Vedo che è stato citato il caso di un bambino dodicenne disassociato a all'età di 15 anni.
Si tratta di una possibilità molto remota e dovrebbe essere constatata da parte di un responsabile diretto della Congregazione Centrale.
Si dovrebbe accuratamente investigare sulla effettiva consapevolezza del passo che il ragazzo aveva fatto al momento del battesimo. Normalmente i corpi degli anziani non accettano battesimi in così tenera età e possono acconsentire se convengono che il ragazzo è pienamente maturo e consapevole.
Ma a questo punto nasce anche un'altro interrogativo, si è trattato di un errore di giudizio sia da parte del giovanetto, sia da parte dei genitori, che da parte degli anziani?
Non è escluso che ci sia stata una contemporanea sopravvalutazione della effettiva maturità del ragazzo.
Se il ragazzo dichiara che riteneva di essere consapevole per poi accorgersi di essersi sbagliato e dichiara che al tempo del suo battesimo "riteneva di essere consapevole" senza che in effetti lo fosse ?
Esiste una casistica nella quale è stata annunciata la non validità di un battesimo e pertanto, in caso di grave trasgressione non è previsto nè alcun comitato giudiziario nè alcuna disassociazione.
Se poi il minorenne,ma a questo punto siamo ad un limite estremo, ( e qui entra in gioco) una sua esplicita volontà di non avere più niente a che fare con la congregazione, con i fratelli e anche con gli amichetti di gioco, dichiara la sua consapevolezza sia del passo fatto col battesimo sia della volontà di non aderire al credo dei testimoni di Geova( e questa è l'unica possibilità che si può attribuire al caso citato) allora gli anziani e il responsabile di filiale ne prendono atto e non fanno altro che assecondare la scelta di un tal minorenne. Ma che un quindicenne prenda una simile posizione così decisa(che è in effetti una prematura scelta di vita )a tre anni di distanza da una scelta altrettanto decisa di segno opposto, senza dubitare ( per carità) della effettiva veridicità di tale esperienza, mi sembra un fatto alquanto insolito e strano. Ed evidentemente è lui che rifiuta gli amichetti per cui non c'è troppo per intenerirsi per una sua specifica scelta e per un suo specifico rifiuto.
Nella normalità delle procedure dei Testimoni di Geova questi casi comunque non dovrebbero proprio aver luogo.
In quanto all'eutanasia la posizione dei testimoni di geova non è del tutto allineata con le posizioni di altri credi religiosi.
Noi crediamo nella sacralità della vita come esclusiva proprietà del creatore.
Noi distinguiamo due forme di eutanasia: quella attiva, in cui si accelera la morte del paziente, e quella passiva in cui il decesso non viene artificiosamente ritardato e in cui il paziente viene tenuto artificialmente in uno stato di vita pressocchè vegetale.
Finchè c'è vita c'è speranza ha detto giustamente Libero e infatti si è verificato che pazienti che sembravano definitivamente spacciati e sui quali alcuni medici avevano ipotizzato l'eutanasia in effetti si sono ripresi.
I testimini di geova sono pertanto per ragioni morali e poi pratiche contro l'eutanasia attiva.
Ma staccare la spina ad un paziente che oramai è clinicamente finito e causarne la morte naturale in una sorta di eutanasia passiva non lo riteniamo contrario ai principi delle Sacre Scritture.
Non desidero tornare sulle effettive limitazioni cui sono sottoposti i disassociati, se ne è già dibattuto fin troppo, come Libero1978 sà molto bene. desidero solo ribadire che è falso affermare che vengono interrotti i normali rapporti affettivi nell'ambito della famiglia.
In quanto alle esperienze citate dal sito infotfgeova lasciatemi dire che tali esperienze di oppositori dei TdG sono gonfiate a dismisura e lasciano tutto il tempo che trovano.
Dato che non intendo tornare sul forum se non in casi eccezionali, come il presente, chi come Libero1978 ( che lo ha già fatto)o come eventuali altri lettori che volesse degli ulteriori chiarimenti sul caso in questione può interpellarmi tramite email Fzz.
Francesco
[Modificato da fr44 13/03/2005 0.44]