Non è la prima volta che Gesù ragiona in via paradossale.
“on vedo che rilevanza abbia questa obbiezione. Se sapeva del padre e di se stesso in quanto divino, sapeva anche che egli stesso avrebbe potuto aprire le porte del regno di Dio.”
Veramente citavo Filippesi in relazione al fatto portato avanti dal tuo autore secondo cui Gesù non poteva essere Dio giacché ignorava la data della fine dei tempi, e io ho risposto che per la teologia ortodossa non fa invece nessuno scandalo in quanto il Figlio dell’uomo è sottomesso all’ignoranza intrinsecamente legata alla condizione di servo. Quanto al fatto che Cristo dica: non spetta a me scegliere chi siederà alla mia destra e alla mia sinistra, la spiegazione è altrettanto basilare, non può scegliere perché Dio conosce il nome degli eletti sin dall’inizio dei tempi, e dunque, poiché vede il futuro, sa chi sarà alla sua destra e chi no. Il padre stesso può solo preparare i posti in cielo per coloro che sa li avranno, ma spetta ai discepoli “meritarli”. Bisogna poi che ti schiarisci le idee sul fatto che la teologia cattolica insegna la sottomissione ed obbedienza di Cristo al Padre ma non la sua inferiorità, sono due cose diversissime. Questa è la miglior pagina internet che conosco a tal proposito:
digilander.libero.it/domingo7/SOTTOMESSO.htm
Se vuoi indicazioni bibliografiche ovviamente sono a disposizione.
“Questo non fa che dimostrare quanta verità possa venir fuori da questi studi.”
Non fa che dimostrare come scartando a priori tutto quello che non ci piace si può creare qualsiasi Gesù che risponda ai nostri presupposti: il pacifista buonista, lo zelota, il femminista, il rabbì esistenzialista, il mago, il taumaturgo, l’esseno, ecc. Tutto le volte che si sono presi in mano i Vangeli e s’è provato a dire “questo sì e questo no” si sono prese strade che hanno portato in vicoli ciechi e che solo dopo decenni sono state riaggiustate.
“Una evidenza che evidenza non è.”
Io sto parlando delle primitivo kerygma cristiano. Com’è possibile che subito dopo la sua scomparsa questa gente si sia radunata in un movimento e abbia cominciato a predicare se costui a detta di Deschner non s’era neppure mai proclamato Messia?
Scrive C. Guignebert, ateo dichiarato, per trent’anni titolare della cattedra di storia del cristianesimo alla Sorbona di Parigi: “Questo profeta, che al massimo aveva suscitato una curiosità venata di simpatia tra i proletari di Galilea, fu uno di quei pretendenti al titolo messianico (più o meno degni di fiducia) che Israele vedeva di tanto in tanto spuntare tra le sue file. Il suo fallimento è stato totale. Egli si è dunque ingannato. La verosimiglianza, la logica, richiedevano che il suo nome e la sua opera cadessero nell’oblio, al pari di tanti altri che in Israele avevano creduto di essere qualcuno”. Di tanti messia sconfitti, solo i discepoli di Cristo, rinchiusi nel cenacolo per paura di essere trovati e fatti fuori come il loro maestro, risorgono tutto a un tratto e trovano la forza di conquistare il mondo e di arrivare fino al martirio. Questo è il miracolo che la scuola critica non è mai riuscita a spiegare.
Infatti prima che i papiri provassero che i Vangeli fossero del I secolo la scuola mitologica, cioè i negatori radicali dell’esistenza di Cristo, rinfacciavano alla scuola critica che se costui era davvero esistito non era possibile la sua divinizzazione in così poco tempo e soprattutto l’esplosione planetaria della predicazione. Scrive Couchaud il mitologo: “Chiunque tenterà di chiarire le origini cristiane dovrà prendere una grande decisione. Gesù è un problema. Il cristianesimo è un altro,. Egli non potrà risolvere l’uno dei due problemi se non rendendo l’altro insolubile. Se egli si attacca al problema Gesù , dovrà percorrere le vie di Renan, di Loisy, di Guignebert ( cioè le vie della scuola critica). Dipingerà, con maggiore o minore quantità di colori un agitatore messianico, un maestro del tempo degli ultimi Erodi. Gli attribuirà lineamenti verosimili per poterlo integrare nella storia. Se egli è un abile critico, farà un ritratto plausibile, tale da meritare un applauso. Ma il cristianesimo si leverà come un fatto inesplicabile. Come mai l’oscuro maestro si è mutato in Figlio di Dio, oggetto inesplicabile del culto e della teologia cristiani? Qui ci troviamo fuori dalle strade aperte dalla storia. Nel suo caso mancano le analogie, per le leggi che conosciamo della storia la nascita del cristianesimo è un’incredibile assurdità e il più bizzarro dei miracoli”. E sempre Couchaud aggiungeva: “In molte zone dell’impero, deificare una creatura particolare poteva essere cosa semplice. Ma in una nazione almeno ciò era del tutto impossibile: presso i giudei. Essi adoravano Jahvè, l’unico Dio, il Dio trascendente, l’indicibile, di cui non si tracciava la figura, di cui non si pronunciava nemmeno il nome, che era separato da abissi invalicabili da ogni creatura. Associare Jahvè a un uomo, chiunque fosse, era il massimo sacrilegio, l’abominazione suprema. I giudei onoravano l’imperatore, ma erano disposti a farsi lapidare, piuttosto che confessare anche solo con l’estremità delle labbra che l’imperatore era un Dio. Si sarebbero fatti lapidare, del resto, anche se fossero stati obbligati a dirlo di Mosè. E il primo cristiano di cui ascoltiamo la voce, Paolo, un ebreo figlio di Ebrei, assocerebbe un uomo a Jahvè nel modo più naturale? Ecco il miracolo di fonte al quale recalcitro[…] Come sostenere che Paolo, un giudeo della Cilicia, fariseo d’educazione, parlando di un giudeo della Galilea, suo contemporaneo, abbia potuto impiegare senza ribellarsi i testi sacri coi quali viene nominato Jhavè?”
Si chiedeva Malochovec, il marxista autore di un “Gesù per gli atei” e professore a Praga: “Come mai i seguaci di Gesù, in particolare il gruppo di Pietro, furono capaci di superare la terribile delusione, lo scandalo della croce, approdando anzi a un offensiva vittoriosa? Come mai un profeta le cui predizioni non s’erano avverate è potuto diventare il punto di partenza della più grande religione del mondo? Intere generazioni di storici si sono poste queste domande e continueranno a porsele.” Questo miracolo che ha portati i discepoli dalla frustrazione più totale della morte servile del loro maestro all’opera entusiasta di predicazione è a mio avviso la resurrezione. Poi ognuno tragga le conseguenze che vuole. E si badi che Guignebert dà per scontato che Cristo si fosse dichiarato messia, dunque il suo movimento sarebbe l’inspiegabile ripresa di un messianismo sconfitto. Mentre per Deschner Gesù neppure s’era dichiarato messia. Ma allora come spiegare il primissimo kerygma poi fluito trent’anni dopo nei Vangeli?
Qui di dimenticano due cose. In primis la vicinanza temporale che non consente di aggiungere e togliere a piacimento, pena l’essere smentiti dai testimoni oculari. Scriveva giustamente il biblista tedesco A. Läpple: “Se gli apostoli e con loro le prime comunità, nel loro insegnamento e nei loro scritti, si fossero allontanati dalla verità anche di poco, avrebbero scavato la fossa alla chiesa nascente con le loro stesse mani. Nella Palestina di allora erano ancora vivi tanti che avevano visto Gesù e che avrebbero smascherato subito le falsificazioni. Ma, soprattutto, l’ostilità degli oppositori li costringeva a non allontanarsi dai fatti come si erano svolti”.
A parte il fatto che non ci sono precedenti di gente mitizzata in pochi decenni, resta sempre il fatto che la Chiesa primitiva non era in mano a pagani ma a giudei, dei rigidi monoteisti venati da un disprezzo vetero-testamentario per il paganesimo e quella che loro consideravano idolatria. Come già scritto lo stesso Paolo va ad apprendere quale sia l’ortodossia sul cristianesimo e su Cristo dai sui apostoli a Gerusalemme. Com’è possibile che questo mito-Cristo sia stato costruito con elementi pagani da dei giudei quando nel Nuovo Testamenti stesso, e soprattutto in Paolo che viene accusato di essere l’ellenizzatore, traspare il disprezzo per l’idolatria pagana tipico dell’Antico Testamento? E’ Paolo stesso, colui che abbiamo visto esaltare Cristo al pari di YHWH nella lettera ai Filippesi, a condannare nella lettera ai Romani i pagani con queste parole: “Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e
hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli.”(Rm 1,24) E costui si sarebbe sognato di divinizzare Cristo se lui stesso non avesse proclamato di essere Dio? Ne dubito. Quando va ad Atene la sua psicologia verso il paganesimo ci viene ben descritta dal suo discepolo Luca: “Mentre Paolo li attendeva ad Atene, fremeva nel suo spirito al vedere la città piena di idoli.” (At 17,16)
Quando iniziano a circolare i vangeli negli anni sessanta molti apostoli erano ancora vivi, ma, anche se così non fosse ci si trovasse dinnanzi ad un negazionismo oltranzista, si può forse immaginare che già la seconda generazione, cioè coloro che avevano ascoltato direttamente gli apostoli e dunque erano al corrente della verità, siano improvvisamente impazziti e abbiano divinizzato quest’uomo? Questo fenomeno supposto non ha spiegazione, e francamente è un tantino ridicolo. Il negazionismo dell’ottocento se ne rendeva conto, e infatti posdatava i Vangeli, ma ora che i papiri egizi hanno messo un limite alla loro fantasia come spiegano una cosa simile? Deschner fa il finto tonto e cita tutti esponenti della vecchia scuola, quella cioè in cui era possibile ipotizzare un arco di cronologico considerevole per dar tempo al mito di formarsi. Per l’ennesima volta ripeto dunque che qui non servono libri sul Gesù storico ma saggi sulla storia della ricerca del Gesù storico, sono arcistufo di confutare teorie di 50 anni fa già demolite da intere biblioteche specialistiche. Non ho né tempo né voglia di stare a confutare intere pagine incollate da dilettanti con gli scritti di un dinosauro screditato da tutti, e sopratutto non ho tempo da perdere con gli antichisti improvvisati che pensano d’aver capito qualcosa del cristianesimo primitivo (come tutti ormai). Questa discussione ritorni in tema.